DiPAV, 2006, 15, 35-58 SISTEMI NEURALI COINVOLTI NELLA PERCEZIONE DEL CORPO. STUDI NEUROFISIOLOGICI. Cosimo Urgesi Dipartimento di Scienze Neurologiche e della Visione, Sezione di Fisiologia Umana, Università di Verona, [email protected] Sommario Studi di neurofisiologia e di neuroanatomia funzionale nell’uomo e nei primati non umani hanno mostrato il ruolo di aree temporali e fronto-parietali nell’analisi della forma del corpo umano e dei suoi movimenti. Sarà presentata una serie di studi in cui la tecnica della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva e a singolo impulso è stata utilizzata in soggetti sani al fine di dimostrare il ruolo causale di tali aree nel riconoscimento della morfologia e del movimento corporeo. I risultati di questi studi, complementari alle tecniche di neuroimmagine funzionale, hanno messo in evidenza il coinvolgimento specifico dell’extrastriate body area nel riconoscimento della morfologia del corpo umano ma non dei suoi movimenti. Al riconoscimento e alla comprensione di azioni, anche quando rappresentate in immagini statiche (implied actions), contribuisce in modo funzionalmente necessario l’area premotoria ventrale. Il disturbo indotto dalla stimolazione magnetica nel riconoscimento di azioni fornisce la prima evidenza diretta che l’attività di aree premotorie implicate nella pianificazione ed esecuzione di azioni è necessaria alla comprensione delle azioni dei conspecifici. L’accoppiamento tra osservazione ed esecuzione di azioni pone il problema della soggettività delle proprie azioni, cioè della discriminazione tra azioni proprie e azioni degli altri. Il senso di appartenenza delle proprie azioni sembra scaturire dall’integrazione di informazioni motorie e multisensoriali, cui contribuisce in modo sostanziale la corteccia parietale posteriore. 35 C. Urgesi Abstract Neurophysiologic and neuroimaging studies in human and non-human primates have demonstrated the functional involvement of temporal and frontoparietal areas in the coding of moving and still bodies. I will review single-pulse and repetitive transcranial magnetic stimulation studies that investigated in healthy individuals the causal role of these areas in the recognition of bodily forms and bodily actions. Results added to neuroimaging data in showing that extrastriate body area is crucially involved in the recognition of bodily forms but not of bodily actions. Action recognition and understanding, on the contrary, rely upon the normal functioning of ventral premotor cortices, which is also involved in the extrapolation of motion information from static body forms (implied actions). The impairment in action recognition tasks induced by magnetic stimulation of ventral premotor cortex provide the first direct evidence that neural activity of premotor mirror system involved in the planning and execution of movements is not only contingent upon action observation, also crucially necessary for understanding action performed by other individuals. The matching of action observation and execution must occur along with activations of associative, probably non motor areas subserving the sense of ownership of one’s own body and the sense of agency of one’s own actions. Several evidences suggest a role for the posterior parietal cortex in the integration of motor and multi-sensory cues that leads to the formation of an internal representation of one’s one body. 1. Introduzione Il corpo dei conspecifici è un oggetto fisico e psichico che riveste una straordinaria importanza nella vita sociale dell’individuo. La comparsa del corpo umano nella scena visiva sembra catturare automaticamente l’attenzione dell’osservatore in modo prioritario rispetto agli altri elementi, un effetto riscontrato per le facce ma non per altri oggetti (Downing et al., 2004). Vari approcci di ricerca suggeriscono che l’oggetto corpo è, dal punto di vista della rappresentazione nervosa, parzialmente indipendente dagli oggetti extracorporei (Berlucchi & Aglioti, 1997). Studi comportamentali in soggetti senza patologia mostrano che informazioni propriocettive riguardanti una determinata parte del corpo ne facilitano la discriminazione visiva suggerendo così una specifica relazione multimodale tra informazioni somatiche e visive riguardanti il corpo (Reed e Farah, 1995). Analogamente a quanto osservato per le facce, inoltre, il riconoscimento degli stimoli corporei risente dell’inversione dello stimolo molto più di altri oggetti (Reed et al., 36 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici 2003), così come si differenziano dagli altri oggetti le modificazioni elettrofisiologiche indotte dall’inversione di stimoli facciali e corporei (Stekelenburg & de Gelder, 2004). Il corpo, come insieme e nelle sue parti, costituisce dunque una categoria particolare al cui riconoscimento sembrano essere dedicati sistemi cerebrali specifici. La specificità della rappresentazione neurale del corpo rispetto alle altre categorie di oggetti si accompagna alla specificità rappresentativa delle diverse componenti che compongono lo schema corporeo. Con tale termine si fa riferimento a quel complesso di percezioni, concezioni, emozioni e memorie utilizzato per la rappresentazione della propria e dell’altrui anatomia. Tale rappresentazione riguarda tre componenti funzionali principali (Schwoebel et al., 2005): 1) la rappresentazione delle informazioni semantiche e lessicali riguardanti il corpo, come i nomi delle parti del corpo e le loro relazioni funzionali; 2) la rappresentazione dinamica del corpo nello spazio che interagisce con i sistemi senso-motori nel controllo dell’azione; 3) la descrizione strutturale della forma e dei contorni della superficie del corpo umano che caratterizza l’individualità di ciascun corpo. Tale suddivisione riflette il tipo di informazioni che il nostro cervello deve estrapolare nelle continue interazioni con le azioni degli altri individui per poter rispondere ad essi in modo adeguato: da una parte è necessario comprendere chi è l’attore e dall’altra cosa sta facendo. Queste due informazioni devono essere velocemente integrate per comprendere il significato dell’azione, le intenzioni dell’attore e il suo stato emozionale. Nel presente lavoro saranno considerati gli studi di neuroimmagine funzionale e di stimolazione magnetica transcranica che hanno indagato il coinvolgimento di aree frontali, parietali e temporali nel riconoscimento del corpo fermo e del corpo in movimento. 