L`attesissimo secondo album di James Blunt

L’attesissimo secondo
album di James Blunt
Lifeline, il nuovo
album di Ben Harper
I Simpson fimalmente
arrivano al cinema!
Buon Compleanno
Andergr@und
E così è arrivato anche il numero 13.
A molti magari può non dire molto
ma per noi è un traguardo molto importante perchè significa che Andergr@und entra nel suo secondo
anno di vita. Ebbene sì, è passato già
un anno (in realtà l’avventura era iniziata già un paio di mesi prima con la
pubblicazione del numero 0), e
quest’anno bisogna ammettere che
è veramente volato. Eppure di cose
ne sono successe in queste 12 mesi!
Se ci guardiamo un attimino indietro
e ripensiamo a quando siamo partiti
non possiamo fare a meno di constatare che di cose ne sono cambiate tante, dal sito, completamente rifatto e
rinnovato, al giornale, cresciuto e migliorato continuamente sia nella grafica
che nei contenuti; e bisogna anche ammettere che abbiamo lavorato veramente sodo, ma lo abbiamo fatto e lo facciamo volentieri perchè il riscon-
tro che ci viene da voi lettori e il numero costantemente crescente di frequentatori abituali del sito ci sprona a continuare
su questa strada e a dare sempre di più rendere il nostro progetto il più ampio e interessante possibile. Infatti non ci adagiamo sugli allori, e già dalle prossime settimane potrete notare
due grosse novità che riguardano andergraund.it: la divertente
e tutta da navigare sezione video e soprattutto il forum, che
speriamo possa col tempo diventare un punto di incontro e di
scambio di opinioni per tutti i nostri lettori. Ed è loro, i nostri lettori
che teniamo a ringraziare in primo luogo, e tutti coloro che anche solo casualmente sono incappati nel nostro sito, e tutti
quelli che nel corso di quest’anno hanno collaborato con noi o
ci hanno fornito complimenti, consigli e anche critiche costruttive, sono state preziose per noi. Infine un grazie speciale va a
tutti quegli artisti che nel corso degli ultimi numeri ci hanno gentilmente dedicato un po’ del loro tempo per rispondere alle nostre domande e alle nostre curiosità.
Per festeggiare degnamente abbiamo preparato per voi un
numero veramente ricco di spunti e di argomenti interessanti, a
partire da ritorni attesi come quelli del Boss, di James Blunt e di
Ben Harper, ma anche una dettagliata carrellata su alcune
delle realtà emergenti più interessanti del momento. E poi la
Simpson Mania che è scoppiata negli ultimi giorni e che, come
potete vedere ha contagiato tutta la nostra redazione. Che altro aggingere allora?
Come al solito Buona lettura e
soprattutto ancora
GRAZIE DI TUTTO!
Anno 2 - numero 13
Direttore generale
Roberto Virgilio
Responsabile musica
Mr Bugs!
[email protected]
Responsabile spettacoli
Dj HnF
[email protected]
Responsabile rubriche
sir3n3tta
[email protected]
Redazione
Chef Mene
Valeriano
Don Lolò
Si ringrazia inoltre per
l’estrema disponibilità:
Alessandro Bergamasco
e gli Sliding Colours
Web editor
Valeriano
Redazione
[email protected]
Manoscritti, anche se non pubblicati, non saranno restituiti.
E’ vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto.
News .............................................. pag 6
Tutte le ultime novità dal pianeta musica
La Magia del Rock ................................... pag 8
Disco e Matrimonio per lo rockettara Lavigne
La prova del fuoco per James ....... pag 16
Esce “All the Lost Souls”, il secondo album di Blunt
Vecchia e nuova scuola ................ pag 20
Nuovi album di Foo Fighters e Tokio Hotel
Anderview ..................................... pag 24
Questo mese Alessandro Bergamasco
Underclass Heroes ...................... pag 30
I Sum 41 sono rimasti in tre
Tutto il resto ............................ da pag 34
Ben Harper, tanti gruppi emergenti, il terzo capitolo
della storia della dance e tanto altro
Classifiche..................................... pag 50
I dischi più venduti nelle ultime settimane
Recensioni..................................... pag 52
Ai - Tek......................................... pag 72
Le ultime uscite discografiche ascoltate per voi
Scopri tutti i segreti della Tecnologia
Testo del mese.............................. pag 56
Notizie dal Web........................... pag 73
Le parole delle canzoni più ascoltate
On the Road.................................. pag 58
I concerti più interessanti del mese
Le curiosità più interessanti dalla rete
Le risposte ai vostri dubbi............. pag 73
Il suggerimento che migliora la vita tecnologica
Il Gioco del mese.......................... pag 74
SimpsonMania ............................. pag 60
Finalmente nelle sale The Simpsons movie
Botteghino..................................... pag 62
I film più visti negli ultimi giorni
News.............................................. pag 63
Angeli e Demoni, Nicolas Vaporidis e molto altro
Recensioni..................................... pag 64
Gli ultimi film usciti in sala visti per voi
Coming Soon................................. pag 67
Casa arriverà a breve nei cinema
Telecomando................................. pag 68
Le ultime novità dal tubo catodico
Teledipendente.......................... pag 70
Esilio finito: gianfranco Funari
In bianco e nero............................. pag 71
La tv dei ricordi: Ok il prezzo è giusto
FM................................................. pag 71
I programmi più belli da seguire in radio
L’uscita più interessante
Spuntino........................................ pag 76
Come sorprendere in cucina col minimo sforzo
S.O.S. Cuoco................................. pag 77
Chef Mene dà una soluzione ai vostri problemi
culinari
DiAry............................................. pag 78
Cosa accadeva nel mondo in questo mese
Cronache Marziane....................... pag 80
Notizie assurde ma realmente accadute
Mercatino...................................... pag 82
Curiosità, idee regalo, oggettistica varia
Spicher Corner............................... pag 82
Uno spazio libero dove dire ciò che ti pare
C’è post@ per Ary......................... pag 86
Vuoi raccontarci qualcosa, vuoi sfogarti o hai bisogno
di un buon consiglio? La nostra Ary ti dà voce
Foto del Mese................................ pag 88
Il mondo raccontato per immagini
7+7
Un doppio best of e 14 live per celebrare 17 anni di successi
Ligabue ha annunciato che terrà 7 concerti al Palalottomatica di
Roma a novembre e a dicembre si esibirà per altre 7 sere al Datchforum di Assago. I 14 live lanceranno il primo best della carriera
"PrimoTempo" (esce a novembre) mentre "Secondo Tempo" a
maggio 2008. La scaletta del live prevede hit storiche, pezzi nuovi e
tante sorprese tra cui l'esecuzione de "Gli ostacoli del cuore". Entrambi i volumi del best of conterranno "quattro brani inediti, due
prodotti da Corrado Rustici al quale mi sono totalmente affidato
per la prima volta. Mentre gli altri due inediti sono curati
da".Fabrizio Barbacci". La scenografia del live si preannuncia imponente. "Visto che staremo sette giorni in una città ci potremo sbizzarrire con un palco costruito in modo da andare in mezzo alla gente. Non mancheranno dei pannelli enormi".
MTV Video Music Awards 07
Trionfo annunciato di Timberlake e Rihanna
Il vizietto di Sting
Sting e la moglie "Niente di male nel frequentare le case chiuse"
Guai coniugali per Sting. Il rocker inglese, attualmente
in tour con i Police, è stato immortalato dai paparazzi
mentre usciva dal Relax Club, una delle case chiuse più
famose di Amburgo. Accompagnato dal suo entourage,
Sting pare non essersi accorto dei paparazzi. Le foto,
pubblicate dal Sun, hanno fatto subito il giro del mondo, puntando i riflettori sul fatto che Sting è sposato da
molti anni con Trudie Styler, con la quale ha avuto sei
figli. Nessuna crisi in vista però: per mezzo di un comunicato, l'ufficio stampa di Sting,ha minimizzato l'incidente. "Sting ritiene che non ci sia nulla di cui vergognarsi a frequentare certi luogi. Lui e sua moglie Trudy
Styler sono assolutamente aperti riguardo ai locali a luci
rosse". Una coppia moderna, decisamente.
Tour cancellato
Eros ²
I fan che sperano di assistere a un concerto degli
White Stripes quest'anno dovranno rinunciare. La
band americana ha infatti cancellato tutte le date in
programma in America e in Gran Bretagna per la
fine del 2007 e per i primi mesi del 2008. La causa?
Le condizioni di salute di Meg White, che soffre di
uno stato di ansia che non le permette assolutamente di viaggiare. La batterista e fondatrice della band
assieme all'altro componente Jack White, non ha
fornito altri dettagli sul suo stato di salute, ma ha
finito col preoccupare molto i fan che sui siti si chiedono cosa mai l'abbia spinta a rinunciare ai concerti. I concerti che il duo avrebbe dovuto tenere in ottobre non
sono stati spostati a
data da destinarsi e
tutti i biglietti saranno rimborsati.
Nuovo album
per Eros Ramazzotti. A dieci anni dall'uscita del Greatest
Hits ("Eros",
1997) e a due
anni dall'ultimo
album di inediti
("Calma Apparente", 2005), Eros torna sul mercato discografico
con un nuovo album intitolato "e²". Il disco arriverà nei negozi il prossimo 26 ottobre, un album
doppio che raccoglie il meglio della produzione
artistica di Ramazzotti: il primo disco contiene 4
inediti e 14 hit in versione originale rimasterizzate,
mentre il secondo comprende 17 hit rivisitate da
grandi artisti del panorama musicale italiano e internazionale. L'LP sarà anticipato dal singolo "Non
Siamo Soli" - nelle radio dal 21 settembre - nel
quale il cantante romano duetta con Ricky Martin.
Due trionfatori assoluti, un atteso
ritorno, tanto glamour e una rissa.
Questi gli elementi che hanno reso
gli MTV Video Music Awards che si
sono tenuti nella notte tra il 9 e il 10
settembre a Las Vegas un'edizione
che difficilmente verrà dimenticata.
Trionfatori assoluti altri non sono
che i super favoriti, Rihanna e Justin
Timberlake. La diva di origine caraibica si è aggiudicata i due dei trofei
più importanti, miglior singolo e
miglior video, entrambi grazie al
brano tormentone "Umbrella". Incetta di premi per JT, invece. Quattro statuette che sanciscono una carriera in inarrestabile ascesa: Miglior
Artista, Miglior Artista Maschile,
Migliore Coreografia e Migliore Regia. Sorprese per i Fall Out Boy
(Miglior Gruppo) e per il miglior
gruppo emergente (Gym Class Heroes). Atteso ritorno naturalmente
quello di Britney, che ha aperto lo
show con la sua chiacchieratissima
performance. E, dopo mesi di apparizioni solo sui tabloid, la regina del
pop ha mantenuto la promessa, presentando il suo nuovo singolo,
"Gimme More", alla platea stellare
dei VMAs. Indossando un sexy re-
gisseno e una culotte di paillettes, la turbolenta popstar si
è lanciata in una performance
che, a dire tutta la verità, ha
lasciato tutti, giornalisti e numerosi colleghi presenti un
poco perplessi. Non tanto per
il clamoroso playback (Britney
non è di certo la prima cantante a usufruirne), quanto
per la staticità e la poca convinzione del suo numero e del
brano in sè. Britney è apparsa
appesantita e bloccata nei movimenti. E per finire in bellezza, come ogni evento pop che
si rispetti, non poteva mancare il
momento di tensione. Protagonisti:
Tommy Lee e Kid Rock. Motivo del
contendere: Pamela Anderson, a cui
entrambi sono stati sposati. Complice forse qualche cocktail di troppo, i
due sarebbero venuti alle mani per
un saluto negato da parte di Kid
Rock. Impossibile non pensare che il
vero motivo dell'alterco siano i sentimenti mai sopiti per la bellezza canadese, che naturalmente ha preferito
non commentare la vicenda.
Sex Pistols live. La band britannica
terrà un concerto il prossimo 8 novembre alla Brixton Academy di
Londra per celebrare il trentennale
dell'uscita del loro leggendario album
"Never Mind The Bollocks, Here's The Sex
Pistols". Sul palco ci saranno i quattro membri originali della band: Rotten (John Lydon),
Steve Jones, Paul Cook e Glen Matlock. Il
gruppo si sciolse nel 1978 dopo soli tre anni
insieme. Si riformarono nel 1996, ma dal
2003 non si sono più esibiti. Preziosa occasione per i più nostalgici.
Anche i vizi possono diventare oggetto di marketing. Prendete Marilyn
Manson, da sempre avvezzo a un
bicchierino di assenzio dopo cena.
Ebbene, il Reverendo del Pop ha
deciso di trasformare questa sua passione in
commercio. MM ha lanciato sul mercato
pochi giorni fa Manshithe, un tipo di assenzio prodotto nel villaggo di Kallnach in Svizzera. Il liquore allucinogeno, presto anche in
vendita in Italia, costerà circa 30 euro a bottiglia, per un totale di 66% di gradazione alcolica. Insomma, un nuovo business per Mr
Manson, che nel tempo libero si dedica già
alla pittura e al cinema.
Grandi news per i fan dei Pearl Jam.
Eddie Vedder, frontman della band
di Seattle, pubblicherà a ottobre il
primo album a suo nome. "Into The
Wild", questo il titolo, è la colonna
sonora dell'omonimo film diretto da Sean
Penn, in uscita negli States a novembre. L'album sarà la prima raccolta ufficiale di brani
solisti di Vedder, che già in passato aveva
prestato la sua arte al cinema, nelle soundtrack di "Dead Man Walking" e "I Am
Sam". Siamo sicuri che i fan dei Pearl Jam
non se lo lasceranno scappare.
Buone nuove per i fan di Natalia
Imbruglia. E’uscita il 7 settembre
una raccolta di singoli e cinque nuovi brani, intitolata "Glorious: The
Singles". In dieci anni di carriera
musicale Natalie Imbruglia ha inciso 3 album
("Left Of The Middle", "While Lilies Island"
e "Counting Down The Days"), venduto milioni di copie nel mondo e ricevuto numerossimi premi e riconoscimenti. L'album sarà
disponibile anche in una versione DE LUXE
con l'aggiunta di un DVD.
Esattamente 40 anni di carriera alle spalle, 23 album pubblicati, 31 Dischi d'oro, 78 Dischi di Platino (!!!), 13
Grammy Awards, 1 Premio Oscar per il miglior brano
facente parte della colonna sonora di un film e chi più ne
ha più ne metta. No, non stiamo dando i numeri, ma semplicemente ci limitiamo a riportare alcuni delle cifre che
meglio riescono a rendere l’idea della grandezza e della popolarità che quest’artista ha raggiunto nel corso degli anni.
Ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno perché basta pronunciare semplicemente il suo nome per scaturire una qualsiasi reazione da parte di tutti gli amanti della musica. Puoi
amarlo o puoi odiarlo il Boss, in quanto la sua figura è certamente simbolo dell’immagine di un America che molti
guardano con occhi non molto benevoli, ma in ogni caso
non si può ignorare il peso che questo personaggio assume
nella storia del rock contemporaneo. Il suo nome stesso è
sinonimo di Rock, ma non solo: Bruce Springsteen è soprattutto uno dei più importanti rappresentanti della musica popolare statunitense. Per mezzo di lui sono tramandate
canzoni e personaggi che altrimenti si sarebbero potute
perdere nell'oblio di plastica della musica anni Ottanta.
Riscosse successo in quel periodo anche grazie alla netta
contrapposizione tra il suo modo di proporsi e la moda
androgina tipica del periodo. I testi dei primi lavori parlano
generalmente di una gioventù statunitense illusa, e sin dai
primi anni la stampa definì Springsteen Work Class Hero,
l'eroe della classe operaia. Il tema del fallimento del sogno
americano è comunque molto ricorrente nelle sue opere: i
suoi personaggi sono spesso dei perdenti, gente comune
dell'immensa periferia statunitense che lotta per sopravvivere. La sua visione della società statunitense ha portato a
Springsteen parecchie polemiche: per la canzone “Ameri-
can Skin” (41 Shots), dedicata alla morte di un
ragazzo di colore, Amadou Diallo, ucciso dalla
polizia con 41 colpi di pistola per aver estratto
il portafoglio dai pantaloni, Springsteen fu boicottato ferocemente dalla polizia e da manifestanti simpatizzanti. Poco prima delle Elezioni
Presidenziali degli Stati Uniti del 2004, ha partecipato al Vote for Change Tour, una tournée
erroneamente considerata a favore del candidato democratico John Kerry (di fatto contro la
politica di George W. Bush) in collaborazione
con cantanti famosi come i John Mellencamp,
John Fogerty, R.E.M., Dixie Chicks, Pearl Jam,
James Taylor, Ben Harper, Tracy Chapman,
Dave Matthews Band e molti altri. Non fu la
prima volta in cui Springsteen prese una posizione politica netta contro la politica repubblicana statunitense: nel 1979 ad esempio, aderì a
parecchi concerti "No Nuke" indetti dal Muse
(Musicians United for Safe Energy), per contestare l'uso di energia nucleare dopo l'incidente
incorso alla centrale nucleare statunitense di
Three Miles Island. Inoltre partecipò nel 1988
con eventi e concerti per la raccolta fondi umanitaria Human Rights Now!, e collaborò come
presenza alla canzone composta per beneficenza “We are the World”, cantata con i più grandi
esponenti della musica pop-rock degli anni ottanta. Temi che riflettono in pieno le sue origini
e la sua educazione: infatti il Boss proviene da
una famiglia operaia del New Jersey. Bruce Frederick Joseph Springsteen è nato a Freehold, il
23 settembre 1949. Il padre, Douglas, aveva
origini olandesi e irlandesi. La madre, Adele
Zirilli, è di origine italiana. Le condizioni economiche della famiglia erano spesso precarie: le
occupazioni del padre (operaio nella fabbrica
della Nestlè, guardia carceraria, autista di autobus) non riuscivano a garantire una certa solidità e sicurezza. A causa di questa instabilità la
famiglia Springsteen fu spesso costretta a trasferimenti verso abitazioni e luoghi meno costosi, fino ad arrivare ad un trasloco in California, momento in cui il giovane Bruce si staccò
dalla famiglia per tornare nel suo New Jersey. Il
rapporto con il padre non era idilliaco: egli era
infatti una figura severa e autoritaria, mentre la
madre Adele era sempre comprensiva e attenta
alle necessità dei figli. Incominciò ad intraprendere la carriera musicale giovanile spinto da
un'apparizione di Elvis Presley all'Ed Sullivan
Show: comprò la prima chitarra a 13 anni con
solo 18 dollari, per poi passare a 16 anni ad una
chitarra Kent comprata dalla madre che contrasse un debito per il regalo donato al figlio.
Fu allora che iniziò a suonare in un gruppo
chiamato Castiles (nome tratto dalla marca dello shampoo in voga in quei tempi), la cui formazione era costituita da due chitarre e un bas-
so, ottenendo un discreto successo in alcuni club e locali del
New Jersey. Nel 1967 i Castiles tentarono il grande salto a
New York dove erano stati ingaggiati per tenere 29 concerti
al Greenwich Village nel Cafe Wha (lo stesso locale in cui
esordì Jimi Hendrix): la band non ebbe successo e si sciolse
nello stesso anno. Springsteen ritornò nel New Jersey, e tra
il 1969 e il 1971 ricominciò a suonare con Steve Van Zandt,
Danny Federici e Vini Lopez in una band che ebbe diversi
nomi: inizialmente Child, poi Steel Mill, successivamente
Dr.Zoom and the Sonic Boom fino ad arrivare al nome
definitivo Bruce Springsteen and The E Street Band (tra
l’altro dal 1991 è sposato in seconde nozze con la vocalista
della E Street Band, Patti Scialfa, dopo il matrimonio fallito
con la modella Julianne Phillips. Dall'unione con Patti Scialfa ha avuto tre figli, Evan, Sam e Jessica). Il periodo era
particolarmente favorevole: la stampa statunitense infatti
nei primi anni settanta aveva la necessità di proporre nuove
star, nuovi idoli per il pubblico del rock e a Springsteen che realizza il suo contratto con la Columbia dopo una audizione con John Hammond (lo "scopritore" proprio di
Bob Dylan) - venne affibbiata l'etichetta di "nuovo Dylan",
un'etichetta ampiamente fuori luogo, ma influenzata dal
repertorio proposto come solista da Springsteen nel periodo in cui viene scritturato. Tale repertorio verrà ripreso solo
parzialmente nel primo album, “Greetings From Asbury
Park, N.J.”. Fu proprio la stampa musicale a dare la prima
svolta al successo di Springsteen, almeno sul territorio statunitense: il 22 maggio 1974 il critico musicale Jon Landau,
del The Real Paper di Boston, rimase impressionato da una
esibizione all'Harvard Square Theatre di Cambridge, in
Massachussets, scrivendo un articolo in cui citò la seguente
frase: "Ho visto il futuro del rock'n'roll e il suo nome è Bruce Springsteen". Ci aveva visto proprio bene, e ha vinto la
sua scommessa: successivamente Jon Landau lasciò la critica musicale per diventare manager, produttore e consigliere
di gran parte dell'intera discografia di Springsteen. La musica giovanile di Springsteen fu principalmente caratterizzata
da un rock molto vivo e grezzo e da ballate strutturate e
melodiose, che colpirono immediatamente alcuni critici ma
che passarono in secondo piano al di fuori dei confini degli
Stati Uniti. I testi appaiono molto lunghi, complessi, che
narrano di una vita da strada fatta di corse, motori e personaggi comuni ma ribelli, a tratti descritti come veri eroi di
una America che illude con il suo stile di vita imposto. La
svolta però arriva qualche anno dopo con l'album “Born to
Run”, il suo terzo lavoro: diventa immediatamente un successo di vendite grazie alla massiccia trasmissione del brano
su molte radio commerciali statunitensi. Il tour legato alla
promozione del disco è imponente, portando l'album nella
top-ten della hit-parade mondiale. Gli anni ottanta sono gli
anni di conferma del successo mondiale di Springsteen grazie a “Born in the U.S.A.”, altro disco che conferma il successo di “Born to Run”. Il successo supera i confini degli
Stati Uniti, e l'album sarà ricordato come il marchio del trionfo ottenuto da Springsteen. Gli anni novanta invece rappresentano per Springsteen il periodo musicale più sterile e
con meno successi di vendite. Nel 1992 Springsteen pubblica 2 album quasi in contemporanea, “Human Touch” e
2Lucky Town”, lavori in studio senza il supporto della E
Street Band. Il risultato, sia in fatto di vendite che di apprezzamento da parte dei fan è deludente rispetto agli album precedenti. Questi lavori, per quanto gradevoli, vengono bollati come album poco interessanti dove l'assenza della E Street Band è la causa principale.
Nel 2000 arriva poi la rinascita: un anno dopo gli attentati al
World Trade Center di New York dell'11 Settembre 2001,
Springsteen pubblica “The Rising”, col quale riprende a
collaborare con la E Street Band, prodotto da Brendan
O'Brien. Il tema trainante è ovviamente la risollevazione
dell'orgoglio nazionale ferito dall'attacco, senza scadere in
tematiche patriottiche: tutto l'album infatti è composto da
vari generi musicali (rock, ethno, gospel) e il tema della religione è toccato in maniera globale con accenni al Cristianesimo, al Buddhismo e all'Islamismo. Negli ultimi anni il
Boss si schiera apertamente contro la politica di Bush, in
particolar modo per la politica estera riferita ai conflitti in
Iraq nel 2003: dopo 2 anni, nel 2005 viene pubblicata la
canzone “Devils & Dust” per narrare le sensazioni di un
soldato statunitense in guerra. Questo è il suo terzo album
acustico, che include alcune canzoni scartate dall'album
The Ghost of Tom Joad. L'album “Devils & Dust” (2005)
fu il primo disco di Springsteen ad essere sottoposto alla
censura e al bollino di avvertimento a causa della canzone
Reno, un pezzo che narra in dettaglio di un rapporto sessuale tra un uomo disperato e una prostituta. Springsteen
stupisce spesso per la facilità nello scrivere canzoni. Anche se ci sono stati parecchi anni di inattività tra alcune
opere ed altre, Springsteen è riuscito a scrivere una quantità notevole di brani. Ha incominciato nel 1980 con “The
River”, album doppio. Nel 1992 pubblicò a pochi giorni di
distanza 2 album di canzoni completamente inedite:
“Human Touch” e “Lucky Town”. Nel 1998 è stato pubblicato un cofanetto quadruplo “Tracks” di soli inediti per
un totale di 66 canzoni mai incise prima. Altri inediti non
sono ancora stati pubblicati: parecchie sue composizioni,
scartate dallo stesso Springsteen sono diventate il maggior
successo per altri cantanti: “Because the Night” uno dei
più grandi successi di Patti Smith, “Blinded By The Light”
suonata dagli Earth o Fire cantata dalle The Pointer Sisters sono solo un esempio della prolificità di Springsteen.
Musicalmente parlando il rock, con sempre più frequenti
incursioni nel folk domina sovrano nella produzione
springsteeniana fino ad oggi e ritroviamo un fil rouge che
parte da Rosalita, e via via passa per 10th Avenue Freezeout, Prove it all night, Darkness on The Edge of Town,
Hungry Heart, I'm going down, Glory Days. Discorso a
parte meritano le sempre più frequenti escursioni di Springsteen nella musica folk, di cui l’ultimo esempio arriva lo
scorso anno con l’album “We Shall Overcome: The Seeger Sessions”, un disco interamente intriso della musica
popolare statunitense; in tale ambito le radici vanno ricercate nella musica (e nei testi) di Woody Guthrie, dello
stesso Dylan e nella musica folk popolare statunitense.
Quest’anno, invece, a cinque anni di distanza dal suo ultimo
album con la E-Street Band (The Rising) il Boss finalmente
torna al rock con un nuovo album dal titolo “Magic”, la cui
data d’uscita è fissata per il prossimo 2 ottobre; ora Patti
Scialfa, Steve Van Zandt, Nils Lofgren, Gary Tallent, Clarence Clemon, Danny Federici, Roy Bittan, Soozie Tyrell e
Max Weinberg spalleggiano The Boss per un album di 11
brani nuovi di zecca, il 15° in studio per Springsteen, il primo dal “Devils & Dust” del 2005, non considerando le rivisitazioni di The Seeger Sessions dell'anno scorso e i vari live
pubblicati, tra cui il fortunato “Live in Dublin” di un paio
di mesi fa. Già lo scorso anno Springsteen aveva annunciato di aver pressoché ultimato un intero disco di nuove canzoni per la E Street Band. All'inizio di quest'anno ha messo
insieme i suoi sodali e in due mesi ha completato il
lavoro, prodotto ad Atlanta da Brendan O'Brien.
