Giuseppe Cucè, con Luigi Tenco e la Sicilia nel cuore

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SABATO 11 SETTEMBRE 2010
EDITOR IN CHIEF
Salvatore
Esposito
Giornalista e
collaboratore di
importanti riviste
musicali come JAM,
FolkBulletin e Musica & Parole,
nonchè dell'autorevole sito www.ilpopolodelblues.com,
diretto da Ernesto De Pascale.
Nel 2003 ha dato vita al sito
www.rockinfreeworld.135.it
dedicato a Crosby, Stills, Nash &
Young, di cui è direttore, nonchè realizzatore della più recente versione blog
http://csnyrockinfreeworld.blo
gspot.com/. Ha curato per
Editori Riuniti i volumi Bob
Dylan (in collaborazione con
Michele Murino) e Crosby, Stills
& Nash (insieme a Stefano
Frollano), entrambi editi per la
collana Legends. Sempre per
Editori Riuniti ha collaborato
alla scrittura del
volume "Francesco De Gregori:
Dell’amore e di altre canzoni" di
Giommaria Monti, curando la
parte relativa ai dischi dal vivo e
alle rarità. Attualmente sta completando una dettagliata
discografia illustrata di Bob
Dylan, di prossima uscita per un
importante editore italiano. Dal
2007 è nelle giurie del prestigioso Premio Nazionale
Città di Loano, per la musica popolare italiana e del Premio
Viarengo.
Giuseppe Cucè, con Luigi Tenco e la Sicilia nel cuore
Etichette: Italian Songwriters
Proprio mentre sulla scena musicale
italiana imperversano i vincitori di
questo o quel reality a sfondo
musicale, sta prendendo corpo una
n u o v a generazione di cantautori
talento. Uno di questi è certamente Giuseppe Cucè, siciliano d.o.c con la passione per Tenco e più in generale per la poesia in canzone, lo abbiamo
intervistato in occasione dell’uscita del
suo disco di debutto.
Partiamo da lontano. Com'è nasce Giuseppe Cucè come cantautore?
Ho iniziato da piccolo ad ascoltare i cantautori come Tenco, Modugno, Lauzzi, Paoli, attraverso mio
padre, che all’epoca suonava la chitarra e cantava in una band. La musica ha sempre fatto parte della
mia vita; successivamente ho frequentato diversi corsi di canto come il Voicecraft e lezioni di chitarra.
Direi un percorso semplice e forse banale, ma è difficile spiegare che per diverso tempo la passione per la musica implodeva ed ero inconsapevole. Un giorno è esplosa e da allora non riesco a smettere nonostante le difficoltà. Ho iniziato a scrivere tutto ciò che succedeva intorno a me, filtrandolo attraverso le mie sensazioni e la mia sensibilità. Sono sempre stato molto riflessivo e ciò mi ha permesso di affinare il gusto verso la bellezza che non si vede e di filosofeggiare.
Visualizza il mio profilo
completo
Nella tua carriera artistica più recente ha avuto un peso determinante il progetto Oltre
Le Nuvole, dedicato a Luigi Tenco. Puoi raccontarci questa esperienza?
Oltre le nuvole, Luigi Tenco tribute, è stata certamente la prima delle esperienze importanti della mia vita. Un vero e proprio banco di prova, dove il confronto con un grande cantautore del passato, il
confronto con me stesso e con gli altri ha fatto si che potessero emergere qualità e difetti della mia passione, della mia arte, una vera e propria crescita personale e professionale. Ripercorrere e
raccontare la vita di un grande del passato non è facile, ma allo stesso tempo è entusiasmante. Tutta la fase preparatoria è estremamente interessante, la ricerca e la scoperta di suoni e parole, che prima non avevi mai attenzionato! E’ come innamorarsi per la prima volta di qualcuno, senza esserne
consapevole. Liberarsi dal pregiudizio e da ciò che apparentemente sembra una verità comune e scoprire invece un uomo pieno di fragilità e soprattutto disadattato nei confronti della società che lo circondava. Oltre Le Nuvole vuole solo raccontare la vita di Tenco e sicuramente non la morte. Vuole
distaccarsi dai fatti di cronaca che hanno sempre circondato e raccontato questo grande artista. Vuole
semplicemente celebrarne la vita!
