Percorso R - Zanichelli online per la scuola

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unità R1
il confronto economico fra est e ovest
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Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . R
percorso
Sintesi dell’unità R1
1.1La sfida dell’URSS e la risposta degli USA
La crisi dell’imperialismo statunitense spinse i dirigenti sovietici a prendere l’iniziativa. Nel 1978 un
partito d’ispirazione marxista, il Khalq, s’impadronì del potere in Afghanistan. Il nuovo governo
comunista procedette a una riforma agraria, all’istruzione di massa e al rafforzamento delle strutture statali. Ma le riforme vennero condotte senza tenere conto della concreta situazione afghana, suscitando perciò un vasto movimento di resistenza, che in parte si ispirava alla fede islamica. Il governo sovietico inviò allora delle truppe a sostegno del governo dell’Afghanistan (1979), commettendo
lo stesso errore degli Stati Uniti nel Vietnam. L’invasione dell’Afghanistan e l’installazione di nuovi
missili nelle basi dell’Europa orientale costituivano una sfida agli Stati Uniti da parte dell’URSS. Il
nuovo presidente americano, Ronald Reagan, reagì duramente prima contrapponendo loro altri
modernissimi missili e poi progettando lo SDI (Iniziativa di difesa strategica), chiamato anche
«guerra stellare», cioè uno scudo difensivo che si sarebbe giovato anche di numerosi satelliti artificiali e che, se realizzato, avrebbe messo l’Unione Sovietica in una posizione di netta inferiorità.
1.3 Le difficoltà dell’Unione Sovietica
L’economia dell’URSS non era in grado di rispondere alla sfida, mentre il suo sistema politico mostrava sempre più evidenti segni d’invecchiamento. A Breznev erano succeduti Andropov (nel 1982)
e Černenko (nel 1984), che non erano riusciti a risolvere i grossi problemi economici del paese.
L’URSS, infatti, attraversò un periodo di scarsa produttività agricola, che la costrinse a ricorrere a
importazioni cerealicole dagli Stati Uniti, rese possibili solo dall’aumento del prezzo del petrolio, di
cui era esportatrice. Un deciso tentativo di riformare la società sovietica fu invece compiuto da Michail Gorbačëv, che nel 1985 divenne segretario del Partito comunista. Gorbačëv volle rinnovare le
strutture economiche con il progetto della perestrojka: una ristrutturazione dell’economia che prevedeva la privatizzazione delle piccole imprese e una diversa gestione, in termini di efficienza, di
quelle grandi. Per modificare la struttura politica sovietica Gorbačëv introdusse la glasnost, cioè il
principio della trasparenza nelle decisioni del governo, cercando di gettare le premesse di una democratizzazione del paese. Verso la fine degli anni Ottanta Gorbačëv rinunciò alla politica espansionistica e di riarmo, nel tentativo di migliorare le condizioni di vita dei cittadini sovietici riducendo appunto le spese militari. Ma l’economia sovietica si avviava ormai verso il collasso in quanto il
deficit del bilancio statale aveva raggiunto livelli altissimi.
1.3La fine dell’URSS
Le riforme procedettero lentamente mentre si apriva la questione delle diverse nazionalità che
componevano l’Unione Sovietica. All’inizio del 1990 alcune repubbliche periferiche, come l’Armenia e le repubbliche baltiche (Lituania, Estonia, Lettonia), e poi la stessa Russia, guidata dal nuovo
presidente Boris Eltsin, si avviarono sulla strada dell’indipendenza. Nel 1991 un gruppo di dirigenti
del Partito comunista tentò un colpo di stato, che segnò la disintegrazione dell’Unione Sovietica e la
fine politica di Gorbačëv, accusato da Eltsin di essere troppo debole. Gorbačëv era stato precedentemente indebolito proprio da Eltsin, che aveva decretato la fine del partito unico in Russia.
1.3, 1.4La fine degli altri regimi comunisti europei
Intanto tutto il sistema politico comunista stava crollando. In Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia,
Bulgaria e Romania nascevano, fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, nuovi
governi fondamentalmente democratici. In Romania, il dittatore Nicolae Ceausescu venne destituito grazie a una rivolta armata, che si concluse con un processo e la sua condanna a morte. Negli altri
paesi, in genere, la transizione democratica fu pacifica, soprattutto in Ungheria e Polonia, dove già
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Sintesi
La «guerra fredda» fu decisa sul piano economico. L’economia comunista non fu in grado di svilupparsi agli stessi ritmi di quella capitalistica e perciò di sostenere prima la politica espansionistica
fondata sulla forza militare e poi la corsa al riarmo progettata da Reagan. Nel campo comunista lo
sviluppo era quantitativo non qualitativo. L’economia capitalistica subì una battuta d’arresto con la
crisi petrolifera del 1973, ma poi ricominciò a crescere.
didattica
su misura
1.2Il confronto tra le economie capitalistica e comunista
percorso
R
unità R2
Stati uniti, europa e italia
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Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . negli anni precedenti erano state avviate delle riforme. La fine del regime comunista nello Stato
cecoslovacco portò, nel 1992, alla separazione pacifica delle due regioni che lo componevano (la
Boemia e la Slovacchia), con la formazione della Repubblica ceca e della Repubblica slovacca. La
crisi del regime comunista della Repubblica democratica tedesca portò alla riunificazione della
Germania.