Secondo il manager storico e scopritore di Bruce
Springsteen, John Landau, «Magic è un disco con
un rock ad alta energia , incredibilmente ben suonato da Bruce e dalla E Street Band. E' di grande
intrattenimento ma, come sempre, ha anche tanto
da dire». Il disco è anticipato in radio dal bel singolo "Radio nowhere" (scaricabile gratuitamente da
internet) che ne è anche la traccia di apertura; una
canzone potente e diretta, anche se per certi versi
atipica nella struttura; è costruita su un giro di chitarra a metà tra il power pop degli anni '60 e il
punk newyorchese del decennio successivo (quello
di Patti Smith, per intenderci), su cui si sente chiaramente la mano del produttore Brendan O'Brien.
Le tastiere, uno dei segni distintivi della E Street
Band, sono praticamente assenti, mentre un assolo
del sassofono di Clarence Clemons arriva a metà
brano. Atipica, dicevamo, perché la canzone non
ha quasi ritornello: Springsteen canta "This is radio
nowhere, Is there anybody alive out there?" sulla
stessa linea melodica della strofa, aprendo un po’
solo dopo quando ripete "I just want to hear some
rhythm". La canzone ha toni quasi apocalittici, rac-
conta della "ultima lunga notte americana" in cui non si
sente nulla. "Questa è radio nessun luogo, c'è qualcuno vivo
là fuori?" e poi ancora "Voglio sentire migliaia di chitarre,
voglio sentire batterie che pulsano, voglio sentire milioni di
voci diverse". Subito dopo l'uscita di «Magic» Springsteen
partirà per un nuovo tour mondiale con la E Street Band al
completo (comprese la moglie Patti Scialfa e la violinista
Soozie Tyrell) le cui date saranno comunicate a breve. Ci
saranno sicuramente tappe italiane e il Boss, come per il
tour di «The Rising», potrebbe effettuare in Europa un primo giro «autunnale» in arene coperte e una seconda serie di
date, nell'estate 2008, in strutture all'aperto (nel 2003, in
Italia, si esibì negli stadi di Firenze e di Milano). Non ci resta che aspettare fiduciosi dunque!
Bruce Springsteen Born in the U.S.A.
1984
Come si può classificare BORN IN THE U.S.A.,
l'album che ha fatto di Springsteen un'icona del
12
rock mondiale facendogli raggiungere vastissime
Columbia-Sony Music platee di pubblico? Indubbiamente rappresenta la
1. Born In The U.S.A.
2. Cover Me
3. Darlington County
4. Working On The Highway
5. Downbound Train
6. I'm On Fire
7. No Surrender
8. Bobby Jean
9. I'm Goin' Down
10. Glory Days
11. Dancing In The Dark
12. My Hometown
croce e delizia di ogni appassionato di Springsteen
che si rispetti: spesso bistrattato perchè troppo
commerciale, orecchiabile, modaiolo; molte volte
idolatrato come gemma assoluta del rock. La veriverità come al solito forse sta nel mezzo: siamo
nel pieno degli anni '80, Springsteen ha da poco
sfornato un lavoro positivo come THE RIVER
(1980) ed uno riflessivo come NEBRASKA
(1982), da molti considerato il vero capolavoro
springsteeniano; il suo livello creativo è al massimo, lo dimostra l'elevato numero di brani che
Bruce registra in questo periodo (molti di questi
allora non pubblicati li ritroveremo poi in
TRACKS e THE ESSENTIAL). Certamente lo
stile dell'album appare spensierato, positivo, sfarzoso; ma ciò spesso è in contrasto con la riflessività dei testi di molti brani come la title-track,
"Glory Days", "My Hometown" e altri. Il disco è
prodotto magistralmente, il suono è sontuoso, la
E-Street gira alla perfezione e Bruce è in forma
sfavillante. La title-track, uno dei brani più celebri
della storia della musica rock e certamente quello
che più rappresenta Springsteen, ha bisogno di
pochi commenti: "Born In The U.S.A." si ama o si
odia, (oppure si ama e poi si odia). Da non tralasciare le celeberrime "Dancing In The Dark" e
“Glory Days”, brani che strizzano l’occhio al pop
ma che si dimostrano irresistibili. In conclusione
un album bello ma non imprescindibile, sicuramente è il più conosciuto e forse il più rappresentativo ma che probabilmente non si può collocare
in cima alla discografia del Boss, nella quale sono
presenti altri lavori magari meno conosciuti, ma
più intensi e maturi. Un disco comunque mitico,
che non può mancare in una discoteca rock che si
James Blunt finalmente è ritornato sulla scena con il
suo secondo attesissimo album in studio, dal titolo
"All The Lost Souls". Il nuovo album arriva quasi 3
anni dopo la pubblicazione di "Back To Bedlam", il
suo primo fortunatissimo album che nei mesi appena
successivi alla pubblicazione aveva raggiunto livelli di
vendite stratosferiche in tutto il mondo, grazie sopratsoprattutto alla spinta di singoli fortissimi e molto
radiofonici come il primo “High”, ma soprattutto il
tormentone “You’re Beautiful”, la struggente
“Goodbye My Lover” e l’originalissima “Wiesemen”.
Il risultato è stato che alla fine il disco si è aggiudicato
il titolo di secondo album più venduto del decennio!
Direi niente male per un artista fino a quel momento
totalmente estraneo all’ambiente dello spettacolo.
Estraneo nel senso letterale del termine, infatti, come
forse saprete, fino a pochi mesi prima della pubblicazione del disco, il giovane Blunt era in tutt’altre faccende affaccendato.
Una delle più grandi paure di tutti i musicisti infatti, in
senso prettamente musicale, è che la fonte della loro
ispirazione si prosciughi. Il che difficilmente finirà
mai per preoccupare James Blunt. Lui ha, e lo si può
dire senza timore d'esagerare, vissuto una vita che
dovrebbe fornire materiale a sufficienza per una dozzina di album. Probabilmente è quello che dicono
tutti i cantautori. Ma qui non stiamo scherzando affatto. Prendete "No Bravery", la canzone che chiude il
suo album di debutto, "Back to Bedlam". Fu scritta
nel 1999 in un campo militare in Kossovo, dove James si trovava come ufficiale in avanscoperta per l'esercito britannico. Di giorno, di pattuglia a Pristina,
teneva la chitarra agganciata all'esterno del suo carro
armato. Di notte, se la portava nella sua camerata,
dove scriveva della sua vita di ventiduenne difensore
della pace nel periodo immediatamente successivo ad
una delle guerre civili più sanguinose del decennio.
Quando scriveva e cantava nell'immobilità delle prime
ore della notte, il resto della sua unità gli urlava di fare
meno chiasso ma lui chiasso è sempre riuscito a farne.
"'No Bravery' è l'unica canzone che ho scritto per
intero in Kossovo. Scrivevo mentre me ne stavo a
letto con ancora gli stivali addosso. Dovevi dormire
con gli stivali. La canzone è fatalista. E lo è anche il
resto dell'album," racconta lo stesso Blunt con ironia.
Ma la sua esperienza in Kossovo è solo uno degli aspetti di un artista che è destinato a farsi strada. Per
gran parte degli addetti ai lavori James è una scoperta
- un'anima di quelle che esistevano solo un tempo, in
qualche modo ancora priva di cinismo, nonostante
tutto quello che è passato davanti ai suoi occhi, un
giovane cantautore che sembra faccia questo mestiere
da anni, con una voce stupefacente. Elton John, con il
quale condivide il manager, ritiene che la "You're Beautiful" di Blunt sia la versione moderna e legittima
della sua "Your Song". Un paragone intelligente, perché a detta di molti "Back to Bedlam" ricorda i momenti migliori dei primi anni di carriera di Sir Elton.
La cosa strana è che una famiglia di militari come i
Blunt - anche suo padre era nell’esercito, abbia dato
i natali ad uno come James. Dopo essersi laureato
alla Bristol University, entrò nell'esercito, "perché
mio padre insisteva che lo facessi". Alla fine divenne
capitano e fu il primo ufficiale britannico ad entrare
a Pristina, alla testa di una colonna di 30.000 soldati
inviati con il solo scopo di mantenere la pace. CoComunque, la musica è sempre stata la sua passione.
In realtà è cresciuto in una casa senza musica, non
possedevano neppure un lettore CD, quindi James
iniziò ad appassionarsi di musica soltanto tardi.
"Mio papà era molto pratico e considerava la musica
come semplice rumore .L'unico lettore CD era quello dell'auto e avevamo soltanto tre CD - 'American
Pie' e un paio dei Beach Boys. "Tuttavia, quando si
allontanò dalla famiglia per studiare, imparò a suonare il piano, poi partecipò ad un musical allestito
dalla scuola e da lì nacque tutto il resto. Da quel
giorno, ascoltò ed imparò quanto più poté. Infatuazioni per i Queen e i Dire Straits andarono e vennero. A 14 anni prese in mano la chitarra di un amico
ed incominciò a suonarla ascoltando "Nevermind"
dei Nirvana e subito dopo scrisse la sua prima canzone. La sua adolescenza fu una battaglia tra gli insegnanti, intenzionati ad imporgli un certo tipo d'educazione e se stesso, allo stesso modo determinato
a fare della musica il suo lavoro. Armato con "alcuni
demo scadenti" registrati precedentemente, nel 2002
lasciò l'esercito per diventare un musicista a tempo
pieno. I suddetti pezzi scadenti furono però dimostrazione sufficientemente convincente della sua
voce penetrante e delle sue canzoni squisitamente
personali da procurargli sia un contratto di
management sia di edizioni da lì a pochi mesi. "E
poi incontrai Linda Perry [cantautrice-produttrice di,
tra gli altri, Pink e Christina Aguilera]…il mio editore le diede alcune canzoni, io andai a suonare al
South by Southwest e lei mi offrì un contratto con
la sua etichetta, la Custard Records," racconta James, ancora mezzo-stupito dall'intera faccenda. Nel
Settembre 2003 James volò in California per registrare il suo album, quello che poi è diventato "Back
To Bedlam", il suo debutto già destinato ad entrare
tra i classici delle musica pop contemporanea.
Ora a tre anni di distanza dal suo debutto e un cd
dvd live acustico uscito nel frattempo, dal titolo
“Chasing Time: the bedlam sessions”, finalmente
James è pronto a dar prova del suo talento con la
prova forse più difficile per un’artista: il secondo
disco, ovvero quello in cui devi dimostrare, specialmente se il debutto è stato particolarmente brillante
come è successo a James, non solo di essere
all’altezza del primo lavoro, ma di essere cresciuto e
maturato sia artisticamente che musicalmente. E
non è affatto facile. Molti artisti finita la carica di
entusiasmo e di adrenalina degli esordi, una volta
assaporato il successo, sono scivolati sul secondo
album. Comunque siamo convinti che questo non
sarà sicuramente il caso di un’artista serio come lui.
Il primo singolo estratto da "All The Lost Souls", uscito
lo scorso 14 settembre su etichetta Custard/Atlantic
Records s'intitola "1973" ed è in rotazione nelle radio già
a partire dagli ultimi giorni di luglio.
"All The Lost Souls" è stato registrato e mixato a Los
Angeles con il produttore Tom Rothrock, che aveva
collaborato con Blunt per "Back To Bedlam". Il nuovo
album contiene diverse canzoni che il pubblico del cantautore inglese aveva già avuto modo di apprezzare durante i concerti in supporto di "Back To Bedlam" del
2006 tra cui "1973", "I Really Want You", "Same Mistake" e "Annie". Tutti I brani di "All The Lost Souls" vedono la partecipazione della band che fin dall'inizio ha
sempre accompagnato James: il tastierista Paul Beard, il
chitarrista Ben Castle, il bassista Malcolm Moore e il
batterista Karl Brazil.
"Non ho assolutamente sentito alcuna pressione," dichiara Blunt. "Avendo venduto oltre 11 milioni di dischi,
so che le possibilità di ripetermi sono minime. Quindi,
invece di prefiggermi quello come meta, decisi di fare
qualcosa che mi divertisse fare, un disco che mi rendesse
davvero felice. In un certo senso, è stata una liberazione.
Questo album mette in luce la mia crescita come compositore e come musicista, mostra quanto io sia maturato come persona e in un certo senso documenta questi
sviluppi".
La pubblicazione nell'ottobre 2004 di "Back To Bedlam"
segnò l'inizio di una storia davvero notevole. Grazie alle
sue canzoni avvincenti, alla sua voce affascinante e ad
una presenza carismatica, James si costruì, gradualmente
ma costantemente, un seguito di appassionati che diventava sempre più esteso dopo il passaparola di coloro che
avevano la fortuna di vederlo su un palcoscenico.
A due anni di distanza, "Back To Bedlam" ha venduto
qualcosa come 11 milioni di copie in tutto il mondo e
James è diventato un inaspettato re delle classifiche, passando da musicista sconosciuto a superstar internazionale. L'album restò al Numero Uno della classifica britannica per nove settimane mentre "You're Beautiful" restò
in cima a quella dei singoli per cinque. Nel 2005, James
divenne l'artista che vendette di più nel Regno Unito,
aggiudicandosi due prestigiosi BRIT Award.
"Back To Bedlam" arrivò al Numero Uno in 16 paesi
intorno al mondo e restò al Numero Uno nella classifica
dei 100 Album più venduti in Europa per oltre due mesi.
Presto arrivarono anche due World Music Award e un
MTV Europe Music Award.
Negli Stati Uniti, "Back To Bedlam" ricevette il Doppio
Disco di Platino mentre James si aggiudicò ben cinque
nomination ai Grammy e due MTV VMA Award.
Quando "You're Beautiful" arrivò al Numero Uno nei
Billboard Hot 100, Blunt divenne il primo artista britannico ad arrivare in cima alla classifica americana dei singoli dopo Elton John con la versione del 1997 di
"Candle In The Wind".
Vedremo se con questa seconda fatica riuscirà a mantenersi sugli stessi livelli di vendite di quel suo brillantissimo esordio. Certo, l’impresa di bissare questi numeri è
quasi impossibile, ma nella musica non si sa mai...
Sentir parlare di "echi, silenzio, pazienza e grazia" a
proposito dei Foo Fighters, può suonare strano.
Eppure, l’energica band di Dave Grohl, ex batterista dei mitici Nirvana, ha deciso di intitolare così
Echoes, Silence, Patience and Grace, il nuovo album in uscita tra pochi giorni, più precisamente in
Italia sarà pubblicato il 21 settembre 2007 su etichetta Roswell/RCA. “Echoes, Silence, Patience
And Grace” è il sesto lavoro in studio della band di
Dave Grohl, prodotto da Gil Norton (che nel 1997
aveva lavorato al doppio platino “The Colour And
The Shape”, in Italia pubblicato venerdì 6 luglio
2007 in versione rimasterizzata con l’aggiunta di 6
bonus track) e arriva qualche mese dopo la pubblicazione del cd live acustico da l titolo “Skin and
Bones”.
Il disco sarà destinato a stupire i fan non solo nel
titolo, ha assicurato l’ex Nirvana nel corso di
un’intervista rilasciata a Billboard. Accanto a brani
di puro rock, ce ne saranno infatti altri caratterizzati da improvvisi cambi ritmici e stilistici. Non a
caso, il cantante e chitarrista parla in questo modo
delle influenze del disco: "È sempre stato il mio sogno mescolare Steely Dan e NoMeansNo", citando due gruppi
famosi - seppure secondo diverse modalità - per la commistione di jazz, rock e altri generi musicali. Erase Replace e
Let It Die, due dei nuovi brani, costituiscono chiari esempi
in questo senso. Ma in realtà ce ne sarà per tutti i gusti: da
canzoni uptempo in grado di scuotere le arene come “The
Pretender” e “Cheer Up Boys, Your Makeup Is Running”,
a pezzi meno convenzionali come “The Ballad Of The
Beaconsfield Miners”, in cui Grohl e la chitarrista Kaki
King danno prova (soprattutto quest’ultima, in realtà) delle
loro doti di fingerpicking. La genesi di questo brano strumentale è legata a un curioso aneddoto. Tempo fa, due
minatori della Tasmania rimasero bloccati sottoterra per
ben due settimane: fra i generi di conforto da loro richiesti,
figurava un I-Pod con dentro le canzoni dei Foo Fighters,
per tirarsi su di morale. Grohl non solo fece recapitare un
messaggio registrato con cui tentava di rincuorare gli sventurati, ma promise anche di invitarli a uno qualsiasi dei loro
concerti. Proprio dopo un'esibizione alla Sidney Opera
House conobbe uno dei due minatori tratti in salvo e si
prese con lui una sbronza colossale, durante la quale giurò
solennemente di incidere una canzone sull’intera vicenda.
L’album, che segue a distanza di due anni “In Your Honor”, album di grande successo trainato da singoli molto
trasmessi come l’apripista “The Best of You”; non è quindi
difficile immaginare che anche quest’ultimo album sarà un
successo.
La loro storia sembra la sceneggiatura per un film campione
d´incassi: quattro ragazzi tedeschi diventano le più grandi star
che la loro natia Germania dell´Est abbia conosciuto negli ultiultimi 20 anni : album al N° 1 nelle classifiche, concerti davanti
a 10/20 mila persone e tanti premi vinti. In poco tempo, la
band allarga il campo di battaglia per soddisfare la grande e
crescente richiesta non solo dai fans impazziti per loro ma anche da parte dei mass media. L´attenzione è tutta sul cantante
Bill e il chitarrista Tom - gemelli identici ma di diversissima
personalità, con una filosofia in comune che invita a lottare per
i propri sogni. Bill colpisce subito per la sua immagine particolarissima, molto androgina, come la sua voce del resto
(ascoltando il pezzo per radio si fatica a capire che si tratti di
una voce maschile), con piercing e tattuaggi, e senza alcuno
sforzo riesce a mandare in delirio le ragazze di mezza Europa,
mentre il fratello Tom ha un look hip hop che non passa di
sicuro inosservato. Registrano e pubblicano due album in lingua tedesca di brani orecchiabili e ricchi di chitarre, e, con il
primo album in lingua inglese la febbre Tokio Hotel contagia
tutto il continente. Bastano queste poche righe riportate sul
sito ufficiale della band per raccontare la storia di questi quattro ragazzi nemmeno diciottenni (hanno pubblicato il primo
disco all’età di tredici anni), che con il loro disco “Scream”, il
terzo per loro, ma il primo in lingua inglese, stanno creandosi
consensi in diversi paesi. Il gruppo è costituito, oltre che da i
già citati gemelli Bill e Tom Kaulitz (rispettivamente voce e
chitarra), da Georg Listing (basso) e Gustav Schäfer (batteria).
Nel 2001, Bill e Tom incontrano Gustav, in occasione di un
concerto a Magdeburg. Gustav gli presenta a sua volta Georg
che conosceva dal conservatorio. Insieme formano i Devilish
ed iniziano ad esibirsi in numerosi club di Magdeburg e dintorni, in Germania. Nel 2003 Bill Kaulitz partecipa al Talent-Show
Star Search e viene notato da Peter Hoffmann che inizia a fare
strada al gruppo attraverso numerose esibizioni. Nel 2004, i
Tokio Hotel iniziano a lavorare con un gruppo di produttori di
Amburgo: Peter Hoffmann, Pat Benzner, Dave Rothe e David
Jost, che contribuiscono a rendere il loro approccio più professionale. Hoffmann e Jost hanno composto e prodotto dei remix per numerosi artisti: The Doors, Falco, The Corrs, Sarah
Brightman e Faith Hill. Nel 2005, i Tokio Hotel ottengono un
contratto con la Universal Music. In un'intervista i membri del
gruppo hanno spiegato la scelta del loro nome. Desideravano
che il loro nome riflettesse una grande città dinamica, per questo hanno deciso di considerare Tokyo (Tokio in tedesco). A
ciò, aggiunsero la parola Hotel che, ai loro occhi, è un simbolo
del gruppo in quanto vanno da città in città e da hotel in hotel.
Il video del primo singolo Durch den Monsun (Attraverso il
monsone) inizia ad essere trasmesso nelle varie tv musicali tedesche a partire dal luglio 2005 e in breve tempo il gruppo conquista un gran numero di fan. A fine settembre 2005 viene
pubblicato il primo album “Schrei”, che raggiunge immediatamente la vetta delle classifiche tedesche. Il 23 febbraio 2007
viene pubblicato in Germania il secondo album “Zimmer 483”,
anch’esso un successo di vendite. Il 1° giugno 2007 pubblicano
il loro terzo album “Scream”, anticipato dal tormentone
“Monsoon”, in cui si possono trovare i successi dei loro album
precedenti tradotti in inglese, con il quale i Tokio Hotel si apprestano al debutto nella classifiche estere. (Per saperne di più
su “Scream” guarda anche la sezione delle recensioni).
Quinta Puntata
Intervista a cura di: Chef Mene
Come sapete bene, lo scopo di questa nostra sezione non è semplicemente quello di raccontarvi il
mondo dorato dello show-biz di cui sentiamo normalmente parlare in televisione o di cui leggiamo sui
rotocalchi. Lo scopo è quello di far capire ai lettori
attraverso i racconti dei protagonisti le varie storie
dei personaggi che popolano il mondo della musica,
le difficoltà di quelli che suonano soprattutto per
passione, le gioie e le soddisfazioni, ma anche gli
ostacoli e le delusioni. Insomma, sicuramente non è
così facile e bello come si può immaginare. E può
succedere anche che per diversi motivi ad un certo
punto si arrivi alla difficile di scelta, la maggior parte
delle volte è dettata però da concrete necessità, di
mollare tutto, di abbandonare i sogni di gloria e di
cercare strade magari meno affascinanti e allettanti,
ma sicuramente più sicure. Purtroppo non si può
vivere di sola passione. Così può capitare che gli
artisti si ritirino e che le band si sciolgano. Questo
mese abbiamo incontrato per voi Alessandro Bergamasco, batterista di talento ex componente di un
gruppo abbastanza ben lanciato all’epoca, che ad un
certo punto della sua carriera ha deciso di mollare la
professione di musicista per poter concentrare tutte
le sue energie sul suo lavoro attuale. Cerchiamo così
di capire quali possono essere i motivi che portano
una band a sciogliersi e cosa cambia nella vita di un
musicista che ad un certo punto decide di non esibirsi più.
Incontriamo Alessandro a
Venezia, dove tutt’oggi
vive e lavora come Chef
De Rang in un importante
ristorante. Ha 28 anni e ha
cominciato a suonare la
batteria nel ‘95, quando,
dopo essergli stato negato
dalla madre il permesso di
suonare il sassofono per
paura della troppo
“baccano” che avrebbe
causato in casa, si è comprato un paio di bacchette
e ha cominciato a suonare
sulle pentole della cucina,
promettendo che avrebbe
Testi: Bugs!
continuato a picchiare sulle pignatte finchè non gli
avesse accordato il permesso di suonare la batteria.
Alla fine naturalmente ha vinto la battaglia e ha cominciato a prendere confidenza con lo strumento.
Nell’autunno del 2002 la svolta: per iniziativa di
Stefano Rubini (cantante) e Gianluca Zennaro
(bassista), ex componenti dei “Toom”, nascono gli
Sliding Colours. Dei Toom faceva parte anche Alessandro, che viene contattato per entrare a far parte
del gruppo insieme anche al chitarrista Michele Tagliapietra, un amico comune. Arrivano i primi live
nei pub e nei locali di Venezia e poi nel maggio 2003 si chiudono in studio per registrare un demo di
sette brani. Le cose iniziano a girare per il verso
giusto, quando Alessandro decide, per motivi che ci
racconterà lui stesso nel corso dell'intervista, di lasciare il gruppo e dedicarsi ad attività del tutto estranee al mondo della musica. (Intanto il progetto Sliding Colours è andato avanti, nel gruppo è entrato
Riccardo Mavaracchio, è arrivato un contratto discografico oltre alla pubblicazione di “Sunrise”, il
primo album vero e proprio della band. Nel 2006
poi, improvvisamente, poche righe sul sito ufficiale
della band annunciano la fine del gruppo). Quali
sono i motivi che spingono un musicista a lascare il
mondo della musica per dedicarsi a tutt'altro? Non
ci resta che farcelo raccontare: benvenuti alla quinta
puntata di Anderview.
Ciao Alessandro, grazie per averci concesso qualche
minuto per la nostra intervista. Cominciamo:
Il vostro genere è stato definito “Emo”, sei d’accordo
con questa definizione? Puoi spiegare ai meno esperti
cos’è di preciso l’ “Emo”?
Non sono molto d’accordo con la definizione che ci hanno
accollato per quanto riguarda il genere musicale proposto
dalla nostra band, soprattutto agli inizi quando il nostro stile
era più simile a un rock-melodico, adatto a tutte le persone,
in modo tale da poter conquistare una schiera più ampia di
fan. Esistono tante interpretazioni del genere “Emo” ed il
nostro è stato solo un adeguamento a come la critica ci ha
inquadrato all’interno dei generi musicali. A questo proposito non si può dare una definizione ben precisa a questo
stile, che di per se raccoglie molte influenze musicali, in
generale posso dire che all’ “Emo” si può dare la definizione di “bel rock melodico”.
In questo momento l’ “Emo” sta avendo una diffusione e un gradimento di pubblico senza precedenti, come mai avete deciso lo scioglimento in un momento
potenzialmente così favorevole per la vostra carriera?
Non posso sapere il perché dello scioglimento degli
“Sliding Colours”, per il semplice fatto che quando io sono
andato via dal gruppo, loro hanno continuato a suonare con
successo, incidendo un album, facendo molte altre serate.
