B Fase cosmologica della civiltà etrusca B1. Dal 1700 a.C., data di arrivo della prima stella di Cassiopea all’estremo nord dell’Etruria, al 1500 a.C. che segna l’arrivo della seconda stella di Cassiopea all’estremo sud Nel 1700 a.C. con il completamento della presenza di Cassiopea in tutto il cielo dell’Etruria si raggiunge l’unità dei popoli. E’ questo un periodo di assestamento che potrebbe corrispondere al regno di Tusco, figlio di Ercole. La seconda stella che arriva nel cielo dell’Etruria è la stella centrale di Cassiopea, l’etrusca Catha, che appare in tutti gli specchi divinatori al centro dei suoi quattro cavalli, poichè è alla sua presenza che avviene la divinazione. Con l’arrivo di Catha in Etruria, nel 1500 a.C. si rafforza l’etrusca disciplina e, di conseguenza, la coesione fra i popoli. Fig. 43. La costellazione di Cassiopea al centro della Via Lattea. Fig. 44. Particolare dello specchio bronzeo, fine IV sec. a.C., Indiana University Art Museum, Bloomington, che mostra Catha (la divinità corrispondente alla centrale di Cassiopea) alla guida dei suoi quattro destrieri. Il Ciatti ci informa che questo periodo inizia con il regno di Tusco, col quale sarebbe avvenuto il completamento a nord del territorio etrusco; Alteo segue Tusco (Erodoto lo fa fratello di Tusco); Espeo segue ad Alteo ed è poi cacciato dal fratello Atlante (1646 a.C.). Successivamente Giano Corito regna in Toscana succedendo a Morgete (1602 a.C.): egli secondo il Ciatti regnò in Cortona, citata come la città di Corito. 59 Fig. 45. Cielo del 1500 a.C. a 41°43’latitudine nord, la seconda stella di Cassiopea, la Catha etrusca, arriva allo zenit del sud dell’Etruria. Nel riquadro è evidenziata la presenza di γCas (la Catha etrusca) allo zenit. 60 B2. Dal 1500 a.C., data di arrivo della seconda stella di Cassiopea a sud al 1400 a.C., data di arrivo della terza stella (Ruchbach) a sud. All’inizio di questo periodo la seconda stella di Cassiopea, che è la stella centrale nella costellazione è entrata in Etruria. E’ questo il periodo del rafforzamento della cultura etrusca, della nascita dei primi agglomerati urbani, della delimitazione dei confini, dell’intensificazione dei rapporti fra i singoli territori e, prima fra tutti, della diffusione di una lingua comune. L’intensificazione degli scambi, e i rapporti con la Sardegna ma anche con gli altri microcosmi del bacino del Mediterraneo, migliorano il livello di vita e la forza di coesione. Inizia l’industrializzazione dei vasi in terracotta che contribuisce al rafforzamento degli scambi, ancora tutti in natura. Fig. 46. Cielo del 1400 a.C. a 41°43’ latitudine nord; la terza stella di Cassiopea, Ruchbach, è allo zenit. In questo periodo, secondo la cronologia che ci presenta il Ciatti, sarebbero giunti in Etruria i Lidi. Nel 1485 Tirreno avrebbe ampliato l’Etruria, con l’esercito dei Lidi; l’anno successivo Tirreno (alias Turreno) avrebbe ampliato Perugia; accordatosi con il re etrusco Coribante, che non aveva figli, ha nominato Tarconte, suo figlio, re della Toscana. Tarconte sarebbe il fondatore delle 12 città, governate da un lucumone che si riunivano nel fanum Voltumnae (1466 a.C.). In questo periodo Piseo, compagno di Tirreno, avrebbe inventato la tromba. E’ con Tarconte che avviene il perfezionamento della etrusca disciplina, con le rivelazioni di Tagete e della ninfa Vegoia, anche se molti studiosi ritengono poco credibile che in un periodo così remoto gli Etruschi abbiano avuto conoscenze astronomiche così profonde. E’ più probabile che ciò sia accaduto con Tarconte III, nel XII sec. a.C. (rif. B4). Nel 1435 muore Tirreno e gli succede Tarconte Prisco; a questo seguono Abente, Olano, Veibuo che è il 26° re dei Toscani (1372 a.C.). 