MS Meccanica Sperimentale La sperimentazione per l’analisi delle tensioni e l’interpretazione del comportamento dei materiali e delle strutture Alessandro Freddi Giorgio Olmi (Autore Esercizi) 2 Indice INTRODUZIONE Cap.1 CONTRIBUTO DELLA ANALISI SPERIMENTALE ALL’EVOLUZIONE DELLE STRUTTURE PARTE I: L’ANALISI DELLE TENSIONI Cap.2 ESTENSIMETRIA ELETTRICA 2.1 RICHIAMI DI ESTENSIMETRIA ELETTRICA Materiali per estensimetri Valori caratteristici della resistenza elettrica degli estensimetri Il fattore dell’estensimetro e la sensibilità trasversale Taratura dell’estensimetro Errore dovuto alla sensibilità trasversale Influenza di una variazione di temperatura Estensimetri autocompensati Rosette estensimetriche I circuiti di misura Il circuito potenziometrico Misura di deformazioni variabili nel tempo ll ponte di Wheatstone Calibrazione del ponte Alimentazione del ponte Collegamenti 2.2 ESEMPI DI APPLICAZIONI ALLA MECCANICA DELLE STRUTTURE Indice 3 Cap.3 : I RIVESTIMENTI FRAGILI 3.1 RICHIAMI DEL METODO Introduzione Tensioni nel rivestimento Relazione tra le tensioni nel caso di comportamento elastico Fessurazioni prodotte da carichi rilassati Le curve isoentatiche Modifica della sensibilità mediante le tensioni residue I rivestimenti fragili reperibili sul mercato Lo scorrimento viscoso 3.2 ESEMPI DI APPLICAZIONI ALLA MECCANICA DELLE STRUTTURE Cap. 4: FOTOELASTICITA’ 4.1 RICHIAMI DEL METODO Introduzione Luce polarizzata Intensità della radiazione luminosa Polarizzatore piano Doppia rifrazione o birifrangenza Trattamento della luce in un sistema ottico Trattamento della luce con polarizzatore più lamina birifrangente Teoria della fotoelasticità Disposizione degli elementi ottici in un polariscopio Modello caricato in un polariscopio piano ad assi incrociati Modello caricato in un polariscopio piano ad assi paralleli Modello caricato in un polariscopio circolare ad assi incrociati Modello caricato in un polariscopio circolare ad assi paralleli 4 Indice Determinazione delle isocromatiche Il compensatore di Babinet-Soleil Compensazione mediante lamine a quarto d’onda Metodo di moltiplicazione delle frange Determinazione delle curve isocline Punti isotropi e punti singolari La costruzione delle curve isostatiche La separazione delle tensioni principali Metodi sperimentali Materiali per modelli fotoelastici Effetti di bordo Capacità di congelare tensioni Taratura del modello fotoelastico Fotoelasticità tridimensionale La preparazione della forma La scelta dei carichi La determinazione dei parametri della tensione Stati di tensione alla superficie del modello La determinazione dello stato di tensione in punti interni Misura del fattore dell’intensità degli sforzi con il metodo fotoelastico Fotoelasticità a riflessione Il polariscopio a riflessione Misura delle deformazioni principali delle deformazioni La misura delle deformazioni nella struttura Conclusioni Indice 5 4.2 ESEMPI DI APPLICAZIONI ALLA MECCANICA DELLE STRUTTURE Le discontinuità geometriche Stato di tensione in prossimità dell’apice di difetti Stato di tensione in una cremagliera e in una cinghia dentata Stato di tensione nei recipienti a pressione Stato di tensione nelle teste delle espansioni polari negli alternatori Stato di tensione in un anello caricato in tre punti Stato di tensione dovuto all’urto Applicazione della fotoelasticità a riflessione in biomeccanica Stato di tensione nel contatto Hertziano Cap. 5. INTERFEROMETRIA OLOGRAFICA (in corso di revisione) 5.1 RICHIAMI DEL METODO Introduzione 5.2 ESEMPI DI APPLICAZIONI ALLA MECCANICA DELLE STRUTTURE Misura di spostamenti in fessure circolari interagenti Misura di meati nell’accoppiamento biella manovella 6 Indice PARTE II: LA MECCANICA DEI MATERIALI Cap. 6: EFFETTO DELLE SOLLECITAZIONI SUL COMPORTAMENTO DEL MATERIALE NEL CASO STATICO 6.1 RICHIAMI DEI PRINCIPALI MECCANISMI FISICI Introduzione Il legame tra