Sintesi dellTunità R1 - Zanichelli online per la scuola

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unità R1
il confronto economico fra est e ovest
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percorso
Sintesi dell’unità R1
1.1Il confronto tra le economie capitalistica e comunista
La «guerra fredda» fu decisa sul piano economico. L’economia comunista non fu in grado di svilupparsi agli stessi ritmi di quella capitalistica e perciò di sostenere prima la politica espansionistica
fondata sulla forza militare e poi la corsa al riarmo progettata da Reagan. Nel campo comunista lo
sviluppo era quantitativo non qualitativo. L’economia capitalistica subì una battuta d’arresto con la
crisi petrolifera del 1973, ma poi ricominciò a crescere.
1.3 Le difficoltà dell’Unione Sovietica
L’economia dell’URSS non era in grado di rispondere alla sfida, mentre il suo sistema politico mostrava sempre più evidenti segni d’invecchiamento. A Breznev erano succeduti Andropov (nel 1982)
e Černenko (nel 1984), che non erano riusciti a risolvere i grossi problemi economici del paese.
L’URSS, infatti, attraversò un periodo di scarsa produttività agricola, che la costrinse a ricorrere a
importazioni cerealicole dagli Stati Uniti, rese possibili solo dall’aumento del prezzo del petrolio, di
cui era esportatrice. Un deciso tentativo di riformare la società sovietica fu invece compiuto da Michail Gorbačëv, che nel 1985 divenne segretario del Partito comunista. Gorbačëv volle rinnovare le
strutture economiche con il progetto della perestrojka: una ristrutturazione dell’economia che prevedeva la privatizzazione delle piccole imprese e una diversa gestione, in termini di efficienza, di
quelle grandi. Per modificare la struttura politica sovietica Gorbačëv introdusse la glasnost, cioè il
principio della trasparenza nelle decisioni del governo, cercando di gettare le premesse di una democratizzazione del paese. Verso la fine degli anni Ottanta Gorbačëv rinunciò alla politica espansionistica e di riarmo, nel tentativo di migliorare le condizioni di vita dei cittadini sovietici riducendo appunto le spese militari. Ma l’economia sovietica si avviava ormai verso il collasso in quanto il
deficit del bilancio statale aveva raggiunto livelli altissimi.
1.3La fine dell’URSS
Le riforme procedettero lentamente mentre si apriva la questione delle diverse nazionalità che
componevano l’Unione Sovietica. All’inizio del 1990 alcune repubbliche periferiche, come l’Armenia e le repubbliche baltiche (Lituania, Estonia, Lettonia), e poi la stessa Russia, guidata dal nuovo
presidente Boris Eltsin, si avviarono sulla strada dell’indipendenza. Nel 1991 un gruppo di dirigenti
del Partito comunista tentò un colpo di stato, che segnò la disintegrazione dell’Unione Sovietica e la
fine politica di Gorbačëv, accusato da Eltsin di essere troppo debole. Gorbačëv era stato precedentemente indebolito proprio da Eltsin, che aveva decretato la fine del partito unico in Russia.
1.3, 1.4La fine degli altri regimi comunisti europei
Intanto tutto il sistema politico comunista stava crollando. In Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia,
Bulgaria e Romania nascevano, fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, nuovi
governi fondamentalmente democratici. In Romania, il dittatore Nicolae Ceausescu venne destituito grazie a una rivolta armata, che si concluse con un processo e la sua condanna a morte. Negli altri
paesi, in genere, la transizione democratica fu pacifica, soprattutto in Ungheria e Polonia, dove già
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Sintesi
La crisi dell’imperialismo statunitense spinse i dirigenti sovietici a prendere l’iniziativa. Nel 1978 un
partito d’ispirazione marxista, il Khalq, s’impadronì del potere in Afghanistan. Il nuovo governo
comunista procedette a una riforma agraria, all’istruzione di massa e al rafforzamento delle strutture statali. Ma le riforme vennero condotte senza tenere conto della concreta situazione afghana, suscitando perciò un vasto movimento di resistenza, che in parte si ispirava alla fede islamica. Il governo sovietico inviò allora delle truppe a sostegno del governo dell’Afghanistan (1979), commettendo
lo stesso errore degli Stati Uniti nel Vietnam. L’invasione dell’Afghanistan e l’installazione di nuovi
missili nelle basi dell’Europa orientale costituivano una sfida agli Stati Uniti da parte dell’URSS. Il
nuovo presidente americano, Ronald Reagan, reagì duramente prima contrapponendo loro altri
modernissimi missili e poi progettando lo SDI (Iniziativa di difesa strategica), chiamato anche
«guerra stellare», cioè uno scudo difensivo che si sarebbe giovato anche di numerosi satelliti artificiali e che, se realizzato, avrebbe messo l’Unione Sovietica in una posizione di netta inferiorità.
