CINECIRCOLO “ROBERT BRESSON” Brugherio °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Mercoledì 25, giovedì 26 e venerdì 27 maggio 2016 Inizio proiezioni ore 21. Giovedì anche alle ore 15 “L'uomo razionale adatta se stesso al mondo, quello irrazionale insiste nel cercare di adattare il mondo a se stesso. Così il progresso dipende dagli uomini irrazionali” G. B. Shaw Irrational Man di Woody Allen con Joaquin Phoenix, Jamie Blackley, Parker Posey, Emma Stone, Meredith Hagner USA 2015, 96’ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Come i musicisti girano attorno agli standard, partendo da quella base condivisa per colorare con la propria personalità il tema, o per lanciarsi in assoli creativi che arricchiscono e trasformano il brano, Allen gira da tempo, forse da sempre, attorno a un nucleo centrale di tematiche, che alterna a seconda dei titoli, che colora di questo o quel genere a seconda del mood del periodo e delle esigenze del copione. E con Irrational Man, di questi standard ne intreccia diversi, facendo del suo film una black comedy filosofica, o forse un dramma costretto a cedere le armi di fronte agli sberleffi del destino. Come in Crimini e misfatti, come in Match Point o come in Sogni e delitti (ma anche come in Misterioso omidicio a Manhattan), qui Allen parla di delitto e castigo. Come in Vicky Cristina Barcelona, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni o Magic in the Moonlight, parla di amore e destino. Come in tantissimi altri film, come sempre, parla di pessimismo e di esistenza, e come affrontare, con quale spirito, la vita e gli eventi. In Irrational Man c'è un professore di filosofia alcolizzato e nichilista, c'è una giovane studentessa che cede romanticamente al suo fascino maudit e intellettuale, c'è il racconto di chi si sente chiuso e intrappolato nell'insensatezza della vita e poi trova la via d'uscita nell'agire omicida e “a fin di bene”. Ci sono le questioni morali che s'intrecciano con quelle sentimentali, e un andamento che gioca di continuo con l'alternanza tra luci e ombre, tra cupezza e sorriso. Dinamico come non lo si vedeva da tempo, tutto avvitato attorno a una colonna sonora che ripete ossessivamente non uno dei suoi classici brani soffusi e moderati, jazz o classici che siano, ma i ritmi vibranti e sostenuti della versione strumentale di “The In Crowd” eseguita dal Ramsey Lewis Trio, Allen scarta ogni allenismo formale, ogni ammiccamento nella forma, nei dialoghi o nei personaggi, e riflette con occhi nuovi e mente sempre lucidissima su questioni sulle quali non ha mai smesso d'interrogarsi. Contrariamente a quanto avveniva in Match Point (…), in Irrational Man il caso, il destino, finiscono col comminare il giusto castigo a chi si macchia del delitto, e non la sua assoluzione. Allen racconta un mondo che è in grado di tornare in equilibrio, ma con la leggerezza di chi deve rimettere le cose al suo posto, e non di chi perde tempo a scervellarsi su questioni etiche e morali: perché come racconta lo stesso Joaquin Phoenix, lo stropicciato professore del film, durante la sua prima lezione, tra il mondo della filosofia (kantiana e non) e quello reale, passa un abisso. La lezione di Irrational Man, allora, è tutta per noi, e per la studentessa interpretata da una brillante Emma Stone: che idealizza, che romanticizza, che s'interroga sulle convenzioni sociali e di classe, sui ruoli, che ama le costruzione teoriche senza sapere che quando le si applica nella realtà, le mani si sporcano e le conseguenze sono spesso imprevedibili. Una lezione che non è affatto teorica, ma praticissima, pragmatica e spiccia in maniera quasi inedita per il newyorchese, che mette alla berlina le costruzioni ideali e ideologiche e che ci mette di fronte a un pensiero non più cinico e pessimista, ma aperto alla possibilità di un mondo migliore, così come rinuncia al surplus di battute ad affetto e di dialoghi brillanti. Oramai, per Allen, il tragico è sempre anche comico, per l'inutilità del nostro affannarci e per la splendida, irresistibile ironia della sorte alla quale dobbiamo piegarci senza aver la presunzione di poter fare il contrario, e che non richiede ulteriore ironia. E le cose vanno, sempre, come devono