www.matura.it - la matura non ci fa paura IL FLUSSO INDICE SIGMUND FREUD (1856-1939) La prima topica La psicoanalisi IL MONOLOGO DI SVEVO E IL FLUSSO DI COSCIENZA DI JOYCE ITALO SVEVO (1861-1928) JAMES JOYCE (1882-1941) IL FUTURISMO (1910) Balla Boccioni IL FLUSSO DI CALORE L’origine del calore interno della terra Struttura interna della terra Trasferimento di calore FLUSSO DEL CAMPO ELETTRICO FLUSSO DEL CAMPO MAGNETICO 1 www.matura.it - la matura non ci fa paura SIGMUND FREUD (1856-1939) Prima di Freud universalmente si riteneva l'equazione valida PSICHE = COSCIENZA. Quindi la sfera della psiche era identificata con quella della coscienza, che era capace di esercitare un dominio sugli istinti e di fungere da motore delle azioni. Infatti la psichiatria di fine Ottocento spiegava le sofferenze mentali come conseguenze di lesioni o di disfunzioni cerebrali. A partire da Freud non sarà più possibile sostenere tale identificazione, Freud, infatti, attua una vera e propria rivoluzione nello studio della personalità umana con notevoli influenze sulla psicologia, sociologia, pedagogia, filosofia, nonché sulla letteratura e sull'arte. La rivoluzione attuata dal medico e neurologo viennese consiste nell'affermazione che l'apparato psichico si presenta non come un qualcosa di unico e compatto, ma come costituito da più parti distinte e aventi proprie e specifiche funzioni e scoprirà infatti che la causa delle psiconevrosi è da ricercarsi in un conflitto tra forze psichiche inconsce, ossia operanti al di là della sfera di consapevolezza dell’individuo, i cui sintomi risultano quindi psicogeni, cioè non derivano da disturbi ma da movimenti della psiche stessa. La scoperta dell’inconscio segna l’atto di nascita della psicoanalisi. LA PRIMA TOPICA Per spiegare i fenomeni psichici bisogna tenere conto della distinzione tra un livello conscio ed un livello inconscio ed attribuire a quest’ultimo una azione causale sul primo. Da ciò deriva che i moventi 2 www.matura.it - la matura non ci fa paura del comportamento umano, hanno la loro collocazione, più che nella coscienza, nelle profondità dell’inconscio (raffigurato dall’immagine dell’iceberg : la parte sommersa, la più grande è appunto l’inconscio; la parte che emerge, più piccola, è il conscio; le onde che toccano la superficie sono il preconscio). La psiche è dunque una realtà complessa che viene divisa da Freud in un primo tempo in tre zone o luoghi che definiscono la prima topica (dal greco topoi, luoghi) descritta nel cap. 7° della Interpretazione dei sogni. Essi sono il conscio, il preconscio e l’inconscio. L’inconscio è una forza attiva, dotata di proprie finalità e operante con una propria logica, diversa dalla logica della vita cosciente (che è basata ad es. sul principio di causalità, di non contraddizione, sulle sequenze temporali ordinate di passato, presente e futuro ecc.). Esso comprende la rimozione (è quel meccanismo psichico che rimuove cioè allontana dalla coscienza le nostre esperienze e i nostri pensieri, soprattutto se sono spiacevoli; è dunque in pratica un meccanismo di difesa), e che possono tornare consci solo con grande sforzo e con tecniche analitiche apposite. Allontanare dalla coscienza non vuol dire però annullare del tutto il ricordo delle esperienze traumatiche, ed è qui che possono sorgere problemi; se vi è stata un’esperienza traumatica, essa può infatti, prima o poi, "tornare a galla", ed in modi più o meno spiacevoli (ad es. nel caso dell’isteria i sintomi somatici della malattia sono appunto ciò che è stato rimosso). Il preconscio comprende l’insieme dei ricordi, rappresentazioni, desideri,cioè dei fattori psichici che, pur essendo momentaneamente inconsci, possono, in virtù di un piccolo sforzo, diventare consci. Il conscio si identifica con la nostra coscienza o, meglio, con la nostra attività diurna. Quando mai, infatti, siamo perfettamente consapevoli di tutto quello che facciamo e che vogliamo? Quando mai facciamo completa attenzione a ciò che viviamo? 3 www.matura.it - la matura non ci fa paura LA PSICOANALISI Come è possibile forzare la barriera costituita dalla rimozione, accedere all’inconscio, ricostruendo il passato rimosso e curare, ad es., una nevrosi? Secondo Freud la via di accesso è data dalla psicoanalisi. Essa non usa l’ipnosi (anche se Freud stesso in un primo tempo la usò). Né fa uso di elettroterapia o dei vari farmaci della medicina ufficiale. Essa è una cura con le parole (talking cure), che analizza i sogni e usa il metodo delle libere associazioni. Questo metodo consiste nel mettere il paziente in uno stato di rilassamento (da qui il divano su cui l’analizzando si sdraia) in modo che egli possa abbandonarsi al corso dei propri pensieri che vengono espressi ad alta voce. Il paziente è invitato a dire tutto quello che gli passa per la testa, senza nessuno scrupolo di ordine