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salute e benessere
Filippo Medina
Quando il sonno
è troppo
L’ipersonnia: tra i sintomi la sonnolenza diurna, tra le cause
un riposo notturno disturbato. Come “svegliarsi”?
e si parla di disturbi del sonno, il
pensiero corre subito all’insonnia, al fatto cioè di non riuscire a dormire, allo svegliarsi all’improvviso in
piena notte e a non riuscire a riprendere più sonno. Raramente, invece, si pensa al problema inverso,
che pur esiste e coinvolge centinaia
di migliaia di persone: l’ipersonnia,
ossia il dormire troppo di notte, oppure l’essere colpiti da un’eccessiva
sonnolenza durante il giorno.
S
Filippo Medina è medico internista. Esercita come specialista di
medicina interna presso il Centro
diagnostico italiano di Milano.
Svolge attività di giornalista medico come responsabile di riviste
specialistiche ed è collaboratore
di numerosi quotidiani e riviste.
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Le cause
Esistono diversi motivi per cui una
persona, apparentemente sana, ha
sempre sonno durante il giorno e
magari si addormenta di colpo.
In linea di massima, comunque, si
può risalire a tre cause principali,
escludendo quelle derivanti da malattie vere e proprie (deficit cerebrali, narcolessia, esiti di ictus ecc.).
La prima, e di gran lunga la più frequente (70-80% dei casi), è quella
legata a problemi respiratori (russamento con apnee) che disturbano il
sonno notturno. L’altra ragione degli
improvvisi attacchi di sonno (il colpo
di sonno) va ricercata, il più delle volte, nella privazione del sonno stesso
o in un cattivo sonno notturno.
Infine, anche un problema psichico
come la depressione può avere come conseguenza l’ipersonnia.
Sfatiamo, invece, un luogo comune,
quello della sonnolenza pomeridiana
post pranzo. Non si tratta di un disturbo legato a problemi di digestione, ma di un fatto naturalissimo. Nelle prime ore del pomeriggio, infatti, si
apre, per così dire, una piccola finestra al sonno. E questo avviene indipendentemente dal fatto che si sia
mangiato più o meno pesante.
È evidente, comunque, che un pasto
abbondante, accompagnato magari
da un paio di bicchieri di vino, sicuramente non ci farà saltare come
grilli durante il pomeriggio e renderà
difficoltosa la concentrazione.
Il russamento e le apnee
L’ipersonnia colpisce di giorno le
persone che di notte abitualmente
russano e soprattutto coloro che soffrono delle cosiddette apnee ostruttive notturne.
In entrambi i casi, infatti, il sonno è
disturbato da moltissimi microrisvegli che incidono sulla qualità del
sonno. Queste persone, cioè, hanno sonno di giorno perché dormono male di notte, anche se non se
ne rendono conto.
Ogni apnea, infatti, comporta una
minore concentrazione di ossigeno
nel sangue che, a sua volta, provoca un risveglio dei centri della veglia. Questi ultimi, facendo appunto
risvegliare la persona, le permettono di riprendere a respirare. Altrimenti rischierebbe di asfissiare.
La conseguenza di questi frequen-
ti “arousal” (microrisvegli che interessano la corteccia cerebrale e
che possono susseguirsi anche
due o trecento volte in una notte
sola) è un sonno frammentatissimo: la persona ha sì “dormito”, ma
non si è “riposata” e perciò continua ad avere sonno durante il giorno. Anche se è stata a letto otto
ore, in realtà è come se ne avesse dormite due.
Chi colpisce di più
Quello delle apnee è un disturbo
che interessa più gli uomini delle
donne e, tra questi, coloro che sono in sovrappeso oppure le persone che per costituzione hanno il
collo corto e tozzo. Le donne, tuttavia, non ne sono immuni, specialmente dopo i 50 anni, quando, a
causa del mutamento ormonale legato alla menopausa, cominciano a
russare e ad avere apnea.
Esiste tuttavia una differenza tra uomini e donne che va a scapito di queste ultime. Mentre, infatti, in genere
un uomo che russa impiega molti
anni prima di passare alle apnee
notturne, nella donna il passaggio
tra questi due fenomeni è molto più
breve. In ogni caso, questi disturbi
non devono essere sottovalutati perché possono avere ripercussioni
molto importanti sulla salute.
Diversi studi hanno dimostrato, infatti, che il russamento e le apnee
notturne condizionano il funzionamento del sistema cardiocircolatorio. Il che significa che chi russa in
maniera abituale e chi ha apnea
durante la notte corre rischi maggiori di andare incontro a un infarto cardiaco o a ictus.
Come si curano
Visto che spesso il problema è legato all’obesità o comunque al so-
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vrappeso, è buona norma perdere
i chili in eccesso. A volte, infatti,
basta dimagrire per tornare a respirare normalmente di notte, risolvendo il problema delle apnee
notturne e della sonnolenza diurna. Spesso però la sola perdita di
peso non basta. A questo punto, si
possono seguire due strade: quella degli interventi chirurgici e quella della Cpap (Continuous positive
air pressure, ossia pressione positiva continua d’aria).
È una cura che funziona molto
spesso. Si tratta di un apparecchio
composto da una mascherina da
applicare al naso collegata, attraverso un tubo, a un compressore
che immette nel naso aria forzata
(cioè positiva), impedendo alle prime vie respiratorie di chiudersi.
Gli interventi chirurgici vanno riservati a quei casi particolari in cui
occorre correggere il setto nasale
o i turbinati, oppure quando va tolto un po’ di grasso a livello della
faringe, facilitando così l’afflusso
di aria.
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L’alterato ritmo sonno-veglia
Sembra un paradosso, ma l’altra
faccia dell’insonnia è proprio l’ipersonnia. Infatti, chi non dorme di
notte finisce col soffrire di un’eccessiva sonnolenza di giorno.
Purtroppo non sempre si ha la possibilità di rispettare il proprio ritmo
sonno-veglia. E questo vale soprattutto per i giovani che giocano pericolosamente con il proprio sonno:
una notte vanno a letto alle quattro
del mattino, un’altra a mezzanotte
e così via. Ma anche le persone che
lavorano secondo turni variabili
possono avere lo stesso problema.
Infatti, continuare a variare il ritmo
sonno-veglia finisce, alla lunga, per
mandarlo del tutto in tilt. Questo
aspetto del problema non va sottovalutato, perché proprio queste persone finiscono con l’essere vittime
“privilegiate” del cosiddetto colpo di
sonno che, in certe circostanze (per
esempio se è necessario guidare),
può essere molto pericoloso.
Come combattere i colpi di sonno?
La cura consiste essenzialmente
nel cercare di dormire un numero
sufficiente di ore e soprattutto, se
è possibile, di andare a dormire più
o meno sempre alla stessa ora.
La depressione
In genere, le persone depresse soffrono di insonnia. Tuttavia non sono rari i casi in cui la depressione si
accompagna a ipersonnia.
Questo eccessivo bisogno di dormire può comparire sia durante il
giorno, e manifestarsi quindi con
un’eccessiva sonnolenza, sia durante la notte.
Le persone riescono a dormire anche più di dieci ore per notte, una
quantità che supera decisamente il
normale fabbisogno. Poiché, in questo caso, l’ipersonnia è secondaria a
un problema psichico, è necessario
curare prima quest’ultimo.
Sono molti i farmaci antidepressivi
a disposizione e, in genere, bastano tre o quattro settimane di cura
per vedere sparire gradualmente
anche i sintomi dell’ipersonnia,
quindi l’eccessiva sonnolenza.
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