Nella Repubblica democratica tedesca il governo comunista aveva continuato a negare ogni
apertura politica. Molti giovani emigravano perciò verso Occidente, alla ricerca di benessere e di libertà. Nel 1989 il regime comunista cadde e la Germania si riunificò sotto la guida del democristiano Helmut Kohl, cancelliere della Repubblica federale tedesca dal 1982. Kohl vinse anche le prime
elezioni generali della nuova Germania e rimase al potere fino al 1998, più a lungo di qualsiasi altro
cancelliere.
Negli anni Ottanta la Chiesa esercitò un forte peso politico, grazie a Karol Wojtyla, il pontefice
polacco eletto nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo II. Wojtyla appoggiò Solidarnosc, un movimento sindacale e politico che si opponeva in Polonia al governo comunista, e fu intransigente nella
condanna del marxismo.
1.4, 1.5La Russia e l’Europa dell’est
didattica
su misura
Sintesi
Boris Eltsin, divenuto presidente della Russia, lo Stato più forte uscito dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, dovette affrontare il difficilissimo problema della transizione da un’economica comunista, interamente regolata dallo Stato, a un’economia capitalistica. Il malcontento popolare, derivante dalle difficoltà economiche, portò al rafforzamento prima dei nazionalisti e poi dei comunisti.
Nel 1998, in seguito a una gravissima crisi finanziaria, Eltsin fu costretto a formare un governo sostenuto da una maggioranza di cui facevano parte anche i comunisti. Un processo analogo si verificò anche in altri paesi dell’Europa orientale dove, dopo un periodo in cui le destre vinsero le elezioni, gli ex comunisti ritornarono al governo. I partiti comunisti, infatti, si erano rinnovati: avevano
abbandonato l’idea di realizzare il comunismo e miravano a garantire il mantenimento dello stato
sociale, in difesa degli strati più deboli della popolazione. In Russia il successore di Eltsin, Vladimir
Putin, iniziò un’opera di risanamento economico, rivolta anche a inserire pienamente il paese nel
mercato mondiale. Putin inoltre riconquistò la Cecenia, dove era iniziata una rivolta di nazionalisti
e gruppi islamici. Questi però continuarono a combattere attraverso azioni di guerriglia e attentati.
Sintesi dell’unità R2
2.1 Gli Stati Uniti
La politica economica attuata da Reagan negli Stati Uniti fu di deregulation, cioè di riduzione dell’intervento statale e di contrazione del welfare state. Questa linea politica (chiamata reaganomics) accentuava le differenze tra ricchi e poveri, ma faceva crescere il prodotto interno lordo. Reagan perciò
conservò la sua popolarità, anche per il deciso atteggiamento che assunse in politica estera, contro i
paesi arabi di tendenze più radicali e in Nicaragua. Alla fine del suo mandato gli succedette un altro
repubblicano, George Bush, che continuò a perseguire la stessa linea di politica economica. Questa
non fu sostanzialmente modificata nemmeno da Bill Clinton, che gli succedette nel 1992: pur appartenendo al Partito democratico, Clinton diede inizio a un ridimensionamento del welfare state. Gli
Stati Uniti attraversarono un periodo di forte sviluppo economico durante la presidenza di Clinton,
che vinse perciò anche le elezioni del 1996. Quelle del 2000 furono vinte per pochissimi voti dal repubblicano George Bush junior, il quale si era detto favorevole al progetto di costruzione dello
scudo spaziale («guerre stellari»), mentre era decisamente contrario alla politica ambientalistica.
2.2, 2.3L’unificazione europea
La necessità dell’Europa di competere con i colossi economici statunitense e giapponese accelerò il
processo di unificazione delle sue nazioni. Nel 1991 i rappresentanti dei paesi europei si incontrarono a Maastricht, dove stabilirono i parametri economici (tasso d’inflazione, livello del debito pubblico) ai quali i singoli Stati dovevano attenersi per entrare in questo grande mercato unico.
