L’attesissimo secondo album di James Blunt Lifeline, il nuovo album di Ben Harper I Simpson fimalmente arrivano al cinema! Buon Compleanno Andergr@und E così è arrivato anche il numero 13. A molti magari può non dire molto ma per noi è un traguardo molto importante perchè significa che Andergr@und entra nel suo secondo anno di vita. Ebbene sì, è passato già un anno (in realtà l’avventura era iniziata già un paio di mesi prima con la pubblicazione del numero 0), e quest’anno bisogna ammettere che è veramente volato. Eppure di cose ne sono successe in queste 12 mesi! Se ci guardiamo un attimino indietro e ripensiamo a quando siamo partiti non possiamo fare a meno di constatare che di cose ne sono cambiate tante, dal sito, completamente rifatto e rinnovato, al giornale, cresciuto e migliorato continuamente sia nella grafica che nei contenuti; e bisogna anche ammettere che abbiamo lavorato veramente sodo, ma lo abbiamo fatto e lo facciamo volentieri perchè il riscon- tro che ci viene da voi lettori e il numero costantemente crescente di frequentatori abituali del sito ci sprona a continuare su questa strada e a dare sempre di più rendere il nostro progetto il più ampio e interessante possibile. Infatti non ci adagiamo sugli allori, e già dalle prossime settimane potrete notare due grosse novità che riguardano andergraund.it: la divertente e tutta da navigare sezione video e soprattutto il forum, che speriamo possa col tempo diventare un punto di incontro e di scambio di opinioni per tutti i nostri lettori. Ed è loro, i nostri lettori che teniamo a ringraziare in primo luogo, e tutti coloro che anche solo casualmente sono incappati nel nostro sito, e tutti quelli che nel corso di quest’anno hanno collaborato con noi o ci hanno fornito complimenti, consigli e anche critiche costruttive, sono state preziose per noi. Infine un grazie speciale va a tutti quegli artisti che nel corso degli ultimi numeri ci hanno gentilmente dedicato un po’ del loro tempo per rispondere alle nostre domande e alle nostre curiosità. Per festeggiare degnamente abbiamo preparato per voi un numero veramente ricco di spunti e di argomenti interessanti, a partire da ritorni attesi come quelli del Boss, di James Blunt e di Ben Harper, ma anche una dettagliata carrellata su alcune delle realtà emergenti più interessanti del momento. E poi la Simpson Mania che è scoppiata negli ultimi giorni e che, come potete vedere ha contagiato tutta la nostra redazione. Che altro aggingere allora? Come al solito Buona lettura e soprattutto ancora GRAZIE DI TUTTO! Anno 2 - numero 13 Direttore generale Roberto Virgilio Responsabile musica Mr Bugs! [email protected] Responsabile spettacoli Dj HnF [email protected] Responsabile rubriche sir3n3tta [email protected] Redazione Chef Mene Valeriano Don Lolò Si ringrazia inoltre per l’estrema disponibilità: Alessandro Bergamasco e gli Sliding Colours Web editor Valeriano Redazione [email protected] Manoscritti, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. E’ vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto. News .............................................. pag 6 Tutte le ultime novità dal pianeta musica La Magia del Rock ................................... pag 8 Disco e Matrimonio per lo rockettara Lavigne La prova del fuoco per James ....... pag 16 Esce “All the Lost Souls”, il secondo album di Blunt Vecchia e nuova scuola ................ pag 20 Nuovi album di Foo Fighters e Tokio Hotel Anderview ..................................... pag 24 Questo mese Alessandro Bergamasco Underclass Heroes ...................... pag 30 I Sum 41 sono rimasti in tre Tutto il resto ............................ da pag 34 Ben Harper, tanti gruppi emergenti, il terzo capitolo della storia della dance e tanto altro Classifiche..................................... pag 50 I dischi più venduti nelle ultime settimane Recensioni..................................... pag 52 Ai - Tek......................................... pag 72 Le ultime uscite discografiche ascoltate per voi Scopri tutti i segreti della Tecnologia Testo del mese.............................. pag 56 Notizie dal Web........................... pag 73 Le parole delle canzoni più ascoltate On the Road.................................. pag 58 I concerti più interessanti del mese Le curiosità più interessanti dalla rete Le risposte ai vostri dubbi............. pag 73 Il suggerimento che migliora la vita tecnologica Il Gioco del mese.......................... pag 74 SimpsonMania ............................. pag 60 Finalmente nelle sale The Simpsons movie Botteghino..................................... pag 62 I film più visti negli ultimi giorni News.............................................. pag 63 Angeli e Demoni, Nicolas Vaporidis e molto altro Recensioni..................................... pag 64 Gli ultimi film usciti in sala visti per voi Coming Soon................................. pag 67 Casa arriverà a breve nei cinema Telecomando................................. pag 68 Le ultime novità dal tubo catodico Teledipendente.......................... pag 70 Esilio finito: gianfranco Funari In bianco e nero............................. pag 71 La tv dei ricordi: Ok il prezzo è giusto FM................................................. pag 71 I programmi più belli da seguire in radio L’uscita più interessante Spuntino........................................ pag 76 Come sorprendere in cucina col minimo sforzo S.O.S. Cuoco................................. pag 77 Chef Mene dà una soluzione ai vostri problemi culinari DiAry............................................. pag 78 Cosa accadeva nel mondo in questo mese Cronache Marziane....................... pag 80 Notizie assurde ma realmente accadute Mercatino...................................... pag 82 Curiosità, idee regalo, oggettistica varia Spicher Corner............................... pag 82 Uno spazio libero dove dire ciò che ti pare C’è post@ per Ary......................... pag 86 Vuoi raccontarci qualcosa, vuoi sfogarti o hai bisogno di un buon consiglio? La nostra Ary ti dà voce Foto del Mese................................ pag 88 Il mondo raccontato per immagini 7+7 Un doppio best of e 14 live per celebrare 17 anni di successi Ligabue ha annunciato che terrà 7 concerti al Palalottomatica di Roma a novembre e a dicembre si esibirà per altre 7 sere al Datchforum di Assago. I 14 live lanceranno il primo best della carriera "PrimoTempo" (esce a novembre) mentre "Secondo Tempo" a maggio 2008. La scaletta del live prevede hit storiche, pezzi nuovi e tante sorprese tra cui l'esecuzione de "Gli ostacoli del cuore". Entrambi i volumi del best of conterranno "quattro brani inediti, due prodotti da Corrado Rustici al quale mi sono totalmente affidato per la prima volta. Mentre gli altri due inediti sono curati da".Fabrizio Barbacci". La scenografia del live si preannuncia imponente. "Visto che staremo sette giorni in una città ci potremo sbizzarrire con un palco costruito in modo da andare in mezzo alla gente. Non mancheranno dei pannelli enormi". MTV Video Music Awards 07 Trionfo annunciato di Timberlake e Rihanna Il vizietto di Sting Sting e la moglie "Niente di male nel frequentare le case chiuse" Guai coniugali per Sting. Il rocker inglese, attualmente in tour con i Police, è stato immortalato dai paparazzi mentre usciva dal Relax Club, una delle case chiuse più famose di Amburgo. Accompagnato dal suo entourage, Sting pare non essersi accorto dei paparazzi. Le foto, pubblicate dal Sun, hanno fatto subito il giro del mondo, puntando i riflettori sul fatto che Sting è sposato da molti anni con Trudie Styler, con la quale ha avuto sei figli. Nessuna crisi in vista però: per mezzo di un comunicato, l'ufficio stampa di Sting,ha minimizzato l'incidente. "Sting ritiene che non ci sia nulla di cui vergognarsi a frequentare certi luogi. Lui e sua moglie Trudy Styler sono assolutamente aperti riguardo ai locali a luci rosse". Una coppia moderna, decisamente. Tour cancellato Eros ² I fan che sperano di assistere a un concerto degli White Stripes quest'anno dovranno rinunciare. La band americana ha infatti cancellato tutte le date in programma in America e in Gran Bretagna per la fine del 2007 e per i primi mesi del 2008. La causa? Le condizioni di salute di Meg White, che soffre di uno stato di ansia che non le permette assolutamente di viaggiare. La batterista e fondatrice della band assieme all'altro componente Jack White, non ha fornito altri dettagli sul suo stato di salute, ma ha finito col preoccupare molto i fan che sui siti si chiedono cosa mai l'abbia spinta a rinunciare ai concerti. I concerti che il duo avrebbe dovuto tenere in ottobre non sono stati spostati a data da destinarsi e tutti i biglietti saranno rimborsati. Nuovo album per Eros Ramazzotti. A dieci anni dall'uscita del Greatest Hits ("Eros", 1997) e a due anni dall'ultimo album di inediti ("Calma Apparente", 2005), Eros torna sul mercato discografico con un nuovo album intitolato "e²". Il disco arriverà nei negozi il prossimo 26 ottobre, un album doppio che raccoglie il meglio della produzione artistica di Ramazzotti: il primo disco contiene 4 inediti e 14 hit in versione originale rimasterizzate, mentre il secondo comprende 17 hit rivisitate da grandi artisti del panorama musicale italiano e internazionale. L'LP sarà anticipato dal singolo "Non Siamo Soli" - nelle radio dal 21 settembre - nel quale il cantante romano duetta con Ricky Martin. Due trionfatori assoluti, un atteso ritorno, tanto glamour e una rissa. Questi gli elementi che hanno reso gli MTV Video Music Awards che si sono tenuti nella notte tra il 9 e il 10 settembre a Las Vegas un'edizione che difficilmente verrà dimenticata. Trionfatori assoluti altri non sono che i super favoriti, Rihanna e Justin Timberlake. La diva di origine caraibica si è aggiudicata i due dei trofei più importanti, miglior singolo e miglior video, entrambi grazie al brano tormentone "Umbrella". Incetta di premi per JT, invece. Quattro statuette che sanciscono una carriera in inarrestabile ascesa: Miglior Artista, Miglior Artista Maschile, Migliore Coreografia e Migliore Regia. Sorprese per i Fall Out Boy (Miglior Gruppo) e per il miglior gruppo emergente (Gym Class Heroes). Atteso ritorno naturalmente quello di Britney, che ha aperto lo show con la sua chiacchieratissima performance. E, dopo mesi di apparizioni solo sui tabloid, la regina del pop ha mantenuto la promessa, presentando il suo nuovo singolo, "Gimme More", alla platea stellare dei VMAs. Indossando un sexy re- gisseno e una culotte di paillettes, la turbolenta popstar si è lanciata in una performance che, a dire tutta la verità, ha lasciato tutti, giornalisti e numerosi colleghi presenti un poco perplessi. Non tanto per il clamoroso playback (Britney non è di certo la prima cantante a usufruirne), quanto per la staticità e la poca convinzione del suo numero e del brano in sè. Britney è apparsa appesantita e bloccata nei movimenti. E per finire in bellezza, come ogni evento pop che si rispetti, non poteva mancare il momento di tensione. Protagonisti: Tommy Lee e Kid Rock. Motivo del contendere: Pamela Anderson, a cui entrambi sono stati sposati. Complice forse qualche cocktail di troppo, i due sarebbero venuti alle mani per un saluto negato da parte di Kid Rock. Impossibile non pensare che il vero motivo dell'alterco siano i sentimenti mai sopiti per la bellezza canadese, che naturalmente ha preferito non commentare la vicenda. Sex Pistols live. La band britannica terrà un concerto il prossimo 8 novembre alla Brixton Academy di Londra per celebrare il trentennale dell'uscita del loro leggendario album "Never Mind The Bollocks, Here's The Sex Pistols". Sul palco ci saranno i quattro membri originali della band: Rotten (John Lydon), Steve Jones, Paul Cook e Glen Matlock. Il gruppo si sciolse nel 1978 dopo soli tre anni insieme. Si riformarono nel 1996, ma dal 2003 non si sono più esibiti. Preziosa occasione per i più nostalgici. Anche i vizi possono diventare oggetto di marketing. Prendete Marilyn Manson, da sempre avvezzo a un bicchierino di assenzio dopo cena. Ebbene, il Reverendo del Pop ha deciso di trasformare questa sua passione in commercio. MM ha lanciato sul mercato pochi giorni fa Manshithe, un tipo di assenzio prodotto nel villaggo di Kallnach in Svizzera. Il liquore allucinogeno, presto anche in vendita in Italia, costerà circa 30 euro a bottiglia, per un totale di 66% di gradazione alcolica. Insomma, un nuovo business per Mr Manson, che nel tempo libero si dedica già alla pittura e al cinema. Grandi news per i fan dei Pearl Jam. Eddie Vedder, frontman della band di Seattle, pubblicherà a ottobre il primo album a suo nome. "Into The Wild", questo il titolo, è la colonna sonora dell'omonimo film diretto da Sean Penn, in uscita negli States a novembre. L'album sarà la prima raccolta ufficiale di brani solisti di Vedder, che già in passato aveva prestato la sua arte al cinema, nelle soundtrack di "Dead Man Walking" e "I Am Sam". Siamo sicuri che i fan dei Pearl Jam non se lo lasceranno scappare. Buone nuove per i fan di Natalia Imbruglia. E’uscita il 7 settembre una raccolta di singoli e cinque nuovi brani, intitolata "Glorious: The Singles". In dieci anni di carriera musicale Natalie Imbruglia ha inciso 3 album ("Left Of The Middle", "While Lilies Island" e "Counting Down The Days"), venduto milioni di copie nel mondo e ricevuto numerossimi premi e riconoscimenti. L'album sarà disponibile anche in una versione DE LUXE con l'aggiunta di un DVD. Esattamente 40 anni di carriera alle spalle, 23 album pubblicati, 31 Dischi d'oro, 78 Dischi di Platino (!!!), 13 Grammy Awards, 1 Premio Oscar per il miglior brano facente parte della colonna sonora di un film e chi più ne ha più ne metta. No, non stiamo dando i numeri, ma semplicemente ci limitiamo a riportare alcuni delle cifre che meglio riescono a rendere l’idea della grandezza e della popolarità che quest’artista ha raggiunto nel corso degli anni. Ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno perché basta pronunciare semplicemente il suo nome per scaturire una qualsiasi reazione da parte di tutti gli amanti della musica. Puoi amarlo o puoi odiarlo il Boss, in quanto la sua figura è certamente simbolo dell’immagine di un America che molti guardano con occhi non molto benevoli, ma in ogni caso non si può ignorare il peso che questo personaggio assume nella storia del rock contemporaneo. Il suo nome stesso è sinonimo di Rock, ma non solo: Bruce Springsteen è soprattutto uno dei più importanti rappresentanti della musica popolare statunitense. Per mezzo di lui sono tramandate canzoni e personaggi che altrimenti si sarebbero potute perdere nell'oblio di plastica della musica anni Ottanta. Riscosse successo in quel periodo anche grazie alla netta contrapposizione tra il suo modo di proporsi e la moda androgina tipica del periodo. I testi dei primi lavori parlano generalmente di una gioventù statunitense illusa, e sin dai primi anni la stampa definì Springsteen Work Class Hero, l'eroe della classe operaia. Il tema del fallimento del sogno americano è comunque molto ricorrente nelle sue opere: i suoi personaggi sono spesso dei perdenti, gente comune dell'immensa periferia statunitense che lotta per sopravvivere. La sua visione della società statunitense ha portato a Springsteen parecchie polemiche: per la canzone “Ameri- can Skin” (41 Shots), dedicata alla morte di un ragazzo di colore, Amadou Diallo, ucciso dalla polizia con 41 colpi di pistola per aver estratto il portafoglio dai pantaloni, Springsteen fu boicottato ferocemente dalla polizia e da manifestanti simpatizzanti. Poco prima delle Elezioni Presidenziali degli Stati Uniti del 2004, ha partecipato al Vote for Change Tour, una tournée erroneamente considerata a favore del candidato democratico John Kerry (di fatto contro la politica di George W. Bush) in collaborazione con cantanti famosi come i John Mellencamp, John Fogerty, R.E.M., Dixie Chicks, Pearl Jam, James Taylor, Ben Harper, Tracy Chapman, Dave Matthews Band e molti altri. Non fu la prima volta in cui Springsteen prese una posizione politica netta contro la politica repubblicana statunitense: nel 1979 ad esempio, aderì a parecchi concerti "No Nuke" indetti dal Muse (Musicians United for Safe Energy), per contestare l'uso di energia nucleare dopo l'incidente incorso alla centrale nucleare statunitense di Three Miles Island. Inoltre partecipò nel 1988 con eventi e concerti per la raccolta fondi umanitaria Human Rights Now!, e collaborò come presenza alla canzone composta per beneficenza “We are the World”, cantata con i più grandi esponenti della musica pop-rock degli anni ottanta. Temi che riflettono in pieno le sue origini e la sua educazione: infatti il Boss proviene da una famiglia operaia del New Jersey. Bruce Frederick Joseph Springsteen è nato a Freehold, il 23 settembre 1949. Il padre, Douglas, aveva origini olandesi e irlandesi. La madre, Adele Zirilli, è di origine italiana. Le condizioni economiche della famiglia erano spesso precarie: le occupazioni del padre (operaio nella fabbrica della Nestlè, guardia carceraria, autista di autobus) non riuscivano a garantire una certa solidità e sicurezza. A causa di questa instabilità la famiglia Springsteen fu spesso costretta a trasferimenti verso abitazioni e luoghi meno costosi, fino ad arrivare ad un trasloco in California, momento in cui il giovane Bruce si staccò dalla famiglia per tornare nel suo New Jersey. Il rapporto con il padre non era idilliaco: egli era infatti una figura severa e autoritaria, mentre la madre Adele era sempre comprensiva e attenta alle necessità dei figli. Incominciò ad intraprendere la carriera musicale giovanile spinto da un'apparizione di Elvis Presley all'Ed Sullivan Show: comprò la prima chitarra a 13 anni con solo 18 dollari, per poi passare a 16 anni ad una chitarra Kent comprata dalla madre che contrasse un debito per il regalo donato al figlio. Fu allora che iniziò a suonare in un gruppo chiamato Castiles (nome tratto dalla marca dello shampoo in voga in quei tempi), la cui formazione era costituita da due chitarre e un bas- so, ottenendo un discreto successo in alcuni club e locali del New Jersey. Nel 1967 i Castiles tentarono il grande salto a New York dove erano stati ingaggiati per tenere 29 concerti al Greenwich Village nel Cafe Wha (lo stesso locale in cui esordì Jimi Hendrix): la band non ebbe successo e si sciolse nello stesso anno. Springsteen ritornò nel New Jersey, e tra il 1969 e il 1971 ricominciò a suonare con Steve Van Zandt, Danny Federici e Vini Lopez in una band che ebbe diversi nomi: inizialmente Child, poi Steel Mill, successivamente Dr.Zoom and the Sonic Boom fino ad arrivare al nome definitivo Bruce Springsteen and The E Street Band (tra l’altro dal 1991 è sposato in seconde nozze con la vocalista della E Street Band, Patti Scialfa, dopo il matrimonio fallito con la modella Julianne Phillips. Dall'unione con Patti Scialfa ha avuto tre figli, Evan, Sam e Jessica). Il periodo era particolarmente favorevole: la stampa statunitense infatti nei primi anni settanta aveva la necessità di proporre nuove star, nuovi idoli per il pubblico del rock e a Springsteen che realizza il suo contratto con la Columbia dopo una audizione con John Hammond (lo "scopritore" proprio di Bob Dylan) - venne affibbiata l'etichetta di "nuovo Dylan", un'etichetta ampiamente fuori luogo, ma influenzata dal repertorio proposto come solista da Springsteen nel periodo in cui viene scritturato. Tale repertorio verrà ripreso solo parzialmente nel primo album, “Greetings From Asbury Park, N.J.”. Fu proprio la stampa musicale a dare la prima svolta al successo di Springsteen, almeno sul territorio statunitense: il 22 maggio 1974 il critico musicale Jon Landau, del The Real Paper di Boston, rimase impressionato da una esibizione all'Harvard Square Theatre di Cambridge, in Massachussets, scrivendo un articolo in cui citò la seguente frase: "Ho visto il futuro del rock'n'roll e il suo nome è Bruce Springsteen". Ci aveva visto proprio bene, e ha vinto la sua scommessa: successivamente Jon Landau lasciò la critica musicale per diventare manager, produttore e consigliere di gran parte dell'intera discografia di Springsteen. La musica giovanile di Springsteen fu principalmente caratterizzata da un rock molto vivo e grezzo e da ballate strutturate e melodiose, che colpirono immediatamente alcuni critici ma che passarono in secondo piano al di fuori dei confini degli Stati Uniti. I testi appaiono molto lunghi, complessi, che narrano di una vita da strada fatta di corse, motori e personaggi comuni ma ribelli, a tratti descritti come veri eroi di una America che illude con il suo stile di vita imposto. La svolta però arriva qualche anno dopo con l'album “Born to Run”, il suo terzo lavoro: diventa immediatamente un successo di vendite grazie alla massiccia trasmissione del brano su molte radio commerciali statunitensi. Il tour legato alla promozione del disco è imponente, portando l'album nella top-ten della hit-parade mondiale. Gli anni ottanta sono gli anni di conferma del successo mondiale di Springsteen grazie a “Born in the U.S.A.”, altro disco che conferma il successo di “Born to Run”. Il successo supera i confini degli Stati Uniti, e l'album sarà ricordato come il marchio del trionfo ottenuto da Springsteen. Gli anni novanta invece rappresentano per Springsteen il periodo musicale più sterile e con meno successi di vendite. Nel 1992 Springsteen pubblica 2 album quasi in contemporanea, “Human Touch” e 2Lucky Town”, lavori in studio senza il supporto della E Street Band. Il risultato, sia in fatto di vendite che di apprezzamento da parte dei fan è deludente rispetto agli album precedenti. Questi lavori, per quanto gradevoli, vengono bollati come album poco interessanti dove l'assenza della E Street Band è la causa principale. Nel 2000 arriva poi la rinascita: un anno dopo gli attentati al World Trade Center di New York dell'11 Settembre 2001, Springsteen pubblica “The Rising”, col quale riprende a collaborare con la E Street Band, prodotto da Brendan O'Brien. Il tema trainante è ovviamente la risollevazione dell'orgoglio nazionale ferito dall'attacco, senza scadere in tematiche patriottiche: tutto l'album infatti è composto da vari generi musicali (rock, ethno, gospel) e il tema della religione è toccato in maniera globale con accenni al Cristianesimo, al Buddhismo e all'Islamismo. Negli ultimi anni il Boss si schiera apertamente contro la politica di Bush, in particolar modo per la politica estera riferita ai conflitti in Iraq nel 2003: dopo 2 anni, nel 2005 viene pubblicata la canzone “Devils & Dust” per narrare le sensazioni di un soldato statunitense in guerra. Questo è il suo terzo album acustico, che include alcune canzoni scartate dall'album The Ghost of Tom Joad. L'album “Devils & Dust” (2005) fu il primo disco di Springsteen ad essere sottoposto alla censura e al bollino di avvertimento a causa della canzone Reno, un pezzo che narra in dettaglio di un rapporto sessuale tra un uomo disperato e una prostituta. Springsteen stupisce spesso per la facilità nello scrivere canzoni. Anche se ci sono stati parecchi anni di inattività tra alcune opere ed altre, Springsteen è riuscito a scrivere una quantità notevole di brani. Ha incominciato nel 1980 con “The River”, album doppio. Nel 1992 pubblicò a pochi giorni di distanza 2 album di canzoni completamente inedite: “Human Touch” e “Lucky Town”. Nel 1998 è stato pubblicato un cofanetto quadruplo “Tracks” di soli inediti per un totale di 66 canzoni mai incise prima. Altri inediti non sono ancora stati pubblicati: parecchie sue composizioni, scartate dallo stesso Springsteen sono diventate il maggior successo per altri cantanti: “Because the Night” uno dei più grandi successi di Patti Smith, “Blinded By The Light” suonata dagli Earth o Fire cantata dalle The Pointer Sisters sono solo un esempio della prolificità di Springsteen. Musicalmente parlando il rock, con sempre più frequenti incursioni nel folk domina sovrano nella produzione springsteeniana fino ad oggi e ritroviamo un fil rouge che parte da Rosalita, e via via passa per 10th Avenue Freezeout, Prove it all night, Darkness on The Edge of Town, Hungry Heart, I'm going down, Glory Days. Discorso a parte meritano le sempre più frequenti escursioni di Springsteen nella musica folk, di cui l’ultimo esempio arriva lo scorso anno con l’album “We Shall Overcome: The Seeger Sessions”, un disco