didattica
su misura
1.2La sfida dell’URSS e la risposta degli USA
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unità R2
Stati uniti, europa e italia
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...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . negli anni precedenti erano state avviate delle riforme. La fine del regime comunista nello Stato
cecoslovacco portò, nel 1992, alla separazione pacifica delle due regioni che lo componevano (la
Boemia e la Slovacchia), con la formazione della Repubblica ceca e della Repubblica slovacca. La
crisi del regime comunista della Repubblica democratica tedesca portò alla riunificazione della
Germania.
Nella Repubblica democratica tedesca il governo comunista aveva continuato a negare ogni
apertura politica. Molti giovani emigravano perciò verso Occidente, alla ricerca di benessere e di libertà. Nel 1989 il regime comunista cadde e la Germania si riunificò sotto la guida del democristiano Helmut Kohl, cancelliere della Repubblica federale tedesca dal 1982. Kohl vinse anche le prime
elezioni generali della nuova Germania e rimase al potere fino al 1998, più a lungo di qualsiasi altro
cancelliere.
Negli anni Ottanta la Chiesa esercitò un forte peso politico, grazie a Karol Wojtyla, il pontefice
polacco eletto nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo II. Wojtyla appoggiò Solidarnosc, un movimento sindacale e politico che si opponeva in Polonia al governo comunista, e fu intransigente nella
condanna del marxismo.
1.4, 1.5La Russia e l’Europa dell’est
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Sintesi
Boris Eltsin, divenuto presidente della Russia, lo Stato più forte uscito dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, dovette affrontare il difficilissimo problema della transizione da un’economica comunista, interamente regolata dallo Stato, a un’economia capitalistica. Il malcontento popolare, derivante dalle difficoltà economiche, portò al rafforzamento prima dei nazionalisti e poi dei comunisti.
Nel 1998, in seguito a una gravissima crisi finanziaria, Eltsin fu costretto a formare un governo sostenuto da una maggioranza di cui facevano parte anche i comunisti. Un processo analogo si verificò anche in altri paesi dell’Europa orientale dove, dopo un periodo in cui le destre vinsero le elezioni, gli ex comunisti ritornarono al governo. I partiti comunisti, infatti, si erano rinnovati: avevano
abbandonato l’idea di realizzare il comunismo e miravano a garantire il mantenimento dello stato
sociale, in difesa degli strati più deboli della popolazione. In Russia il successore di Eltsin, Vladimir
Putin, iniziò un’opera di risanamento economico, rivolta anche a inserire pienamente il paese nel
mercato mondiale. Putin inoltre riconquistò la Cecenia, dove era iniziata una rivolta di nazionalisti
e gruppi islamici. Questi però continuarono a combattere attraverso azioni di guerriglia e attentati.
1.4La penisola balcanica
Un’altra zona d’instabilità esisteva nella penisola balcanica. Il crollo del comunismo ebbe effetti
catastrofici sulla Jugoslavia. Alla morte di Tito (nel 1980) le strutture unitarie si erano indebolite e
l’esperimento dell’autogestione economica accentuò le differenze tra le parti che componevano la
federazione jugoslava. Esplosero tutte le tensioni, etniche e religiose, fino ad allora soffocate ma
non spente. La Slovenia nel 1991 chiese per prima l’indipendenza, seguita dalla Croazia, dalla Macedonia e, nel 1992, anche dalla Bosnia-Erzegovina. La presenza di forti minoranze serbe in Croazia
e in Bosnia provocò guerre prima tra croati e serbi e poi, in Bosnia, tra serbi e musulmani. Queste
guerre furono inoltre caratterizzate dalle «pulizie etniche», che miravano all’espulsione o all’eliminazione delle minoranze dai nuovi Stati. Nel 1998 i kosovari di origine albanese diedero inizio in
Kosovo a una guerriglia antiserba. Ma il presidente della Serbia, Slobodan Milosevic, tentò nel 1999
di attuare la «pulizia etnica» in questa regione, provocando l’intervento della NATO a favore dei
kosovari.