le tensioni e le deformazioni Fenomenologia delle superfici nel caso di frattura mista Cenni di teoria fisica della tensione di rottura. Comportamento a frattura 6.2 APPLICAZIONI ALLA MECCANICA DELLE STRUTTURE Richiami sui fattori di concentrazione delle tensioni Tensione imposta e deformazione imposta La formula approssimata dovuta a Neuber Il fattore di effetto di intaglio Causa della riduzione del fattore di effetto di intaglio rispetto al fattore di concentrazione delle tensioni Coefficiente di supporto e sensibilità all’intaglio Il valore medio delle tensioni e delle deformazioni Influenza del valore medio delle tensioni sulla fatica uniassiale Aspetti microscopici Propagazione della cricca di fatica Aspetti macroscopici delle superfici di frattura Indice 7 Cap. 7: EFFETTO DELLE SOLLECITAZIONI SUL COMPORTAMENTO DEL MATERIALE NEL CASO DI TENSIONI LOCALI VARIABILI (Fenomenologia della fatica ad alto numero di cicli) 7.1 RICHIAMI DEI PRINCIPALI MECCANISMI FISICI Introduzione Influenza delle tensioni Schema della macchina di prova a flessione rotante La prova a flessione alterna in un piano assegnato La prova a trazione/compressione La curva di Wöhler La curva in coordinate semilogaritmiche e doppio logaritmiche 7.2 APPLICAZIONI ALLA MECCANICA DELLE STRUTTURE Cap.8: EFFETTO DELLE SOLLECITAZIONI SUL COMPORTAMENTO DEL MATERIALE NEL CASO DI DEFORMAZIONI LOCALI VARIABILI (Fenomenologia della fatica oligociclica) 8.1 RICHIAMI DEI PRINCIPALI MECCANISMI FISICI 1. Introduzione 2. Legame tra le tensioni e le deformazioni • Prova ripetuta a tensione imposta e a deformazione imposta Simulazione del comportamento ciclico del materiale in campo elastoplastico 3. Simulazione dei fattori di concentrazione 4. Simulazione del comportamento a fatica del materiale 5. La fatica per carichi di ampiezza variabile 8.2 APPLICAZIONI ALLA MECCANICA DELLE STRUTTURE 8 Indice Cap. 9: ASPETTI SPERIMENTALI DELLA MECCANICA DELLA FRATTURA (Fenomenologia della frattura lineare elastica) 9.1 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. RICHIAMI DEI PRINCIPALI MECCANISMI FISICI Introduzione La Meccanica della frattura lineare elastica Modi di frattura Stato piano di tensione e stato piano di deformazione Il fattore di intensità degli sforzi L’effetto di limitate plasticizzazioni all’apice del difetto La rottura fragile Influenza della temperatura La propagazione stabile del difetto Valori sperimentali della tenacità a frattura 9.2 ESEMPI DI APPLICAZIONI ALLA MECCANICA DELLE STRUTTURE Bibliografia essenziale alla fine dei capitoli PARTE II: MECCANICA DEI MATERIALI CAPITOLO 6 EFFETTO DELLE SOLLECITAZIONI SUL COMPORTAMENTO DEL MATERIALE NEL CASO STATICO Effetto delle tensioni statiche 6-3 6.1- Richiami dei principali meccanismi fisici Introduzione La domanda che occorre porsi è la seguente: Quale è la risposta del materiale ad una sollecitazione dovuta ad uno stato di tensione imposta o ad uno stato di deformazione imposta? Per rispondere a questa domanda occorre ricordare che le tensioni insorgono in un corpo di forma geometrica nota, come equilibranti delle forze applicate e come conseguenza della congruenza interna tra le parti. La prima causa non dipende dunque dal materiale mentre la seconda dipende oltre che dalla forma geometrica anche dal materiale o dai materiali di cui è costituito il corpo. E’ necessario quindi, richiamare prima di tutto il legame esistente tra la tensione e la deformazione, e successivamente procedere all’esame degli aspetti macroscopici e microscopici della frattura. 