interamente intriso della musica popolare statunitense; in tale ambito le radici vanno ricercate nella musica (e nei testi) di Woody Guthrie, dello stesso Dylan e nella musica folk popolare statunitense. Quest’anno, invece, a cinque anni di distanza dal suo ultimo album con la E-Street Band (The Rising) il Boss finalmente torna al rock con un nuovo album dal titolo “Magic”, la cui data d’uscita è fissata per il prossimo 2 ottobre; ora Patti Scialfa, Steve Van Zandt, Nils Lofgren, Gary Tallent, Clarence Clemon, Danny Federici, Roy Bittan, Soozie Tyrell e Max Weinberg spalleggiano The Boss per un album di 11 brani nuovi di zecca, il 15° in studio per Springsteen, il primo dal “Devils & Dust” del 2005, non considerando le rivisitazioni di The Seeger Sessions dell'anno scorso e i vari live pubblicati, tra cui il fortunato “Live in Dublin” di un paio di mesi fa. Già lo scorso anno Springsteen aveva annunciato di aver pressoché ultimato un intero disco di nuove canzoni per la E Street Band. All'inizio di quest'anno ha messo insieme i suoi sodali e in due mesi ha completato il lavoro, prodotto ad Atlanta da Brendan O'Brien. Secondo il manager storico e scopritore di Bruce Springsteen, John Landau, «Magic è un disco con un rock ad alta energia , incredibilmente ben suonato da Bruce e dalla E Street Band. E' di grande intrattenimento ma, come sempre, ha anche tanto da dire». Il disco è anticipato in radio dal bel singolo "Radio nowhere" (scaricabile gratuitamente da internet) che ne è anche la traccia di apertura; una canzone potente e diretta, anche se per certi versi atipica nella struttura; è costruita su un giro di chitarra a metà tra il power pop degli anni '60 e il punk newyorchese del decennio successivo (quello di Patti Smith, per intenderci), su cui si sente chiaramente la mano del produttore Brendan O'Brien. Le tastiere, uno dei segni distintivi della E Street Band, sono praticamente assenti, mentre un assolo del sassofono di Clarence Clemons arriva a metà brano. Atipica, dicevamo, perché la canzone non ha quasi ritornello: Springsteen canta "This is radio nowhere, Is there anybody alive out there?" sulla stessa linea melodica della strofa, aprendo un po’ solo dopo quando ripete "I just want to hear some rhythm". La canzone ha toni quasi apocalittici, rac- conta della "ultima lunga notte americana" in cui non si sente nulla. "Questa è radio nessun luogo, c'è qualcuno vivo là fuori?" e poi ancora "Voglio sentire migliaia di chitarre, voglio sentire batterie che pulsano, voglio sentire milioni di voci diverse". Subito dopo l'uscita di «Magic» Springsteen partirà per un nuovo tour mondiale con la E Street Band al completo (comprese la moglie Patti Scialfa e la violinista Soozie Tyrell) le cui date saranno comunicate a breve. Ci saranno sicuramente tappe italiane e il Boss, come per il tour di «The Rising», potrebbe effettuare in Europa un primo giro «autunnale» in arene coperte e una seconda serie di date, nell'estate 2008, in strutture all'aperto (nel 2003, in Italia, si esibì negli stadi di Firenze e di Milano). Non ci resta che aspettare fiduciosi dunque! Bruce Springsteen Born in the U.S.A. 1984 Come si può classificare BORN IN THE U.S.A., l'album che ha fatto di Springsteen un'icona del 12 rock mondiale facendogli raggiungere vastissime Columbia-Sony Music platee di pubblico? Indubbiamente rappresenta la 1. Born In The U.S.A. 2. Cover Me 3. Darlington County 4. Working On The Highway 5. Downbound Train 6. I'm On Fire 7. No Surrender 8. Bobby Jean 9. I'm Goin' Down 10. Glory Days 11. Dancing In The Dark 12. My Hometown croce e delizia di ogni appassionato di Springsteen che si rispetti: spesso bistrattato perchè troppo commerciale, orecchiabile, modaiolo; molte volte idolatrato come gemma assoluta del rock. La veriverità come al solito forse sta nel mezzo: siamo nel pieno degli anni '80, Springsteen ha da poco sfornato un lavoro positivo come THE RIVER (1980) ed uno riflessivo come NEBRASKA (1982), da molti considerato il vero capolavoro springsteeniano; il suo livello creativo è al massimo, lo dimostra l'elevato numero di brani che Bruce registra in questo periodo (molti di questi allora non pubblicati li ritroveremo poi in TRACKS e THE ESSENTIAL). Certamente lo stile dell'album appare spensierato, positivo, sfarzoso; ma ciò spesso è in contrasto con la riflessività dei testi di molti brani come la title-track, "Glory Days", "My Hometown" e altri. Il disco è prodotto magistralmente, il suono è sontuoso, la E-Street gira alla perfezione e Bruce è in forma sfavillante. La title-track, uno dei brani più celebri della storia della musica rock e certamente quello che più rappresenta Springsteen, ha bisogno di pochi commenti: "Born In The U.S.A." si ama o si odia, (oppure si ama e poi si odia). Da non tralasciare le celeberrime "Dancing In The Dark" e “Glory Days”, brani che strizzano l’occhio al pop ma che si dimostrano irresistibili. In conclusione un album bello ma non imprescindibile, sicuramente è il più conosciuto e forse il più rappresentativo ma che probabilmente non si può collocare in cima alla discografia del Boss, nella quale sono presenti altri lavori magari meno conosciuti, ma più intensi e maturi. Un disco comunque mitico, che non può mancare in una discoteca rock che si James Blunt finalmente è ritornato sulla scena con il suo secondo attesissimo album in studio, dal titolo "All The Lost Souls". Il nuovo album arriva quasi 3 anni dopo la pubblicazione di "Back To Bedlam", il suo primo fortunatissimo album che nei mesi appena successivi alla pubblicazione aveva raggiunto livelli di vendite stratosferiche in tutto il mondo, grazie sopratsoprattutto alla spinta di singoli fortissimi e molto radiofonici come il primo “High”, ma soprattutto il tormentone “You’re Beautiful”, la struggente “Goodbye My Lover” e l’originalissima “Wiesemen”. Il risultato è stato che alla fine il disco si è aggiudicato il titolo di secondo album più venduto del decennio! Direi niente male per un artista fino a quel momento totalmente estraneo all’ambiente dello spettacolo. Estraneo nel senso letterale del termine, infatti, come forse saprete, fino a pochi mesi prima della pubblicazione del disco, il giovane Blunt era in tutt’altre faccende affaccendato. Una delle più grandi paure di tutti i musicisti infatti, in senso prettamente musicale, è che la fonte della loro ispirazione si prosciughi. Il che difficilmente finirà mai per preoccupare James Blunt. Lui ha, e lo si può dire senza timore d'esagerare, vissuto una vita che dovrebbe fornire materiale a sufficienza per una dozzina di album. Probabilmente è quello che dicono tutti i cantautori. Ma qui non stiamo scherzando affatto. Prendete "No Bravery", la canzone che chiude il suo album di debutto, "Back to Bedlam". Fu scritta nel 1999 in un campo militare in Kossovo, dove James si trovava come ufficiale in avanscoperta per l'esercito britannico. Di giorno, di pattuglia a Pristina, teneva la chitarra agganciata all'esterno del suo carro armato. Di notte, se la portava nella sua camerata, dove scriveva della sua vita di ventiduenne difensore della pace nel periodo immediatamente successivo ad una delle guerre civili più sanguinose del decennio. Quando scriveva e cantava nell'immobilità delle prime ore della notte, il resto della sua unità gli urlava di fare meno chiasso ma lui chiasso è sempre riuscito a farne. "'No Bravery' è l'unica canzone che ho scritto per intero in Kossovo. Scrivevo mentre me ne stavo a letto con ancora gli stivali addosso. Dovevi dormire con gli stivali. La canzone è fatalista. E lo è anche il resto dell'album," racconta lo stesso Blunt con ironia. Ma la sua esperienza in Kossovo è solo uno degli aspetti di un artista che è destinato a farsi strada. Per gran parte degli addetti ai lavori James è una scoperta - un'anima di quelle che esistevano solo un tempo, in qualche modo ancora priva di cinismo, nonostante tutto quello che è passato davanti ai suoi occhi, un giovane cantautore che sembra faccia questo mestiere da anni, con una voce stupefacente. Elton John, con il quale condivide il manager, ritiene che la "You're Beautiful" di Blunt sia la versione moderna e legittima della sua "Your Song". Un paragone intelligente, perché a detta di molti "Back to Bedlam" ricorda i momenti migliori dei primi anni di carriera di Sir Elton. La cosa strana è che una famiglia di militari come i Blunt - anche suo padre era nell’esercito, abbia dato i natali ad uno come James. Dopo essersi laureato alla Bristol University, entrò nell'esercito, "perché mio padre insisteva che lo facessi". Alla fine divenne capitano e fu il primo ufficiale britannico ad entrare a Pristina, alla testa di una colonna di 30.000 soldati inviati con il solo scopo di mantenere la pace. CoComunque, la musica è sempre stata la sua passione. In realtà è cresciuto in una casa senza musica, non possedevano neppure un lettore CD, quindi James iniziò ad appassionarsi di musica soltanto tardi. "Mio papà era molto pratico e considerava la musica come semplice rumore .L'unico lettore CD era quello dell'auto e avevamo soltanto tre CD - 'American Pie' e un paio dei Beach Boys. "Tuttavia, quando si allontanò dalla famiglia per studiare, imparò a suonare il piano, poi partecipò ad un musical allestito dalla scuola e da lì nacque tutto il resto. Da quel giorno, ascoltò ed imparò quanto più poté. Infatuazioni per i Queen e i Dire Straits andarono e vennero. A 14 anni prese in mano la chitarra di un amico ed incominciò a suonarla ascoltando "Nevermind" dei Nirvana e subito dopo scrisse la sua prima canzone. La sua adolescenza fu una battaglia tra gli insegnanti, intenzionati ad imporgli un certo tipo d'educazione e se stesso, allo stesso modo determinato a fare della musica il suo lavoro. Armato con "alcuni demo scadenti" registrati precedentemente, nel 2002 lasciò l'esercito per diventare un musicista a tempo pieno. I suddetti pezzi scadenti furono però dimostrazione sufficientemente convincente della sua voce penetrante e delle sue canzoni squisitamente personali da procurargli sia un contratto di management sia di edizioni da lì a pochi mesi. "E poi incontrai Linda Perry [cantautrice-produttrice di, tra gli altri, Pink e Christina Aguilera]…il mio editore le diede alcune canzoni, io andai a suonare al South by Southwest e lei mi offrì un contratto con la sua etichetta, la Custard Records," racconta James, ancora mezzo-stupito dall'intera faccenda. Nel Settembre 2003 James volò in California per registrare il suo album, quello che poi è diventato "Back To Bedlam", il suo debutto già destinato ad entrare tra i classici delle musica pop contemporanea. Ora a tre anni di distanza dal suo debutto e un cd dvd live acustico uscito nel frattempo, dal titolo “Chasing Time: the bedlam sessions”, finalmente James è pronto a dar prova del suo talento con la prova forse più difficile per un’artista: il secondo disco, ovvero quello in cui devi dimostrare, specialmente se il debutto è stato particolarmente brillante come è successo a James, non solo di essere all’altezza del primo lavoro, ma di essere cresciuto e maturato sia artisticamente che musicalmente. E non è affatto facile. Molti artisti finita la carica di entusiasmo e di adrenalina degli esordi, una volta assaporato il successo, sono scivolati sul secondo album. Comunque siamo convinti che questo non sarà sicuramente il caso di un’artista serio come lui. Il primo singolo estratto da "All The Lost Souls", uscito lo scorso 14 settembre su etichetta Custard/Atlantic Records s'intitola "1973" ed è in rotazione nelle radio già a partire dagli ultimi giorni di luglio. "All The Lost Souls" è stato registrato e mixato a Los Angeles con il produttore Tom Rothrock, che aveva collaborato con Blunt per "Back To Bedlam". Il nuovo album contiene diverse canzoni che il pubblico del cantautore inglese aveva già avuto modo di apprezzare durante i concerti in supporto di "Back To Bedlam" del 2006 tra cui "1973", "I Really Want You", "Same Mistake" e "Annie". Tutti I brani di "All The Lost Souls" vedono la partecipazione della band che fin dall'inizio ha sempre accompagnato James: il tastierista Paul Beard, il chitarrista Ben Castle, il bassista Malcolm Moore e il batterista Karl Brazil. "Non ho assolutamente sentito alcuna pressione," dichiara Blunt. "Avendo venduto oltre 11 milioni di dischi, so che le possibilità di ripetermi sono minime. Quindi, invece di prefiggermi quello come meta, decisi di fare qualcosa che mi divertisse fare, un disco che mi rendesse davvero felice. In un certo senso, è stata una liberazione. Questo album mette in luce la mia crescita come compositore e come musicista, mostra quanto io sia maturato come persona e in un certo senso documenta questi sviluppi". La pubblicazione nell'ottobre 2004 di "Back To Bedlam" segnò l'inizio di una storia davvero notevole. Grazie alle sue canzoni avvincenti, alla sua voce affascinante e ad una presenza carismatica, James si costruì, gradualmente ma costantemente, un seguito di appassionati che diventava sempre più esteso dopo il passaparola di coloro che avevano la fortuna di vederlo su un palcoscenico. A due anni di distanza, "Back To Bedlam" ha venduto qualcosa come 11 milioni di copie in tutto il mondo e James è diventato un inaspettato re delle classifiche, passando da musicista sconosciuto a superstar internazionale. L'album restò al Numero Uno della classifica britannica per nove settimane mentre "You're Beautiful" restò in cima a quella dei singoli per cinque. Nel 2005, James divenne l'artista che vendette di più nel Regno Unito, aggiudicandosi due prestigiosi BRIT Award. "Back To Bedlam" arrivò al Numero Uno in 16 paesi intorno al mondo e restò al Numero Uno nella classifica dei 100 Album più venduti in Europa per oltre due mesi. Presto arrivarono anche due World Music Award e un MTV Europe Music Award. Negli Stati Uniti, "Back To Bedlam" ricevette il Doppio Disco di Platino mentre James si aggiudicò ben cinque nomination ai Grammy e due MTV VMA Award. Quando "You're Beautiful" arrivò al Numero Uno nei Billboard Hot 100, Blunt divenne il primo artista britannico ad arrivare in cima alla classifica americana dei singoli dopo Elton John con la versione del 1997 di "Candle In The Wind". Vedremo se con questa seconda fatica riuscirà a mantenersi sugli stessi livelli di vendite di quel suo brillantissimo esordio. Certo, l’impresa di bissare questi numeri è quasi impossibile, ma nella musica non si sa mai... Sentir parlare di "echi, silenzio, pazienza e grazia" a proposito dei Foo Fighters, può suonare strano. Eppure, l’energica band di Dave Grohl, ex batterista dei mitici Nirvana, ha deciso di intitolare così Echoes, Silence, Patience and Grace, il nuovo album in uscita tra pochi giorni, più precisamente in Italia sarà pubblicato il 21 settembre 2007 su etichetta Roswell/RCA. “Echoes, Silence, Patience And Grace” è il sesto lavoro in studio della band di Dave Grohl, prodotto da Gil Norton (che nel 1997 aveva lavorato al doppio platino “The Colour And The Shape”, in Italia pubblicato venerdì 6 luglio 2007 in versione rimasterizzata con l’aggiunta di 6 bonus track) e arriva qualche mese dopo la pubblicazione del cd live acustico da l titolo “Skin and Bones”. Il disco sarà destinato a stupire i fan non solo nel titolo, ha assicurato l’ex Nirvana nel corso di un’intervista rilasciata a Billboard. Accanto a brani di puro rock, ce ne saranno infatti altri caratterizzati da improvvisi cambi ritmici e stilistici. Non a caso, il cantante e chitarrista parla in questo modo delle influenze del disco: "È sempre stato il mio sogno mescolare Steely Dan e NoMeansNo", citando due gruppi famosi - seppure secondo diverse modalità - per la commistione di jazz, rock e altri generi musicali. Erase Replace e Let It Die, due dei nuovi brani, costituiscono chiari esempi in questo senso. Ma in realtà ce ne sarà per tutti i gusti: da canzoni uptempo in grado di scuotere le arene come “The Pretender” e “Cheer Up Boys, Your Makeup Is Running”, a pezzi meno convenzionali come “The Ballad Of The Beaconsfield Miners”, in cui Grohl e la chitarrista Kaki King danno prova (soprattutto quest’ultima, in realtà) delle loro doti di fingerpicking. La genesi di questo brano strumentale è legata a un curioso aneddoto. Tempo fa, due minatori della Tasmania rimasero bloccati sottoterra per ben due settimane: fra i generi di conforto da loro richiesti, figurava un I-Pod con dentro le canzoni dei Foo Fighters, per tirarsi su di morale. Grohl non solo fece recapitare un messaggio registrato con cui tentava di rincuorare gli sventurati, ma promise anche di invitarli a uno qualsiasi dei loro concerti. Proprio dopo un'esibizione alla Sidney Opera House conobbe uno dei due minatori tratti in salvo e si prese con lui una sbronza colossale, durante la quale giurò solennemente di incidere una canzone sull’intera vicenda. L’album, che segue a distanza di due anni “In Your Honor”, album di grande successo trainato da singoli molto trasmessi come l’apripista “The Best of You”; non è quindi difficile immaginare che anche quest’ultimo album sarà un successo. La loro storia sembra la sceneggiatura per un film campione d´incassi: quattro ragazzi tedeschi diventano le più grandi star che la loro natia Germania dell´Est abbia conosciuto negli ultiultimi 20 anni : album al N° 1 nelle classifiche, concerti davanti a 10/20 mila persone e tanti premi vinti. In poco tempo, la band allarga il campo di battaglia per soddisfare la grande e crescente richiesta non solo dai fans impazziti per loro ma anche da parte dei mass media. L´attenzione è tutta sul cantante Bill e il chitarrista Tom - gemelli identici ma di diversissima personalità, con una filosofia in comune che invita a lottare per i propri sogni. Bill colpisce subito per la sua immagine particolarissima, molto androgina, come la sua voce del resto (ascoltando il pezzo per radio si fatica a capire che si tratti di una voce maschile), con piercing e tattuaggi, e senza alcuno sforzo riesce a mandare in delirio le ragazze di mezza Europa, mentre il fratello Tom ha un look hip hop che non passa di sicuro inosservato. Registrano e pubblicano due album in lingua tedesca di brani orecchiabili e ricchi di chitarre, e, con il primo album in lingua inglese la febbre Tokio Hotel contagia tutto il continente. Bastano queste poche righe riportate sul sito ufficiale della band per raccontare la storia di questi quattro ragazzi nemmeno diciottenni (hanno pubblicato il primo disco all’età di tredici anni), che con il loro disco “Scream”, il terzo per loro, ma il primo in lingua inglese, stanno creandosi consensi in diversi paesi. Il gruppo è costituito, oltre che da i già citati gemelli Bill e Tom Kaulitz (rispettivamente voce e chitarra), da Georg Listing (basso) e Gustav Schäfer (batteria). Nel 2001, Bill e Tom incontrano Gustav, in occasione di un concerto a Magdeburg. Gustav gli presenta a sua volta Georg che conosceva dal conservatorio. Insieme formano i Devilish ed iniziano ad esibirsi in numerosi club di Magdeburg e dintorni, in Germania. Nel 2003 Bill Kaulitz partecipa al Talent-Show Star Search e viene notato da Peter Hoffmann che inizia a fare strada al gruppo attraverso numerose esibizioni. Nel 2004, i Tokio Hotel iniziano a lavorare con un gruppo di produttori di Amburgo: Peter Hoffmann, Pat Benzner, Dave Rothe e David Jost, che contribuiscono a rendere il loro approccio più professionale. Hoffmann e Jost hanno composto e prodotto dei remix per numerosi artisti: The Doors, Falco, The Corrs, Sarah Brightman e Faith Hill. Nel 2005, i Tokio Hotel ottengono un contratto con la Universal Music. In un'intervista i membri del gruppo hanno spiegato la scelta del loro nome. Desideravano che il loro nome riflettesse una grande città dinamica, per questo hanno deciso di considerare Tokyo (Tokio in tedesco). A ciò, aggiunsero la parola Hotel che, ai loro occhi, è un simbolo del gruppo in quanto vanno da città in città e da hotel in hotel. Il video del primo singolo Durch den Monsun (Attraverso il monsone) inizia ad essere trasmesso nelle varie tv musicali tedesche a partire dal luglio 2005 e in breve tempo il gruppo conquista un gran numero di fan. A fine settembre 2005 viene pubblicato il primo album “Schrei”, che raggiunge immediatamente la vetta delle classifiche tedesche. Il 23 febbraio 2007 viene pubblicato in Germania il secondo album “Zimmer 483”, anch’esso un successo di vendite. Il 1° giugno 2007 pubblicano il loro terzo album “Scream”, anticipato dal tormentone “Monsoon”, in cui si possono trovare i successi dei loro album precedenti tradotti in inglese, con il quale i Tokio Hotel si apprestano al debutto nella classifiche estere. (Per saperne di più su “Scream” guarda anche la sezione delle recensioni). Quinta Puntata Intervista a cura di: Chef Mene Come sapete bene, lo scopo di questa nostra sezione non è semplicemente quello di raccontarvi il mondo dorato dello show-biz di cui sentiamo normalmente parlare in televisione o di cui leggiamo sui rotocalchi. Lo scopo è quello di far capire ai lettori attraverso i racconti dei protagonisti le varie storie dei personaggi che popolano il mondo della musica, le difficoltà di quelli che suonano soprattutto per passione, le gioie e le soddisfazioni, ma anche gli ostacoli e le delusioni. Insomma, sicuramente non è così facile e bello come si può immaginare. E può succedere anche che per diversi motivi ad un certo punto si arrivi alla difficile di scelta, la maggior parte delle volte è dettata però da concrete necessità, di mollare tutto, di abbandonare i sogni di gloria e di cercare strade magari meno affascinanti e allettanti, ma sicuramente più sicure. Purtroppo non si può vivere di sola passione. Così può capitare che gli artisti si ritirino e che le band si sciolgano. Questo mese abbiamo incontrato per voi Alessandro Bergamasco, batterista di talento ex componente di un gruppo abbastanza ben lanciato all’epoca, che ad un certo punto della sua carriera ha deciso di mollare la professione di musicista per poter concentrare tutte le sue energie sul suo lavoro attuale. Cerchiamo così di capire quali possono essere i motivi che portano una band a sciogliersi e cosa cambia nella vita di un musicista che ad un certo punto decide di non esibirsi più. Incontriamo Alessandro a Venezia, dove tutt’oggi vive e lavora come Chef De Rang in un importante ristorante. Ha 28 anni e ha cominciato a suonare la batteria nel ‘95, quando, dopo essergli stato negato dalla madre il permesso di suonare il sassofono per paura della troppo “baccano” che avrebbe causato in casa, si è comprato un paio di bacchette e ha cominciato a suonare sulle pentole della cucina, promettendo che avrebbe Testi: Bugs! continuato a picchiare sulle pignatte finchè non gli avesse accordato il permesso di suonare la batteria. Alla fine naturalmente ha vinto la battaglia e ha cominciato a prendere confidenza con lo strumento. Nell’autunno del 2002 la svolta: per iniziativa di Stefano Rubini (cantante) e Gianluca Zennaro (bassista), ex componenti dei “Toom”, nascono gli Sliding Colours. Dei Toom faceva parte anche Alessandro, che viene contattato per entrare a far parte del gruppo insieme anche al chitarrista Michele Tagliapietra, un amico comune. Arrivano i primi live nei pub e nei locali di Venezia e poi nel maggio 2003 si chiudono in studio per registrare un demo di sette brani. Le cose iniziano a girare per il verso giusto, quando Alessandro decide, per motivi che ci racconterà lui stesso nel corso dell'intervista, di lasciare il gruppo e dedicarsi ad attività del tutto estranee al mondo della musica. (Intanto il progetto Sliding Colours è andato avanti, nel gruppo è entrato Riccardo Mavaracchio, è arrivato un contratto discografico oltre alla pubblicazione di “Sunrise”, il primo album vero e proprio della band. Nel 2006 poi, improvvisamente, poche righe sul sito ufficiale della band annunciano la fine del gruppo). Quali sono i motivi che spingono un musicista a lascare il mondo della musica per dedicarsi a tutt'altro? Non ci resta che farcelo raccontare: benvenuti alla quinta puntata di Anderview. Ciao Alessandro, grazie per averci concesso qualche minuto per la nostra intervista. Cominciamo: Il vostro genere è stato definito “Emo”, sei d’accordo con questa definizione? Puoi spiegare ai meno esperti cos’è di preciso l’ “Emo”? Non sono molto d’accordo con la definizione che ci hanno accollato per quanto riguarda il genere musicale proposto dalla nostra band, soprattutto agli inizi quando il nostro stile era più