La Coturnìce Alectoris graeca – La coturnìce è lunga 35 cm, apertura alare di 50 – 55 cm, bluastra nella parte superiore e sul petto, bianca nella gola con una striscia nera nella fronte e sulla gola, le ali degli scambi marroncini tendenti al rosso e bordati di nero, la parte inferiore color ruggine, le ali di sventolamento dal colore marroncino scuro, le penne esterne primarie di colore rosso ruggine con angoli giallastri e di colore rosso negli angoli; gli occhi sono marroncini, il becco è rosso, il piede è rosso pallido. Presenta parecchie somiglianze con il chukar. Il maschio, praticamente identico alla femmina, possiede un corto sperone al tarso ed è mediamente un poco più grande. La coturnice viveva nel XVI secolo lungo il Reno, attualmente è ristretto alle Alpi, all’Italia, alla Turchia, alla Grecia e all’Asia minore. Una sua varietà vive ancora nell’Asia settentrionale. Abita in cumuli di macerie al confine tra la taiga e la tundra, nel sud dell’areale popola principalmente rupi montane e terreni rocciosi e scoperti, si contraddistingue per agilità, astuzia e combattività, corre e si arrampica molto bene, vola in maniera leggiadra e veloce, va sugli alberi solo in caso di pericolo. La Coturnice frequenta versanti soleggiati e piuttosto ripidi dominati da vegetazione erbacea e ricchi di affioramenti rocciosi. D’estate si spinge sino alle più elevate praterie alpine interrotte da pietraie, mentre in inverno la persistenza della neve al suolo la costringe a scendere sulle balze rocciose che dominano il fondovalle. L’agricoltura montana e la pastorizia hanno fornito per secoli ambienti artificiali assai propizi alla specie (campi terrazzati, pascoli dovuti a disboscamento) ed il recente declino di tali attività è senz’altro negativo per questo fasianide: le praterie non pascolate con alte erbe, i campi abbandonati invasi da alberi e cespugli sono infatti evitati dalla Coturnice, che ha subìto negli ultimi decenni una spiccata riduzione dell’areale potenziale di diffusione a livello alpino. Fa una covata solo annuale in primavera inoltrata, di solito fa il nido in una buca tra le rocce, che viene imbottita con muschio e penne. Solo nel caso la prima covata non vada a buon fine, potrebbe iniziarne una seconda. Le coppie di riproduttori occupano a partire da aprile territori ampi alcune decine di ettari; vengono deposte 8-14 uova color crema debolmente chiazzate di bruno in un nido costruito al suolo al riparo di ciuffi d’erba o piccoli arbusti. La cova dura 24-26 giorni e i pulcini sono in grado di seguire immediatamente la chioccia alla ricerca del nutrimento. Dal periodo di dispersione delle nidiate (settembre-ottobre) sino a marzo la specie è spiccatamente gregaria e forma gruppi composti da anche più di 10 soggetti. La Tortora Streptopelia turtur – La Tortora ha dimensioni medio-piccole, forme slanciate, becco relativamente breve con la base ricoperta di pelle (cera), tarsi corti, coda lunga e arrotondata. In entrambi i sessi il piumaggio e di colore bruno grigiastro con petto rosso venato. copritrici alari fulve macchiate di nero. lati del collo barrati di bianco e nero. Coda nera bordata in maniera evidente di bianco, becco nerastro, tarsi e piedi rosa carico. In volo, vista da ‘.olio, si distingue per il sottocoda bianco e la coda nera con bordatura bianca; caratteristico e il volo a rapidi battiti un’ala con interruzioni e inclinazione del corpo alternata a destra e a sinistra. Può essere confusa con la Tortora orientale. Lunghezza cm 26-30. peso gr. 110-160. Frequenta zone alberate e cespugliate, boschi intramezzati da aree coltivate, pareti e grandi giardini. boschetti, ecc., sia in pianura che in montagna fino a 500-1.000 m di quota. Specie migratrice ampiamente distribuita come nidificante in Europa fino a 60″ di latitudine nord, in Africa settentrionale, in Asia occidentale. I quartieri di svernamento interessano l’Africa subtropicale e tropicale. In Italia é nidificante e di passo. giunge a primavera fra fine aprile e maggio dai quartieri di svernamento africani e riparte da metà agosto