il problema del matching

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Formazione
DOSSIER FORMAZIONE. Mondo Hr e Business school a confronto
Il problema
del matching
In generale l’Mba in Italia è ancora poco spendibile. Da una parte, le imprese sono
poco mature, dall’altra, il piano formativo non sempre è tagliato sulle specifiche
necessità dell’azienda
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formazione
I
n Italia manca un meccanismo di razionalizzazione
della managerialità. Pur crescendo gli investimenti
in formazione, pur crescendo la consapevolezza di
molti imprenditori, pur aumentando il bisogno di
competenze sempre più globali, il percorso resta
ancora piuttosto casuale e legato a una quantità di
variabili che dipendono dai contesti aziendali, dal territorio, dai settori del mercato. Non è facile e nemmeno
giusto generalizzare, anche perché, spesso, ci si trova di
fronte a un management maturo e competitivo proprio
laddove non ci si aspetterebbe di trovarlo. O, viceversa,
ci si scontra con tessuti aziendali di scarso valore e ad
alta problematicità in contesti produttivi e geografici tendenzialmente sani. «In generale, comunque, il
settore finanziario in Italia è meno carente rispetto a
quello manifatturiero per quanto concerne la managerialità – afferma Paolo Iacci, direttore del personale
Iccrea Holding, vice presidente di Aidp (Associazione
italiana dei direttori del personale) –. Poi è vero che si
trovano nicchie in tutti i mercati, ad esempio quella
delle telecomunicazioni, quella dell’energia o della
chimica farmaceutica, ma si tratta di settori a maggiore
intensità di capitale e dove c’è concorrenza globale».
Le condizioni per fare buona formazione
Una buona formazione si sviluppa dove ai manager è lasciato
lo spazio necessario per crescere e dove il progetto è condiviso a livello corporate. «Chi torna da un Mba, ad esempio,
ha delle naturali aspettative di crescita, dal momento che
acquisisce competenze. Tuttavia, se il percorso formativo
non è stato concordato, l’azienda non è portata a rispondere
alle aspettative, anzi, se si tratta di un’azienda fortemente
dominata da una figura imprenditoriale, si crea addirittura
un problema di linguaggio tra l’imprenditore e il manager,
che si troverà nella situazione di dover “tradurre” le nuove
strumentazioni tecnico manageriali che ha portato a casa»
spiega Iacci. In genere comunque, secondo chi gestisce le
risorse umane, chi fa un investimento formativo importante,
di ritorno, tende a scartare l’imprenditoria italiana di piccole
o medie dimensioni. Si tratta di un problema culturale. Il segreto è quindi quello di trovare una sintonia reale tra il singolo e l’azienda al momento della scelta. Almeno per chi resta.
Perché preferire un Mba europeo
«Dopo un Mba full time quasi la totalità cambia azienda,
molti cambiano funzione. Il full time costituisce infatti una
rottura con il passato. Il part time, invece, scelto da partecipanti con grande esperienza, in genere non è lo strumento
scelto da chi vuole cambiare contesto organizzativo, ma
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da chi piuttosto vuole accelerare un percorso
di carriera attraversa l’acquisizione di nuove
competenze – puntualizza Stefano Ronchi
direttore Mba Mip Politecnico Milano, che
insieme all’Mba di Sda Bocconi quest’anno
è salito nel più prestigioso Ranking internazionale, quello del Financial Times –. C’è una
differenza fondamentale tra gli Mba americani
e quelli europei. I primi durano due anni, gli
altri soltanto uno. Restare fuori dal mondo del
Business english, una necessità
Un altro trend che tende a stabilizzarsi è quello della formazione erogata in lingua inglese. Salvo il fatto di mantenere delle nicchie (in alcune
scuole dove si effettua formazione manageriale prevalentemente esperienziale, legata a formule outdoor e non di aula tradizionale, oppure
negli Mba executive), sempre più scuole tagliano l’offerta sulla lingua
inglese. E il target, prima di effettuare il corso agognato, deve farsi un
ripasso. Per questo è sempre più richiesto il business english e c’è chi
si è portato avanti con un investimento importante sul mercato italiano. Il Gruppo Wall Street International ha appena acquisito i diritti di
Master Franchisee, scegliendo di affiancare al modello franchising già
esistente anche la gestione diretta. Come in Germania e in Cina. «Torniamo direttamente in Italia, Paese dove siamo nati nel lontano 1972
– racconta Emiliano Battaglia, direttore generale di Wall Street Institute Italia –. Questo per portare sviluppo e crescita del business in un
mercato considerato da noi strategico in questo particolare momento».