2. Il corpo fermo e la morfologia corporea L’attenzione degli studiosi di neuroscienze verso la rappresentazione neurale del corpo si è sviluppata in tempi relativamente recenti rispetto non solo allo studio delle funzioni di base del sistema nervoso, quali la percezione degli oggetti o il controllo motorio, ma anche rispetto all’indagine sperimentale di altre funzioni complesse come la memoria e il linguaggio. Nell’ultimo decennio si è d’altra parte assistito ad una proliferazione di studi riguardanti lo schema corporeo che hanno avuto come tema specifico la rappresentazione e la comprensione delle azioni 37 C. Urgesi degli altri individui. Quindi, vuoi con la funzione di pianificazione e controllo del movimento, vuoi con la funzione di analisi e comprensione del movimento, il corpo è stato considerato come un sistema di codifica e decodifica motoria. Tale approccio di ricerca è in netta contraddizione con l’attenzione e la cura che diamo ogni giorno all’apparire della forma del nostro corpo. La morfologia corporea fornisce in modo immediato importanti indizi non solo su variabili “anagrafiche” degli individui con i quali interagiamo, come il sesso e l’età fino ad arrivare al riconoscimento dell’identità personale, ma anche su variabili “sociali”, come la piacevolezza e la prestanza fisica. Diversi approcci di ricerca hanno enfatizzato e analizzato il ruolo dei volti nelle interazioni sociali. Fondamentale nel riconoscimento individuale è però anche il ruolo dei segmenti corporei non facciali quando non sono disponibili sufficienti informazioni sul volto oppure quando tali informazioni sono ambigue (basti pensare al ruolo della morfologia delle mani e della pelle nel segnalare in modo inequivocabile l’età di un individuo). Nell’uomo diversi studi (Kanwisher et al., 1997) hanno localizzato aree che rispondono selettivamente alle facce nel giro fusiforme (fusiform face area, FFA; Figura 1) e in una porzione più laterale del lobo temporale (occipital face area, OFA). L’attività neurale di queste aree non è solo contingente alla presentazione visiva di facce e non di altri segmenti corporei non facciali (Kanwisher et al., 1997), ma correla anche linearmente con l’apprendimento e con la prestazione di riconoscimento di volti (Grill-Spector et al., 2004), suggerendo uno specifico ruolo di FFA nel riconoscimento facciale. Inoltre le arre che rispondono alla presentazione visiva di volti rispondono anche alla percezione aptica di volti (toccare un volto con le mani ad occhi chiusi), suggerendo una rappresentazione multimodale dei volti nel giro fusiforme che sarebbe funzionale al riconoscimento della fisionomia facciale (Kilgour et al., 2004). Dati neuropsicologici dimostrano che lesioni occipito-temporali mediali centrate sul giro fusiforme inducono un deficit selettivo nel riconoscimento facciale (Barton, 2003). Tale disturbo, denominato prosopoagnosia, può consistere in una specifica incapacità di riconoscere l’identità individuale di volti noti, mentre il riconoscimento individuale può avvenire ancora basandosi sulla voce o sull’andatura propria di ciascuno. Il disturbo prosopoagnosico può anche presentarsi come una più generale incapacità percettiva nell’elaborazione facciale, mentre la 38 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici percezione di altre categorie di oggetti non è intaccata. Se il disturbo prosopoagnosico è un dato classico nella letteratura neuropsicologica, non sono stati finora riportati casi di pazienti con disturbi selettivi del riconoscimento visivo degli altri segmenti corporei. Fig1 – Proiezione sulla ricostruzione tridimensionale del cervello standard delle aree dell’emisfero destro che sono coinvolte nell’analisi di diversi aspetti del corpo umano. Il triangolo nero indica la posizione approssimativa, sulla superficie mediale del lobo temporale, della fusiform face area (FFA), che è implicata nel riconoscimento facciale. Il cerchio nero indica la localizzazione neuroanatomica dell’extrastriate body area (EBA), che è implicata nell’analisi della forma dei segmenti corporei non facciali. L’ellisse bianca indica le aree circostanti la parte posteriore del solco temporale superiore (STS), che rispondono selettivamente alla presentazione visiva del corpo umano in movimento, ma non al corpo fermo. Il quadrato bianco indica la localizzazione neuroanatomica della corteccia premotoria ventrale (cPMv), implicata sia nella pianificazione ed esecuzione di azioni che nella comprensione delle azioni osservate. Il pentagono grigio indica la corteccia parietale posteriore (PPC), che è coinvolta nelle manipolazioni, reali ed immaginative, del corpo nello spazio e nel mantenimento della consapevolezza corporea. 