6-4 Meccanica dei Materiali Il legame tra le tensioni e le deformazioni Caso di sollecitazione monotonica in provino monoassiale a deformazione crescente. tensione Se si registra l’andamento della tensione a livelli crescenti di deformazione imposta, si distinguono la curva relativa alle tensioni e alle deformazioni vere dalla curva ottenuta per le tensioni e le deformazioni così dette ingegneristiche, fig.1. Rm Rs acciaio basso legato ad alta resistenza acciaio dolce σe Rs σe lin E deformazione 0,02% Fig.1 : Legame tra tensione e deformazione in prove uniassiali per un acciaio dolce e un Acciaio basso legato ad alta resistenza e duttile Effetto delle tensioni statiche Come è noto il legame ingegneristico tra tensioni e deformazioni è ottenuto in provini di forma unificata, caricati con deformazione crescente, con riferimento alla dimensioni iniziali della sezione e alla lunghezza iniziale del tratto utile del provino. (ASTM E8 o E8M): S=P/A0 dove A0 è l’area iniziale del provino ed e = (l-l0)/l0 dove l0 è la lunghezza iniziale dello stesso. Quando il materiale non manifesta una netta discontinuità tra il comportamento lineare elastico e un comportamento non lineare non reversibile, (come accade per esempio negli acciai basso legati ad alta resistenza), la tensione di snervamento Re è definita come la tensione che corrisponde ad una deformazione plastica pari a 0,2%. Rm è il valore della tensione di rottura che corrisponde al massimo della curva.. Oltre tale valore la tensione scende per valori crescenti della deformazione fino alla rottura finale del provino. La pendenza del tratto rettilineo (la tangente dell’angolo con l’orizzontale) è il modulo elastico E. Per gli organi sollecitati in condizioni di carico statico, queste tre grandezze (E, Re e Rm), sono il riferimento per la valutazione della loro resistenza. Non si deve tuttavia dimenticare che Re e Rm dipendono non solo dal materiale, ma anche dalla geometria del provino, fig.2. 6-5 6-6 Meccanica dei Materiali Il motivo è da ricercarsi nel fatto che lo stato di tensione dovuto ai carichi e alla forma geometrica, modifica il comportamento del materiale. Si vedano gli esempi seguenti Diverso comportamento dovuto allo stesso materiale con provino liscio e provino intagliato tensione tensione Andamenti dovuti a diverso materiale ma con lo stesso tipo di provino materiale fragile Provino con intaglio Provino liscio materiale duttile d d E E deformazione deformazione Fig2 : Effetto della geometria del provino sui parametri caratteristici del materiale Effetto delle tensioni statiche 6-7 Questo è dovuto al fatto che solo nel provino liscio le tensioni uniformi hanno andamento monoassiale e equilibrano direttamente i carichi esterni. Nei provini con discontinuità geometriche nascono stati di tensione triassiali. Se si rappresenta la sezione di fondo gola e un elemento infinitesimo periferico, si evidenzia uno stato di tensione triassiale. Le due tensioni radiali e cerchianti nascono per contrazioni laterali parzialmente impedite dall’effetto di intaglio che tende a ridurre la contrazione naturale della sezione di fondo gola. La tensione longitudinale prevale. Si genera una rottura fragile cioè con superficie di rottura perpendicolare all’asse del provino, senza deformazioni plastiche apprezzabili. σl σr σc σ r σ c σ l Fig.3: Andamento qualitativo delle tensioni generate nella sezione di fondo gola da una tensione longitudinale 6-8 Meccanica dei Materiali Schematicamente, nel provino monoassiale si presentano pertanto le seguenti tipologie di frattura, che quindi, per quanto visto, non dipendono solo dalla duttilità del materiale, ma anche dalla forma del provino (presenza di discontinuità geometriche). R. duttile Fig.4: Aspetto della superficie di frattura R. fragile R. mista Effetto delle tensioni statiche Fenomenologia delle superfici nel caso di frattura mista Il disegno descrive la situazione tensionale nella sezione mediana del provino liscio, caricato monotonicamente fino a rottura. Fig.5 :Stato di tensione e stato di deformazione lungo la superficie di frattura 6-9 6-10 Meccanica dei Materiali La giustificazione del fenomeno Si può giustificare la forma a cratere della superficie di frattura