61 B3. Dal 1400 a.C. al 1350 a.C.; dall’arrivo di Ruchbach al sud dell’Etruria all’arrivo di Catha nel decumano massimo della parte àntica. Alla fine di questo periodo gli Etruschi assistono all’arrivo, nel decumano massimo della parte àntica, della stella centrale di Cassiopea. Catha, raggiungendo il decumano dividente dell’Etruria, è allo zenit del santuario dei santuari, dove si trova probabilmente quel fanum Voltumnae dove si incontravano i capi dei popoli e dove veniva conteggiato il tempo, con l’infissione, ogni anno, di un chiodo. Fig. 47. Cielo del 1350 a.C. a 42°43’ latitudine nord in corrispondenza del decumano massimo della parte àntica, la seconda stella di Cassiopea, l’etrusca Catha, è allo zenit. In questo periodo sarebbero lucumoni della Tuscia personaggi come Abeute, Olano, Veibuno. A Veibuno succede Osco, con il quale a sud viene fondato il microcosmo delle 12 città della Campania, con a capo Capua (1330 a.C.). In questo periodo εCas è già allo zenit delle Alpi e quindi di verifica l’inizio della presenza di Cassiopea in tutta la penisola italiana e quindi la nuova cultura si diffonde in tutto il territorio italiano; vi permarrà per circa due secoli, finchè l’ultima stella di Cassiopea, Shedar, inizierà a salire dal sud dell’Italia verso nord. La cultura etrusca, ormai espansa in tutta l’Italia si ripropone con un microcosmo analogo a quello della Tuscia, nella dodecapoli campana, rimasta indisturbata per qualche secolo, ha iniziato a vacillare con il sopraggiungere dell’espansione greca, al primo insediamento a Cuma nel ... 62 Il perfezionamento del principio di corrispondenza Il microcosmo a sud (fino all’Ombrone) si è verificato prima della definizione precisa del principio di corrispondenza, riportata nel fegato aruspicino. Tale definizione avviene molto probabilmente quando Cassiopea, o meglio la Catha etrusca, situata al centro di Cassiopea, si trova al centro del decumano massimo della parte àntica, il che accade nel 1350 a.C.; questa data, molto importante per comprendere la cosmologia etrusca, ce la conferma lo stesso fegato aruspicino. La datazione del fegato aruspicino Il fegato aruspicino è datato: presenta Catha al centro del decumano massimo dell’Etruria del sud, e sappiamo che ciò si è verificato nel 1350 a.C. Successivamente, pur consapevoli che il cielo si era spostato, gli Etruschi hanno mantenuto il fegato aruspicino invariato a tale data, essendo ormai diventato uno strumento liturgico. Nella parte pòstica il fegato non riporta i segni della grande frattura in direzione nord-sud rappresentata dalla Chiana e dal Clanis, a testimonianza del fatto che ancora l’ampliamento ad est, con l’espansione nel territorio di Arezzo, Perugia e Marsciano non era ancora avvenuta. Fig. 48. Il fegato aruspicino riporta al centro del decumano massimo della parte àntica CATHA, che corrisponde alla stella centrale di Cassiopea. Sappiamo che Catha, la centrale di Cassiopea, si trova allo zenit del decumano massimo dell’Etruria del sud nel 1350 a.C., dunque il fegato aruspicino presenta il cielo di tale data, che rimarrà poi nella liturgia sempre come riferimento. Il fatto che la cosmologia etrusca rappresentata nel fegato aruspicino sia quella del 1350 a.C. è di notevole importanza perchè avvalora ancora di più la scientificità etrusca e il principio di corrispondenza e molti degli aspetti della cosmologia etrusca, ed in particolare osserviamo il macrocosmo dell’Etruria e compariamolo con il fegato aruspicino: - i corsi d’acqua dell’Etruria sono 16 e ne suddividono il perimetro in 16 territori abbastanza simili alla suddivisione periferica del fegato aruspiino: sappiamo che la concezione etrusca di 63 territorio sacro prevede che il territorio sia delimitato dall’acqua. Questo significa che la ripartizione cosmica del cielo è stata eseguita seguendo quella della terra, cioè il cielo è stato suddiviso in parti corrispondenti a quelle dei singoli territori. Rispetto alla ripartizione cosmologica del periodo precedente all’ampliamento ad est (fig. 41) il Nestore sostituisce l’Astrone nel territorio corrispondente a Vetisl, il Niccone sostituisce l’Ambra nel territorio corrispondente a Cul Alp, il Chiana sostituisce il Greve nel territorio corrispondente a Cel e il territorio di Tluscv si espande a nord. 64 Esercizio: Se dovessi oggi posizionare Catha nel fegato aruspicino dove la posizioneresti? 