Sintesi dell’unità R2
2.1 Gli Stati Uniti
La politica economica attuata da Reagan negli Stati Uniti fu di deregulation, cioè di riduzione
dell’intervento statale e di contrazione del welfare state. Questa linea politica (chiamata reagano‑
mics) accentuava le differenze tra ricchi e poveri, ma faceva crescere il prodotto interno lordo. Rea-
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unità R2
Stati uniti, europa e italia
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...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . gan perciò conservò la sua popolarità, anche per il deciso atteggiamento che assunse in politica
estera, contro i paesi arabi di tendenze più radicali e in Nicaragua. Alla fine del suo mandato gli
succedette un altro repubblicano, George Bush, che continuò a perseguire la stessa linea di politica
economica. Questa non fu sostanzialmente modificata nemmeno da Bill Clinton, che gli succedette
nel 1992: pur appartenendo al Partito democratico, Clinton diede inizio a un ridimensionamento del
welfare state. Gli Stati Uniti attraversarono un periodo di forte sviluppo economico durante la presidenza di Clinton, che vinse perciò anche le elezioni del 1996. Quelle del 2000 furono vinte per pochissimi voti dal repubblicano George Bush junior, il quale si era detto favorevole al progetto di
costruzione dello scudo spaziale («guerre stellari»), mentre era decisamente contrario alla politica
ambientalistica.
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percorso
2.3 Gran Bretagna, Francia e Germania
In Gran Bretagna la Thatcher aveva imposto una tassa comunale sulle abitazioni (poll tax), colpendo gli strati più poveri della popolazione e questo fece sì che il suo prestigio diminuisse rapidamente. Nel 1990, infatti, fu costretta a dare le dimissioni dalla carica di primo ministro e i laburisti riuscirono a tornare al governo nel 1997, con Tony Blair, che diede al partito una connotazione meno socialista, più aperta al liberismo economico. In Francia destra e sinistra si alternarono al potere. Le
sinistre vinsero nel 1981 le elezioni presidenziali con François Mitterrand, ma persero quelle politiche nel 1986. Le destre poi vinsero anche le elezioni presidenziali nel 1995 con Jacques Chirac e
successivamente, nel 2007, con Nicolas Sarkozy. Nel 1997 i socialisti vinsero quelle politiche con
Lionel Jospin. In Germania nel 1998 i socialdemocratici di Gerhard Schröder vinsero le elezioni e
ottennero una nuova vittoria nel 2002, anche se molti voti si spostarono verso il Partito dei verdi.
Nel 2005, dopo la vittoria elettorale della CDU, fu formato un governo di coalizione con i socialdemocratici, guidato da Angela Merkel.
2.4 La crisi italiana
Il forte e rapido aumento del debito pubblico rendeva incerta la situazione economica e introduceva elementi di crisi in quella politica. Negli anni Novanta un gruppo di magistrati portò alla luce il
meccanismo di tangenti e di corruzione (Tangentopoli) su cui si era fondato il finanziamento dei
partiti. Le inchieste misero in crisi il sistema dei partiti, ma investirono soprattutto il PSI: i dirigenti
del partito e il segretario, Bettino Craxi, vennero messi sotto accusa.
Nel 1991 Achille Occhetto, segretario del PCI, promosse la trasformazione del partito in PDS
(Partito democratico della sinistra), ispirandosi a nuovi princìpi democratici. Una parte degli iscritti
e dei dirigenti si separò, dando vita a un nuovo partito, Rifondazione comunista, che rimase fedele
all’idea della trasformazione comunista della società.
Al centro la DC si divise, nel 1992, in tre partiti: il più importante era il PPI (Partito popolare
italiano), seguito dal CCD (Centro cristiano democratico) e dal CDU (Cristiani democratici uniti).
Nasceva inoltre un nuovo movimento di centro-destra, Forza Italia, mentre a destra il Movimento
sociale italiano, guidato da Gianfranco Fini, si trasformava in Alleanza nazionale. Ma la maggiore
novità nella vita politica italiana era costituita dall’affermazione della Lega nord, guidata da Umberto Bossi, che chiedeva il federalismo.
