I Malatesti, Petrarca e Dante
Come d’incanto il borgo medievale si è ridestato dalla stasi
invernale. Bar, ristoranti, osterie ed i vicoli si sono
animati da una gran folla festante con ultima destinazione il
Castello. Il centro Slot coordinatore delle manifestazioni ha
predisposto nei locali della ludoteca, un centro di
degustazione vini e l’esibizione di un pasticciere che, tra la
curiosità generale, frantuma in piccoli pezzi – con l’ausilio
di uno scalpello – un enorme blocco di cioccolato, procedendo
poi, con l’ausilio di un piccolo “lanciafiamme”, al suo
ammorbimento, plasmando artistiche sculture a tutto tondo.
Bambini e adulti che sostano in osservazione, dopo brevi
tentennamenti, approfittano delle fitte schegge sparse sul
tavolo per gustarne anche il sapore.
Nel delizioso teatrino lo storico pesarese Nando Cecini,
autore di numerosi libri su Gradara, racconta l’avvincente
storia dei Malatesti di Gradara e la loro profonda amicizia
col poeta Francesco Petrarca. A Nando Cecini, fa seguito
Matteo Giardini che accompagnato da adeguato commento musicale
recita – entusiasmando – le immortali poesie del Petrarca.
Concludeva quindi col Canto V dell’Inferno di Dante Alighieri
che narra il tragico amore di Paolo e Francesca. Assiste allo
spettacolo – che si riproponeva per altri gruppi di spettatori
– il presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, Palmiro
Ucchielli. Faceva gli onori di casa la presidente della Slot,
Alessandra Angelini Caroli, il vice sindaco Franca Foronchi e
gli assessori Marco Caroli e Giuseppe Baldassarri. A tutti i
presenti viene donata un’artistica pergamena riproducente una
poesia ed un sonetto dedicati a Pandolfo Malatesta, inviati
dal Petrarca assieme ad una copia del “Canzoniere”, al
“Signore di Gradara”.
Francesco Petrarca tra i suoi innumerevoli viaggi, amava
sostare a lungo alla “Vaucluse”, una regione a nord di
Carpentras in Francia. Qui ritornerà di tanto in tanto
trascorrendovi lunghissimi periodi. In questa “Valle chiusa”
inspiegabilmente sgorga dalla montagna un delizioso ruscello
che ispirerà le “chiare fresche e dolci acque” del
“Canzoniere”.
Il corso d’acqua è talmente luminoso che durante la stagione
estiva attirava da Parigi i pittori “Impressionisti”,
ossessionati dalla perenne ricerca della “luce” en plein air.
Gli
“Impressionisti”,
notoriamente
squattrinati,
approfittavano dell’ospitalità di uno dei rarissimi colleghi
che vivevano agiatamente e che possedeva in quel luogo una
casa per le vacanze.
di Sergio Tomassoli