in questo modo: E’ ragionevole assumere che lo strato di materiale nella sezione di simmetria, caratterizzata dalla massima strizione, sia soggetto ad una deformazione piana, che, in campo plastico, dà origine ad una deformazione isovolumica. Poiché sull’asse del provino si ha una contrazione trasversale impedita con ν = 0, 5, si genera uno stato triassiale di tensioni di trazione; (nasce una tensione radiale σr massima al centro, dove il fenomeno di contrazione impedita è massimo, e zero in superficie, e una corrispondente tensione σu cerchiante identica, al centro, a σr per ragioni di simmetria e nulla in superficie (per equilibrio con σr che è nulla). Il valore della σl è allora massimo al centro e minore al bordo. Questa conclusione si può giustificare assumendo che lo strato di materiale nella sezione di massima strizione, al fine di mantenere piane le facce, deve contrastare la contrazione in senso assiale dovuta alle tensioni trasversali σr e σu che sono massime al centro del provino. Effetto delle tensioni statiche 6-11 In altre parole il cerchio di Mohr che descrive le tensioni nei punti della sezione ha il diametro kf sostanzialmente costante al variare della distanza r e si limita a traslare sull’asse delle tensioni normali, come è indicato nella fig. 8 passando dal centro, alla superficie esterna del provino. La prima rottura si manifesta allora al centro del provino perpendicolarmente alla direzione delle tensione principale massima σl; prevale infatti l’effetto di triassialità delle tensioni rispetto all’effetto di scorrimento delle tensioni tangenziali. In superficie la contrazione trasversale non è impedita e si manifesta una strizione. In prossimità della superficie la tensione radiale si annulla e la tensione tangenziale massima tende al valore pari alla metà della tensione principale σl. La rottura avviene nella direzione di tale tensione tangenziale, con superficie inclinata di 45 gradi rispetto alla direzione della tensione principale massima. 6-12 Meccanica dei Materiali Cenni di teoria fisica della tensione di rottura. La causa microstrutturale della frattura si può individuare nei difetti interni del legame atomico (o molecolare) i quali, sotto l’azione di sollecitazioni, danno origine ad una superficie di separazione. Una teoria che consenta la valutazione della forza di coesione tra due piani atomici e il calcolo della relativa tensione di rottura, nell’ipotesi di una tensione perpendicolare al piano del reticolo, può essere sviluppata sulla base della conoscenza sperimentale del legame tensione – deformazione (con deformazione si intende uno spostamento relativo di due piani del reticolo). Nella figura la curva sperimentale né quella rappresentata in grassetto, assimilabile, nel primo tratto, ad una sinusoide. Fig.6: Curva tensione - spostamento tra piani atomici. Effetto delle tensioni statiche 6-13 La tensione necessaria ad allontanare due piani atomici, in assenza di difetti, della quantità x dalla loro posizione di equilibrio, vale allora: (4) (avendo appunto approssimato la forma della curva sperimentale con una funzione sinusoidale, di lunghezza d’onda λ). La (4) (per piccoli valori di x), può essere approssimata da: Nello stesso intervallo (piccoli valori di x), il legame tensione - deformazione segue anche una legge lineare: dove d è la distanza tra due piani atomici e E è il modulo elastico. Uguagliando le due espressioni si ottiene allora una stima della tensione massima in funzione di λ e di d: 6-14 Meccanica dei Materiali Con essa si può fare una valutazione del valore della tensione di rottura necessaria a distaccare due piani atomici. Ricordando che i valori medi ricavati sperimentalmente di d e di λ sono, per gli acciai dell’ordine di grandezza di: si giunge ad una stima del valore della tensione, compresa tra i valori seguenti: valori molto superiori a quelli