65 B4. Dal 1350 a.C. al 1200 a.C. cioè dall’arrivo di Catha nel decumano dividente dell’Etruria al suo arrivo all’estremo nord che corrisponde all’arrivo della terza stella (Ruchbach) nel decumano dividente dell’Etruria. E’ questo un periodo di grande movimento e di espansione in Etruria. I Pelasgi Tirreni che attorno al 2163 a.C. erano pervenuti in Grecia, nel Peloponneso, nel regno dei Sicioni (Patavio, L. 13, p. 283, Strabone L.8 p.256) nel 1341 a.C. sono scacciati dalla Grecia e tornano in Italia (Patavio B.T.2) come ci racconta Dionisio (rif. Guarnacci, Storia dei Pelasgi, p. 227): “venuti in Italia sbarcarono alle bocche del Po in un luogo detto Spinatico (l’attuale città di Spina), vi fabbricarono Fig. 49. Dal 1350 a.C. al 1200 a.C. l’Etruria ha raggiunto i suoi confini massimi tra il Tirreno, l’Arno e il Tevere, con due piccoli affluenti, Rassina e Sigerna che indicano la porta dell’Etruria in località Chiusi della Verna, confermando che il nome Chiusi sia legato alla porta dell’Etruria alla divinità bifronte Culsan, antesignana della divinità romana Giano. Il decumano massimo si sposta verso nord e passa ad est per Perugia e ad ovest per la località di S. Vincenzo. Questa espansione potrebbe aver dato adito alla fondazione di Perugia o, se vogliamo essere coerenti col Ciatti, la sua rifondazione da parte degli Etruschi. 66 una città per nome Ostia (Spina). Il resto passò nell’Umbria contigua agli aborigeni (Etruschi); presero prima agli Umbri vari luoghi ma incontrati da essi con grande esercito, si rifugiarono dagli aborigeni loro affini e furono ricevuti per soci nella guerra contro i Siculi. Gli aborigeni diedero ai ritornati Pelasgi una parte del loro terreno. Poi assaltarono gli Umbri e presero Crotone (chiamata espressamente Cortona in altre citazioni) e se ne servirono per piazza d’armi contro i medesimi Umbri, poichè era ben fortificata e aveva una campagna ricca e fertile. Occuparono altri luoghi e sempre con gli aborigeni fecero aspra guerra ai Siculi fino a cacciarli dai loro luoghi, che poi tennero indivisi con gli aborigeni, ricongiungendosi in un popolo solo come era in antico”. Con il ritorno dei Pelasgi in Italia avviene quindi l’ampliamento ad est dell’Etruria (fig. 49). Il Guarnacci ci dimostra in modo eloquente e circostanziato che i Pelasgi Tirreni altri non erano che uno dei popoli della civiltà etrusca. Plinio (L.3, C.14) riferisce che i Toscani tolsero agli Umbri 300 città. Gli storici ci informano che il ritorno dei Pelasgi in Italia coincise con una guerra di conquista nei confronti degli Umbri e di liberazione nei confronti dei Siculi, ma non è detto che sia andata proprio così: non dimentichiamo che siamo in un periodo, dal 1350 al 1150 a.C., in cui tutta l’Italia era un insieme di stati federati col popolo etrusco, per cui il passaggio di territori da uno stato all’altro può essere accaduto anche con accordi pacifici. E’ questo il periodo in cui l’Etruria, secondo riferimenti storici che contraddicono il Ciatti, avrebbe subito altre influenze ed ingerenze esterne: i Lidi intorno al 1250 a.C. che avrebbero fondato in Italia molte colonie, e avrebbero anche ampliato Perugia; ultima ingerenza è quella di Enea, le cui gesta sono state immortalate da Virgilio: reduce dalla guerra di Troia, caduta intorno al 1200 a.C., Enea incontra Tarconte 400 anni prima della nascita di Roma, pertanto intorno al 1153 a.C. Tarconte è il re dell’Etruria al tempo del quale sarebbero avvenuti gli ampliamenti dell’Etruria e di Perugia (rif. Demster e Ciatti). A Tarconte, che secondo le fonti era il figlio (o fratello) di Tirreno, si attribuisce di aver fondato le 12 città dell’Etruria; per altre fonti avrebbe fondato Tarquinia, Cortona, Pisa e Mantova, nonchè la dodecapoli etrusca della Padania. Se Tarconte fosse lidio, o pelasgo, o etrusco ha poca importanza, in quanto sappiamo che l’organizzazione etrusca ha riunito attraverso la sua federazione molti popoli, tra i quali poteva annoverarsi anche la colonia di Lidi, che si era insinuata in territorio umbro a nord-est dell’Etruria. Del resto i Pelasgi, come abbiamo ampliamente scritto, non erano altro che dei popoli etruschi che si erano