religioso, morale, sociale, e senza omettere nulla, neppure quello che può sembrargli irrilevante, ridicolo o sgradevole. Lo scopo è appunto quello di eliminare il più possibile quelle resistenze, quelle selezioni più o meno volontarie dei propri pensieri che sono messe in atto dal "paziente". Accade però che il fluire delle parole abbia a volte un blocco improvviso : è qui che si avverte che c’è qualcosa che non va, che è stato probabilmente rimosso, cioè tenuto lontano dalla coscienza per evitare le sofferenze del ricordo. Compito dell’analisi è ricostruire ciò che non va e scoprirne le cause per poi riequilibrare le forze psichiche in conflitto. Con questo metodo, la persona non è più il destinatario passivo della terapia (come nella medicina comune in cui il medico dice e il paziente ascolta e segue i suoi consigli) ma diventa essa stessa colei che sì "cura", colui che vuole "guarire". Freud evidenzia l’importante ruolo rivestito dalla relazione affettiva che si instaura (si deve instaurare) tra l’analizzato e l’analista, ossia dal transfert (= trasferire sull’analista stati d’animo ambivalenti di amore e di odio provati dal "paziente"). Grazie al transfert, il "nevrotico" è indotto 4 www.matura.it - la matura non ci fa paura gradualmente ad abbandonare le sue resistenze, ossia tutto quello che nei suoi discorsi e nei suoi atti gli impediva di accedere a quei conflitti psichici di cui non era conscio ma che producevano la sua nevrosi. Ciò porterà sulla buona strada per la guarigione. Nel 1899 (ma con data simbolica del 1900) Freud pubblicò L’interpretazione dei sogni, opera fondamentale che segnava l’inizio di una nuova epoca del pensiero occidentale! Alla base di questa indagine vi è la tesi secondo cui anche il sogno costituisce un sintomo (mediatamente): non si tratta cioè solo di un accostamento casuale di immagini, ma di un'attività connessa con la vita profonda dell'individuo. Parzialmente libero dalle proprie censure e dai propri condizionamenti, l'individuo dormiente esprime nel sogno i propri bisogni, desideri, e il loro appagamento. Ma li, esprime in modo tale da non essere facilmente riconoscibili: occorre allora passare dal contenuto manifesto al contenuto latente, in modo tale da svelare la vita profonda dell'individuo. La scienza del tempo accolse abbastanza freddamente l'opera sui sogni, in quanto vi vedeva un allontanamento dai suoi principi. Con l’interpretazione dei sogni Freud apre la via alla conoscenza dell’inconscio,ma la scoperta dell’inconscio non è di Freud come egli stesso riconosce sono i poeti e i filosofi che hanno scoperto l’inconscio prima di lui,ciò che ha scoperto Freud è il metodo scientifico che consente lo studio dell’inconscio. Quindi è la psicanalisi che si rivolge alla letteratura che è come un archivio della psiche umana e della realtà: poeti e artisti hanno scandagliato l’animo umano più in profondità di quanto hanno fatto fino ad ora gli psicanalisti. Scrittori, poeti e artisti esprimono ciò che è stato rimosso nell’animo umano cioè i desideri, le pulsioni esprimendolo attraverso la creazione artistica. 5 www.matura.it - la matura non ci fa paura IL MONOLOGO DI SVEVO E IL FLUSSO DI COSCIENZA DI JOYCE Molti artisti rimasero affascinati dalle teorie freudiane i due che maggiormente ne rimasero influenzati furono sicuramente Svevo e Joyce. Si conobbero a Trieste e nacque tra loro una stretta amicizia. Il capolavoro di Joyce proponeva una tecnica narrativa rivoluzionaria, quella del monologo interiore, e anche la coscienza di Zeno presenta un protagonista monologante: dalla combinazione di questi diversi fattori si è diffusa la convinzione che Svevo sia il “ Joyce italiano". E’ una tesi però ormai superata. Leggendo i due libri si nota la loro differenza non solo negli aspetti contenutistici, ma anche nella struttura e nella tecnica narrativa. Il monologo interire di J non ha nulla a che vedere con il monologo di Zeno. Nella coscienza di Zeno vi è una narrazione in terza persona, che descrive azioni, movimenti del protagonista, in questa narrazione s’inseriscono frammenti di pensieri del personaggio, senza alcun’indicazione di passaggio, mentre nell’Ulisse c’è la registrazione diretta dei contenuti della mente al presente è il cosiddetto flusso di coscienza, il flusso dei pensieri attraverso la libera associazione di idee, casuali disordinate. Non vi è nessuna voce narrante che selezioni i materiali e dia loro un ordine. Nella coscienza di Zeno invece il protagonista attraverso il suo monologo ricostruisce aspetti della sua esistenza passata, traccia ritratti di personaggi, racconta fatti,introduce un’analisi psicologica,commenti come il narratore di un romanzo tradizionale. Non è quindi il semplice fluire dei suoi pensieri,il flusso nel loro scorrere disordinato,come avviene per Bloom ma, già il fatto che il monologo sia messo per iscritto è