sperimentali. Di fatto i cristalli (o le aggregazioni di policristalli detti grani), contengono sempre difetti e discontinuità, che portano ad aree di forte concentrazioni delle tensioni su alcuni legami del reticolo, che riducono la tensione di rottura calcolata in precedenza di due ordini di grandezza (per esempio, σapicale = 10−2 ·σmax per una microcricca di 3μm, pari a circa 104 · d). I difetti reticolari, i più importanti dei quali vanno sotto il nome di dislocazioni, hanno poi un ruolo molto significativo nel generare lo scorrimento dei piani atomici, piuttosto che il distacco, sia nel comportamento statico come in quello dinamico del materiale, per il fenomeno di impilamento delle stesse contro i bordi dei grani. Possono aversi due tipi di dislocazioni: dislocazioni piane e dislocazioni tridimensionali. La figura 7 mostra la struttura di una lega metallica e la varietà dei difetti e delle discontinuità che possono essere presenti. Effetto delle tensioni statiche Fig.7: Schema della struttura di una lega metallica. 6-15 6-16 Meccanica dei Materiali Comportamento Si può quindi concludere questa esposizione osservando che il a frattura comportamento duttile e il comportamento fragile a rottura non sono solo una caratteristica del materiale ma sono anche legati alla distribuzione e al valore delle tensioni. Dipendono poi ulteriormente dalle condizioni ambientali, come vedremo. In altre parole, un materiale che si comporta normalmente in modo duttile, in certe circostanze può rompersi in modo fragile. Può essere vero anche il contrario: Materiali normalmente fragili possono comportarsi come duttili quando sono caricati con una componente idrostatica (cioè con uno stato triassiale di tensioni uniformi), di compressione, di elevato valore. Nello stesso modo, materiali normalmente duttili possono aumentare la loro duttilità se si applica una tensione idrostatica di compressione e ridurre la loro duttilità se si applica una tensione con componente idrostatica di trazione elevata. Effetto delle tensioni statiche Caratteristiche della frattura fragile 6-17 La frattura fragile è caratterizzata dalla rapida propagazione di una fessura accompagnata da una piccola deformazione plastica. nei materiali policristallini si distingue una frattura fragile transgranulare nella quale la fessura attraversa i policristalli, (con un andamento che segue i piani cristallini) e una frattura fragile intergranulare, nella quale la fessura segue i bordi dei policristalli. Per quanto abbiamo visto molti sono i fattori che influenzano la frattura fragile; in particolare: • Composizione chimica • Struttura dei policristalli • - Presenza di inclusioni e difetti • Lo stato tensionale, quando le tensioni normali sono grandi rispetto alle tangenziali e come caso estremo, con elevata triassialità di tensioni di trazione. • I carichi dinamici. Lo scorrimento sui piani atomici è infatti assimilabile ad uno scorrimento viscoso che richiede tempo per realizzarsi. I carichi dinamici portano allora più facilmente a rotture per distacco dei piani. Le tensioni normali ai piani cristallini possono superare la tensione di rottura quando sono presenti concentratori di tensione interni, come irregolarità o inclusioni. • Le discontinuità geometriche come gli intagli e altri concentratori di tensione. Come abbiamo visto essi sono responsabili di stati triassiali di tensione. 