39 C. Urgesi L’avvento delle neuroimmagini funzionali, in particolare la risonanza magnetica funzionale (fMRI), ha dato ai neuroscienziati la straordinaria opportunità di visualizzare l’attività di aree cerebrali durante l’esecuzione di diversi compiti cognitivi. Confrontando l’attività di una determinata regione cerebrale durante l’esecuzione di due compiti confrontabili tranne che per la componente cognitiva in esame, è possibile estrarre la risposta specifica di un’area alla presentazione di uno specifico stimolo o all’esecuzione di un determinato compito cognitivo. Evidenze di neuroanatomia funzionale suggeriscono un preciso ruolo delle aree parietali in compiti richiedenti la trasformazione mentale del corpo nello spazio (Bonda et al., 1995). Inoltre un recente studio fMRI ha individuato una regione della corteccia occipito-temporale laterale, denominata dagli autori “extrastriate body area” (EBA; Figura 1), nella quale l'attività evocata dalla presentazione di immagini statiche del corpo è maggiore, soprattutto nell’emisfero destro, di quella evocata dalla presentazione di immagini di altri oggetti (Downing et al., 2001). Una maggiore risposta neurale a immagini del corpo intero o di sue parti rispetto a immagini di animali esclude che la risposta selettiva di EBA al corpo rifletta una più generale segregazione di aree visive extrastriate che rispondono ad esseri viventi piuttosto che ad entità non viventi (living-not living; Chao et al., 1999). L’EBA sembra essere implicata, invece, in elaborazioni percettive di alto livello riguardanti il corpo, in quanto anche rappresentazioni schematiche del corpo sono efficaci nell’attivarla, e potrebbe essere deputata all’analisi visiva del corpo, come insieme e nelle sue parti. Le uniche parti del corpo che non attivano l’EBA sono le facce, all’analisi delle quali sembra essere deputata l’area FFA. Le tecniche di neuroimmagine funzionale, comunque, permettono di evidenziare solo una correlazione tra attività metabolica di un’area e un determinato compito cognitivo, ma non permettono di valutare se tale attività sia necessaria all’esecuzione del compito, oppure se sia solo un epifenomeno. La tecnica della TMS offre la straordinaria opportunità di estendere il paradigma della correlazione anatomo-funzionale, tipico degli studi clinici su pazienti cerebrolesi, allo studio di partecipanti sani. La TMS è una tecnica neurofisiologica basata sulla produzione tramite campi magnetici che inducono campi elettrici in grado di stimolare la corteccia cerebrale. Tali campi magnetici sono ottenuti erogando brevi impulsi di corrente ad alta intensità in una bobina di stimolazione posta in varie posizioni dello scalpo. I campi elettrici generati per induzione 40 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici elettromagnetica sono diretti parallelamente alla bobina e stimolano soprattutto i corpi cellulari dei neuroni corticali. Mediante un paradigma di stimolazione a singolo impulso la TMS può essere utilizzata per studiare l’eccitabilità del sistema motorio. Gli effetti della stimolazione della corteccia motoria sono quantificati misurando l’ampiezza dei potenziali evocati motori (PEM), cioè le risposte elettromiografiche indotte dalla stimolazione della corteccia motoria primaria controlaterale. La TMS, inoltre, aggiungendo rumore all’attività dei circuiti neuronali, può avere effetti interferenziali reversibili (di brevissima durata) di specifiche aree corticali anche non motorie. Inducendo un’inattivazione funzionale reversibile dell’attività neuronale sottostante il coil, la TMS consente, quindi, di indagare con elevata risoluzione temporale il ruolo funzionale delle aree corticali. Se da un lato tale metodica di studio è analoga al classico metodo neuropsicologico di correlazione tra sede della lesione nei pazienti e disturbi cognitivi risultanti, la reversibilità dei disturbi indotti dalla stimolazione magnetica in soggetti sani permette di individuare disturbi che possono essere mascherati da variazioni plastiche dell’organizzazione cerebrale nei pazienti cerebrolesi. 3. Ruolo di EBA nel riconoscimento visivo di parti del corpo In un recente studio (Urgesi et al., 2004) tramite la tecnica della TMS ripetitiva si è indagato il coinvolgimento funzionale dell’EBA nel riconoscimento visivo di stimoli corporei. E’ stata inoltre verificata la selettività di questa area nell’analisi di parti del corpo rispetto all’analisi di oggetti extracorporei di pari complessità strutturale e di facce, che sembrano non rappresentate nell’EBA. La tecnica di TMS ripetitiva è stata usata per effettuare in modo assolutamente non invasivo delle cosiddette “lesioni virtuali”, vale a dire delle interruzioni o rallentamenti temporanei dell’attività dell’EBA. Ad un gruppo di individui senza patologia neurologica è stato richiesto di riconoscere parti dell’arto superiore, parti di faccia o parti di moto presentati tachistoscopicamente per 150 msec in visione centrale (target), da scegliere tra due alternative di confronto presentate in visione libera lungo il meridiano verticale. Lo stimolo distrattore rappresentava la parte corrispondente di un diverso esemplare appartenente alla stessa categoria dello stimolo target. Stimolo target e distrattore erano, inoltre, ripresi dalla stessa prospettiva e nella stessa posizione spaziale, in modo che il compito 41 C. Urgesi di riconoscimento fosse basato esclusivamente sulle caratteristiche morfologiche degli stimoli. La prestazione durante stimolazione di EBA è stata confrontata con la stimolazione dell’area visiva primaria (V1) e con una condizione di controllo in cui non veniva erogata alcuna stimolazione reale (sham). La TMS ripetitiva (10 Hz, 200 msec) di EBA somministrata 150 msec dopo la presentazione dello stimolo target ha prodotto un rallentamento selettivo della prestazione nel riconoscimento delle parti del corpo. I tempi di risposta nel riconoscere le parti del corpo durante la TMS di EBA risultavano significativamente rallentati di circa 100 msec rispetto alla stimolazione sham e alla stimolazione di V1 (Figura 2); nessuna differenza significativa, invece, era osservabile tra le diverse condizioni di stimolazione nella velocità di risposta per le parti di facce e di moto. La stimolazione di V1 non ha portato ad un rallentamento delle risposte in nessuna delle categorie di oggetti, probabilmente perché la stimolazione arrivava dopo che lo stimolo aveva già superato i primi stadi di elaborazione. In