L’Eucaristia L’eucaristia è la fonte ed il culmine della vita della Chiesa: c’è la condivisione della vita con Dio ed il cibarsi della vita stessa di Gesù che è la nostra vita; non è un semplice mangiare insieme a Gesù, ma il donare la pienezza della sua vita a noi, il suo desiderio di darci il senso e farci accogliere il suo modo di vivere; non è un semplice gesto di convivialità ma un esortarci a vivere come Lui ha vissuto. Origine della celebrazione del sacramento dell’eucaristia (Es. 12) Dio, per entrare nella vita degli uomini, si è servito di mezzi reali, ha agito concretamente nella storia. Ciò è evidenziato nell’evento della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù dei faraoni, del suo esodo dall’Egitto e dalla nascita di Israele, del popolo appartenente a Dio e non più ai potenti del mondo, attraverso il passaggio del Mar Rosso. Dio ascolta il grido del suo popolo in schiavitù e lo prende a cuore, non ne rimane indifferente. Scende (tramite Mosè) e lo conduce alla terra promessa. Ma prima dà il segno di appartenenza al suo popolo, il segno protettivo: un po’ del sangue dell’agnello utilizzato per l’ultima cena in Egitto, dovrà essere sparso sugli stipiti e sugli architravi delle case come segno di riconoscimento. In tal modo Dio passerà oltre risparmiando il suo popolo dallo sterminio che si abbatterà sull’Egitto. Quindi nel segno del sangue già c’è l’appartenenza di questo popolo a Dio: lo Sterminatore già da questo momento non può nulla contro di loro, il faraone non ha più potere su di loro anche se fisicamente sono ancora in Egitto. In questo segno (profetico), il popolo ebraico realmente è già uscito dall’Egitto, ha già attraversato il Mar Rosso (evento fondatore: cosa che avverrà fisicamente solo dopo), ha già passato le acque che mettono fine alla sua schiavitù. Come attingere nuova linfa, nuova forza salvifica quando ci sarà bisogno di attraversare nuovamente le acque del Mar Rosso per la liberazione? Per il popolo ebraico non sarà più possibile, fisicamente, celebrare la Pasqua in Egitto e, successivamente, attraversare il Mar Rosso in quanto eventi irripetibili. Ma Dio stabilisce che questi eventi dovranno essere, per loro, quale memoriale, segno, rito di memoria per le generazioni future che potranno attraversare il mare non fisicamente ma realmente. Questo rito (memoriale) è un evento ripetibile, a differenza del segno profetico (ultima cena in Egitto) e dell’evento fondatore (passaggio del Mar Rosso): nella celebrazione della Pasqua ebraica, si ritorna al passato, si ritorna in Egitto, perché sulle rive del Mar Rosso, quel giorno, non vi erano solo gli antenati che fisicamente lo attraversarono, ma anche le generazioni future, non fisicamente ma realmente. Nel Nuovo Testamento, Gesù, prima di morire ha cenato la Pasqua ebraica insieme ai suoi discepoli (segno profetico) ma pone delle parole nuove: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. Fate questo in memoria di me”. In questo già c’è la pienezza della realtà: l’evento fondatore, morte e resurrezione di Gesù, si compirà, fisicamente, solo il giorno dopo ma realmente è già avvenuto anche se Gesù è ancora vivo. Il memoriale, fate questo in memoria di me, è lo stesso invito che Dio fece agli ebrei in Egitto: il corpo di Cristo è il dono della vita che ci ha dato il giorno della sua morte e, nel riprendere questi eventi, realmente possiamo continuare a vivere ritornando in comunione con Dio, con la sua vita, anche se l’evento fisico c’è stato solo una volta ed è irripetibile. I sacramenti sono segni, producono ciò che significano. Ognuno può essere raggiunto e salvato. Vediamo, quindi, cosa è il “segno” pane tra gli uomini. Ne sanno di più il contadino, il mugnaio, il panettiere che il teologo. Il pane evoca al contadino la semina in autunno, l’attesa, la ripulitura, la trebbiatura, la trepidazione che nel momento in cui stanno maturando le messi, una tempesta distrugga tutto. Poi si faceva il pane: una festa, un rito (croce sulle pagnotte). Il profumo del pane fresco che la fame lo rendeva ancora più desiderabile. Sulla nostra tavola: il padre o la madre lo spezza o lo mette in tavola. Il pane quotidiano è il frutto della loro fatica e del loro amore. Segno del pane: di lavoro, di attesa, di nutrimento, di gioia domestica, di unità e solidarietà tra quelli che lo mangiano. Il pane è l’unico alimento che non dà mai