avventurati verso est in Grecia, fondando addirittura Atene, ed erano tornati in Italia dopo essere stati scacciati dalla Grecia. Nell’Eneide Virgilio mostra la sua adesione alla tesi che la cultura italica discenda da quella greca, più consona alla celebrazione della magnificenza della Roma imperiale; è per questo che, per lui, Tarconte è un lidio che è “capo provvisorio” della flotta e dell’esercito etrusco alleato con Enea, e l’ispiratore degli episodi di valore in cui intervengono gli Etruschi nella lotta contro i Rutuli o le truppe di Mezenzio. Tarconte, come scrive Mauro Cristofani nel “Dizionario illustrato della lingua etrusca” è “un eroe che può collegarsi tanto alla dinastia etrusca (Tarconte è colui che viene da Tarquinia) che alla presenza della colonia lidia”; la potenza acquisita in Italia da Tarquinia in questo periodo legittima l’ipotesi del Demster che Tarconte sia effettivamente un re etrusco, al quale si deve l’ampliamento della fondazione etrusca. “A Tarconte, prosegue Cristofani, le fonti attribuiscono anche una funzione particolare nell’ambito della disciplina etrusca perchè egli 67 avrebbe raccolto da Tagete gli insegnamenti relativi alla divinazione (rif. Giovanni Lido; in Cicerone e in Ovidio il personaggio è anonimo): Tarconte avrebbe trasmesso l’etrusca disciplina a tutto il popolo etrusco. Nello specchio divinatorio rinvenuto a Tuscania (fig. 20), Tarconte sarebbe raffigurato come un aruspice (aule Tarchunus) che assiste il giovanetto Pava Tarches (Tagete) in atto di consultare le viscere di una pecora. Il collegamento di Tarquinia con l’aruspicina si riscontra nel “trono di Claudio” rinvenuto a Cerveteri, in cui Tarquinia è rappresentata da un personaggio togato in atto di sacrificare”. E’ comunque con Tirreno e Tarconte che il sistema federale etrusco si consolida, si perfeziona lo studio del cielo giungendo alla conoscenza dello zodiaco rappresentati nella parte periferica del fegato aruspicino e si consolida la teoria del principio di corrispondenza. Poichè sappiamo che dal 1350 a.C. al 1150 a.C. tutta l’Italia era diventata etrusca, in quanto Cassiopea in questo periodo si è trovata allo zenit di tutto il territorio italiano (ab Alpibus ad fretrum Siculum come ci informa Tito Livio), in questo periodo i microcosmi della nuova cultura sono così tanti da coinvolgere tutto il territorio italiano. La spinta data dal ritorno dei Pelasgi in Italia, che ampia i territori dell’Etruria verso est si incontra con gli altri microcosmi che sono nati sponataneamente sulla spinta della nuova cultura che sale da sud verso nord e sono simili a quello etrusco: unioni di tante tribù sotto lo stesso cielo ovvero sotto lo stesso tetto. Uno dei microcosmi più vicino è quello degli Umbri che gli Etruschi hanno spinto ad est del Tevere e che aveva acquisito una configurazione propria di stato tale da potersi organizzare per evitare ingerenze esterne. Ma sia gli Etruschi che gli Umbri non avevano ancora strutture militari così organizzate da invadere i territori gli uni degli altri nè una siffatta ipotesi aveva alcun senso: non c’erano ancora bottini da fare nè era ancora in uso tramutare i prigionieri in schiavi, eppure le scaramucce erano frequenti, per problemi quasi sempre di confine, legati ad effetti locali e non a politiche espansionistiche. Quando la “nuova cultura” ha investito i territori di tutta l’Italia si sono intensificati fra essi i rapporti di scambio economico e culturale che hanno indebolito i limiti di confine. In questo periodo viene perfezionato il principio di corrispondenza del popolo etrusco, che è stato dimostrato nell’anno 2009 ed è stato così enunciato: “il macrocosmo celeste, costituito da una pars pòstica ed una pars àntica poste rispettivamente nella volta celeste a nord e a sud del punto nel quale ci troviamo, è in continua interazione con il macrocosmo Terra, e la loro congiunzione avviene una volta al giorno, quando la Via Lattea, il decumano del cielo, si allinea con l’asse estovest della terra: è questo il momento sacro nel quale può avvenire la consacrazione di un matrimonio o di un