RUBRICA SUL RISORGIMENTO ITALIANO (a cura di Giancarlo Giulio Martini) BUONGIORNO ITALIA da “ espressione geografica” a Nazione “ Sospesi tra speranza e tormento: ogni giorno di dolore sembrava eterno” ( 1) ANNOTAZIONE INTRODUTTIVA Mentre fervono in tutt’Italia le manifestazioni celebrative per il 150° anniversario della creazione dello Stato italiano (17 marzo 1861-2011), vengono allestite Mostre iconografiche, indetti concorsi scolastici e convegni di studio ed eventi illustrativi, riteniamo doveroso fare anche noi una riflessione sugli avvenimenti che portarono all’Unità d’Italia. La storia del Risorgimento ha un prologo preciso da cui non si può prescindere. Il primo problema che ci si presenta è senz’altro costituito dalla rapidità con cui ed in circa venti mesi, dal luglio del 1859 (Trattato di Villafranca) alla primavera del 1861, nacque da un’Italia divisa in sette Statarelli il nuovo Regno. Venti mesi è durata la Resistenza o lotta per la Liberazione; in 20 mesi è condensata la nascita, la vita e la fine della Repubblica di Salò e, più o meno, 20 sono anche i mesi della fase cruciale entro cui il Risorgimento italiano si compì. Un percorso che prende avviò dalla vittoria militare degli eserciti franco-piemontesi nella II Guerra di Indipendenza (1859) e dal contemporaneo progressivo sfaldarsi dei vari Stati italiani (Annessioni e Plebisciti) che avevano legato la loro sorte alla presenza dell’Austria nella penisola e si conclude con la proclamazione di Vittorio Emanuele II re d’Italia. Ma c’è anche chi, con il termine Risorgimento, indica il processo che pose fine in Italia al dominio asburgico dell' ottocento e degli altri sovrani assoluti che poi portò alla formazione di uno Stato liberale e nazionale unitario. Le cui origini si intravedono nel diffondersi, fra la fine del XVIII e gli inizi del XIX sec., degli ideali dell'illuminismo e della Rivoluzione francese. Date gloriose che segnarono l’avvio e la conclusione di un percorso virtualmente iniziata molto tempo prima. Certo è, però, che la sua fase conclusiva, è senz’altro figlia di quei gloriosi 20 mesi circa: dall’estate del 1859 alla primavera del 1861. E’, appunto, per questo che noi, nel nostro caso, abbiamo attinto limitatamente in quello spazio temporale prendendo, cioè, a riferimento quel glorioso frangente (10 luglio 1859 - 17 marzo 1861), in cui l’Unità d’Italia …si compì ! L'IDEA DI NAZIONE Il secolo XIX e stato l'età dei Risorgimenti nazionali: Greci, Italiani, Belgi, Tedeschi, Ungheresi, Bulgari e Rumeni conquistarono, con diversi percorsi e travagli, l'indipendenza e l'unita, ridisegnando completamente la carta geografica dell'Europa. Storicamente parlando, con il termine "Risorgimento": sebbene non del tutto rispondente alla realtà storica, si indica….” che qualcosa riprende coscienza di sé, tornando di diritto ad appropriarsi di una propria dignità perduta “. Nel nostro caso, si tratta della rinascita di Nazioni che, seppur comprendenti realtà etniche e storiche ben definite, si trovavano -in una data epoca- subordinate ad altre potenze straniere. Il concetto di "Risorgimento" implica, naturalmente, quello di una precedente "caduta" e questa, per quanto riguarda la situazione italiana, si verificò soprattutto nel secolo XVI, quando gli Stati della penisola, a causa della loro debolezza e delle loro divisioni, divennero facile preda degli imperialismi d’oltre Alpi. L'idea di nazione, inseminata nel continente dalle armate napoleoniche ed incautamente archiviata dopo il Congresso di Vienna, aveva ben presto affascinato la borghesia liberale. Fra quelli europei, il Risorgimento italiano fu il più lento e il più difficile ad attuarsi, a causa delle particolari condizioni di frammentazione geografica e politica e della delicata questione religiosa e di rapporti internazionali posta dalla presenza sul suolo italiano