DISCO DEL MESE
Venendo a Luigi Tenco, mi piacerebbe che ci spiegassi quanto ha influenzato il tuo modo
di fare canzone?
Luigi Tenco ha certamente cambiato il mio modo di vedere e raccontare la musica. Il mio modo di
sentire e di esprimermi in qualche modo somiglia per emotività e sensibilità a quello di Luigi Tenco. Questo sicuramente senza la presunzione di paragonarmi a lui. Leggendo diverse biografie e
approfondendo tutta la storia e la discografia di questo grande cantautore del passato, ho potuto
conoscere l'aspetto umano e fragile dell'uomo e proprio in questo mi sono sentito molto vicino a lui.
La semplicità di Tenco nell'esprimere grandi significati!
Antonio Castrignanò – Mara La
Fatìa (Felmay)
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Puoi parlarci della genesi de La Mela e Il Serpente e del tuo rapporto artistico con
Gabriella Grasso che ha cofirmato con te i brani?
La mela e il serpente due simboli estremamente importanti che hanno caratterizzato la cultura cristocattolica dell’occidente. Il libero arbitrio, la scelta giusta o sbagliata. Quella di un uomo che segue
l’istinto ed il cuore piuttosto che la ragione. Un uomo imperfetto e capace di grandi contraddizioni. Il
cuore motore che spinge ogni essere verso l’ignoto e l’incerto. La solitudine, invece, come un ombra
che ci perseguita, capace di rinchiuderci in un limbo dove tutto è immobile! Il mio disco parla di tutto questo e del viaggio attraverso il quale si scopre il proprio valore! Non esiste almeno per me una
regola. Tutto nasce spontaneo. Cogliere dalla semplicità di ciò che passa inosservato, l’essenza e la forza! Come distillare da un erba spontanea qualunque il
rimedio efficace che ci possa guarire da ogni malessere. Le mie canzoni nascono dall’esigenza e dal
desiderio, dalla voglia di raccontarsi e di raccontare tutto ciò che mi circonda, come i grandi maestri da cui traggo ispirazione, i grandi cantautori degli anni 60 , Tenco, Endrico, Lauzi, De Andrè, sapevano fare con maestria. Il mio disco è molto vicino alla mia terra d’origine. La Sicilia che è stata colonia di molteplici culture. Calpestata, contaminata, arricchita da diverse popolazioni antiche, le
quali hanno lasciato in eredità un po’ della loro civiltà, arte, musica, costumi. La mela e il serpente conserva il sapore del sud e le contaminazioni etniche. Dalla civiltà Araba a quella Greca, da quella Brasiliana a quella Cubana, tutto questo si mescola, come un cous cous di fragranze e sapori speziati
tipici della nostra terra! L’incontro con Gabriella nasce dalla casualità e dalla passione comune. Il suo contributo in tutto il progetto è stato prezioso, sia perché coautrice della maggior parte dei brani del
disco, sia per l'esecuzione della chitarra classica che in ogni brano determina la differenza.
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Parlando di Gabriella Grasso ho
apprezzato moltissimo Offese, uno
dei brani più belli di quest'anno. Puoi parlarci di questa canzone?
Come dicevo precedentemente in
Offese unire le nostre voci ha
rappresentato il momento più importante e soprattutto la
consapevolezza di aver compiuto una
parte di quel viaggio insieme….
In Offese unire le nostre voci ha
rappresentato il momento più importante e soprattutto la
consapevolezza di aver compiuto una
parte di quel viaggio insieme.