Significa che cambierà anche il modo di operare, oltre che il modello
di gestione?
Continueremo a operare attraverso i sub franchisee nel resto d’Italia,
dove abbiamo al momento un totale di 85 sedi. Mentre su Milano abbiamo attivato la gestione diretta come in altri 2 Paesi, Cina e Germania
appunto. Consideriamo infatti la piazza italiana particolarmente in crescita e vogliamo essere presenti qui direttamente dato che, soprattutto
a livello corporate, c’è una forte domanda attiva.
Qual è il target in crescita al quale fa riferimento?
Si tratta soprattutto di imprese che operano in un mercato globale e di
manager che hanno necessità di apprendere l’inglese per scalare posizioni, ma anche per far bene il proprio lavoro quotidiano.
La categoria di corsi più richiesta?
Il business english, ossia corsi ad hoc per le varie mansioni. Il livello di
richiesta in generale oggi è molto più alto di quello di ieri. Arrangiarsi
non è più possibile, occorre quasi essere bilingui. Il corso di lingua
inglese diventa dunque per il dipendente un dovere professionale ma
anche un benefit.
Quali formule preferiscono le aziende?
I tre quarti della formazione manageriale che offriamo, la eroghiamo
direttamente all’interno delle aziende. Lavorare presso il cliente rende
più fruibile e più motivante l’apprendimento e ottimizza i tempi per
manager sempre più stressati.
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lavoro per due anni può essere un’opportunità
formativa ma è anche un costo notevole: questo
farebbe sempre più propendere per quelli europei, anche se è vero che l’Mba è tipicamente
un prodotto americano. In Europa ha oggi una
spendibilità notevole, ma in Italia non ha ancora la stessa spendibilità». L’Mba come prodotto
è in crescita anche sul target dei quarantenni,
nella formula executive (serale o weekend), ma
non è l’unico prodotto a essere in crescita. Negli
ultimi due o tre anni di crisi le persone hanno
investito molto di più in formazione di qualità.
«Laddove l’economia si ferma ci si concentra
sulla propria formazione, anche se in Italia il
limite alla formazione, da parte delle aziende, è
ancora più forte che dalle altre parti – ammette
Iacci –. Il concetto di formazione continua,
durante tutto l’arco della vita professionale, in
fondo è un concetto che si è sedimentato da
poco. E poi, c’è da ammettere, guardandola
con gli occhi dell’imprenditore medio, che non
sempre le competenze apprese sono effettivamente necessarie al mondo-azienda di quel
manager che ha deciso di fare l’investimento
su di sé. Difficile generalizzare, ma ripeto:
bisognerebbe tagliare il piano formativo sulle
specifiche necessità dell’azienda».
Come si valuta la “spendibilità”
della formazione
Sulla spendibilità della formazione anche il
direttore dell’Mba full time di Sda Bocconi,
Valter Lazzari, fa dei distinguo importanti.
«Le imprese italiane, a differenza delle multinazionali che valutano la spendibilità della
formazione in linea col resto del mondo, hanno
approcci diversi. C’è il segmento che valuta la
spendibilità in maniera puramente opportunistica, ossia la lega alle necessità di recruiting del
singolo momento e poi c’è il segmento della
Pmi che cerca soprattutto offerte contenute e
verso il quale, specialmente l’alta formazione,
ha un problema di matching». Va da sé che le
grandi società di consulenza o le organizzazioni
che operano nel settore della finanza apprezzano l’alta formazione come all’estero e dunque,
in questo caso, il mercato italiano non penalizza
chi ha effettuato un investimento formativo
su di sé. Fare alta formazione significa poi
entrare a far parte del recruiting internazionale
e quindi, potenzialmente, offre la possibilità al
manager di piazzarsi su qualunque mercato e di
avere più potere nel contrattare retribuzioni in
linea con le stime internazionali.
n
Paola Stringa
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