Personalmente ti posso dire che ho deciso di lasciare la
band per motivi personali legati all’amore e al lavoro. Gli
altri componenti della band avevano cominciato ad interpretare la musica come un vero e proprio lavoro, mentre
per me è sempre stato un grande, grandissimo hobby, io
sono andato via e loro hanno continuato a suonare con
successo. Per me era impossibile conciliare il mio mestiere
con le esigenze della band, forse è stato un bene per il gruppo che io abbia lasciato, loro hanno potuto proseguire, senza che io diventassi una via per precludersi. Attualmente
sono tre ex-componenti che stanno continuando a suonare
insieme: Michele Tagliapietra, Gianluca Zennaro e Riccardo
Mavaracchio, il nuovo batterista assoldato quando ho dovuto lasciare la band e al quale va il merito dell’album
“Sunrise”, pubblicato dopo il demo “Sliding Colours”.
Sappiamo che voi, componenti del gruppo, avevate
gusti musicali particolarmente variegati e differenti. E’
stato mai un ostacolo o un motivo di attrito all’interno
della band? Come siete arrivati alla definizione del vostro genere?
Motivo d’ostacolo? Si, per alcune canzoni, ci sono stati
molti disaccordi sui passaggi melodici. Anche se collettivamente appartenevamo alla stessa
radice musicale, questo non portava all’accordo complessivo del gruppo in tempi veloci. Per esempio, tanto per capirci, un passaggio di batteria non sempre può essere seguito
dal chitarrista o piacere al chitarrista, e questo può essere un
motivo di attrito.
Il modo in cui abbiamo uniformato il nostro genere dipende dalla costanza con cui ci siamo allenati nei momenti più
difficili, per alcuni testi abbiamo provato singoli passaggi
per intere settimane. In conclusione è stato importante far
coincidere le nostre individuali vie di mezzo, con un unico
punto d’incontro, basato sulle potenzialità di tutti noi.
Come sono nati i brani che compongono il vostro demo? Li scrivevate insieme? Qual’era
l’apporto dei vari componenti?
I testi del nostro demo “Sliding Colours” li ha scritti
il chitarrista-cantante Stefano Rubini, mentre un
solo testo è nato dalla nostra collaborazione complessiva.
Essenzialmente si partiva dall’idea di Stefano e lo si
cominciava a seguire con i ritmi di base. Il passo
successivo era quello di segmentare la canzone, ossia
dividerla in più parti come ad esempio: strofa, ritornello… aggiungendo così sempre più musicalità nel
rispetto dei tempi.
Abbiamo passato moltissime ore tutti insieme nella
sala prove, dove le nostre pause erano pochissime.
Passavamo più di 4 ore di seguito solo per effettuare
le prove di base, per procedere a quella che era poi
la vera e propria costruzione delle canzoni. Questo
era il nostro enorme apporto collettivo.
aprire concerti, questo è un buon metodo iniziale
per farsi strada!
Da considerare anche il fattore Fortuna, ossia è possibile che durante alcuni concerti ci siano dei produttori interessati alla musica proposta da un gruppo.
Subito dopo viene la propaganda, il sapersi presentare significa continuare nei migliori dei modi una
certa strada intrapresa.
Infine come ultimo, ma non da sottovalutare c’è
l’aspetto economico, che passa spesso in secondo
piano, soprafatto dall’energia che i vari componenti
del gruppo spendono per la realizzazione del loro
progetto. I costi inizialmente non sono poi così
grandi, ma il costo in soldi viene messo da parte,
perché quello che si sta facendo è una cosa per se
stessi, per cercare di buttarsi avanti in quella strada
difficile che è il mondo della musica. Tutte le spese
affrontate, che variano dai trasferimenti, l’acquisto
di nuovo materiale, soggiorni in città diverse durante
Quali sono le principali difficoltà che un gruppo i concerti e i festival…solitamente rientrano con la
di giovani musicisti incontra per la pubblicazio- diffusione dei Cd ai concerti.
ne di un primo demo?
Quale brano del demo “Sliding Colours” prefeUna parola… MOLTE!
risci e perché?
La cosa più importante per un gruppo di nuova for- Questa domanda mi mette un po’ in difficoltà, in
mazione è senz’altro basata sulle conoscenze, che buon senso… non c’è un unico brano che preferinon devono essere necessariamente legate o suppor- sco, tutti sono nati dalla voglia di fare e la passione
tate da una casa discografica importante o una mar- per la musica, tutte le canzoni sono ore e ore di proca. Le conoscenze giuste primarie, sono la collabo- ve, sono tutte farina del nostro sacco e personalrazione con gruppi diversi con la quale esibirsi o mente le trovo tutte bellissime! Non me la sento di
dare un giudizio a quello
che è un lavoro
d’insieme, certo che in
alcune canzoni preferisco alcuni passaggi, ma
anche in altre apprezzo
il lavoro del singolo
membro del gruppo.
Il lavoro che abbiamo
presentato al pubblico
nasce da un gruppo di
ragazzi che sono cresciuti insieme, non si
sono solamente ritrovati
per strada o in un locale,
dalla scuola fino ai momenti più recenti, abbiamo passato insieme tutta
la nostra giovinezza.
Il tutto è il frutto della
nostra amicizia, il nostro
demo nasce da “menti
contorte” con non pochi casini! Potrai ora ben
capire quale valore superiore si cela attorno alle
nostre canzoni.
Cosa vuol dire fare musica in una scena come quella
veneziana, che di sicuro non è viva come quella milanese o romana per esempio? Si riescono comunque a
trovare gli spazi adatti in cui esibirsi?
A Venezia è praticamente impossibile fare musica negli spazi adatti o al quantomeno sufficientemente attrezzati. Si
parla di eventi sporadici, soprattutto concentrati nei periodi
estivi, quando vengono organizzati concerti sulla spiaggia
dai gestori dei bagni locali, quindi una band se fortunata e
conosciuta, può fare “affidamento” a un concerto ogni estate, questo dimostra quanto sia un panorama stupidissimo
per la musica. Forti sono anche alcune lacune a tal proposito, manca la voglia di spronare i giovani, così come manca
la volontà dei grandi per quanto riguarda un discorso più
economico e non morale, che si tramuta in soldi! A parte
qualche centro sociale, non c’è nulla per far portare avanti
un gruppo.
Se un locale avesse la possibilità di far suonare anche soli 2
gruppi al giorno, ci sarebbero manifestazioni live tutte le
sere, in questo modo i locali avrebbero lavoro sicuro, così
come le band stesse. Tutte queste difficoltà e mancanze
organizzative, hanno fatto si che i gruppi si siano spostati in
città più ospitali, quì nelle vicinanze, come ad esempio Verona. Personalmente penso che sarebbe molto meglio valorizzare di più la città per le passioni dei giovani.
Un gruppo che sembrava piuttosto ben avviato: la produzione di un demo, la partecipazione a diversi festival
anche abbastanza importanti… e poi? Cosa è mancato
per fare il salto di qualità?
Cosa è mancato??? E’ mancata la dritta , la conoscenza giusta. Avevamo spedito copie del nostro demo a moltissime
case discografiche più grandi della nostra dell’epoca, sfortunatamente però, tutti i contatti che ci eravamo creati non
avevano mai avuto una risposta. Nonostante tutto grazie al
super lavoro dei membri del gruppo, che si interessavano
dell’organizzazione delle serate, siamo riusciti a esibirci in
alcuni concerti e questa fu la spinta che motivava di più
ancora la nostra voglia di fare che era presente e costante.
Quali sono le soddisfazioni più grandi che hai
avuto con gli “Sliding Colours”? C’è qualche
momento che ricordi con particolare piacere?
Ci sarebbero moltissime soddisfazioni e momenti
che ritengo più belli da raccontarti, ma di sicuro la
soddisfazione maggiore in assoluto è stata quella di
riuscire a tornare a suonare insieme con chi sono
cresciuto, i vecchi e sempre migliori amici, i momenti più belli sono tutti quelli in cui siamo riusciti a
ri-convivere una passione che c’era da tempo. Trovarsi per andare a suonare, trovarsi anche dopo le
prove per una birra, trovarsi dopo i concerti… sono
stati tutti momenti molto belli e significativi che
ricorderò con piacere, così come anche tutte le magagne da risolvere erano momenti bellli!
Posso dire che insieme non abbiamo vissuto situazioni brutte, il nostro forte legame di amicizia è stato il nostro valore più grande: siamo cresciuti insieme al gruppo.
che mi sono comperato una batteria nuova! Con la
musica non si finisce mai!
Mi diverto strimpellando con conoscenti per un
paio d’ore alla settimana. Non è più frequente come
una volta, non è più un impegno che stava diventando un probabile lavoro, che comunque non ritengo
sicuro come quello che ho ora, ma è solo una gran
passione.
Tirando le somme della tua esperienza con gli
“Sliding Colours”, saresti pronto oggi a ripetere
tutte le scelte che hai fatto all’ora e quanto credi
che la musica possa rappresentare una strada
concreta per il successo?
Tirando le somme... tutto quello che ho fatto lo rifarei! Le scelte che ho fatto al tempo sono state effettuate per fattori che considero più importanti. Se
non ci fosse stato il problema del mio lavoro ben
avviato e mi fossi sentito più “un uccello di bosco”
non avrei mai abbandonato le scene musicali, se la
spinta fosse stata maggiore avrei continuato a suonare.
La musica può essere una strada concreta per il successo solo se la calcoli come un lavoro e se le spinte
iniziali sono buone. Tutto questo significa ottenere
successo. Come semplice hobby puoi fare concertini, qualche serata, ma tutto conta per ottenere glorie
maggiori: dal musicista alla casa discografica sono
tutte chiavi che possono aprire da 2 a 200 porte!!!
Oggi la musica che posto ricopre nella tua vita?
Continui a suonare? Sei in cerca di un gruppo o
hai chiuso definitivamente con il professionismo?
A oggi la musica mi è rimasta nel cuore e per sempre ci rimarrà! Ho cominciato per gioco solo per il
fatto che mi piaceva e mi piace tutt’oggi. Ora non
suono con un gruppo, ma per il mio piacere personale; non avrei tempo di far coincidere il mio lavoro
con il tempo che dovrei dedicare a quella che ora è
rimasta solo una gran passione. La musica esiste Un saluto a tutti gli affezionati lettori di Anancora in me, così come la voglia di far bene, tanto dergr@und Mag@zine!!!
Nuovo capitolo nella storia ormai decennale della band
canadese originaria di Ajax, nell’Ontario, Sum 41, rimasti
orfani dello storico chitarrista chitarrista Dave Brownsound che ha abbandonato ufficialmente la formazione
l’11 maggio dello scorso anno. Come dichiarato dallo stesso chitarrista, "il gruppo aveva ormai perso l'ironia che li
aveva contraddistinti e, nonostante l'attenzione da parte
delle case discografiche fosse ancora alta, non sentiva più
buone sensazioni da parte delle stazioni radiofoniche".
Stanco delle critiche nei confronti della band, Brownsound
ha deciso così che avrebbe concentrato i suoi sforzi unicamente sui Brown Brigade, gruppo con il quale avrebbe potuto da un lato dimostrare la sua abilità con la chitarra, omaggiando le tre band che l'avevano portato a suonare musica, Anthrax, Megadeth e Metallica, e, dall'altro, recuperare
nei testi delle canzoni il senso dell'humor perso nei dieci
anni di carriera con i Sum 41. Da quartetto dunque sono
divenuti un power-trio, sempre capitanato dal
cantante/chitarrista Deryck ''Bizzy D'' Whibley, che nel
frattempo si è “messo a posto”, e si è sposato con una ormai vecchia conoscenza per gli appassionati di musica, la
ribelle Avril Lavigne. Prima di mettersi in studio per incidere questo nuovo album ricordiamo che il leader del gruppo
aveva collaborato alla realizzazione del nuovo album della
sua giovane sposa, intitolato "The Best Damn Thingh",
uscito qualche mese fa; e poi ha scritto e prodotto tutte le
canzoni che compongono questo nuovo album (il 4° per la
Island US). Attualmente la formazione è quindi composta,
oltre che da Whibley, da Jason ''Cone'' McCaslin (basso) e
Steve ''Stevo32'' Jocz (batteria). Stilisticamente il nuovo
album della formazione continua a ricalcare le orme degli
album precedenti; ovvero un originale
(adesso forse non troppo, ma lo era dieci
anni fa) miscela di punk-rock rauco ed heheavy metal tonante che li ha resi famosi
(Per maggiori dettagli leggi la recensione).
“Undercalss Hero”, questo il titolo del nuovo album nei negozi dallo scorso luglio,
arriva dopo "All Killer No Filler", "Does
This Look Infected" e "Chuck", i successi
del passato che hanno portato i Sum 41 ai
vertici delle classifiche punk-rock e che gli
hanno fatto vendere qualcosa come sette
milioni di copie in
tutto il mondo.
“Underclass Hero” è stato anticipato
dall’omonimo singolo “Underclass Hero”,
già da mesi in rotazione in radio e tv musicali; il ritornello di Underclass Hero è lo
stesso di “Subject to Change”, canzone
contenuta in “Chuck”. Deryck ha spiegato
la sua scelta affermando che la canzone
originale non ha mai avuto un vero e proprio argomento (da qui il nome della canzone, “Subject to Change”, ovvero argomento
da cambiare), e perciò egli si era ripromesso
di utilizzare il ritornello in un'altra canzone.
Oltre ad “Underclass Hero”, la band ha
rilasciato un altro singolo: “March of the
Dogs” (disponibile solo su iTunes) canzone
molto vicina a “Chuck”, ma anche l'unica
del disco a parlare di politica. In essa è narrata tra l'altro la morte del Presidente degli
Stati Uniti d'America, oltre a duri commenti
nei confronti di George W. Bush, causando
aspre critiche nei confronti della band, specie da parte degli ambienti conservatori, che
additano i Sum 41 come irresponsabili che
non hanno il diritto di criticare il Presidente
statunitense poiché, tra l'altro, essi non sono americani, ma canadesi. “March of the
Dogs” non è però il primo episodio di polemiche da parte dei Sum 41 sull'attuale
Capo di Stato americano, verso il quale sono sempre stati molto critici. Tra l'altro, già
un'altra canzone, “Moron” (ritardato mentale, deficiente), bonus track di “Chuck”
suonata a Rock Against Bush, è considerata
come un duro biasimo nei confronti di
Bush.I membri dei Sum 41 iniziano la loro
carriera musicale in band rivali durante le
scuole superiori; il loro incontro è avvenuto, come affermato da loro stessi, durante
un concerto delle Hole, 41 giorni dopo l'inizio dell'estate del 1996 (da qui il nome Sum
41). La band aveva originariamente il nome
di Kaspir, mutato poi nell'attuale a seguito
di un concerto per la società di promozione
ed organizzazione di concerti Supernova, il
28 settembre 1996. Fu Greig Nori dei Treble Charger, loro futuro manager e produt-
tore, a scoprirli in uno show della stessa Supernova all'Opera House di
Toronto il 24 febbraio 1996. Cone, l'attuale bassista, si aggregò al gruppo successivamente, nel 1999, in sostituzione di Mark Spicoluk. Dopo
aver firmato un contratto con la Island Records, nel 1999, la band ha
composto 5 album completi, un EP e 16 singoli. Nella loro carriera hanno eseguito più di 600 concerti, e sono divenuti famosi per i loro tour,
che arrivano a toccare le più varie località del mondo ed a protrarsi a
volte oltre un anno. Il primo CD dei Sum 41 esce il 27 giugno 2000 con
il titolo “Half Hour of Power”, ma alcuni lo considerano come un semplice EP. Il primo singolo estratto da quest'album è “Makes No Difference”, che è stato utilizzato come colonna sonora nei film Summer
Catch, Bring It On, Maial College e Out Cold e nei videogiochi Dave
Mirra Freestyle BMX 2 e NHL 2002. La canzone “What I Believe” è
stata utilizzata nel film Fatti, strafatti e strafighe. Il secondo CD dei Sum
41, il primo album vero e proprio, viene messo in vendita l'8 maggio
2001 con il titolo di “All Killer No Filler”. Il primo singolo sul mercato,
“Fat Lip”, ha scalato le classifiche di tutto il mondo durante l'estate. La
popolarità della band cresce notevolmente anche a seguito delle performances del Warped Tour svoltosi in quell'anno. Il 26 novembre 2002 i
Sum 41 pubblicano il loro secondo album completo, “Does This Look
Infected?”, a poco più di un anno di distanza da “All Killer No Filler”.
Con quest'album il gruppo inizia lentamente a cambiare la propria tipologia di musica, introducendo un nuovo stile ma mantenendo il suono
armonioso che lo contraddistingue. Da questo momento in poi la strada
è tutta in discesa, seguirà il già citato “Chuck” del 2004 fino ad arrivare
ai giorni nostri. “Underclass Hero” è sicuramente un album più curato e
più maturo dei precedenti, anche se non presenta grossissime novità
stilistiche. Accontenterà quindi i fan di vecchia data e strizzerà l’occhio a
tutti i possibili nuovi estimatori del gruppo.
Un songwriter geniale come ne sono rimasti pochi.
Cantautore ispirato e chitarrista dalla versatilità stilistilistica davvero unica, Ben Harper nasce il 28 ottobre del 1969 a Pomona, in California, a 50 miglia da
Los Angeles. La passione per la musica è nel dna
della sua famiglia: i nonni posseggono un negozio di
strumenti musicali, il padre suona la batteria e la
madre canta e suona la chitarra. Cresciuto in
quest'ambiente stimolante, durante la sua gioventù
Ben riceve una quantità impressionante di input
musicali di ogni tipo: blues, folk, soul, r&b e reggae
su tutti. Tra i suoi miti giovanili figurano Jimi Hendrix e Bob Marley, Skip James e Bob Dylan. A 6
anni comincia a strimpellare la chitarra; a 12 si esibisce già davanti a una platea; ben presto si specializza
nello slide style tipico della Weissenborn affinando
in pochi anni uno stile tutto suo. Nel 1992 Ben Harper è già un'artista eclettico e completo: è in grado
di spaziare con disinvoltura da un reggae classico a
un tristissimo blues, da un pezzo hard rock a una
ballata acustica. Tutto è pronto per il suo debutto,
che avviene puntualmente per la Virgin Records nel
1994 con "Welcome To The Cruel World", che riscuote recensioni più che positive. Nel 1995 viene
pubblicato il secondo album, "Fight For Your
Mind", che sviscera ancora temi cari ad Harper,
quali la libertà in senso lato e la libertà di espressione. I due album successivi, "The Will To Live"
(1997) e "Burn To Shine" (1999), ci propongono un
Ben Harper inusuale, propenso a un suono più
commerciale, pur conservando la solita profondità
dei testi. I dischi vengono registrati con l'accompa-
Innocent Criminals, band che comprende Juan Nelson
al basso, Dean Butterworth alla batteria e David Leach
alle percussioni. Nei primi mesi del 2003 prende vita il
sesto progetto discografico, "Diamonds On The
Inside", giudicato da molti estimatori il suo disco più
completo: 14 brani molto diversi tra loro ma che alla
fine sono tenuti insieme benissimo dalla sensibilità
artistica e dal gusto estetico del suo autore, considerato da molti l'ultimo dei grandi cantautori della vecchia
guardia. Sempre nel 2004, il songwriter e chitarrista
californiano intraprendere un tour con il collettivo di
cantanti gospel ultraottantenni Blind Boys Of Alabama: la collaborazione è talmente esaltante e ben riuscita che prosegue anche in studio di registrazione, dando vita all'album "There Will Be A Light", pubblicato
nel settembre dello stesso anno. Per l'autunno e l'inverno 2005 l'instancabile Ben Harper è ancora in studio di registrazione, questa volta con gli storici compagni di strada Innocent Criminals, per lavorare a nuovo
progetto. Nel frattempo il cantante e chitarrista sposa
l'attrice Laura Dern, sua compagna ormai da parecchi
anni. Nel marzo 2006 viene quindi dato alle stampe il
doppio album "Both Sides Of The Gun": due dischi,
di nove tracce ciascuno, che rispecchiano la duplice
anima che da sempre ha caratterizzato la musica di
Ben Harper, quella più elettrica e rock (nel primo) e
quella più folk e acustica (nel secondo). Dopo un lungo tour in giro per il mondo, Ben Harper e The Innocent Criminals volano in uno studio di registrazione di
Parigi e completano il loro ultimo album “Lifeline”,
uscito alla fine di agosto, in soli sette giorni. Il risultato
è un autentico capolavoro di liriche meravigliosamente
dirette, ritmi innegabili e un’energia che richiama alla
memoria i migliori lavori di Otis Redding, Bill Withers
e Beggars Banquet. Le i testi delle undici tracce di Lifeline, un lavoro meno arrabbiato del precedente, sono
più morbidi, con un pizzico di slancio evangelico (la
cadenzata Having Wings) e una spruzzata di romanticismo (come Needed You Tonight). «Se fai troppa
politica la gente non ti segue più; ogni tanto bisogna
allentare la tensione, questo non vuol dire scrivere
cose poco intelligenti», come racconta lo stesso Harper intervistato dall’inviato de “Il Giornale” a margine
della conferenza stampa di presentazione del disco.
Però nel frattempo ha cantato Beautiful Boy di John
Lennon nell’album-tributo all’ex Beatle Instant Karma,
accanto ad artisti come U2 e Rem. «Un cd benefico
per il Darfur. Ho fatto la mia parte perché ritengo che
Lennon e Marley siano il punto più alto di impegno
sociale nella musica». Tornando al nuovo cd, insieme
ai fedeli Innocent Criminals rinnova la sua infallibile
ricetta: grande virtuosismo chitarristico, un pizzico di
sensualità, fiere radici «nere» (Fight Outta You), qualche maestosa ballata lenta per spezzare la tensione e
un’aspersione di dinamici lampo gospel: «Ancora una
volta ho unito in un solo cocktail tutte le differenti
reazioni che provoca in me la musica: a volte i brani
sono come una carezza, altre come un pugno nello
stomaco».
Per registrare Lifeline Harper ha tradito l’America
ed è entrato in studio a Parigi. «Una città che mi
affascina perché si respira quella cultura europea
così diversa dalla mia. Si sente anche il profumo del
jazz quando grandi come Charlie Parker e Lester
Young si trasferirono qui. Appena finita la tournée
ho deciso di incidere il cd perché la band era carica
e non c’era bisogno di prove. Avevo scritto diverse
canzoni e in pochi giorni le abbiamo registrate in
presa diretta e in analogico per ottenere un suono
simile a quello dal vivo. Amo da impazzire i suoni
digitali, ma stavolta ho voluto tornare all’antica».
Insomma stessa base di partenza nuove emozioni,
ché il repertorio di Harper sembra sempre uguale
ma poi si dirama in mille rivoli differenti e screziati.
E il segreto dov’è? «Il segreto è il blues da cui sono
nato. Per imparare ho imitato giganti della chitarra
come Son House, Blind Willie Johnson, Bukka
White, poi sono cresciuto e ho utilizzato il blues
come stato d’animo creativo, adattandolo alle possibilità della mia voce e da lì credo di aver elaborato il
mio stile personale. Mi definisco un uomo in continua evoluzione, ma attendo sempre la riprova dei
fan: in agosto inizio il nuovo tour e in novembre
saremo in Italia». Nonostante l’enorme successo
riscosso, ad esempio Lifeline, già in vendita da alcune settimane, è balzato subito al primo posto della
classifica italiana, e la grande quantità di premi e
riconoscimenti ricevuti, Ben Harper rimane un antidivo per eccellenza, che ancora si stupisce se i fan
gli chiedono un autografo o se viene invitato a cantare in manifestazioni importanti: «Non posso dire
che la gente non mi chieda gli autografi, ma non mi
sento una star. Quando ho vinto il Grammy, l’ho
vinto insieme al Blind Boys of Alabama per un disco di gospel, che riportava alle radici della nostra
musica. Non mi piace mettermi in mostra, per me
parlano le canzoni». Che dire, ad un artista del genere dotato di un enorme talento, una grande professionale e un’umiltà così sincera, dote che non guasta
affatto, non possiamo che augurare, ma siamo sicuri
che sarà così, ancora molti anni di brillante carriera.
S i
sa, il mercato discografico è in crisi, internet ha rotto il giocattolo e l'unico modo che rimane agli artisti per
fare un po' di cassa sono quasi esclusivamente le
vendite dei biglietti dei concerti. Se si tratta di un
dramma per artisti e gruppi importanti e blasonati,
che comunque possono già godere di un discreto
seguito di affezionati, figuriamoci come può rivelarsi difficile la faccenda per i giovani gruppi che si
affacciano per la prima volta sul mercato discografico. Quando scarichi un cd distruggi la creatività e
ostacoli la nascita di nuovi talenti. In realtà probabilmente molti giovani gruppi devono tutto alla
diffusione di internet: infatti molti siti come Myspace o Youtube rappresentano l'unico veicolo possibile per farsi conoscere dal grande pubblico e magari
per trovare un contratto discografico. In conclusione tutti d'accordo nel condannare l'abuso di
internet per quanto riguarda il discorso della pirateria, però occhio a non demonizzarlo più di tanto,
perchè si tratta comunque di un veicolo di promozione preziosissimo. Tutto questo preambolo filosofico, ma nemmeno troppo, per dire che cosa alla
fine? Che nonostante la "maledizione internet" in
questo momento più che mai c'è un fiorire di giovani e promettenti artisti pronti a conquistare il mondo con la loro musica e il loro talento. Molti di loro
in realtà non sono proprio esordienti, solo che si sa
come
funziona, tante volte i
dischi arrivano in Italia mesi se non anni dopo rispetto all'uscita in terra natia; o addirittura dopo
due e tre album. In questo caso comunque la rete e
in particolare siti come Myspace hanno dato un
grosso contributo all'abbattimento di alcune barriere. Prima si era vincolati nell'acquistare ciò che le
radio e i canali musicali a loro libero arbitrio e in
base ad oscure regole di mercato decidevano di
passare, oggi grazie alla rete ogniuno è libero di
andarsi a cercare la musica e gli artisti che più preferisce. Sicuaramente è un bel passo avanti. E l'abbattimento di determinate barriere e la diffusione attraverso canali alternativi consente l'arrivo nel nostro
paese di dischi di cui altrimenti probabilmente non
avremmo mai nemmeno visto la copertina. Così
questo mese abbiamo deciso di proporvi una bella
carrellata per approfondire la conoscienza di qualche band emergente (in Italia). Si tratta per lo più di
giovani gruppi rock con influenze molto britpop
che in questo momento vanno veramente di moda.