6-18 Meccanica dei Materiali • Gli spessori elevati e le dimensioni elevate. Aumenta infatti la probabilità di difetti interni e superficiali che fungono da concentratori di tensione. I provini di piccolo spessore hanno comportamento più duttile di quelli di maggiori dimensioni. Si devono poi ricordare gli effetti di alcune variabili ambientali che influenzano la frattura fragile dei materiali e, in particolare, dei metalli. • La bassa temperatura. Essa riduce lo scorrimento e favorisce la frattura per distacco. • Alcuni trattamenti termomeccanici, specialmente quelli che producono aumento della durezza. • Le saldature. Anche in questo caso si possono formare strutture più fragili, accompagnate da stati di tensione di trazione con possibili componenti idrostatiche di trazione elevate. • La corrosione con stati di tensione. Gli effetti chimici dell’ambiente possono interferire sinergicamente con lo stato doi tensione. Si parla di fratture per tensione-corrosione. (Gli acciai a bassa resistenza sono in generale più sensibili alla corrosione in ambiente basico, mentre gli acciai ad alta resistenza sono sensibili all’idrogeno. • L’ irraggiamento neutronico Effetto delle tensioni statiche Esempi di frattura fragile transcristallina 6-19 La forma più caratteristica è rappresentata dal clivaggio, cioè da frattura procede lungo piani cristallini ben definiti, attraversando i singoli grani generando una superficie di frattura con tracce a piuma, fig.1 La frattura di questo tipo interessa più grani contigui. Fig.8: Esempio di frattura fragile transcristallina (clivaggio). Ingradimento 650:1 Cordone di saldatura in acciaio ad alto contenuto di cromo. 6-20 Meccanica dei Materiali Frattura intercristallina La frattura segue il contorno dei grani quando i contorni sono infragiliti da precipitati o da impurità. Le fratture che si generano nella fase di tempra degli acciai sono caratteristiche di questa modalità perchè seguono i contorni dei grani di austenite. Anche l’infragilimento da idrogeno e la tensione sotto corrosione danno luogo a questo tipo di frattura. ) Fig.9: Frattura fragile intercristallina in acciaio da cuscinetti (1%C-1,5%Cr-0,25%Si-0,3%Mn Effetto delle tensioni statiche Frattura duttile 6-21 Da un punto di vista macroscopico è accompagnata da una elevata deformazione plastica, da allungamento e strizione. E’ tipica dei metalli puri ma può presentarsi anche in leghe. Impurezze presenti, distinte dal metallo base equivalgono alla presenza di fori distribuiti omogeneamente. L’aumento della tensione provoca un allargamento dei fori e un assottigliamento dei collegamenti tra foro e foro. Il risultato è visibile sulle superfici di frattura: si formano piccole cavità regolari (dimple) la cui forma dipende da quella delle inclusioni che contenevano, fig.11. Fig. 10: Formatura di “ dimples” nella frattura di un acciaio per molle (1000:1) 6-22 Meccanica dei Materiali 6.2- Applicazione alla meccanica delle strutture Richiami sul fattori di concentrazione delle tensioni Le concentrazioni di tensione dovute a discontinuità geometriche rappresentano la principale fonte di riduzione della resistenza di corpi con sollecitazioni variabili nel tempo. Tuttavia esse sono definite in campo statico anche se, in questo caso, il loro ruolo di incremento della sollecitazione locale, non viene di regola considerato. Esse derivano, per un dato carico, sia dalla forma geometrica degli organi, sia dalla tecnologia di fabbricazione (fessure interne nei cordoni di saldatura) e dalle condizioni di servizio (come certe forme di corrosione concentrata che crea fessure superficiali). Sarebbe tuttavia erroneo pensare che la riduzione della resistenza derivasse solo dall’incremento delle tensioni nella discontinuità geometrica. L’effetto degli intagli, gole, cambiamenti di sezione, fessure etc. dipende da diversi fattori come: • il materiale nei punti interessati, (che può differire dal materiale base per trattamenti termomeccanici ecc.) • la concentrazione delle tensioni e delle deformazioni (che, come abbiamo visto, solo in campo elastico sono in relazione lineare), responsabile anche della creazione di stati tridimensionali di tensione in un volume di materiale nell’intorno del punto più sollecitato • il gradiente delle tensioni e delle deformazioni • lo scorrimento plastico locale, anche per volumi di materiale molto piccoli