Negli anni Ottanta il problema della criminalità organizzata si aggravò: la mafia, infatti, passò
all’attacco diretto contro i rappresentanti dello Stato. Nel 1982 venne ucciso il generale Carlo AlIdee per insegnare la storia con
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Sintesi
La necessità dell’Europa di competere con i colossi economici statunitense e giapponese accelerò il
processo di unificazione delle sue nazioni. Nel 1991 i rappresentanti dei paesi europei si incontrarono a Maastricht, dove stabilirono i parametri economici (tasso d’inflazione, livello del debito pubblico) ai quali i singoli Stati dovevano attenersi per entrare in questo grande mercato unico.
Nel 1995 ebbero attuazione gli accordi di Schengen, che prevedevano l’abolizione delle frontiere
interne dell’Europa occidentale. Il processo di costruzione dell’Europa, proponendo come traguardo un’identità europea, metteva in crisi le identità nazionali dei paesi più deboli, accrescendo, al
contrario, la forza d’attrazione esercitata dalla Germania. Le resistenze al processo di unificazione
furono fortissime, ma nel maggio del 1998 fu presa una decisione molto importante: l’introduzione,
al posto delle diverse monete nazionali, di una moneta unica europea, l’euro, che entrò definitivamente in vigore il primo gennaio 2002. All’interno dell’Europa, le singole realtà nazionali, e specialmente la Germania e la Francia, continuavano ad avere un forte peso.
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2.2L’unificazione europea
percorso
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unità R3
le grandi potenze asiatiche
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Classe
...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . berto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, nel 1983 il magistrato Rocco Chinnici. Nel 1992 l’attacco
allo Stato s’inasprì, con l’uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La mafia costituiva ormai un fenomeno nazionale, non più locale, anche se continuava ad avere la sua base in Sicilia. Aveva inoltre iniziato a stringere rapporti con «nuove mafie», sorte in alcuni paesi dell’est in seguito al crollo del comunismo.
2.5 Alternanza al governo dell’Italia e ingresso in Europa
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Sintesi
Le elezioni del marzo 1994 furono vinte dal Polo, formato da Forza Italia, Alleanza nazionale e la
Lega nord, ma il nuovo governo, guidato da Berlusconi, entrò in crisi nel dicembre di quello stesso
anno, per l’uscita della Lega nord dalla maggioranza. Il governo «tecnico» di Lamberto Dini guidò
il paese a nuove elezioni, che si tennero nel 1996 e furono vinte dallo schieramento dell’Ulivo, di
centro-sinistra, che aveva anche l’appoggio di Rifondazione comunista. Nacque così il governo
Prodi, che avviò l’azione di risanamento delle finanze e ottenne un risultato molto importante, con
l’ammissione dell’Italia, nel maggio del 1998, tra i paesi che avrebbero avuto come moneta comune
l’euro. La maggioranza dell’Ulivo, però, comprendeva forze troppo eterogenee e il passaggio all’opposizione di Rifondazione comunista provocò la scissione del partito. La parte che voleva continuare a sostenere il governo, guidata da Armando Cossutta, fondò il partito dei Comunisti italiani.
Prodi, però, non riuscì a ottenere la fiducia e si dimise. Nacque, nell’ottobre del 1998, un nuovo
governo, sotto la guida di Massimo D’Alema, segretario dei Democratici di sinistra (DS), il nuovo
nome del PDS. Le elezioni che si svolsero nel 2001 videro la vittoria del Polo, guidato da Berlusconi con Alleanza nazionale, CCD, CDU e la Lega. Quelle del 2006 segnarono invece la vittoria
dell’Unione, cioè del centro-sinistra, che, guidato da Romano Prodi, governò solo per due anni.
Nell’aprile del 2008 si ritornò di nuovo alle elezioni, che furono vinte dal Popolo delle Libertà,
formato da Forza Italia e Alleanza nazionale e alleato con la Lega nord. Il Partito democratico, che
era nato pochi mesi prima dalla fusione dei DS e della Margherita (partito riformista di orientamento cattolico, che aveva tenuto il suo primo congresso nel 2002) e aveva come segretario Walter
Veltroni, andò all’opposizione, mentre le forze di estrema sinistra non ebbero rappresentanti in
parlamento.