Se il pop è un po’ in crisi, il rock in tutte le sue sfaccettature, come l’emo, stanno vivendo una seconda
giovinezza.
Per i più esperti estimatori di musica, e in particolar
modo della scena brit pop londinese sicuramente questo non è un nome completamente nuovo. I Bloc
Party sono una delle band punk-rock londinesi che
dalla fine del 2003 hanno calamitato maggiormente
l'attenzione del pubblico e della critica. Cresciuti ascoltando i successi dei The Cure, dei Sonic Youth,
dei Gang Of Four e di tutto il panorama british postpunk, i Bloc Party non si sono limitati solo all'imitazione, ma hanno trovato presto un proprio sound
caratterizzato da un'acustica spigolosa e da una sensibilità pop. Tutto comincia nel 1999 quando Kele Okereke, cantante e chitarrista del gruppo, e Russel Lissack, chitarrista, si incontrano al Reading Festival e
scoprono di avere gli stessi gusti musicali oltre che
diversi amici in comune. Decidono di mettere su una
band e si chiudono in una stanza per mesi e mesi a
scrivere e comporre. All'inizio del 2000 mettono un
annuncio su NME per cercare un bassista a cui risponde Gordon Moakes. Dopo tre anni e 8 batteristi
arriva finalmente anche il quarto componente della
band: Matt Tong. Il primo demo arriva all'inizio del
2003 firmato Union ma già a settembre il gruppo
cambia nome dato che nell'East London c'è un'altra
band che si chiama come loro. Il moniker che Kele &
Co. scelgono è Bloc Party, ispirandosi alle feste irregolari che si tengono nei complessi residenziali (i cosiddetti "housing block parties"). Okereke, il membro
più tenace del gruppo, crede nelle proprie capacità e
in quelle dei suoi compagni di avventure così decide
di inviare una copia del loro primo demo al quartetto
Franz Ferdinand. Il gesto vale l'invito a suonare alle
celebrazioni del decimo anniversario dell'etichetta
Domino. L'anno seguente i Bloc Party incidono alcuni singoli tra i quali "She's Hearing Voices", per la
Trash Aesthetics, e "Banquet" e "Staying Fat", per la
Moshi Moshi. Il successo del tour estivo è così grande
che la band viene menzionata sulle pagine di importanti magazine, viene ospitata a suonare su MTV e su
Radio1, ma sopratutto ottiene un contratto con la
Wichita. All'inizio del 2005 esce "Silent Alarm", l'album di debutto che dopo una sola settimana ottiene il
disco d'oro in Gran Bretagna. Dopo un mega tour,
nel 2006 la band torna in studio di registrazione in
compagnia del produttore Jacknife Lee (U2, Snow
Patrol, Kasabian) e per i primi giorni del 2007 è pronto "The Prayer", il primo singolo. A febbraio "A
Weekend In The City" arriva sugli scaffali dei negozi
e, come dice lo stesso Okereke, "è l'incontro tra l'anima della musica elettronica contemporanea e l'energia
industriale del rock", una sorta di viaggio nel passato
ma con il malessere e lo straniamento di oggi.
All'ufficio del turismo di Bolton non lo
assumeranno mai. Simon Aldred, fondatore e
leader dei Cherry Ghost, infatti, non si impegna
molto a far fare una bella figura alla sua città
natale. "Abbastanza deprimente", la definisce,
raccontando la realtà di una città operaia in cui
uno dei pochi passatempi è rinchiudersi in un
centro commerciale. Lui, però, ha sempre preferito ammazzare il tempo suonando e ascoltando
musica: Mahalia Jackson, Johnny Cash e Willie
Nelson sono tra i suoi artisti preferiti, ma non
disdegna il classico pop anni Ottanta. Il primo
amore è la chitarra, che il giovanissimo Simon
suona in chiesa, dietro l'insistenza della madre.
Inizia poi una lunga gavetta che lo vede militare
in una serie di band e arrabattarsi con un sacco
di lavori part time, tra cui l'agente immobiliare e
il promotore finanziario. Dopo anni di viaggi
infruttuosi a Londra con le sue band nella speranza di attirare l'attenzione di un discografico
di buona volontà, l'occasione d'oro arriva inaspettata grazie a una serie di esibizioni soliste a
Glasgow, tra cui una di appena venti minuti in
un ristorante messicano. Il suo sound fatto di
ballate e ritornelli orecchiabili piace, e nei giorni
successivi, anche grazie a un demo,
"Mathematics", le case discografiche che lo contattano sono ben quattro. La spunta la Heavenly
Recordings, che lo spedisce a registrare l'album
d'esordio in uno studio nel bel mezzo del nulla.
Insieme a lui nei Cherry Ghost, nome ispirato
da una canzone dei Wilco, ci sono Jim Rhodes,
Ben Parsone, Grenville Harrop e Phill Anderson e in dodici settimane di lavoro "Thirst For
Romance" è pronto per spiccare il volo. Anticipato dall’ipertrasmesso "People Help The
People", il CD esce in Gran Bretagna nel luglio
2007. La band non perde tempo e inizia un'intensa attività live. Partecipa a una serie di Festival, tra cui Glastonbury e Oxegen, e viene chiamata in tour insieme ad Amy Winehouse, Crowded House e Polytechnic. Atmosfere piuttosto
malinconiche ma molto intense e struggenti sono l’ingrediente fondamentale di “Thirst For
Romance”, arrangiamenti prevalentemente acustici e una voce formidabile candidano il gruppo
ad essere uno dei più promettenti in chiave futura. Molti li definiscono gli eredi dei R.E.M., probabilmente anche per via della voce di Simon
Aldred, molto simile a quella di Michael Stipe.
Forse per ora è un po’ presto per dirlo, ma sul
successo del gruppo ci si potrebbe tranquillamente scommettere.
A detta di tutti loro hanno veramente le qualità per
fare qualcosa di sensazionale, eppure i quattro Editors
non vengono dai centri nevralgici del rock inglese:
Tom Smith è di Stroud, il chitarrista Chris Urbanowicz di Nottingham, il batterista Ed Lay di Ipswich e
il bassista Russell Leetch di Solihull. Si incontrano
all'università di Stafford, dove nel 2003 danno vita alla
prima incarnazione della band (il nome iniziale è il
fiacco Snowfield). Dopo la laurea si trasferiscono a
Birmigham, non solo perchè è la più vicina città decente, ma anche perché lì ha sede il loro management.
Quel poco che si sa della band stuzzica l'appetito di
alcune major, ma loro decidono di tenersi stretta l'autonomia creativa e di affidarsi quindi all'indipendente
Kitchenware, che sa come si coltivano i talenti. Il singolo di debutto, "Bullets" (gennaio 2005), è un fulmine a ciel sereno e va esaurito in due giorni. Gli Editors
dichiarano di amare Doves, Elbow e R.E.M., ma suonano più come Echo And The Bunnymen, Joy Division e Interpol. Il tiro del secondo singolo "Munich"
conferma che gli Editors sono veri purosangue, gira in
radio (Radio 6, Radio One e Xfm) e attira recensioni
lusinghiere su diversi magazine d rilievo, NME compreso. Giusto il tempo di godersi il terzo singolo
"Blood", che a luglio esce il disco di debutto: "The
Back Room" (2005), una piccola meraviglia, che piazza gli Editors tra le migliori band anglosassoni emergenti del periodo (con Bloc Party, Kaiser Chief...). Le
esibizioni estive al Glastonbury, alle Eden Sessions, a
Reading e a Leeds suonano come una promessa delle
grandi cose che verranno. In ballo infatti c’è il lancio
di "The Back Room" (che in Inghilterra è diventato
disco d'oro) negli States, con annesso tour in compagnia degli stellastarr. Rientrati a casa, i ragazzi disfano
le valige giusto per preparae quelle nuove e partire per
la verde Irlanda, destinazione lo studio di registrazione
Grouse Lodge. Lì li aspetta Garret 'Jacknife' Lee, produttore che ha lavorato con gente tipo U2 e Green
Day. Preceduto dal singolo "Smokers Outside The
Hospital Doors", (che entra subito in Top 20), "An
End Has A Start" esce a fine giugno 2007, ed è un
lavoro ambizioso e appassionato, che conferma una
band dal talento cristallino. In Italia sicuramente non
sono ancora delle celebrità, anche perchè qui da noi i
loro pezzi non godono ancora di un adeguata spinta
da parte delle emittenti radiofoniche, ma i più attenti
ascoltatori sicuramente già li conosceranno abbastanza bene, perchè non sono di certo gli ultimi arrivati
nell’ambiente, e perchè il loro potenziale commerciale
è veramente esplosivo; lo stesso "Smokers Outside
The Hospital Doors" sarebbe il singolo giusto per
farli conoscere se solo i media li tenessero un po’ più
in considerazione, ma è solo questione di tempo...
Freschi, giovani e carini: i nuovi eroi del (pop)
rock'n'roll. Gli Ed Rooney – il nome viene da
quello del preside (interpretato da Jeffrey Jones)
nel film "La Pazza Giornata Di Vacanza" del
1986, con Matthew Broderick – iniziano la loro
storia a Los Angeles, nel 1999. Il 22 novembre,
per l'esattezza, nel classico garage obbligatorio
per le band di teen ager, trasformato da Taylor
Alexander Locke (chitarrista, nato nel 1984) in
uno studio per le prove. La prima formazione è
costituita dai giovanissimi Robert Carmine
(classe 1982, cantante, chitarrista e mente creativa), Matt Winter (1982, bassista), Matt Star e
Teddy Briggs, oltre ovviamente a Taylor. In seguito il gruppo perderà sia la particella Ed, identificandosi solo come Rooney, che Teddy Briggs
(lascia nel 2000 per motivi personali) e Matt Star
(nel 2001), al posto dei quali entrano in rosa
Ned Brower e Louie Stephens. Dopo solo un
mese di prove, i Rooney suonano di spalla in
uno show dei Phantom Planet riservato a pochi
intimi: più che il talento, qui, conta la parentela,
dato che Carmine è fratello di Jason Schwartzman, batterista dei Phantom. Il debutto è promettente e i Rooney cominciano da qui, concerto dopo concerto, a costruirsi una certa nomea,
ma quando tutto sembra andare per il verso giusto, Carmine decide di lasciare i compagni per
trasferirsi a New York e frequentare il college,
che dopo un periodo molla per torna alla guida
del gruppo, che con lui prende la rincorsa e in
breve conquista Los Angeles. Suonano tantissimo dal vivo, fanno sold out ai concerti solo in
forza del passaparola, registrano da sé tre EP
che spopolano e alla fine la Geffen, nel marzo
del 2002, non può che metterli sotto contratto.
Le registrazioni del disco di debutto, guidate da
Ric Ocasek, ex dei Cars, iniziano in estate e
"Rooney" vede finalmente al luce nel maggio
2003. Subito dopo, la band parte per un tour
promozionale e rimane on the road fino alla fine
del 2004. Alla fine dell'anno la band è già in studio con il producer Tony Hoffer (Beck, Turin
Brakes, Air) e nella primavera successiva decide
il titolo del nuovo lavoro, "The Kids After Sunset". Il secondo disco "Calling The World", dopo diverse peripezie e intoppi, esce nel luglio
2007, e si apre un'estate di tour sui palchi degli
States. Nonchè la possibilità di sfondare nel vecchio continente, e anche in Italia, dove il brano
“When Did Your Heart Go Missing?” si rivela
uno dei nuovi pezzi dell’estate, supportato abbastanza bene da radio e televisioni musicali.
The Pigeon Detectives arrivano da Rothwell, una cittadina vicina a Leeds, in Gran Bretagna. Matt Bowman
(voce), Oliver Main (Chitarra), Ryan Wilson (chitarra),
Dave Best (basso) e Jimmi Naylor (batteria), amici di
lunga data, danno vita alla band nel 2002, animati dal
sogno di esprimere la loro passione per i gruppi storici
come Rolling Stone, The Cure e The Stooges e influenzati, oltre che dal rock più classico, dalla indie
music degli anni Novanta. Semplicità è la loro parola
d'ordine: i cinque inglesi amano il sound evergreen, ma
anche il mood protopunk di band di culto come Buzzcocks e Television. Il primo singolo, "I'm Not Sorry",
esce nel marzo 2006, e in poche ore è sold out. "La
casa discografica ce ne ha mandata solo una copia,
peccato, se ne avessimo avute di più avremmo potuto
venderle su eBay", scherza Matt, il frontman. Anche il secondo 45 giri,
"You Know I Love You", prodotto da Nick Hodgson, batterista dei Kaiser Chiefs e convinto sostenitore del quintetto, riscuote un buon successo
e precede la vibrante "I Found Out", brano ideale per scatenare la dance
hall che non manca di entusiasmarsi in occasione delle esibizioni dal vivo.
Nella primavera 2006 The Pigeon Detectives si esibiscono come
supporter dei Dirty Pretty Things e nel novembre dello stesso anno accompagnano i Kaiser Chiefs nel loro tour europeo. Contemporaneamente registrano un nuovo singolo in studio a Leeds con la collaborazione di
Cenzo Townshend, già produttore di U2 e Snow Patrol: l'uscita di
"Romantic Type", nel febbraio del 2007, è seguita da un lungo tour inglese e nella patria dei Beatles, tutti, dal Sun al NME, inseriscono la band
nella top ten dei nuovi gruppi da tenere d'occhio.
I Plain White T's, (Tom Higgenson, Dave Tirio, Mike Retondo, De'Mar Hamilton e Tim Lopez) ovvero le magliette bianche senza scritte, disegnini ecc. sono un interessantissima poppunk/pop rock band che viene de Villa Park, nell’Illinois. La
loro carriera musicale è iniziata circa otto anni fa, e hanno già
pubblicato la bellezza di ben quattro album: “Come on Over”
(2001),
“Stop”
(2002 Fearless Records), “All That
We Needed” (2005
Fearless Records)
and “Every Second
Counts” (2006 Hollywood Records/Fearless Records), senza però ottenere
grandissima fortuna. Almeno fino ad oggi: infatti, nonostante il loro ultimo
lavoro sia uscito da oltre un anno, il primo singolo estratto da questo,
"Hey There Delilah" è stato notato dal pubblico e dalla stampa solo da
pochi mesi, fino a raggiungere il primo posto della Billboard Hot 100 alla
fine di luglio. Ora la bellissima ballata arriva anche nelle radio italiane, e
siamo sicuri sarà uno dei pezzi più ascoltati del prossimo autunno.
L'avventura musicale dei Vanilla Sky inizia a
Roma nel febbraio 2002 quando Brian (voce e
chitarra), Vinx (voce e chitarra), Cisco (basso) e
Luka (batteria), quattro ragazzi provenienti da
esperienze musicale differenti ma accomunati
dalla passione per l'emo e il punk-rock, decidono di mettere in piedi una band. Piazzano strumenti e amplificatori in un garage e da lì iniziano
a suonare senza sosta. A fine 2002 cominciano a
esibirsi nel circuito alternative della capitale (a
fianco di nomi nuovi della scena emo-punk come Settlefish e Senza Benza) e in pochi mesi
hanno già registrato un demo, autofinanziato e
autoprodotto, "Play It If You Can't Say It", che
viene esaurito in meno di due mesi. Il contratto
discografico arriva dì li a poco, nel gennaio
2003, grazie all'interessamento della label genovese Wynona Records. Le prime pubblicazioni
di cui sono protagonisti sono due split: "Too
Loud For You", distribuito in Europa e negli
Stati Uniti, e "The Rest Is History", che esce
addirittura in Giappone. Giunge così il momento di entrare in studio per realizzare l'album di
debutto, che viene puntualmente completato
durante l'estate 2003: "Waiting For Something",
pubblicato all'inizio dell'anno successivo, è un
disco potente ma melodico, che mescola emo,
pop e punk sulla scia di band come Yellocard e
The Ataris. Il 2004 vede il gruppo impegnato in
un'incessante attività live che lo porta a esibirsi
anche nel resto d'Europa e presso importanti
raduni rock come l'Independent Days Festival
di Bologna. A inizio 2005, forti delle 25.000 copie vendute con il loro album d'esordio
(pubblicato in maggio anche negli USA), i quattro vengono ingaggiati come gruppo ufficiale di
supporto per il tour tedesco degli Offspring.
Ancora qualche data in giro per il mondo e i
Vanilla Sky tornano in studio di registrazione.
Per non lasciare i fan a bocca asciutta per troppo tempo, la band pensa bene di pubblicare un
EP con quattro tracce, venduto solamente ai
concerti e stampato in 1000 copie. A gennaio
del 2007 il gruppo suona in giro per la penisola
come spalla per alcune date italiane dei (+44), il
nuovo gruppo di Mark e Travis dei Blink 182,
anche loro rimasti stregati dall'energia dei pezzi
dei Vanilla Sky. Nell’estate dello stesso anno poi
il botto: il loro nuovo singolo “Sei come Sei”, di
cui esiste anche un video della versione inglese,
inizia a farsi largo in radio e trascina il loro disco
“Changes” nella top 50 italiana. La strada verso
il grande successo è stata imboccata.
Cosa si fa per resistere all'atmosfera
spocchiosa di una serissima scuola
sperduta nella campagna inglese? In
genere si parla di musica, ed è quello
che fanno Simon e Robbie, compagni
di classe fin da giovanissimi. Tra parlare e suonare, però, passano ben
quattro anni: è con l'incontro con
Jonny e Mark, infatti, che i ragazzi
iniziano a calcare il palcoscenico, prima con una cover band e poi con una
formazione soft rock, i Prodigal Sun.
La gavetta è lunga, ma la fortuna ini-
The Last Goodnight è il nome di una
giovane rockband originaria di Enfield, nel Connecticut. Nel 2004 il
frontman del gruppo fu notato durante un esibizione in un club di Los Angeles, il Whisky a Go Go, da Jeff
zia a girare con la decisione di
cambiare l'immaginifico nome nel
più breve Ghosts. Il loro pop leggero ma energico arriva infatti
all'orecchio dei talent scout della
Atlantic Records che li mette sotto contratto e alla fine del 2006
pubblica il loro singolo d'esordio,
"Musical Chairs". La reazione
della critica è buona, la band viene
paragonata ai Coldplay degli esordi, e il pubblico affolla le numerose esibizioni live organizzate nei
club inglesi. Il 2007 inizia
con il singolo "Stay The
Night" e con un primo riconoscimento: i Ghosts si
aggiudicano il nono posto
nella classifica dei nuovi
artisti più promettenti stilata da un gruppo di esperti e
critici musicali per il sito della
BBC. Incoraggiata dai risultati
positivi, la band si dedica alla
stesura del primo album,”The
World is Outside”, anche titolo
del singolo che li ha fatti cono-
scere in Italia e in tutta Europa. Prodotto da Danton Supple (Coldplay,
Starsailor, Kylie Minogue), l’album
vede la luce nella tarda primavera,
mentre la band continuava imperterrita l'intenso tour con cui stavano girando in lungo e in largo il Regno Unito.
Blue, un pezzo grosso della
Warner Brothers. Il giorno
seguente Blue ha voluto incontrare il talentuoso musicista nel suo ufficio per discutere del futuro della “loro”
band. Da questo
momento sono
cominciati
due
anni di intensissimo lavoro per la
composizione e la
preparazione dei pezzi che
avrebbero composto il disco d’esordio. In questo
preciso momento il gruppo
è in tour in giro per gli Stati
Uniti, impegnato nella promozione di “Poison Kiss”,
il loro album d’esordio, che
è uscito nei negozi solo da
pochi giorni, lo scorso 28 agosto. La
band però ha già iniziato a farsi conoscere anche qui nel nostro paese e un
po’ in tutta Europa grazie al loro primo fortunatissimo estratto da questo
album, un pezzo molto radiofonico
dal titolo "Pictures of You" che è diventato uno dei pezzi più trasmessi di
questa estate.
C
i
siamo...
chi predicava
contro il fenomeno
Dance ha avuto la sua
bella dose di "legnate". La
classifica di vendite del 1983 detiene
forse il record di presenza di brani da discoteca. Con
quasi il 50% di posizioni occupate da artisti di tutto
il mondo, la classifica di vendite del 1983 vede Irene
Cara come Regina, con Flashdance capace di far
scatenare le ragazze in discoteca facendo rivivere i
momenti più belli del film. Dilaga la dance made in
italy con i Righeira, un'estate indimenticabile sulle
note di Vamos a la playa, ma anche su quelle di I like
Chopin di Gazebo, grande protagonista della dance
italiana degli anni '80. Ancora dall'Italia, i Cube spopolano con un brano dal titolo proverbiale, Two
heads are better than one, mentre Ryan Paris e P.
Lion ci regalano rispettivamente Dolce vita e Happy
children, e i Police inventano Every breath you take,
siamo "costretti" a comprare l'album più venduto di
tutti i tempi: Trhiller di Michael Jackson, di cui vengono apprezzate Billie Jean e Beat it, ma non solo...
il buon Michael Jackson riesce a catturare l'attenzione di un'ex Beatles, Paul McCartney ed insieme incidono Say say say. Insomma per Michael Jackson
un'anno letteralmente d'oro.
Dall'inghilterra spunta Boy George, leader dei Culture Club, che con la sua aria sbarazzina, e ambigua, si
conquista il suo spazio tra gli indimenticabili degli
anni '80 con Do you reeally want to hurt me (11°) e
Karma chameleon (12°). Cerchiamo ora, velocemente, di ricordare anche tutti gli altri, cominciando dai
Twins Face to face heart to heart e Not the loving
kind, Laid Back con la sua bellissima Sunshine Reggae, i Paris Latino con Bandolero, Nathalie con My
love want let you down, e poi Captain Sensible Wot,
Greg Kihn Band Jeopardy, Ad Visser & Daniel Sahuleka Giddy up a gogo, i Kajagoogoo Tooshy che
ci fanno ammirare la "bianca chioma" di Limahl, i
Taers for Fears con Change, gli Yazoo con Don't
go, gli Indeep con Last night a Dj saved my life...
insomma un'annata davvero incredibile. Non si spiega pero' come mai in Italia i Toto non siano riusciti a
sfondare con la lor hit Africa, e anzi, come si siano
fatti lasciar "rubare" il posto in classifica da un gruppo destinato a rimanere nella storia solo per aver
risuonato e ricantato appunto, Africa: i Key of dreams. Fa la sua apparizione nel movimento Dance
anni '80 anche una rock-star del calibro di David
Bowie con Let's dance. Chiudo con la mia preferita
(e scusate se ne approfitto) Maniac di Micheal Sembello . Oh ! Quasi mi dimenticavo... fanno la loro
apparizione i Duran Duran al 77° e al 90° posto, ma
è ancora presto (ne riparleremo più avanti), e ci lasciano, purtroppo, gli Imagination che chiudono il
loro ciclo con New dimension, Follow me e Looking at midnight... ma non è più come prima.
E' l'anno degli Orchestral Manouvre in the Dark che
con Enola gay e Souvenir conquistano i posti più alti
delle classifiche di vendita, anche loro fedeli al filone
electro-funk, come del resto, quasi tutti gli artisti
degli anni '80. Qualcuno pero' rimane legato ancora
al funky, e il pubblico apprezza moltissimo, come
dimostra il successo ottenuto da due brani che
"miscelano" sapientemente buona parte delle Hit di
fine anni '70 ("medley"), gli Stars on 45 . Ma non
solo, ritornano alla grande gli Abba, Gino Soccio, i
Fratelli la Bionda e resiste il funky degli Earth wind
& fire.
Siamo al culmine della
Dance anni '80. Questa volta fanno centro i Duran
Duran che con The Wild
boys e The reflex diventano
i fenomeni del momento. Con
u n a popolarità spinta all'inverosimile
diventano il punto di riferimento di centinaia di migliaia di ragazzine di tutto il mondo.
Rappresentano quel mondo "contorto" della
Disco Music, pronta ad investire capitali astronom i c i per un personaggio, sganciarlo come una bomba
sui mass-media di tutto il mondo, spremerlo come un limone per tirarne fuori milioni o miliardi, e lasciarlo poi nel
dimenticatoio, e tutto questo nel giro di un paio d'anni. Meno male che c'è Sandy Marton che con la sua People from
Ibiza rimette in gioco la "palma" del più bello, e ci ricorda
che da qualche parte nel mediterraneo c'è un'isoletta da andare assolutamente a visitare. Ma per chi se ne vuol stare in
patria, non ha che da scegliere. In tutti i locali impazza la
musica Dance nostrana con Raf Self control, Tony Esposito Kalimba de Luna, i Novecento Movin on e The only
one, Mike Francis con Survivor, i Creatures direttamente
dalla discoteca "L'altro mondo studios" (per quei tempi
tecnologicamente all'avanguardia) con Maybe one day, ci
riprova Gazebo ma è ormai alla fine del suo cilco con Telephone mama, e i Righeira con No tengo dinero. Carino e
ben riuscito l'esperimento di una famosa Radio italiana che
fa "rappare" tutti i suoi Dee Jay in un disco Dance (con
chiaro riferimento al sound '70): Let's all dance dei Band of
jocks. Ma nell'84 sboccia come una rosa Eros Ramazzotti
che con Terra promessa riceve il battesimo del nostro pubblico, si, proprio quello delle discoteche. Fa la voce grossa
anche la musica Dance di "importazione", i più prolifici
sono: Frankie Goes to Hollywood con Relax e Two tribes, i
Talk Talk con Such a shame e It's my life, i Bronskie Beat
con Smalltown boy e Why?, gli Alphaville che ci regalano
Big in Japan e Sounds like a melody, Howard Jones con
What is love e Like to get to know you well ed infine gli
Yazoo.Le influenze rock, come sempre, non mancano, e in
discoteca si balla alla grande Radio gaga dei Queen, Jump
dei Van Halen, Voices di Russ Ballard, Owner of a lonely
heart da parte degli Yes, ma chi sorprende di più è Billy Idol
che oltre a far impazzire le ragazze per la sua bellezza, ci
regala una brano epico Eyes without a face. Esente da influenze è tutto il resto della Dance del 1984, pezzi unici, da
ballare, come All night long di Lionel Richie, Reggae night
di Jimmy Cliff, Dance hall days di Wang Chung, Love of
the common people - Paul Young, State of the nation Industry, La colegiala Rodolfo Y Su Tipica Girls just want to
have fun Cyndi Lauper, Guardian angel Masquerade, Street
dance Break Machine, Wouldn't it be good di Nik Kershaw,
Precious little diamond dei Fox the Fox, Somebody's watching me Rockwell (che in molti scambiano per la voce di
Michael Jackson... sarà stato lui davvero?) e per finire con la
bellissima Let the music play di Shannon . Chiudono un
ciclo, ma in bellezza i Twins con Ballet dancer e i Culture
Club con The war song.