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Stati uniti, europa e italia
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Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nel 1995 ebbero attuazione gli accordi di Schengen, che prevedevano l’abolizione delle frontiere
interne dell’Europa occidentale. Il processo di costruzione dell’Europa, proponendo come traguardo un’identità europea, metteva in crisi le identità nazionali dei paesi più deboli, accrescendo, al
contrario, la forza d’attrazione esercitata dalla Germania. Le resistenze al processo di unificazione
furono fortissime, ma nel maggio del 1998 fu presa una decisione molto importante: l’introduzione,
al posto delle diverse monete nazionali, di una moneta unica europea, l’euro, che entrò definitivamente in vigore il primo gennaio 2002. All’interno dell’Europa, le singole realtà nazionali, e specialmente la Germania e la Francia, continuavano ad avere un forte peso.
R
percorso
2.4 Gran Bretagna, Francia e Germania
Il forte e rapido aumento del debito pubblico rendeva incerta la situazione economica e introduceva elementi di crisi in quella politica. Negli anni Novanta un gruppo di magistrati portò alla luce il
meccanismo di tangenti e di corruzione (Tangentopoli) su cui si era fondato il finanziamento dei
partiti. Le inchieste misero in crisi il sistema dei partiti, ma investirono soprattutto il PSI: i dirigenti
del partito e il segretario, Bettino Craxi, vennero messi sotto accusa.
Nel 1991 Achille Occhetto, segretario del PCI, promosse la trasformazione del partito in PDS
(Partito democratico della sinistra), ispirandosi a nuovi princìpi democratici. Una parte degli iscritti
e dei dirigenti si separò, dando vita a un nuovo partito, Rifondazione comunista, che rimase fedele
all’idea della trasformazione comunista della società.
Al centro la DC si divise, nel 1992, in tre partiti: il più importante era il PPI (Partito popolare
italiano), seguito dal CCD (Centro cristiano democratico) e dal CDU (Cristiani democratici uniti).
Nasceva inoltre un nuovo movimento di centro-destra, Forza Italia, mentre a destra il Movimento
sociale italiano, guidato da Gianfranco Fini, si trasformava in Alleanza nazionale. Ma la maggiore
novità nella vita politica italiana era costituita dall’affermazione della Lega nord, guidata da Umberto Bossi, che chiedeva il federalismo.
Negli anni Ottanta il problema della criminalità organizzata si aggravò: la mafia, infatti, passò
all’attacco diretto contro i rappresentanti dello Stato. Nel 1982 venne ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, nel 1983 il magistrato Rocco Chinnici. Nel 1992 l’attacco
allo Stato s’inasprì, con l’uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La mafia costituiva ormai un fenomeno nazionale, non più locale, anche se continuava ad avere la sua base in Sicilia. Aveva inoltre iniziato a stringere rapporti con «nuove mafie», sorte in alcuni paesi dell’est in seguito al crollo del comunismo.
2.6 Alternanza al governo dell’Italia e ingresso in Europa
Le elezioni del marzo 1994 furono vinte dal Polo, formato da Forza Italia, Alleanza nazionale e la Lega nord, ma il nuovo governo, guidato da Berlusconi, entrò in crisi nel dicembre di quello stesso anno,
per l’uscita della Lega nord dalla maggioranza. Il governo «tecnico» di Lamberto Dini guidò il paese a
nuove elezioni, che si tennero nel 1996 e furono vinte dallo schieramento dell’Ulivo, di centro-sinistra,
che aveva anche l’appoggio di Rifondazione comunista. Nacque così il governo Prodi, che avviò
l’azione di risanamento delle finanze e ottenne un risultato molto importante, con l’ammissione
dell’Italia, nel maggio del 1998, tra i paesi che avrebbero avuto come moneta comune l’euro. La maggioranza dell’Ulivo, però, comprendeva forze troppo eterogenee e il passaggio all’opposizione di Rifondazione comunista provocò la scissione del partito. La parte che voleva continuare a sostenere il
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Sintesi
2.5 La crisi italiana
didattica
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In Gran Bretagna la Thatcher aveva imposto una tassa comunale sulle abitazioni (poll tax), colpendo gli strati più poveri della popolazione e questo fece sì che il suo prestigio diminuisse rapidamente. Nel 1990, infatti, fu costretta a dare le dimissioni dalla carica di primo ministro e i laburisti riuscirono a tornare al governo nel 1997, con Tony Blair, che diede al partito una connotazione meno socialista, più aperta al liberismo economico. In Francia destra e sinistra si alternarono al potere. Le
sinistre vinsero nel 1981 le elezioni presidenziali con François Mitterrand, ma persero quelle politiche nel 1986. Le destre poi vinsero anche le elezioni presidenziali nel 1995 con Jacques Chirac e
successivamente, nel 2007, con Nicolas Sarkozy. Nel 1997 i socialisti vinsero quelle politiche con
Lionel Jospin. In Germania nel 1998 i socialdemocratici di Gerhard Schröder vinsero le elezioni e
ottennero una nuova vittoria nel 2002, anche se molti voti si spostarono verso il Partito dei verdi.