dello Stato Pontificio. In compenso, però, quello italiano fu il più ricco di contenuti. Nella 1 - Quasimodo definizione di Giuseppe Mazzini, infatti, il Risorgimento comprendeva tre obiettivi: l'unità della nazione, la sua indipendenza e la liberta dopo il riscatto, ovvero la costituzione di uno Stato repubblicano e democratico. In altri Risorgimenti, invece, era presente solo l'elemento dell'indipendenza, come ad esempio in quello belga, o dell'unità in quello tedesco; soltanto nella peculiare situazione italiana troviamo riunite, fin nel pensiero del suo primo teorico, un così ampio spettro di obiettivi. IL RISORGIMENTO ITALIANO “I Padri della Patria” Generalmente noi, fin dalle scuole dell’obbligo, siamo soliti associare il concetto di Risorgimento ai “Padri della Patria” e, più specificatamente, al nome di Giuseppe Garibaldi. Ma l’impegno e l’abnegazione di quei Grandi fu soltanto l'ultimo, anche se il più noto, anello di una lunga catena che si snodò per quarantacinque anni. Essi ebbero, infatti, l'ardire e la capacità di concretizzare un movimento di riscatto e, quindi, di riunificazione delle genti italiche di cui, dal Congresso di Vienna (1814/15, si erano spenti gli ultimi aneliti. Da quando, cioè, il cancelliere austriaco Metternich, oltre a definire l’Italia di allora: “una espressione geografica”, esasperò talmente il “divide et impera" da ridurre… il suolo italiano ad una frantumazione in tanti piccoli statarelli, isolati e indifesi. Muri divisori che non sarebbero caduti senza la vigorosa spinta di italiani eletti, consapevoli di essere figli di quella medesima entità nazionale che, in tempi assai lontani, aveva conosciuto grandiosi splendori. E fu proprio quella consapevolezza l'elemento determinante, il leitmotiv precursore dell'azione dei “Padri della Patria” attuata sul campo dal grande soldato di ventura Garibaldi. Da cui è poi partita la premessa per l'intervento risolutivo dei franco-piemontesi nella seconda guerra dell'Indipendenza. La parte più eroica di tutta l'epopea del Risorgimento che scaturì e proruppe un sentito e radicato sentimento per una nuova Nazione Italia. Le radici lontane riportano all’ inizio del 1794, quando i francesi rivoluzionari trasferirono i frutti delle loro novazioni, su quelli che all'epoca erano i territori dei piccoli Stati d'Italia. Anni bui durante i quali gli italiani avevano tentato e voluto "fare da sé" ma fallirono. Comunque il seme era stato sparso e prima o poi avrebbe dischiuso i suoi germogli. Fiorirà, infatti, il 17 marzo del 1861 prorompendo nell'agognato frutto: il nuovo Regno D'Italia. Ma non sarà ancora "tutta l'Italia”. Soltanto con la breccia, aperta a cannonate vicino Porta Pia il 20 settembre del 1870, il ciclo potrà dirsi veramente concluso con la proclamazione della Nazione di tutti gli italiani. LA PROCLAMAZIONE << IL SENATO E LA CAMERA DEI DEPUTATI HANNO APPROVATO; NOI ABBIANO SANZIONATO E PROMULGHIAMO QUANTO SEGUE. ARTICOLO UNICO: IL RE VITTORIO EMANUELE II ASSUME PER SÉ E SUOI SUCCESSORI IL TITOLO DI RE D’ITALIA. ORDINIAMO CHE LA PRESENTE, MUNITA DEL SIGILLO DELLO STATO, SIA INSERITA NELLA RACCOLTA DEGLI ATTI DEL GOVERNO, MANDANDO A CHIUNQUE SPETTI DI OSSERVARLA E DI FARLA OSSERVARE COME LEGGE DELLO STATO. DA TORINO ADDÌ 17 MARZO 1861 >>. E’ il testo scritto della legge n. 4671 del Regno di Sardegna che vale come proclamazione ufficiale del Regno d’Italia. L’atto fa seguito alla seduta del 14 marzo 1861 del Parlamento nella quale è stato votato il relativo disegno di legge. E il 21 aprile 1861 quella legge diventa la n. 1 del Regno d’Italia. In circa due anni, dalla primavera del 1859 alla primavera del 1861 nacque, da un’entità frammentata e ostile l’Italia unificata, un regno cioè di oltre 22 milioni di abitanti. Probabilmente figlio e prodotto di un disegno più ampio, concepito e pianificato a livello