La canzone ( Offese ) nella sua
semplicità e con le sue metafore vuole raccontare le offese che l'uomo ne i
secoli reca costantemente alla propria
condizione umana... Le " Offese " che
un uomo riceve solo perché di diverso colore , di diversa religione di diverso
orientamento sessuale o politico ect ect
vanno cancellate e superate... solo se
non si ricorre alla " Vendetta " ....
vendetta che ha poco serve, e che non si
vuole più gustare!
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Ag...
Quanto è stato importante l'apporto della tua band in fase di
produzione del disco?
L'apporto della Band è fondamentale soprattutto nella fase di pre-produzione del disco, perché in quel momento si determina il suono e il sapore che l'album deve avere. Si determinano quali strumenti
utilizzare e quali non, ma soprattutto si cerca di far suonare i silenzi centellinando ogni cosa. E’ anche
vero che il feeling che si instaura con i musicisti è fondamentale per la riuscita del disco stesso, per esempio Francesco Bazzano, che è il percussionista della mia formazione, ha contribuito in modo efficace e determinante. Gran parte del merito va sicuramente a lui! Un altro elemento importante è stato Riccardo Samperi (Direttore artistico e ingegnere del suono) che insieme a Francesco ha
sperimentato colori e atmosfere. Senza di loro sicuramente il disco non sarebbe stato lo stesso!
Antonio Castrignanò –
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La scelta di arrangiamenti minimali, ma allo stesso tempo eleganti deriva dall'esigenza di
dare più spessore ai testi o piuttosto una dimensione di tipo cantautorale "vecchia scuola"?
Sono stati rispettati in primis i testi, proprio per darne risalto e su di essi abbiamo scelto il vestito più semplice ma allo stesso tempo elegante. Ma abbiamo rispettato anche la dimensione di tipo
cantautorale, quella dei grandi cantautori degli anni 60!
Puoi parlarci del tuo processo creativo e delle tue ispirazioni?
Il processo di creazione nasce in alcuni momenti della mia vita quotidiana, momenti in cui sono
particolarmente ispirato e colpito da un fatto o da una sensazione. E’ come se entrassi in trance. Le
parole nascono per prima, sono loro stesse ad ispirarmi la melodia. Tutto questo avviene in maniera
spontanea!
Mi soffermo a volte sugli odori che rievocano momenti della mia vita passata, sui gesti spontanei di
un bambino! La semplicità di un tramonto, la bellezza della terra in cui vivo, dove il fuoco di un vulcano si unisce al mare. Il fuoco e l'acqua così vicini tra loro condizionano il mio umore! Tutto questo per me è fondamentale...
Venendo a qualche altro brano mi piacerebbe che illustrassi ai lettori due brani in
particolare, Cuore e La Ballata di un fiore. In entrambe ho trovato richiami alla migliore
tradizione cantautorale italiana, ben lungi da quanto gira in radio attualmente...
Ne La ballata di un fiore c'è l’attenzione e la protezione verso qualcosa di così piccolo, delicato e indifeso un Fiore. Emerge dal testo la speranza di riporre in un fiore, simbolo di purezza, il proprio
pensiero ("Riuscire a tatuare un pensiero sui petali"), l’intimità , l’interiorità di ogni uomo, che sempre più cerca la complessità, dimenticando l’essenzialità. Cosa c’è di più bello di vedere le manifestazioni della natura? E magari di prendere da questa l’esempio, come nel caso del vento che "culla" le foglie
che cadono. Il brano Cuore, invece è un tango nato dall’esigenza di raccontare, senza banalità, il cuore vero motore della vita di ognuno di noi. In questo brano soprattutto si affronta in maniera
matura un nuovo modo di amare, meno romanzato e infantile. Quello che è frutto della costruzione giorno per giorno, dove la passione non prende il sopravvento, ma che coesiste insieme al rispetto e la
dedizione, il sacrificio e l'onesta! Un amore più terreno consapevole delle proprie evoluzioni ma soprattutto consapevole della fine, perché un amore è eterno finche dura! Nel disco non poteva mancare un brano di Tenco, come mai hai scelto proprio Vedrai
Vedrai...