sostanza la TMS di EBA rendeva il riconoscimento delle parti del corpo più lento del riconoscimento di tutte le altre categorie. Il fatto che nessun effetto era riscontrabile sull’accuratezza di risposta suggerisce che il rumore introdotto per brevissimo tempo dalla TMS nell’attività neurale di EBA rallentava l’elaborazione ma non distruggeva completamente la capacità di riconoscimento. I risultati descritti forniscono una forte evidenza che l’EBA sia un’area extrastriata deputata al riconoscimento visivo del corpo umano, come il giro fusiforme sembra esserlo per le facce. La soppressione dell’attività dell’EBA tramite TMS ha indotto, infatti, in partecipanti sani un deficit selettivo nel riconoscimento corporeo, analogamente al deficit selettivo nel riconoscimento facciale mostrato da pazienti con lesioni occipitotemporali mediali (Barton, 2003). Un tale risultato non solo dimostra il coinvolgimento selettivo dell’EBA nel riconoscimento corporeo, ma suggerisce anche una dissociazione tra rappresentazione neurale del riconoscimento facciale e rappresentazione neurale del riconoscimento corporeo. Le facce e i restanti segmenti corporei condividono diverse proprietà, permettendo all’individuo di riconoscere i conspecifici e fornendo informazioni su età, sesso, intenzioni ed emozioni dell’altro. Diverso però, almeno in parte, sembra essere il tipo di indizi da essi forniti al riconoscimento individuale. Mentre le facce sono immediatamente riconoscibili nelle loro caratteristiche somatiche statiche, la morfologia dei 42 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici restanti segmenti corporei non sembra fornire immediati indici di riconoscimento se non nella postura e nell’atteggiamento motorio. Inoltre, mentre non è possibile vedere la propria faccia se non allo specchio, segmenti corporei come gli arti sono sempre disponibili ai nostri occhi mentre interagiamo con gli oggetti e con il corpo degli altri. Fig2 – Tempo medio (± errore standard) per riconoscere parti del corpo, parti di faccia e parti di oggetti non corporei nella condizione di stimolazione finta (sham) e di stimolazione magnetica dell’extrastriate body area (EBA) e dell’area visiva primaria (V1). L’asterisco indica differenze significative (p < 0.05) tra condizioni di stimolazione. L’elemento funzionale, quindi, che potrebbe contraddistinguere, all’interno delle aree deputate al riconoscimento visivo, la rappresentazione dei segmenti corporei diversi dalle facce è la specifica relazione tra azione e percezione visiva riguardante il corpo. Studi comportamentali dimostrano che l’esecuzione di un’azione manuale viene facilitata dalla presentazione visiva di una mano con postura congruente con l’azione stessa (Craighero et al., 2002). D’altra parte, l’esecuzione di movimenti con una determinata parte del corpo facilita la discriminazione 43 C. Urgesi visiva dei corrispondenti segmenti corporei di un altro individuo (Reed & Farah, 1995). Rilevante a questo proposito è il fatto che l’EBA sembri essere modulata dall’esecuzione di movimenti degli arti, ma non dall’esecuzione di movimenti degli occhi (Astafiev et al., 2004). Tale modulazione è presente anche quando la visione dell’arto in movimento è impedita o quando il movimento è solamente immaginato, persistendo, quindi, in assenza di feedback visivi o propriocettivi. L’EBA potrebbe, quindi, far parte di un sistema di accoppiamento percettivo-motorio che, integrando segnali visivi, propriocettivi e motori riguardanti i vari segmenti corporei, costituirebbe un meccanismo comune alla rappresentazione della propria e dell’altrui anatomia. 4. Il corpo in movimento e l’osservazione di azioni Diverse aree cerebrali si attivano alla presentazione visiva di un corpo in movimento. Alcune di queste aree, come EBA, rispondono sia quando il corpo è in movimento sia quando è fermo, mentre altre aree rispondono solo al corpo in movimento. Nella corteccia temporale della scimmia sono stati identificati neuroni che rispondono alla presentazione di immagini statiche o in movimento di diversi segmenti corporei (Puce & Perrett, 2003). Nell’uomo studi di neuroimmagine funzionale hanno documentato la risposta selettiva del solco temporale superiore (STS) alla percezione del movimento del corpo, ma non alla percezione del corpo fermo o del movimento di altri oggetti non corporei (Grossman & Blake, 2002). STS risponde non solo alla visione completa del movimento del corpo, ma anche ad un insieme di punti luminosi che si muovono in modo coerente così da suggerire la presenza di un corpo in movimento (point-light display). La risposta neurale al point-light display evidenzia la capacità di questa area cerebrale di estrapolare informazioni di forma - la presenza di un corpo umano - da indizi sensoriali di solo movimento – la coerenza del movimento dei punti. D’altra parte STS risponde anche alla presentazione visiva di immagini statiche del corpo che implicano un movimento, per esempio un giocatore di basket mentre lancia una palla verso il canestro (Peuskens et al., 2005). STS sembra, quindi, estrapolare informazioni sul movimento del corpo implicate da indizi statici riguardanti la sua forma (motion-from-form). La presentazione di un’immagine statica di un oggetto o di un corpo in movimento attiva le stesse aree medio-temporali (MT) attivate dalla presentazione del movimento effettivo (implied 44 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici motion; Kourtzi & Kanwisher, 2000; Senior et al., 1999). La rappresentazione neurale del movimento biologico, però, coinvolge anche aree cerebrali diverse rispetto a quelle che codificano il movimento degli oggetti non corporei. Studi di neurofisiologia e di neuroanatomia funzionale nell’uomo e nei primati non umani hanno dimostrato che l’osservazione delle azioni degli altri individui attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nel