battesimo, di un tempio o della semplice recinzione di un campo, di una città o di un’intera regione. Tutti gli organismi della terra sono anch’essi dei microcosmi, caratterizzati da una pars pòstica e da una pars àntica ed hanno un rapporto di similitudine con il cosmo celeste, che diventa di corrispondenza quando sono ugualmente orientati.” La città, i templi e lo stesso territorio dell’Etruria erano progettati come microcosmo e pertanto presentano corrispondenze e similitudini con il cielo, raffigurato nel fegato aruspicino di bronzo rinvenuto a Picenza nel 1877. Di questo principio già al tempo di Cicerone non esisteva più traccia, ma solo gli aspetti deleteri e un suo uso volto alla previsione del futuro, e quindi utilizzato a semplici fini utilitaristici dell’uomo. 68 B5. Dal 1200 a.C. al 1100 a.C.; dall’uscita a nord di Catha, la stella situata al centro di Cassiopea, all’uscita a nord della terza di Cassiopea (Ruchbach), La fondazione di Perugia e la corrispondenza dell’urbanistica con il cielo. E’ forse questo il periodo della canonizzazione della scienza etrusca. In questo periodo viene fondata la città di Perugia. La fondazione o rifondazione di Perugia va pensata come un ampliamento piuttosto che una demolizione e ricostruzione, ampliamento realizzato su canoni moderni che la nuova teoria di Tagete e Vegoia aveva ormai definito. L’ampliamento a nord e ad est dell’Etruria avevano cambiato la morfologia dello stato, e si era determinato un nuovo decumano massimo, il decumano massimo della parte pòstica che passava per Perugia. Perugia diventa la città rappresentata a nord-est del fegato aruspicino, e pertanto doveva essere dedicata a Culsan. Questo ha comportato uno sconvolgimento nell’assetto etrusco, perchè a Perugia viene assegnato il ruolo che aveva Chiusi, la città di confine situata a nord-est prima dell’ampliamento ad est. La nuova porta dell’Etruria si sposta vicino alle sorgenti dell’Arno e del Tevere, in una località che seguita a portare il nome di Chiusi (Chiusi della Verna), il punto da cui partono l’affluente dell’Arno e quello del Tevere. Alla fine di questo periodo si verifica l’uscita della seconda stella di Cassiopea al nord dell’Etruria; Catha, l’amazzone alla guida di quattro cavalli esce dal cielo dell’Etruria ma le altre di Cassiopea sono ancora presenti nel territorio, insieme alla Via Lattea. Gli Etruschi sono all’apice della loro civiltà anche se ancora siamo solo all’inizio dell’età del bronzo. Nel 1196 a.C. a Mezenzio succede Tarconte III, detto Marco Mesenzio (Virgilio, L. 8-10). In questo periodo la lega etrusca inizia a mescolarsi con la latina. E’ probabilmente lui a diffondere l’etrusca disciplina di Tagete e di Vegoia. Nel 1177 a.C. Ocno succede a Tarconte III e da inizio alle 12 città dell’Insubria (nel nord Fig.50. Cielo del 1200 a.C. a 43°45’ latitudine nord: Catha, la centrale di Cassiopea, esce dallo zenit dell’Etruria. 69 dell’Italia) a capo delle quali pose Mantova (rif. Virgilio, Ecl. 9, En. 10). Anche questo dato conferma le ipotesi al par. V1e16: Cassiopea è estesa su tutto il territorio italiano, finchè nel 1150 a.C. l’ultima stella di Cassiopea, Shedar, inizia a salire a nord della Calabria. Ad Ocno succede nel 1161 a.C. Pipino, a Pipino succede Nicio, lucumone di Fiesole; se questo dato riportato dal Ciatti corrispondesse alla realtà significherebbe che la zona di Fiesole, a nord dell’Arno, abbia fatto parte dello stato etrusco. Fig. 51. Cielo del 1100 a.C. a 43°45’ latitudine nord: Ruchbach, la terza stella di Cassiopea, esce dal cielo dell’Etruria. La fondazione di Perugia La città di Perugia è stata portata alla ribalta dagli scavi effettuati dal 1986 al 2000 nell’acropoli rinvenuta sotto la Cattedrale di S. Lorenzo, che hanno messo in evidenza la sua urbanistica cosmologica etrusca. Gli scavi hanno riportato alla luce il santuario della città etrusca che rivela, infatti, un’urbanistica completamente diversa da quella romana, alla quale invece avevano fatto riferimento finora gli studiosi. Il santuario ha una forma pressochè rettangolare all’interno del quale si