Gioventù, imprenditorialità, volontariato e RSI

Gioventù, imprenditorialità, volontariato e RSI
Bruxelles, 25 settembre 2012
La gioventù, il volontariato e come questo possa aiutare a sviluppare spirito imprenditoriale e
sensibilità verso il tema della responsabilità sociale d’impresa (RSI): questo il tema del seminario
che si è tenuto il 25 settembre a Bruxelles, organizzato dalla Commissione europea.
Jean-Louis de Brouwer, attualmente direttore della strategia Europa 2020 per le politiche
dell'occupazione e futuro direttore per le operazioni umanitarie e di protezione civile della DG
Aiuti Umanitari, ha aperto il seminario focalizzando l’attenzione sul tema del volontariato e i
benefici che questo porta alla società e ai volontari stessi.
Hendrik Bourgeois, Vice Presidente per gli affari europei di General Electric, parla invece
dall’esperienza del settore privato e constata come la promozione del volontariato all’interno
della sua realtà aziendale incoraggia i dipendenti ad impegnarsi in occupazioni filantropiche e a
diventare leader in attività sociali e allo stesso tempo migliora la relazione tra impiegato e datore
di lavoro. Riguardo all’imprenditorialità, Bourgeois sposa la teoria che l’Europa debba puntare
sull’innovazione, essendo il suo vantaggio competitivo più evidente, e che la chiave per
aumentare l’innovazione è da trovarsi in un cambiamento radicale della cultura del rischio e del
fallimento i quali devono entrare a fare parte delle nostre scelte per poter promuovere
l’imprenditoria.
Andrea Cafara, un ricercatore partecipante al programma di mobilità Marie Curie, presenta la
‘Green Young Economy’, una comunità globale di cui lui è direttore e fondatore, che mira a
integrare i giovani nella formazione di un'economia verde affrontando il problema della
disconnessione tra i giovani e le organizzazioni responsabili nel settore socio-ambientale. Un
punto fondamentale della sua strategia è la creazione di ponti di comunicazione tra i pensionati
di un’azienda e i giovani alle prime armi, affinché dalla loro interazione e dai contributi di
entrambi nascano idee innovative.
Madi Sharma, imprenditrice di successo e membro del Comitato economico e sociale
europeo (CESE), pone l’accento sull’importanza di valorizzare il capitale umano e di sfruttare il
potenziale di ognuno di noi, piuttosto che incasellare tutti i dipendenti in posizioni-scomparto
uniformate e spersonalizzanti. Inoltre ammonisce la Commissione europea per un mancato
monitoraggio dell’impatto sociale che le legislazioni europee hanno nell’ambito socio-economico.
Apprezza invece le piccole e medie imprese che si impegnano in azioni di responsabilità sociale
perché lo fanno non per il riconoscimento ma con il solo intento di giovare alla società, a
differenza delle multinazionali che invece spesso usano la RSI come pubblicità per l’azienda.
Maria Podlasek-Ziegler, della DG cultura, presenta il programma Gioventù in Azione (di cui
fa parte anche il servizio volontario europeo), istituito dall’Unione europea con il fine di ispirare
un senso di cittadinanza europea attiva e la solidarietà e la tolleranza tra i giovani europei. Il
programma terminerà nel 2013 ma è già nell’aria la pianificazione del suo epigono che si
svilupperà sul periodo 2014-2020.
Il messaggio chiave passato attraverso la maggioranza degli speaker e degli interventi del
pubblico è quello per cui il volontariato aiuta a sviluppare lo spirito imprenditoriale e soprattutto
promuove i valori sociali di cui oggi hanno bisogno molte imprese sia in ambito socio-economico
che in ambito ambientale. Essere imprenditori comporta dei rischi, richiede determinazione e
creatività ed è un’elezione tra sicurezza e libertà: a scapito della perdita della sicurezza
economica, di cui può godere un dipendente con contratto a tempo indeterminato, l’imprenditore
dispone di molta più libertà e può contribuire a migliorare la società secondo canoni più sociali e
inclusivi di quelli del mercato odierno. In un momento di crisi come questo la logica del
volontariato aiuta anche i giovani a trovare nuove motivazioni e a rimanere attivi e impegnati,
accantonando la condizione di ozio che è improduttiva, dequalificante e pericolosamente
scoraggiante.
Giovanna Sartori
Bruxelles, 26 settembre