incontri con la natura - Corpo Forestale dello Stato

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Il Forestale n. 78 60 pagine
18-04-2014
14:42
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INCONTRI CON LA NATURA
L’ospite inquietante dell’ombra
Al ramingo che vaga in montagna per foreste umide ed
ombrose può capitare d’imbattersi nel tasso. Come il suo
omonimo mammifero, questa pianta si presenta generalmente con un aspetto basso e tozzo, conseguenza del
tronco, che si ramifica abbondantemente a poca distanza
dal suolo, lasciando ai rami il compito di espandere la
chioma e captare la poca luce ombrosa che filtra
dalle chiome degli alberi superiori. Nei suoi
rametti può capitare di vedere assieme il verde
cupo degli aghi, tipico delle foglie che estraggono la luce dall’ombra, il rosso vivace degli
arilli, i coni carnosi che contengono il seme
nudo. E se i secondi possono allietare il
passo del viandante col loro gusto dolciastro, guai a chi ne ingerisse in qualche
modo le foglie, contenenti un serio veleno,
tanto da far guadagnare a questo albero l’appellativo poco lusinghiero di albero della morte.
Anche il seme è meglio sputarlo: attraversa senza
problemi l’apparato digerente degli uccelli che se ne cibano, disseminandolo lontano dalla pianta madre, ma
contiene comunque la tassina, l’alcaloide che rende velenose tutte le parti della pianta.
Dove posso incontrarlo. Il Taxus baccata vegeta tipicamente nel sottobosco delle foreste montane del
Mediterraneo e nel Nord Europa. Preferisce i climi ampiamente oceanici, con inverni miti ed estati fresche. Cresce
generalmente sporadico, ma in casi rari può formare
Elegante e con il becco all’insù
Con l’arrivo della primavera cresce anche nella specie
umana l’atavico desiderio di partecipare al risveglio della
natura, che in questa stagione esplode con forme bizzarre e colori vivaci. Per vivere momenti esaltanti
non occorre percorrere molti chilometri, ma
è sufficiente dotarsi di un buon binocolo e
recarsi in una delle tante aree umide che
cingono la nostra penisola.
In questa stagione le lagune costiere
italiane si riempiono di uccelli limicoli
intenti a nutrirsi di insetti e piccoli vertebrati che sguazzano nel fango, numerosi
stormi giungono dalle remote aree di svernamento, incrementando la diversità biologica dei nostri laghi.
Tra essi non passa inosservata la candida avocetta,
uccello elegante dalle inconfondibili striature nere che
adornano le ali ed il capo; dal particolare becco ricurvo,
utilizzato con movimenti laterali per catturare piccoli
invertebrati nella torbida fanghiglia.
popolamenti puri anche di una certa estensione. I luoghi
più significativi dove lo si può ammirare sono la Foresta
Umbra del Gargano, alcune località dell’Appennino
Aquilano, il Monte Nero in provincia di Macerata e la catena montuosa del Goceano, in Sardegna, dove si può
ammirare il bosco millenario di Sos Nibberos.
Come posso riconoscerlo. È un albero di seconda o terza
grandezza, non cresce quindi più di 15 – 20 metri.
È una gimnosperma, quindi non genera fiori né
frutti, ma coni maschili e femminili su piante separate (è una pianta dioica). Gli aghi
sono disposti in un unico piano sul rametto, sono appiattiti e hanno un apice
appuntito. Sono di un verde molto scuro.
Negli arilli (falsi frutti) il seme nudo interno è nettamente staccato dalla polpa. La
corteccia è liscia e, in età avanzata, si desquama.
Cosa ci posso fare. È molto usato come specie ornamentale nel Nord Europa, anche per
formare siepi. Il legno è estremamente resistente ed elastico, ed è stato usato sin dalla preistoria per fabbricare
archi (l’etimologia del nome richiama proprio quest’uso).
Di tasso era l’arco dell’uomo paleolitico giunto fino a noi
tra i ghiacci di Similaun. In medicina è importantissimo,
poiché alcuni suoi alcaloidi sono stati individuati come
chemioterapici naturali. Il suo uso in farmacopea è tuttavia riservato a contesti estremamente controllati, a causa
della tossicità dei suoi alcaloidi.
Cristiano Manni
Osservare uno stormo di avocette in volo è certamente
uno spettacolo unico, per l’eleganza che questi uccelli
mostrano nei movimenti energici delle ali, ma soprattutto per il forte contrasto delle striature nere che esaltano
il candido piumaggio bianco. Caratteristico ed
avvincente è il rituale di corteggiamento
delle avocette, una vera e propria danza
che gli uccelli eseguono in gruppi anche
numerosi, dopo essersi disposti in cerchio, muovendo le zampe ed emettendo
versi continui con balzi repentini.
Una volta formate le coppie riproduttive,
le avocette si spostano nei siti di nidificazione, che in Italia sono concentrati nelle saline e
lagune dell’alto Adriatico, della Toscana, della Puglia,
della Sicilia e Sardegna. Già dal mese di luglio le avocette iniziano la migrazione post-riproduttiva,
spostandosi verso le aree di svernamento, lasciando
concentrati nelle principali aree umide gli esemplari
Simone Cecchini
svernanti.
Il Forestale n. 78 - 49
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