a settembre. La Tordela Da un punto di vista morfologico è quasi identica al tordo bottaccio, infatti tranne per il fatto che è di taglia molto più grande, e che il sottoala della tordela è bianco (color cannella nel tordo bottaccio), sono identici, coda e dorso di colore marrone chiaro, fianchi e petto di colore chiaro, quasi bianco, con i classici puntini neri dei tordi, su petto e ventre. Turdus viscivorus – La Tordela – In Italia, le due specie sono legate agli ambienti di collina e montagna e preferiscono nidificare ad una certa quota, fin verso i 2000 metri di altitudine. La loro distribuzione come nidificanti copre tutto l’arco alpino e la dorsale appenninica, arrivando fino in Sicilia e Sardegna nel caso della Tordela. Le nostre popolazioni sono in gran parte residenti e durante la cattiva stagione compiono erratismi verso i fondovalle e le pianure. Il TORDO BOTTACCIO E LA TORDELA sono uccelli entrambi molto comuni nel Nord Europa, specialmente il Tordo bottaccio (Turdus philomelus), abbondante nei boschi, nelle foreste e dovunque ci sia vegetazione fitta, anche in parchi e giardini urbani. La Tordela (Turdus viscivorus) nidifica in boschi aperti di latifoglie e conifere e predilige ambienti più ampi (prati, incolti, aperta campagna), specialmente durante l’inverno. Gabbiano Reale Nordico Gabbiano reale nordico (Larus argentatus) – E’ possibile che il Gabbiano reale nordico possa utilizzare per la sosta e, potenzialmente, per la nidificazione, le falesie rocciose presenti nel SIC, ma è specie molto rara e non sono disponibili dati sulla presenza stanziale di queste specie. Uccello di dimensioni medio-grandi appartenente all’ordine dei Caradriformi. E’ una specie gregaria durante tutto l’anno, anche nel periodo riproduttivo quando si raggruppa in colonie. Il maschio e la femmina adulti in inverno hanno una livrea praticamente identica con addome, ventre e collo bianchi, testa bianca screziata di striature grigio marron, dorso e ali grigio chiaro ed estremità delle ali nera con alcune macchie bianche. Il becco è giallo e le zampe sono rosa. Nella parte bassa del becco, in prossimità della punta vi è una macchia rossa e talvolta sfuma sopra in una sottile banda nera. I giovani hanno una colorazione di base bianca ma fittamente e pesantemente macchiata di marrone con zampe rosate e becco perlopiù marrone-nerastro; con il trascorrere del tempo (al quarto inverno) il piumaggio va ad assumere l’aspetto definitivo dell’adulto. Rhinolophus Nome: Rhinolophus – Le specie di chirotteri presenti sul sito sono due: il Rinolofo maggiore e il Rinolofo minore; questi animali sono protetti dal 1939 da quando, è stata riconosciuta la loro importanza nel contenimento degli insetti considerati “dannosi”. Questi mammiferi sono dei formidabili insetticidi biologici. Secondo alcune stime un pipistrello è in gradi di mangiare 2 mila zanzare a notte. Un adulto può mangiare tra i 7 e i 10 grammi di zanzare; come se un uomo di 80 kg consumasse tra i 27 e i 40 kg di cibo! Entrambe le specie prediligono ambienti caratterizzati da alternanza di boschi, spazi aperti e zone umide; tutti habitat sulla limitrofa duna di Cala del Cefalo. Oggi i chirotteri sono inseriti negli allegati delle principali direttive e convenzioni europee, come le convenzioni di Berna e di Bonn e la Direttiva “Habitat” per la Conservazione della Natura. La frequentazione o in alcuni casi, la manomissione antropica dei loro rifugi naturali, e l’estrema sensibilità al disturbo delle colonie di pipistrelli hanno portato ad un drastico calo numerico di questi animali ormai a rischio d’estinzione. Sul SIC essi vivono e si riproducono nelle grotte presenti lungo le pareti rocciose che cingono la spiaggia, Per salvaguardare le colonie riproduttive di questi mammiferi; formate anche da diversi centinaia di individui, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ha limitato l’uso delle cavità presenti lungo le pareti rocciose, attraverso l’apposizione di cancellate in modo da consentire a questi importanti animali di svernare e riprodursi in luoghi sicuri.