Qualcosina in più per Max Pezzali che ottiene il 4,4% pari
e patta con l’incendiaria (non era proprio l’estate adatta)
Irene Grandi. A questo punto entra in classifica la musica
emo che sembra fare sempre più proseliti con i Tokio Hotel a quota 6,7%.
I monsoni si sa… portano la pioggia e se a ripararvi c’è
l’ombrello di Rihanna le regaliamo un bel 8,9% che la fa
rimanere però giù dal podio. Medaglia di bronzo ai Negramaro che forse meritavano più del 13,3% che hanno ottenuto. L’argento va al Ferro che canta la platinata Raffaella
Carrà.
Trionfatore rimane la rivelazione dell’anno Mika che ci ha
dispensato un bel consiglio da tenere a mente anche durante tutto l’inverno: Relax… Take it easy...
Tra gli outsiders dell’ultim’ora rimasti fuori sondaggio segnaliamo Zucchero con la sua “Un Kilo”, I Tazenda con Eros
Ramazzotti e la loro “Domo Mia”, l’esordiente Old Man
River con la sua famosissima “La”, colonna sonora degli spot
Wind e Gym Class Heroes con “Cupid's Chokehold”.
Ci siamo… l’estate è finita e probabilmente si por- vari generi musicali si sono mescolati affiancando
terà via con sé i tormentoni che hanno “allietato” le canzoni in stile emo a pezzi hip-hop/r&b.
nostre serate estive.
Cominciamo dai brani in coda che hanno ottenuto
In effetti quest’estate più che tormentoni alla ben 2,2% delle votazioni piazzandosi ex-equo
“chiuahua” ci ha proposto pezzi abbastanza piace- all’ultimo posto: il solito Bob Sinclair che ormai
voli (alcuni dei quali rimasti fuori purtroppo dal lavora solo per la famosa compagnia di gestione
nostro sondaggio).
telefonica, la strana sostanza dei Finley, il febbricitante Gigi D’Alessio che dichiara (come se non
Vediamo quindi cosa hanno partorito le menti geavessimo ancora capito) il suo amore per Anna
niali dei nostri lettori e degli utenti affezionati che
Tatangelo, il simpatico quanto finto outing di Silvehanno votato il loro tormentone preferito o più
stri e, il pupillo di Elton John, Just Jack con una
semplicemente quello che avrebbero pensato pocanzone trasmessissima in tutte le radio.
tesse esserlo… I risultati sono stati sorprendenti, i
PAPITO - Miguel Bosé - (Carosello) W.M.I.
LIFELINE - Ben Harper & The Innocent Criminals - (Virgin) EMI
VICKY LOVE - Biagio Antonacci - (Iris) Universal
LA FINESTRA - Negramaro - (Sugar) W.M.I.
SOUNDTRACK 96-06 - Elisa - (Sugar) W.M.I.
LA RADIOLINA - Manu Chao - (Radio Bemba) W.M.I.
SCREAM - Tokio Hotel - (Island) Universal
Miguel Bosè è la vera
rivelazione dell’anno!
Da mesi in cima alle
classifiche di tutto il
mondo con la sua raccolta di duetti “Papito”, il
cantautore non accenna a
mollare nella maniera
più assoluta la vetta dela
classifica album. Neanche Ben hrper riesce a
strappargliela e si piazza
solo sul secondo gradino
del podio. Bosè parttirà
presto per un tour mondiale che lo porterà per
un’unica data in Italia: il
5 dicembre al Datchforum a Milano.
RELAX - TAKE IT EASY - Mika - (Island) Universal
VASCO EXTENDED PLAY - Vasco Rossi - (Capitol) EMI
UMBRELLA - Rihanna & Jay-Z - (Def Jam) Universal
DOMO MIA - Tazenda / Ramazzotti - (Radiorama) Deltadischi
E RAFFAELLA è MIA - Tiziano Ferro - (Capitol) EMI
UN POSTO TRANQUILLO - La Differenza - (Universo) Edel
1973 - James Blunt - (Atlantic) W.M.I.
CALL ME IRRESPONSIBLE - Michael Bublé - (Reprise) W.M.I.
+ STILE - J Ax/Styles - (Best Sound) Sony BMG
THE BEST DAMN THING - Avril Lavigne - (RCA) Sony
GLORIOUS - Natalie Imbruglia - (Brightside Rec.) Sony BMG
MINUTES TO MIDNIGHT - Linkin Park - (Warner Bros) W.M.I.
THE SINGLES COLLECTION - Vasco Rossi - (Capitol) EMI
FESTIVALBAR ROSSA 2007 - Vari - (Universal)
PARLAMI D'AMORE - Negramaro - (Sugar) W.M.I.
IO CANTO - Laura Pausini - (Atlantic) W.M.I.
FESTIVALBAR BLU 2007 - Vari - (Columbia) Sony BMG
VIDA - Tazenda - (Radiorama) Deltadischi
A BEAUTIFUL LIE - 30 Seconds to Mars - (Virgin) EMI
HOT PARTY SUMMER 2007 - Vari - (Universal)
Grande annata anche per
il debuttante Mika, che
dopo il successo ottenuto
con “Grace Kelly” torna
in vetta alla classifica
singoli con il brano tormentone “Relax, Take it
easy”, scalzando dal primo posto dopo diverse
settimane Vasco Rossi
con l sue Extend Play.
WHEN YOU'RE GONE - Avril Lavigne - (RCA) Sony BMG
GIRLFRIEND - Avril Lavigne - (RCA) Sony BMG
CANOS - Verdena - (Black Out) Universal
WHAT I'VE DONE - Linkin Park - (Warner Bros) W.M.I.
BRUCI LA CITTA’ - Irene Grandi - (Atlantic) W.M.I.
WIND SUMMER COLLECTION 4 - Vari - (W.M.I.)
MONSOON - Tokio Hotel - (Island) Universal
HANDFUL OF SOUL - Mario Biondi - (Schema) Family Affair
BEAUTIFUL LIAR - Beyoncé & Shakira - (Columbia) Sony BMG
HITMANIA ESTATE 2007 - Vari - (Universo/Hitmania) W.M.I.
BOLLICINE (SAFFA REMIX '07) - Vasco Rossi - (M.O.D.A.) Self
JOY - Giovanni Allevi - (Ricordi) Sony BMG
SECOND LIFE - Paola & Chiara - (Trepertre) Universal
Siamo alla resa dei conti per il talentuoso cantautore britannico James Blunt. Si sa, il secondo album per i musicisti è la cartina tornasole per capire se la stoffa c’è sul serio e quindi se la carriera continuerà o no. Certo, forse sarebbe comprensibile anche sentirsi un po’ sotto pressione
dovendo bissare il successo di un disco d’esordio
che ha venduto qualcosa come 10 milioni di copie
in tutto il mondo. Però Blunt è riuscito a mantenere i piedi per terra e ha sfornato un onesto
lavoro, “All The Lost Souls”, che sicuramente non
deluderà le aspettative di quelli che hanno amato
il suo “Back To Bedlam”; replicare il successo di
quest’ultimo sarà un’impresa titanica, ma le carte
in regola ci sono tutte! Lo stile e le atmosfere
sono più o meno le solite, chitarre acustiche, piano, e una voce che sembra creata apposta per
rendere al meglio il clima malinconico del disco,
aperto dal buon singolo “1973”, ma che poi a mio
modesto parere (almeno al primo ascolto) stenta
un po’ a decollare. E’ solo dal quarto brano
“Some Mistake” che il disco ritrova quel di più che
aveva contraddistinto Bedlam, con picchi significativi in “Carry you Home”, per me il pezzo più
valido del disco, “I Really Want You” e la piacevolissima “Shine On”. Insomma, un buon lavoro.
Il tasso radiofonico parecchio elevato di "People
Help The People", primo estratto dell'album d'esordio dei promettenti Cherry Ghost, in rotation
sulle grandi frequenze già da metà estate, grazie
alla sua aria indubbiamente Coldplay, ha già conquistato un po' tutti. "Thirst for Romance" vive di
arrangiamenti ben studiati, buone melodie e di
un songwriting e una tensione emotiva che reggono praticamente per tutta la durata dell'album.
All the Lost Souls
James Blunt
Atlantic - Custard
10
Thirst for Romance
Cherry Ghost
EMI
11
Ben Harper
Lifeline
Virgin
11
Che Ben Harper sia uno degli ultimi giovani cancantautori con la C maiuscola rimasti in circolazione, questo ormai lo diamo per assodato. Un artista che oserei quasi definire geniale, uno dei pochi capaci di produrre un disco di altissima qualità
e di venderlo al grande pubblico come meglio
non potrebbe fare una grande stella del pop. Eppure lui del fare della celebrità non ha proprio
nulla! Anzi, è uno dei pochi artisti che nonostante
le decine di milioni di copie vendute riesce a non
montarsi la testa, anche di fronte a chi lo etichetta come “nuovo Bob Dylan”. Il suo punto di forza
sta nel saper mescolare nelle perfette proporzioni, l’elemento più pop e commerciale, che non
guasta mai se inserito nella giusta misura, con i
suoni più svariati, che spaziano tra il soul, il blues
e il folk d’autore. E quella voce, marchio di fabbri-
L’ingrediente primario è un coinvolgente country
folk che strizza l'occhio all'indie; un disco piuttosto classico nell'insieme. Le atmosfere sono molto british, parecchio malinconiche e introspettive,
ascoltando i pezzi vengono alla mente le tipiche
ambientazioni caratteristiche del nord del Regno
Unito, da cui i Cherry Ghost provengono (per la
precisione sono di Bolton). Un disco che si interiorizza ed si apprezza in maniera più decisa man
mano che cresce il numero degli ascolti. Un album ricco di tensione emotiva impreziosita e sottolineata dalla straordinaria voce e dalla perfetta
interpretazione del frontman Simon Alfred, che in
molti hanno già designato, sia per straordinaria
somiglianza della voce, che per via del suo forte
carisma, come erede di Michael Stipe dei R.E.M.
Ma forse è ancora un po’ prematuro...
Underclass Hero
Sum 41
Island Universal
14 + 1
ca inconfondibile della sua produzione, è
l’elemento che impreziosisce il tutto, per non parlare della perfetta padronanza tecnica che contraddistingue sia lui che gli “Innocent criminals”,
suoi ormai storici e affiatatissimi compagni di viaggio e musicisti di estremo talento. Che altro
aggiungere a quello che solo la musica di un fuoriclasse può trasmettere all’ascoltatore? Sentiremo parlare di lui ancora per molti lustri.
I Sum 41 non vogliono scrollarsi di dosso un certo
tipo di immagine, e lo fanno attraverso il loro ultimo lavoro “Underclass Hero”. Molti lo hanno definito un ritorno alle origini; a me è sembrato
l’esatto opposto. Un disco molto maturo che catapulta il gruppo in una seconda fase della sua carriera. Forse al cambiamento ha in parte influito la
dipartita del chitarrista Dave Brownsound, anche
se più probabilmente un po’ di rinnovamento do-
po 10 anni di carriera era già nell’aria. Anzi, a dire
la verità la mancanza del buon Dave non è che si
faccia sentire più di tanto. Se ci si limita all’ascolto
della titletrack, primo singolo estratto, certo che si
può parlare di ritorno alle origini. Ma se si fa la
fatica di spingersi oltre la prima traccia ci si rende
conto già a partire da “Walking Disaster” come gli
orizzonti si aprano decisamente: tante chitarre
acustiche, brani molto più articolati, con repentini
cambi di atmosfera, inserimenti semi orchestrali,
testi più introspettivi e impegnati, addirittura un
pezzo in francese “Ma Poubelle” e una struggente
ballatona “So Long GoodBye”. Certo, i pezzi più
classici non mancano, specialmente nella seconda
metà del disco, ma sicuramente non si può parlare di ritorno alle origini. Un disco meno incazzato,
e con più anima e testa. E non ci dispiace affatto.
Continua l'ascesa di uno dei gruppi più popolari del
momento. Quattro giovanissimi tedeschi che hanno
venduto oltre 3 milioni di copie in Germania e che
stanno conquistando la scena internazionale con
"Scream" il disco che li vede per la prima volta cantare in inglese. L'album contiene i loro pezzi più
popolari in versone anglofona. Scream infatti vuole
essere una sorta di passpartout per tutti coloro che
ancora non conoscevano il gruppo che mira a conquistare il mercato europeo, presentando in inglese
le canzoni che hanno decretato il loro successo in
patria. Cresciuti a pane e musica i Tokio Hotel hanno cominciato a far musica fin da bambini e negli
anni hanno potuto raffinare la propria abilità di musicisti e di performer. Giovanissimi interpreti del
glam-rock nelle canzoni gridano la loro rabbia giovanile e le problematiche familiari e non legate all’età
adolescenziale. Collochiamo il loro album nel filone
emo rock, un disco dal suono piuttosto melodico ma
con arrangiamenti aggressivi e graffianti. Il loro singolo "Monsoon" non è male, è molto radiofonico, e
si è guadagnato il titolo di "Uno dei Tormentoni
dell'Estate 07". Adesso resta solo da capire se questo boom improvviso delle teen-band rappresenta
una reale fioritura di talenti senza precedenti oppure
se sono solo logiche di marketing che trovano nei
teenager la fascia d’età da cui ricavare i migliori
Tornano i Vanilla Sky, quartetto emo-pop-punk da
Roma, tre anni dopo il loro esordio "Waiting For
Something", e questa volta lo fanno facendo parte
di una scuderia blasonata come la Universal.
All’estero sono già abbastanza conosciuti e apprezzati, avendo suonato praticamente dappertutto, sia
in Europa che fuori (USA, Germania, Giappone, Austria, Repubblica Ceca, Francia, ecc.) e adesso tentano di sfondare in maniera importante anche nel
mercato italiano. Ovviamente, passando sotto Uni-
Scream
Tokio Hotel
Island - Universal
12
Changes
Vanilla Sky
Universal
10
Wake Up Call
Maroon 5
Jonas Akerlund
Fountains of Wayne
Traffic and Weather
Virgin
14
Chris Collingwood e Adam Schlesinger, ovvero i
Fountains of Wayne, sanno scrivere canzoni. Sembra un’affermazione semplice ma per niente scontata. ‘Traffic And Weather’ è infatti un album di quattordici canzoni pop rock veramente ben fatte: spumeggianti, ben curate nei suoni e negli arrangiamenti e da testi esilaranti e mai banali. Qui in Italia
non sono mai stati ai vertici delle classifiche, anzi,
direi che sono molto pochi quelli che li conoscono,
specialmente grazie al grazioso pezzo "Tracy's
Mam", accompagnato da un video molto carino, che
per qualche settimana è stato addirittura in rotazione su mtv. E nonostante il loro sia un genere abbastanza commerciale, non particolarmente pesante o
da intenditori, la loro musica è passata praticamente
inosservata nel bel paese. Tornando al disco
"Someone To Love" descrive con una melodia sba-
versal, i Vanilla Sky si sono dovuti vendere un po' di
più al pubblico, e la paura era quella di ritrovare un
gruppo che si fosse banalizzato. Invece "Changes" è
un buon lavoro, e non delude. Sedici tracce, di cui
tre in italiano, che mischiano sonorità rock molto
melodiche ad acuti di punk sperimentale, ma senza
creare caos tra i generi. Il primo pezzo é Break it
out (é anche singolo, con tanto di video girato a Las
Vegas e versione per il mercato italiano dal titolo
“Sei come Sei”), che si allontana un po' dalla tradizione musicale dei Vanilla Sky. “On & on” e
“Nightmare” (con la voce di Mark Hoppus, ex Blink
182) sono tra i pezzi migliori del disco: melodici e
molto diretti, restano subito in testa al primo ascolto. Molto estivi ed allegri “Summer comes” e
“Welcome back”: un pizzico di allegria e di solarità
che non fanno mai male.
razzina e suoni anni ’80 la desolazione di una vita
tutta dedicata al lavoro, al rendimento e vissuta in
solitudine. "92 Subaru" pende a modello i Cheap
Trick, maestri indiscussi del pop rock americano, a
cui aggiunge una strofa à la Tom Petty di "Damn
The Torpedos". American pop-rock da viaggio che
cita ora i Beatles, ora i Cars per poi approdare con
disinvoltura a canzoni piacevolmente country. Un
disco maturo e fresco, una vera boccata d’aria.
Idea originale quella che caratterizza l’ultimo
video dei Maroon 5. Si tratta di “Wake Up Call”
ed è stato realizzato in stile sigla telefilm americano anni ‘80 / ‘90. Il pensiero corre subito a
cult del calibro di MacGyver ed A-Team, o ai
trailer dei grandi film d’azione. Le parole della
canzone scorrono come se fossero i titoli, la color correction è degna di un serial americano. La
regia del resto è di Jonas Akerlund, di sicuro non
l’ultimo arrivato nel settore dei videoclip, avendo
già lavorato con personaggi tipo Madonna, Metallica, Christina Aguilera e U2. Ho tenuto a segnalare
questo
video soprattutto
per rendere il
giusto onore a
questo professionista e alla qualità e alll’originalità
della sua idea.
Sexy Girl
Outtafunk
BlissCo
Eccoci a commentare il nuovo singolo degli emergenti OUTTAFUNK ascoltato per voi in anteprima
su gentile concessione della BLissCo. Sonorità
tutte da ballare per un pezzone house con tanti
bpm che faranno riempire tutte le sale delle discoteche italiane come San Siro quando gioca il Milan. A guidare il ritmo e ad immergerci nel clima di
“broccolaggio” c’è la voce di Davide Lombardi che
inneggia alla sua sexy girl. Con un loop vocale che
rimane impresso in mente sin dal primo ascolto e
che verrà sicuramente
quantomeno fischiettato
all’uscita dalle sale. Insomma gli elementi per
un pezzo di qualità ci
sono
tutti,
sarà
l’ennesimo
successo
sfornato dalla’ottima e
giovane casa discografica BLISSCO? (Dj HnF)
FRANCESCO RENGA
JAMES BLUNT
1973
Cambio Direzione
James Blunt
Francesco Renga
All the lost souls
Ferro e Cartone
Atlantic / Custard
Simona
You're getting older
Your journey's been etched
On your skin
Simona
Wish I had known that
What seemed so strong
Has been and gone
I would call you up everyday Saturday night
And we'd both stay out 'til the morning light
And we sang, "Here we go again"
And though time goes by
I will always be in a club with you
In 1973, singing "Here we go again"
Simona
Wish I was sober
So I could see clearly now
The rain has gone
Simona
I guess it's over
My memory plays our tune
The same old song
(x3)
I would call you up everyday Saturday night
And we'd both stay out 'til the morning light
And we sang, "Here we go again"
And though time goes by
I will always be in a club with you
In 1973, singing "Here we go again"
Singing, "Here we go again"
And though time goes by
I will always be in a club with you
In 1973
Simona
Stai invecchiando
Il tuo viaggio è impresso
sulla tua pelle
Simona
Avrei voluto capire che
Quello che sembrava così forte
È stato e se n’è andato via
Finalmente torna James Blunt, il
promettente cantautore che col suo
primo disco, “Back to Badlam” ha
infranto tutti i record di vendite
per un’artista esordiente. Il suo
nuovo album dal titolo “All The
Lost Souls” è anticipato dal singosingolo “1973”.
Con gli occhi di un bambino
Guardare non è facile
E a volte l’abbandono
Diventa insopportabile
Ed è sempre troppo grande per te
Che vedi solo cose piccole
Simona
Avrei voluto essere sobrio
Così avrei potuto vedere chiaramente
Che la pioggia era passata
(x3)
Ti chiamerò ogni sabato sera
E siamo stati fuori entrambi fino alle luci dell'alba
E abbiamo cantato "qui ci torneremo"
E sebbene il tempo scorra veloce
Io sarò sempre in un club con te
Nel 1973, cantando "qui ci torneremo"
Cantando "qui ci torneremo"
E sebbene il tempo scorra veloce
Io sarò sempre in un club con te
Nel 1973
1973
Mi parli da vicino
E dici cose che so già
Ognuno è il suo destino
Il nostro ormai finisce qua
In valigie che verrai a prendere
Che ora l’importante è andarsene
Cambiare direzione
E farsi una ragione
che quello che non sei
Non diventerai
Fine della storia
E se non hai memoria
Ora sai non mi troverai
Cambio direzione
Ti chiamerò ogni sabato sera
E siamo stati fuori entrambi fino alle luci dell'alba
E abbiamo cantato "qui ci torneremo"
E sebbene il tempo scorra veloce
Io sarò sempre in un club con te
Nel 1973, cantando "qui ci torneremo"
Simona
Credo sia finita
La mia memoria risuona la nostra melodia
La solita vecchia canzone
Universal Music
E molto atteso era anche il ritorno
dell’ex Timoria Francesco Renga,
che dopo la vittoria al Festival di
Sanremo di tre anni fa e una lunga
pausa nella quale si è dedicato alla
famiglia e in particolare alla figlia
avuta dalla compagna Ambra Angiolini, torna con un nuovo singolo
che anticipa l’album che però uscirà solo tra un paio di mesi.
Cambiare direzione
E farsi una ragione
Che quello che non sei
Non diventerai
Fine della storia
E se non hai memoria
Ora sai non mi troverai
Cambio direzione
Cambio direzione
Non mi troverai
Cambiare direzione
E farsi una ragione
che quello che non sei
Non diventerai
Fine della storia
E se non hai memoria
Ora sai
Non mi troverai
Cambio direzione (x2)
The Police Live in Concert
Torino, Stadio delle Alpi
2 ottobre
Ticketone.it
www.milanoconcerti.net
Arriva finalmente anche in Italia il mastodontico tour dei
Police che sancisce la reunion ufficiale di Sting e soci dopo
anni dallo scioglimento della band. Tutti i successi della loro
lunga carriera rispolverati e riarrangaiti per l’occasione. Un
appuntamento immancabile per tutti i vecchi fan del gruppo,
ma anche per i semplici estimatori. Un unica imperdibile data
in Italia, il 2 ottobre allo Stadio delle Alpi di Torino.
Gwen Stefani
Mika
16/10 Milano, DatchForum
19/10 Torino, Mazda Palace
20/10 Bologna, Land Rover Arena
20/10 Rimini, 105 Stadium
Architecture in Helsinki
24/09 Milano, Transilvania
!!!
Zucchero
29/10 Ravenna, Bronson
30/10 Milano, Magazzini Generali
21/09 Verona, Arena
22/09 Verona, Arena
23/09 Verona, Arena
Max Pezzali
Tokio Hotel
12/10 Milano, DatchForum
16/10 Torino, Palaisozaki
17/10 Bologna, Land Rover Arena
19/10 Livorno, Palasport
20/10 Brescia, Pala S. Filippo
22/10 Trento, Palasport
25/10 Genova, Vailant Palace
27/10 Cuneo, Palasport
30/10 Parma, Palasport
30/10 Milano, DatchForum
Incubus
16/09 Milano, Alcatraz
The Ark
10/10 Roma, Jailbreak
11/10 Milano, Transilvania
Michael Bublè
20/10 Bolzano, Palaonda
21/10 Padova, Fiera
22/10 Mantova, Palabam
24/10 Roma, Palalottomatica
26/10 Milano, DatchForum
27/10 Firenze, Mandela Forum
Elisa
16/04 Taormina (Me), Teatro Greco
17/04 Taormina (Me), Teatro Greco
24/04 Codoprio (Ud), Villa Manin
Vasco Rossi
15/09 Bologna, Stadio Dall’Ara
19/09 Verona, Stadio Bentegodi
22/09 Torino, Stadio delle Alpi
29/09 Udine, Satdio Friuli
My Chemical Romance
03/11 Milano, PalaSharp
Chemical Brothers
27/11 Bologna, PalaMalaguti
Bruce Springsteen
28/11 Milano, DatchForum
questo film". E la storia comincia. Il cast non delude: Homer (voce di Dan Castellaneta) e Margie (Julie Kavner) sono alle prese con i ricorrenti problemi di coppia; Bart
(Nancy Cartwright) reputa il padre un fallimento come genitore; Lisa (Yeardley Smith) si rivela l'ecologista del gruppo
(terrà anche un seminario dal titolo "An Irritating Truth") e
Maggie parla per la prima volta in assoluto, a coronazione
delle 18 stagioni e dei 400 episodi andati in onda dall'inizio
della serie il 17 dicembre 1989.
Nel Regno Unito, la critica ha accolto con entusiasmo "The
Simpsons movie". Ne parla bene il Guardian ("finalmente la
geniale creazione di Matt Groening è arrivata sugli schermi") e anche il Times che ha premiato il film con quattro
stelle su cinque. La famiglia "gialla" più irriverente d'America conquista anche il plauso della Bibbia del cinema Variety
e dei "cugini" di The Hollywood Reporter. "Dopo 18 anni e
400 episodi - rileva Brian Lowry sul daily di Variety - "The
Simpsons" ha sviluppato un ingente pubblico potenziale, da
quanti lo guardano tuttora a quanti lo guardavano in passato
a quelli che non sono più spettatori ma hanno figli incollati
allo schermo". Se qualcuno avesse fatto un film sui Simpson - scrive Lowry su Variety - questo sarebbe stato più o
meno il risultato - intelligente, irriverente, satirico e con una
trama più lunga degli abituali 22 minuti, capace (appena
appena) di sostenere una struttura narrativa estesa 4 volte
tanto quella di un singolo episodio". Homer con basco in
testa e maglietta 'Paris' e Burt con la baguette sotto il braccio: Matt Groening ha disegnato i Simpson 'versione francese' apposta per Liberation. Gli omini gialli della fortunata
saga a cartoni animati "hanno occupato" le pagine del quotidiano francese che illustra l'attualità con i loro volti e commenti.