trova un pozzo (che in realtà è una cisterna) situato nell’angolo nord-est, che alimenta una fontana, un tempio posto a sud-ovest, una rampa interna per superare il dislivello fra la zona del pozzo e quella del tempio, ed una rampa esterna per raggiungere la quota del pozzo da quella inferiore della fontana; il dislivello fra la quota di calpestio più bassa della fontana e la quota del tempio situata nel punto più in alto, è di circa 15 metri. Al di sotto del santuario è ubicata una strada etrusca che segue a distanza di circa 20/30 metri le mura etrusche della città, denunciando una viabilità circolare, come nella città medioevale, e non ortogonale come nelle città romane. 70 Fig. 52. Pianta della città di Perugia con i tre decumani e il santuario con reticolo che presenta nello spigolo di nordovest il pozzo sacro, posto a metà del decumano massimo nel punto di intersezione con cardo La posizione della strada rimanda all’urbanistica della città. La città ha una forma singolare che richiama quella di un busto umano, senza testa, nè braccia, nè gambe, con una prominenza posta a sud-ovest per realizzare una porzione che, rovesciata, mostra la forma della testa del grifo, l’animale protettore della città. Unendo la parte più rientrante a nord con la parte più prominente a sud si ottiene un asse perfettamente coincidente con l’asse nord-sud, il cardo, che coincide con il cardo massimo, mentre unendo le parti più rientranti ad est e ad ovest, nel punto più stretto, otteniamo il decumano dividente, un asse perpendicolare al cardo, che separa la parte pòstica dalla parte àntica. Fin qui tutto abbastanza normale anche se insolito, ma se prendiamo andiamo nella parte pòstica e uniamo il punto più prominente ad est con quello più prominente ad ovest otteniamo un altro decumano, anch’esso perpendicolare al cardo che si incontra nel punto di mezzo con il cardo, proprio nell’asse del pozzo sacro. Sembra incredibile ma è vero. 71 N E W I S A S B Z L E F C H D G Fig. 53. Pianta della Cattedrale sulla quale sono riportati i ritrovamenti etruschi: in rosso il santuario; in giallo la strada della città etrusca (S). In corrispondenza di A vediamo il pozzo sacro del santuario. Se prendiamo in considerazione l’altro decumano massimo, quello della parte àntica, ci accorgiamo che esso incontra il cardo proprio nel punto dove il rilievo dell’architetto Sangallo del 1540 aveva riscontrato la presenza della chiesa probabilmente più antica di Perugia, la pieve costantiniana residenza del vescovo Ercolano, il santo trucidato dai Goti nel VI sec. d.C. Ma quello che ancora sembra più incredibile è che se uniamo il punto P dove si trova questa chiesa con gli estremi A’ e B’ in cui il decumano massimo della parte àntica incontra le mura, otteniamo un angolo di 43°6’ che è esattamente la latitudine di Perugia, cioè l’angolo tra l’orizzonte e il polo celeste (fig. 62 e fig. 63). Tutto questo non può che dirci una sola cosa: P’ è il punto di fondazione, il punto dal quale l’aruspice ha puntato il lituo, verso il polo celeste. Il lituo è lo strumento degli aruspici etruschi ancora utilizzato perchè tramandato dagli Etruschi, dai nostri vescovi attuali; con questo atto l’aruspice ha delineato i 4 punti più importanti della città, P’’ che è il punto sacro di fondazione, O che è la proiezione del polo celeste sulla terra di Perugia, dove è stato scavato il pozzo sacro che alimenta la fontana sacra del santuario, A ed E i due estremi dove passano le mura della città. Perugia ci insegna che la fondazione di una città di cui ci parla Tito Livio riguardo agli inizi della storia di Roma si ferma con l’augure rivolto verso nord, così come di fa comprendere Onmero, e così anche Platone e Aristofane, e non verso sud, e ci fa comprendere che lo strumento utilizzato per traguardare contemporaneamente il polo celeste e i due punti non può che essere il lituo. 