E-mail: [email protected] [email protected] L’EMERGERE DELLA “PRIMACY” GEOMETRICA NEL COMPORTAMENTO DI ORIENTAMENTO SPAZIALE. UN MODELLO NEURO-ROBOTICO MICHELA PONTICORVO, ONOFRIO GIGLIOTTA, ORAZIO MIGLINO Laboratorio di Tecnologie Cognitive, Dipartimento di Psicologia, Seconda Università degli Studi di Napoli Introduzione Esistono numerose evidenze sperimentali sul fatto che i vertebrati (ratti, piccioni, pulcini cfr. Cheng, 1986; Vallortigara, Zanforlin e Pasti, 1990; Kelly, Spetch e Heth, 1998) usano come sistema preferenziale dell’orientamento spaziale informazioni di tipo geometrico (forma dell’ambiente, distanze metriche da landmark, ecc.). Altri tipi di informazioni non geometriche (colore, luminosità, ecc.) vengono altrettanto usate, ma in modo subordinato a quelle geometriche. Inoltre, in un recente studio Hermer e Spelke (1994; 1996) hanno osservato che bambini fino a 5-6 anni si orientano esclusivamente grazie alle relazioni geometriche dell’ambiente. Successivamente, in concomitanza con l’acquisizione del linguaggio spaziale, i bambini da 6 anni in poi sono in grado di sfruttare anche informazioni non geometriche. Questo dato sembrerebbe confermare un ruolo fondamentale del linguaggio nell’acquisizione delle competenze di orientamento spaziale. Dati proveniente da studi sull’orientamento spaziale di pesci (Sovrano, Bisazza e Vallortigara; in corso di stampa) confermano la primacy dell’informazione geometrica ma, al contempo, mostrano una chiara abilità a sfruttare anche informazioni non geometriche. I pesci non parlano. Ciò sembrerebbe confutare il ruolo del linguaggio nell’acquisizione delle competenze spaziali. In questo contributo, sono stati riprodotti fedelmente gli esperimenti di Sovrano, Bisazza e Vallortigara con l’unica differenza che il nostro organismo era costituito da un micro-robot mobile controllato da una rete neurale artificiale e con nessuna conoscenza iniziale dell’ambiente. Il robot veniva sottoposto a delle sessioni di addestramento con l’obiettivo di osservare sia la tipologia che la progressione temporale con cui le abilità di orientamento spaziale emergevano nel corso del processo di apprendimento. Materiali e metodi Un piccolo robot mobile, Khepera, di forma circolare e avente un diametro di 5,5 cm. è stato usato come organismo artificiale. L’apparato sensoriale del robot è costituito da 8 sensori all’infrarosso che possono percepire oggetti fino ad una distanza di 5 cm. e di una telecamera lineare con un angolo di 240 gradi (l’ampiezza del campo visivo dei pesci della razza Xenoteca eiseni è di circa 270°). Khepera ha due motori indipendenti che controllano 2 ruote. Il “cervello” del robot è costituto da una rete neurale composta da uno strato di neuroni sensoriali e da uno livello di neuroni motori, i neuroni sensoriali sono totalmente connessi con i neuroni motori. L’addestramento del robot è avvenuto grazie all’uso di un algoritmo genetico che in funzione di varie prove ed errori modificava opportunamente il “cervello” di Khepera. L’ambiente di azione del robot riproduce le caratteristiche di quello utilizzato da Sovrano et al. (in stampa) per lo studio sugli organismi reali. Risultati e discussione Al termine del processo di apprendimento abbiamo osservato che: a) il robot integrava i due tipi di informazioni spaziale (geometriche e non geometriche); b) in condizioni di stress il robot propendeva ad usare l’informazione geometrica (effetto di primacy); c) l’abilità ad usare l’informazione geometrica emergeva temporalmente prima rispetto a quella “non geometrica”. Ad un’analisi attenta delle strategie apprese dal robot si è evidenziato che il considerare l’informazione geometrica è un compito algoritmicamente più semplice rispetto all’utilizzo di altre fonti informazionali. Ciò spiegherebbe, senza ricorrere ad uno specifico ruolo del linguaggio, sia la progressione temporale di acquisizione dell’abilità di orientamento spaziale che la primacy dell’informazione geometrica. Riferimenti bibliografici Cheng, K. (1986). A purely geometric module in the rat’s spatial representation. Cognition, 23, 149-178. Hermer, L. & Spelke, E. S. (1994). A geometric process for spatial reorientation in young children. Nature, 370, 57 - 59. Hermer, L. & Spelke, E. S. (1996). Modularity and development: the case of spatial reorientation. Cognition, 61, 195-232. Kelly, D., Spetch, M., Heth, C. (1998) Pigeons’ (Columba livia) encoding of geometric and featural properties of a spatial environment. Journal of Comparative Psychology 122:259– 269. Sovrano, V.A., Bisazza, A., Vallortigara, G. (in stampa). Modularity and spatial reorientation in a simple mind: Encoding of geometric and non-geometric properties of a spatial environment by fish. Cognition, in corso di stampa. Sovrano, V.A., Bisazza, A., Vallortigara, G. (2002). Modularity as a fish views it: Conjoining geometric and non-geometric information for spatial reorientation. Journal of experimental psychology: Animal behaviour processes, in corso di stampa. Vallortigara, G., Zanforlin, M., Pasti, G. (1990) Geometric modules in animals’ spatial representations: a test with chicks (Gallus gallus domesticus). Journal of Comparative Psychology 104:248–254