Critica entusiasta per "The Simpson Movie", uscito
già da settimane in Inghilterra e nel resto del mondomondoe arrivato in Italia solo lo scorso 14 settembre. 87 minuti di disavventure che vedono i Simpsons ricercati in tutti gli Usa per aver causato un
disastro ecologico e trasformato la loro città nella
più inquinata metropoli d'America. Ma sarà poi lo
stesso Homer a salvarla. I temi ecologisti del film,
assicura il creatore Matt Groening, "daranno fastidio
ai conservatori". "E' un assalto anarchico - continua
Groening al quotidiano La Repubblica - e diciamo
pure di sinistra all'idea tradizionale di famiglia, ma
sferrato con ironia e satira. Anche se tanto il film
quanto la serie tv evitano con cura la retorica e qualsiasi tono di predica". Il riferimento ai conservatori è
anche presente con la figura del Presidente degli Stati Uniti nella persona di Arnold Schwarzenegger,
rappresentato come un totale idiota. Schwarzenegger
decide di sigillare sotto una cupola di vetro antiproiettile l'intera città di Spriengfield, condannandola
a un futuro di rovina, fame e desolazione. Ma dopo
aver toccato il fondo, sarà proprio Homer (che nel
frattempo ha trascinato moglie e prole in Alaska pur
di sfuggire al linciaggio dei suoi concittadini) a ribaltare le sorti della città natale. L'inizio della pellicola è
esilarante: Homer prende subito in giro gli spettatori
chiamandoli "giant suckers" (colossali babbei) per
aver seguito anche nelle sale dei cinema gli anti-eroi
della loro serie tv preferita. Dito puntato e faccia
giallastra a tutto schermo, il suo saluto non e' del
tutto politicamente corretto, ma forse è proprio per
questo che i suoi fan corrono a frotte e pagano il
biglietto. Poi la sigla con Bart, il figlio monello, che
scrive a ripetizione sulla lavagna: "Non scaricherò
Boom! The Simpson Movie ha fatto il botto. Nel primo
weekend ha incassato quasi 71,9 milioni di Dollari. Appena
uscito su 5500 schermi in poco più di 3900 sale americane.
Alla Fox si aspettavano una raccolta intorno ai 40 milioni di
Dollari. Ma evidentemente i primissimi risultati sono andati
ben oltre le più rosee aspettative.
Quasi il doppio - se vogliamo essere
larghi. Senza dubbio a suo favore
depone il fatto che ormai il cartone
animato è notissimo, negli States e
non solo. Il suo pubblico è davvero
eterogeneo e multigenerazionale.
Uno spettro che va dai bambini (a
cui non credo che pensasse Matt
Groening al momento in cui l'ha
concepito), sino ai nonni, che sono
stati costretti, loro malgrado, a sorbirselo in tv, ma che col tempo anche loro hanno imparato ad apprezzare. Siamo certi che anche quì in
Italia la pellicola riscuoterà ottimi
risultati. Se vuoi sapere tutto, ma
proprio tutto sulla famiglia del piccolo schermo più amata del mondo,
se non l’hai già letto corri a scaricare
il numero 9 di Andergr@und!!!
Il dramma di Owen Wilson
Confermata la notizia del tentato suicidio
I Simpson - Il film
1
€ 5,943,400
Shrek Terzo
3
€ 1,590,457
L'ultima legione
1
€ 583,620
Sapori e dissapori
1
€ 412,709
La ragazza del lago
1
€ 372,494
Io vi dichiaro marito e...marito
€ 358,431
Premonition
2
2
€ 277,640
Il dolce e l'amaro
€ 151,606
Io non sono qui
€ 118,180
Il Bacio che aspettavo
2
2
4
€ 87,617
Box Office del weekend dal 15/09/2007 al 17/09/2007
Un risultato sbalorditivo ma non di sicuro una
sorpresa gli incassi di “I Simpson - il Film”, che
nel solo primo week-end di programmazione
ha incassato la cifra record di poco meno di sei
milioni di euro. Ma del resto che sarebbe stato
un enorme successo già lo sapeva da parecchio,
perchè i Simpson sono sempre i Simpson, e
quando succede che dopo 20 anni di vita finalmente approdano sul grande schermo è un evento che nessuno dei milioni di fan che li hanno seguiti in tutto questo tempo alla tv può
proprio farsi sfuggire! Risultato: code interminabili alle biglietterie e biglietti esauriti in pre-
vendita sono le scene più comuni che si sono
registrate lo scorso venerdì in tutti i cinema
d’Italia. Segue al secondo posto l’altro campione di questa prima parte di stagione, il tanto
atteso terzo capitolo della sagra di Shrek che
continua a incassare circa un milione e mezzo
di euro, nonostante sia uscito già da tre settimane (senza contare l’anteprima del 22 agosto). D
a segnalare, oltre ad un infinita serie di commedie abbastanza recenti che seguono a distanza
abissale, al numero 9 il film ispirato alla vita di
Bob Dylan “Io non sono qui” presentato poche
settimane fa alla Mostra del Cinema di Venezia.
La polizia di Santa Monica che ha
soccorso l'attore Owen Wilson è stata chiamata per tentato suicidio. Lo rivelano i verbali che
però non lasciano intravvedere
le cause di un gesto tanto
drammatico. Secondo il
"Mirror", Wilson era depresso
da mesi e si era convinto che il
suo malumore avesse fatto
finire la storia con Kate Hudson. Inoltre usava narcotici e
antidolorifici che, se abusati,
hanno effetti analoghi alle droghe. I tabulati rivelano che la
chiamata al numero di emergenza 911 sarebbe partita direttamente dalla casa dell'attore,
38 anni, ricoverato domenica
notte in un ospedale di Los
Angeles con il polso sinistro tagliato.
Nella notte in cui è stato soccorso
aveva ingollato una bottiglietta di
narcotici, di cui sembra abusasse. A
questo si aggiunga il fatto che giorni
fa aveva visto una foto della Hudson
e del suo nuovo fidanzato in intimità
e ne era rimasto sconvolto. Non sarebbe tuttavia per amore che ha tentato il suicidio. Wilson è stato subito
ricoverato al Cedars-Sinai e dove è
rimasto qualche giorno sotto osservazione medica. In quelle ore sono circolate numerose le foto di amici e
parenti che si sono susseguiti al capezzale dell’artista, fra questi i due
fratelli Luke e Andrew, lo zio Joe che
divide l'abitazione con Owen e l'attore Samuel L Jackson. Non si è invece
presentata Kate Hudson. Qualche
giorno dopo Owen Wilson è stato
trasferito al Cedars-Sinai Medical
Center di LA e le sue condizioni sono apparse in netto miglioramento.
L'attore americano, ora a casa, era
atteso nei giorni scorsi al Festival di
Venezia per la presentazione di "The
Darjeeling Limited" di Wes Anderson, e questo è stato il primo impegno a saltare. Il secondo è "Tropic
Thunder", una action comedy
diretta da Ben Stiller, in cui Owen avrebbe avuto un ruolo importante insieme a Jack Black e
Robert Downey Jr. La storia è
incentrata su un gruppo di attori
che durante le riprese di un film
di guerra si trovano a combattere veramente. Variety riferisce
che la rinuncia alle riprese sarebbe arrivata dopo un accordo tra
Wilson e Stiller, ma non chiarisce se il suo ruolo verrà affidato
a un altro attore o se la sceneggiatura verrà riscritta ad hoc. Il
forse anche "Marley & Me", con
Jennifer Aniston, che dovrebbe
entrare in produzione a gennaio,
e la promozione del recente
"The Darjeeling Limited".
Il titolo della quarta avventura
cinematografica di Indiana Jones è Indiana Jones and The
Kingdom of the Crystal Skull
(che in italiano potremmo tradurre: Indiana Jones e il Regno del teschio di cristallo). A dare l’importante
notizia, durante la cerimonia di consegna, a Las Vegas, degli MTV Video
Music Awards, è stato Shia LaBeouf,
che, come sappiamo, nella pellicola interpreta il figlio di Indiana Jones. Indiana Jones 4 uscirà in quasi tutti i paesi del
mondo il 22 maggio del 2008.
Prenderanno il via il 19 settembre a New York le riprese del
film di Sex & The City. E’ già
stata fissata anche la data
d’uscita della pellicola, che arriverà nelle sale americane il 30 maggio
del 2008. Parola della New Line Cinema.
Erano 2 anni che i fan della serie televisiva chiedevano disperatamente un adattamento cinematografico, ma a creare
problemi era Kim Cattrall (nei telefilm,
Samantha) che voleva un controllo sulla
sceneggiatura e un salario quasi equivalente a quello di Sarah Jessica Parker,
pagata di più perché anche coproduttrice della serie. Ricordiamo che
nel cast del film, oltre alle 4 attrici della
serie, ci sarà anche Jennifer Hudson.
Molti ricorderanno di come si
fece spesso il nome di Jake
Gyllenhaal come possibile sostituto di Tobey Maguire per il
ruolo di Spider-Man, quando
sembrava che la saga di Sam Raimi dovesse cambiare protagonista. Ora invece
i due giovani attori americani divideranno il set nel ruolo di due fratelli in Brothers, remake di Fratelli, film diretto nel
2004 dalla danese Susanne Bier. A scrivere la sceneggiatura di questo rifacimento è stato David Benioff, mentre la
regia sarà affidata a Jim Sheridan.
SCHEDA DEL FILM
SCHEDA DEL FILM
nazione U.S.A.
anno 2007
regia Raman Hui - Chris Miller
genere Animazione
durata 92 min
distribuzione U.I.P.
sceneggiatura J. Price • P. Seaman • J. Zack
musiche H. Gregson-Williams
fotografia M. Andrews
Dopo tanta attesa ecco finalmente sul grande
schermo “Shrek Terzo”, “Shrek the Third” in
originale, con un esplicito riferimento alla corona che aleggia sulla testa dell’orco più amato
della storia del cinema. Dovrebbe essere Re
Shrek Primo, ma l’ordinale della serie non lo
permetteva: sarà quindi semplicemente il terzo
“Shrek” perché la corona del regno di Molot
Molto Lontano (Far Far Away) viene contesa
tra il redivivo Azzurro e la new-entry Artù. Per
un re che si insedia, uno se ne va: la lunga scena della morte del suocero di Shrek è di gran
lunga il momento comico più felice di tutta la
trilogia, a partire dallo “spero almeno che qualcuno stia morendo” di uno Shrek infastidito
dal disturbo fino all’ultimo, anzi all’ultimissimo,
respiro
del
re-ranocchio.
La trama di questo terzo episodio consta di due
semplici filoni: il viaggio di Shrek alla ricerca
dell’unico altro erede che gli permetta di tornarsene alla sua palude e la conquista della città
da parte dell’esercito dei perdenti guidato da
Azzurro, al quale le donne (Fiona, la regina,
Biancaneve, la Bella Addormentata, Cenerentola, Doris e Raperonzolo) provano ad opporsi.
Ma proprio mentre la nave con Shrek, Ciuchino e il Gatto con gli Stivali si allontana, Fiona
dà al marito la lieta novella... Tra il terrore della
paternità e i problemi del giovane Artù, questa
terza puntata si arricchisce di un nuovo tema a
fianco del consueto elogio della diversità ed
accettazione di se stessi: il rapporto tra padre e
figlio, nel quale gli errori sono spesso frutto
della
paura
di
sbagliare.
Rispetto ai primi due film “Shrek Terzo” è una
favola corale, nella quale Shrek non è il protagonista, o almeno non è il solo: la parte ‘girata’
(chiedo scusa) a Far Far Away si regge interamente senza di lui, i personaggi delle favole
non sono semplici comparse ma hanno ruoli
importanti nel corso della vicenda; molto piacevole la parentesi all’Università, con Lancillotto al centro dell’attenzione e Artù preso in giro
dai compagni, con l’appendice dell’intervento
d i
M e r l i n o .
Dopo che in “Shrek 2”, si trovavano continue
citazioni da altri film, viene ripreso il filone favolistico, vera carta vincente della fortunata
serie; la comicità sfiora alle volte il ‘grado zero’,
con sketches di pochi istanti quali il varo della
nave o la riabilitazione di Pan di Zenzero che
mantengono alto per tutta la durata del film il
tasso di godimento degli spettatori.
LA TRAMA
Quando Shrek ha sposato
Fiona, l’ultima cosa a cui
pensava era di diventare
Re. Ma quando suo suocero, Re Harold, improvvisamente inizia a gracidare,
Shrek effettivamente rischia di dover salire al trono e prendere il suo posto.
A meno che, insieme ai
suoi fidati compagni Ciu-
chino e Gatto con gli Stivali, non riesca a trovare un
degno sostituto per governare il Regno di Molto
Molto Lontano. Il candidato ideale sembrerebbe il
cugino di Fiona, Artù, un
ragazzo che frequenta il
liceo medievale, ma che si
rivela più problematico di
quel che si pensa.
nazione U.S.A.
anno 2007
regia David Silverman
genere Animazione
durata 87 min
distribuzione 20th Century Fox
sceneggiatura M. Scully • M. Groening
musiche D. Elfman • H. Zimmer
montaggio J. Carnochan
Per chissà quale astruso motivo l’Italia è stato il penultimo dei paesi europei che ha visto debuttare sul grande schermo la migliore serie televisiva del ventesimo
secolo - parole della rivista Time - ma l’attesa ne è vals
a
l
a
p
e
n
a
.
Dopo più di diciotto stagioni e quattrocento episodi, i
padri della famiglia più irriverente d’America riescono
nell’impresa di non deludere gli accaniti fans e gli ancor più accaniti non-fans del cartone animato probabilmente più
seguito della storia della televisione. Al contrario: i novanta minuti
del film scorrono via (a parte
alcuni passaggi a vuoto nella parte centrale del plot, che caso strano vede i Simpson lontani dalla
loro città) a suon di sketch e battute esilaranti, numerosi riferimenti cinematografici e simpatici
cammei di personaggi famosi,
seppur non tutti dipinti
b e n e v o l m e n t e …
Il film stupisce soprattutto per la
sua capacità di non tradire
(sarebbe stato il suo peccato mortale) l’essenza stessa
della serie, vale a dire quel mix di satira intelligente e
umorismo demenziale che l’ha resa famosa. Rispetto
ad una normale puntata di mezz’ora, ha il semplice ma
non scontato merito di essere fedele a sé stesso tutta la
sua durata, in un contesto completamente diverso - il
cinema - dove per la prima volta centinaia di persone
possono ridere insieme dell’America gretta e bigotta
dipinta col sorriso da Groening & Co. Altra scommessa vinta poi, è stata riuscire a “presentare” ogni singolo personaggio di Springfield, impresa non da poco
visto che in questa circostanza c’era (anche) un copione da seguire: le loro apparizioni sono sempre equilibrate, tenendo conto della quantità di protagonisti della serie in quasi vent’anni di programmazione. Non
mancano poi omaggi e satire di alcuni celebri film
(fantastico il momento-Disney!) così come sequenze
che cercano con successo la
complicità dello spettatore. A ciò
si aggiunge la sensazione che
non ci sia mai un personaggio o
una gag fuori posto, estranea da
questa storia che vede Homer
cercare di riconquistarsi la fiducia di Marge, di Bart, Lisa e di
tutta la cittadina di Springfield.
Se questo sia l’inizio di una nuova saga questo solo gli autori
possono saperlo, ma visto il successo di pubblico che sta ottenendo le premesse, meritate e
guadagnate “sul campo”, ci sono
tutte.
SCHEDA DEL FILM
SCHEDA DEL FILM
nazione Romania
anno 2007
regia Christian Mungiu
genere Drammatico
durata 113 min.
distribuzione Lucky Red Distribution
sceneggiatura C. Mungiu
musiche
K. Badelt
montaggio
J. Ryan
Il film di Christian Mungiu rimane saldamente
all’interno dei suoi confini geografici, di una
cinematografia dell’Europa ex-comunista che
guarda alle persone, alle loro vicissitudini e al
superamento delle difficoltà del semplice vivere
quotidiano, uno specchio più o meno limpido
nel quale si riflettono regimi prossimi al collasso. Gli ambienti, l’atmosfera, la città, le stesse
persone devono molto al “Decalogo” di
Krysztof Kieslowski: Polonia e Romania della
seconda metà degli anni ’80 sono rappresentate
allo stesso modo, in nome sì di una vicina cultura cinematografica, ma soprattutto di una
stessa
idea
della
vita
.
“4 mesi, 3 settimane e 2 giorni” (4 lune, nel
titolo originale) è il tempo della gravidanza di
Gabita nel momento in cui decide di interromperla: essendo illegale, con l’aiuto della compagna di stanza Otilia si rivolge al signor Bebe .
Bebe, Gabita, Adi il fidanzato di Otilia, ma soprattutto quest’ultima: per dodici ore le loro
strade si incrociano, e ad ogni scontro si fanno
sempre più male. A farsene di più, può sembrare un’esagerazione, è Otilia, la più intraprendente, che sente col passare del tempo – e delle
disavventure – la tensione crescere fino alla lite
con Adi e ai due viaggi notturni, fino al tentato
faccia a faccia finale con l’amica. Gabita non ne
esce bene, ma per motivi che non hanno nulla
a che vedere con un giudizio morale
sull’aborto; sono il suo atteggiamento, le sue
risposte irritanti o quelle false a complicare la
vicenda. Il comportamento dei due uomini
sembra un riflesso degli errori delle due ragazze, ma ciò che colpisce profondamente è il
contrasto con il clima di solidarietà che si respira nello studentato, che sembra introdurre,
all’inizio del film, una realtà nella quale l’aiuto
del prossimo bilancia la povertà diffusa.
E’ apprezzabile la scelta di raccontare la vicenda con linearità, scegliendo di volta in volta
quale personaggio seguire e rinunciando a mostrare cosa accade nel mentre; alcuni particolari
sembrano inutili, ma si tratta della coraggiosa
rinuncia ad inserire in un film soltanto gli elementi funzionali allo sviluppo della storia: così
tanto il coltello rubato da Otilia, quanto il documento dimenticato da Bebe, rimangono particolari di scarso rilievo all’interno di un quadro
generale. L’uso della telecamera a mano ha i
suoi vantaggi nelle scene all’aperto, quando il
regista cammina con Otilia, ma negli spazi statici (e stretti) della stanza d’albergo perde di significato, pur facilitando l’immedesimazione
nei personaggi dei quali spesso assume il punto
d
i
v
i
s
t
a
.
Nei dialoghi, infine, si ha la sensazione di quanto “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni” riesca a riprodurre la realtà: la conversazione durante la
cena per il compleanno della madre di Adi è un
piccolo capolavoro di ironia e veridicità, così
come le liti tra Otilia e il ragazzo generate dai
problemi (reali e preventivati) di lei e
dall’incapacità – tutta maschile – che ha Adi di
capire ciò che Otilia non dice.
nazione USA
anno 2007
regia Todd Haynes
genere Biografico
durata 135 min
distribuzione Bim Distribuzione
cast
C. Bale (Bob Dylan/John/Jack)
• C. Blanchett (Bob Dylan/Jude) • M.
Franklin (Bob Dylan/Woody) • R. Gere
(Bob Dylan/Billy) • H. Ledger (Bob
Dylan) • B. Whishaw (Bob
Dylan/Arthur) • J. Moore (Alice)
Autoreverse. La storia di sparire e poi
reinventarsi: elegia in onore dell’attore.
Se l’unica mozione in favore di un presunto sperimentalismo dimora
nell’assenza di una narrazione classica,
nella spregiudicatezza di un flusso coscienziale (programmaticità), che si fa
portatore del narrato, allora dobbiamo
conseguire che tutto il cinema sta esaurendo il suo concetto di 'moderno' proprio sotto i nostri occhi. Nella sospensione di sequenze più vicine semmai ad
un’adesione emozionale, quell’itinerario
introspettivo, di materializzazione di
quello sguardo interno, intimo, permette
di riconoscere l’acustica devastante di un
suono che non ha mai smesso di osare:
Todd Haynes torna ad esaminare l'evanescenza di un desiderio: sogni e ispirazioni
che si imprimono nel percorso leggendario Bob Dylan, fatto di allontanamenti e
di avvicinamenti, progressivi e continui.
Ipnotizzare un 'manifesto' come nel suo
cinema impegnato più appariscente fatto
di uomini e di ideali: "I'm not There",
una misteriosissima canzone, divenuta un
cult fra gli appassionati, nonostante non
sia ufficialmente mai uscita. Bob Dylan è
una delle figure più importanti e controverse della musica americana. Nella sua
vita è stato tante cose; protestante, ebreo,
cristiano, folk-singer, cantante rock,
blues, gitano e predicatore, innovatore e
reazionario, tossicodipendente e vegetariano, padre e marito, acustico ed elettrico, commerciale ed elitario. Ma in quasi
quaranta anni di attività artistica, ha saputo conquistare i livelli più elevati del tempio della musica. Ecco dunque la storia
dell'ex-menestrello del Greenwich Village
che ha attraversato cinque decadi, cambiando per sempre la storia del rock.
Un mito tra tentazione e devozione, peccato e redenzione; la mutazione come
frontiera estrema dell''appartenenza': un
cinema d’autore, dove tutto è possibile, e
dove l’unico punto di vista, la coraggiosa
miscela artistica, sembra essere quella
dall’interno dell’implosione astratta tra
carne e idea: Haynes lascia parlare il personaggio. La coerenza propria del regista
porta a rispecchiare anche nella messa in
scena e nella resa formale l’artificiosità
del tema portante, espresso attraverso un
elogio della falsità e dell’illusione.
Polvere e sparo: perché ripercorre
l’essenza di una 'visionarietà' esibita e
potente, significa togliere la stoffa dai
gesti, il ritrovamento nel corpo, nelle dimensioni
del
corpo.
Degli Emmy, gli Oscar della tv che
sono stati assegnati pochi giorni fa a
Los Angeles, e di cui abbiamo già
parlato nell’in&out per quanto riguarda i Soprano, ha riservato quest’anno
un mucchio di sorprese. La più grande delusione è stata suscitata dalla premiazione come migliore attore di James Spader, della
serie giudiziaria Abc Boston Legal, che si è
imposto sul favorito James Gandolfini, interprete del boss Tony Soprano. Lo show Nbc
30 Rock ha vinto il premio come commedia
dell'anno, mentre America Ferrera, protagonista della serie rivelazione Ugly Betty, si è
imposta come migliore attrice comica. Il
britannico Ricky Gervais ha vinto a sorpresa
il premio come migliore attore di commedie
per il telefilm Extras, battendo i favoriti Steve Carell per The Office e Alec Baldwin per
30 Rock.
MTV: dieci anni di musica e non solo
Un doppio MTV Day per festeggiare i dieci anni di presenza in Italia
Da sabato 15 settembre MTV Italia
ha dieci anni. Un momento straordinario, celebrato tra Roma e Milano con grandissimi artisti italiani e
tantissimi ospiti che non hanno
voluto far mancare la propria testimonianza a due lustri di ottima musica e informazione. MTV può decisamente gioire dei festeggiamenti
che si sono svolti dalle 3 del pomeriggio in Piazza
Duomo a Milano e in Piazza San Giovanni a Roma:
130.000 presenze complessive! Una folla clamorosa,
accorsa per godere di una maratona sonora in compagnia delle performance di artisti che con MTV
sono nati e cresciuti e che hanno accompagnato il
suo cammino dagli esordi - nel 1997 - a oggi. Una
megafesta di compleanno che ha animato due cittàsimbolo e che è stato possibile seguire, nei suoi diversi scenari in TV (MTV Italia, Mtv Hits e MTV
B:N su SKY) e su MTV.it, dove lo streaming in
diretta ha arricchito il già sconfinato menù composto di video rubati nel backstage e foto ultraesclusive. Come dicevamo numerosi sono stati gli
artisti e gli ospiti che si sono alternati sui due palchi
Veramente una brutta figura quella a
cui abbiamo assistito a Controcampo
in un momento in cui se predica il
rispetto per l’avversario e il fairplay.
Naturalmente ci riferiamo alla ormai
storica litigata Canalis-Mughini.
L'ex velina torna nello staff del programma sportivo di Italia 1 e ironizza sulla presenza in studio del commentatore di fede bianconera: "Che
gusto, con la Juve in serie B".
Da lì è nato un
lungo e imbarazzante scambio di
“complimenti” al
quale francamente potevamo fare
a meno.
nel corso della lunga diretta: a Roma lo show è stato
presentato dai vj Victoria Cabello, Carolina Di Domenico e Alessandro Cattelan, con la partecipazione di Giovanna Melandri, Alfonso Pecoraro Scanio,
Elena Santarelli, Alex Infascelli, Fabio Volo e la
iena Pif e ha visto le performance live di Elisa, Finley, Giovanni Allevi, Irene Grandi, Le Vibrazioni,
Negramaro, Tiromancino e Verdena. A Milano invece lo spettacolo è stato presentato da Camila Raznovich, Francesco Mandelli e Carlo Pastore con la
partecipazione di Paola Maugeri, Marco Maccarini e
Kris&Kris che hanno introdotto le esibizioni di
Articolo 31, Biagio Antonacci, Carmen Consoli,
Elio e le storie tese, Jovanotti, Rezophonic
Superband e Tiziano Ferro.
Valentino Rossi torna in televisione con
una nuova campagna di Fastweb dopo
le recenti polemiche a causa dei problemini che il campione di Tavullia ha avuto col fisco italiano. La comunicazione, intitolata ‘Dalle stelle alle stalle’, con
un tono provocatorio fa riferimento
alle recenti ‘disavventure’ del motociclista. Il commercial vuole lanciare il messaggio che con Fastweb non ci sono
momenti difficili. Soprattutto quando,
grazie al telefono, si hanno tutti gli amici vicini. Così, nel film, Rossi finisce in
una vera stalla, dove la celebrità lo insegue e la sua privacy è a rischio per colpa
di un cavallo invadente. Il film si chiude
con il claim ‘Fastweb. Non ti abbandona mai’. Intanto, il 18 settembre su tutti
i quotidiani è apparsa una campagna
non autorizzata della compagnia aerea
low cost Ryanair in cui il campione viene preso in giro sempre per lo stesso
motivo(la pubblicità questa volta non la
raccontiamo, la potete vedere voi stessi
qui a fianco). Sicuramente ora Ryanair
dovrà pagare una multa salata, ma di
sicuro ne sarà valsa la pena in termini di risonanza e clamore mediatico.