controllo e nell’esecuzione delle stesse azioni. Nella porzione rostro-ventrale dell’area di Brodmann 6 (l’area F5) nella corteccia premotoria di scimmia sono stati identificati neuroni che rispondono sia quando la scimmia compie un’azione che quando osserva un altro individuo compiere la stessa azione (Mirror Neurons: vedi Rizzolatti & Craighero, 2004). Nell’uomo attivazioni “mirror” sono state osservate in un largo sistema frontoparietale che accoppia la rappresentazione sensoriale delle azioni con la loro rappresentazione motoria. Studi di TMS hanno stabilito che la visione e l’immaginazione di azioni produce un aumento di eccitabilità corticospinale specifico per i muscoli coinvolti nell’azione osservata (Fadiga et al., 2005; Fourkas et al., 2005; Romani et al., 2005), mentre esperimenti di neuroanatomia funzionale hanno mostrato come la visione di azioni compiute con diverse parti del corpo produce delle attivazioni nelle aree motorie che rispettano l’organizzazione somatotopica delle stesse (Buccino et al., 2001). Il sistema mirror sembra, quindi, rappresentare il movimento del corpo umano indipendentemente dall’individuo che la esegue, mentre non risponde alla presentazione di immagini statiche del corpo. Nessuno studio ha però indagato il possibile ruolo selettivo della corteccia motoria all’osservazione di implied motion coinvolgente parti del corpo rispetto ad oggetti extracorporei. In un recente studio che abbiamo condotto nel laboratorio di TMS del Dipartimento di Scienze Neurologiche e della Visione dell’Università di Verona è stata utilizzata la TMS a singolo impulso per valutare il grado di sensibilità del sistema motorio all’osservazione del movimento biologico quando questo non è esplicito nello stimolo ma viene derivato da immagini statiche che rappresentano una parte del corpo durante l’esecuzione di un’azione. Venivano presentate le immagini statiche di una mano ferma, di una mano nella fase intermedia del movimento di prensione fine, di una mano nella postura finale del movimento di prensione fine. Per controllare la selettività della risposta all’implicazione del movimento del corpo venivano presentate anche le immagini di un 45 C. Urgesi aeroplano fermo nell’aeroporto e di una cascata ghiacciata, che non implicano la percezione di movimento, oppure di un aeroplano in decollo o di una cascata di acqua, che implicano movimento. Dall’arto superiore destro venivano registrati i PEM evocati dal primo muscolo dorsale interosseo (FDI), un muscolo coinvolto nel movimento di prensione fine, e dall’abduttore del mignolo (ADM) o dall’estensore radiale del carpo (ECR), che invece non hanno un ruolo specifico nell’esecuzione del movimento che veniva presentato. I risultati hanno mostrato che i PEM registrati dall’FDI durante l’osservazione delle immagini statiche con azione implicata da una mano nella postura intermedia del movimento erano più alti che durante l’osservazione della mano ferma o della postura finale. Questo dato dimostra quindi una facilitazione dell’eccitabilità cortico-spinale durante la percezione di azioni implicate. Nessuna modulazione motoria era invece osservabile nei potenziali registrati dall’ADM e dall’FCR, mostrando come la facilitazione motoria durante l’osservazione di azioni implicate sia specifica per i muscoli coinvolti nell’esecuzione dell’azione stessa. Inoltre nessuna modulazione motoria legata all’implicazione di movimento era evidente per le immagini di oggetti non corporei mostrando come, a differenza dell’area MT, l’effetto dell’implicazione di movimento sul sistema motorio sia specifico per il corpo. Questi risultati preliminari mostrano che la sola osservazione di un’ immagine statica che suggerisce un movimento del corpo umano attiva la rappresentazione corticale dei muscoli coinvolti nell’esecuzione di quel movimento. Tale facilitazione motoria è selettiva per l’estrapolazione delle azioni implicate in immagini statiche del corpo umano ma non di oggetti extracorporei. Un altro importante risultato che emerge dai risultati è che solo immagini statiche della mano durante la fase intermedia del movimento evocavano attivazioni mirror del sistema motorio, mentre la mano nella postura finale non differiva dalla mano ferma. Questo suggerisce che la risposta del sistema motorio al movimento implicato codifichi solo la rappresentazione delle fasi successive del movimento, che erano evocate dalla postura intermedia ma non dalla postura finale. Tale dato è in accordo con la distorsione nel riconoscimento della collocazione di un oggetto nello spazio verso la direzione del movimento implicato nell’immagine statica che è mostrata dagli studi comportamentali sul representational momentum (Freyd, 1983). Ad un soggetto viene presentata una foto statica di un oggetto in movimento, subito seguita da 46 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici una seconda foto che mostra l’oggetto in una fase del movimento precedente, coincidente o successiva rispetto alla prima foto. I soggetti sono più lenti nel giudicare la seconda immagine come diversa dalla prima quando la seconda immagine rappresenta una fase successiva del movimento. Tale effetto è stato dimostrato sia per oggetti corporei che per oggetti non corporei e suggerisce una generale tendenza verso l’anticipazione delle fasi successive del movimento. Tale tendenza ad anticipare la rappresentazione motoria delle fasi successive del movimento corporeo potrebbe essere funzionale alla comprensione del significato delle azioni degli altri individui e ad una risposta attuale nonostante il ritardo della risposta motoria e le discontinuità nella stimolazione visiva dovute all’occlusione degli stimoli. 