RIGOLETTI ispirato all'opera Rigoletto di Giuseppe Verdi scritto diretto e interpretato da Bernardino Bonzani, Carlo Ferrari, Franca Tragni collaborazione artistica Chiara Rubes tecnica e luci Lucia Manghi costumi Teatro Regio di Parma produzione Europa Teatri "...perchè l'opera quando la vedi, rimani a bocca aperta..." Cesare, Romano e Tecla sono stati chiamati a sostituire tre comparse nella rappresentazione dell’opera lirica “Rigoletto” di Giuseppe Verdi. Ignari di tutto vengono dimenticati nel retropalco del grande teatro, mentre l’opera incombe sulla scena e loro la osservano dalle quinte. Tre figure ridicole attendono il loro momento, tre personaggi sinceri, carichi di umanità, malinconia, comicità. Aspettano con paura, non hanno mai fatto le comparse a teatro, ma di sicuro “comparse” lo sono nella vita, si trovano a vivere privi di un ruolo preciso, di una propria posizione sociale. La musica irrompe nel silenzio dei loro dubbi, potente trasfigura la realtà di quello che si vede e accade in teatro. E anche se a teatro loro non sono mai andati, l’opera, la storia di Rigoletto li entusiasma e li coinvolge a tal punto che finiscono per perdere il senso tra finzione e realtà. Gilda, Rigoletto, il duca di Mantova, sono lì vicini a loro, entrano nei loro panni, si identificano, gioiscono, soffrono, piangono per empatia. Ma il dramma ha una dura conclusione da accettare e Romano, Cesare e Tecla, nella loro condizione di gente del popolo, poveri ed emarginati, abituati troppo spesso ad accettare il destino con rassegnazione, stavolta non ci stanno, non possono tollerare che l’ingiustizia ancora una volta trionfi. In preda a disperati sentimenti paterni finiscono per diventare tutti e tre un po’ Rigoletto, quel personaggio, come dice Verdi stesso, “esternamente deforme e ridicolo, ed internamente appassionato e pieno d’amore”. Durata: 60 minuti Età consigliata: dai 9 anni Temi: educazione all’ascolto musicale dell’opera lirica, comicità, l’immedesimazione a teatro, il gioco tra finzione e realtà. Spettacolo realizzato per la ricorrenza del Centenario della morte di Giuseppe Verdi Recensioni Valeria Ottolenghi (Gazzetta di Parma 19 febbraio 2001) “Le comparse scomparse! Come? C’è da avere paura? Molte le situazioni divertenti – con un’eccellente risposta del pubblico, tante risate… ognuno di loro è un po’ Rigoletto… Sullo sfondo la musica e il canto -Questa o quella per me pari sono…- Tecla, Cesare e Romano, commentano, litigano, si interrogano sulla natura del teatro…Il duca di Mantova, la maledizione di Monterone, la figlia Gilda che non conosce il mestiere del padre. Una scena tutta da ridere, con equivoci e scambi di persona tra Gilda e Tecla. L’opera intanto continua il suo svolgimento – Si vedetta, tremenda vendetta – la donna è mobile…- Il racconto trova una sua urgenza….la fine si avvicina velocemente… una conclusione che non si svela, per lasciare la sorpresa sulla sorte di quelle tre buffe, patetiche, ridicole comparse…salutate al termine da tanti, meritati applausi.” Fra Riccardo Ceriani (Polis 7 dicembre 2001) “ Chi ama Verdi non può non amare Rigoletti; e chi ama Rigoletto non può perdersi Rigoletti… Tre persone semplici cercano una sorta di riscatto sociale facendosi assumere come comparse per la rappresentazione di Rigoletto. Aspettano il loro ingresso in scena, si immedesimano a tal punto da rifiutare il finale. Questa immedesimazione capita ai bambini e alle persone sensibili quando leggono i libretti… Questo sembra anche essere il codice generativo dello spettacolo, ideato, scritto e interpretato da Bernardino Bonzani, Carlo Ferrari e Franca Tragni, che mettono in scena tre adulti che si comportano come bambini. La schizofrenia dei personaggi produce esilaranti effetti comici e permette di apprezzare la straordinaria bravura degli attori, abilissimi nel presentare nei gesti e nella voce quel repertorio di atteggiamenti tipici appunto dei bambini o di adulti affetti da disturbi del comportamento… Ai tre attori va dunque riconosciuto anche il merito come autori di aver saputo penetrare lo spirito e il linguaggio del melodramma.”