Addio a Gigi Sabani
Happy Birt hday MTV!!!
“Ora continuerà a imitare la voce del Padre Eterno”
L'edizione 2007 degli Emmy Awards, l'Oscar della tv statunitense, ha assegnato uno storico riconoscimento ai Soprano, incoronandola come migliore serie drammatica. I protagonisti dei Soprano,
che a giugno ha concluso la sesta
stagione sull'emittente Hbo, sono
stati al centro dell'attenzione per
tutta la serata, nonostante non siano riusciti ad aggiudicarsi nessuno
dei quattro premi per i quali avevano ottenuto la nomination.
Il popolare imitatore e conduttore
televisivo Gigi Sabani è morto
nella notte del 4 settembre in seguito ad un improvviso attacco
cardiaco. Avrebbe compiuto 55
anni il prossimo 5 ottobre, si è
sentito male nella casa della sorella
Isabella. I sanitari del 118 hanno
tentato di rianimarelo, ma non c'è
stato nulla da fare. Lo showman
aveva presentato su Mediast che
in Rai molti programmi di successo. Fu uno dei primi imitatori televisivi e divenne molto popolare a partire dai primi anni
'80. Attraverso la
trasmissione radiofonica La Corrida,
condotta da Corrado, dove replicava le voci di cantanti famosi, fu
notato da Pippo Baudo che, nel
1979, lo ingaggiò a Domenica in
confermandolo, in seguito, nelle
edizioni '81 e '82 di Fantastico. La
sua carriera si interruppe alla fine
degli anni ‘90 quando venne ingiustamente coinvolto nella vicenda
giudiziaria legata alla corruzione
nel mondo dello spettacolo. Scagionato e risarcito per i 13 giorni
di detenzione Gigi
non fu più lo stesso e molti amici e
colleghi sostengono da quel doloree
da quella delusione
non si sia mai ripreso.
Arriva su Mtv Italia la quinta irriverente stagione del cartoon più cattivo
della tv: South Park. Direttamente
dalla piccola cittadina del Colorado,
Stan, Kyle, Cartman, Kenny e il variegato universo di personaggi creati da Matt
Stone e Trey Parker approdano per la prima
volta sugli schermi di Mtv Italia, a partire dal
18 settembre, dal martedì al venerdì, tutte le
sere alle ore 23.30. Trasgressiva, cinica e
politically uncorrect: queste sono le caratteristiche di una serie tv che, nel corso del tempo, è riuscita a toccare attraverso la satira,
temi di politica e attualità, cercando, allo
stesso tempo, di sfatare tabù e demonizzazioni della società, grazie all’arma della parodia
e della black comedy. La nascita di South
Park risale al 1992, quando Trey Parker e
Matt Stone, all'epoca studenti dell'Università
del Colorado, creano un corto animato chiamato “Jesus vs. Frosty”, che, seppur realizzato in modo molto inesperto, presenta un primo prototipo dei personaggi principali di
South Park.
E’ tornato da martedì 18 settembre, in
seconda serata su Canale 5, il Maurizio Costanzo Show. Questa edizione
prevede un doppio appuntamento
settimanale: il martedì alle 24 e il
giovedì alle 23.25. Il programma torna con
uno dei suoi tratti caratterizzanti storicamente più forti: le battaglie sociali. La prima
puntata è stata dedicata al dramma dell'alcolismo e agli incidenti stradali.
Isola: partita la nuova edizione
E udite udite tra i partecipanti l’anti reality per eccellenza Cecchi Paone
Dieci vip si confronteranno con sei persone
"comuni". Torna su Rai2 con una nuova formula da
mercoledì 19 settembre L'isola dei famosi. Il set
stavolta è l'arcipelago di Cayo Cochinos
(Honduras). Condotta ancora una volta da Simona Ventura, sull' isola si cimenteranno nelle prove di sopravvivenza Paul Belmondo, Nicola Canonico, Debora Caprioglio, Alessandro Cecchi
Paone, Francesco Coco, Lisa Fusco, Cristiano
Malgioglio, Debora Salvalaggio, Miriana Trevisan
e Manuela Villa. A contendere la vittoria ai dieci
vip, sei "comuni mortali": Claudio Cucurullo,
muratore romano di 49 anni, Sandro Silvestrini,
sarzanese di 59 anni, funzionario di banca, Vittorio De Franceschi, 36 anni, livornese, appartenente alla Guardia di Finanza, Karen Picozzi,
impiegata di 30 anni di Nocera Inferiore, Tiziana
Decorato, casalinga torinese ma residente a Udine
di 35 anni, Viviana Bazzani,
ex poliziotta di
45 anni, milanese ma residente a Pescara.
"Sono molto
contenta
di
essere tornata
sulla mia decisione e di condurre ancora
una volta l'Isola", ha sottolineato Simona
Ventura, ricor-
dando i suoi tentennamenti prima di dire sì al
direttore di rete Antonio
Marano.
"Contro l'isola spesso vi è
stata una sorta di tiro al
piccione ma mi auguro
che quest'anno si possa
fare una trasmissione
all'insegna della tolleranza.
Il nostro punto di riferimento è il pubblico -ha
aggiunto- e se riusciremo
a far passare un nuovo
modo di confrontarci avremo vinto". La programmazione dell'Isola
prevede la diretta in prima
serata il mercoledì, seguita, novità 2007 da “Scorie”, un programma curato e
condotto da Nicola Savino che raccoglie tutto il
peggio di quello che successo sull’isola nel corso
della settimana e che non è andato in onda, vuoi per
motivi di tempo, vuoi per motivi di orario. La striscia quotidiana andrà in onda dal lunedì al sabato,
dalle 18.50 alle 19.40, una sorta di diario di immagini e voci che raccontano quanto accade sull'isola. La
domenica, infine, appuntamento con i naufraghi e
l'inviato dell' Isola, Francesco Facchinetti, durante
Quelli che il calcio. Il 4 ottobre, alle 22.30, ha poi
inizio 'L'isola dei Famosi Second Life', primo
'virtual reality' show dove i partecipanti vivranno,
nell'arco delle sette settimane, un'esperienza del
tutto simile ad vero e proprio reality, senza muoversi dalla propria abitazione grazie al computer. I concorrenti saranno infatti collegati, via internet, 24 ore
su 24, abitando con il loro 'avatar' su un'isola virtuale deserta. Il casting per partecipare all'isola virtuale
(tramite il sito www.secondlife.com) si è aperto il 12
settembre scorso e si chiuderà il 3 ottobre.
Chi è l’erede del re del
quiz Mike Bongiorno?
OK il prezzo è giusto! è
un gioco a premi andato
in onda sulle reti Mediaset a partire dal 21 dicembre 1983 fino al 13
aprile 2001 (è stata una
delle trasmissioni più
longeve di Mediaset). Dal
1983 al 1987 fu trasmesso su Italia 1, dal 1987 al
1988 su Rete 4, dal 1988
al 1996 su Canale 5 e dal
1996 al 2001 di nuovo su
Rete 4. È la versione italiana del gioco a premi
americano The Price Is
Right. Il primo presentatore fu appunto lo scomparso Gigi Sabani (1983dicembre 1986), ma la conduttrice storica
fu Iva Zanicchi, che condusse la trasmissione dal gennaio del 1987 al 2000, definendo il programma "il trionfo del consumismo". Anche Emanuela Folliero e Maria
Teresa Ruta hanno condotto OK il prezzo
è giusto anche se solo per un breve periodo (la prima nella primavera del 1999
quando la Zanicchi era occupata con le
elezioni per il Parlamento Europeo mentre
la seconda nella stagione televisiva
2000/2001). Per le prime 5 stagioni il programma è andato in onda in prima serata
mentre successivamente veniva trasmesso
nel tardo pomeriggio.
I molti giochi che lo componevano rigurdavano i prezzi di alcuni prodotti. Dopo la
scelta di 4 concorrenti tra il pubblico
(annunciati per anni da Raffaella Bragazzi), iniziava il gioco, che consisteva in 2 manche che funzionavano alla
stessa maniera: presentato un prodotto, bisogna indovinare (o almeno
avvicinare) il prezzo. Il concorrente
vincitore partecipava così a un gioco
dove veniva messo in palio un premio in caso di vittoria, e, in ogni caso, era ammesso alla ruota. Il posto
vacante veniva poi colmato con la
chiamata, sempre tra il pubblico, di
un altro concorrente. I 3
vincitori giocavano così
alla ruota, in cui il concorrente che faceva (o si
avvicinava a) 100 andava in finale e se si centrava direttamente, si
vinceva 1.000.000 di
lire. Ormai storico è
l’urlo di incitamento del
pubblico che sosteneva
il concorrente al grido
di "Cento, cento...".
Nella finale, veniva proposta 1 vetrina per concorrente, il quale doveva indovinare (o avvicinarsi a) il valore totale:
chi si avvicinava di più
aveva vinto la vetrina. Gloriosa anche la
storia delle numerose vallette che negli
anni si sono susseguite alla presentazione
dei prodotti, tra cui spiccano i nomi di
Alba Parietti, Nadia Bengala e Ana Laura
Ribas. Concludiamo con alcune curiosità:
- La storica sigla del programma è composta dal Maestro Augusto Martelli;
- Forse non tutti ricordano che nella stagione 1991-1992 viene fatto su Rete4 Sabato Ok un spin-off totalmente diverso
dal programma originario in onda in diretta;
- Giovedì 20 aprile 1989, ci fu un avvenimento eccezionale: l’unico caso in cui entrambi i concorrenti vinsero le Vetrine
Finali (una da 13.000.000 e una da
15.000.000);
Stiamo pensando tutti al
padrone di casa di giochi
televisivi come Passaparola e Chi vuol essere
milionario? : Gerry
Scotti!!!
E non solo per l’alto seguito di affezionati che i
suoi programmi si portano dietro da decenni:
solo lui poteva portare il
quiz nel mondo della
radio. Ma non un quiz
normale in cui vincere i
gadget dell’emittente o i
biglietti per il concerto
dell’anno, qui si vincono
bei soldoni: il montepremi è di ben 500.000 €
sonanti!!!
Con tutta la troupe che
lo segue fin da Passaparola ci accompagnerà in
mattine e pomeriggi di
suspence all’insegna della
frase che ognuno di noi
avrà detto almeno una
volta: “Eh se ci fossi stato io al posto del concorrente...”
In Bocca Al
Lupo Ai Partecipanti!!!
Vocabolario
Quali sono i prodotti tecnologici che hanno cambiato il modo di vivere dalla nascita dei computer ad
oggi ? A questa domanda risponde PC World USA
che ha stilato una classifica dei migliori 50 prodotti
hi-tech dell’era digitale.
programma di file sharing, ovvero
per lo scambio e la condivisione di
file MP3, provocando una violazione di massa del copyright.
Tra i primi dieci c’è anche Lotus 1Si tratta di una lista di software e dispositivi 2-3 (1983) il primo foglio elettronico della storia,
hardware che hanno cambiato la nostra vita e dei ideato da uno studente dell’ Harvard Business School.
quali ora non possiamo farne a meno. Per essere
definito “migliore” un prodotto, oltre ad essere di
Arrivati in sesta posizione si
qualità, deve aver raggiunto un certo livello di popotrova l’ Apple iPod (2001), il
larità ed aver influenzato la realizzazione dei succeslettore digitale di MP3 che ha
sivi apparecchi dello stesso tipo.
cambiato il modo di ascoltare
la musica.
La Top Ten.
In prima posizione Netscape
Navigator
(1994), ideato dalla
Mosaic, è stato il primo
software di successo
per la navigazione sul Web. Nel 1995 la società viene quotata in borsa ottenendo risultati record: oltre
il 160% di guadagno nel primo giorno di contrattazioni.
Andando avanti troviamo il
primo Modem, l’ Hayes
Smartmodem (1981), prodotto su scala commerciale.
Nel 1996 fa la comparsa
il Motorola StarTac, il
primo cellulare di massa.
Con questo modello,
Motorola ha inaugurato
l’era dei telefoni mobili
di massa, poiché prima
Subito dopo Apple II
erano pesanti, ingom(1977) considerato il primo
branti e costosi.
personal computer prodotto
su scala internazionale dalla In nona posizione c’è WordPerfect 5.1 (1989) molApple di Steve Jobs. Grazie to simile a Microsoft
a q u e s t o c o m p u t e r , Word, il programma di
l’informatica diventa acces- videoscrittura più diffuso oggi.
sibile a tutti.
Scorrendo la classifica, si
trova TiVo HDR110
(1999) il primo sistema di videoregistrazione che
non utilizza cassette VHS ma un hard disk interno
nel quale memorizzare i programmi.
Sempre nel 1999 arriva Napster (quarto posto),
A chiudere questa top
ten è il Tetris (1985)
che è stato uno dei primi giochi informatici
ideati per allenare il
cervello. Il suo successo ha trainato l’industria dei
La diffusione delle reti Wireless ha portato con sé un fenomeno curioso che
sta facendo discutere: si chiama Wardriving e consiste nell'intercettare reti
wireless altrui e utilizzarle sul proprio computer portatile, ma anche cellulari e
palmari. È un’attività che in genere si svolge in auto, tra un ufficio e l'altro,
ma nulla vieta di continuare la ricerca a piedi, in un parco o nel centro della
città.
Tutto ciò ha ovviamente delle implicazioni legali: dopotutto si tratta di collegarsi senza permesso alla rete di un'altra persona o meglio di accesso abusivo
a un sistema informatico, punito dal codice penale con la reclusione fino a tre
anni.
Riuscire a connettersi ad una rete è un’ operazione facile, in quanto si tratta generalmente di connessioni non
protette da password.
E’ dunque necessario prendere delle precauzioni rimanendo consapevoli che non si potrà ottenere la sicurezza assoluta. Infatti nella Sicurezza informatica bisogna
valutare diversi fattori: cosa difendere e da chi; la motivazione degli eventuali
pirati; il bilanciamento tra funzionalità e sicurezza.
Per rendere sicura la propria rete Wi-Fi è necessario impostare una chiave
d’accesso crittografata
Esistono tre tipi di criptografia per le reti wireless domestiche: WEP, WPA e
WPA2.
Se non avete a casa adattatori o schede di rete wireless vecchiotte (per esempio 802.11b) potrete tranquillamente evitare il WEP, protocollo debole altamente sconsigliato (craccabile in pochi minuti). Quindi se avete dispositivi di
ultima generazione (quelli che trovate ora nei negozi) potete utilizzare WPA
o WPA2
Un mouse da 1 GB
Microsoft ha recentemente presentato
Mobile Memory Mouse 8000, un nuovo
mouse wireless che dispone, nel ricevitore, di una memoria flash da 1 GB.
Microsoft sostiene che tale caratteristica
consente di utilizzare una singola porta
USB per due funzionalità: collegamento
del mouse e connessione pen drive. Il
collegamento wireless avviene utilizzando la tecnologia Bluetooth nello spettro
di frequenza dei 2,4GHz.
In caso di batteria ricaricabile esaurita il Mobile Memory Mouse 8000 può
essere utilizzato connettendo direttamente un apposito cavo al pc: l'utente
avrà la possibilità di continuare a lavorare al pc e, contemporaneamente, il
mouse si ricarica. Il dispositivo sarà disponibile dal prossimo 18 ottobre ad
un costo di Euro 89,90.
Memoria flash: o flash memory è
una memoria permanente riscrivibile
organizzata a blocchi nella quale è
possibile immagazzinare dati in forma
binaria e mantenerli anche se non è
connessa all'alimentazione elettrica
Rappresenta il tipo di memoria utilizzato dalle fotocamere digitali, ma anche dai computer palmari e dagli MP3
Player, Pen drive.
Le risposte ai vostri
dubbi
Questo mese mi è stato chiesto da
Paolo da Cologno Monzese quali
sono le differenze tra uno schermo
piatto Lcd ed uno al Plasma.
La tecnologia Lcd è consigliabile per
pannelli inferiori ai 40 pollici e a parità
di caratteristiche quelli Lcd sono meno costosi. Gli schermi Lcd hanno
una luminosità maggiore che conferisce all’immagine una nitidezza superiore rispetto a quella delle Tv al plasma. I televisori al plasma, invece,
riproducono colori più naturali e una
migliore gradazione della scala di grigi
e hanno un angolo di visuale maggiore. Inoltre il plasma è ideale per gli
schermi di dimensioni elevate, oltre 42
pollici.
Entrambe le tecnologie, però, sono
soggette al fenomeno del burn-in,
cioè la bruciatura dei pixel. Per quanto
riguarda, infine, i consumi, il plasma
può assorbire anche il doppio di potenza (circa 400W) di un Lcd
Come orientarsi. Riassumendo, il plasma è consigliabile a chi cerca una tv
grande e pensa di guardare dvd e canalai satellitari ad alta definizione. L’
Lcd è indicato a chi desidera uno
schermo piccolo da utilizzare in modo
tradizionale e per poter collegare un
Per domande, suggerimenti Ai-Tek
potete inviare un’ e-mail all’indirizzo
[email protected]
Grafica
SCEE
59,00 €
Xbox
FM2 mette a disposizione diverse modalità di gioco, in maniera
abbastanza classica. Entrando
nella sezione arcade, come il nome suggerisce, possiamo gareggiare subito, accedendo a un
buon numero di vetture (una
larga parte sarà invece sbloccabile vincendo le corse) e a tutti i
circuiti (alcuni realmente esistenti, altri di fantasia). Possiamo
anche scegliere di fare delle prove libere, con un numero illimitato di giri, utili a prendere confidenza coi controlli e con la fisica
del gioco; e non manca ovviamente la prova a tempo.
Ovviamente la modalità principale è la carriera. Come prima
cosa ci viene chiesto di selezionare una regione del
mondo da cui partire (America, Asia o Europa).
Questa scelta ha precise conseguenze sul prosieguo
del gioco, specie per quanto riguarda l’ampliamento
del parco macchine: stabilire la propria base in Europa, ad esempio, renderà più semplice acquistare
vetture e pezzi di ricambio europei (su cui potremo
avere diversi sconti e agevolazioni), mentre renderà
più arduo (anche se ovviamente non impossibile)
accaparrarci macchine provenienti dalle altre due
r
e
g
i
o
n
i
.
Fatta questa scelta, e comprata una prima auto coi
nostri primi crediti, possiamo partire con le corse.
Il viaggio sarà lungo e impegnativo, perché dovremo farci strada attraverso una lunga serie di eventi,
ognuno diviso in più gare specifiche. La posizione
raggiunta in ogni corsa ci garantisce il guadagno di
un certo numero di crediti (necessari per i nostri
acquisti) e aumenta l’abilità del nostro pilota e della
Visivamente FM2 non lascia troppi dubbi: il lavoro svolto
è di qualità. I modelli poligonali delle auto sono curati,
così come gli effetti di luce e ombra. I riflessi sui cofani in
corrispondenza dei raggi del sole, della presenza di pubblico, degli alberi sono ben realizzati, così come la grana
dell’asfalto e le strisce dei pneumatici su di esso. Anche gli
effetti particellari della polvere e negli incidenti sono molto buoni, e vedere la macchina sporca e ammaccata è sempre un piacere, specie in un titolo che fa del realismo della
simulazione il suo scopo ultimo.
Siccome però la perfezione non è di questo mondo, anche
la grafica di FM2 non è esente da difetti. Sono principalmente due. Il primo riguarda un effetto aliasing che purtroppo si presenta in diverse occasioni, sia nelle auto (con
intensità differenti a seconda del modello) sia nel paesag-
nostra auto, secondo un
meccanismo in stile gioco di
ruolo che ci permetterà mano a mano di salire di livello
On-line
Forza Motorsport 2 offre
una modalità di gioco online complessivamente solida e ben strutturata, con una
fluidità generale più che soddisfaciente e fenomeni di lag
molto limitati. L’host può
decidere come impostare la
gara fin nei dettagli, scegliendo i limiti cui sottostare
per partecipare. Anche con
le corse in rete si guadagnano crediti.
Ciò che però mi sentirei di
sottolineare è la compravendita della auto. In rete
possiamo scambiare foto, comprare macchine da
altri utenti, vendergliele a nostra volta o regalargliele. Il tutto ovviamente supportato dalle grandi possibilità di customizzazione del mezzo, sia a livello
meccanico che estetico.
Ma non è tutto: è stata introdotta una succosissima
modalità per cui è possibile dar vita a vere e proprie
aste, dove potrete vendere la vostra creazione non
più a prezzo fisso, bensì al miglior offerente!
gio. È un problema che non riesce a sminuire più di tanto
la forza visiva del titolo, ma va detto che è presente, e
nemmeno troppo raramente. Il secondo problema riguarda una mancanza: dopo un po’ che si gareggia e si prova la
propria vettura, godendo della bellezza del cielo e del sole,
ci si rende conto che... ci sono sempre e solo il cielo e il
sole! Manca cioè un qualunque cambiamento nelle condizioni atmosferiche, sono assenti pioggia o neve (per non
parlare della notte), e le nuvole sono sempre piccoli sbuffi
bianchi. Lo ripeto: quello che c’è è fatto molto bene, ma si
poteva sperare in un un po’ più di varietà, probabilmente
sacrificata (come alcuni altri elementi) per pompare al
massimo la fisica e gestire al meglio l’alto frame rate.
Sonoro
Il comparto audio è probabilmente il più grande tallone
d’Achille del gioco. Non perché sia mediocre, ma più che
altro perché non raggiunge i livelli del resto. Gli effetti
sonori sono buoni, ma poco variegati, per cui i rombi delle
macchine si somigliano troppo spesso, così come i rumori
conseguenti agli incidenti. Le musiche sono complessivamente azzeccate (troviamo Chemical Brothers, The
Crystal Method, Bloc Party, Prodigy, CSS, LCD Soun-
dsystem, e altri), ma possono essere ascoltate solo nei menu, e mai durante le corse. Una limitazione francamente
un po’ incomprensibile.
Longevita
Teoricamente non è difficile rendere longevo un gioco di
guida. Basta mettere tante macchine e tante gare! Ovviamente, scherzi a parte, la questione non è così semplice,
perché la longevità non sta solo nella presenza di tante
cose da fare, ma anche nella capacità di invogliare a farle.
Anche da questo punto di vista FM2 raggiunge un risultato di tutto rispetto. Le gare sono divertenti e varie, le macchine sono tante e molto ben differenziate tra loro, i potenziamenti sono così variegati che viene voglia di provarli
tutti. A questo vanno aggiunte le possibilità di abbellimento
della
vettura
e
l’on-line.
Anche qui, nell'assoluta qualità generale, possiamo comunque trovare qualche piccola
nota stonata. I tracciati, per
quanto li si voglia modificare e invertire, sono in
numero abbastanza ridotto
(poco più di dieci), e se
uniamo questo aspetto alla
costanza delle condizioni
atmosferiche e a una differenziazione paesaggistica
dei percorsi non particolarmente esaltante, ecco che
possiamo trovarci di fronte
a una leggera ripetitività.
Certo, se quello che vi interessa è concentrarvi
sull’auto e le sue prestazioni FM2 vi offre valanghe di
possibilità.
A conclusione dell’analisi,
proviamo a tirare la somme. Forza Motorsport 2 è un giocone. Forte di un comparto tecnico solido e appagante,
trova la sua vera qualità in un realismo molto spinto, sia
sul versante della guida vera e propria, sia dal punto di
vista della gestione delle risorse (denaro, vetture, potenziamenti ecc). Possiamo certamente trovare piccoli difetti qui
e là (leggero aliasing, sonoro solo soddisfacente, pochi
tracciati), che però vengono sovrastati dai molti pregi del
t
i
t
o
l
o
.
Il maggiore limite, se vogliamo, è un progresso solo relativo rispetto al precedente capitolo. In pratica è una versione next-gen (non solo a livello visivo) del primo Forza,
con grafica migliore, più automobili, più settaggi e parametri, più possibilità di customizzazione anche estetica. E
tuttavia non c’è una vera e propria ventata di novità, fattore questo che potrebbe far ricordare il primo Forza come
“migliore”, o per lo meno più d’impatto (ovviamente inserito nel suo contesto temporale), rispetto a questa seconda
v
e
r
s
i
o
n
e
.
Ma non voglio assolutamente sembrare disfattista: se avete
una Xbox 360 e vi piacciono i giochi di guida, non aspettate un minuto e correte dal vostro negoziante di fiducia!
Ingredienti:
(per 6 persone)
500g pennette di grano duro,
180g/200g scampetti freschi o surgelati
sgusciati,
6 zucchine verdi medio-grandi,
8cl Vodka neutra,
1 spicchio aglio,
burro,
olio extra vergine d’oliva,
sale e pepe.
La ricetta per questo mese è un piatto che potrà metterVi in momostra in cucina e farvi brillare di più delle Stelle in Mostra a Venezia!!!
Sarà di grande effetto per i Vostri amici sapere che un liquore forte
come la Vodka è un grandissimo abbinamento con i crostacei e che
ne esalta il sapore.
Questo liquore nasce nell’ex Unione Sovietica nel lontano 1405 e il
suo nome in russo antico significava “acqua della vita”.
La Vodka viene prodotta dalla distillazione del frumento fermentato, la
più particolare come sapore invece
si ricava dalle carrube ed è tipica
della Russia del Sud. Una buona
Vodka ha un tasso alcolico del 40%
e non del 60% come molti
possano pensare. Questo liquore si
divide in due categorie: quella delle
Vodke neutre o pure, e quella delle
Vodke aromatizzate.
ESECUZIONE:
Prima di tutto preparare gli scampetti per la cottura, se questi sono
stati acquistati surgelati, lasciateli fuori dal freezer la sera precedente alla preparazione. Con l’aiuto di uno stuzzicadente o di un
coltellino, eliminare il budello nero sulla coda dello scampo in quanto ha un sapore sgradevole una volta cotto. Lavare poi le zucchine
eliminando tutta la terra presente sulla loro superficie, tagliarle a
metà per il loro lato corto e ricavare delle strisce verdi e lunghe
abbastanza sottili, da tagliare ancora in strisce più fini (julienne).
La parte chiara che rimane di questa verdura può essere utilizzata
in un secondo momento nei più svariati modi, per frittate e contorni, quindi non buttatela via!!!