72 II3m La progettazione della città con il lituo e lo gnomone: il rito di fondazione b) a) c) Fig. 54. Cippo del VI sec. a.C. rinvenuto a Firenze nella chiesa di S. Tommaso che mostra l’aruspice in fase di utilizzo del lituo. Schema dell’utilizzo con a) collimazione del polo celeste; b) schema con il lituo ruotato di 90°; c) costruzione geometrica che mostra l’utilizzo del lituo per collimare il polo celeste e determinare la posizione sul piano orizzontale del decumanus maximus. V= arco di volta celeste passante per il polo O e di raggio r uguale all’altezza del polo celeste. P=punto di vista, ovvero posizione dell’officiante. Vediamo nella fig. 54 come poteva essere utilizzato il lituo per la fondazione della città. Una volta collimato il polo celeste O, l’operatore senza rimuovere lo strumento, ma ruotandolo di 90°, lo sistema come in fig. 54b. Schematizziamo in fig 54c il rapporto tra l’uomo e lo strumento: osserviamo che collimando i punti A e B, l’operatore è in grado di vedere due punti A’ e B’ del terreno equidistanti dal punto O’ che è la proiezione del polo sul piano dell’orizzonte: essi sono i due punti del decumanus maximus della città da fondare. Verifichiamo questa ipotesi riferendoci alla progettazione della città di Perugia. Riportando sulla pianta di Perugia l’angolo φ=43°6’ tra il cardo e i due punti estremi del decumanus maximus notiamo che il punto di convergenza P si trova in prossimità del decumanus maximus della pars àntica, all’incrocio col cardo. Questo punto, se osserviamo la fig. 55, che riporta il rilievo del 1540 del Sangallo, corrisponde alla posizione della chiesa di S. Silvestro, antica pieve costantiniana residenza del vescovo Ercolano. 73 A” A’ O” O≡ ≡O’ Fig. 55. Particolare della pianta di Perugia del 1851 con la sovrapposizione (in giallo) dei rilievi del 1540 del Sangallo. Si noti come il cardo si incontra con il decumano della parte àntica nel punto O’’ corrispondente alla posizione della chiesa di S. Silvestro, probabilmente costruita sul tempio dell’antica CATHA; in questo luogo si trova ora il Palazzo Donini, residenza della Regione. (rif. Camerieri – Palombaro, Ed. Era Nuova “Progetto e realizzazione della Rocca Paolina di Perugia, ed. 2002). B” B’ α1 A’’ O’’ B’’ A’’’ Fig. 56. Fegato aruspicino nel quale sono stati riportati i due decumani della pars pòstica A’B’ e della pars àntica A’’B’’. Si noti come il decumanus maximus della pars àntica si incontra col cardo in corrispondenza del territorio di CATHA, mentre quello della parte pòstica si incontra col cardo in corrispondenza del polo. CATHA è allo zenit della città, quindi è la zona del cielo che corrisponde al punto in cui si trova l’osservatore: per questo il punto P non può che essere la posizione dalla quale l’aruspice ha iniziato il rito di fondazione P’ B’’’ Fig. 57. α1 =43°9’ angolo corrispondente alla latitudine di Perugia=altezza del polo celeste=O’PB’=O’PA’ PÔ’X=23°27’= α’ PX=O’P ·tg 23°30’= 375 m ·tg 23°30’= 175 m = altezza dell’ipotetico gnomone ipotizzato dal fondatore, O’ è il punto d’ombra dello gnomone al solstizio d’inverno PÔ’’’X= α’’’=79° è il punto dell’ombra dello gnomone PX al solstizio d’estate PÔ°X= α°=46°54’: O° è il punto d’ombra dello gnomone PX agli equinozi. PX = gnomone P’= posizione dello gnomone O’=fontana sacra della città = posizione del polo celeste 74 Se osserviamo la fig. 55 notiamo che al centro del decumano massimo della parte àntica si trova CATHA, la costellazione che era allo zenit di Perugia nel periodo della sua fondazione, dunque il tempio etrusco di Catha è diventato il tempio di S. Silvestro, e attualmente le sue fondazioni si trovano al di sotto del palazzo Donini, residenza della Regione. E’ da questo punto, e non può essere che così, che a mezzogiorno di un giorno particolare, con al di sopra della testa la costellazione di Cassiopea, l’etrusca Catha, è iniziato il rito di fondazione: il luogo è ideale, particolarmente favorevole per la sua posizione, nel punto più alto del colle Landone, al centro della parte àntica, da cui è possibile avere un’ampia visuale della città. Il tempio solare Il progetto degli aruspici etruschi è ancora più complesso e affascinante. Lo schema progettuale che abbiamo esposto lega tra di loro i due decumani massimi, ma non spiega la motivazione e lascerebbe pensare che