simile a un rock-melodico, adatto a tutte le persone, in modo tale da poter conquistare una schiera più ampia di fan. Esistono tante interpretazioni del genere “Emo” ed il nostro è stato solo un adeguamento a come la critica ci ha inquadrato all’interno dei generi musicali. A questo proposito non si può dare una definizione ben precisa a questo stile, che di per se raccoglie molte influenze musicali, in generale posso dire che all’ “Emo” si può dare la definizione di “bel rock melodico”. In questo momento l’ “Emo” sta avendo una diffusione e un gradimento di pubblico senza precedenti, come mai avete deciso lo scioglimento in un momento potenzialmente così favorevole per la vostra carriera? Non posso sapere il perché dello scioglimento degli “Sliding Colours”, per il semplice fatto che quando io sono andato via dal gruppo, loro hanno continuato a suonare con successo, incidendo un album, facendo molte altre serate. Personalmente ti posso dire che ho deciso di lasciare la band per motivi personali legati all’amore e al lavoro. Gli altri componenti della band avevano cominciato ad interpretare la musica come un vero e proprio lavoro, mentre per me è sempre stato un grande, grandissimo hobby, io sono andato via e loro hanno continuato a suonare con successo. Per me era impossibile conciliare il mio mestiere con le esigenze della band, forse è stato un bene per il gruppo che io abbia lasciato, loro hanno potuto proseguire, senza che io diventassi una via per precludersi. Attualmente sono tre ex-componenti che stanno continuando a suonare insieme: Michele Tagliapietra, Gianluca Zennaro e Riccardo Mavaracchio, il nuovo batterista assoldato quando ho dovuto lasciare la band e al quale va il merito dell’album “Sunrise”, pubblicato dopo il demo “Sliding Colours”. Sappiamo che voi, componenti del gruppo, avevate gusti musicali particolarmente variegati e differenti. E’ stato mai un ostacolo o un motivo di attrito all’interno della band? Come siete arrivati alla definizione del vostro genere? Motivo d’ostacolo? Si, per alcune canzoni, ci sono stati molti disaccordi sui passaggi melodici. Anche se collettivamente appartenevamo alla stessa radice musicale, questo non portava all’accordo complessivo del gruppo in tempi veloci. Per esempio, tanto per capirci, un passaggio di batteria non sempre può essere seguito dal chitarrista o piacere al chitarrista, e questo può essere un motivo di attrito. Il modo in cui abbiamo uniformato il nostro genere dipende dalla costanza con cui ci siamo allenati nei momenti più difficili, per alcuni testi abbiamo provato singoli passaggi per intere settimane. In conclusione è stato importante far coincidere le nostre individuali vie di mezzo, con un unico punto d’incontro, basato sulle potenzialità di tutti noi. Come sono nati i brani che compongono il vostro demo? Li scrivevate insieme? Qual’era l’apporto dei vari componenti? I testi del nostro demo “Sliding Colours” li ha scritti il chitarrista-cantante Stefano Rubini, mentre un solo testo è nato dalla nostra collaborazione complessiva. Essenzialmente si partiva dall’idea di Stefano e lo si cominciava a seguire con i ritmi di base. Il passo successivo era quello di segmentare la canzone, ossia dividerla in più parti come ad esempio: strofa, ritornello… aggiungendo così sempre più musicalità nel rispetto dei tempi. Abbiamo passato moltissime ore tutti insieme nella sala prove, dove le nostre pause erano pochissime. Passavamo più di 4 ore di seguito solo per effettuare le prove di base, per procedere a quella che era poi la vera e propria costruzione delle canzoni. Questo era il nostro enorme apporto collettivo. aprire concerti, questo è un buon metodo iniziale per farsi strada! Da considerare anche il fattore Fortuna, ossia è possibile che durante alcuni concerti ci siano dei produttori interessati alla musica proposta da un gruppo. Subito dopo viene la propaganda, il sapersi presentare significa continuare nei migliori dei modi una certa strada intrapresa. Infine come ultimo, ma non da sottovalutare c’è l’aspetto economico, che passa spesso in secondo piano, soprafatto dall’energia che i vari componenti del gruppo spendono per la realizzazione del loro progetto. I costi inizialmente non sono poi così grandi, ma il costo in soldi viene messo da parte, perché quello che si sta facendo è una cosa per se stessi, per cercare di buttarsi avanti in quella strada difficile che è il mondo della musica. Tutte le spese affrontate, che variano dai trasferimenti, l’acquisto di nuovo materiale, soggiorni in città diverse durante Quali sono le principali difficoltà che un gruppo i concerti e i festival…solitamente rientrano con la di giovani musicisti incontra per la pubblicazio- diffusione dei Cd ai concerti. ne di un primo demo? Quale brano del demo “Sliding Colours” prefeUna parola… MOLTE! risci e perché? La cosa più importante per un gruppo di nuova for- Questa domanda mi mette un po’ in difficoltà, in mazione è senz’altro basata sulle conoscenze, che buon senso… non c’è un unico brano che preferinon devono essere necessariamente legate o suppor- sco, tutti sono nati dalla voglia di fare e la passione tate da una casa discografica importante o una mar- per la musica, tutte le canzoni sono ore e ore di proca. Le conoscenze giuste primarie, sono la collabo- ve, sono tutte farina del nostro sacco e personalrazione con gruppi diversi con la quale esibirsi o mente le trovo tutte bellissime! Non me la sento di dare un giudizio a quello che è un lavoro d’insieme, certo che in alcune canzoni preferisco alcuni passaggi, ma anche in altre apprezzo il lavoro del singolo membro del gruppo. Il lavoro che abbiamo presentato al pubblico nasce da un gruppo di ragazzi che sono cresciuti insieme, non si sono solamente ritrovati per strada o in un locale, dalla scuola fino ai momenti più recenti, abbiamo passato insieme tutta la nostra giovinezza. Il tutto è il frutto della nostra amicizia, il nostro demo nasce da “menti contorte” con non pochi casini! Potrai ora ben capire quale valore superiore si cela attorno alle nostre canzoni. Cosa vuol dire fare musica in una scena come quella veneziana, che di sicuro non è viva come quella milanese o romana per esempio? Si riescono comunque a trovare gli spazi adatti in cui esibirsi? A Venezia è praticamente impossibile fare musica negli spazi adatti o al quantomeno sufficientemente attrezzati. Si parla di eventi sporadici, soprattutto concentrati nei periodi estivi, quando vengono organizzati concerti sulla spiaggia dai gestori dei bagni locali, quindi una band se fortunata e conosciuta, può fare “affidamento” a un concerto ogni estate, questo dimostra quanto sia un panorama stupidissimo per la musica. Forti sono anche alcune lacune a tal proposito, manca la voglia di spronare i giovani, così come manca la volontà dei grandi per quanto riguarda un discorso più economico e non morale, che si tramuta in soldi! A parte qualche centro sociale, non c’è nulla per far portare avanti un gruppo. Se un locale avesse la possibilità di far suonare anche soli 2 gruppi al giorno, ci sarebbero manifestazioni live tutte le sere, in questo modo i locali avrebbero lavoro sicuro, così come le band stesse. Tutte queste difficoltà e mancanze organizzative, hanno fatto si che i gruppi si siano spostati in città più ospitali, quì nelle vicinanze, come ad esempio Verona. Personalmente penso che sarebbe molto meglio valorizzare di più la città per le passioni dei giovani. Un gruppo che sembrava piuttosto ben avviato: la produzione di un demo, la partecipazione a diversi festival anche abbastanza importanti… e poi? Cosa è mancato per fare il salto di qualità? Cosa è mancato??? E’ mancata la dritta , la conoscenza giusta. Avevamo spedito copie del nostro demo a moltissime case discografiche più grandi della nostra dell’epoca, sfortunatamente però, tutti i contatti che ci eravamo creati non avevano mai avuto una risposta. Nonostante tutto grazie al super lavoro dei membri del gruppo, che si interessavano dell’organizzazione delle serate, siamo riusciti a esibirci in alcuni concerti e questa fu la spinta che motivava di più ancora la nostra voglia di fare che era presente e costante. Quali sono le soddisfazioni più grandi che hai avuto con gli “Sliding Colours”? C’è qualche momento che ricordi con particolare piacere? Ci sarebbero moltissime soddisfazioni e momenti che ritengo più belli da raccontarti, ma di sicuro la soddisfazione maggiore in assoluto è stata quella di riuscire a tornare a suonare insieme con chi sono cresciuto, i vecchi e sempre migliori amici, i momenti più belli sono tutti quelli in cui siamo riusciti a ri-convivere una passione che c’era da tempo. Trovarsi per andare a suonare, trovarsi anche dopo le prove per una birra, trovarsi dopo i concerti… sono stati tutti momenti molto belli e significativi che ricorderò con piacere, così come anche tutte le magagne da risolvere erano momenti bellli! Posso dire che insieme non abbiamo vissuto situazioni brutte, il nostro forte legame di amicizia è stato il nostro valore più grande: siamo cresciuti insieme al gruppo. che mi sono comperato una batteria nuova! Con la musica non si finisce mai! Mi diverto strimpellando con conoscenti per un paio d’ore alla settimana. Non è più frequente come una volta, non è più un impegno che stava diventando un probabile lavoro, che comunque non ritengo sicuro come quello che ho ora, ma è solo una gran passione. Tirando le somme della tua esperienza con gli “Sliding Colours”, saresti pronto oggi a ripetere tutte le scelte che hai fatto all’ora e quanto credi che la musica possa rappresentare una strada concreta per il successo? Tirando le somme... tutto quello che ho fatto lo rifarei! Le scelte che ho fatto al tempo sono state effettuate per fattori che considero più importanti. Se non ci fosse stato il problema del mio lavoro ben avviato e mi fossi sentito più “un uccello di bosco” non avrei mai abbandonato le scene musicali, se la spinta fosse stata maggiore avrei continuato a suonare. La musica può essere una strada concreta per il successo solo se la calcoli come un lavoro e se le spinte iniziali sono buone. Tutto questo significa ottenere successo. Come semplice hobby puoi fare concertini, qualche serata, ma tutto conta per ottenere glorie maggiori: dal musicista alla casa discografica sono tutte chiavi che possono aprire da 2 a 200 porte!!! Oggi la musica che posto ricopre nella tua vita? Continui a suonare? Sei in cerca di un gruppo o hai chiuso definitivamente con il professionismo? A oggi la musica mi è rimasta nel cuore e per sempre ci rimarrà! Ho cominciato per gioco solo per il fatto che mi piaceva e mi piace tutt’oggi. Ora non suono con un gruppo, ma per il mio piacere personale; non avrei tempo di far coincidere il mio lavoro con il tempo che dovrei dedicare a quella che ora è rimasta solo una gran passione. La musica esiste Un saluto a tutti gli affezionati lettori di Anancora in me, così come la voglia di far bene, tanto dergr@und Mag@zine!!! Nuovo capitolo nella storia ormai decennale della band canadese originaria di Ajax, nell’Ontario, Sum 41, rimasti orfani dello storico chitarrista chitarrista Dave Brownsound che ha abbandonato ufficialmente la formazione l’11 maggio dello scorso anno. Come dichiarato dallo stesso chitarrista, "il gruppo aveva ormai perso l'ironia che li aveva contraddistinti e, nonostante l'attenzione da parte delle case discografiche fosse ancora alta, non sentiva più buone sensazioni da parte delle stazioni radiofoniche". Stanco delle critiche nei confronti della band, Brownsound ha deciso così che avrebbe concentrato i suoi sforzi unicamente sui Brown Brigade, gruppo con il quale avrebbe potuto da un lato dimostrare la sua abilità con la chitarra, omaggiando le tre band che l'avevano portato a suonare musica, Anthrax, Megadeth e Metallica, e, dall'altro, recuperare nei testi delle canzoni il senso dell'humor perso nei dieci anni di carriera con i Sum 41. Da quartetto dunque sono divenuti un power-trio, sempre capitanato dal cantante/chitarrista Deryck ''Bizzy D'' Whibley, che nel frattempo si è “messo a posto”, e si è sposato con una ormai vecchia conoscenza per gli appassionati di musica, la ribelle Avril Lavigne. Prima di mettersi in studio per incidere questo nuovo album ricordiamo che il leader del gruppo aveva collaborato alla realizzazione del nuovo album della sua giovane sposa, intitolato "The Best Damn Thingh", uscito qualche mese fa; e poi ha scritto e prodotto tutte le canzoni che compongono questo nuovo album (il 4° per la Island US). Attualmente la formazione è quindi composta, oltre che da Whibley, da Jason ''Cone'' McCaslin (basso) e Steve ''Stevo32'' Jocz (batteria). Stilisticamente il nuovo album della formazione continua a ricalcare le orme degli album precedenti; ovvero un originale (adesso forse non troppo, ma lo era dieci anni fa) miscela di punk-rock rauco ed heheavy metal tonante che li ha resi famosi (Per maggiori dettagli leggi la recensione). “Undercalss Hero”, questo il titolo del nuovo album nei negozi dallo scorso luglio, arriva dopo "All Killer No Filler", "Does This Look Infected" e "Chuck", i successi del passato che hanno portato i Sum 41 ai vertici delle classifiche punk-rock e che gli hanno fatto vendere qualcosa come sette milioni di copie in tutto il mondo. “Underclass Hero” è stato anticipato dall’omonimo singolo “Underclass Hero”, già da mesi in rotazione in radio e tv musicali; il ritornello di Underclass Hero è lo stesso di “Subject to Change”, canzone contenuta in “Chuck”. Deryck ha spiegato la sua scelta affermando che la canzone originale non ha mai avuto un vero e proprio argomento (da qui il nome della canzone, “Subject to Change”, ovvero argomento da cambiare), e perciò egli si era ripromesso di utilizzare il ritornello in un'altra canzone. Oltre ad “Underclass Hero”, la band ha rilasciato un altro singolo: “March of the Dogs” (disponibile solo su iTunes) canzone molto vicina a “Chuck”, ma anche l'unica del disco a parlare di politica. In essa è narrata tra l'altro la morte del Presidente degli Stati Uniti d'America, oltre a duri commenti nei confronti di George W. Bush, causando aspre critiche nei confronti della band, specie da parte degli ambienti conservatori, che additano i Sum 41 come irresponsabili che non hanno il diritto di criticare il Presidente statunitense poiché, tra l'altro, essi non sono americani, ma canadesi. “March of the Dogs” non è però il primo episodio di polemiche da parte dei Sum 41 sull'attuale Capo di Stato americano, verso il quale sono sempre stati molto critici. Tra l'altro, già un'altra canzone, “Moron” (ritardato mentale, deficiente), bonus track di “Chuck” suonata a Rock Against Bush, è considerata come un duro biasimo nei confronti di Bush.I membri dei Sum 41 iniziano la loro carriera musicale in band rivali durante le scuole superiori; il loro incontro è avvenuto, come affermato da loro stessi, durante un concerto delle Hole, 41 giorni dopo l'inizio dell'estate del 1996 (da qui il nome Sum 41). La band aveva originariamente il nome di Kaspir, mutato poi nell'attuale a seguito di un concerto per la società di promozione ed organizzazione di concerti Supernova, il 28 settembre 1996. Fu Greig Nori dei Treble Charger, loro futuro manager e produt- tore, a scoprirli in uno show della stessa Supernova all'Opera House di Toronto il 24 febbraio 1996. Cone, l'attuale bassista, si aggregò al gruppo successivamente, nel 1999, in sostituzione di Mark Spicoluk. Dopo aver firmato un contratto con la Island Records, nel 1999, la band ha composto 5 album completi, un EP e 16 singoli. Nella loro carriera hanno eseguito più di 600 concerti, e sono divenuti famosi per i loro tour, che arrivano a toccare le più varie località del mondo ed a protrarsi a volte oltre un anno. Il primo CD dei Sum 41 esce il 27 giugno 2000 con il titolo “Half Hour of Power”, ma alcuni lo considerano come un semplice EP. Il primo singolo estratto da quest'album è “Makes No Difference”, che è stato utilizzato come colonna sonora nei film Summer Catch, Bring It On, Maial College e Out Cold e nei videogiochi Dave Mirra Freestyle BMX 2 e NHL 2002. La canzone “What I Believe” è stata utilizzata nel film Fatti, strafatti e strafighe. Il secondo CD dei Sum 41, il primo album vero e proprio, viene messo in vendita l'8 maggio 2001 con il titolo di “All Killer No Filler”. Il primo singolo sul mercato, “Fat Lip”, ha scalato le classifiche di tutto il mondo durante l'estate. La popolarità della band cresce notevolmente anche a seguito delle performances del Warped Tour svoltosi in quell'anno. Il 26 novembre 2002 i Sum 41 pubblicano il loro secondo album completo, “Does This Look Infected?”, a poco più di un anno di distanza da “All Killer No Filler”. Con quest'album il gruppo inizia lentamente a cambiare la propria tipologia di musica, introducendo un nuovo stile ma mantenendo il suono armonioso che lo contraddistingue. Da questo momento in poi la strada è tutta in discesa, seguirà il già citato “Chuck” del 2004 fino ad arrivare ai giorni nostri. “Underclass Hero” è sicuramente un album più curato e più maturo dei precedenti, anche se non presenta grossissime novità stilistiche. Accontenterà quindi i fan di vecchia data e strizzerà l’occhio a tutti i possibili nuovi estimatori del gruppo. Un songwriter geniale come ne sono rimasti pochi. Cantautore ispirato e chitarrista dalla versatilità stilistilistica davvero unica, Ben Harper nasce il 28 ottobre del 1969 a Pomona, in California, a 50 miglia da Los Angeles. La passione per la musica è nel dna della sua famiglia: i nonni posseggono un negozio di strumenti musicali, il padre suona la batteria e la madre canta e suona la chitarra. Cresciuto in quest'ambiente stimolante, durante la sua gioventù Ben riceve una quantità impressionante di input musicali di ogni tipo: blues, folk, soul, r&b e reggae su tutti. Tra i suoi miti giovanili figurano Jimi Hendrix e Bob Marley, Skip James e Bob Dylan. A 6 anni comincia a strimpellare la chitarra; a 12 si esibisce già davanti a una platea; ben presto si specializza nello slide style tipico della Weissenborn affinando in pochi anni uno stile tutto suo. Nel 1992 Ben Harper è già un'artista eclettico e completo: è in grado di spaziare con disinvoltura da un reggae classico a un tristissimo blues, da un pezzo hard rock a una ballata acustica. Tutto è pronto per il suo debutto, che avviene puntualmente per la Virgin Records nel 1994 con "Welcome To The Cruel World", che riscuote recensioni più che positive. Nel 1995 viene pubblicato il secondo album, "Fight For Your Mind", che sviscera ancora temi cari ad Harper, quali la libertà in senso lato e la libertà di espressione. I due album successivi, "The Will To Live" (1997) e "Burn To Shine" (1999), ci propongono un Ben Harper inusuale, propenso a un suono più commerciale, pur conservando la solita profondità dei testi. I dischi vengono registrati con l'accompa- Innocent Criminals, band che comprende Juan Nelson al basso, Dean Butterworth alla batteria e David Leach alle percussioni. Nei primi mesi del 2003 prende vita il sesto progetto discografico, "Diamonds On The Inside", giudicato da molti estimatori il suo disco più completo: 14 brani molto diversi tra loro ma che alla fine sono tenuti insieme benissimo dalla sensibilità artistica e dal gusto estetico del suo autore, considerato da molti l'ultimo dei grandi cantautori della vecchia guardia. Sempre nel 2004, il songwriter e chitarrista californiano intraprendere un tour con il collettivo di cantanti gospel ultraottantenni Blind Boys Of Alabama: la collaborazione è talmente esaltante e ben riuscita che prosegue anche in studio di registrazione, dando vita all'album "There Will Be A Light", pubblicato nel settembre dello stesso anno. Per l'autunno e l'inverno 2005 l'instancabile Ben Harper è ancora in studio di registrazione, questa volta con gli storici compagni di strada Innocent Criminals, per lavorare a nuovo progetto. Nel frattempo il cantante e chitarrista sposa l'attrice Laura Dern, sua compagna ormai da parecchi anni. Nel marzo 2006 viene quindi dato alle stampe il doppio album "Both Sides Of The Gun": due dischi, di nove tracce ciascuno, che rispecchiano la duplice anima che da sempre ha caratterizzato la musica di Ben Harper, quella più elettrica e rock (nel primo) e quella più folk e acustica (nel secondo). Dopo un lungo tour in giro per il mondo, Ben Harper e The Innocent Criminals volano in uno studio di registrazione di Parigi e completano il loro ultimo album “Lifeline”, uscito alla fine di agosto, in soli sette giorni. Il risultato è un autentico capolavoro di liriche meravigliosamente dirette, ritmi innegabili e un’energia che richiama alla memoria i migliori lavori di Otis Redding, Bill Withers e Beggars Banquet. Le i testi delle undici tracce di Lifeline, un lavoro meno arrabbiato del precedente, sono più morbidi, con un pizzico di slancio evangelico (la cadenzata Having Wings) e una spruzzata di romanticismo (come Needed You Tonight). «Se fai troppa politica la gente non ti segue più; ogni tanto bisogna allentare la tensione, questo non vuol dire scrivere cose poco intelligenti», come racconta lo stesso Harper intervistato dall’inviato de “Il Giornale” a margine della conferenza stampa di presentazione del disco. Però nel frattempo ha cantato Beautiful Boy di John Lennon nell’album-tributo all’ex Beatle Instant Karma, accanto ad artisti come U2 e Rem. «Un cd benefico per il Darfur. Ho fatto la mia parte perché ritengo che Lennon e Marley siano il punto più alto di impegno sociale nella musica». Tornando al nuovo cd, insieme ai fedeli Innocent Criminals rinnova la sua infallibile ricetta: grande virtuosismo chitarristico, un pizzico di sensualità, fiere radici «nere» (Fight Outta You), qualche maestosa ballata lenta per spezzare la tensione e un’aspersione di dinamici lampo gospel: «Ancora una volta ho unito in un solo cocktail tutte le differenti reazioni che provoca in me la musica: a volte i brani sono come una carezza, altre come un pugno nello stomaco». Per registrare Lifeline Harper ha tradito l’America ed è entrato in studio a Parigi. «Una città che mi affascina perché si respira quella cultura europea così diversa dalla mia. Si sente anche il profumo del jazz quando grandi come Charlie Parker e Lester Young si trasferirono qui. Appena finita la tournée ho deciso di incidere il cd perché la band era carica e non c’era bisogno di prove. Avevo scritto diverse canzoni e in pochi giorni le abbiamo registrate in presa diretta e in analogico per ottenere un suono simile a quello dal vivo. Amo da impazzire i suoni digitali, ma stavolta ho voluto tornare all’antica». Insomma stessa base di partenza nuove emozioni, ché il repertorio di Harper sembra sempre uguale ma poi si dirama in mille rivoli differenti e screziati. E il segreto dov’è? «Il segreto è il blues da cui sono nato. Per imparare ho imitato giganti della chitarra come Son House, Blind Willie Johnson, Bukka White, poi sono cresciuto e ho utilizzato il blues come stato d’animo creativo, adattandolo alle possibilità della mia voce e da lì credo di aver elaborato il mio stile personale. Mi definisco un uomo in continua evoluzione, ma attendo sempre la riprova dei fan: in agosto inizio il nuovo tour e in novembre saremo in Italia». Nonostante l’enorme successo riscosso, ad esempio Lifeline, già in vendita da alcune settimane, è balzato subito al primo posto della classifica italiana, e la grande quantità di premi e riconoscimenti ricevuti, Ben Harper rimane un antidivo per eccellenza, che ancora si stupisce se i fan gli chiedono un autografo o se viene invitato a cantare in manifestazioni importanti: «Non posso dire che la gente non mi chieda gli autografi, ma non mi sento una star. Quando ho vinto il Grammy, l’ho vinto insieme al Blind Boys of Alabama per un disco di gospel, che riportava alle radici della nostra musica. Non mi piace mettermi in mostra, per me parlano le canzoni». Che dire, ad un artista del genere dotato di un enorme talento, una grande professionale e un’umiltà così sincera, dote che non guasta affatto, non possiamo che augurare, ma siamo sicuri che sarà così, ancora molti anni di brillante carriera. S i sa, il mercato discografico è in crisi, internet ha rotto il giocattolo e l'unico modo che rimane agli artisti per fare un po' di cassa sono quasi esclusivamente le vendite dei biglietti dei concerti. Se si tratta di un dramma per artisti e gruppi importanti e blasonati, che comunque possono già