Rosolare in una padella calda e anti-aderente con l’olio extra, lo
spicchio d’aglio e gli scampetti salati e pepati a piacere, dorandoli
con cura e facendogli formare una bella crosticina. A questo punto
sfumare con la Vodka neutra e lasciar continuare a cuocere con
l’aggiunta di un goccio di acqua di cottura della pasta senza lasciare che questa evapori completamente aggiungendo inoltre una piccola noce di burro per creare una sorta di salsa. Qualche minuto
prima che la pasta sia pronta, fate cuocere insieme a questa la julienne di zucchine. Una volta scolato il tutto, condire la pasta con la
salsa di scampetti e Vodka e mantecare con burro e olio extra in
modo da ottenere un buon condimento morbido.
Consigli in cucina?
Ti piacerebbe sapere una ricetta?
Vuoi sorprendere i tuoi amici?
Cosa aspetti, mandami una e-mail:
[email protected],
sarò lieto di rispondere a tutti gli
“S.O.S. Cuoco”!!!
Per
questo
piatto
sconsiglio l’uso del
formaggio grattugiato,
in quanto il suo sapore
andrebbe troppo in
contrasto con quello
della Vodka.
Ben ritrovati Cari ELettori, dopo questo
lungo periodo di riposo
meritato. Incominciamo con grande entusiasmo un nuovo anno
con
Andergr@und
Mag@zine. Eccoci di
nuovo insieme quindi
con la mia rubrica di
cucina, spero che chi
ha passato le ferie in un albergo di lusso non
abbia perso la voglia di dilettarsi ai fornelli e per
chi è stato in campeggio spero che abbia voglia
di deliziarsi il palato con le mie nuove ricette.
Ho ricevuto durante queste vacanze tante belle
E-Mail di complimenti, che ricambio specialmente a Katia di Civitanova Marche in provincia di
Macerata. Tra le più curiose c’è quella di Piero
Ramazzoni (non dimenticare di scrivere di dove
sei) che simpaticamente chiede delle informazioni sui famosi Marshmallow.
Queste caramelle gommose dall’aspetto bianco
nella maggior parte dei
casi e morbide al tatto,
hanno un’origine particolare: derivano da una
pianta di nome Mallow
che cresce nelle paludi (Marshes in inglese) e
dalla quale si ricava un liquido che successivamente prende la forma della caramella a noi
nota.
Una volta questo dolce veniva preparato a mano sbattendo il succo della pianta con altri ingredienti, oggigiorno grazie alle gelatine ed
un’invenzione di un certo Doumak, i Marshmallow sono prodotti su scala industriale e distribuiti
in tutto il mondo. Molto diffuse negli Stati Uniti
queste “gommose” vengono consumate al naturale oppure per renderle più gustose vengono
fatte scottare su una fiamma, in modo tale da
renderle più croccanti esternamente per la fusione dello zucchero e più soffici, quasi liquide al
loro interno.
Come da tradizione
americana si sono poi
create rivisitazioni di
queste caramelle di cui
la più famosa si chiama S’more (some more = ancora di più) ossia una volta scottate,
vengono messe tra due biscotti simili agli “Oro
Saiwa” insieme a della cioccolata a pezzi o fusa.
Non ti preoccupare Piero se i Marshmallow nel
caffèlatte si gonfiano, ciò è dovuto alla loro textura spugnosa, di certo non è un buon abbinamento a mio parere, ma come insegnano dagli
Stati Uniti tutti posso chiedere S’more dai propri
Marshmallow.
Sempre per stranezze riguardanti queste note
caramelle americane, vi consiglio di “sfogliare”
le nostre pagine del mercatino…
Si gioca la prima partita professionistica di football americano
Thomas Alva Edison inaugura a New York la prima
rete d'illuminazione elet-
Il pilota Alex Zanardi perde gli arti inferiori in seguito ad un gravissimo incidente durante una corsa
L'Italia rimane al buio a
causa di un colossale
black out
Bob Dylan debutta in
pubblico
V-Day di Beppe Grillo in oltre 200 piazze italiane e del
mondo
Prima edizione della
Maratona di New York
Una foto rappresentativa della
larga partecipazione
all’evento
Attacco terroristico a New York: due aerei si schiantano sul
World Trade Center facendo crollare le due torri.
Un altro aereo colpirà il Pentagono ed un terzo verrà fatto
schiantare in Pennsylvania dagli eroici passeggeri.
Il momento dello schianto,
un’immagine difficile da
cancellare...
Nasce il motore di ricerca
Steven Cranley, un ventiquattrenne di Peterborough, un piccolo
centro dell’Ontario, non potrà avere fidanzate per i prossimi tre
anni. Lo ha ordinato un giudice, dopo l’ammissione di colpevolezza del ragazzo su una lunga serie di reati di aggressione nei
confronti della ex. Cranley, ha aggredito l’ex fidanzata dopo un
litigio, avvenuto a relazione finita. Quando gli agenti sono arrivati Cranley ha cercato di togliersi la vita con un coltello. Le difficoltà di Cranley ad accettare l’idea di essere respinto lo rendono pericoloso, secondo i periti medici, se nuovamente coinvolto
in una relazione affettiva. Il giudice Rhys Morgan ha agito in
conseguenza, vietando a Cranley “qualsiasi rapporto romantico
o intimo con una donna” per tre anni. “E’ l’unica maniera per
proteggere le persone che la circondano e consentirle di curarsi”, ha spiegato al ragazzo, che ha già scontato già 146 giorni in carcere e sarà ora rimesso in libertà.
Un cane particolarmente razzista ha respinto la domanda
di assunzione di un uomo di
colore. E’ successo in Belgio
dove un lavoratore nigeriano
di 53 anni, inviato dall'ufficio
del lavoro come saldatore
presso un'azienda metallurgica, è stato scartato e rimandato a casa dal cane del
padrone dell'azienda. Il titolare dell'azienda poverino, ha
dovuto suo malgrado respin-
gere il lavoratore e lo ha fatto
con una lettera spiegando
che non poteva essere assunto perché era fondato il
rischio che il cane lo aggredisse. L'ufficio del lavoro ha
malignamente dedotto che il
padrone dell'azienda fosse
razzista e ha rimosso i suoi
dati dal proprio registro. Inutile la difesa a un quotidiano
dell’imprenditore "E' il mio
cane razzista, non io".
Un settantatreenne indiano, che tra
l’altro aveva fatto voto di non sposarsi
finché non si fosse diplomato, è stato
bocciato per la trentottesima volta.
Shiv Charan Yadav, che vive da solo
nel villaggio di Kohari (nello stato del
Rajastan), era trentenne quando ha
deciso di voler migliorare la sua cultura, e dopo aver frequentato la scuola
ha provato l’esame tutti gli anni dal
1969, senza nessun successo. Normalmente, gli alunni “in corso” lo passano
a 15 anni. Quest’anno è stato bocciato
in tutti i test, eccetto solo quello sul
Sanscrito. “Quando supererò l’esame,
voglio sposare una ragazza che abbia
al massimo 30 anni”, ha detto Yadav,
preparandosi per il 39esimo tentativo.
5000€ perché il suono delle campane
era troppo forte. Un prete è stato multato per disturbo alla quiete pubblica a
Tilburg, in Olanda. Secondo un portavoce del Consiglio comunale, il religioso, arrivato sei mesi fa nella piccola
comunità, ha l'abitudine di far suonare
le campane a volume troppo alto tutte
le mattine alle sette. Questo ha provocato decine di proteste, e le autorità
locali hanno dovute procedere con misure estreme. "Il prete può suonare le
campane quando vuole, ma deve rispettare i regolamenti sull'inquinamento acustico, la gente non lo apprezza".
E finite le vacanze arriva come sempre arriva settembre, ricomincia la vita di sempre, scuola, lavoro,
impegni vari. Per questo motivo abbiamo deciso di
dedicare una pagina a tutte quelle persone che hanno qualche problemino a riabituarsi ai ritmi invernali e chela mattina fanno un po’ di fatica a svegliarsi. Queste sveglie possono darvi una mano!
L’articolo numero 1 si chiama “Danger Bomb
Alarm Clock”: una vera e propria bomba che smette di suonare solo se viene disinnescata in maniera
corrette: la sua particolarità infatti è che il suono
non si ferma finchè non si scollega il filo giusto.
L’articolo numero 2 si chiama “The Puzzle Alarm
Clock”, un articolo particolarmente adatto a tutti
gli amanti dei passatempi ma non solo: infatti bisogna comporre in maniera corretta il puzzle che si
trova nella sua parte superiore per fermarla. Certo,
il puzzle non è tra i più difficili mai realizzati, infatti conta solo quattro pezzi, però è uno sforzo da
non sottovalutare se compiuto appena svegli. Di
sicuro non rischierete di riaddormentarvi!
L’articolo numero 3 è altrettanto efficace: il suo
nome è “Flying Alarm Clock”: all’ora stabilita parte
un elicottero per la stanza e la sveglia non smette di
suonare finchè non si ripone l’oggetto volante
nell’apposito alloggiamento.
L’articolo numero 4 è il “Gun Operated Alarm
Clock”. Il funzionamento è banale ma molto efficace: la sveglia si spegne sparandole addosso. Il
sogno di tutti penso, quello di sparare alla sveglia
che interrompe il nostro meritato riposo. Utile e
liberatorio!
Mmmh pappa buona!
Vi ricordate quando eravate piccoli e
mamma e papà per farvi mangiare vi
facevano il giochetto dell’aeroplanino
mentre vi imboccavano. Allora bastava qualche rumore con la bocca e tanta immaginazione. Adesso invece i
tempi sono cambiati e come in tutte
le cose la tecnologia evolve! Quindi
per la modica cifra di circa sei euro e
mezzo potete accaparrarvi il cucchiai o a e r o p l a n i n o ( o m e g l i o,
l’aeroplanino da applicare al cucchiaio. Un’invenzione che sicuramente
renderà le cose un po’ più facili a tutti
i neo genitori. Regalo carino, originale e spiritoso per il fratellino, il cuginetto o il nipotino.
Marshmallow Shooter
Qualcuno vi ha fatto qualche torto
e volete vendicarvi? Questo articolo è quello che fa per voi! Visto che
questo mese Chef Mene nell’SOS
cuoco vi ha parlato di Marshmallows, completiamo l’argomento
proponendovi un oggetto veramente unico: un fucile spara marshmallows. Disponibile in diversi
colori e modelli, quello che vi proponiamo oggi è il modello professionale, dotato di apposito caricatore capace di contenere fino a
venti dolcissime “munizioni”!!!
Ciao ragazzi, con questo mio contributo chiudo la
trilogia dei miei sproloqui.
Intanto, qualcuno di voi è stato a Pisa a vedere i lavori del Congresso Italiano di Esperanto? Per voi
appassionati musica c’era anche Piero con la sua
chitarra.
(Se non siete venuti ma volete saperne di più cercate
con “Esperanto Congresso Italiano” e troverete
molte altre notizie. Per i più pigri allego il comunicato stampa che lo annunciava).
Nell’ambito del 74° Congresso Italiano di Esperanto
(Pisa), Piero Nissim con la sua chitarra presenterà in
esperanto «Mayn Lidelen» (i miei canti), una raccolta
di canzoni yiddish, ebraiche e testi inediti.
Piero Nissim: i ''Mayn Lidelen'' in esperanto
Ovviamente non c’era solo lui ma anche molte altre
interessanti possibilità di allargare i propri orizzonti
culturali e sociali. Sì, perché mettere insieme una
risorsa meravigliosa come la nostra Italia, con lo
sfondo stupendo di Pisa, del suo Campo dei Miracoli e del suo Lung’Arno con la possibilità di viaggiare
a tariffe ridotte per un Congresso e alloggiare a costi
contenuti, non è poco. Molte sono da sempre le partecipazioni straniere ai nostri Congressi Nazionali.
Beh, in questi ultimi giorni, in quello scenario di storia arte e cultura, si sono incrociate persone, personaggi e personalità di sicuro interesse per chiunque si
senta veramente “Cittadino del Mondo”.
Bene, chiusa la parentesi che altrimenti trasforma
queste pagine nella succursale del Bollettino della
Federazione Esperantista Italiana, volevo chiudere
queste tre puntate sulla comunicazione, la libertà e
l’informazione parlando di “libera informazione in
libera comunicazione”.
Oggi, finalmente, con
Internet e i calcolatori, i portatili, le reti WI-FI, finalmente ci siamo emancipati da quella oppressione
imperialistica che esisteva fino a pochi anni fa. Qualcuno ricorda che avevo scritto che solo un trentennio fa la radio di un radioamatore non poteva avere
il filo lungo più di un metro e mezzo? Altro che WIFI point di oggi!!.
Ma… qualcuno di voi, qualche anno fa, magari in
vacanza sulle coste della Ex Jugoslavia o sulle spiagge spagnole o magari su quelle delle isole Greche o
Turche, accendeva la radio alle 6 del mattino (stavate
alzandovi o stavate tornando a letto?) e ascoltava il
fatidico “Bollettino ai naviganti” per pianificare
l’uscita in barca o per ascoltare voci dall’Italia (io
ascoltavo i bollettini e, purtroppo, ho dovuto anche
ascoltare i notiziari per rientrare in Italia quando è
scoppiata la guerra in Jugoslavia). Bene, anzi, benissimo, ...più!... come direbbe stupito un bimbo che si
vede sparire davanti agli occhi il suo giocattolo. Certo, perché un certo signore che capisce molto di comunicazioni (dico seriamente) ha deciso che tenere
attivo un trasmettitore che portava intorno al mondo le informazioni era troppo costoso. Fatto salvo
poi che costruire bunker in Sardegna era invece doveroso, o liberalizzare altre forme di comunicazione
era segno di libertà per i cittadini. Ma dov’è questa
libertà? Voi direte che, oggi, con Internet, la radio in
FM, il GPS, i satelliti, siamo finalmente liberi di ascoltare i bollettini che vogliamo. Ma avete mai viaggiato su un’auto con un “vecchia” radio di 10 anni
fa? Dov’è il pulsantino RDS? Orrore, non c’è, e adesso come faccio? Mi tocca cambiare frequenza
ogni 10 km per tenere agganciato uno stesso programma!! Io riuscivo a tenermi aggiornato coi notiziari RAI anche quando guidavo sulle strade inglesi,
voi non riuscite a stare sintonizzati più di mezz’ora
sul vostro programma preferito mentre siete in autostrada. Chi è più libero?
La struttura delle reti di diffusione di oggi è tale per
cui le nostre montagne sono oggi coperte da selve di
antenne, perché per coprire la vallata successiva bisogna installare nuovi ripetitori. Ieri, le fatidiche
“Onde medie” (così si chiamavano e si scriveva MW
o AM) arrivavano dietro le colline senza problemi e
scavalcavano monti e mari per raggiungere gli ascoltatori. Questo fatto ha un impatto pesantissimo
sull’informazione. L’informazione può essere frazionata geograficamente all’improvviso. Infatti avendo
miriadi di piccoli centri trasmittenti che coprono
solo aree limitate è possibile, a chi siede nella stanza
dei bottoni, decidere chi deve sentire cosa. Al limite
dire tre cose diverse agli abitanti delle tre zone in cui
Genova è divisa dai due costoni di montagne che
scendono verso il mare. Meraviglioso o terribile?
Guardiamo ora un altro aspetto dell’informazione: la sua
pluralità. E’ doverosa, lo si diceva anche negli anni 70 e così
sono nate le prime radio prirata (si private ma pirata) perché
fuori legge. Ed eravamo tutti contenti… così come era importante esserci svincolati da idee retrograde come
“fedeltà”, “grande, eterno, unico amore”, “pudicizia”….
Tutte fandonie, viva i capelli lunghi, i sacchi a pelo, il “non
fate la guerra, fate l’amore”. Come ogni cosa l’eccesso rappresenta il fallimento degli ideali. Tant’è che da un lato le
ragazze hanno cominciato a dire “questa è mia e me la gestisco io” e dall’altro qualcuno ha pensato bene di dire:
“droga libera”. Che centra tutto questo? Io credo che centri con la nostra realtà di oggi. Le comunicazioni, prima
appannaggio di pochi, si sono aperte e moltiplicate. Chi
gestiva le prime radio private credeva nel valore della pluralità informativa. Erano dei rivoluzionari più o meno ricchi.
C’era Gamma Radi, Radio Milano International (l’ho visitata nel 1975 agli ultimi piani di un grattacielo a fianco del
Pirellone) e c’erano altre radio minori (ne ho visitata una a
Bresso nel 78 in uno scantinato). Si pagavano le spese vive
raccogliendo pubblicità dai negozi del vicinato e trasmettevano musica non “certificata” (gradita a MammaRAI e ai
politici). E allora…?, vi chiedete?
Oggi la informazione “libera” è soggetta a “vallettopoli”,
alle varie Fattorie, Fratelli, Sorelle e altre schifezze. E’ gestita da potenti gruppi di potere politico ed economico. Ieri la
droga ha soffocato la vera libertà trasformandola in falsa
libertà e controllata da chi aveva il potere e i soldi per diffondere la droga in modo sempre più capillare. Oggi
l’informazione è gestita da chi riesce a installare il trasmettitore più potente o da chi riesce a fare passare leggi sulle
liberalizzazioni (false perché soggette a vincoli assurdi, per
essere vere liberalizzazioni).
Ragazzi, siate critici, tirate fuori le unghie, riconquistate la
vostra VERA vita. Analizzate con spirito critico le informazioni che ricevete. Sapete come diventa vera una notizia?
Ripetendola continuamente, riflettendola come un eco ossessivo che arriva da ogni direzione. Non è una novità questa, tant’è che esiste un antico proverbio latino che dice
“Vox populi, vox Dei”. Cercate sempre di arrivare alla vera
fonte dell’informazione, cercate di scoprire, tra le mille fonti
disponibili, quelle che stonano. Se ce n’è anche una sola che
dice le cose in modo diverso, fatevi cogliere da dubbio e
cercate ancora, fino che trovate la “vostra” realtà.
La quotidianità ci insegna che tra fotomontaggi e realtà virtuali, non sappiamo più cosa è vero e cosa è falso. Ricordatevi che oltre il 60% degli americani non sa dove sia l’Irak
sulla faccia del mondo, ma tutti giurano che le immagini che
hanno visto sono vere. La guerra è stata scatenata giurando
che le fotografie della CIA mostravano fabbriche di armi di
distruzione di massa, poi decisamente smentite dagli stessi
governanti e dai generali sul campo.
Ricordate la storia del Lupo e l’agnello? (Fedro, parecchie
centinaia di anni fa) dopo aver negato l’evidenza dei fatti, il
lupo disse “… e, comunque, se non sei stato tu, è stato tuo
padre o tuo nonno!” e si mangiò il povero agnello, così come i grandi Stati Uniti si sono avventati sull’Irak. Saddam
non era un santo, ma chiedete a qualche vecchio Irakeno se
si stava meglio sotto Saddam o adesso con la Democrazia
(astratta definizione data dagli americani ad un regime di
terrorismo, dove non sai nemmeno più capire da chi devi
difenderti. Prima era uno solo, ora sono mille. Prima sapevi
CHI era e DOVE era; oggi...).
La mia non è una giustificazione di Saddam, ma un monito
per voi. La causa di tutti i mali dei popoli è la mancanza di
VERA comunicazione con VERA informazione e qui si
chiude il giro della mia lunga digressione. Spero che qualcuno di voi sia arrivato fino in fondo e spero che qualcuno di
voi possa condividere, almeno in parte, il mio grido di allarme. Non accettate per vero ciò che vi dicono gli altri; cercate la verità, guardate oltre il monitor del televisore o quello
del PC. Internet è uno strumento potente, se usato in modo
oculato. Voi giovani avete un grande strumento di comunicazione, seppiatelo usare per APPROFONDIRE
l’informazione. Non fermatevi alla superficie. E ricordatevi
che l’inglese è un altro grande strumento messovi a disposizione per LIMITARE i vostri orizzonti. Esistono altri intermediari culturali, sociali e linguistici per abbattere le barriere
della comunicazione create ad arte per illudervi. Guardatevi
intorno, il colore della pelle di chi vive oggi nella stanza
accanto non è più né garantito né garanzia. La paura del
vicino nasce dalle barriere culturali che ci separano e dalle
barriere di comunicazione. Se ci conoscessimo meglio non
ci guarderemmo con sospetto. Se conoscessimo le nostre
culture potremmo capire cosa ci unisce e ci accomuna, non
solo cosa ci divide. Tutti conosciamo l’interpretazione occidentale di alcuni brani del Corano ma non la sua versione
Araba. Ricordate il consiglio, andate alla fonte!.
Io ho letto il “Libretto rosso di Mao” e “Il Corano” in esperanto e, vi garantisco, che non erano stati tradotti né da
politici del modo occidentale né dal Santo Pontefice. Quindi non erano una “interpretazione”, erano stati riscritti da
chi voleva fare capire bene quello che intendeva dire; nel
bene e nel male. Capire fino in fondo quello che una persona dice non significa condividerlo; significa solo avere il
potere di decidere, in modo consapevole, se condividere o
meno quello che l’altro dice.
Per me questo è l’inizio della libertà.
Un semplice ciao a tutti da Gianantonio.
pur sempre canale, perché la mia non è solo polemica, ma vera e propria curiosità...
Perplesso 83
Caro Perplesso,
Ciao Ary
Sono un ragazzo di Roma
che ha conosciuto la vostra rivista via internet...
Dato che spesso parlate di televisione e che vi è una sezione specifica ogni mese volevo porti una
questione che sicuramente molti altri vorrebbero
proporre e alla quale sicuramente tutti avranno
pensato...
Sta ricominciando la stagione televisiva e con in me, che pur credo di corrispondere alle geessa ritornano i vecchi mostri sacri che sem- neralità dell’utente medio di una rete televisiva
brano piacere tanto al pubblico da molti anni a come Canale5.
questa parte.
A chi importa di 20 ragazze con scarsa persoLa rappresentante assoluta di questo fenome- nalità che si contendono un galletto o di
un’aula di allievi starnazzanti
no è sicuramente la
moglie più famosa delche invece di ballare e cantare
come dovrebbero fare si limila tv: Maria De Filippi.
tano a litigare come nelle pegCon il suo carico di
giori sale giochi?
vestiti strapagati ma di
dubbio gusto e le sue
Ma il peggio non è questo: il
storie strappalacrime è
peggio viene quando si leggotornata ad infestare le
no i dati Auditel tutti rigorosanostre serate e presto
mente schierati verso questi
sicuramente anche i
programmi...
nostri pomeriggi. A
parte l’annosa questione del monopolio creato Allora a qualcuno interessa davvero? Come
dai coniugi Costanzo, che sicuramente bene fanno a fare tutto quello share?
non fa alla nostra televisione, la qualità di tali
Non rispondermi dicendo che posso cambiare
programmi è spesso riconducibile allo 0 come
d’altronde l’interesse che destano quantomeno
Il monopolio dei coniugi Costanzo fa bene alla tv?
Purtroppo questa questione ci è stata posta più volte, ma la tua lettera mi sembrava
la migliore da analizzare.
Innanzitutto la questione della presenza fissa di una sola famiglia in tv non è costruttiva e salutare: i telespettatori presto si stancheranno di questa monotonia tirata già
troppo per le lunghe. Se vuoi parlare invece del successo dei programmi televisivi, mi
spiace ammetterlo ma hanno trovato una gallina dalle uova d’oro. E non parlo della
De Filippi che è una donna dall’indubbia professionalità e che sotto questo profilo io
stessa ammiro fortemente, è capace di sentimenti indiscutibilmente veri, l’unica cosa
sbagliata è metterli in piazza senza paura con lo scopo spesso molto evidente di
strappare qualche anziano dal solito “Giorno in pretura” il sabato sera…
Dicevamo, una gallina dalle uova d’oro: programmi in cui ragazzi e ragazze inseguono un sogno guadagnando in tempo relativamente breve e con poca fatica (se non in
sparuti casi di ragazzi rivelatisi veri artisti) fama a livello nazionale e popolarità. Questo affascina soprattutto il mondo dei più giovani che fanno della signora De Filippi
una dea della celebrità e la venerano regalandole le loro ore pomeridiane strappate ad
un più utile studio delle materie scolastiche.
Io penso che questo sia il segreto di questi programmi e non più tanto la curiosità
dato che sono cose trite e ritrite: la possibilità di vedere una persona normalissima
realizzare un sogno ci avvicina all’idea che noi stessi potremmo farcela…
Che ne pensi della mia idea? Ci tengo ad una risposta qualora tu voglia darmela, per
sapere anche il tuo punto di vista e naturalmente di chiunque altro voglia esporcelo.
Da un’idea di una comunità alla quale sono molto affezionata
prendo l’occasione di
riportare qui alcune
delle idee avute dagli
strepitosi utenti
della Non-Ht Italia,
forum del famoso gioco
hattrick.org, che si
sono cimentati
nell’inventare nuovi
“format” televisivi
molto particolari...
Un saluto a tutta la
mitica comunità!!!
Un abbraccio
Ary
Mettetevi in contatto con me anche
al numero :
346.7266591
"Scherzi a carte", vari metodi
per fare scherzi e trucchetti
con le carte per spennare un
pò di soldi ad amici
“Saranno Formosi” dedicato
all'alimentazione di oggi
giorno
"L'avvita in diretta" Michele
Cucuzza alle prese con una
lampadina
e subito dopo arriva Amadeus che dice: "arriva la
scossssaaa!!"
Vi aspetto nel prossimo numero!!!
“Ultimo minuto” programma
che ha come protagonista un
nano eroe che salva la gente
in pericolo
"C'è costa per te" - 40 anni di
abusivismo edilizio raccontati dai protagonisti
L'8 settembre sarà il giorno del Vaffanculo day, o V-Day. Una via di mezzo tra il
D-Day dello sbarco in Normandia e V come Vendetta. Si terrà sabato otto settembre nelle piazze d’Italia, per ricordare che dal 1943 non è cambiato niente.
Ieri il re in fuga e la Nazione allo sbando, oggi politici blindati nei palazzi immersi in problemi “culturali”. Il V-Day sarà un giorno di informazione e di parBeppe Grillo
tecipazione popolare.