andare. In maniera essenziale e cristallina, come questo questo film. Federico Gironi – Comingsoon Raccontato senza battute o gag, ma anche senza una sceneggiatura davvero di ferro (il percorso di smascheramento delle responsabilità di Abe è piuttosto macchinoso e soprattutto un po’ superficiale), questo film ci riporta al Woody Allen di Crimini e misfatti e di Match Point, ma senza la genialità e la tensione di quei due capolavori. È una prova della sua coerenza d’autore, della voglia di verificare la validità delle proprie convinzioni (davvero il mondo è totalmente insensato? Non si può fare nulla per cambiarlo e migliorarlo?) ma poi la serietà dell’assunto finisce per appannare la lucidità e l’ironia con cui fino a ieri aveva affrontato gli stessi temi. Paolo Mereghetti – Corriere della Sera Da anni tentiamo di costruire un'impossibile classificazione dei film di Woody Allen, abilissimo nello scompigliare generi e categorie, dividendoli in comici e musicali, drammatici e polizieschi, autobiografici o del tutto bislacchi, come accade quando il grande umorista è in vena di omaggi, eccetera. Ma forse bisognerebbe introdurre un nuovo criterio, distinguendo tra i film in cui Woody è pronto a tutto per compiacere e rassicurare (il che non esclude gioielli come "Manhattan"). E quelli in cui invece se ne infischia, anzi sembra quasi sconcertare di proposito la platea, non solo per le storie stridenti e i personaggi al limite, ma per l'esecuzione svelta e spigolosa, come certi quadri non finiti che esigono osservatori attenti e disponibili, ma spesso si rivelano più importanti delle opere maggiori. Rientrano in questa categoria lavori di valore molto diverso come "Stardust Memories", "Crimini e misfatti", "Mariti e mogli", "Celebrity", "Sogni e delitti". E adesso questo "Irrational Man", ancora una storia che ruota intorno al delitto perfetto guarda caso, o alla fantasia del delitto perfetto. Uno di quei film da cui si può uscire perplessi, per i salti di tono e anche di verosimiglianza che Allen si permette. Ma che poi torna in mente a lungo, anche per il modo disinvolto con cui maneggia personaggi (attori) e sentimenti.(…) Un film 'minore' forse. Ma ordito e messo in atto con una sicurezza, un'efficacia, una capacità di passare dalle note comiche ai toni più sinistri, che lascia meravigliati. E avvicina definitivamente Allen a quei registi che andando avanti con l'età si concedono libertà prima impensabili. E preziose. Fabio Ferzetti – Il Messaggero Dopo le atmosfere retrò di Magic in the Moonlight Woody Allen torna a un presente che lui vede come eternamente ritornante perché ciò che riguarda il rapporto dell'essere umano con la propria esistenza può mutare nelle sue manifestazioni ma resta essenzialmente uguale. Da sempre Woody ci ricorda che Dio è morto, Marx è morto e anche lui si sente (esistenzialmente) poco bene. I suoi personaggi sono testimonial di questo suo profondo disagio a proposito del quale non smette mai di interrogarsi. La vita non ha senso e, per cercare di attribuirgliene uno o almeno per non ricordarselo troppo spesso è necessario 'distrarsi'. Per lui la distrazione è fare cinema. Per Abe potrebbe essere la filosofia di Kant, di Kierkegaard e di tutti i pensatori le cui aporie sa illustrare con abilità ai suoi studenti. Il problema consiste però nel far aderire la teoria alla realtà. (…)Che fare allora quando l'altro sesso ti desidera ma tu non lo desideri più? Quando tutto ti appare come ormai privo di valore tanto da non temere una roulette russa? Forse allora ti trovi a dare ragione al Sartre che denuncia che "l'inferno sono gli altri" e individui nell'idea di fare del bene compiendo il male l'occasione per riprendere in mano la tua vita. La morte sembra diventare non più la signora con la falce di Amore e guerra ma uno strumento per risolvere le conflittualità. Abe ha dietro di sé una serie di partecipazioni ad attività umanitarie che gli hanno comunque lasciato il vuoto dentro perché gli sembra non abbiano portato a un vero cambiamento. Il suo bisogno di lasciare un segno lo accompagna in fondo da sempre. Tutto il resto gli appare come superficiale. Dopo Crimini e misfatti, Sogni e delitti e Match Point Allen torna a