Nel novembre del 2011 Berlusconi si dimise e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
nominò allora un governo che venne definito «tenico» perché era guidato da un economista, Mario
Monti, ed era composto da esperti che non erano espressione dei partiti politici.
Sintesi dell’unità R3
3.1 Il Giappone
In Asia il Giappone era la più forte potenza economica: la sua crescita, iniziata nei primi anni Sessanta, divenne imponente negli anni Ottanta e quando essa, verso il 1990, si arrestò, il Giappone
era diventato il maggior paese creditore del mondo. Anche il benessere aveva raggiunto livelli molto alti, ma solo dopo gli anni Ottanta la popolazione giapponese era riuscita a ottenere aumenti
salariali proporzionali alla crescita economica del paese. Infatti, prima di allora, il Giappone aveva
utilizzato la crescita economica per incrementare il commercio con l’estero e raggiungere un ruolo
di assoluto rilievo nel mercato mondiale. Alla potenza economica non corrispondeva un’analoga
potenza militare. Dopo il bombardamento atomico subìto verso la fine della seconda guerra mondiale, i giapponesi avevano rinunciato ad avere le armi nucleari, ormai indispensabili per affermarsi
sul piano militare tra gli Stati più forti.
3.1La Cina
Un’altra grande potenza asiatica era la Repubblica popolare cinese. La morte di Mao Zedong nel
1976 segnò l’inizio di un nuovo periodo nella storia della nazione. Deng Xiaoping, rappresentante
dell’ala riformatrice del Partito comunista cinese, prese il potere nel 1978 e cominciò un’opera di
demaoizzazione del paese: venne infatti abbandonata la politica interna di Mao e vennero liquidati
gli ultimi residui della «rivoluzione culturale». Deng Xiaoping iniziò un processo di modernizzazio-
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zone a economia mista, che diedero alla Cina un periodo di sviluppo economico e stabilità politica.
La crescita dell’economia diventò impetuosa verso la fine del XX secolo e nel primo decennio del
XXI: la Cina si trasformò in un immenso cantiere, dove le maggiori città, arricchite dei più moderni
edifici, assumevano proporzioni gigantesche e l’industria si metteva in grado di esportare ingentissime quantità di merci a prezzi concorrenziali. Molte zone agricole invece conoscevano ancora la
povertà. Diversamente dal Giappone, la Cina aveva anche un potente esercito, dotato delle armi
più moderne.
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percorso
3.1L’India
L’India è la terza grande potenza asiatica. Come la Cina, deve risolvere i problemi posti da una
forte crescita demografica, ma sembra in grado di superarli e di poter diventare presto uno dei
maggiori paesi industriali del globo. Il governo indiano ha risolto le questioni legate all’incremento
demografico grazie allo sviluppo dell’agricoltura ottenuto con la «rivoluzione verde», cioè con moderni metodi di coltivazione, nonostante l’opposizione di quanti sono legati alle antiche tradizioni.
La cura dedicata all’istruzione ha consentito all’India di contare su un grande numero di tecnici e
di scienziati, in grado non soltanto di fornire i quadri necessari alla crescita dell’industria e di rispondere così ai bisogni della società indiana, ma anche di fare concorrenza sul mercato mondiale
ai paesi economicamente più sviluppati, con l’offerta di servizi a costi inferiori (ciò è reso possibile
dalla globalizzazione e dallo sviluppo di internet).
3.3 La Palestina
Agli inizi del XXI secolo il Medio Oriente costituiva una pericolosa zona di crisi, per la questione
palestinese. L’Egitto, infatti, sostenuto da una vasta coalizione di paesi arabi, attaccò per due volte
lo Stato di Israele (guerra dei Sei giorni nel 1967 e guerra del Kippur nel 1973), ma in entrambe le
circostanze ebbe la peggio e perse anche alcuni territori. Sia tra gli israeliani sia tra i palestinesi
esistevano forze moderate che volevano la pace e forze che, invece, intendevano continuare a lottare. Nel 1964 venne fondata l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), con il compito di rappresentare legittimamente i palestinesi e nel 1969 ne diventò presidente Yasser Arafat.