Ho scelto di inserire la canzone Vedrai Vedrai nel mio disco perché fra tutte rappresenta la canzone nella quale si cela il sarcasmo e l’amarezza di questo personaggio. Vedrai che un giorno tutto
cambierà ma in fondo non cambierà mai nulla! Questa è la mia modesta interpretazione.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
I miei progetti per il futuro sono continuare a fare musica senza perdere l’amore e la passione che mi
spinge a farla…
Giuseppe Cucè - La mela e il serpente (TRP Music)
BLOGFOOLK A TGR
NEAPOLIS SU RAI TRE
La testata giornalistica RAI
Regione ha dedicato un servizio
a Blogfoolk, nel corso
dell'edizione dell'11.05.2010 di
TGR Neapolis (clicca sul banner
per vedere il video)
ASCOLTA SU RADIO
ONDAROSSA
Tarantula Rubra, settimanale di
riflessioni socio-etnoantropologiche e musica
Nato a Catania nel 1972, Giuseppe Cucè, è un cantautore raffinato con alle spalle un articolato percorso artistico, che lo
ha visto partecipe dell’interessantissimo progetto Oltre Le
Nuvole che qualche anno fa riunì intorno al percussionista Franco Bazzano, numerosi musicisti siciliani come Mario
Incudine, Carlo Muratori e Mario Venuti, per un tributo alla
musica e alla poesia di Luigi Tenco. Il cantautore siciliano,
giunge al suo disco di debutto con La Mela e Il Serpente, disco
prodotto da Riccardo Samperi e Gabriella Grasso, che con lui
ha composto i vari brani. L’album raccoglie nove brani di cui
otto autografi più una splendida cover di Vedrai Vedrai di Luigi Tenco, caratterizzati da arrangiamenti e testi che
svelano una maturità artistica difficilmente rintracciabile nelle opere prime. I brani si muovono su strutture prettamente acustiche, nelle quali fanno capolino chitarre classiche ed acustiche,
percussioni, fisarmonica e una sezione di archi ad impreziosire le linee melodiche. In questo senso
fondamentale ci sembra l’apporto di musicisti come Marcello Leanza al sax, Alessandro Longo al
violoncello e Francesco Bazzano che è riuscito a costruire un tappeto di percussioni denso e coinvolgente, sul quale si muovono le chitarre della bravissima Gabriella Grasso e di Claudio
Bertuccio. La voce di Giuseppe Cucè, brilla per intensità interpretativa e per profondità, regalando emozioni tanto nei brani più tenui, quanto in quelli più movimentati, dove si apprezza tutta la sua versatilità nel canto. Tra i brani più intensi va ricordata certamente l’iniziale Cuore, una canzone
d’amore vecchio stile, la fascinosa La ballata di un fiore con le sue sonorità latin, o ancora la title track, nella quale brilla un testo particolarmente riuscito dal punto di vista poetico. Il vertice del disco
popolare dei sud del mondo
IL POPOLO DEL BLUES
è però Offese, cantata in coppia con Gabriella Grasso, nella quale si apprezzano tutte le potenzialità di questa collaborazione tra i due, che se coltivata magari con un disco a quattro mani e due voci,
potrebbe regalare più di qualche sorpresa. Chiude il disco una incantevole versione di Vedrai Vedrai, per soli voce, chitarra elettrica e violoncello, quasi Cucè avesse voluto con questo brano chiudere un cerchio di ispirazione ed amore per il cantautorato di Luigi Tenco, insomma qualcosa di più che una semplice cover. La Mela e Il Serpente è dunque un disco importante, una bella sorpresa che merita attenzione, e un attento ascolto, nel quale apprezzare tutta la carica emotiva e poetica del
cantautorato di Giuseppe Cucè e Gabriella Grasso.
Salvatore Esposito
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