godere di un discreto seguito di affezionati, figuriamoci come può rivelarsi difficile la faccenda per i giovani gruppi che si affacciano per la prima volta sul mercato discografico. Quando scarichi un cd distruggi la creatività e ostacoli la nascita di nuovi talenti. In realtà probabilmente molti giovani gruppi devono tutto alla diffusione di internet: infatti molti siti come Myspace o Youtube rappresentano l'unico veicolo possibile per farsi conoscere dal grande pubblico e magari per trovare un contratto discografico. In conclusione tutti d'accordo nel condannare l'abuso di internet per quanto riguarda il discorso della pirateria, però occhio a non demonizzarlo più di tanto, perchè si tratta comunque di un veicolo di promozione preziosissimo. Tutto questo preambolo filosofico, ma nemmeno troppo, per dire che cosa alla fine? Che nonostante la "maledizione internet" in questo momento più che mai c'è un fiorire di giovani e promettenti artisti pronti a conquistare il mondo con la loro musica e il loro talento. Molti di loro in realtà non sono proprio esordienti, solo che si sa come funziona, tante volte i dischi arrivano in Italia mesi se non anni dopo rispetto all'uscita in terra natia; o addirittura dopo due e tre album. In questo caso comunque la rete e in particolare siti come Myspace hanno dato un grosso contributo all'abbattimento di alcune barriere. Prima si era vincolati nell'acquistare ciò che le radio e i canali musicali a loro libero arbitrio e in base ad oscure regole di mercato decidevano di passare, oggi grazie alla rete ogniuno è libero di andarsi a cercare la musica e gli artisti che più preferisce. Sicuaramente è un bel passo avanti. E l'abbattimento di determinate barriere e la diffusione attraverso canali alternativi consente l'arrivo nel nostro paese di dischi di cui altrimenti probabilmente non avremmo mai nemmeno visto la copertina. Così questo mese abbiamo deciso di proporvi una bella carrellata per approfondire la conoscienza di qualche band emergente (in Italia). Si tratta per lo più di giovani gruppi rock con influenze molto britpop che in questo momento vanno veramente di moda. Se il pop è un po’ in crisi, il rock in tutte le sue sfaccettature, come l’emo, stanno vivendo una seconda giovinezza. Per i più esperti estimatori di musica, e in particolar modo della scena brit pop londinese sicuramente questo non è un nome completamente nuovo. I Bloc Party sono una delle band punk-rock londinesi che dalla fine del 2003 hanno calamitato maggiormente l'attenzione del pubblico e della critica. Cresciuti ascoltando i successi dei The Cure, dei Sonic Youth, dei Gang Of Four e di tutto il panorama british postpunk, i Bloc Party non si sono limitati solo all'imitazione, ma hanno trovato presto un proprio sound caratterizzato da un'acustica spigolosa e da una sensibilità pop. Tutto comincia nel 1999 quando Kele Okereke, cantante e chitarrista del gruppo, e Russel Lissack, chitarrista, si incontrano al Reading Festival e scoprono di avere gli stessi gusti musicali oltre che diversi amici in comune. Decidono di mettere su una band e si chiudono in una stanza per mesi e mesi a scrivere e comporre. All'inizio del 2000 mettono un annuncio su NME per cercare un bassista a cui risponde Gordon Moakes. Dopo tre anni e 8 batteristi arriva finalmente anche il quarto componente della band: Matt Tong. Il primo demo arriva all'inizio del 2003 firmato Union ma già a settembre il gruppo cambia nome dato che nell'East London c'è un'altra band che si chiama come loro. Il moniker che Kele & Co. scelgono è Bloc Party, ispirandosi alle feste irregolari che si tengono nei complessi residenziali (i cosiddetti "housing block parties"). Okereke, il membro più tenace del gruppo, crede nelle proprie capacità e in quelle dei suoi compagni di avventure così decide di inviare una copia del loro primo demo al quartetto Franz Ferdinand. Il gesto vale l'invito a suonare alle celebrazioni del decimo anniversario dell'etichetta Domino. L'anno seguente i Bloc Party incidono alcuni singoli tra i quali "She's Hearing Voices", per la Trash Aesthetics, e "Banquet" e "Staying Fat", per la Moshi Moshi. Il successo del tour estivo è così grande che la band viene menzionata sulle pagine di importanti magazine, viene ospitata a suonare su MTV e su Radio1, ma sopratutto ottiene un contratto con la Wichita. All'inizio del 2005 esce "Silent Alarm", l'album di debutto che dopo una sola settimana ottiene il disco d'oro in Gran Bretagna. Dopo un mega tour, nel 2006 la band torna in studio di registrazione in compagnia del produttore Jacknife Lee (U2, Snow Patrol, Kasabian) e per i primi giorni del 2007 è pronto "The Prayer", il primo singolo. A febbraio "A Weekend In The City" arriva sugli scaffali dei negozi e, come dice lo stesso Okereke, "è l'incontro tra l'anima della musica elettronica contemporanea e l'energia industriale del rock", una sorta di viaggio nel passato ma con il malessere e lo straniamento di oggi. All'ufficio del turismo di Bolton non lo assumeranno mai. Simon Aldred, fondatore e leader dei Cherry Ghost, infatti, non si impegna molto a far fare una bella figura alla sua città natale. "Abbastanza deprimente", la definisce, raccontando la realtà di una città operaia in cui uno dei pochi passatempi è rinchiudersi in un centro commerciale. Lui, però, ha sempre preferito ammazzare il tempo suonando e ascoltando musica: Mahalia Jackson, Johnny Cash e Willie Nelson sono tra i suoi artisti preferiti, ma non disdegna il classico pop anni Ottanta. Il primo amore è la chitarra, che il giovanissimo Simon suona in chiesa, dietro l'insistenza della madre. Inizia poi una lunga gavetta che lo vede militare in una serie di band e arrabattarsi con un sacco di lavori part time, tra cui l'agente immobiliare e il promotore finanziario. Dopo anni di viaggi infruttuosi a Londra con le sue band nella speranza di attirare l'attenzione di un discografico di buona volontà, l'occasione d'oro arriva inaspettata grazie a una serie di esibizioni soliste a Glasgow, tra cui una di appena venti minuti in un ristorante messicano. Il suo sound fatto di ballate e ritornelli orecchiabili piace, e nei giorni successivi, anche grazie a un demo, "Mathematics", le case discografiche che lo contattano sono ben quattro. La spunta la Heavenly Recordings, che lo spedisce a registrare l'album d'esordio in uno studio nel bel mezzo del nulla. Insieme a lui nei Cherry Ghost, nome ispirato da una canzone dei Wilco, ci sono Jim Rhodes, Ben Parsone, Grenville Harrop e Phill Anderson e in dodici settimane di lavoro "Thirst For Romance" è pronto per spiccare il volo. Anticipato dall’ipertrasmesso "People Help The People", il CD esce in Gran Bretagna nel luglio 2007. La band non perde tempo e inizia un'intensa attività live. Partecipa a una serie di Festival, tra cui Glastonbury e Oxegen, e viene chiamata in tour insieme ad Amy Winehouse, Crowded House e Polytechnic. Atmosfere piuttosto malinconiche ma molto intense e struggenti sono l’ingrediente fondamentale di “Thirst For Romance”, arrangiamenti prevalentemente acustici e una voce formidabile candidano il gruppo ad essere uno dei più promettenti in chiave futura. Molti li definiscono gli eredi dei R.E.M., probabilmente anche per via della voce di Simon Aldred, molto simile a quella di Michael Stipe. Forse per ora è un po’ presto per dirlo, ma sul successo del gruppo ci si potrebbe tranquillamente scommettere. A detta di tutti loro hanno veramente le qualità per fare qualcosa di sensazionale, eppure i quattro Editors non vengono dai centri nevralgici del rock inglese: Tom Smith è di Stroud, il chitarrista Chris Urbanowicz di Nottingham, il batterista Ed Lay di Ipswich e il bassista Russell Leetch di Solihull. Si incontrano all'università di Stafford, dove nel 2003 danno vita alla prima incarnazione della band (il nome iniziale è il fiacco Snowfield). Dopo la laurea si trasferiscono a Birmigham, non solo perchè è la più vicina città decente, ma anche perché lì ha sede il loro management. Quel poco che si sa della band stuzzica l'appetito di alcune major, ma loro decidono di tenersi stretta l'autonomia creativa e di affidarsi quindi all'indipendente Kitchenware, che sa come si coltivano i talenti. Il singolo di debutto, "Bullets" (gennaio 2005), è un fulmine a ciel sereno e va esaurito in due giorni. Gli Editors dichiarano di amare Doves, Elbow e R.E.M., ma suonano più come Echo And The Bunnymen, Joy Division e Interpol. Il tiro del secondo singolo "Munich" conferma che gli Editors sono veri purosangue, gira in radio (Radio 6, Radio One e Xfm) e attira recensioni lusinghiere su diversi magazine d rilievo, NME compreso. Giusto il tempo di godersi il terzo singolo "Blood", che a luglio esce il disco di debutto: "The Back Room" (2005), una piccola meraviglia, che piazza gli Editors tra le migliori band anglosassoni emergenti del periodo (con Bloc Party, Kaiser Chief...). Le esibizioni estive al Glastonbury, alle Eden Sessions, a Reading e a Leeds suonano come una promessa delle grandi cose che verranno. In ballo infatti c’è il lancio di "The Back Room" (che in Inghilterra è diventato disco d'oro) negli States, con annesso tour in compagnia degli stellastarr. Rientrati a casa, i ragazzi disfano le valige giusto per preparae quelle nuove e partire per la verde Irlanda, destinazione lo studio di registrazione Grouse Lodge. Lì li aspetta Garret 'Jacknife' Lee, produttore che ha lavorato con gente tipo U2 e Green Day. Preceduto dal singolo "Smokers Outside The Hospital Doors", (che entra subito in Top 20), "An End Has A Start" esce a fine giugno 2007, ed è un lavoro ambizioso e appassionato, che conferma una band dal talento cristallino. In Italia sicuramente non sono ancora delle celebrità, anche perchè qui da noi i loro pezzi non godono ancora di un adeguata spinta da parte delle emittenti radiofoniche, ma i più attenti ascoltatori sicuramente già li conosceranno abbastanza bene, perchè non sono di certo gli ultimi arrivati nell’ambiente, e perchè il loro potenziale commerciale è veramente esplosivo; lo stesso "Smokers Outside The Hospital Doors" sarebbe il singolo giusto per farli conoscere se solo i media li tenessero un po’ più in considerazione, ma è solo questione di tempo... Freschi, giovani e carini: i nuovi eroi del (pop) rock'n'roll. Gli Ed Rooney – il nome viene da quello del preside (interpretato da Jeffrey Jones) nel film "La Pazza Giornata Di Vacanza" del 1986, con Matthew Broderick – iniziano la loro storia a Los Angeles, nel 1999. Il 22 novembre, per l'esattezza, nel classico garage obbligatorio per le band di teen ager, trasformato da Taylor Alexander Locke (chitarrista, nato nel 1984) in uno studio per le prove. La prima formazione è costituita dai giovanissimi Robert Carmine (classe 1982, cantante, chitarrista e mente creativa), Matt Winter (1982, bassista), Matt Star e Teddy Briggs, oltre ovviamente a Taylor. In seguito il gruppo perderà sia la particella Ed, identificandosi solo come Rooney, che Teddy Briggs (lascia nel 2000 per motivi personali) e Matt Star (nel 2001), al posto dei quali entrano in rosa Ned Brower e Louie Stephens. Dopo solo un mese di prove, i Rooney suonano di spalla in uno show dei Phantom Planet riservato a pochi intimi: più che il talento, qui, conta la parentela, dato che Carmine è fratello di Jason Schwartzman, batterista dei Phantom. Il debutto è promettente e i Rooney cominciano da qui, concerto dopo concerto, a costruirsi una certa nomea, ma quando tutto sembra andare per il verso giusto, Carmine decide di lasciare i compagni per trasferirsi a New York e frequentare il college, che dopo un periodo molla per torna alla guida del gruppo, che con lui prende la rincorsa e in breve conquista Los Angeles. Suonano tantissimo dal vivo, fanno sold out ai concerti solo in forza del passaparola, registrano da sé tre EP che spopolano e alla fine la Geffen, nel marzo del 2002, non può che metterli sotto contratto. Le registrazioni del disco di debutto, guidate da Ric Ocasek, ex dei Cars, iniziano in estate e "Rooney" vede finalmente al luce nel maggio 2003. Subito dopo, la band parte per un tour promozionale e rimane on the road fino alla fine del 2004. Alla fine dell'anno la band è già in studio con il producer Tony Hoffer (Beck, Turin Brakes, Air) e nella primavera successiva decide il titolo del nuovo lavoro, "The Kids After Sunset". Il secondo disco "Calling The World", dopo diverse peripezie e intoppi, esce nel luglio 2007, e si apre un'estate di tour sui palchi degli States. Nonchè la possibilità di sfondare nel vecchio continente, e anche in Italia, dove il brano “When Did Your Heart Go Missing?” si rivela uno dei nuovi pezzi dell’estate, supportato abbastanza bene da radio e televisioni musicali. The Pigeon Detectives arrivano da Rothwell, una cittadina vicina a Leeds, in Gran Bretagna. Matt Bowman (voce), Oliver Main (Chitarra), Ryan Wilson (chitarra), Dave Best (basso) e Jimmi Naylor (batteria), amici di lunga data, danno vita alla band nel 2002, animati dal sogno di esprimere la loro passione per i gruppi storici come Rolling Stone, The Cure e The Stooges e influenzati, oltre che dal rock più classico, dalla indie music degli anni Novanta. Semplicità è la loro parola d'ordine: i cinque inglesi amano il sound evergreen, ma anche il mood protopunk di band di culto come Buzzcocks e Television. Il primo singolo, "I'm Not Sorry", esce nel marzo 2006, e in poche ore è sold out. "La casa discografica ce ne ha mandata solo una copia, peccato, se ne avessimo avute di più avremmo potuto venderle su eBay", scherza Matt, il frontman. Anche il secondo 45 giri, "You Know I Love You", prodotto da Nick Hodgson, batterista dei Kaiser Chiefs e convinto sostenitore del quintetto, riscuote un buon successo e precede la vibrante "I Found Out", brano ideale per scatenare la dance hall che non manca di entusiasmarsi in occasione delle esibizioni dal vivo. Nella primavera 2006 The Pigeon Detectives si esibiscono come supporter dei Dirty Pretty Things e nel novembre dello stesso anno accompagnano i Kaiser Chiefs nel loro tour europeo. Contemporaneamente registrano un nuovo singolo in studio a Leeds con la collaborazione di Cenzo Townshend, già produttore di U2 e Snow Patrol: l'uscita di "Romantic Type", nel febbraio del 2007, è seguita da un lungo tour inglese e nella patria dei Beatles, tutti, dal Sun al NME, inseriscono la band nella top ten dei nuovi gruppi da tenere d'occhio. I Plain White T's, (Tom Higgenson, Dave Tirio, Mike Retondo, De'Mar Hamilton e Tim Lopez) ovvero le magliette bianche senza scritte, disegnini ecc. sono un interessantissima poppunk/pop rock band che viene de Villa Park, nell’Illinois. La loro carriera musicale è iniziata circa otto anni fa, e hanno già pubblicato la bellezza di ben quattro album: “Come on Over” (2001), “Stop” (2002 Fearless Records), “All That We Needed” (2005 Fearless Records) and “Every Second Counts” (2006 Hollywood Records/Fearless Records), senza però ottenere grandissima fortuna. Almeno fino ad oggi: infatti, nonostante il loro ultimo lavoro sia uscito da oltre un anno, il primo singolo estratto da questo, "Hey There Delilah" è stato notato dal pubblico e dalla stampa solo da pochi mesi, fino a raggiungere il primo posto della Billboard Hot 100 alla fine di luglio. Ora la bellissima ballata arriva anche nelle radio italiane, e siamo sicuri sarà uno dei pezzi più ascoltati del prossimo autunno. L'avventura musicale dei Vanilla Sky inizia a Roma nel febbraio 2002 quando Brian (voce e chitarra), Vinx (voce e chitarra), Cisco (basso) e Luka (batteria), quattro ragazzi provenienti da esperienze musicale differenti ma accomunati dalla passione per l'emo e il punk-rock, decidono di mettere in piedi una band. Piazzano strumenti e amplificatori in un garage e da lì iniziano a suonare senza sosta. A fine 2002 cominciano a esibirsi nel circuito alternative della capitale (a fianco di nomi nuovi della scena emo-punk come Settlefish e Senza Benza) e in pochi mesi hanno già registrato un demo, autofinanziato e autoprodotto, "Play It If You Can't Say It", che viene esaurito in meno di due mesi. Il contratto discografico arriva dì li a poco, nel gennaio 2003, grazie all'interessamento della label genovese Wynona Records. Le prime pubblicazioni di cui sono protagonisti sono due split: "Too Loud For You", distribuito in Europa e negli Stati Uniti, e "The Rest Is History", che esce addirittura in Giappone. Giunge così il momento di entrare in studio per realizzare l'album di debutto, che viene puntualmente completato durante l'estate 2003: "Waiting For Something", pubblicato all'inizio dell'anno successivo, è un disco potente ma melodico, che mescola emo, pop e punk sulla scia di band come Yellocard e The Ataris. Il 2004 vede il gruppo impegnato in un'incessante attività live che lo porta a esibirsi anche nel resto d'Europa e presso importanti raduni rock come l'Independent Days Festival di Bologna. A inizio 2005, forti delle 25.000 copie vendute con il loro album d'esordio (pubblicato in maggio anche negli USA), i quattro vengono ingaggiati come gruppo ufficiale di supporto per il tour tedesco degli Offspring. Ancora qualche data in giro per il mondo e i Vanilla Sky tornano in studio di registrazione. Per non lasciare i fan a bocca asciutta per troppo tempo, la band pensa bene di pubblicare un EP con quattro tracce, venduto solamente ai concerti e stampato in 1000 copie. A gennaio del 2007 il gruppo suona in giro per la penisola come spalla per alcune date italiane dei (+44), il nuovo gruppo di Mark e Travis dei Blink 182, anche loro rimasti stregati dall'energia dei pezzi dei Vanilla Sky. Nell’estate dello stesso anno poi il botto: il loro nuovo singolo “Sei come Sei”, di cui esiste anche un video della versione inglese, inizia a farsi largo in radio e trascina il loro disco “Changes” nella top 50 italiana. La strada verso il grande successo è stata imboccata. Cosa si fa per resistere all'atmosfera spocchiosa di una serissima scuola sperduta nella campagna inglese? In genere si parla di musica, ed è quello che fanno Simon e Robbie, compagni di classe fin da giovanissimi. Tra parlare e suonare, però, passano ben quattro anni: è con l'incontro con Jonny e Mark, infatti, che i ragazzi iniziano a calcare il palcoscenico, prima con una cover band e poi con una formazione soft rock, i Prodigal Sun. La gavetta è lunga, ma la fortuna ini- The Last Goodnight è il nome di una giovane rockband originaria di Enfield, nel Connecticut. Nel 2004 il frontman del gruppo fu notato durante un esibizione in un club di Los Angeles, il Whisky a Go Go, da Jeff zia a girare con la decisione di cambiare l'immaginifico nome nel più breve Ghosts. Il loro pop leggero ma energico arriva infatti all'orecchio dei talent scout della Atlantic Records che li mette sotto contratto e alla fine del 2006 pubblica il loro singolo d'esordio, "Musical Chairs". La reazione della critica è buona, la band viene paragonata ai Coldplay degli esordi, e il pubblico affolla le numerose esibizioni live organizzate nei club inglesi. Il 2007 inizia con il singolo "Stay The Night" e con un primo riconoscimento: i Ghosts si aggiudicano il nono posto nella classifica dei nuovi artisti più promettenti stilata da un gruppo di esperti e critici musicali per il sito della BBC. Incoraggiata dai risultati positivi, la band si dedica alla stesura del primo album,”The World is Outside”, anche titolo del singolo che li ha fatti cono- scere in Italia e in tutta Europa. Prodotto da Danton Supple (Coldplay, Starsailor, Kylie Minogue), l’album vede la luce nella tarda primavera, mentre la band continuava imperterrita l'intenso tour con cui stavano girando in lungo e in largo il Regno Unito. Blue, un pezzo grosso della Warner Brothers. Il giorno seguente Blue ha voluto incontrare il talentuoso musicista nel suo ufficio per discutere del futuro della “loro” band. Da questo momento sono cominciati due anni di intensissimo lavoro per la composizione e la preparazione dei pezzi che avrebbero composto il disco d’esordio. In questo preciso momento il gruppo è in tour in giro per gli Stati Uniti, impegnato nella promozione di “Poison Kiss”, il loro album d’esordio, che è uscito nei negozi solo da pochi giorni, lo scorso 28 agosto. La band però ha già iniziato a farsi conoscere anche qui nel nostro paese e un po’ in tutta Europa grazie al loro primo fortunatissimo estratto da questo album, un pezzo molto radiofonico dal titolo "Pictures of You" che è diventato uno dei pezzi più trasmessi di questa estate. C i siamo... chi predicava contro il fenomeno Dance ha avuto la sua bella dose di "legnate". La classifica di vendite del 1983 detiene forse il record di presenza di brani da discoteca. Con quasi il 50% di posizioni occupate da artisti di tutto il mondo, la classifica di vendite del 1983 vede Irene Cara come Regina, con Flashdance capace di far scatenare le ragazze in discoteca facendo rivivere i momenti più belli del film. Dilaga la dance made in italy con i Righeira, un'estate indimenticabile sulle note di Vamos a la playa, ma anche su quelle di I like Chopin di Gazebo, grande protagonista della dance italiana degli anni '80. Ancora dall'Italia, i Cube spopolano con un brano dal titolo proverbiale, Two heads are better than one, mentre Ryan Paris e P. Lion ci regalano rispettivamente Dolce vita e Happy children, e i Police inventano Every breath you take, siamo "costretti" a comprare l'album più venduto di tutti i tempi: Trhiller di Michael Jackson, di cui vengono apprezzate Billie Jean e Beat it, ma non solo... il buon Michael Jackson riesce a catturare l'attenzione di un'ex Beatles, Paul McCartney ed insieme incidono Say say say. Insomma per Michael Jackson un'anno letteralmente d'oro. Dall'inghilterra spunta Boy George, leader dei Culture Club, che con la sua aria sbarazzina, e ambigua, si conquista il suo spazio tra gli indimenticabili degli anni '80 con Do you reeally want to hurt me (11°) e Karma chameleon (12°). Cerchiamo ora, velocemente, di ricordare anche tutti gli altri, cominciando dai Twins Face to face heart to heart e Not the loving kind, Laid Back con la sua bellissima Sunshine Reggae, i Paris Latino con Bandolero, Nathalie con My love want let you down, e poi Captain Sensible Wot, Greg Kihn Band Jeopardy, Ad Visser & Daniel Sahuleka Giddy up a gogo, i Kajagoogoo Tooshy che ci fanno ammirare la "bianca chioma" di Limahl, i Taers for Fears con Change, gli Yazoo con Don't go, gli Indeep con Last night a Dj saved my life... insomma un'annata davvero incredibile. Non si spiega pero' come mai in Italia i Toto non siano riusciti a sfondare con la lor hit Africa, e anzi, come si siano fatti lasciar "rubare" il posto in classifica da un gruppo destinato a rimanere nella storia solo per aver risuonato e ricantato appunto, Africa: i Key of dreams. Fa la sua apparizione nel movimento Dance anni '80 anche una rock-star del calibro di David Bowie con Let's dance. Chiudo con la mia preferita (e scusate se ne approfitto) Maniac di Micheal Sembello . Oh ! Quasi mi dimenticavo... fanno la loro apparizione i Duran Duran al 77° e al 90° posto, ma è ancora presto (ne riparleremo più avanti), e ci lasciano, purtroppo, gli Imagination che chiudono il loro ciclo con New dimension, Follow me e Looking at midnight... ma non è più come prima. E' l'anno degli Orchestral Manouvre in the Dark che con Enola gay e Souvenir conquistano i posti più alti delle classifiche di vendita, anche loro fedeli al filone electro-funk, come del resto, quasi tutti gli artisti degli anni '80. Qualcuno pero' rimane legato ancora al funky, e il pubblico apprezza moltissimo, come dimostra il successo ottenuto da due brani che "miscelano" sapientemente buona parte delle Hit di fine anni '70 ("medley"), gli Stars on 45 . Ma non solo, ritornano alla grande gli Abba, Gino Soccio, i Fratelli la Bionda e resiste il funky degli Earth wind & fire. Siamo al culmine della Dance anni '80. Questa volta fanno centro i Duran Duran che con The Wild boys e The reflex diventano i fenomeni del momento. Con u n a popolarità spinta all'inverosimile diventano il punto di riferimento di centinaia di migliaia di ragazzine di tutto il mondo. Rappresentano quel mondo "contorto" della Disco Music, pronta ad investire capitali astronom i c i per un personaggio, sganciarlo come una bomba sui mass-media di tutto il mondo, spremerlo come un limone per tirarne fuori milioni o miliardi, e lasciarlo poi nel dimenticatoio, e tutto questo nel giro di un paio d'anni. Meno male che c'è Sandy Marton che con