Effetto delle tensioni statiche 6-23 Nel caso di strutture snelle come alberi e strutture sottili, la concentrazione delle tensioni è descritta, per ciascun tipo di sollecitazione elementare (sforzo normale, flessione, torsione, taglio) dai fattori di concentrazione Kt, definiti come rapporto tra la tensione massima nella sezione dell’intaglio, calcolata con la teoria lineare elastica e la tensione nominale nella sezione stessa, calcolata con la teoria elementare di Saint Venant. Kt = σ max dove S S= F A o S= S e K tτ = W τ max T dove Mf F σmax Mf σmax S T= Mt Wp Mt τmax Fig. 11: Concentrazione delle tensioni nelle discontinuità geometriche T 6-24 Meccanica dei Materiali Ovviamente sia la distribuzione delle tensioni ricavate dalla teoria dell’elasticità come la distribuzione secondo Saint Venant soddisfano alle relazioni di equilibrio con i carichi esterni. Per esempio si ha: ∫ σ (r )dA = σ t nom ⋅ Ak A I fattori di concentrazione, per come sono stati definiti, godono delle seguenti proprietà. • sono definiti in campo elastico • sono indipendenti dall’entità dei carichi • sono indipendenti dal modulo elastico del materiale • sono indipendenti dalle dimensioni Dipendono solo dal tipo di carico e dalla geometria e possono quindi essere definiti, in accordo alla letteratura tedesca, come Fattori di forma (con denominazione αk). Se la forma del corpo è complessa e i carichi distribuiti in modo qualsiasi, non si possono definire i fattori di concentrazione e la concentrazione delle tensioni in una discontinuità geometrica può solo essere valutata con metodi numerici o sperimentali. Effetto delle tensioni statiche 6-25 Fig. 12: Esempi di Fattori di concentrazione delle tensioni per albero in trazione con variazione di diametro 6-26 Meccanica dei Materiali Fig. 12 bis: Fattore di concentrazione delle tensioni per albero in flessione con variazione di diametro Effetto delle tensioni statiche 6-27 Fig. 12 tris: Fattore di concentrazione delle tensioni per albero in torsione con variazione di diametro 6-28 Meccanica dei Materiali Lastra infinita con foro circolare Un altro caso interessante di discontinuità geometrica è offerta dalla lastra di grande dimensioni con foro circolare caricata all’infinito da una tensione uniforme di trazione. Le espressioni analitiche delle tensioni sono le seguenti [ ] [ ]: 3 σy/S= 1+0,5 (r/x)2 + 1,5 (r/x)4 σy /S σx/S= 1,5 (r/x)2 – 1,5 (r/x)4 2 1 dove: S= tensione nominale (carico/area) σx/S 1 2 3 4 5 x/ r σy = tensione longitudinale σx = tensione trasversale x= distanza dal centro del foro r= raggio del foro Kt=3 al bordo. Le tensioni longitudinali decrescono rapidamente lungo x. A distanza dal bordo pari al valore del diametro (x=3r) la tensione è solo il 7% più grande di quella nominale. Fig. 13: Concentrazione delle tensioni dovuta a un foro circolare in lastra caricata in una direzione Effetto delle tensioni statiche 6-29 Lastra infinita con foro ellittico Per un foro ellittico di semi diametri a e b, soggetto ad uno stato di tensione uniforme, un si dimostra, introducendo un sistema ellittico di coordinate, che la tensione massima tangente al foro e perpendicolare al semi diametro maggiore, vale l’espressione riportata: b a Nel caso di tensione uniforme in una sola direzione, perpendicolare al diametro maggiore del foro, si ha invece: che, per a=b dà 3 per il fattore di concentrazione, come visto. Fig. 14: Concentrazione per foro ellittico in lastra caricata in una e in due direzioni 6-30 Meccanica dei Materiali Tensione imposta e deformazione imposta C 2S A P <2S B S O e 2e >2e Un altro aspetto importante del comportamento meccanico dei materiali è legato alla condizione di carico. Occorre infatti distinguere se le tensioni derivano direttamente dai carichi applicati o se viceversa derivano da stati di deformazione applicati o da condizioni di congruenza interna. Oltre la tensione