VITA DI GIOTTO PITTORE, SCULTORE ET ARCHITETTO FIORENTINO [...] Andando un giorno Cimabue per sue bisogne da Fiorenza a Vespignano, trovò Giotto che, mentre le sue pecore pascevano, sopra una lastra piana e pulita con un sasso un poco apuntato ritraeva una pecora di naturale, senza avere imparato modo nessuno di ciò fare da altri che dalla natura. Per che fermatosi Cimabue tutto maraviglioso, lo domandò se voleva andar a star seco; rispose il fanciullo, che contentandosene il padre, anderebbe volentieri. Dimandandolo dunque Cimabue a Bondone, egli amorevolmente glielo concedette, e si contentò che seco lo menasse a Firenze. Là dove venuto, in poco tempo, aiutato dalla natura et ammaestrato da Cimabue, non solo pareggiò il fanciullo la maniera del maestro suo, ma divenne così buono imitatore della natura che sbandì affatto quella goffa maniera greca, e risuscitò la moderna e buona arte della pittura, introducendo il ritrarre bene di naturale le persone vive, il che più di dugento anni non s'era usato. PARAFRASI Un giorno mentre Cimabue andava da Firenze a Vespignano per alcune sue necessità / per (sbrigare) alcuni suoi affari, incontrò Giotto il quale, mentre le sue pecore pascolavano, eseguiva il ritratto di una pecora dal vero sopra una lastra (di pietra) piatta e levigata con un sasso fatto un poco a punta / un poco assottigliato, senza aver in alcun modo imparato a farlo se non dalla natura / senza che nessuno, se non la natura, gli avesse insegnato a farlo. Per questo, dopo che Cimabue si era fermato molto stupito / meravigliato, gli chiese se voleva andare a stare con lui; il fanciullo rispose che se il padre avesse acconsentito, sarebbe andato volentieri. Dopo che Cimabue lo ebbe chiesto a Bondone, questi amorevolmente acconsentì, e permise che [Cimabue] lo portasse con sé a Firenze. Giunto là, in poco tempo, aiutato dalla natura e con l'insegnamento di Cimabue, non solo il fanciullo eguagliò lo stile del suo maestro, ma divenne così bravo imitatore della natura che mise completamente al bando quel goffo stile bizantino, e fece rinascere la moderna e buona arte della pittura, introducendo il ritrarre dal vero le persone vive, il che era stato fuori dall'uso comune per più di duecento anni. RIASSUNTO Avendo visto casualmente Giotto intento a ritrarre su un sasso una pecora dal vero, Cimabue fu tanto colpito dalla sua bravura da domandargli di seguirlo a Firenze. Ottenuto il permesso del padre, Giotto seguì il maestro e in breve non solo riuscì ad eguagliarlo, ma addirittura seppe superare il diffuso stile bizantino, riportando l'arte della pittura all'imitazione della natura e al ritratto dal vero. NOTE (NON RICHIESTE): È la nota leggenda circa l'incontro tra Cimabue e Giotto: il ritratto della pecorella su roccia sarebbe stato dipinto con tanta abilità da convincere seduta stante il maestro a invitare il giovane nella sua bottega. La notizia che Vasari riferisce è derivata dal Commentario del Ghiberti. Al di là della leggenda, si badi agli aspetti sui quali insiste Vasari: la capacità di imitare la natura (tema fondamentale su cui apre la stessa vita di Giotto: "Quell'obligo stesso che hanno gl'artefici pittori alla natura, la qual serve continuamente per essempio a coloro, che cavando il buono dalle parti di lei migliori e più belle, di contrafarla et imitarla s'ingegnano sempre, avere per mio credere si deve a Giotto pittore fiorentino") e la netta contrapposizione verso la "goffa maniera greca". L'espressione non nasconde il giudizio critico netto e negativo sull'arte di Bisanzio che avrà lungo corso nella storiografia artistica italiana, ma riconosce senza esitazioni in Giotto il fondatore di un nuovo linguaggio figurativo.