la sua People from Ibiza rimette in gioco la "palma" del più bello, e ci ricorda che da qualche parte nel mediterraneo c'è un'isoletta da andare assolutamente a visitare. Ma per chi se ne vuol stare in patria, non ha che da scegliere. In tutti i locali impazza la musica Dance nostrana con Raf Self control, Tony Esposito Kalimba de Luna, i Novecento Movin on e The only one, Mike Francis con Survivor, i Creatures direttamente dalla discoteca "L'altro mondo studios" (per quei tempi tecnologicamente all'avanguardia) con Maybe one day, ci riprova Gazebo ma è ormai alla fine del suo cilco con Telephone mama, e i Righeira con No tengo dinero. Carino e ben riuscito l'esperimento di una famosa Radio italiana che fa "rappare" tutti i suoi Dee Jay in un disco Dance (con chiaro riferimento al sound '70): Let's all dance dei Band of jocks. Ma nell'84 sboccia come una rosa Eros Ramazzotti che con Terra promessa riceve il battesimo del nostro pubblico, si, proprio quello delle discoteche. Fa la voce grossa anche la musica Dance di "importazione", i più prolifici sono: Frankie Goes to Hollywood con Relax e Two tribes, i Talk Talk con Such a shame e It's my life, i Bronskie Beat con Smalltown boy e Why?, gli Alphaville che ci regalano Big in Japan e Sounds like a melody, Howard Jones con What is love e Like to get to know you well ed infine gli Yazoo.Le influenze rock, come sempre, non mancano, e in discoteca si balla alla grande Radio gaga dei Queen, Jump dei Van Halen, Voices di Russ Ballard, Owner of a lonely heart da parte degli Yes, ma chi sorprende di più è Billy Idol che oltre a far impazzire le ragazze per la sua bellezza, ci regala una brano epico Eyes without a face. Esente da influenze è tutto il resto della Dance del 1984, pezzi unici, da ballare, come All night long di Lionel Richie, Reggae night di Jimmy Cliff, Dance hall days di Wang Chung, Love of the common people - Paul Young, State of the nation Industry, La colegiala Rodolfo Y Su Tipica Girls just want to have fun Cyndi Lauper, Guardian angel Masquerade, Street dance Break Machine, Wouldn't it be good di Nik Kershaw, Precious little diamond dei Fox the Fox, Somebody's watching me Rockwell (che in molti scambiano per la voce di Michael Jackson... sarà stato lui davvero?) e per finire con la bellissima Let the music play di Shannon . Chiudono un ciclo, ma in bellezza i Twins con Ballet dancer e i Culture Club con The war song. Qualcosina in più per Max Pezzali che ottiene il 4,4% pari e patta con l’incendiaria (non era proprio l’estate adatta) Irene Grandi. A questo punto entra in classifica la musica emo che sembra fare sempre più proseliti con i Tokio Hotel a quota 6,7%. I monsoni si sa… portano la pioggia e se a ripararvi c’è l’ombrello di Rihanna le regaliamo un bel 8,9% che la fa rimanere però giù dal podio. Medaglia di bronzo ai Negramaro che forse meritavano più del 13,3% che hanno ottenuto. L’argento va al Ferro che canta la platinata Raffaella Carrà. Trionfatore rimane la rivelazione dell’anno Mika che ci ha dispensato un bel consiglio da tenere a mente anche durante tutto l’inverno: Relax… Take it easy... Tra gli outsiders dell’ultim’ora rimasti fuori sondaggio segnaliamo Zucchero con la sua “Un Kilo”, I Tazenda con Eros Ramazzotti e la loro “Domo Mia”, l’esordiente Old Man River con la sua famosissima “La”, colonna sonora degli spot Wind e Gym Class Heroes con “Cupid's Chokehold”. Ci siamo… l’estate è finita e probabilmente si por- vari generi musicali si sono mescolati affiancando terà via con sé i tormentoni che hanno “allietato” le canzoni in stile emo a pezzi hip-hop/r&b. nostre serate estive. Cominciamo dai brani in coda che hanno ottenuto In effetti quest’estate più che tormentoni alla ben 2,2% delle votazioni piazzandosi ex-equo “chiuahua” ci ha proposto pezzi abbastanza piace- all’ultimo posto: il solito Bob Sinclair che ormai voli (alcuni dei quali rimasti fuori purtroppo dal lavora solo per la famosa compagnia di gestione nostro sondaggio). telefonica, la strana sostanza dei Finley, il febbricitante Gigi D’Alessio che dichiara (come se non Vediamo quindi cosa hanno partorito le menti geavessimo ancora capito) il suo amore per Anna niali dei nostri lettori e degli utenti affezionati che Tatangelo, il simpatico quanto finto outing di Silvehanno votato il loro tormentone preferito o più stri e, il pupillo di Elton John, Just Jack con una semplicemente quello che avrebbero pensato pocanzone trasmessissima in tutte le radio. tesse esserlo… I risultati sono stati sorprendenti, i PAPITO - Miguel Bosé - (Carosello) W.M.I. LIFELINE - Ben Harper & The Innocent Criminals - (Virgin) EMI VICKY LOVE - Biagio Antonacci - (Iris) Universal LA FINESTRA - Negramaro - (Sugar) W.M.I. SOUNDTRACK 96-06 - Elisa - (Sugar) W.M.I. LA RADIOLINA - Manu Chao - (Radio Bemba) W.M.I. SCREAM - Tokio Hotel - (Island) Universal Miguel Bosè è la vera rivelazione dell’anno! Da mesi in cima alle classifiche di tutto il mondo con la sua raccolta di duetti “Papito”, il cantautore non accenna a mollare nella maniera più assoluta la vetta dela classifica album. Neanche Ben hrper riesce a strappargliela e si piazza solo sul secondo gradino del podio. Bosè parttirà presto per un tour mondiale che lo porterà per un’unica data in Italia: il 5 dicembre al Datchforum a Milano. RELAX - TAKE IT EASY - Mika - (Island) Universal VASCO EXTENDED PLAY - Vasco Rossi - (Capitol) EMI UMBRELLA - Rihanna & Jay-Z - (Def Jam) Universal DOMO MIA - Tazenda / Ramazzotti - (Radiorama) Deltadischi E RAFFAELLA è MIA - Tiziano Ferro - (Capitol) EMI UN POSTO TRANQUILLO - La Differenza - (Universo) Edel 1973 - James Blunt - (Atlantic) W.M.I. CALL ME IRRESPONSIBLE - Michael Bublé - (Reprise) W.M.I. + STILE - J Ax/Styles - (Best Sound) Sony BMG THE BEST DAMN THING - Avril Lavigne - (RCA) Sony GLORIOUS - Natalie Imbruglia - (Brightside Rec.) Sony BMG MINUTES TO MIDNIGHT - Linkin Park - (Warner Bros) W.M.I. THE SINGLES COLLECTION - Vasco Rossi - (Capitol) EMI FESTIVALBAR ROSSA 2007 - Vari - (Universal) PARLAMI D'AMORE - Negramaro - (Sugar) W.M.I. IO CANTO - Laura Pausini - (Atlantic) W.M.I. FESTIVALBAR BLU 2007 - Vari - (Columbia) Sony BMG VIDA - Tazenda - (Radiorama) Deltadischi A BEAUTIFUL LIE - 30 Seconds to Mars - (Virgin) EMI HOT PARTY SUMMER 2007 - Vari - (Universal) Grande annata anche per il debuttante Mika, che dopo il successo ottenuto con “Grace Kelly” torna in vetta alla classifica singoli con il brano tormentone “Relax, Take it easy”, scalzando dal primo posto dopo diverse settimane Vasco Rossi con l sue Extend Play. WHEN YOU'RE GONE - Avril Lavigne - (RCA) Sony BMG GIRLFRIEND - Avril Lavigne - (RCA) Sony BMG CANOS - Verdena - (Black Out) Universal WHAT I'VE DONE - Linkin Park - (Warner Bros) W.M.I. BRUCI LA CITTA’ - Irene Grandi - (Atlantic) W.M.I. WIND SUMMER COLLECTION 4 - Vari - (W.M.I.) MONSOON - Tokio Hotel - (Island) Universal HANDFUL OF SOUL - Mario Biondi - (Schema) Family Affair BEAUTIFUL LIAR - Beyoncé & Shakira - (Columbia) Sony BMG HITMANIA ESTATE 2007 - Vari - (Universo/Hitmania) W.M.I. BOLLICINE (SAFFA REMIX '07) - Vasco Rossi - (M.O.D.A.) Self JOY - Giovanni Allevi - (Ricordi) Sony BMG SECOND LIFE - Paola & Chiara - (Trepertre) Universal Siamo alla resa dei conti per il talentuoso cantautore britannico James Blunt. Si sa, il secondo album per i musicisti è la cartina tornasole per capire se la stoffa c’è sul serio e quindi se la carriera continuerà o no. Certo, forse sarebbe comprensibile anche sentirsi un po’ sotto pressione dovendo bissare il successo di un disco d’esordio che ha venduto qualcosa come 10 milioni di copie in tutto il mondo. Però Blunt è riuscito a mantenere i piedi per terra e ha sfornato un onesto lavoro, “All The Lost Souls”, che sicuramente non deluderà le aspettative di quelli che hanno amato il suo “Back To Bedlam”; replicare il successo di quest’ultimo sarà un’impresa titanica, ma le carte in regola ci sono tutte! Lo stile e le atmosfere sono più o meno le solite, chitarre acustiche, piano, e una voce che sembra creata apposta per rendere al meglio il clima malinconico del disco, aperto dal buon singolo “1973”, ma che poi a mio modesto parere (almeno al primo ascolto) stenta un po’ a decollare. E’ solo dal quarto brano “Some Mistake” che il disco ritrova quel di più che aveva contraddistinto Bedlam, con picchi significativi in “Carry you Home”, per me il pezzo più valido del disco, “I Really Want You” e la piacevolissima “Shine On”. Insomma, un buon lavoro. Il tasso radiofonico parecchio elevato di "People Help The People", primo estratto dell'album d'esordio dei promettenti Cherry Ghost, in rotation sulle grandi frequenze già da metà estate, grazie alla sua aria indubbiamente Coldplay, ha già conquistato un po' tutti. "Thirst for Romance" vive di arrangiamenti ben studiati, buone melodie e di un songwriting e una tensione emotiva che reggono praticamente per tutta la durata dell'album. All the Lost Souls James Blunt Atlantic - Custard 10 Thirst for Romance Cherry Ghost EMI 11 Ben Harper Lifeline Virgin 11 Che Ben Harper sia uno degli ultimi giovani cancantautori con la C maiuscola rimasti in circolazione, questo ormai lo diamo per assodato. Un artista che oserei quasi definire geniale, uno dei pochi capaci di produrre un disco di altissima qualità e di venderlo al grande pubblico come meglio non potrebbe fare una grande stella del pop. Eppure lui del fare della celebrità non ha proprio nulla! Anzi, è uno dei pochi artisti che nonostante le decine di milioni di copie vendute riesce a non montarsi la testa, anche di fronte a chi lo etichetta come “nuovo Bob Dylan”. Il suo punto di forza sta nel saper mescolare nelle perfette proporzioni, l’elemento più pop e commerciale, che non guasta mai se inserito nella giusta misura, con i suoni più svariati, che spaziano tra il soul, il blues e il folk d’autore. E quella voce, marchio di fabbri- L’ingrediente primario è un coinvolgente country folk che strizza l'occhio all'indie; un disco piuttosto classico nell'insieme. Le atmosfere sono molto british, parecchio malinconiche e introspettive, ascoltando i pezzi vengono alla mente le tipiche ambientazioni caratteristiche del nord del Regno Unito, da cui i Cherry Ghost provengono (per la precisione sono di Bolton). Un disco che si interiorizza ed si apprezza in maniera più decisa man mano che cresce il numero degli ascolti. Un album ricco di tensione emotiva impreziosita e sottolineata dalla straordinaria voce e dalla perfetta interpretazione del frontman Simon Alfred, che in molti hanno già designato, sia per straordinaria somiglianza della voce, che per via del suo forte carisma, come erede di Michael Stipe dei R.E.M. Ma forse è ancora un po’ prematuro... Underclass Hero Sum 41 Island Universal 14 + 1 ca inconfondibile della sua produzione, è l’elemento che impreziosisce il tutto, per non parlare della perfetta padronanza tecnica che contraddistingue sia lui che gli “Innocent criminals”, suoi ormai storici e affiatatissimi compagni di viaggio e musicisti di estremo talento. Che altro aggiungere a quello che solo la musica di un fuoriclasse può trasmettere all’ascoltatore? Sentiremo parlare di lui ancora per molti lustri. I Sum 41 non vogliono scrollarsi di dosso un certo tipo di immagine, e lo fanno attraverso il loro ultimo lavoro “Underclass Hero”. Molti lo hanno definito un ritorno alle origini; a me è sembrato l’esatto opposto. Un disco molto maturo che catapulta il gruppo in una seconda fase della sua carriera. Forse al cambiamento ha in parte influito la dipartita del chitarrista Dave Brownsound, anche se più probabilmente un po’ di rinnovamento do- po 10 anni di carriera era già nell’aria. Anzi, a dire la verità la mancanza del buon Dave non è che si faccia sentire più di tanto. Se ci si limita all’ascolto della titletrack, primo singolo estratto, certo che si può parlare di ritorno alle origini. Ma se si fa la fatica di spingersi oltre la prima traccia ci si rende conto già a partire da “Walking Disaster” come gli orizzonti si aprano decisamente: tante chitarre acustiche, brani molto più articolati, con repentini cambi di atmosfera, inserimenti semi orchestrali, testi più introspettivi e impegnati, addirittura un pezzo in francese “Ma Poubelle” e una struggente ballatona “So Long GoodBye”. Certo, i pezzi più classici non mancano, specialmente nella seconda metà del disco, ma sicuramente non si può parlare di ritorno alle origini. Un disco meno incazzato, e con più anima e testa. E non ci dispiace affatto. Continua l'ascesa di uno dei gruppi più popolari del momento. Quattro giovanissimi tedeschi che hanno venduto oltre 3 milioni di copie in Germania e che stanno conquistando la scena internazionale con "Scream" il disco che li vede per la prima volta cantare in inglese. L'album contiene i loro pezzi più popolari in versone anglofona. Scream infatti vuole essere una sorta di passpartout per tutti coloro che ancora non conoscevano il gruppo che mira a conquistare il mercato europeo, presentando in inglese le canzoni che hanno decretato il loro successo in patria. Cresciuti a pane e musica i Tokio Hotel hanno cominciato a far musica fin da bambini e negli anni hanno potuto raffinare la propria abilità di musicisti e di performer. Giovanissimi interpreti del glam-rock nelle canzoni gridano la loro rabbia giovanile e le problematiche familiari e non legate all’età adolescenziale. Collochiamo il loro album nel filone emo rock, un disco dal suono piuttosto melodico ma con arrangiamenti aggressivi e graffianti. Il loro singolo "Monsoon" non è male, è molto radiofonico, e si è guadagnato il titolo di "Uno dei Tormentoni dell'Estate 07". Adesso resta solo da capire se questo boom improvviso delle teen-band rappresenta una reale fioritura di talenti senza precedenti oppure se sono solo logiche di marketing che trovano nei teenager la fascia d’età da cui ricavare i migliori Tornano i Vanilla Sky, quartetto emo-pop-punk da Roma, tre anni dopo il loro esordio "Waiting For Something", e questa volta lo fanno facendo parte di una scuderia blasonata come la Universal. All’estero sono già abbastanza conosciuti e apprezzati, avendo suonato praticamente dappertutto, sia in Europa che fuori (USA, Germania, Giappone, Austria, Repubblica Ceca, Francia, ecc.) e adesso tentano di sfondare in maniera importante anche nel mercato italiano. Ovviamente, passando sotto Uni- Scream Tokio Hotel Island - Universal 12 Changes Vanilla Sky Universal 10 Wake Up Call Maroon 5 Jonas Akerlund Fountains of Wayne Traffic and Weather Virgin 14 Chris Collingwood e Adam Schlesinger, ovvero i Fountains of Wayne, sanno scrivere canzoni. Sembra un’affermazione semplice ma per niente scontata. ‘Traffic And Weather’ è infatti un album di quattordici canzoni pop rock veramente ben fatte: spumeggianti, ben curate nei suoni e negli arrangiamenti e da testi esilaranti e mai banali. Qui in Italia non sono mai stati ai vertici delle classifiche, anzi, direi che sono molto pochi quelli che li conoscono, specialmente grazie al grazioso pezzo "Tracy's Mam", accompagnato da un video molto carino, che per qualche settimana è stato addirittura in rotazione su mtv. E nonostante il loro sia un genere abbastanza commerciale, non particolarmente pesante o da intenditori, la loro musica è passata praticamente inosservata nel bel paese. Tornando al disco "Someone To Love" descrive con una melodia sba- versal, i Vanilla Sky si sono dovuti vendere un po' di più al pubblico, e la paura era quella di ritrovare un gruppo che si fosse banalizzato. Invece "Changes" è un buon lavoro, e non delude. Sedici tracce, di cui tre in italiano, che mischiano sonorità rock molto melodiche ad acuti di punk sperimentale, ma senza creare caos tra i generi. Il primo pezzo é Break it out (é anche singolo, con tanto di video girato a Las Vegas e versione per il mercato italiano dal titolo “Sei come Sei”), che si allontana un po' dalla tradizione musicale dei Vanilla Sky. “On & on” e “Nightmare” (con la voce di Mark Hoppus, ex Blink 182) sono tra i pezzi migliori del disco: melodici e molto diretti, restano subito in testa al primo ascolto. Molto estivi ed allegri “Summer comes” e “Welcome back”: un pizzico di allegria e di solarità che non fanno mai male. razzina e suoni anni ’80 la desolazione di una vita tutta dedicata al lavoro, al rendimento e vissuta in solitudine. "92 Subaru" pende a modello i Cheap Trick, maestri indiscussi del pop rock americano, a cui aggiunge una strofa à la Tom Petty di "Damn The Torpedos". American pop-rock da viaggio che cita ora i Beatles, ora i Cars per poi approdare con disinvoltura a canzoni piacevolmente country. Un disco maturo e fresco, una vera boccata d’aria. Idea originale quella che caratterizza l’ultimo video dei Maroon 5. Si tratta di “Wake Up Call” ed è stato realizzato in stile sigla telefilm americano anni ‘80 / ‘90. Il pensiero corre subito a cult del calibro di MacGyver ed A-Team, o ai trailer dei grandi film d’azione. Le parole della canzone scorrono come se fossero i titoli, la color correction è degna di un serial americano. La regia del resto è di Jonas Akerlund, di sicuro non l’ultimo arrivato nel settore dei videoclip, avendo già lavorato con personaggi tipo Madonna, Metallica, Christina Aguilera e U2. Ho tenuto a segnalare questo video soprattutto per rendere il giusto onore a questo professionista e alla qualità e alll’originalità della sua idea. Sexy Girl Outtafunk BlissCo Eccoci a commentare il nuovo singolo degli emergenti OUTTAFUNK ascoltato per voi in anteprima su gentile concessione della BLissCo. Sonorità tutte da ballare per un pezzone house con tanti bpm che faranno riempire tutte le sale delle discoteche italiane come San Siro quando gioca il Milan. A guidare il ritmo e ad immergerci nel clima di “broccolaggio” c’è la voce di Davide Lombardi che inneggia alla sua sexy girl. Con un loop vocale che rimane impresso in mente sin dal primo ascolto e che verrà sicuramente quantomeno fischiettato all’uscita dalle sale. Insomma gli elementi per un pezzo di qualità ci sono tutti, sarà l’ennesimo successo sfornato dalla’ottima e giovane casa discografica BLISSCO? (Dj HnF) FRANCESCO RENGA JAMES BLUNT 1973 Cambio Direzione James Blunt Francesco Renga All the lost souls Ferro e Cartone Atlantic / Custard Simona You're getting older Your journey's been etched On your skin Simona Wish I had known that What seemed so strong Has been and gone I would call you up everyday Saturday night And we'd both stay out 'til the morning light And we sang, "Here we go again" And though time goes by I will always be in a club with you In 1973, singing "Here we go again" Simona Wish I was sober So I could see clearly now The rain has gone Simona I guess it's over My memory plays our tune The same old song (x3) I would call you up everyday Saturday night And we'd both stay out 'til the morning light And we sang, "Here we go again" And though time goes by I will always be in a club with you In 1973, singing "Here we go again" Singing, "Here we go again" And though time goes by I will always be in a club with you In 1973 Simona Stai invecchiando Il tuo viaggio è impresso sulla tua pelle Simona Avrei voluto capire che Quello che sembrava così forte È stato e se n’è andato via Finalmente torna James Blunt, il promettente cantautore che col suo primo disco, “Back to Badlam” ha infranto tutti i record di vendite per un’artista esordiente. Il suo nuovo album dal titolo “All The Lost Souls” è anticipato dal singosingolo “1973”. Con gli occhi di un bambino Guardare non è facile E a volte l’abbandono Diventa insopportabile Ed è sempre troppo grande per te Che vedi solo cose piccole Simona Avrei voluto essere sobrio Così avrei potuto vedere chiaramente Che la pioggia era passata (x3) Ti chiamerò ogni sabato sera E siamo stati fuori entrambi fino alle luci dell'alba E abbiamo cantato "qui ci torneremo" E sebbene il tempo scorra veloce Io sarò sempre in un club con te Nel 1973, cantando "qui ci torneremo" Cantando "qui ci torneremo" E sebbene il tempo scorra veloce Io sarò sempre in un club con te Nel 1973 1973 Mi parli da vicino E dici cose che so già Ognuno è il suo destino Il nostro ormai finisce qua In valigie che verrai a prendere Che ora l’importante è andarsene Cambiare direzione E farsi una ragione che quello che non sei Non diventerai Fine della storia E se non hai memoria Ora sai non mi troverai Cambio direzione Ti chiamerò ogni sabato sera E siamo stati fuori entrambi fino alle luci dell'alba E abbiamo cantato "qui ci torneremo" E sebbene il tempo scorra veloce Io sarò sempre in un club con te Nel 1973, cantando "qui ci torneremo" Simona Credo sia finita La mia memoria risuona la nostra melodia La solita vecchia canzone Universal Music E molto atteso era anche il ritorno dell’ex Timoria Francesco Renga, che dopo la vittoria al Festival di Sanremo di tre anni fa e una lunga pausa nella quale si è dedicato alla famiglia e in particolare alla figlia avuta dalla compagna Ambra Angiolini, torna con un nuovo singolo che anticipa l’album che però uscirà solo tra un paio di mesi. Cambiare direzione E farsi una ragione Che quello che non sei Non diventerai Fine della storia E se non hai memoria Ora sai non mi troverai Cambio direzione Cambio direzione Non mi troverai Cambiare direzione E farsi una ragione che quello che non sei Non diventerai Fine della storia E se non hai memoria Ora sai Non mi troverai Cambio direzione (x2) The Police Live in Concert Torino, Stadio delle Alpi 2 ottobre Ticketone.it www.milanoconcerti.net Arriva finalmente anche in Italia il mastodontico tour dei Police che sancisce la reunion ufficiale di Sting e soci dopo anni dallo scioglimento della band. Tutti i successi della loro lunga carriera rispolverati e riarrangaiti per l’occasione. Un appuntamento immancabile per tutti i vecchi fan del gruppo, ma anche per i semplici estimatori. Un unica imperdibile data in Italia, il 2 ottobre allo Stadio delle Alpi di Torino. Gwen Stefani Mika 16/10 Milano, DatchForum 19/10 Torino, Mazda Palace 20/10 Bologna, Land Rover Arena 20/10 Rimini, 105 Stadium Architecture in Helsinki 24/09 Milano, Transilvania !!! Zucchero 29/10 Ravenna, Bronson 30/10 Milano, Magazzini Generali 21/09 Verona, Arena 22/09 Verona, Arena 23/09 Verona, Arena Max Pezzali Tokio Hotel 12/10 Milano, DatchForum 16/10 Torino, Palaisozaki 17/10 Bologna, Land Rover Arena 19/10 Livorno, Palasport 20/10 Brescia, Pala S. Filippo 22/10 Trento, Palasport 25/10 Genova, Vailant Palace 27/10 Cuneo, Palasport 30/10 Parma, Palasport 30/10 Milano, DatchForum Incubus 16/09 Milano, Alcatraz The Ark 10/10 Roma, Jailbreak 11/10 Milano, Transilvania Michael Bublè 20/10 Bolzano, Palaonda 21/10 Padova, Fiera 22/10 Mantova, Palabam 24/10 Roma, Palalottomatica 26/10 Milano, DatchForum 27/10 Firenze, Mandela Forum Elisa 16/04 Taormina (Me), Teatro Greco 17/04 Taormina (Me), Teatro Greco 24/04 Codoprio (Ud), Villa Manin Vasco Rossi 15/09 Bologna, Stadio Dall’Ara 19/09 Verona, Stadio Bentegodi 22/09 Torino, Stadio delle Alpi 29/09 Udine, Satdio Friuli My Chemical Romance 03/11 Milano, PalaSharp Chemical Brothers 27/11 Bologna, PalaMalaguti Bruce Springsteen 28/11 Milano, DatchForum questo film". E la storia comincia. Il cast non delude: Homer (voce di Dan Castellaneta) e Margie (Julie Kavner) sono alle prese con i ricorrenti problemi di coppia; Bart (Nancy Cartwright) reputa il padre un fallimento come genitore; Lisa (Yeardley Smith) si rivela l'ecologista del gruppo (terrà anche un seminario dal titolo "An Irritating Truth") e Maggie parla per la prima volta in assoluto, a coronazione delle 18 stagioni e dei 400 episodi andati in onda dall'inizio della serie il 17 dicembre 1989. Nel Regno Unito, la critica ha accolto con entusiasmo "The Simpsons movie". Ne parla bene il Guardian ("finalmente la geniale creazione di Matt Groening è arrivata sugli schermi") e anche il Times che ha premiato il film con quattro stelle su cinque. La famiglia "gialla" più irriverente d'America conquista anche il plauso della Bibbia del cinema Variety e dei "cugini" di The Hollywood Reporter. "Dopo 18 anni e 400 episodi - rileva Brian Lowry sul daily di Variety - "The Simpsons" ha sviluppato un ingente pubblico potenziale, da quanti lo guardano tuttora a quanti lo guardavano in passato a quelli che non sono più spettatori ma hanno figli incollati allo schermo". Se qualcuno avesse fatto un film sui Simpson - scrive Lowry su Variety - questo sarebbe stato più o meno il risultato - intelligente, irriverente, satirico e con una trama più lunga degli abituali 22 minuti, capace (appena appena) di sostenere una struttura narrativa estesa 4 volte tanto quella di un singolo episodio". Homer con basco in testa e maglietta 'Paris' e Burt con la baguette sotto il braccio: Matt Groening ha disegnato i Simpson 'versione francese' apposta per Liberation. Gli omini gialli della fortunata saga a cartoni animati "hanno occupato" le pagine del quotidiano francese che illustra l'attualità con i loro volti e commenti. Critica entusiasta per "The Simpson Movie", uscito già da settimane in Inghilterra e nel resto del mondomondoe arrivato in Italia solo lo scorso 14 settembre. 