determinante,poiché questo presuppone un controllo da parte della coscienza. Inoltre Bloom pensa fra se,mentre Zeno s rivolge ad un preciso destinatario,il dottor S (= Sigmund?) Svevo era ben consapevole del carattere rivoluzionario della tecniche di Joyce, la descrizione della tecnica joyciana presuppone quindi 6 www.matura.it - la matura non ci fa paura un’implicita consapevolezza delle differenze che le separa. Le differenze sono riscontrabili anche a livello stilistico e linguistico. Dato che in Joyce si ha il flusso disordinato della coscienza del personaggio, la sintassi si frantuma, tutti i nessi logici saltano. Il discorso di Zeno conserva invece un sintassi regolare, strutturata in modo razionale. Inoltre J sperimenta varie mescolanze linguistiche, deforma le parole, gioca con i suoni. Svevo usa invece una lingua comune,il linguaggio borghese triestino,senza queste mescolanze ardite. L’Ulisse ha un a struttura fondata su una trama di simboli .,mentre nella coscienza di Zeno non vi è nulla di questo. Essenzialmente le due opere sono collegate solo dal fatto che si collocano in un certo clima culturale novecentesco,che ama esplorare la dimensione soggettiva,nelle zone più profonde,che mette in crisi la visione del mondo tradizionale. Nel Novecento, l’esperienza della grande guerra aveva lasciato negli animi degli intellettuali un senso di disperazione e di disorientamento, quindi la crisi del ruolo dell’intellettuale dovuta alla crisi della borghesia e all’ascesa del proletariato (Marx) si acutizzò: l’intellettuale vive frustrato nella sua ansia di conoscenza, vaga alla ricerca di un rapporto con il reale, e,ora con una maggiore consapevolezza critica vuole indagare nella psiche umana, e il ripiegamento nell’interiorità è tipica del personaggio novecentesco. Il narratore dei romanzi novecenteschi è per lo più il narratore interno: un narratore che è anche protagonista, che presenta un universo limitato nella prospettiva, di cui vengono registrati conflitti e lacerazioni. Se il romanzo ottocentesco si affidava a personaggi dall’identità ben definita le cui vicende sono collocabili in un dato momento storico, il romanzo novecentesco, è psicologico caratterizzato da un’attenta analisi dei sentimenti e dei conflitti interiori, degli stati d’animo da personaggi in cerca di un’identità precisa. 7 www.matura.it - la matura non ci fa paura L’innovazione della tecnica narrativa consisteva proprio nell’abolizione della trama romanzesca che portava alla nascita del flusso di coscienza, una forma di monologo interiore che riporta in superficie in modo immediato la sfera dell’inconscio ed esso registra il flusso illogico e frammentario di pensieri, immagini, le sensazioni del personaggio, senza punteggiatura e senza connettivi logici e l’utilizzo del monologo interiore (il personaggio si rivolge a se stesso) e all’uso del Flash-back. Proprio perché le vicende dei protagonisti erano soprattutto interiori,quando venivano raccontate si dava voce alla memoria, alle idee alle emozioni e questo comportava che il tempo della storia si distaccasse di molto da quello della narrazione,nell'Ulisse di Joyce si racconta una sola giornata in circa mille pagine. Anche a livello tematico il romanzo novecentesco si distingue da quello ottocentesche. Il romanzo classico si proponeva di delectare e docere, questo, invece, non insegna più nulla: presenta, infatti, degli anti eroi, racconta storie di fallimenti lo vediamo nei “vinti” di Verga, nel Leopold Bloom “anti-Ulisse” di Joyce, , nell’”escluso” di Pirandello, nel “colpevole” di Kafka. nell’”inetto” di Svevo 8 www.matura.it - la matura non ci fa paura ITALO SVEVO (1861-1928) Alla radice della malattia di Zeno c'è una personalità incapace di vera partecipazione attiva, che diventa simbolo dell'inguaribile malattia dell'uomo moderno che vive tra coscienza e inganno,tra bisogni e difficoltà ad instaurare con gli altri un rapporto. Già il titolo racchiude in sé le due tematiche del romanzo: la coscienza attraverso la quale il personaggio filtra il suo racconto ,anche se risulta fortemente influenzato dall’inconscio,e Zeno ,il nome del protagonista che ricondotto all’etimologia greca della parola xeno, significa straniero,cioè estraneo ,diverso dagli altri. Questo è l'intimo sentimento di Zeno: l'inguaribilità dell'uomo non può cessare che con la scomparsa della specie umana; solo così, paradossalmente, l'uomo si salverà. Ma la liberazione coincide con una grave scoperta, la malattia non è di Zeno ma di ogni individuo, di ogni essere, di tutto il mondo. E' il male di "vivere", l'inettitudine a comportarsi secondo le regole banali del vivere quotidiano. Su Freud scrive “grande uomo fu quel nostro Freud,ma più per i romanzieri che per gli ammalati”,quindi a Svevo interessava solo la parte filosofica del pensiero freudiano,non quello terapeutico,il suo scopo è finalizzato alla produzione letteraria. 