L’OLP venne subito riconosciuta dai paesi arabi, ma non dagli israeliani, così come Arafat rifiutava
di riconoscere l’esistenza dello Stato di Israele. Nel 1987 l’OLP promosse l’intifada: cioè una serie
di sommosse nei territori occupati da Israele dopo la guerra del Kippur, con lancio di pietre contro
i soldati e i coloni israeliani. Gli estremisti israeliani aspiravano a dare al loro Stato i confini che gli
erano attribuiti dalla Bibbia e quelli palestinesi volevano distruggere lo Stato di Israele. L’ala moderata israeliana era guidata dal laburista Yitzhak Rabin, che nel 1993, grazie alla mediazione degli
Stati Uniti, riuscì ad incontrare Arafat, ponendo le basi per una soluzione pacifica della crisi e per
la nascita di uno Stato palestinese. Ma Rabin nel 1995 venne ucciso e la situazione precipitò nuovamente. Da una parte riprese l’intifada, anche con attacchi armati da parte di gruppi palestinesi
estremisti, dall’altra il governo israeliano rendeva più dura la repressione.
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Sintesi
L’Africa appariva assorbita dalla difficile soluzione dei problemi interni, ma le drammatiche condizioni economiche sembravano far prevedere future esplosioni. La Nigeria, grazie ai suoi giacimenti
di petrolio, era il paese dell’Africa subsahariana che poteva migliorare più facilmente il tenore di
vita della sua popolazione, ma nel paese esistevano tensioni etniche e religiose. Nel Ruanda e nel
Burundi, una volta diventati indipendenti, le rivalità tribali fra tutsi e hutu sfociarono periodicamente in massacri, assumendo l’aspetto del genocidio. In Sudafrica verso gli anni Venti era nato
l’African National Congress (ANC), un partito che rivendicava i diritti dei neri e che nel dopoguerra venne messo fuori legge. Il governo boero aveva adottato una politica di rigida separazione
fra la popolazione bianca e quella nera, costretta a vivere nelle riserve. Venne infatti impedito che
si formasse una borghesia nera, per poter sfruttare il più possibile la manodopera di colore nelle
miniere e nel 1948 la separazione venne irrigidita con l’adozione dell’apartheid. L’ANC minacciò
di passare alla lotta armata e nei sobborghi abitati da lavoratori neri scoppiarono delle sommosse
duramente represse. Il maggiore leader dell’ANC, Nelson Mandela, era in carcere dal 1962. La
condanna internazionale si fece più dura e nel 1989 Botha, a capo del partito nazionalista fu costretto a dimettersi. Mandela venne liberato nel 1990. Nel 1994 le leggi dell’apartheid vennero abolite e si svolsero libere elezioni, vinte dall’ANC: Mandela diventò presidente.
didattica
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3.2Il Sudafrica dall’apartheid allo sviluppo
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unità R3
le grandi potenze asiatiche
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...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3Il Golfo Persico
Nel 1979 scoppiò in Iran una rivoluzione guidata da un movimento islamico, che aveva a capo l’ayatollah Ruhollah Khomeini. Lo scià Reza Pahlavi, amico dell’Occidente, fu costretto ad andare in
esilio, mentre in Iran veniva instaurata una repubblica islamica. Nel 1980 l’Iran dovette combattere
una sanguinosa e lunga guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein. Il conflitto si concluse senza vincitori né vinti. Gli Stati Uniti si schierarono con l’Iraq, per timore dell’integralismo iraniano. Ma nel
1990 Saddam Hussein invase e occupò il Kuwait, minacciando le fonti di approvvigionamento petrolifero del mondo capitalistico. L’intervento armato degli Stati Uniti, appoggiati dai paesi occidentali e col consenso dell’ONU, liberò il Kuwait, ma Saddam Hussein rimase a capo dell’Iraq.
3.3Il terrorismo
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Sintesi
In Afghanistan, dopo il ritiro dei sovietici, si scatenarono lotte interne che si conclusero nel 1996 con
la conquista del potere da parte dei talebani. Questi si definivano studenti di teologia ed erano sostenitori di una visione integralista dell’Islam, duramente ostile all’Occidente. I talebani erano sostenuti dal Pakistan, che appoggiava anche, sul confine orientale, i guerriglieri musulmani che si
battevano nel Kashmir per ottenere l’indipendenza dall’India.