internazionale, ma sul quale puntarono e con ragioni da vendere, in molti. Nel rapidissimo riconoscimento concesso, infatti, alla nuova Nazione unita da parte della Gran Bretagna e della Svizzera il 30 marzo 1861 ad appena due settimane dalla sua proclamazione, seguito da quello degli Stati Uniti d’America il 13 aprile 1861, al di là delle simpatie per il governo liberale di Torino ci fu senz’altro un disegno, magari ancora incerto ma ben mirato, sugli equilibri che la presenza nel Mediterraneo del nuovo Regno avrebbe garantito al continente europeo. Era, infatti, convinzione comune che un’ Italia unita: docile e remissiva, avrebbe costituito un elemento di stabilità per l’intero continente. Non più terra di conquista e di scontro tra potenze decise ad acquistare una posizione egemonica nell’Europa centro-meridionale ed a sfruttare la sua favorevole posizione geografica per precostituirsi un corridoio verso il Mediterraneo, l’Italia unificata avrebbe potuto fare da cuscinetto tra le tendenze espansioniste della Francia da un lato e dell’impero asburgico dall’altro. Ed inserirsi, quindi, nel contrasto tra Francia e Gran Bretagna per il dominio sul bacino Mediterraneo. LE COMMEMORAZIONE DEL 150º DELL’UNITÀ D’ITALIA Ricorre nel 2011 il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Celebrare, dopo 150 anni, la proclamazione del Regno d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861, è un’occasione per tenere alta la percezione della nazione, rendendo al contempo omaggio a tutti i personaggi che hanno dato lustro alla nostra storia. Il centro informativo espositivo sul racconto delle celebrazioni passate nonché sulle attività che si svolgeranno lungo tutta la penisola in occasione del 150° dell’Unità d’Italia, allestito all’interno delle Sale dell’Unità d’Italia nel Complesso Monumentale del Vittoriano, avrà lo scopo di informare e di preparare le migliaia di italiani e stranieri all’appuntamento del 2011. Si vogliono far conoscere al grande pubblico gli aspetti principali del processo storico politico che ha portato alla proclamazione dell’Unità d’Italia; la rilevanza e l’influenza che hanno avuto le precedenti celebrazioni del 1911 e del 1961 come momento di esperienza del passato ma anche di conoscenza e di studio per il futuro. L’importanza delle celebrazioni del 2011 come evento e momento catalizzatore del gran numero di progetti già in atto o che verranno appositamente realizzati dal Governo Centrale, dalle Amministrazioni locali e da i Comitati di studio, sarà illustrata mediante la più ampia e qualificata diffusione di documenti originali, filmati, plastici, materiali fotografici ed iconografici. E che dire in merito ai precedenti appuntamenti del cinquantenario (1911) e del centenario (1961) se non che rappresentarono due eventi di eccezionale importanza per la vita sociale, culturale e per lo sviluppo urbanistico della Nazione. Entrambi portatori di entusiasmo, rinverdirono in ogni italiano il senso dell’appartenenza e l’orgoglio di essere cittadini di una grande nazione. Il Cinquantennale (1911) fu imperniato sull’Esposizione Internazionale di Torino, sul lavoro e l’industria. A Roma, sull’Esposizione di Valle Giulia e su altre rilevanti trasformazioni urbane volte o farne una moderna Capitale: l’inaugurazione del Vittoriano (ancora senza statue), della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, del Palazzo di Giustizia, del Palazzo delle Esposizioni, di tre ponti sul Tevere e di tante altre importanti sistemazioni archeologiche. Il Centennale o “Italia 61” richiamò le radici storiche dell’Unità, con eventi in diverse parti d’Italia e realizzazioni specialmente a Torino, dove manifestazioni ed opere si intrecciarono con il fervore industriale che sosteneva in quegli anni il boom economico. Nel prossimo numero la Rubrica proseguirà con altre notizie risorgimentali.