9 www.matura.it - la matura non ci fa paura JAMES JOYCE (1882-1941) Like other European writers of the time he was interested in all aspects of modern culture, including Freudian psychoanalysis and the experimentation that was affecting all field of art. Infect the second period of Joyce ‘s writing sees the transition from traditional approach to the stage of experimentation ,as a result of this experimentation he created “Ulysses” regarded a Joyce’s masterpiece was published in 1922. Ulysses is an immense, complex work but original for its theme and its modes of expression, it deal with a single day, June 16,1904 in the life of three Dubliners, two men and one women, and it is divided into three part. - The central character in the first part is Stephen Dedalus .S is a young man with intellectual ambition, the enemy of his own country and a martyr. - His Christian name Stephen is that of the first Christian martyr. His surname, Dedalus, is that of the legendary Greek artificer: Stephen desires to convert the philistine Irish to the cult of beauty inherited from the Greek. He represents Ulysses son, Telemachus. - The second part of Ulysses is dominated by the figure of Leopold Bloom, the Ulysses of the title. A middle ages Jewish man, who wanders around Dublin as Ulysses wandered around the Mediterranean, encountering adventures, which parallel those of the Homeric hero. - His wife Molly Bloom, who corresponds to Ulysses’ wife Penelope, dominates the third part. The novel begins with S evicted and forced to wander the streets in search of father and home. In his wandering he meets Bloom who 10 www.matura.it - la matura non ci fa paura adopts him and give him a shelter, at home is Molly like Penelope in Ithaca. The book concludes with her ruminations (Molly’s monologue). PARALLEL WITH HOMERIC ODYSSEY - There are 18 books in all, each one corresponding to one of the episodes in the Odyssey - In the O Telemachus forced to share his home it his mother’s suitors, who maltreat him. Discontented he seeks for news of his father. In U Stephen is showing living in a tower on the Irish coasts with companions who mock him and evict from his home - In the O Nestor is wise king who gives T many good advices; in U the counterpart of Nestor is Mr. Deasy, the teacher of T - The Homeric story of Ulysses’ sailors turned into swine (porci); Joyce’s parallel is visit to a brothel (bordello) by S and together - The last chapter called Penelope representing the goal (meta) of the wandering of Bloom and Stephen. Safe at home, Bloom is in bed asleep besides his wife, who reflects on her past and present. The technique Joyce adopt to represent her thought is the stream of consciousness method, which represents the natural disordered of thought and feelings, uncensored by rational control, as free association of ideas. The time is no more objective category, but relative one and therefore there is often the contemporarity of past, present and future. The best example of the stream of consciousness is in "Ulysses" the monologue of Molly Bloom. It's an illogical speech, which is based on the association of different thoughts or impressions, through similarity of sound or meaning. In particular she passes from the image of flowers to her youth in Gibraltar, to Leopold's proposal and to God's existence In Molly’s monologue J use the stream of consciousness method, in particular the interior monologue (S.C. refers to the mental activity itself, while I.M. is the instrument used to 11 www.matura.it - la matura non ci fa paura translate this phenomenon into words) while Molly dreams, his thoughts wander then he focused the attention on the sun which remembers the memory of her first kiss with his husband his first sexual rapport with his husband, his perfume, the pulsation of his heart, the final inn to the life and his sensuality. Joyce creates new kind of language, a mixture of existing words, inventive words and non-existent words with disordered syntax, without punctuation, puns or any logical order, without limit of time or space. He called the moment of insight "epiphany”. The original meaning of the term "Epiphany" is, of course, the showing of the Christ child to the Magi: But Joyce adopts this expression to signify a sudden revelation, the moment in a novel or story when a sudden spiritual awakening is experienced in which all the petty details, thoughts, gestures, objects, feeling, etc., come together to produce a new sudden awareness. In other words, there is an epiphany when details, or moments, buried for years in one's memory, suddenly surface in one's mind and, like old photos, start a long, often painful mental labour. Joyce thought that the artist ought to be invisible in his work, in the sense that he must not express his own viewpoint. He should instead try to express the thoughts and experience of other men. He advocated the total objectivity of the artist and his independence from all moral, religious or political pressures. 