Nel 2001 gli Stati Uniti attaccarono il regime talebano in Afghanistan, che aveva rifiutato di consegnare Osama bin Laden un emiro miliardario, a capo del gruppo terroristico al Qaeda responsabile dell’attacco alle Twin Towers di New York e al Pentagono di Washington. Nonostante la liberazione dell’Afghanistan e il crollo dei talebani, la minaccia del terrorismo rimase viva.
Il 2 maggio 2011 Osama bin Laden fu scovato in un villaggio del Pakistan da un reparto di forze
speciali statunitensi e venne ucciso.
3.3La primavera araba
Nel 2011 iniziò in alcuni paesi arabi dell’Africa del Nord un processo rivoluzionario che in un primo
momento fu definito «primavera araba», ma che nel corso del suo svolgimento assunse caratteri
contraddittori.
Il popolo tunisino fu il primo a muoversi: con una serie di grandi manifestazioni sostanzialmente
pacifiche costrinse il presidente Ben Ali a dimettersi e a lasciare il paese. Quasi contemporaneamente ebbero inizio in Egitto, soprattutto al Cairo, manifestazioni e scontri che portarono alla caduta del regime militare del presidente Mubarak dopo che fu abbandonato dai generali che l’avevano
sempre sostenuto.
Nel corso del 2011 gli avvenimenti più drammatici si svolsero in Libia. Nella Cirenaica, la parte
orientale del paese, dove i movimenti islamici erano stati repressi dal regime di Gheddafi, scoppiò
un’insurrezione che rimase però limitata a quella regione, mentre in Tripolitania e nella capitale
Tripoli Gheddafi continuava a godere di un vasto sostegno popolare. Per impedire che l’esercito di
Gheddafi avesse il sopravvento sui rivoltosi intervennero la Francia e l’Inghilterra, appoggiate successivamente da altre potenze della NATO, tra cui l’Italia. Dopo un conflitto duro e sanguinoso i
ribelli catturarono e uccisero Gheddafi e diedero vita a un nuovo governo.
3.4La «bomba demografica»
Nel 2000 la popolazione mondiale superò i sei miliardi di abitanti. Essa cresceva rapidamente soprattutto nelle regioni meno sviluppate del mondo, mentre cominciava a diminuire in quelle più
ricche. Si parlava perciò di una «bomba demografica», che sarebbe potuta esplodere, quando le risorse dei paesi poveri non sarebbero state più sufficienti ad assicurare la sopravvivenza dei loro
abitanti. La crescita demografica comportò anche un forte incremento dell’urbanizzazione, che
coinvolse sia i paesi ricchi sia quelli poveri. Si vennero infatti a formare grandi centri urbani che non
erano capitali, come Bombay in India e San Paolo in Brasile.
3.4Le grandi migrazioni e l’invecchiamento
La crescita demografica alimentò forti correnti migratorie dall’Asia, dall’Africa e dall’America Latina verso l’Europa e gli Stati Uniti. L’integrazione degli immigrati non era facile, a causa della differenza di tradizioni, abitudini e comportamenti. La questione dell’immigrazione, d’altra parte, non
interessava solo le grandi città europee: anche in quelle asiatiche, sudamericane e africane c’erano
intensi flussi migratori provenienti dalle campagne. Altro grave problema dei paesi occidentali era
costituito dall’invecchiamento della popolazione. Infatti, un elemento positivo come l’allungamen-
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le grandi potenze asiatiche
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Classe
...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . to della vita rendeva più alti i costi dello stato sociale, fino a farli diventare talvolta insostenibili. La
riduzione dei benefici del welfare state europeo gravò soprattutto sugli strati più poveri della popolazione.
R
percorso
3.5 Le difficoltà della globalizzazione
Le manifestazioni più evidenti delle difficoltà dei processi di globalizzazione si ebbero soprattutto
nel campo finanziario. I mercati finanziari, dove avveniva la compravendita dei titoli di stato e delle
azioni, formavano ormai una sola rete: attraverso di essa era possibile spostare i capitali da un paese
all’altro in brevissimo tempo. Dunque lo sviluppo delle singole economie nazionali iniziò a dipendere da questi capitali, che, se si allontanavano, potevano portare alla crisi. Alcune crisi avvenute nei
paesi del sud-est asiatico, in Messico e in Argentina riuscirono ad essere circoscritte. Nei paesi occidentali la crisi colpì, nel 2001, la più importante borsa mondiale: Wall Street. Essa dipese dalle difficili situazioni economiche in cui si trovarono i paesi debitori nei confronti degli USA e che provocarono uno sconvolgimento nel mercato mondiale e dalla gigantesca bolla speculativa che si formò
per l’ottimismo degli investitori, che iniziarono a investire nelle azioni delle aziende legate a internet. Quando l’economia mondiale diede i primi segnali di crisi, la bolla speculativa scoppiò e la
borsa subì una drammatica caduta.