Nel 2005, dopo la vittoria elettorale della CDU, fu formato un governo di coalizione con i socialdemocratici, guidato da Angela Merkel.
percorso
R
unità R3
le grandi potenze asiatiche
nome .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . governo, guidata da Armando Cossutta, fondò il partito dei Comunisti italiani. Prodi, però, non riuscì
a ottenere la fiducia e si dimise. Nacque, nell’ottobre del 1998, un nuovo governo, sotto la guida di
Massimo D’Alema, segretario dei Democratici di sinistra (DS), il nuovo nome del PDS. Le elezioni
che si svolsero nel 2001 videro la vittoria del Polo, guidato da Berlusconi con Alleanza nazionale,
CCD, CDU e la Lega. Quelle del 2006 segnarono invece la vittoria dell’Unione, cioè del centro-sinistra, che, guidato da Romano Prodi, governò solo per due anni. Nell’aprile del 2008 si ritornò di nuovo
alle elezioni, che furono vinte dal Popolo delle Libertà, formato da Forza Italia e Alleanza nazionale e
alleato con la Lega nord. Il Partito democratico, che era nato pochi mesi prima dalla fusione dei DS e
della Margherita (partito riformista di orientamento cattolico, che aveva tenuto il suo primo congresso nel 2002) e aveva come segretario Walter Veltroni, andò all’opposizione, mentre le forze di estrema
sinistra non ebbero rappresentanti in parlamento.
Sintesi dell’unità R3
didattica
su misura
Sintesi
3.1 Il Giappone
In Asia il Giappone era la più forte potenza economica: la sua crescita, iniziata nei primi anni Sessanta, divenne imponente negli anni Ottanta e quando essa, verso il 1990, si arrestò, il Giappone era
diventato il maggior paese creditore del mondo. Anche il benessere aveva raggiunto livelli molto
alti, ma solo dopo gli anni Ottanta la popolazione giapponese era riuscita a ottenere aumenti salariali proporzionali alla crescita economica del paese. Infatti, prima di allora, il Giappone aveva utilizzato la crescita economica per incrementare il commercio con l’estero e raggiungere un ruolo di
assoluto rilievo nel mercato mondiale. Alla potenza economica non corrispondeva un’analoga potenza militare. Dopo il bombardamento atomico subìto verso la fine della seconda guerra mondiale,
i giapponesi avevano rinunciato ad avere le armi nucleari, ormai indispensabili per affermarsi sul
piano militare tra gli Stati più forti.
3.2La Cina
Un’altra grande potenza asiatica era la Repubblica popolare cinese. La morte di Mao Zedong nel
1976 segnò l’inizio di un nuovo periodo nella storia della nazione. Deng Xiaoping, rappresentante
dell’ala riformatrice del Partito comunista cinese, prese il potere nel 1978 e cominciò un’opera di
demaoizzazione del paese: venne infatti abbandonata la politica interna di Mao e vennero liquidati
gli ultimi residui della «rivoluzione culturale». Deng Xiaoping iniziò un processo di modernizzazione
del paese, attraverso riforme economiche, come la decollettivizzazione delle terre e la nascita di zone
a economia mista, che diedero alla Cina un periodo di sviluppo economico e stabilità politica. La
crescita dell’economia diventò impetuosa verso la fine del XX secolo e nel primo decennio del XXI:
la Cina si trasformò in un immenso cantiere, dove le maggiori città, arricchite dei più moderni edifici,
assumevano proporzioni gigantesche e l’industria si metteva in grado di esportare ingentissime quantità di merci a prezzi concorrenziali. Molte zone agricole invece conoscevano ancora la povertà. Diversamente dal Giappone, la Cina aveva anche un potente esercito, dotato delle armi più moderne.
3.3L’India
L’India è la terza grande potenza asiatica. Come la Cina, deve risolvere i problemi posti da una forte
crescita demografica, ma sembra in grado di superarli e di poter diventare presto uno dei maggiori
paesi industriali del globo. Il governo indiano ha risolto le questioni legate all’incremento demografico grazie allo sviluppo dell’agricoltura ottenuto con la «rivoluzione verde», cioè con moderni metodi di coltivazione, nonostante l’opposizione di quanti sono legati alle antiche tradizioni. La cura
dedicata all’istruzione ha consentito all’India di contare su un grande numero di tecnici e di scienziati, in grado non soltanto di fornire i quadri necessari alla crescita dell’industria e di rispondere
così ai bisogni della società indiana, ma anche di fare concorrenza sul mercato mondiale ai paesi
economicamente più sviluppati, con l’offerta di servizi a costi inferiori (ciò è reso possibile dalla
globalizzazione e dallo sviluppo di internet).
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