12 www.matura.it - la matura non ci fa paura IL FUTURISMO (1910) Il movimento futurista in letteratura presenta gli stessi aspetti formali dello stile di Joyce e Svevo,ma comunque finalità diverse. DAL MANIFESTO TECNICO DELLA LETTERATURA FUTURISTA: (1912) 1. Bisogna distruggere la sintassi disponendo i sostantivi a caso, come nascono. 2. Si deve usare il verbo all'infinito, perché si adatti elasticamente al sostantivo e non lo sottoponga all'io dello scrittore che osserva o immagina. Il verbo all'infinito può, solo, dare il senso della continuità della vita e l'elasticità dell'intuizione che la percepisce. 3. Si deve abolire l'aggettivo, perché il sostantivo nudo conservi il suo colore essenziale. L'aggettivo avendo in sé un carattere di sfumatura, è inconcepibile con la nostra visione dinamica, poiché suppone una sosta, una meditazione. 4. Si deve abolire l'avverbio, che tiene unite l'una all'altra le parole. 5. Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve essere seguito, senza congiunzione, dal sostantivo cui è legato per analogia. Esempio: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-imbuto, porta-rubinetto. 6. Abolire la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella continuità varia di uno stile vivo che si crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti. Per accentuare certi movimenti e indicare le loro direzioni, s'impiegheranno segni della matematica: + x : = > <, e i segni musicali. 13 www.matura.it - la matura non ci fa paura 7. Per dare i movimenti successivi d'un oggetto bisogna dare la catena delle analogie che esso evoca, ognuna condensata, raccolta in una parola\essenziale. Per Joyce e per Svevo la scelta sintattica è dovuta al fatto che libero fluire dei pensieri porta su carta ad una scrittura senza punteggiatura, e senza sintassi proprio perché questi pensieri fluiscono senza i filtri della ragione. Per i Futuristi, l’abolizione della punteggiatura e della sintassi, la disposizione a caso dei sostantivi, l’uso del verbo all’infinito, abolizione dell’avverbio, il ricorso all’onomatopea è giustificata dalla natura stessa del movimento, che ha un tono aggressivo e di rottura e dalla loro spinta distruttiva che tende ad eliminare ogni valore tradizionale e a creare nuove forme d’espressione. Il Futurismo vuole essere, infatti, l’espressione del dinamismo del mondo moderno, cantare la civiltà della macchina, della velocità, della ribellione, il movimento, rigettando l’analisi dell’interiorità’ e svecchiare la cultura italiana dal passatismo. Il movimento fondato da Martinetti ha inizio con la pubblicazione di due manifesti: il Manifesto dei pittori futuristi (a carattere teorico) e il Manifesto tecnico della pittura futurista (a carattere tecnico, consiste nel privilegiare l’immagine in movimento) entrambi firmati da Boccioni e Balla. “Tutto si muove,tutto corre,tutto volge rapido….le cose in movimento si moltiplicano,si deformano,susseguendosi come vibrazioni nello spazio. Così un cavallo in corsa on ha quattro gambe,ne ha venti…” 14 www.matura.it - la matura non ci fa paura BALLA Aderisce nel 1910 al Futurismo e la sua adesione alle idee futuriste avviene attraverso una serie di dipinti nei quali è influenzato dalle ricerche sull’immagine fotografica del movimento. Egli affronta, infatti, il tema del moto di un corpo fissando su tela le singole fasi di cui si compone un movimento. Questo è riscontrabile nel dipinto Dinamismo di un cane al guinzaglio . L’analisi del moto attraverso la scansione sulla tela della fasi intermedie costituisce il vero soggetto del quadro: un cane,il guinzaglio e io piedi di una figura femminile;tutti e tre questi elementi appaiono deformati, e si moltiplicano fino diventare delle vibrazioni con un effetto di movimento,come una serie di fotogrammi sovrapposti. 15 www.matura.it - la matura non ci fa paura BOCCIONI Boccioni si preoccupa di precisare la posizione del dinamismo plastico e sintetico del Futurismo e mira infatti a legittimare o giustificare storicamente il Futurismo. Per uscire dal tradizionale provincialismo secondo lui la cultura italiana deve allinearsi all’europea: deve cioè far propria l’esperienza del Romanticismo, dell’Impressionismo, del Cubismo e, nello stesso tempo, superarle criticamente. Boccioni è presente a Milano a partire dal 1907. Sceglie Milano perché è la città che più di altre è in ascesa e risponde alle sue aspirazioni dinamiche. Proprio a Milano supera la visione impressionista a cui lo aveva avviato Balla, per volgersi a un’arte ispirata alla dinamica futurista. A questo punto protagonista di molte opere diventa la città: la folla, le luci, l’elettricità stessa delle persone