focalizzarsi sulla morte come estrema ir-ratio per liberarsi o liberare altri dai problemi. Aveva trattato il tema anche con il piacere della commedia raffinata in Pallottole su Broadway. Vede anche tornargli utile l'escamotage della casualità dell'ascolto che aveva avuto i suoi effetti comici in Tutti dicono I Love You e profondamente sconvolgenti in Un'altra donna. Questo significa che Woody si ripete? Forse sì ma lo fa come accade con la vita di tutti i giorni che a volte ci propone gli stessi quesiti chiedendoci, col passare degli anni, di ripensare le risposte. In modo più o meno razionale e tenendo conto delle conseguenze. Che, nell'universo alleniano, non possono comunque mai sfuggire a una valutazione morale. Giancarlo Zappoli – Mymovies Con gli anni il pensiero di Allen si è radicalizzato. Se è chiaro che Emma (...) è l 'inoppugnabile voce morale della storia; è anche vero che il film non teme di sottolineare un ambiguo, indicibile legame fra morte e rinascita. E tuttavia, per quanto la trovata sia forte e Allen abbia sempre e comunque un suo inconfondibile stile, quello che manca è una convincente drammatizzazione del conflitto esistenziale al centro del racconto. Per bravi che siano gli interpreti, i personaggi restano come confinati nel puro ruolo di portatori di tesi a confronto. Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa (…)i film di Woody Allen cercano, sempre e prima di tutto, di rispondere a questa domanda: che senso ha questo immenso caos assurdo che è la vita? Questo viaggio che mescola destino, desideri improvvisi, baci sotto la pioggia, corse verso un taxi, segreti e bugie, volti di donna, frasi di filosofi, bucce di banana del caso? Woody Allen ne sa quanto noi. Ma con i suoi film continua, alla fine dei conti, a farci ragionare sempre su questo. Con i suoi triangoli, i suoi valzer, i suoi minuetti di amori e disamori. (...) 'Irrational Man', non fa eccezione. Intanto, diciamolo subito: è meglio di 'Magic in the Moonlight', ovviamente meglio di 'To Rome with Love'. Anche se non è un capolavoro. Non appartiene al plotone dei film comici - e talvolta quasi grotteschi - di Woody, ma a quello dei drammi sentimentali, con finestra aperta sul destino. E ricorda, semmai, 'Match Point', il suo fortunato film di dieci anni fa. (...) Gli attori, come sempre con Woody Allen, sono fantastici: Emma Stone è bella, appassionante, una delle molte donne valorizzate a livelli stellari da Woody - come Scarlett Johansson in 'Match Point' - e Joaquin Phoenix sembra avere l'anima stropicciata dall'inizio alla fine. Bergman, ovviamente, aleggia su quasi ogni dialogo, così come altri numi tutelaci del ragazzino nato a Brooklyn ottant'anni fa (...): da Kierkegaard a Kant, da Husserl a Heidegger, passando da qualche citazione di storia dell'arte (Gauguin) e di letteratura (Anna Frank). Ma tutto sciolto sapientemente in una storia che si segue come un thriller di Hitchcock, e che ci fa innamorare di Emma Stone. Luca Vinci - Libero Allen racconta con la sua solita leggerezza alcune delle questioni più dibattute della filosofia moderna e romantica. Lo fa bene? Lo fa male? Ormai dividere i film del cineasta newyorkese in “quelli buoni” e “quelli cattivi” è diventata una semplificazione piuttosto generalizzata ed ingiusta. (…)L’ambizione, i dialoghi, la capacità di raccontare pensieri e sentimenti che, almeno in nuce, appartengono a tutti noi, è una qualità costante che non bisogna mai dare per scontata. Ragionando in questi termini Irrational Man è un film riuscito, speculare a Match Point per tematiche e riferimenti letterali, ma meno forte proprio perché in parte “già visto”. Il suo continuo gioco di paradossi, mettere un personaggio davanti a scelte estreme (un espediente che concettualmente parte dal titolo visto che il suo “uomo irrazionale” è in realtà il personaggio più lucido e pragmatico della storia), trascina lo spettatore ad un epilogo che non può che essere sorprendente per come ogni dettaglio narrativo precedente, anche il più banale, assume improvvisamente un significato sostanziale.(…) Tutto è connesso. Lo sapevamo già prima del film? Sicuro. Ma è sempre un piacere farselo ricordare da novanta minuti di Woody Allen. A.D. - Badtaste