3.5Aspetti positivi e negativi dello sviluppo
Alla fine del XX secolo c’erano motivi di speranze e di preoccupazione: il consumismo era un segno
del crescente benessere, ma provocava un intenso sfruttamento delle risorse esistenti. Il rischio che
si correva era un rapido esaurimento di queste ultime e quello, già attuale, dell’inquinamento del
globo. La diffusione di nuovi mezzi di comunicazione, come internet, annullava le distanze e rendeva più completa l’unificazione del mondo, ma, nello stesso tempo, accresceva le differenze tra le zone ricche e quelle povere, dove il computer era ancora un oggetto di lusso.
3.5L’ecologia e l’ambientalismo
L’ecologia è la scienza che studia le relazioni dei singoli organismi viventi con l’ambiente in cui vivono. L’ambientalismo è un movimento ideologico e politico che chiede uno «sviluppo sostenibile»,
cioè uno sviluppo non illimitato, in modo da non consumare le risorse che dovranno servire alle generazioni future.
Il Rinascimento aprì la strada, sul piano teorico, al dominio dell’uomo sulla natura. Nell’Età moderna gli uomini cominciarono a utilizzare in maniera sistematica le risorse naturali (per esempio, il
carbon fossile). La rivoluzione industriale segnò l’inizio dell’inquinamento dovuto all’attività delle
industrie.
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Sintesi
Il più importante fenomeno dell’ultimo decennio del XX secolo fu la globalizzazione, cioè l’inserimento di un numero crescente di paesi nel mercato mondiale. Nel campo del commercio la globalizzazione portò alla formazione di ampi mercati comuni in Europa e nel Nordamerica e alla nascita di
organismi come il World Trade Organization (WTO, Organizzazione per il commercio mondiale),
che nel 2001 vide l’ingresso della Cina: in questo modo quasi un miliardo e cento milioni di persone
entrarono nel mercato mondiale. In realtà gli spazi economici dove era stata realmente raggiunta
una completa integrazione commerciale erano limitati: i più importanti erano costituiti dal MEC
(Mercato comune europeo) e dal NAFTA (North American Free Trade Agreement), un organismo
che riuniva Stati Uniti, Canada e Messico. La globalizzazione industriale comportò lo spostamento
(delocalizzazione) di alcune produzioni nei paesi in via di sviluppo, dove la manodopera costava
molto meno che in quelli sviluppati. Vennero create per questo scopo delle zone di libero commercio (Free Trade Zones), cioè libere da qualsiasi genere di tassazione. Ma in queste zone si intensificarono i fenomeni di sfruttamento del lavoro minorile e femminile, forti dell’assenza di protezioni legislative.
La globalizzazione agricola fu effettuata da alcune multinazionali, fra le quali svolgeva un ruolo
di primo piano la Monsanto company, la più grande azienda chimica statunitense. Alla fine del XX
secolo la Monsanto era diventata una multinazionale, cioè operava in tutti i continenti, producendo
concimi chimici, semi selezionati e anche semi geneticamente selezionati. Ma le multinazionali incontrarono anche l’opposizione di quanti erano interessati alla difesa delle agricolture locali.
didattica
su misura
3.5La globalizzazione
percorso
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le grandi potenze asiatiche
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Classe
...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Durante l’Ottocento furono poste le basi scientifiche dell’ecologia, che si sviluppò nel corso del
secolo successivo. L’ambientalismo ne raccolse l’eredità, trasformandosi in movimento politico in
grado di influenzare l’opinione pubblica e le scelte dei governi.
Le contraddizioni esistenti tra le esigenze dello sviluppo e quelle di migliori condizioni di vita
non sono facilmente risolvibili.
didattica
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Sintesi
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