5. Ruolo del sistema premotorio nella comprensione di azioni La presentazione di un’immagine statica del corpo in movimento induce attivazioni sia in aree fronto-parietali facenti parte del sistema mirror sia in EBA. Tali risposte allo stesso stimolo potrebbero però riflettere la codifica di due tipi di informazioni molto diverse: da una parte il sistema mirror potrebbe codificare l’azione, dall’altra EBA potrebbe estrapolare le informazioni sulla forma del corpo in movimento. Sappiamo che la stimolazione magnetica di EBA sembra interferire con il riconoscimento visivo della forma di parti del corpo non facciali (Urgesi et al., 2004). D’altra parte, nonostante diversi studi abbiano dimostrato attivazioni mirror delle aree premotorie, non è stato ancora verificato il ruolo causale di tali aree nel riconoscimento di azioni. In un recente studio condotto nel Laboratorio di Psicofisiologia del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Roma “La Sapienza” è stato studiato il ruolo causale reciproco della corteccia premotoria ventrale (cPMv; Figura 1) e di EBA in un compito di riconoscimento di azioni e in un compito di riconoscimento della forma del corpo (Urgesi et al., 2005). Il compito sperimentale consisteva nel riconoscere uno stimolo presentato tachistoscopicamente per 150 msec, scegliendolo tra due alternative di confronto presentate in visione libera. Gli stimoli erano immagini statiche del corpo umano implicanti un movimento dell’arto inferiore o superiore. In un primo esperimento i due stimoli di confronto potevano rappresentare movimenti diversi dello stesso individuo (riconoscimento di azioni) o lo stesso movimento eseguito da individui 47 C. Urgesi diversi (riconoscimento di morfologia). In blocchi separati tramite TMS ripetitiva (ritardo: 150 msec; frequenza: 10 Hz; durata: 200 msec) venivano stimolati i punti dello scalpo corrispondenti a EBA o alla cPMv, sia sull’emisfero destro che sull’emisfero sinistro. I risultati hanno messo in evidenza la doppia dissociazione tra stimolazione di EBA o cPMv e compito di riconoscimento di morfologia corporea o di azioni. I tempi di risposta nel compito di riconoscimento di morfologia erano più lenti durante stimolazione di EBA che durante la stimolazione della cPMv, mentre un rallentamento nel compito di riconoscimento di azioni è stato osservato durante stimolazione della cPMv rispetto alla stimolazione di EBA. Nel secondo esperimento le immagini rappresentavano gli stessi movimenti eseguiti con una cinematica biomeccanicamente possibile o impossibile. I due stimoli di confronto potevano rappresentare l’arto inferiore o superiore durante l’esecuzione: di due diversi movimenti biomeccanicamente possibili; di due diversi movimenti biomeccanicamente impossibili; dello stesso movimento con una cinematica possibile e impossibile. La stimolazione magnetica di EBA e della cPMv, sia nell’emisfero destro che sinistro, è stata confrontata con una stimolazione sham sul vertice. I risultati hanno confermato il coinvolgimento selettivo della cPMv nel riconoscimento di azioni biomeccanicamente possibili. Le risposte erano rallentate durante stimolazione della cPMv rispetto alle risposte durante stimolazione di EBA e durante stimolazione sham, indipendentemente dall’emisfero stimolato; nessuna differenza era invece osservabile tra stimolazione di EBA e sham. Il fatto che l’effetto della stimolazione della cPMv fosse indipendente dall’emisfero stimolato dimostra che sia la cPMv di destra che la cPMv di sinistra sono necessariamente coinvolte nel riconoscimento di azioni che appartengono al repertorio motorio dell’osservatore. L’analisi delle risposte nel compito di riconoscimento di azioni biomeccanicamente impossibili ha messo, invece, in evidenza una differenza emisferica nella codifica di azioni che non appartengono al repertorio motorio dell’osservatore. Le risposte erano rallentate durante stimolazione della cPMv di destra rispetto alle risposte durante stimolazione di EBA destra e durante stimolazione sham. Nessun effetto era invece osservabile nel gruppo di soggetti che aveva ricevuto la stimolazione di cPMv e di EBA a sinistra. Nessun effetto è stato inoltre indotto dalla stimolazione della cPMv o di EBA sul compito di 48 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici discriminazione tra azioni possibili e azioni impossibili, confermando che la plausibilità biologica dei movimenti non è codificata nel sistema premotorio. In conclusione, questi dati ottenuti attraverso TMS ripetitiva, anche se ancora preliminari, evidenziano il ruolo funzionale specifico di aree temporo-occipitali e premotorie implicate nell’analisi di aspetti differenti del corpo umano. I risultati suggeriscono che EBA è dedicata al riconoscimento della morfologia del corpo umano ma non dei suoi movimenti. Al riconoscimento e alla comprensione di azioni contribuisce in modo funzionalmente necessario l’area premotoria ventrale. Un tale risultato fornisce la prima evidenza diretta che l’attività di aree premotorie implicate nella pianificazione ed esecuzione di azioni è necessaria alla comprensione delle azioni dei conspecifici. Un dato importante dello studio riguarda la dissociazione tra emisfero sinistro e destro nel riconoscimento di azioni biomeccanicamente impossibili che non appartengono al repertorio motorio dell’osservatore. In accordo a precedenti studi di neuroimmagine e di TMS a singolo impulso (Costantini et al., 2005; Romani et al., 2005) la stimolazione della cPMv di destra ha interferito con il riconoscimento di movimenti sia biomeccanicamente possibili che impossibili. I risultati suggeriscono che l’accoppiamento tra osservazione ed esecuzione di azioni non rispecchia l’esatta cinematica dei movimenti osservati, ma il significato generale dell’azione. D’altra parte, l’area premotoria dell’emisfero sinistro è risultata sensibile alla plausibilità biologica dell’azione osservata, codificando solo le azioni che appartengono al repertorio motorio dell’osservatore. Tale dissociazione emisferica potrebbe riflettere il ruolo diverso e