di snervamento infatti, si deve distinguere la condizione di tensione imposta da quella di deformazione imposta. La fig. mostra come valori di deformazione e di tensione, che in caso di comportamento lineare sarebbero rappresentati dallo stesso punto, nel caso di comportamento non lineare sono rappresentati da punti diversi della curva, a seconda che rappresentino una condizione di tensione imposta (punto A) oppure una condizione di deformazione imposta (punto B). Fig.15 : Tensione imposta (A) e deformazione imposta (B) e punto generico (P). Effetto delle tensioni statiche 6-31 Si realizza il primo caso quando le tensioni insorgono per equilibrio diretto dei carichi esterni (p.e. tensioni membranali in recipienti a pressione), mentre il secondo caso si ha quando le tensioni nascono per il rispetto di una condizione di congruenza interna (tensioni secondarie nei recipienti a pressione) o esterna (forzamento albero-mozzo). tensioni secondarie tensioni primarie A) Recipiente a pressione B) Forzamento albero mozzo Fig.16 : Esempi di tensione imposta (A- primaria) e deformazione imposta (B- tensione secondaria) 6-32 Meccanica dei Materiali S < 2S La situazione che si realizza nelle discontinuità geometriche è intermedia tra i due casi estremi citati: un volume di materiale di dimensioni limitate può superare il limite elastico rimanendo congruente con il resto del materiale che permane in campo elastico, (vedi l’area indicata). Si ritiene che, in questo caso, la condizione del materiale sia comunque più vicina alla condizione di deformazione imposta. Il punto P sulla curva , sarà dunque compreso nel tratto A−B e più vicino a B che ad A (punto P). Come si vedrà, questa osservazione sta alla base della teoria della fatica basata sulla deformazione locale. Fig.17: Situazione intermedia tra quella di tensione imposta e quella di deformazione imposta. Effetto delle tensioni statiche 6-33 La formula approssimata dovuta a Neuber Se si supera il limite elastico, come abbiamo visto non è più rispettata la proporzionalità tra le tensioni e le deformazioni. Pertanto il fattore di concentrazione delle tensioni differisce dal fattore di concentrazione delle deformazioni. Si definiscono allora due diversi fattori: Kσ = σ max Kε = S ε max e Il legame tra e ed S è espresso dalla relazione e = S/E poiché sono valori in campo elastico. Se si esamina la fig.18 si vede chiaramente che oltre il campo elastico la tensione è minore di quella che sarebbe in campo elastico e la deformazione è maggiore (coordinate del punto P rispetto alle coordinate del punto C). Valgono pertanto le relazioni: Kσ < Kt < Kε Neuber sulla base di ricerche su alberi in torsione ha determinato una relazione tra le tre grandezze che viene estesa a tutti i casi di sollecitazione, che è la seguente: Kσ Kε = Kt 2 6-34 Meccanica dei Materiali La fig.18 mostra l’andamento qualitativo di questi fattori al variare della tensione σ al fondo dell’intaglio: K 3 Kε Kt = Kσ = Kε 2 Kσ 1 0 Rs σ Fig.18: Fattori di concentrazione entro e oltre il limite elastico. Sostituendo nella relazione di Neuber le espressioni dei fattori di concentrazione, si ricava: σmax / S . ε max / e = Kt 2 ovvero σ max .ε max = S. e Kt 2 = (S. Kt )2 E Effetto delle tensioni statiche 6-35 Nella figura seguente possiamo allora individuare esattamente il punto P all’intersezione della retta elastica con una iperbole,detta appunto di Neuber individuata dalla equazione precedente. C 2S A P <2S B S 0 e 2e >2e Fig.19: Fattori di concentrazione entro e oltre il limite elestico. σ max .ε max =(S. Kt )2 / E = cost. 6-36 Meccanica dei Materiali Bibliografia [1] S. Fuchs et alii: Metal Fatigue in Engineering J.Wiley & Sons N.Y. 2002 [2] E. Haibach : Betriebsfestigkeit: Verfahren un Daten zur Bauteilberechnung Springer Verlag Berlin 2002 [3] W. Eichlseder: Betriebfestigkeit Vol I Montan Universitaet Leoben, 2005