nausea: lo si mangia ogni giorno ed ogni volta il suo sapore ci è gradevole. Si sposa con tutti i cibi e chi soffre di fame non invidia ai ricchi cibi succulenti e appetitosi ma il pane. Quando questo pane arriva sull’altare ed è consacrato dal sacerdote avviene la transustanziazione: significa che il pane cessa di essere pane e diventa corpo di Cristo; la sostanza del pane cede il posto alla persona di Cristo, anche se le apparenze esterne restano quelle del pane. Differenza tra trasformazione e transustanziazione: nella prima, si passa da una forma ad un’altra forma; nella seconda, si passa da una sostanza ad un’altra sostanza. Esempio: una signora che esce dal parrucchiere. Si dice “che trasformazione” non “che transustanziazione”. Giusto: sono cambiati la sua forma e l’aspetto esterno, ma non il suo essere e la sua personalità. Intelligente o scema era prima ed anche dopo. Sono cambiate le apparenze, non la sostanza. Nell’eucaristia avviene proprio il contrario: cambia la sostanza, ma non le apparenze. Il pane è transustanziato, non trasformato. Le apparenze, infatti, restano quelle di prima (forma, sapore, colore), mentre è cambiata la realtà. Anche se l’argomento è ostico, non vi preoccupate: non è necessario sapere la componente chimica, fisica o il procedimento per fare il pane per assaporarlo e riceverne benefici. Così chi mangia il pane eucaristico “vivrà in eterno” perché non camminerà mai solo nella vita. Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica sono parti inscindibili della Eucaristia. Dio si è rivelato agli uomini attraverso la parola, ci ha resi suoi interlocutori: ci parla, entriamo in comunione con Lui, ci dice la sua volontà. Proclamiamo la Parola di Dio per dichiarare e comprendere la nostra storia, per diventare discepoli di Gesù e cercare di metterla in atto; con la sua Parola, Dio ci rende partecipi della sua vita. Con la Liturgia Eucaristica, Gesù ci invita alla sua mensa, ci rende partecipi alla sua stessa vita perché è Lui che ce l’ha consegnata. Quindi, il sacramento eucaristico è unico ed indivisibile: l’annuncio della Parola di Dio, la consacrazione e la comunione sono e restano un solo evento. La preghiera eucaristica è divisa in due parti: anamnetica (celebrativa) ed epicletica. Nella prima si loda e si ringrazia Dio Padre per tutto quello che ci ha donato; nella seconda, chiediamo a Dio Padre, tramite il sacerdote, di mandare il suo Spirito per trasformare il pane ed il vino nel corpo e sangue di Gesù Cristo e trasformare, così, anche noi nel corpo e sangue di Gesù Cristo. Quindi, chiediamo che lo Spirito Santo venga a trasformarci, per ricostituire la comunione con Gesù Cristo. Queste due sezioni si dividono in nove parti che possono variare la loro locazione nelle anafore (preghiere) a dinamica anamnetica (in cui l’embolismo istituzionale è posto nella sezione anamnetica) ed in quelle a dinamica epicletica (in cui l’embolismo istituzionale è posto nella sezione epicletica). L’embolismo è l’innesto delle parole pronunciate da Gesù sul pane e sul vino nell’ultima cena quando istituisce l’eucarestia. L’anamnesi (racconto) è collocato nella prima parte nelle anafore anamnetiche, mentre nella seconda nelle altre. Analizzando l’anafora a dinamica anamnetica di San Basilio, notiamo che il Prefazio è costituito da una superba lode a Dio sovrano, creatore del mondo e di tutte le cose, visibili ed invisibili, nostro salvatore tramite Gesù Cristo; dinanzi a Lui stanno gli Angeli, gli Arcangeli, tutti i troni e i Santi. A questo punto la preghiera intona il Sanctus e il Post Sanctus, in cui si ringrazia Dio della sua benevolenza nei confronti di noi peccatori nell’inviarci suo figlio Gesù Cristo, il quale ci santifica con lo Spirito Santo. Di seguito c’è l’embolismo e l’anamnesi vera e propria con la dichiarazione anamnetica “Memori della sua santa passione… omissis…” e offertoriale “ ti offriamo… omissis..”. Poi inizia la sezione epicletica: si invoca Dio affinché mandi il suo Santo Spirito per la trasformazione delle oblate (pane e vino) nel corpo e sangue di Gesù Cristo per la remissione dei peccati, per la santificazione dell’anima, affinché diventiamo un solo corpo e un solo spirito. Subito dopo ci sono le intercessioni, la richiesta a Dio di infondere lo Spirito sui presenti, sul popolo tutto, ….e, in questa anafora, la richiesta è davvero completa. Torna a lezioni catechismo