complementare dei due emisferi nell’osservazione e imitazione di azioni. Il sistema premotorio dell’emisfero sinistro potrebbe codificare l’azione osservata all’interno degli schemi motori che appartengono al repertorio dell’osservatore, permettendo il riconoscimento delle modalità specifiche di esecuzione dell’azione. Questo dato è in accordo alla dominanza emisferica sinistra nella pianificazione di azioni, suggerita dalla sede lesionale prevalentemente associata all’aprassia, un disturbo neuropsicologico specifico della pianificazione del movimento. D’altra parte la rappresentazione comune di azioni eseguibili e non eseguibili potrebbe essere funzionale all’apprendimento di nuovi pattern motori che vengono codificati in accordo al loro significato funzionale. Infatti, ciò che accomuna una presa fine “a pinza” eseguita in modo biomeccanicamente 49 C. Urgesi possibile o impossibile è lo scopo, vale a dire prendere un oggetto di piccole dimensioni. Il sistema premotorio dell’emisfero destro potrebbe codificare quindi lo scopo dell’azione generalizzando le modalità specifiche di esecuzione, in accordo ai dati di fMRI che dimostrano una prevalenza a destra delle attivazioni premotorie legate alla decodifica, da parte dell’osservatore, delle diverse intenzioni di un attore che esegue lo stesso movimento in contesti differenti (Iacoboni et al., 2005). 6. Il senso di appartenenza del proprio corpo Gli studi decritti nei paragrafi precedenti dimostrano come le stesse strutture motorie implicate nella pianificazione dei movimenti eseguiti col proprio corpo sono anche coinvolte nella comprensione delle azioni degli altri individui. Tale comune rappresentazione neurale delle azioni eseguite ed osservate pone il problema della discriminazione delle proprie azioni da quelle compiute dagli altri individui (Blakemore & Decety, 2001). Abbiamo visto come un’area occipito-temporale laterale, EBA, giochi un ruolo cruciale nella discriminazione visiva della morfologia delle parti corporee non facciali, contribuendo, insieme alla discriminazione della fisionomia facciale in cui è implicata FFA, a rispondere alla domanda “Chi è l’attore?”. Le informazioni visive, però, a meno che non ci sia una stretta continuità fisica con il resto del corpo, possono essere ambigue nel discriminare se una parte del corpo appartiene o meno a se stessi; inoltre, non sempre noi effettuiamo un continuo controllo visivo delle nostre azioni. D’altra parte le informazioni propriocettive nascono direttamente dal nostro corpo e possono disambiguare il senso di appartenenza del corpo in movimento. Tuttavia, la rappresentazione delle azioni osservate non è solo motoria, ma coinvolge anche la rappresentazione delle conseguenze sensoriali del movimento, in modo analogo alle copie efferenti sensoriali che vengono prodotte in parallelo ai comandi motori per predire le conseguenze delle proprie azioni. Quindi la rappresentazione motoria delle azioni osservate si accompagna anche ad una rappresentazione sensoriale correlata. E’ il confronto tra conseguenze sensoriali predette ed effettive che permette di discriminare le conseguenze sensoriali delle proprie azioni e da quelle derivanti dalle azioni degli altri individui. Le conseguenze sensoriali effettive che corrispondono alle copie efferenti generate in parallelo ai comandi motori vengono attenuate. Infatti, la soglia percettiva di stimoli auto-evocati è più 50 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici alta rispetto a quella per gli stimoli sensoriali che sono conseguenza delle azioni degli altri individui (Blakemore & Frith, 2003). Il senso di appartenenza del proprio corpo nasce, quindi, dalla correlazione temporale e spaziale tra diverse informazioni motorie e sensoriali (visive, tattili, propriocettive, come anche uditive) che scaturiscono dal movimento del nostro corpo (Berlucchi & Aglioti, 1997). Quali aree cerebrali sono implicate nella rappresentazione dell’agency o della soggettività delle proprie azioni? EBA riceve informazioni non soltanto visive ma anche propriocettive riguardanti i segmenti corporei non facciali (Astafiev et al., 2004), così come FFA sembra essere implicata anche nel riconoscimento facciale attraverso la modalità tattile (Kilgour et al., 2004). D’altra parte entrambe queste aree non possono discriminare l’appartenenza del proprio corpo, rispondendo indifferentemente alla presentazione del proprio corpo e a quella del corpo degli altri. Anzi EBA mostra una maggiore attivazione durante l’osservazione di parti del corpo in una prospettiva allocentrica (Chan et al., 2004), suggerendo che la sua funzione fondamentale possa essere quella di riconoscere il corpo degli altri. Diversi studi attribuiscono alla corteccia parietale posteriore (PPC; Figura 1) e al cervelletto un ruolo fondamentale nella rappresentazione dei comandi motori e delle loro conseguenze sensoriali e, più in generale, nel controllo della corrispondenza tra predizione e risultati effettivi del proprio comportamento. L’introduzione sperimentale, infatti, di un conflitto tra movimento del corpo e sue conseguenze sensoriali, per esempio un ritardo artificiale nel tempo in cui il movimento sortisce i suoi effetti, induce un’attivazione specifica del cervelletto (Blakemore et al., 2001) e del giro angolare (Farrer et al., 2003). Inoltre il conflitto sensoriale tra visione e propriocezione, per esempio muovere la propria mano destra e vederla allo specchio come se fosse la mano sinistra a muoversi, attiva selettivamente la corteccia temporo-parietale (Balslev et al., 2005). La PPC sembra quindi essere coinvolta nell’integrazione multisensoriale che contribuisce alla rappresentazione del proprio corpo. Rilievi clinici indicano che determinate lesioni cerebrali, soprattutto se centrate sulla PPC, inducono importanti e specifiche alterazioni della consapevolezza corporea, quali ad esempio