Battezzati nella morte di Gesù Non è sempre facile spiegare ai genitori che si avvicinano per il battesimo dei loro bambini il nesso profondo che collega il dono del battesimo e la morte di Gesù. Anzitutto perché vi sono cose che non possono essere “spiegate” come se si trattasse di un’informazione stradale, dove è sufficiente essere chiari e concisi. Poi perché si intuisce il rischio di giungere troppo di fretta al cuore della Rivelazione cristiana, forzando le tappe e trovando inevitabilmente le persone poco preparate: d’altronde neppure Gesù ha cominciato la sua predicazione parlando della Croce. Più in profondità sembra una scelta inopportuna quella di accostare al lieto evento della nascita lo scandalo della morte di Gesù, quasi a rovinare con un pensiero di morte una festa di vita. Certo, vi sono le parole dell’apostolo Paolo che al riguardo sono molto chiare: “Quanti siete stati battezzati in Cristo Gesù siete stati immersi nella sua morte” (Rm 6,4); “Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Gal 3,3). Ma è più facile pensare al caso dell’adulto, che attraverso il battesimo muore alla vita vecchia segnata dal peccato, per risorgere con Cristo ad una vita nuova. Come applicare questo passaggio di morte e risurrezione alla situazione di un bambino che ha appena iniziato a vivere? L’invito a percepire il legame tra il “lieto evento” della nascita che fa entrare nel mondo e la “buona notizia” della rinascita che fa entrare nella salvezza, passa attraverso l’incontro della vita con il Vangelo, che ci narra la storia di Gesù e dei suoi discepoli. Ai genitori che si affacciano sulla soglia della Chiesa con il loro carico di sentimenti (dall’affetto che promette di dare la vita per i propri figli, al timore di non farcela…) e di domande (che sia benedetto e protetto da Dio), la comunità cristiana è chiamata ad annunciare in modo semplice e fresco che la buona notizia sul lieto evento della nascita di un bimbo (e della generazione da parte dei genitori) è portata da un altro Figlio: Gesù Cristo. Egli è il Figlio amato del Padre, che ne ha rivelato il volto più vero e profondo: non un “Dio‐talismano” che assicura grazie e protegge dalle disgrazie, ma un “Dio‐ Amore”, che ha tanto amato l’uomo da dare a noi il suo Figlio, perché ogni uomo sappia che vale tutto l’amore di Dio. Con tutta la sua vita, culminata nel dono supremo di sé sulla Croce, Gesù ha compiuto la promessa nascosta in ogni nascita: quella di un legame che rende la vita buona, degna di essere vissuta, poiché “segnata” da un amore che non viene meno in ogni situazione dell’esistenza. Si riesce in questo quadro a intuire perché il segno dei cristiani è la Croce di Cristo: poiché rappresenta il culmine dell’amore di Dio, rivelato nella Pasqua di morte e Risurrezione del Figlio. Nel battesimo, si è immersi, “innestati” (Rm 6,5) in questo amore che vince la morte e rende la vita “nuova” ed “eterna” già su questa terra. Come accostare i genitori a questo grande Mistero? Anzitutto ritrovando la forza e l’essenzialità del segno di Croce, quale segno dei cristiani che non temono di nominare sulla propria pelle il nome di Dio come Padre, Figlio e Spirito santo: un gesto che è una consegna di affidamento, un atto di fede semplice e profondo. Quindi invitando i genitori a benedire i loro figli, tracciando sul loro capo il segno della Croce: a questo proposito il Catechismo dei fanciulli 0‐6 anni (“Lasciate che i bambini vengano a me”) offre interessanti spunti. Infine grande attenzione andrà posta sulla celebrazione, perché sappia comunicare “senza parole”, attraverso il linguaggio dei simboli, il riferimento alla pasqua di Gesù: dal punto di vista del tempo, ecco l’importanza di celebrare i battesimi nel giorno del Signore, ancor meglio nel tempo pasquale; dal punto di vista spaziale, si pone la sfida di esprimere con i linguaggi di oggi il collegamento tra il fonte e la croce di Gesù; dal punto di vista dei gesti, si tratta di ripensare la possibilità di praticare il battesimo per immersione. Sono temi che meritano un ulteriore approfondimento, da parte delle prossime rubriche. Don Paolo Tomatis