87 minuti di disavventure che vedono i Simpsons ricercati in tutti gli Usa per aver causato un disastro ecologico e trasformato la loro città nella più inquinata metropoli d'America. Ma sarà poi lo stesso Homer a salvarla. I temi ecologisti del film, assicura il creatore Matt Groening, "daranno fastidio ai conservatori". "E' un assalto anarchico - continua Groening al quotidiano La Repubblica - e diciamo pure di sinistra all'idea tradizionale di famiglia, ma sferrato con ironia e satira. Anche se tanto il film quanto la serie tv evitano con cura la retorica e qualsiasi tono di predica". Il riferimento ai conservatori è anche presente con la figura del Presidente degli Stati Uniti nella persona di Arnold Schwarzenegger, rappresentato come un totale idiota. Schwarzenegger decide di sigillare sotto una cupola di vetro antiproiettile l'intera città di Spriengfield, condannandola a un futuro di rovina, fame e desolazione. Ma dopo aver toccato il fondo, sarà proprio Homer (che nel frattempo ha trascinato moglie e prole in Alaska pur di sfuggire al linciaggio dei suoi concittadini) a ribaltare le sorti della città natale. L'inizio della pellicola è esilarante: Homer prende subito in giro gli spettatori chiamandoli "giant suckers" (colossali babbei) per aver seguito anche nelle sale dei cinema gli anti-eroi della loro serie tv preferita. Dito puntato e faccia giallastra a tutto schermo, il suo saluto non e' del tutto politicamente corretto, ma forse è proprio per questo che i suoi fan corrono a frotte e pagano il biglietto. Poi la sigla con Bart, il figlio monello, che scrive a ripetizione sulla lavagna: "Non scaricherò Boom! The Simpson Movie ha fatto il botto. Nel primo weekend ha incassato quasi 71,9 milioni di Dollari. Appena uscito su 5500 schermi in poco più di 3900 sale americane. Alla Fox si aspettavano una raccolta intorno ai 40 milioni di Dollari. Ma evidentemente i primissimi risultati sono andati ben oltre le più rosee aspettative. Quasi il doppio - se vogliamo essere larghi. Senza dubbio a suo favore depone il fatto che ormai il cartone animato è notissimo, negli States e non solo. Il suo pubblico è davvero eterogeneo e multigenerazionale. Uno spettro che va dai bambini (a cui non credo che pensasse Matt Groening al momento in cui l'ha concepito), sino ai nonni, che sono stati costretti, loro malgrado, a sorbirselo in tv, ma che col tempo anche loro hanno imparato ad apprezzare. Siamo certi che anche quì in Italia la pellicola riscuoterà ottimi risultati. Se vuoi sapere tutto, ma proprio tutto sulla famiglia del piccolo schermo più amata del mondo, se non l’hai già letto corri a scaricare il numero 9 di Andergr@und!!! Il dramma di Owen Wilson Confermata la notizia del tentato suicidio I Simpson - Il film 1 € 5,943,400 Shrek Terzo 3 € 1,590,457 L'ultima legione 1 € 583,620 Sapori e dissapori 1 € 412,709 La ragazza del lago 1 € 372,494 Io vi dichiaro marito e...marito € 358,431 Premonition 2 2 € 277,640 Il dolce e l'amaro € 151,606 Io non sono qui € 118,180 Il Bacio che aspettavo 2 2 4 € 87,617 Box Office del weekend dal 15/09/2007 al 17/09/2007 Un risultato sbalorditivo ma non di sicuro una sorpresa gli incassi di “I Simpson - il Film”, che nel solo primo week-end di programmazione ha incassato la cifra record di poco meno di sei milioni di euro. Ma del resto che sarebbe stato un enorme successo già lo sapeva da parecchio, perchè i Simpson sono sempre i Simpson, e quando succede che dopo 20 anni di vita finalmente approdano sul grande schermo è un evento che nessuno dei milioni di fan che li hanno seguiti in tutto questo tempo alla tv può proprio farsi sfuggire! Risultato: code interminabili alle biglietterie e biglietti esauriti in pre- vendita sono le scene più comuni che si sono registrate lo scorso venerdì in tutti i cinema d’Italia. Segue al secondo posto l’altro campione di questa prima parte di stagione, il tanto atteso terzo capitolo della sagra di Shrek che continua a incassare circa un milione e mezzo di euro, nonostante sia uscito già da tre settimane (senza contare l’anteprima del 22 agosto). D a segnalare, oltre ad un infinita serie di commedie abbastanza recenti che seguono a distanza abissale, al numero 9 il film ispirato alla vita di Bob Dylan “Io non sono qui” presentato poche settimane fa alla Mostra del Cinema di Venezia. La polizia di Santa Monica che ha soccorso l'attore Owen Wilson è stata chiamata per tentato suicidio. Lo rivelano i verbali che però non lasciano intravvedere le cause di un gesto tanto drammatico. Secondo il "Mirror", Wilson era depresso da mesi e si era convinto che il suo malumore avesse fatto finire la storia con Kate Hudson. Inoltre usava narcotici e antidolorifici che, se abusati, hanno effetti analoghi alle droghe. I tabulati rivelano che la chiamata al numero di emergenza 911 sarebbe partita direttamente dalla casa dell'attore, 38 anni, ricoverato domenica notte in un ospedale di Los Angeles con il polso sinistro tagliato. Nella notte in cui è stato soccorso aveva ingollato una bottiglietta di narcotici, di cui sembra abusasse. A questo si aggiunga il fatto che giorni fa aveva visto una foto della Hudson e del suo nuovo fidanzato in intimità e ne era rimasto sconvolto. Non sarebbe tuttavia per amore che ha tentato il suicidio. Wilson è stato subito ricoverato al Cedars-Sinai e dove è rimasto qualche giorno sotto osservazione medica. In quelle ore sono circolate numerose le foto di amici e parenti che si sono susseguiti al capezzale dell’artista, fra questi i due fratelli Luke e Andrew, lo zio Joe che divide l'abitazione con Owen e l'attore Samuel L Jackson. Non si è invece presentata Kate Hudson. Qualche giorno dopo Owen Wilson è stato trasferito al Cedars-Sinai Medical Center di LA e le sue condizioni sono apparse in netto miglioramento. L'attore americano, ora a casa, era atteso nei giorni scorsi al Festival di Venezia per la presentazione di "The Darjeeling Limited" di Wes Anderson, e questo è stato il primo impegno a saltare. Il secondo è "Tropic Thunder", una action comedy diretta da Ben Stiller, in cui Owen avrebbe avuto un ruolo importante insieme a Jack Black e Robert Downey Jr. La storia è incentrata su un gruppo di attori che durante le riprese di un film di guerra si trovano a combattere veramente. Variety riferisce che la rinuncia alle riprese sarebbe arrivata dopo un accordo tra Wilson e Stiller, ma non chiarisce se il suo ruolo verrà affidato a un altro attore o se la sceneggiatura verrà riscritta ad hoc. Il forse anche "Marley & Me", con Jennifer Aniston, che dovrebbe entrare in produzione a gennaio, e la promozione del recente "The Darjeeling Limited". Il titolo della quarta avventura cinematografica di Indiana Jones è Indiana Jones and The Kingdom of the Crystal Skull (che in italiano potremmo tradurre: Indiana Jones e il Regno del teschio di cristallo). A dare l’importante notizia, durante la cerimonia di consegna, a Las Vegas, degli MTV Video Music Awards, è stato Shia LaBeouf, che, come sappiamo, nella pellicola interpreta il figlio di Indiana Jones. Indiana Jones 4 uscirà in quasi tutti i paesi del mondo il 22 maggio del 2008. Prenderanno il via il 19 settembre a New York le riprese del film di Sex & The City. E’ già stata fissata anche la data d’uscita della pellicola, che arriverà nelle sale americane il 30 maggio del 2008. Parola della New Line Cinema. Erano 2 anni che i fan della serie televisiva chiedevano disperatamente un adattamento cinematografico, ma a creare problemi era Kim Cattrall (nei telefilm, Samantha) che voleva un controllo sulla sceneggiatura e un salario quasi equivalente a quello di Sarah Jessica Parker, pagata di più perché anche coproduttrice della serie. Ricordiamo che nel cast del film, oltre alle 4 attrici della serie, ci sarà anche Jennifer Hudson. Molti ricorderanno di come si fece spesso il nome di Jake Gyllenhaal come possibile sostituto di Tobey Maguire per il ruolo di Spider-Man, quando sembrava che la saga di Sam Raimi dovesse cambiare protagonista. Ora invece i due giovani attori americani divideranno il set nel ruolo di due fratelli in Brothers, remake di Fratelli, film diretto nel 2004 dalla danese Susanne Bier. A scrivere la sceneggiatura di questo rifacimento è stato David Benioff, mentre la regia sarà affidata a Jim Sheridan. SCHEDA DEL FILM SCHEDA DEL FILM nazione U.S.A. anno 2007 regia Raman Hui - Chris Miller genere Animazione durata 92 min distribuzione U.I.P. sceneggiatura J. Price • P. Seaman • J. Zack musiche H. Gregson-Williams fotografia M. Andrews Dopo tanta attesa ecco finalmente sul grande schermo “Shrek Terzo”, “Shrek the Third” in originale, con un esplicito riferimento alla corona che aleggia sulla testa dell’orco più amato della storia del cinema. Dovrebbe essere Re Shrek Primo, ma l’ordinale della serie non lo permetteva: sarà quindi semplicemente il terzo “Shrek” perché la corona del regno di Molot Molto Lontano (Far Far Away) viene contesa tra il redivivo Azzurro e la new-entry Artù. Per un re che si insedia, uno se ne va: la lunga scena della morte del suocero di Shrek è di gran lunga il momento comico più felice di tutta la trilogia, a partire dallo “spero almeno che qualcuno stia morendo” di uno Shrek infastidito dal disturbo fino all’ultimo, anzi all’ultimissimo, respiro del re-ranocchio. La trama di questo terzo episodio consta di due semplici filoni: il viaggio di Shrek alla ricerca dell’unico altro erede che gli permetta di tornarsene alla sua palude e la conquista della città da parte dell’esercito dei perdenti guidato da Azzurro, al quale le donne (Fiona, la regina, Biancaneve, la Bella Addormentata, Cenerentola, Doris e Raperonzolo) provano ad opporsi. Ma proprio mentre la nave con Shrek, Ciuchino e il Gatto con gli Stivali si allontana, Fiona dà al marito la lieta novella... Tra il terrore della paternità e i problemi del giovane Artù, questa terza puntata si arricchisce di un nuovo tema a fianco del consueto elogio della diversità ed accettazione di se stessi: il rapporto tra padre e figlio, nel quale gli errori sono spesso frutto della paura di sbagliare. Rispetto ai primi due film “Shrek Terzo” è una favola corale, nella quale Shrek non è il protagonista, o almeno non è il solo: la parte ‘girata’ (chiedo scusa) a Far Far Away si regge interamente senza di lui, i personaggi delle favole non sono semplici comparse ma hanno ruoli importanti nel corso della vicenda; molto piacevole la parentesi all’Università, con Lancillotto al centro dell’attenzione e Artù preso in giro dai compagni, con l’appendice dell’intervento d i M e r l i n o . Dopo che in “Shrek 2”, si trovavano continue citazioni da altri film, viene ripreso il filone favolistico, vera carta vincente della fortunata serie; la comicità sfiora alle volte il ‘grado zero’, con sketches di pochi istanti quali il varo della nave o la riabilitazione di Pan di Zenzero che mantengono alto per tutta la durata del film il tasso di godimento degli spettatori. LA TRAMA Quando Shrek ha sposato Fiona, l’ultima cosa a cui pensava era di diventare Re. Ma quando suo suocero, Re Harold, improvvisamente inizia a gracidare, Shrek effettivamente rischia di dover salire al trono e prendere il suo posto. A meno che, insieme ai suoi fidati compagni Ciu- chino e Gatto con gli Stivali, non riesca a trovare un degno sostituto per governare il Regno di Molto Molto Lontano. Il candidato ideale sembrerebbe il cugino di Fiona, Artù, un ragazzo che frequenta il liceo medievale, ma che si rivela più problematico di quel che si pensa. nazione U.S.A. anno 2007 regia David Silverman genere Animazione durata 87 min distribuzione 20th Century Fox sceneggiatura M. Scully • M. Groening musiche D. Elfman • H. Zimmer montaggio J. Carnochan Per chissà quale astruso motivo l’Italia è stato il penultimo dei paesi europei che ha visto debuttare sul grande schermo la migliore serie televisiva del ventesimo secolo - parole della rivista Time - ma l’attesa ne è vals a l a p e n a . Dopo più di diciotto stagioni e quattrocento episodi, i padri della famiglia più irriverente d’America riescono nell’impresa di non deludere gli accaniti fans e gli ancor più accaniti non-fans del cartone animato probabilmente più seguito della storia della televisione. Al contrario: i novanta minuti del film scorrono via (a parte alcuni passaggi a vuoto nella parte centrale del plot, che caso strano vede i Simpson lontani dalla loro città) a suon di sketch e battute esilaranti, numerosi riferimenti cinematografici e simpatici cammei di personaggi famosi, seppur non tutti dipinti b e n e v o l m e n t e … Il film stupisce soprattutto per la sua capacità di non tradire (sarebbe stato il suo peccato mortale) l’essenza stessa della serie, vale a dire quel mix di satira intelligente e umorismo demenziale che l’ha resa famosa. Rispetto ad una normale puntata di mezz’ora, ha il semplice ma non scontato merito di essere fedele a sé stesso tutta la sua durata, in un contesto completamente diverso - il cinema - dove per la prima volta centinaia di persone possono ridere insieme dell’America gretta e bigotta dipinta col sorriso da Groening & Co. Altra scommessa vinta poi, è stata riuscire a “presentare” ogni singolo personaggio di Springfield, impresa non da poco visto che in questa circostanza c’era (anche) un copione da seguire: le loro apparizioni sono sempre equilibrate, tenendo conto della quantità di protagonisti della serie in quasi vent’anni di programmazione. Non mancano poi omaggi e satire di alcuni celebri film (fantastico il momento-Disney!) così come sequenze che cercano con successo la complicità dello spettatore. A ciò si aggiunge la sensazione che non ci sia mai un personaggio o una gag fuori posto, estranea da questa storia che vede Homer cercare di riconquistarsi la fiducia di Marge, di Bart, Lisa e di tutta la cittadina di Springfield. Se questo sia l’inizio di una nuova saga questo solo gli autori possono saperlo, ma visto il successo di pubblico che sta ottenendo le premesse, meritate e guadagnate “sul campo”, ci sono tutte. SCHEDA DEL FILM SCHEDA DEL FILM nazione Romania anno 2007 regia Christian Mungiu genere Drammatico durata 113 min. distribuzione Lucky Red Distribution sceneggiatura C. Mungiu musiche K. Badelt montaggio J. Ryan Il film di Christian Mungiu rimane saldamente all’interno dei suoi confini geografici, di una cinematografia dell’Europa ex-comunista che guarda alle persone, alle loro vicissitudini e al superamento delle difficoltà del semplice vivere quotidiano, uno specchio più o meno limpido nel quale si riflettono regimi prossimi al collasso. Gli ambienti, l’atmosfera, la città, le stesse persone devono molto al “Decalogo” di Krysztof Kieslowski: Polonia e Romania della seconda metà degli anni ’80 sono rappresentate allo stesso modo, in nome sì di una vicina cultura cinematografica, ma soprattutto di una stessa idea della vita . “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni” (4 lune, nel titolo originale) è il tempo della gravidanza di Gabita nel momento in cui decide di interromperla: essendo illegale, con l’aiuto della compagna di stanza Otilia si rivolge al signor Bebe . Bebe, Gabita, Adi il fidanzato di Otilia, ma soprattutto quest’ultima: per dodici ore le loro strade si incrociano, e ad ogni scontro si fanno sempre più male. A farsene di più, può sembrare un’esagerazione, è Otilia, la più intraprendente, che sente col passare del tempo – e delle disavventure – la tensione crescere fino alla lite con Adi e ai due viaggi notturni, fino al tentato faccia a faccia finale con l’amica. Gabita non ne esce bene, ma per motivi che non hanno nulla a che vedere con un giudizio morale sull’aborto; sono il suo atteggiamento, le sue risposte irritanti o quelle false a complicare la vicenda. Il comportamento dei due uomini sembra un riflesso degli errori delle due ragazze, ma ciò che colpisce profondamente è il contrasto con il clima di solidarietà che si respira nello studentato, che sembra introdurre, all’inizio del film, una realtà nella quale l’aiuto del prossimo bilancia la povertà diffusa. E’ apprezzabile la scelta di raccontare la vicenda con linearità, scegliendo di volta in volta quale personaggio seguire e rinunciando a mostrare cosa accade nel mentre; alcuni particolari sembrano inutili, ma si tratta della coraggiosa rinuncia ad inserire in un film soltanto gli elementi funzionali allo sviluppo della storia: così tanto il coltello rubato da Otilia, quanto il documento dimenticato da Bebe, rimangono particolari di scarso rilievo all’interno di un quadro generale. L’uso della telecamera a mano ha i suoi vantaggi nelle scene all’aperto, quando il regista cammina con Otilia, ma negli spazi statici (e stretti) della stanza d’albergo perde di significato, pur facilitando l’immedesimazione nei personaggi dei quali spesso assume il punto d i v i s t a . Nei dialoghi, infine, si ha la sensazione di quanto “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni” riesca a riprodurre la realtà: la conversazione durante la cena per il compleanno della madre di Adi è un piccolo capolavoro di ironia e veridicità, così come le liti tra Otilia e il ragazzo generate dai problemi (reali e preventivati) di lei e dall’incapacità – tutta maschile – che ha Adi di capire ciò che Otilia non dice. nazione USA anno 2007 regia Todd Haynes genere Biografico durata 135 min distribuzione Bim Distribuzione cast C. Bale (Bob Dylan/John/Jack) • C. Blanchett (Bob Dylan/Jude) • M. Franklin (Bob Dylan/Woody) • R. Gere (Bob Dylan/Billy) • H. Ledger (Bob Dylan) • B. Whishaw (Bob Dylan/Arthur) • J. Moore (Alice) Autoreverse. La storia di sparire e poi reinventarsi: elegia in onore dell’attore. Se l’unica mozione in favore di un presunto sperimentalismo dimora nell’assenza di una narrazione classica, nella spregiudicatezza di un flusso coscienziale (programmaticità), che si fa portatore del narrato, allora dobbiamo conseguire che tutto il cinema sta esaurendo il suo concetto di 'moderno' proprio sotto i nostri occhi. Nella sospensione di sequenze più vicine semmai ad un’adesione emozionale, quell’itinerario introspettivo, di materializzazione di quello sguardo interno, intimo, permette di riconoscere l’acustica devastante di un suono che non ha mai smesso di osare: Todd Haynes torna ad esaminare l'evanescenza di un desiderio: sogni e ispirazioni che si imprimono nel percorso leggendario Bob Dylan, fatto di allontanamenti e di avvicinamenti, progressivi e continui. Ipnotizzare un 'manifesto' come nel suo cinema impegnato più appariscente fatto di uomini e di ideali: "I'm not There", una misteriosissima canzone, divenuta un cult fra gli appassionati, nonostante non sia ufficialmente mai uscita. Bob Dylan è una delle figure più importanti e controverse della musica americana. Nella sua vita è stato tante cose; protestante, ebreo, cristiano, folk-singer, cantante rock, blues, gitano e predicatore, innovatore e reazionario, tossicodipendente e vegetariano, padre e marito, acustico ed elettrico, commerciale ed elitario. Ma in quasi quaranta anni di attività artistica, ha saputo conquistare i livelli più elevati del tempio della musica. Ecco dunque la storia dell'ex-menestrello del Greenwich Village che ha attraversato cinque decadi, cambiando per sempre la storia del rock. Un mito tra tentazione e devozione, peccato e redenzione; la mutazione come frontiera estrema dell''appartenenza': un cinema d’autore, dove tutto è possibile, e dove l’unico punto di vista, la coraggiosa miscela artistica, sembra essere quella dall’interno dell’implosione astratta tra carne e idea: Haynes lascia parlare il personaggio. La coerenza propria del regista porta a rispecchiare anche nella messa in scena e nella resa formale l’artificiosità del tema portante, espresso attraverso un elogio della falsità e dell’illusione. Polvere e sparo: perché ripercorre l’essenza di una 'visionarietà' esibita e potente, significa togliere la stoffa dai gesti, il ritrovamento nel corpo, nelle dimensioni del corpo. Degli Emmy, gli Oscar della tv che sono stati assegnati pochi giorni fa a Los Angeles, e di cui abbiamo già parlato nell’in&out per quanto riguarda i Soprano, ha riservato quest’anno un mucchio di sorprese. La più grande delusione è stata suscitata dalla premiazione come migliore attore di James Spader, della serie giudiziaria Abc Boston Legal, che si è imposto sul favorito James Gandolfini, interprete del boss Tony Soprano. Lo show Nbc 30 Rock ha vinto il premio come commedia dell'anno, mentre America Ferrera, protagonista della serie rivelazione Ugly Betty, si è imposta come migliore attrice comica. Il britannico Ricky Gervais ha vinto a sorpresa il premio come migliore attore di commedie per il telefilm Extras, battendo i favoriti Steve Carell per The Office e Alec Baldwin per 30 Rock. MTV: dieci anni di musica e non solo Un doppio MTV Day per festeggiare i dieci anni di presenza in Italia Da sabato 15 settembre MTV Italia ha dieci anni. Un momento straordinario, celebrato tra Roma e Milano con grandissimi artisti italiani e tantissimi ospiti che non hanno voluto far mancare la propria testimonianza a due lustri di ottima musica e informazione. MTV può decisamente gioire dei festeggiamenti che si sono svolti dalle 3 del pomeriggio in Piazza Duomo a Milano e in Piazza San Giovanni a Roma: 130.000 presenze complessive! Una folla clamorosa, accorsa per godere di una maratona sonora in compagnia delle performance di artisti che con MTV sono nati e cresciuti e che hanno accompagnato il suo cammino dagli esordi - nel 1997 - a oggi. Una megafesta di compleanno che ha animato due cittàsimbolo e che è stato possibile seguire, nei suoi diversi scenari in TV (MTV Italia, Mtv Hits e MTV B:N su SKY) e su MTV.it, dove lo streaming in diretta ha arricchito il già sconfinato menù composto di video rubati nel backstage e foto ultraesclusive. Come dicevamo numerosi sono stati gli artisti e gli ospiti che si sono alternati sui due palchi Veramente una brutta figura quella a cui abbiamo assistito a Controcampo in un momento in cui se predica il rispetto per l’avversario e il fairplay. Naturalmente ci riferiamo alla ormai storica litigata Canalis-Mughini. L'ex velina torna nello staff del programma sportivo di Italia 1 e ironizza sulla presenza in studio del commentatore di fede bianconera: "Che gusto, con la Juve in serie B". Da lì è nato un lungo e imbarazzante scambio di “complimenti” al quale francamente potevamo fare a meno. nel corso della lunga diretta: a Roma lo show è stato presentato dai vj Victoria Cabello, Carolina Di Domenico e Alessandro Cattelan, con la partecipazione di Giovanna Melandri, Alfonso Pecoraro Scanio, Elena Santarelli, Alex Infascelli, Fabio Volo e la iena Pif e ha visto le performance live di Elisa, Finley, Giovanni Allevi, Irene Grandi, Le Vibrazioni, Negramaro, Tiromancino e Verdena. A Milano invece lo spettacolo è stato presentato da Camila Raznovich, Francesco Mandelli e Carlo Pastore con la partecipazione di Paola Maugeri, Marco Maccarini e Kris&Kris che hanno introdotto le esibizioni di Articolo 31, Biagio Antonacci, Carmen Consoli, Elio e le storie tese, Jovanotti, Rezophonic Superband e Tiziano Ferro. Valentino Rossi torna in televisione con una nuova campagna di Fastweb dopo le recenti polemiche a causa dei problemini che il campione di Tavullia ha avuto col fisco italiano. La comunicazione, intitolata ‘Dalle stelle alle stalle’, con un tono provocatorio fa riferimento alle recenti ‘disavventure’ del motociclista. Il commercial vuole lanciare il messaggio che con Fastweb non ci sono momenti difficili. Soprattutto quando, grazie al telefono, si hanno tutti gli amici vicini. Così, nel film, Rossi finisce in una vera stalla, dove la celebrità lo insegue e la sua privacy è a rischio per colpa di un cavallo invadente. Il film si chiude con il claim ‘Fastweb. Non ti abbandona mai’. Intanto, il 18 settembre su tutti i quotidiani è apparsa una campagna non autorizzata della compagnia aerea low cost