la insopprimibile convinzione che una parte del proprio corpo appartenga ad altri individui (Aglioti et al., 1996) e la sensazione di essere al di fuori del proprio corpo (esperienze out-of-body; Blanke et al., 2004). Durante un’esperienza out-of-body 51 C. Urgesi l’individuo sente di essere sveglio e di vedere il proprio corpo e lo spazio circostante da una posizione spaziale al di fuori del corpo fisico. A tali esperienze contribuisce un’alterazione della normale attività delle stesse strutture neurali che sono implicate nella manipolazione immaginativa delle parti del corpo. In un tipico compito di immaginazione motoria si chiede ai partecipanti di giudicare se una parte del corpo, per esempio una mano presentata visivamente, è destra o sinistra. Diverse evidenze sperimentali indicano che, quando la postura corporea dell’osservatore è congruente con lo stimolo, le risposte sono più veloci che in situazioni di incongruenza posturale tra stimolo e parte del corpo dell’osservatore (Parsons, 1994). Questo dato suggerisce che nel dare la risposta l’osservatore immagina di muovere la parte corrispondente del proprio corpo nella posizione dello stimolo. Questo tipo di strategia di riposta implica un’immaginazione motoria in prima persona, mentre in una strategia di immaginazione in terza persona l’osservatore immagina di muovere lo stimolo per farlo combaciare con la posizione del proprio corpo. Il primo tipo di strategia immaginativa quindi si differenzia per il senso di appartenenza del corpo in movimento. Dal confronto delle attivazioni cerebrali durante i due tipi di immaginazione è possibile derivare quali aree sono specificamente implicate nella consapevolezza del proprio corpo. L’immaginazione motoria in prima persona induce maggiori attivazioni nella corteccia parietale inferiore sinistra e della corteccia somato-sensoriale rispetto all’immaginazione in terza persona (Ruby & Decety, 2001). Inoltre la stimolazione magnetica della giunzione temporo-parietale interferisce con l’esecuzione di compiti di immaginazione motoria in prima persona (Blanke et al., 2005), così come la stimolazione elettrica della stessa area durante interventi di neurochirurgia può indurre esperienze out-of-body (Blanke et al., 2002). Le esperienze out-of-body non sono solo limitate a popolazioni cliniche, ma si possono manifestare saltuariamente anche in individui senza alcuna patologia. Per esempio, alterazioni della consapevolezza corporea simili alle esperienze out-of-body sono riportate dai praticanti di varie tecniche di meditazione. Effettivamente, la sensazione di essere al di fuori dei vincoli fisici del proprio corpo e di sentirsi parti di un tutto unitario è una delle esperienze fondamentali che viene ricercata nell’ambito delle varie tradizioni religiose. Una delle evidenze sperimentali più interessanti che emerge dagli studi che hanno indagato le basi neurali dell’esperienza mistica è che, nonostante la diversità delle 52 Sistemi neurali coinvolti nella percezione del corpo: studi neurofisiologici tecniche e delle tradizioni mistico-religiose seguite, lo stato meditativo è legato all’attività della corteccia prefrontale, del cingolo e della corteccia temporo-parietale (Newberg & Iversen, 2003). Mentre la corteccia prefrontale e il cingolo mostrano un aumento di attività neurale, le aree temporo-parietali si deattivano, riflettendo la riduzione o le alterazioni della consapevolezza corporea che sono esperite nel corso degli stati meditativi. Nell’insieme questi dati suggeriscono uno specifico ruolo della corteccia parietale posteriore nell’integrazione di segnali motori e multisensoriali che contribuiscono al mantenimento del senso di appartenenza del proprio corpo. Il mantenimento della consapevolezza del proprio corpo permette la codifica delle azioni degli altri individui nelle stesse strutture motorie deputate alla pianificazione ed esecuzione delle proprie azioni senza perdere la distinzione tra le proprie azioni e le azioni degli altri individui, come accade negli stati psicotici. Conclusioni La complessità percettiva del corpo, la molteplicità delle informazioni che da esso il nostro cervello deve estrarre e l’importanza sociale che il nostro corpo e quello degli altri individui riveste nella vita sociale chiama in causa il coinvolgimento funzionale di diverse aree cerebrali. Studi di neuroimmagine funzionale e di stimolazione magnetica transcranica hanno dimostrato che i diversi aspetti del corpo sono analizzati in strutture neurali differenti. Il giro fusiforme e la corteccia occipito-temporale laterale sembrano implicate nell’elaborazione della morfologia del corpo e delle sue parti facciali e non facciali, rispettivamente. Il sistema mirror di accoppiamento percettivo motorio contribuisce, invece alla comprensione delle azioni e delle intenzioni degli individui con i quali interagiamo. D’altra parte, il senso di appartenenza del corpo, che ci permette di distinguere tra azioni del nostro corpo e azioni degli altri, sembra scaturire dall’integrazione dei vari segnali sensoriali evocati dai nostri movimenti. L’importanza dei dati che emergono dagli studi neurofisiologici descritti non è solo teorica e finalizzata all’approfondimento dell’organizzazione del sistema nervoso, ma suggeriscono immediate implicazioni cliniche. Le conoscenze acquisite sullo specifico ruolo funzionale delle diverse aree cerebrali implicate nella percezione del corpo 53 C. Urgesi umano possono, infatti, guidare la diagnosi e la riabilitazione dei disturbi cognitivi conseguenti a varie patologie cerebrali. Bibliografia Aglioti, S., Smania, N., Manfredi, M., & Berlucchi, G. (1996). Disownership of left hand and objects related to it in a patient with right brain damage. Neuroreport, 8, 293-296. Astafiev, S.V., Stanley, C.M., Shulman, G.L., & Corbetta, M. (2004). 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