sovreccitate, la nevrosi della vita di una grande metropoli contemporanea. Proprio da questo deriva il fatto che Boccioni, e i futuristi in generale, non sia tanto interessato a rendere l’oggetto in sé, ma alla rappresentazione della sensazione dinamica che ci dà. 16 www.matura.it - la matura non ci fa paura Forme uniche della continuità nello spazio fa parte di un gruppo di opere in cui Boccioni ha cercato di tradurre nelle forme della scultura la sua personale interpretazione del Futurismo. Nel crearla l'artista ha immaginato un corpo umano nel suo sforzo di slanciarsi in avanti. Nel loro spostamento in avanti, le masse muscolari del tronco e degli arti si contorcono, si scompongono. Le vediamo quasi fluttuare all'indietro nello spazio, in parte rallentate dalla loro inerzia. Pensiamo un' attimo alle fotografie di persone in movimento, riprese con tempi troppo lunghi: i loro contorni appaiono confusi, quasi come i contorni della scultura di Boccioni. 17 www.matura.it - la matura non ci fa paura IL FLUSSO DI CALORE La dimostrazione che esiste una energia termica all'interno della terra è ormai un fatto certo e ben conosciuto. Vulcani, sorgenti termali, soffioni e geyser documentano bene la presenza di un calore interno alla Terra che fluisce verso l'esterno. Si chiama gradiente geotermico l'aumento della temperatura con la profondità e non è un valore fisso e uguale, nel senso che parti diverse della nostra superficie possono avere un diverso gradiente geotermico; Il gradiente geotermico è l’aumento della temperatura, espressa in gradi centigradi, ogni 100 metri di profondità è in media 2-3 °C/100 metri, ma può variare anche notevolmente da località a località. L’ORIGINE DEL CALORE INTERNO DELLA TERRA Una certa quantità è primordiale e fossile, nel senso che è ciò che rimane dell’energia immagazzinata nel pianeta all’atto della sua nascita. La terra al momento della sua formazione dovrebbe aver avuto una temperatura dell’ordine di 1000 °C. Questa temperatura sarebbe poi aumentata in seguito alle emissioni di radiazioni da parte degli elementi radioattivi presenti nel pianeta, fino a determinare la fusione dei metalli, in particolare del ferro. Lo spostamento di grandi quantità di ferro verso il centro della terra avrebbe determinato la liberazione di enormi quantità di energia gravitazionale sottoforma di calore, con un ulteriore aumento di temperatura. Il materiale fuso si riorganizzò poi per strati, facendo assumere alla terra l’attuale struttura interna costituita da nucleo, mantello e crosta. 18 www.matura.it - la matura non ci fa paura Gli scienziati, per mezzo dei campioni di roccia provenienti dal sottosuolo (anche se da scarse profondità), hanno ipotizzato un modello della suddivisione interna della Terra. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA Secondo questo modello la Terra è formata da tre strati concentrici di varia natura e spessore formatisi quattro miliardi e trecento milioni di anni fa. La crosta terrestre. Costituita soprattutto da silicati di alluminio. È la parte più esterna del globo, ha uno spessore variabile fra i 35 chilometri della crosta continentale (con punte di 70 chilometri in corrispondenza delle catene montuose) e i 6-10 chilometri della crosta oceanica. Il mantello. Costituito soprattutto da silicati di magnesio Si estende sotto la crosta terrestre ed è separato da essa da una zona chiamata discontinuità di Mohorovicic (o semplicemente Moho) dal nome del geofisico jugoslavo che la scoprì. Ha caratteristiche intermedie tra lo stato solido e quello liquido. Il mantello può essere diviso in tre zone: una superiore litosfera fatta di materiale rigido ed elastico; una intermedia, detta astenosfera, le cui rocce sono parzialmente fuse e hanno una consistenza plastica; una inferiore, mesosfera dove le rocce tornano a essere rigide. Al passaggio dalla litosfera all’astenosfera la 19 www.matura.it - la matura non ci fa paura temperatura sale bruscamente,poiché l’astenosfera è sede di correnti convettive. Il nucleo. Molto denso, composto di nichel e ferro sono la parte più interna della Terra. Si trova a circa 2900 chilometri di profondità ed è separato dal mantello da una zona chiamata discontinuità di Gutenberg (dal nome del geologo statunitense che fece importanti studi sulla struttura del pianeta). È diviso in nucleo esterno, allo stato liquido, dove si raggiungono temperature di 2000 gradi centigradi e nucleo interno, allo stato solido, i due nuclei sono a loro volta suddivisa da una discontinuità sferica posta a 5100 km. In questa zona più interna la temperatura raggiunge i 4000-5000 gradi, ma la materia incandescente rimane solida a causa dell’enorme pressione TRASFERIMENTO DI CALORE Quindi il nostro pianeta diffonde del calore che, dal nucleo e dal mantello, si trasferisce alla crosta e all'atmosfera (anche se il calore che assume