Ryanair in cui il campione viene preso in giro sempre per lo stesso motivo(la pubblicità questa volta non la raccontiamo, la potete vedere voi stessi qui a fianco). Sicuramente ora Ryanair dovrà pagare una multa salata, ma di sicuro ne sarà valsa la pena in termini di risonanza e clamore mediatico. Addio a Gigi Sabani Happy Birt hday MTV!!! “Ora continuerà a imitare la voce del Padre Eterno” L'edizione 2007 degli Emmy Awards, l'Oscar della tv statunitense, ha assegnato uno storico riconoscimento ai Soprano, incoronandola come migliore serie drammatica. I protagonisti dei Soprano, che a giugno ha concluso la sesta stagione sull'emittente Hbo, sono stati al centro dell'attenzione per tutta la serata, nonostante non siano riusciti ad aggiudicarsi nessuno dei quattro premi per i quali avevano ottenuto la nomination. Il popolare imitatore e conduttore televisivo Gigi Sabani è morto nella notte del 4 settembre in seguito ad un improvviso attacco cardiaco. Avrebbe compiuto 55 anni il prossimo 5 ottobre, si è sentito male nella casa della sorella Isabella. I sanitari del 118 hanno tentato di rianimarelo, ma non c'è stato nulla da fare. Lo showman aveva presentato su Mediast che in Rai molti programmi di successo. Fu uno dei primi imitatori televisivi e divenne molto popolare a partire dai primi anni '80. Attraverso la trasmissione radiofonica La Corrida, condotta da Corrado, dove replicava le voci di cantanti famosi, fu notato da Pippo Baudo che, nel 1979, lo ingaggiò a Domenica in confermandolo, in seguito, nelle edizioni '81 e '82 di Fantastico. La sua carriera si interruppe alla fine degli anni ‘90 quando venne ingiustamente coinvolto nella vicenda giudiziaria legata alla corruzione nel mondo dello spettacolo. Scagionato e risarcito per i 13 giorni di detenzione Gigi non fu più lo stesso e molti amici e colleghi sostengono da quel doloree da quella delusione non si sia mai ripreso. Arriva su Mtv Italia la quinta irriverente stagione del cartoon più cattivo della tv: South Park. Direttamente dalla piccola cittadina del Colorado, Stan, Kyle, Cartman, Kenny e il variegato universo di personaggi creati da Matt Stone e Trey Parker approdano per la prima volta sugli schermi di Mtv Italia, a partire dal 18 settembre, dal martedì al venerdì, tutte le sere alle ore 23.30. Trasgressiva, cinica e politically uncorrect: queste sono le caratteristiche di una serie tv che, nel corso del tempo, è riuscita a toccare attraverso la satira, temi di politica e attualità, cercando, allo stesso tempo, di sfatare tabù e demonizzazioni della società, grazie all’arma della parodia e della black comedy. La nascita di South Park risale al 1992, quando Trey Parker e Matt Stone, all'epoca studenti dell'Università del Colorado, creano un corto animato chiamato “Jesus vs. Frosty”, che, seppur realizzato in modo molto inesperto, presenta un primo prototipo dei personaggi principali di South Park. E’ tornato da martedì 18 settembre, in seconda serata su Canale 5, il Maurizio Costanzo Show. Questa edizione prevede un doppio appuntamento settimanale: il martedì alle 24 e il giovedì alle 23.25. Il programma torna con uno dei suoi tratti caratterizzanti storicamente più forti: le battaglie sociali. La prima puntata è stata dedicata al dramma dell'alcolismo e agli incidenti stradali. Isola: partita la nuova edizione E udite udite tra i partecipanti l’anti reality per eccellenza Cecchi Paone Dieci vip si confronteranno con sei persone "comuni". Torna su Rai2 con una nuova formula da mercoledì 19 settembre L'isola dei famosi. Il set stavolta è l'arcipelago di Cayo Cochinos (Honduras). Condotta ancora una volta da Simona Ventura, sull' isola si cimenteranno nelle prove di sopravvivenza Paul Belmondo, Nicola Canonico, Debora Caprioglio, Alessandro Cecchi Paone, Francesco Coco, Lisa Fusco, Cristiano Malgioglio, Debora Salvalaggio, Miriana Trevisan e Manuela Villa. A contendere la vittoria ai dieci vip, sei "comuni mortali": Claudio Cucurullo, muratore romano di 49 anni, Sandro Silvestrini, sarzanese di 59 anni, funzionario di banca, Vittorio De Franceschi, 36 anni, livornese, appartenente alla Guardia di Finanza, Karen Picozzi, impiegata di 30 anni di Nocera Inferiore, Tiziana Decorato, casalinga torinese ma residente a Udine di 35 anni, Viviana Bazzani, ex poliziotta di 45 anni, milanese ma residente a Pescara. "Sono molto contenta di essere tornata sulla mia decisione e di condurre ancora una volta l'Isola", ha sottolineato Simona Ventura, ricor- dando i suoi tentennamenti prima di dire sì al direttore di rete Antonio Marano. "Contro l'isola spesso vi è stata una sorta di tiro al piccione ma mi auguro che quest'anno si possa fare una trasmissione all'insegna della tolleranza. Il nostro punto di riferimento è il pubblico -ha aggiunto- e se riusciremo a far passare un nuovo modo di confrontarci avremo vinto". La programmazione dell'Isola prevede la diretta in prima serata il mercoledì, seguita, novità 2007 da “Scorie”, un programma curato e condotto da Nicola Savino che raccoglie tutto il peggio di quello che successo sull’isola nel corso della settimana e che non è andato in onda, vuoi per motivi di tempo, vuoi per motivi di orario. La striscia quotidiana andrà in onda dal lunedì al sabato, dalle 18.50 alle 19.40, una sorta di diario di immagini e voci che raccontano quanto accade sull'isola. La domenica, infine, appuntamento con i naufraghi e l'inviato dell' Isola, Francesco Facchinetti, durante Quelli che il calcio. Il 4 ottobre, alle 22.30, ha poi inizio 'L'isola dei Famosi Second Life', primo 'virtual reality' show dove i partecipanti vivranno, nell'arco delle sette settimane, un'esperienza del tutto simile ad vero e proprio reality, senza muoversi dalla propria abitazione grazie al computer. I concorrenti saranno infatti collegati, via internet, 24 ore su 24, abitando con il loro 'avatar' su un'isola virtuale deserta. Il casting per partecipare all'isola virtuale (tramite il sito www.secondlife.com) si è aperto il 12 settembre scorso e si chiuderà il 3 ottobre. Chi è l’erede del re del quiz Mike Bongiorno? OK il prezzo è giusto! è un gioco a premi andato in onda sulle reti Mediaset a partire dal 21 dicembre 1983 fino al 13 aprile 2001 (è stata una delle trasmissioni più longeve di Mediaset). Dal 1983 al 1987 fu trasmesso su Italia 1, dal 1987 al 1988 su Rete 4, dal 1988 al 1996 su Canale 5 e dal 1996 al 2001 di nuovo su Rete 4. È la versione italiana del gioco a premi americano The Price Is Right. Il primo presentatore fu appunto lo scomparso Gigi Sabani (1983dicembre 1986), ma la conduttrice storica fu Iva Zanicchi, che condusse la trasmissione dal gennaio del 1987 al 2000, definendo il programma "il trionfo del consumismo". Anche Emanuela Folliero e Maria Teresa Ruta hanno condotto OK il prezzo è giusto anche se solo per un breve periodo (la prima nella primavera del 1999 quando la Zanicchi era occupata con le elezioni per il Parlamento Europeo mentre la seconda nella stagione televisiva 2000/2001). Per le prime 5 stagioni il programma è andato in onda in prima serata mentre successivamente veniva trasmesso nel tardo pomeriggio. I molti giochi che lo componevano rigurdavano i prezzi di alcuni prodotti. Dopo la scelta di 4 concorrenti tra il pubblico (annunciati per anni da Raffaella Bragazzi), iniziava il gioco, che consisteva in 2 manche che funzionavano alla stessa maniera: presentato un prodotto, bisogna indovinare (o almeno avvicinare) il prezzo. Il concorrente vincitore partecipava così a un gioco dove veniva messo in palio un premio in caso di vittoria, e, in ogni caso, era ammesso alla ruota. Il posto vacante veniva poi colmato con la chiamata, sempre tra il pubblico, di un altro concorrente. I 3 vincitori giocavano così alla ruota, in cui il concorrente che faceva (o si avvicinava a) 100 andava in finale e se si centrava direttamente, si vinceva 1.000.000 di lire. Ormai storico è l’urlo di incitamento del pubblico che sosteneva il concorrente al grido di "Cento, cento...". Nella finale, veniva proposta 1 vetrina per concorrente, il quale doveva indovinare (o avvicinarsi a) il valore totale: chi si avvicinava di più aveva vinto la vetrina. Gloriosa anche la storia delle numerose vallette che negli anni si sono susseguite alla presentazione dei prodotti, tra cui spiccano i nomi di Alba Parietti, Nadia Bengala e Ana Laura Ribas. Concludiamo con alcune curiosità: - La storica sigla del programma è composta dal Maestro Augusto Martelli; - Forse non tutti ricordano che nella stagione 1991-1992 viene fatto su Rete4 Sabato Ok un spin-off totalmente diverso dal programma originario in onda in diretta; - Giovedì 20 aprile 1989, ci fu un avvenimento eccezionale: l’unico caso in cui entrambi i concorrenti vinsero le Vetrine Finali (una da 13.000.000 e una da 15.000.000); Stiamo pensando tutti al padrone di casa di giochi televisivi come Passaparola e Chi vuol essere milionario? : Gerry Scotti!!! E non solo per l’alto seguito di affezionati che i suoi programmi si portano dietro da decenni: solo lui poteva portare il quiz nel mondo della radio. Ma non un quiz normale in cui vincere i gadget dell’emittente o i biglietti per il concerto dell’anno, qui si vincono bei soldoni: il montepremi è di ben 500.000 € sonanti!!! Con tutta la troupe che lo segue fin da Passaparola ci accompagnerà in mattine e pomeriggi di suspence all’insegna della frase che ognuno di noi avrà detto almeno una volta: “Eh se ci fossi stato io al posto del concorrente...” In Bocca Al Lupo Ai Partecipanti!!! Vocabolario Quali sono i prodotti tecnologici che hanno cambiato il modo di vivere dalla nascita dei computer ad oggi ? A questa domanda risponde PC World USA che ha stilato una classifica dei migliori 50 prodotti hi-tech dell’era digitale. programma di file sharing, ovvero per lo scambio e la condivisione di file MP3, provocando una violazione di massa del copyright. Tra i primi dieci c’è anche Lotus 1Si tratta di una lista di software e dispositivi 2-3 (1983) il primo foglio elettronico della storia, hardware che hanno cambiato la nostra vita e dei ideato da uno studente dell’ Harvard Business School. quali ora non possiamo farne a meno. Per essere definito “migliore” un prodotto, oltre ad essere di Arrivati in sesta posizione si qualità, deve aver raggiunto un certo livello di popotrova l’ Apple iPod (2001), il larità ed aver influenzato la realizzazione dei succeslettore digitale di MP3 che ha sivi apparecchi dello stesso tipo. cambiato il modo di ascoltare la musica. La Top Ten. In prima posizione Netscape Navigator (1994), ideato dalla Mosaic, è stato il primo software di successo per la navigazione sul Web. Nel 1995 la società viene quotata in borsa ottenendo risultati record: oltre il 160% di guadagno nel primo giorno di contrattazioni. Andando avanti troviamo il primo Modem, l’ Hayes Smartmodem (1981), prodotto su scala commerciale. Nel 1996 fa la comparsa il Motorola StarTac, il primo cellulare di massa. Con questo modello, Motorola ha inaugurato l’era dei telefoni mobili di massa, poiché prima Subito dopo Apple II erano pesanti, ingom(1977) considerato il primo branti e costosi. personal computer prodotto su scala internazionale dalla In nona posizione c’è WordPerfect 5.1 (1989) molApple di Steve Jobs. Grazie to simile a Microsoft a q u e s t o c o m p u t e r , Word, il programma di l’informatica diventa acces- videoscrittura più diffuso oggi. sibile a tutti. Scorrendo la classifica, si trova TiVo HDR110 (1999) il primo sistema di videoregistrazione che non utilizza cassette VHS ma un hard disk interno nel quale memorizzare i programmi. Sempre nel 1999 arriva Napster (quarto posto), A chiudere questa top ten è il Tetris (1985) che è stato uno dei primi giochi informatici ideati per allenare il cervello. Il suo successo ha trainato l’industria dei La diffusione delle reti Wireless ha portato con sé un fenomeno curioso che sta facendo discutere: si chiama Wardriving e consiste nell'intercettare reti wireless altrui e utilizzarle sul proprio computer portatile, ma anche cellulari e palmari. È un’attività che in genere si svolge in auto, tra un ufficio e l'altro, ma nulla vieta di continuare la ricerca a piedi, in un parco o nel centro della città. Tutto ciò ha ovviamente delle implicazioni legali: dopotutto si tratta di collegarsi senza permesso alla rete di un'altra persona o meglio di accesso abusivo a un sistema informatico, punito dal codice penale con la reclusione fino a tre anni. Riuscire a connettersi ad una rete è un’ operazione facile, in quanto si tratta generalmente di connessioni non protette da password. E’ dunque necessario prendere delle precauzioni rimanendo consapevoli che non si potrà ottenere la sicurezza assoluta. Infatti nella Sicurezza informatica bisogna valutare diversi fattori: cosa difendere e da chi; la motivazione degli eventuali pirati; il bilanciamento tra funzionalità e sicurezza. Per rendere sicura la propria rete Wi-Fi è necessario impostare una chiave d’accesso crittografata Esistono tre tipi di criptografia per le reti wireless domestiche: WEP, WPA e WPA2. Se non avete a casa adattatori o schede di rete wireless vecchiotte (per esempio 802.11b) potrete tranquillamente evitare il WEP, protocollo debole altamente sconsigliato (craccabile in pochi minuti). Quindi se avete dispositivi di ultima generazione (quelli che trovate ora nei negozi) potete utilizzare WPA o WPA2 Un mouse da 1 GB Microsoft ha recentemente presentato Mobile Memory Mouse 8000, un nuovo mouse wireless che dispone, nel ricevitore, di una memoria flash da 1 GB. Microsoft sostiene che tale caratteristica consente di utilizzare una singola porta USB per due funzionalità: collegamento del mouse e connessione pen drive. Il collegamento wireless avviene utilizzando la tecnologia Bluetooth nello spettro di frequenza dei 2,4GHz. In caso di batteria ricaricabile esaurita il Mobile Memory Mouse 8000 può essere utilizzato connettendo direttamente un apposito cavo al pc: l'utente avrà la possibilità di continuare a lavorare al pc e, contemporaneamente, il mouse si ricarica. Il dispositivo sarà disponibile dal prossimo 18 ottobre ad un costo di Euro 89,90. Memoria flash: o flash memory è una memoria permanente riscrivibile organizzata a blocchi nella quale è possibile immagazzinare dati in forma binaria e mantenerli anche se non è connessa all'alimentazione elettrica Rappresenta il tipo di memoria utilizzato dalle fotocamere digitali, ma anche dai computer palmari e dagli MP3 Player, Pen drive. Le risposte ai vostri dubbi Questo mese mi è stato chiesto da Paolo da Cologno Monzese quali sono le differenze tra uno schermo piatto Lcd ed uno al Plasma. La tecnologia Lcd è consigliabile per pannelli inferiori ai 40 pollici e a parità di caratteristiche quelli Lcd sono meno costosi. Gli schermi Lcd hanno una luminosità maggiore che conferisce all’immagine una nitidezza superiore rispetto a quella delle Tv al plasma. I televisori al plasma, invece, riproducono colori più naturali e una migliore gradazione della scala di grigi e hanno un angolo di visuale maggiore. Inoltre il plasma è ideale per gli schermi di dimensioni elevate, oltre 42 pollici. Entrambe le tecnologie, però, sono soggette al fenomeno del burn-in, cioè la bruciatura dei pixel. Per quanto riguarda, infine, i consumi, il plasma può assorbire anche il doppio di potenza (circa 400W) di un Lcd Come orientarsi. Riassumendo, il plasma è consigliabile a chi cerca una tv grande e pensa di guardare dvd e canalai satellitari ad alta definizione. L’ Lcd è indicato a chi desidera uno schermo piccolo da utilizzare in modo tradizionale e per poter collegare un Per domande, suggerimenti Ai-Tek potete inviare un’ e-mail all’indirizzo [email protected] Grafica SCEE 59,00 € Xbox FM2 mette a disposizione diverse modalità di gioco, in maniera abbastanza classica. Entrando nella sezione arcade, come il nome suggerisce, possiamo gareggiare subito, accedendo a un buon numero di vetture (una larga parte sarà invece sbloccabile vincendo le corse) e a tutti i circuiti (alcuni realmente esistenti, altri di fantasia). Possiamo anche scegliere di fare delle prove libere, con un numero illimitato di giri, utili a prendere confidenza coi controlli e con la fisica del gioco; e non manca ovviamente la prova a tempo. Ovviamente la modalità principale è la carriera. Come prima cosa ci viene chiesto di selezionare una regione del mondo da cui partire (America, Asia o Europa). Questa scelta ha precise conseguenze sul prosieguo del gioco, specie per quanto riguarda l’ampliamento del parco macchine: stabilire la propria base in Europa, ad esempio, renderà più semplice acquistare vetture e pezzi di ricambio europei (su cui potremo avere diversi sconti e agevolazioni), mentre renderà più arduo (anche se ovviamente non impossibile) accaparrarci macchine provenienti dalle altre due r e g i o n i . Fatta questa scelta, e comprata una prima auto coi nostri primi crediti, possiamo partire con le corse. Il viaggio sarà lungo e impegnativo, perché dovremo farci strada attraverso una lunga serie di eventi, ognuno diviso in più gare specifiche. La posizione raggiunta in ogni corsa ci garantisce il guadagno di un certo numero di crediti (necessari per i nostri acquisti) e aumenta l’abilità del nostro pilota e della Visivamente FM2 non lascia troppi dubbi: il lavoro svolto è di qualità. I modelli poligonali delle auto sono curati, così come gli effetti di luce e ombra. I riflessi sui cofani in corrispondenza dei raggi del sole, della presenza di pubblico, degli alberi sono ben realizzati, così come la grana dell’asfalto e le strisce dei pneumatici su di esso. Anche gli effetti particellari della polvere e negli incidenti sono molto buoni, e vedere la macchina sporca e ammaccata è sempre un piacere, specie in un titolo che fa del realismo della simulazione il suo scopo ultimo. Siccome però la perfezione non è di questo mondo, anche la grafica di FM2 non è esente da difetti. Sono principalmente due. Il primo riguarda un effetto aliasing che purtroppo si presenta in diverse occasioni, sia nelle auto (con intensità differenti a seconda del modello) sia nel paesag- nostra auto, secondo un meccanismo in stile gioco di ruolo che ci permetterà mano a mano di salire di livello On-line Forza Motorsport 2 offre una modalità di gioco online complessivamente solida e ben strutturata, con una fluidità generale più che soddisfaciente e fenomeni di lag molto limitati. L’host può decidere come impostare la gara fin nei dettagli, scegliendo i limiti cui sottostare per partecipare. Anche con le corse in rete si guadagnano crediti. Ciò che però mi sentirei di sottolineare è la compravendita della auto. In rete possiamo scambiare foto, comprare macchine da altri utenti, vendergliele a nostra volta o regalargliele. Il tutto ovviamente supportato dalle grandi possibilità di customizzazione del mezzo, sia a livello meccanico che estetico. Ma non è tutto: è stata introdotta una succosissima modalità per cui è possibile dar vita a vere e proprie aste, dove potrete vendere la vostra creazione non più a prezzo fisso, bensì al miglior offerente! gio. È un problema che non riesce a sminuire più di tanto la forza visiva del titolo, ma va detto che è presente, e nemmeno troppo raramente. Il secondo problema riguarda una mancanza: dopo un po’ che si gareggia e si prova la propria vettura, godendo della bellezza del cielo e del sole, ci si rende conto che... ci sono sempre e solo il cielo e il sole! Manca cioè un qualunque cambiamento nelle condizioni atmosferiche, sono assenti pioggia o neve (per non parlare della notte), e le nuvole sono sempre piccoli sbuffi bianchi. Lo ripeto: quello che c’è è fatto molto bene, ma si poteva sperare in un un po’ più di varietà, probabilmente sacrificata (come alcuni altri elementi) per pompare al massimo la fisica e gestire al meglio l’alto frame rate. Sonoro Il comparto audio è probabilmente il più grande tallone d’Achille del gioco. Non perché sia mediocre, ma più che altro perché non raggiunge i livelli del resto. Gli effetti sonori sono buoni, ma poco variegati, per cui i rombi delle macchine si somigliano troppo spesso, così come i rumori conseguenti agli incidenti. Le musiche sono complessivamente azzeccate (troviamo Chemical Brothers, The Crystal Method, Bloc Party, Prodigy, CSS, LCD Soun- dsystem, e altri), ma possono essere ascoltate solo nei menu, e mai durante le corse. Una limitazione francamente un po’ incomprensibile. Longevita Teoricamente non è difficile rendere longevo un gioco di guida. Basta mettere tante macchine e tante gare! Ovviamente, scherzi a parte, la questione non è così semplice, perché la longevità non sta solo nella presenza di tante cose da fare, ma anche nella capacità di invogliare a farle. Anche da questo punto di vista FM2 raggiunge un risultato di tutto rispetto. Le gare sono divertenti e varie, le macchine sono tante e molto ben differenziate tra loro, i potenziamenti sono così variegati che viene voglia di provarli tutti. A questo vanno aggiunte le possibilità di abbellimento della vettura e l’on-line. Anche qui, nell'assoluta qualità generale, possiamo comunque trovare qualche piccola nota stonata. I tracciati, per quanto li si voglia modificare e invertire, sono in numero abbastanza ridotto (poco più di dieci), e se uniamo questo aspetto alla costanza delle condizioni atmosferiche e a una differenziazione paesaggistica dei percorsi non particolarmente esaltante, ecco che possiamo trovarci di fronte a una leggera ripetitività. Certo, se quello che vi interessa è concentrarvi sull’auto e le sue prestazioni FM2 vi offre valanghe di possibilità. A conclusione dell’analisi, proviamo a tirare la somme. Forza Motorsport 2 è un giocone. Forte di un comparto tecnico solido e appagante, trova la sua vera qualità in un realismo molto spinto, sia sul versante della guida vera e propria, sia dal punto di vista della gestione delle risorse (denaro, vetture, potenziamenti ecc). Possiamo certamente trovare piccoli difetti qui e là (leggero aliasing, sonoro solo soddisfacente, pochi tracciati), che però vengono sovrastati dai molti pregi del t i t o l o . Il maggiore limite, se vogliamo, è un progresso solo relativo rispetto al precedente capitolo. In pratica è una versione next-gen (non solo a livello visivo) del primo Forza, con grafica migliore, più automobili, più settaggi e parametri, più possibilità di customizzazione anche estetica. E tuttavia non c’è una vera e propria ventata di novità, fattore questo che potrebbe far ricordare il primo Forza come “migliore”, o per lo meno più d’impatto (ovviamente inserito nel suo contesto temporale), rispetto a questa seconda v e r s i o n e . Ma non voglio assolutamente sembrare disfattista: se avete una Xbox 360 e vi piacciono i giochi di guida, non aspettate un minuto e correte dal vostro negoziante di fiducia! Ingredienti: (per 6 persone) 500g pennette di grano duro, 180g/200g scampetti freschi o surgelati sgusciati, 6 zucchine verdi medio-grandi, 8cl Vodka neutra, 1 spicchio aglio, burro, olio extra vergine d’oliva, sale e pepe. La ricetta per questo mese è un piatto che potrà metterVi in momostra in cucina e farvi brillare di più delle Stelle in Mostra a Venezia!!! Sarà di grande effetto per i Vostri amici sapere che un liquore forte come la Vodka è un grandissimo abbinamento con i crostacei e che ne esalta il sapore. Questo liquore nasce nell’ex Unione Sovietica nel lontano 1405 e il suo nome in russo antico significava “acqua della vita”. La Vodka viene prodotta dalla distillazione del frumento fermentato, la più particolare come sapore invece si ricava dalle carrube ed è tipica della Russia del Sud. Una buona Vodka ha un tasso alcolico del 40% e non del 60% come molti possano pensare. Questo liquore si divide in due categorie: quella delle Vodke neutre o pure, e quella delle Vodke aromatizzate. ESECUZIONE: Prima di tutto preparare gli scampetti per la cottura, se questi sono stati acquistati surgelati, lasciateli fuori dal freezer la sera precedente alla preparazione. Con l’aiuto di uno stuzzicadente o di un coltellino, eliminare il budello nero sulla coda dello scampo in quanto ha un sapore sgradevole una volta cotto. Lavare poi le zucchine eliminando tutta la terra presente sulla loro superficie, tagliarle a metà per il loro lato corto e ricavare delle strisce verdi e lunghe abbastanza sottili, da tagliare ancora in strisce più fini (julienne). La parte chiara che rimane di questa verdura può essere utilizzata in un secondo momento nei più svariati modi, per frittate e