il decumano dividente è stato individuato seguendo l’andamento del terreno; invece tutti e 3 i decumani sono cosmologicamente legati fra loro, attraverso la concezione del tempio solare che ci indica anche il punto dove è stato posizionato lo gnomone che ha definito la posizione del cardo della città. Il tempio solare in un punto si traccia unendo tra di loro quattro punti, all’alba e al tramonto dei due solstizi, cioè dei due momenti in cui il sole è più alto rispetto all’orizzonte (solstizio di estate al 21/6) o più basso (solstizio d’inverno al 21/12). Il tempio solare di Perugia è rappresentato nella fig. 58, determinato col programma Stellarium in Corso Vannucci a Perugia; comparato con la pianta della città (fig. 59) ci fa comprendere che la città è stata effettivamente progettata come un tempio solare, infatti il rapporto tra A’B’ e B’B’’ nel tempio solare è lo stesso di quello rappresentato nella città, per cui il decumano dividente si trova esattamente a metà del tempio solare. Questo ci fa comprendere che il processo di fondazione di Perugia non si è limitato all’atto con il quale l’aruspice con il lituo definisce l’ampiezza del decumano massimo della parte pòstica, ma ha seguito una prassi più complessa che, secondo la nostra ricostruzione, non può che essere la seguente: - scelto il luogo il fondatore si è posizionato al centro del punto più stretto, nella sella tra il colle Landone e il colle del Sole e ha scelto il punto O°, dalla configurazione del terreno, definendo così la posizione del cardo cioè l’allineamento nord-sud. Dopo un anno di osservazione ha tracciato il tempio solare, cioè dal punto O° gli allineamenti a e b diretti verso la nascita e il tramonto del sole ai due solstizi. - Ancora le mura della città non sono state tracciate e l’aruspice con il lituo si sposta a ritroso da O lungo l’asse nord-sud verso sud, collimando il polo celeste. Giunto nel punto P è in grado di abbracciare col lituo tutta la parte pòstica della città e si ferma anche perchè in quel punto la parte àntica della città è più larga. Collimando col lituo il punto di intersezione dell’allineamento a-a’ e b-b’ da i punti A’ e B’ che sono i punti limite del decumano massimo, cioè i punti di intersezione con le mura della città. A questo punto sono intervenuti i gromatici, cioè gli agrimensori armati di groma (lo strumento che consentiva di individuare assi a 90°), di archipendolo (lo strumento che consentiva di definire i piani, l’antenato della nostra livella), di picchetti e di corde per segnare gli 75 - allineamenti nel terreno che hanno consentito di posizionare i picchetti relativi ai punti O’ (a metà di A’B’) e P’ (a metà di A’’’B’’’). Con questa costruzione il punto O’ rappresenta la proiezione del polo celeste sulla costruenda città, dove è stato costruito il pozzo sacro che, alimentato da canali drenanti, è in grado di fornire acqua potabile in tutto l’arco dell’anno. A metà di PO’ è stato determinato un altro punto di fondazione, il punto P° di fig. 57, a cui corrisponde sul decumano massimo il punto B° (a metà del tratto O’B’) dove è stato costruito il pozzo etrusco attualmente visitabile in piazza Piccinino (fig. 58); è probabile che esista un altro pozzo nel punto A° di fig. 57 e sarebbe situato nel palazzo attualmente occupato dall’università di Perugia, Istituto di Archeologia 76 A B/A=1,58 B Fig. 58a. Tempio solare costruito nella città di Perugia, in corso Vannucci, con il programma Stellarium. A nord-est e a nord-ovest il punto di nascita e di tramonto del Sole al 21/06, a sud-est e sudovest il punto di nascita e tramonto al 21/12. Il rapporto desumibile dai grafici B/A è 1,58. B’ A’ a b a’ b’ C O° P’ P D 77 Fig. 58b. Pianta della città di Perugia con riportati il decumano massimo a nord e il decumano dividente la pars pòstica e la pars àntica. Il rapporto tra la larghezza B della città in corrispondenza del decumano massimo e la distanza A/2 fra i due decumani (raddoppiata)è pari a 1,58. Tra l’altro si nota che la distanza fra i due decumani è uguale alla larghezza della città in corrispondenza della dividente.