l'atmosfera da questi processi è assai minore di quello che è fornito dal Sole). Il flusso che registriamo in superficie è la conseguenza del fatto che per ristabilire l'equilibrio termico in un corpo, il calore, che è energia, si sposta da zone ad alta temperatura a quelle a bassa temperatura in vari modi, di cui i principali sono la conduzione e la convezione. La conducibilità termica di una roccia esprime l'attitudine che essa presenta a trasmettere il calore; in un solido, la quantità di calore che viene condotta tra due punti è proporzionale alla differenza di temperatura esistente tra questi due punti ed alla conducibilità termica del materiale. Ma in genere le rocce sono dei cattivi conduttori di calore (una colata di lava dello spessore di 50 metri impiega a raffreddarsi 20 www.matura.it - la matura non ci fa paura circa 150 anni) quindi oltre a questo metodo deve esistere anche un altro modo per permettere al calore di risalire in superficie. In effetti un altro modo esiste e si tratta della convezione che è tipico per i fluidi (liquidi e gas). Questo metodo che è molto efficace e rapido nella distribuzione del calore dipende dal fatto che se riscaldiamo un fluido esso si espande diventando meno denso, cioè più leggero, rispetto al materiale circostante; tale fluido tende quindi a salire, mentre il materiale più freddo tenderà a scendere; si instaura così un circolo che prende il nome di corrente convettiva. FLUSSO DEL CAMPO ELETTRICO Una regione di spazio è sede di un campo elettrico se, prendendo un corpo carico C e ponendolo in un qualsiasi punto della regione, si può osservare che esso è soggetto a forze di origine elettrica. Il corpo C che ha carica q è il corpo di prova e deve essere molto piccolo, quasi puntiforme. Il campo elettrico generato dalla carica Q in un punto P esiste indipendentemente dal fatto che in P si trovi un corpo carico. Una carica che si trova in P sembra attirata o respinta dalla carica Q, ma in realtà risente soltanto del campo elettrico che c’è nel punto P. Il campo elettrico è un esempio di campo vettoriale in cui in ogni punto di uno spazio si associa uno e un solo vettore. Il vettore campo elettrico descrive in modo quantitativo le proprietà del campo elettrico in un punto P. E’ definito come il rapporto tra forza elettrica che subisce la carica di prova posta in P e la carica stessa: E = F/+q. si misura in Newton/coulomb (N/C). La forza che una carica Q esercita su +q posta a distanza r per la legge di coulomb è F=1/4 * Qq/r². 21 www.matura.it - la matura non ci fa paura La forza di Coulomb è direttamente proporzionale al prodotto delle cariche, e inversamente proporzionale al quadrato delle distanze. L’intensità del campo elettrico generato da una carica puntiforme sarà 1/4π* Q/r². Se il campo è generato da più cariche, esso è il vettore risultante dalla somma dei campi elettrici generati dalle singole cariche. Il campo elettrico dipende SOLTANTO dalle cariche che lo generano e dal punto in cui è misurato. Campo vettoriale: ad ogni punto di una zona di spazio si associa uno e un solo vettore. Campo scalare: a ogni punto di una zona di spazio si associa un numero. Le linee di campo (o linee di forza) permettono di rappresentare graficamente un campo vettoriale, consentono quindi di individuare la direzione e il verso del vettore campo elettrico. Per ogni punto di un campo elettrico è possibile disegnare una e una sola linea di campo,che ha lunghezza proporzionale alla sua intensità. Le linee di campo del vettore E generato da una carica puntiforme sono semirette: escono dal punto se la carica è positiva, sono dirette verso la carica se questa è negativa.Se il campo è generato da due o più cariche puntiformi,le linee di campo sono linee curve. Il vettore superficie S caratterizza una superficie piana disposta in modo qualunque nello spazio. Ha modulo pari all’area S della superficie stessa; la direzione è perpendicolare alla superficie e il verso è arbitrario.Se la superficie considerata è parte di una superficie chiusa il verso per convenzione è quello uscente, rivolto verso l’esterno. Il vettore superfici è sempre tangente al vettore forza e quindi anche al vettore campo elettrico. Se una superficie chiusa è immersa in un campo elettrico, ma al suo interno non vi sono cariche, il flusso di campo elettrico al suo interno è sempre nullo. Il flusso del campo elettrico E attraverso una superficie S è pari al prodotto scalare (il prodotto scalare tra due vettori è uguale al prodotto 22 www.matura.it - la matura non ci fa paura dei loro moduli per il coseno dell’angolo compreso) tra il vettore superficie S e il vettore campo elettrico s (E) = E*S. Il Teorema di Gauss per il campo elettrico afferma che il flusso del campo elettrico (E) attraverso una superficie chiusa è uguale al rapporto tra la somma algebrica delle cariche contenute all’interno