contorni, quindi non buttatela via!!! Rosolare in una padella calda e anti-aderente con l’olio extra, lo spicchio d’aglio e gli scampetti salati e pepati a piacere, dorandoli con cura e facendogli formare una bella crosticina. A questo punto sfumare con la Vodka neutra e lasciar continuare a cuocere con l’aggiunta di un goccio di acqua di cottura della pasta senza lasciare che questa evapori completamente aggiungendo inoltre una piccola noce di burro per creare una sorta di salsa. Qualche minuto prima che la pasta sia pronta, fate cuocere insieme a questa la julienne di zucchine. Una volta scolato il tutto, condire la pasta con la salsa di scampetti e Vodka e mantecare con burro e olio extra in modo da ottenere un buon condimento morbido. Consigli in cucina? Ti piacerebbe sapere una ricetta? Vuoi sorprendere i tuoi amici? Cosa aspetti, mandami una e-mail: [email protected], sarò lieto di rispondere a tutti gli “S.O.S. Cuoco”!!! Per questo piatto sconsiglio l’uso del formaggio grattugiato, in quanto il suo sapore andrebbe troppo in contrasto con quello della Vodka. Ben ritrovati Cari ELettori, dopo questo lungo periodo di riposo meritato. Incominciamo con grande entusiasmo un nuovo anno con Andergr@und Mag@zine. Eccoci di nuovo insieme quindi con la mia rubrica di cucina, spero che chi ha passato le ferie in un albergo di lusso non abbia perso la voglia di dilettarsi ai fornelli e per chi è stato in campeggio spero che abbia voglia di deliziarsi il palato con le mie nuove ricette. Ho ricevuto durante queste vacanze tante belle E-Mail di complimenti, che ricambio specialmente a Katia di Civitanova Marche in provincia di Macerata. Tra le più curiose c’è quella di Piero Ramazzoni (non dimenticare di scrivere di dove sei) che simpaticamente chiede delle informazioni sui famosi Marshmallow. Queste caramelle gommose dall’aspetto bianco nella maggior parte dei casi e morbide al tatto, hanno un’origine particolare: derivano da una pianta di nome Mallow che cresce nelle paludi (Marshes in inglese) e dalla quale si ricava un liquido che successivamente prende la forma della caramella a noi nota. Una volta questo dolce veniva preparato a mano sbattendo il succo della pianta con altri ingredienti, oggigiorno grazie alle gelatine ed un’invenzione di un certo Doumak, i Marshmallow sono prodotti su scala industriale e distribuiti in tutto il mondo. Molto diffuse negli Stati Uniti queste “gommose” vengono consumate al naturale oppure per renderle più gustose vengono fatte scottare su una fiamma, in modo tale da renderle più croccanti esternamente per la fusione dello zucchero e più soffici, quasi liquide al loro interno. Come da tradizione americana si sono poi create rivisitazioni di queste caramelle di cui la più famosa si chiama S’more (some more = ancora di più) ossia una volta scottate, vengono messe tra due biscotti simili agli “Oro Saiwa” insieme a della cioccolata a pezzi o fusa. Non ti preoccupare Piero se i Marshmallow nel caffèlatte si gonfiano, ciò è dovuto alla loro textura spugnosa, di certo non è un buon abbinamento a mio parere, ma come insegnano dagli Stati Uniti tutti posso chiedere S’more dai propri Marshmallow. Sempre per stranezze riguardanti queste note caramelle americane, vi consiglio di “sfogliare” le nostre pagine del mercatino… Si gioca la prima partita professionistica di football americano Thomas Alva Edison inaugura a New York la prima rete d'illuminazione elet- Il pilota Alex Zanardi perde gli arti inferiori in seguito ad un gravissimo incidente durante una corsa L'Italia rimane al buio a causa di un colossale black out Bob Dylan debutta in pubblico V-Day di Beppe Grillo in oltre 200 piazze italiane e del mondo Prima edizione della Maratona di New York Una foto rappresentativa della larga partecipazione all’evento Attacco terroristico a New York: due aerei si schiantano sul World Trade Center facendo crollare le due torri. Un altro aereo colpirà il Pentagono ed un terzo verrà fatto schiantare in Pennsylvania dagli eroici passeggeri. Il momento dello schianto, un’immagine difficile da cancellare... Nasce il motore di ricerca Steven Cranley, un ventiquattrenne di Peterborough, un piccolo centro dell’Ontario, non potrà avere fidanzate per i prossimi tre anni. Lo ha ordinato un giudice, dopo l’ammissione di colpevolezza del ragazzo su una lunga serie di reati di aggressione nei confronti della ex. Cranley, ha aggredito l’ex fidanzata dopo un litigio, avvenuto a relazione finita. Quando gli agenti sono arrivati Cranley ha cercato di togliersi la vita con un coltello. Le difficoltà di Cranley ad accettare l’idea di essere respinto lo rendono pericoloso, secondo i periti medici, se nuovamente coinvolto in una relazione affettiva. Il giudice Rhys Morgan ha agito in conseguenza, vietando a Cranley “qualsiasi rapporto romantico o intimo con una donna” per tre anni. “E’ l’unica maniera per proteggere le persone che la circondano e consentirle di curarsi”, ha spiegato al ragazzo, che ha già scontato già 146 giorni in carcere e sarà ora rimesso in libertà. Un cane particolarmente razzista ha respinto la domanda di assunzione di un uomo di colore. E’ successo in Belgio dove un lavoratore nigeriano di 53 anni, inviato dall'ufficio del lavoro come saldatore presso un'azienda metallurgica, è stato scartato e rimandato a casa dal cane del padrone dell'azienda. Il titolare dell'azienda poverino, ha dovuto suo malgrado respin- gere il lavoratore e lo ha fatto con una lettera spiegando che non poteva essere assunto perché era fondato il rischio che il cane lo aggredisse. L'ufficio del lavoro ha malignamente dedotto che il padrone dell'azienda fosse razzista e ha rimosso i suoi dati dal proprio registro. Inutile la difesa a un quotidiano dell’imprenditore "E' il mio cane razzista, non io". Un settantatreenne indiano, che tra l’altro aveva fatto voto di non sposarsi finché non si fosse diplomato, è stato bocciato per la trentottesima volta. Shiv Charan Yadav, che vive da solo nel villaggio di Kohari (nello stato del Rajastan), era trentenne quando ha deciso di voler migliorare la sua cultura, e dopo aver frequentato la scuola ha provato l’esame tutti gli anni dal 1969, senza nessun successo. Normalmente, gli alunni “in corso” lo passano a 15 anni. Quest’anno è stato bocciato in tutti i test, eccetto solo quello sul Sanscrito. “Quando supererò l’esame, voglio sposare una ragazza che abbia al massimo 30 anni”, ha detto Yadav, preparandosi per il 39esimo tentativo. 5000€ perché il suono delle campane era troppo forte. Un prete è stato multato per disturbo alla quiete pubblica a Tilburg, in Olanda. Secondo un portavoce del Consiglio comunale, il religioso, arrivato sei mesi fa nella piccola comunità, ha l'abitudine di far suonare le campane a volume troppo alto tutte le mattine alle sette. Questo ha provocato decine di proteste, e le autorità locali hanno dovute procedere con misure estreme. "Il prete può suonare le campane quando vuole, ma deve rispettare i regolamenti sull'inquinamento acustico, la gente non lo apprezza". E finite le vacanze arriva come sempre arriva settembre, ricomincia la vita di sempre, scuola, lavoro, impegni vari. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicare una pagina a tutte quelle persone che hanno qualche problemino a riabituarsi ai ritmi invernali e chela mattina fanno un po’ di fatica a svegliarsi. Queste sveglie possono darvi una mano! L’articolo numero 1 si chiama “Danger Bomb Alarm Clock”: una vera e propria bomba che smette di suonare solo se viene disinnescata in maniera corrette: la sua particolarità infatti è che il suono non si ferma finchè non si scollega il filo giusto. L’articolo numero 2 si chiama “The Puzzle Alarm Clock”, un articolo particolarmente adatto a tutti gli amanti dei passatempi ma non solo: infatti bisogna comporre in maniera corretta il puzzle che si trova nella sua parte superiore per fermarla. Certo, il puzzle non è tra i più difficili mai realizzati, infatti conta solo quattro pezzi, però è uno sforzo da non sottovalutare se compiuto appena svegli. Di sicuro non rischierete di riaddormentarvi! L’articolo numero 3 è altrettanto efficace: il suo nome è “Flying Alarm Clock”: all’ora stabilita parte un elicottero per la stanza e la sveglia non smette di suonare finchè non si ripone l’oggetto volante nell’apposito alloggiamento. L’articolo numero 4 è il “Gun Operated Alarm Clock”. Il funzionamento è banale ma molto efficace: la sveglia si spegne sparandole addosso. Il sogno di tutti penso, quello di sparare alla sveglia che interrompe il nostro meritato riposo. Utile e liberatorio! Mmmh pappa buona! Vi ricordate quando eravate piccoli e mamma e papà per farvi mangiare vi facevano il giochetto dell’aeroplanino mentre vi imboccavano. Allora bastava qualche rumore con la bocca e tanta immaginazione. Adesso invece i tempi sono cambiati e come in tutte le cose la tecnologia evolve! Quindi per la modica cifra di circa sei euro e mezzo potete accaparrarvi il cucchiai o a e r o p l a n i n o ( o m e g l i o, l’aeroplanino da applicare al cucchiaio. Un’invenzione che sicuramente renderà le cose un po’ più facili a tutti i neo genitori. Regalo carino, originale e spiritoso per il fratellino, il cuginetto o il nipotino. Marshmallow Shooter Qualcuno vi ha fatto qualche torto e volete vendicarvi? Questo articolo è quello che fa per voi! Visto che questo mese Chef Mene nell’SOS cuoco vi ha parlato di Marshmallows, completiamo l’argomento proponendovi un oggetto veramente unico: un fucile spara marshmallows. Disponibile in diversi colori e modelli, quello che vi proponiamo oggi è il modello professionale, dotato di apposito caricatore capace di contenere fino a venti dolcissime “munizioni”!!! Ciao ragazzi, con questo mio contributo chiudo la trilogia dei miei sproloqui. Intanto, qualcuno di voi è stato a Pisa a vedere i lavori del Congresso Italiano di Esperanto? Per voi appassionati musica c’era anche Piero con la sua chitarra. (Se non siete venuti ma volete saperne di più cercate con “Esperanto Congresso Italiano” e troverete molte altre notizie. Per i più pigri allego il comunicato stampa che lo annunciava). Nell’ambito del 74° Congresso Italiano di Esperanto (Pisa), Piero Nissim con la sua chitarra presenterà in esperanto «Mayn Lidelen» (i miei canti), una raccolta di canzoni yiddish, ebraiche e testi inediti. Piero Nissim: i ''Mayn Lidelen'' in esperanto Ovviamente non c’era solo lui ma anche molte altre interessanti possibilità di allargare i propri orizzonti culturali e sociali. Sì, perché mettere insieme una risorsa meravigliosa come la nostra Italia, con lo sfondo stupendo di Pisa, del suo Campo dei Miracoli e del suo Lung’Arno con la possibilità di viaggiare a tariffe ridotte per un Congresso e alloggiare a costi contenuti, non è poco. Molte sono da sempre le partecipazioni straniere ai nostri Congressi Nazionali. Beh, in questi ultimi giorni, in quello scenario di storia arte e cultura, si sono incrociate persone, personaggi e personalità di sicuro interesse per chiunque si senta veramente “Cittadino del Mondo”. Bene, chiusa la parentesi che altrimenti trasforma queste pagine nella succursale del Bollettino della Federazione Esperantista Italiana, volevo chiudere queste tre puntate sulla comunicazione, la libertà e l’informazione parlando di “libera informazione in libera comunicazione”. Oggi, finalmente, con Internet e i calcolatori, i portatili, le reti WI-FI, finalmente ci siamo emancipati da quella oppressione imperialistica che esisteva fino a pochi anni fa. Qualcuno ricorda che avevo scritto che solo un trentennio fa la radio di un radioamatore non poteva avere il filo lungo più di un metro e mezzo? Altro che WIFI point di oggi!!. Ma… qualcuno di voi, qualche anno fa, magari in vacanza sulle coste della Ex Jugoslavia o sulle spiagge spagnole o magari su quelle delle isole Greche o Turche, accendeva la radio alle 6 del mattino (stavate alzandovi o stavate tornando a letto?) e ascoltava il fatidico “Bollettino ai naviganti” per pianificare l’uscita in barca o per ascoltare voci dall’Italia (io ascoltavo i bollettini e, purtroppo, ho dovuto anche ascoltare i notiziari per rientrare in Italia quando è scoppiata la guerra in Jugoslavia). Bene, anzi, benissimo, ...più!... come direbbe stupito un bimbo che si vede sparire davanti agli occhi il suo giocattolo. Certo, perché un certo signore che capisce molto di comunicazioni (dico seriamente) ha deciso che tenere attivo un trasmettitore che portava intorno al mondo le informazioni era troppo costoso. Fatto salvo poi che costruire bunker in Sardegna era invece doveroso, o liberalizzare altre forme di comunicazione era segno di libertà per i cittadini. Ma dov’è questa libertà? Voi direte che, oggi, con Internet, la radio in FM, il GPS, i satelliti, siamo finalmente liberi di ascoltare i bollettini che vogliamo. Ma avete mai viaggiato su un’auto con un “vecchia” radio di 10 anni fa? Dov’è il pulsantino RDS? Orrore, non c’è, e adesso come faccio? Mi tocca cambiare frequenza ogni 10 km per tenere agganciato uno stesso programma!! Io riuscivo a tenermi aggiornato coi notiziari RAI anche quando guidavo sulle strade inglesi, voi non riuscite a stare sintonizzati più di mezz’ora sul vostro programma preferito mentre siete in autostrada. Chi è più libero? La struttura delle reti di diffusione di oggi è tale per cui le nostre montagne sono oggi coperte da selve di antenne, perché per coprire la vallata successiva bisogna installare nuovi ripetitori. Ieri, le fatidiche “Onde medie” (così si chiamavano e si scriveva MW o AM) arrivavano dietro le colline senza problemi e scavalcavano monti e mari per raggiungere gli ascoltatori. Questo fatto ha un impatto pesantissimo sull’informazione. L’informazione può essere frazionata geograficamente all’improvviso. Infatti avendo miriadi di piccoli centri trasmittenti che coprono solo aree limitate è possibile, a chi siede nella stanza dei bottoni, decidere chi deve sentire cosa. Al limite dire tre cose diverse agli abitanti delle tre zone in cui Genova è divisa dai due costoni di montagne che scendono verso il mare. Meraviglioso o terribile? Guardiamo ora un altro aspetto dell’informazione: la sua pluralità. E’ doverosa, lo si diceva anche negli anni 70 e così sono nate le prime radio prirata (si private ma pirata) perché fuori legge. Ed eravamo tutti contenti… così come era importante esserci svincolati da idee retrograde come “fedeltà”, “grande, eterno, unico amore”, “pudicizia”…. Tutte fandonie, viva i capelli lunghi, i sacchi a pelo, il “non fate la guerra, fate l’amore”. Come ogni cosa l’eccesso rappresenta il fallimento degli ideali. Tant’è che da un lato le ragazze hanno cominciato a dire “questa è mia e me la gestisco io” e dall’altro qualcuno ha pensato bene di dire: “droga libera”. Che centra tutto questo? Io credo che centri con la nostra realtà di oggi. Le comunicazioni, prima appannaggio di pochi, si sono aperte e moltiplicate. Chi gestiva le prime radio private credeva nel valore della pluralità informativa. Erano dei rivoluzionari più o meno ricchi. C’era Gamma Radi, Radio Milano International (l’ho visitata nel 1975 agli ultimi piani di un grattacielo a fianco del Pirellone) e c’erano altre radio minori (ne ho visitata una a Bresso nel 78 in uno scantinato). Si pagavano le spese vive raccogliendo pubblicità dai negozi del vicinato e trasmettevano musica non “certificata” (gradita a MammaRAI e ai politici). E allora…?, vi chiedete? Oggi la informazione “libera” è soggetta a “vallettopoli”, alle varie Fattorie, Fratelli, Sorelle e altre schifezze. E’ gestita da potenti gruppi di potere politico ed economico. Ieri la droga ha soffocato la vera libertà trasformandola in falsa libertà e controllata da chi aveva il potere e i soldi per diffondere la droga in modo sempre più capillare. Oggi l’informazione è gestita da chi riesce a installare il trasmettitore più potente o da chi riesce a fare passare leggi sulle liberalizzazioni (false perché soggette a vincoli assurdi, per essere vere liberalizzazioni). Ragazzi, siate critici, tirate fuori le unghie, riconquistate la vostra VERA vita. Analizzate con spirito critico le informazioni che ricevete. Sapete come diventa vera una notizia? Ripetendola continuamente, riflettendola come un eco ossessivo che arriva da ogni direzione. Non è una novità questa, tant’è che esiste un antico proverbio latino che dice “Vox populi, vox Dei”. Cercate sempre di arrivare alla vera fonte dell’informazione, cercate di scoprire, tra le mille fonti disponibili, quelle che stonano. Se ce n’è anche una sola che dice le cose in modo diverso, fatevi cogliere da dubbio e cercate ancora, fino che trovate la “vostra” realtà. La quotidianità ci insegna che tra fotomontaggi e realtà virtuali, non sappiamo più cosa è vero e cosa è falso. Ricordatevi che oltre il 60% degli americani non sa dove sia l’Irak sulla faccia del mondo, ma tutti giurano che le immagini che hanno visto sono vere. La guerra è stata scatenata giurando che le fotografie della CIA mostravano fabbriche di armi di distruzione di massa, poi decisamente smentite dagli stessi governanti e dai generali sul campo. Ricordate la storia del Lupo e l’agnello? (Fedro, parecchie centinaia di anni fa) dopo aver negato l’evidenza dei fatti, il lupo disse “… e, comunque, se non sei stato tu, è stato tuo padre o tuo nonno!” e si mangiò il povero agnello, così come i grandi Stati Uniti si sono avventati sull’Irak. Saddam non era un santo, ma chiedete a qualche vecchio Irakeno se si stava meglio sotto Saddam o adesso con la Democrazia (astratta definizione data dagli americani ad un regime di terrorismo, dove non sai nemmeno più capire da chi devi difenderti. Prima era uno solo, ora sono mille. Prima sapevi CHI era e DOVE era; oggi...). La mia non è una giustificazione di Saddam, ma un monito per voi. La causa di tutti i mali dei popoli è la mancanza di VERA comunicazione con VERA informazione e qui si chiude il giro della mia lunga digressione. Spero che qualcuno di voi sia arrivato fino in fondo e spero che qualcuno di voi possa condividere, almeno in parte, il mio grido di allarme. Non accettate per vero ciò che vi dicono gli altri; cercate la verità, guardate oltre il monitor del televisore o quello del PC. Internet è uno strumento potente, se usato in modo oculato. Voi giovani avete un grande strumento di comunicazione, seppiatelo usare per APPROFONDIRE l’informazione. Non fermatevi alla superficie. E ricordatevi che l’inglese è un altro grande strumento messovi a disposizione per LIMITARE i vostri orizzonti. Esistono altri intermediari culturali, sociali e linguistici per abbattere le barriere della comunicazione create ad arte per illudervi. Guardatevi intorno, il colore della pelle di chi vive oggi nella stanza accanto non è più né garantito né garanzia. La paura del vicino nasce dalle barriere culturali che ci separano e dalle barriere di comunicazione. Se ci conoscessimo meglio non ci guarderemmo con sospetto. Se conoscessimo le nostre culture potremmo capire cosa ci unisce e ci accomuna, non solo cosa ci divide. Tutti conosciamo l’interpretazione occidentale di alcuni brani del Corano ma non la sua versione Araba. Ricordate il consiglio, andate alla fonte!. Io ho letto il “Libretto rosso di Mao” e “Il Corano” in esperanto e, vi garantisco, che non erano stati tradotti né da politici del modo occidentale né dal Santo Pontefice. Quindi non erano una “interpretazione”, erano stati riscritti da chi voleva fare capire bene quello che intendeva dire; nel bene e nel male. Capire fino in fondo quello che una persona dice non significa condividerlo; significa solo avere il potere di decidere, in modo consapevole, se condividere o meno quello che l’altro dice. Per me questo è l’inizio della libertà. Un semplice ciao a tutti da Gianantonio. pur sempre canale, perché la mia non è solo polemica, ma vera e propria curiosità... Perplesso 83 Caro Perplesso, Ciao Ary Sono un ragazzo di Roma che ha conosciuto la vostra rivista via internet... Dato che spesso parlate di televisione e che vi è una sezione specifica ogni mese volevo porti una questione che sicuramente molti altri vorrebbero proporre e alla quale sicuramente tutti avranno pensato... Sta ricominciando la stagione televisiva e con in me, che pur credo di corrispondere alle geessa ritornano i vecchi mostri sacri che sem- neralità dell’utente medio di una rete televisiva brano piacere tanto al pubblico da molti anni a come Canale5. questa parte. A chi importa di 20 ragazze con scarsa persoLa rappresentante assoluta di questo fenome- nalità che si contendono un galletto o di un’aula di allievi starnazzanti no è sicuramente la moglie più famosa delche invece di ballare e cantare come dovrebbero fare si limila tv: Maria De Filippi. tano a litigare come nelle pegCon il suo carico di giori sale giochi? vestiti strapagati ma di dubbio gusto e le sue Ma il peggio non è questo: il storie strappalacrime è peggio viene quando si leggotornata ad infestare le no i dati Auditel tutti rigorosanostre serate e presto mente schierati verso questi sicuramente anche i programmi... nostri pomeriggi. A parte l’annosa questione del monopolio creato Allora a qualcuno interessa davvero? Come dai coniugi Costanzo, che sicuramente bene fanno a fare tutto quello share? non fa alla nostra televisione, la qualità di tali Non rispondermi dicendo che posso cambiare programmi è spesso riconducibile allo 0 come d’altronde l’interesse che destano quantomeno Il monopolio dei coniugi Costanzo fa bene alla tv? Purtroppo questa questione ci è stata posta più volte, ma la tua lettera mi sembrava la migliore da analizzare. Innanzitutto la questione della presenza fissa di una sola famiglia in tv non è costruttiva e salutare: i telespettatori presto si stancheranno di questa monotonia tirata già troppo per le lunghe. Se vuoi parlare invece del successo dei programmi televisivi, mi spiace ammetterlo ma hanno trovato una gallina dalle uova d’oro. E non parlo della De Filippi che è una donna dall’indubbia professionalità e che sotto questo profilo io stessa ammiro fortemente, è capace di sentimenti indiscutibilmente veri, l’unica cosa sbagliata è metterli in piazza senza paura con lo scopo spesso molto evidente di strappare qualche anziano dal solito “Giorno in pretura” il sabato sera… Dicevamo, una gallina dalle uova d’oro: programmi in cui ragazzi e ragazze inseguono un sogno guadagnando in tempo relativamente breve e con poca fatica (se non in sparuti casi di ragazzi rivelatisi veri artisti) fama a livello nazionale e popolarità. Questo affascina soprattutto il mondo dei più giovani che fanno della signora De Filippi una dea della celebrità e la venerano regalandole le loro ore pomeridiane strappate ad un più utile studio delle materie scolastiche. Io penso che questo sia il segreto di questi programmi e non più tanto la curiosità dato che sono cose trite e ritrite: la possibilità di vedere una persona normalissima realizzare un sogno ci avvicina all’idea che noi stessi potremmo farcela… Che ne pensi della mia idea? Ci tengo ad una risposta qualora tu voglia darmela, per sapere anche il tuo punto di vista e naturalmente di chiunque altro voglia esporcelo. Da un’idea di una comunità alla quale sono molto affezionata prendo l’occasione di riportare qui alcune delle idee avute dagli strepitosi utenti della Non-Ht Italia, forum del famoso gioco hattrick.org, che si sono cimentati nell’inventare nuovi “format” televisivi molto particolari... Un saluto a tutta la mitica comunità!!! Un abbraccio Ary Mettetevi in contatto con me anche al numero : 346.7266591 "Scherzi a carte", vari metodi per fare scherzi e trucchetti con le carte per spennare un pò di soldi ad amici “Saranno Formosi” dedicato all'alimentazione di oggi giorno "L'avvita in diretta" Michele Cucuzza alle prese con una lampadina e subito dopo arriva Amadeus che dice: "arriva la scossssaaa!!" Vi aspetto nel prossimo numero!!! “Ultimo minuto” programma che ha come protagonista un nano eroe che salva la gente in pericolo "C'è costa per te" - 40 anni di abusivismo edilizio raccontati dai protagonisti L'8 settembre sarà il giorno del Vaffanculo day, o V-Day. Una via di mezzo tra il D-Day dello sbarco in Normandia e V come Vendetta. Si terrà sabato otto settembre nelle piazze d’Italia, per ricordare che dal 1943 non è cambiato niente. Ieri il re in fuga e la Nazione allo sbando, oggi politici blindati nei palazzi immersi in problemi “culturali”. Il V-Day sarà un giorno di informazione e di parBeppe Grillo tecipazione popolare.