della superficie chiusa e la costante dielettrica del mezzo ΣQ/. Dimostrazione: Determiniamo il flusso del campo elettrico generato da una carica puntiforme Q attraverso una superficie sferica Σ ,di raggio r e area S che ha il centro coincidente con la carica.Abbiamo scelto una superficie sferica perché il campo elettrico della carica puntiforme,posta al centro ha la stessa intensità. E in tutti i punti di Σ. La direzione del campo invece varia da punto a punto essendo la stessa del raggio. Per calcolare il flusso del campo E attraverso Σ, la suddividiamo in tante piccole superfici uguali ΔS ,rappresentate ciascuna da un vettore ΔS ,in modo da poterle considerare piane. Poiché il vettore campo elettrico è sempre tangente alla superficie,il vettore superficie e il vettore campo elettrico sono paralleli tra loro Δ (di una piccola parte) = E*ΔS, (il prodotto scalare di due vettori paralleli è uguale al prodotto delle loro intensità) Per definizione il flusso del campo elettrico attraverso una superficie sferica Σ è la somma dei flussi parziali attraverso ciascuna piccola superficie: ha la stesa intensità in tutti i punti della superficie sferica il flusso è il prodotto delle intensità E del campo per la somma delle aree delle piccole superfici.Tale somma è a sua volta uguale all’area della superficie S della sfera: π* Q/r² al posto di E e 4 r² al posto di S: otteniamo (E) =ΔQ/. Quindi il flusso che è proporzionale alla carica Q non dipende dal raggio. 23 www.matura.it - la matura non ci fa paura La circuitazione è un indice di “vorticosità”. La circuitazione lungo una qualsiasi linea chiusa è uguale alla somma di tutti i prodotti scalari del campo per lo spostamento. La circuitazione del vettore E in ogni campo elettrostatico è uguale a zero. Se la circuitazione è uguale a 0, vuol dire che il campo è conservativo. FLUSSO DEL CAMPO MAGNETICO Una regione di spazio è sede di un campo magnetico se avvicinando una calamita ad un ago magnetico (magnete di prova),questo comincia a ruotare intorno al suo perno fino a fermarsi in una certa direzione.. L’ago magnetico quindi subisce una forza perché sente l’azione del campo magnetico generato dalla calamita. Per poter precisare oltre alla direzione il verso del campo magnetico bisogna ricordare la presenza del campo magnetico terrestre,infatti in qualsiasi punto di questo campo l’ago magnetico si orienta dirigendo sempre lo stesso estremo verso Nord e l’altro estremo verso Sud. Le linee di campo forniscono la rappresentazione intuitiva di un qualsiasi campo vettoriale. Sono costruite in modo da essere tangenti in ogni punto alla direzione di un ago magnetico di prova posta in quel punto. Usando un piccolo ago magnetico siamo in grado di sapere se in un punto dello spazio esiste un campo magnetico,ma per misurarne l’intensità utilizziamo un filo di prova,la forza su questo filo di prova dipende dalla sua orientazione, é massima quando il conduttore è disposto perpendicolarmente alle linee di campo,se è obliquo il valore è minore,diventa uguale a zero se il conduttore è parallelo alle linee di campo. 24 www.matura.it - la matura non ci fa paura La forza è direttamente proporzionale alla lunghezza del l conduttore e alla corrente i che lo attraversa: F = Bil. B varia proporzionalmente alla forza che il filo di prova subisce da parte del campo magnetico B = F/il e indica l’intensità del campo magnetico, si misura in tesla (N/A·m). Il Teorema di Gauss per il campo magnetico afferma che il flusso di un campo magnetico attraverso un a qualsiasi superficie chiusa è uguale a zero. Dimostrazione: Consideriamo un filo rettilineo percorso da corrente i stazionaria, cioè costante nel tempo. Le line di campo magnetico B generato, che ha intensità B = μ/2π ·i/r (campo magnetico di un filo rettilineo percorso da corrente) hanno la forma di anelli che circondano il filo, e sono disposte perpendicolarmente ad esso. Determiniamo il flusso del campo magnetico attraverso un cilindro il cui asse coincide con il filo. Il campo magnetico generato da un filo percorso da corrente ha simmetria cilindrica. Calcoliamo il flusso del campo attraverso un cilindro, ma che questa superficie non è piana suddividiamo il cilindro in tante piccole superfici ΔS uguali.Il flusso (B) =B · S è nullo perché in ogni punto B e ΔS sono perpendicolari e dunque il loro prodotto scalare è nullo. L’unità di misura del flusso magnetico è il weber (Wb): =BA 1Wb 1N 1N 1m 1J 1m 2 1A 1m 1A 1A quindi 1weber 1 joule 1ampère La circuitazione consideriamo i un filo rettilineo percorso da corrente i e calcoliamo la circuitazione lungo una circonferenza di raggio r che ha il centro sul filo ed à posta sul piano perpendicolare ad esso; questa circonferenza coincide con una delle linee del campo e quindi in ogni punto della curva il campo e la tangente alla curva sono paralleli. Γ(B) = Σ B ·Δl 25