CAMPO NAZIONALE GIOVANI DI AC 26 luglio e 1° agosto 2010 – pomeriggio (3h) GIOVANI E BENE COMUNE. Nodi e opportunità SCHEDA COORDINATORE Obiettivi del pomeriggio - Acquisire la consapevolezza che il bene comune è un tema centrale per l’Ac per la formazione dei giovani - Acquisire consapevolezza, come responsabili diocesani, che per formare integralmente le coscienze, la formazione proposta in diocesi non può prescindere da questo tema - Dare concretezza al progetto formativo che l’Ac ha sui giovani, formando giovani cristiani che portano la loro testimonianza nella città dell’uomo. Introduzione ai lavori Presentare, recuperando i lavori della mattina, gli strumenti associativi (Statuto – Progetto formativo – Itinerari formativi – Appunti per una regola di vita – testo sul bene comune di Michele D’Avino) che esprimono la centralità della formazione al bene comune come parte integrante della formazione delle coscienze e quindi della proposta formativa di Ac (15-20’). Lavori di gruppo (2h30’) Come prima cosa è necessario individuare una persona che faccia sintesi scritta del confronto che emergerà. Prima parte (1h) Risonanze sulla tavola rotonda del mattino guardandole da diversi punti di vista; ciò che è importante è aiutare i partecipanti a riflettere in tutte e tre le dimensioni, cioè come giovane, come responsabile e dal punto di vista del ruolo dell’associazione. Domande che aiutano la riflessione suddivise per le tre dimensioni (le tre dimensioni servono solo ad aiutare la discussione): Giovane - Sei consapevole dell’importanza della formazione al bene comune? - Quali elementi della formazione al bene comune hai vissuto o non hai vissuto? Questo sia nella vita che in associazione - In che modo trovi questi contenuti espressi in associazione e come vivi la formazione al bene comune in Ac? Quali contenuti sono mancati nella tua esperienza associativa? Responsabile - Sei consapevole dell’importanza di inserire l’attenzione al bene comune nei percorsi di formazione ordinaria? - Secondo te esiste nei giovani un bisogno di formazione al bene comune? - Secondo la tua esperienza e i contenuti usciti dalla tavola rotonda della mattinata, quali sono i contenuti fondamentali che devono essere proposti in un percorso di formazione al bene comune? Associazione - Come l’Ac diocesana stimola i giovani verso il tema del bene comune? - Quali proposte/iniziative sono buone esperienze/prassi per tale scopo? - Quali attenzioni rivolge l’Associazione diocesana al tema del bene comune? - Quali tematiche e contenuti l’Ac non può non considerare riguardo la formazione al bene comune? Pausa (15’) Seconda parte (1h) Confronto su come i contenuti sul bene comune possono diventare percorsi di formazione. Domande che aiutano la riflessione: - Come e dove questi temi/contenuti possono essere inseriti, possono diventare percorsi di formazione per il gruppo giovani? - Come l’Associazione può rendere la formazione al bene comune sempre più parte del percorso ordinario di formazione dei giovani e non solo oggetto di iniziative specifiche? - Quali strumenti sono necessari per declinare la formazione al bene comune? - In quali ambiti possiamo testimoniare questa attenzione dell’associazione? Terza parte (15’) Sintesi del lavoro di gruppo del pomeriggio individuando una questione da porre a Franco il giorno dopo. La questione dovrà essere elaborata per iscritto. Spunti da Progetto formativo, Itinerari formativi e Appunti per una Regola di vita spirituale Il mondo non è una realtà “nonostante la quale” viviamo da cristiani, ma attraverso cui camminiamo verso Dio, che non è estraneo al mondo in cui ci ha donato di vivere. Il laico di AC sta nel mondo, come Gesù che si è fatto uomo assumendo fino in fondo i tratti umani di un’esistenza storica. L’incarnazione di Gesù è per i laici di AC il punto di riferimento per capire la loro vocazione, soprattutto per orientare il loro atteggiamento di fronte al mondo. Esso è la realtà creata e in essa ciascuno riconosce la propria natura; è la missione per contribuire a far emergere in esso il profilo originario della creazione. Il mondo è la realtà rinnovata nella risurrezione di Gesù e chiamata già da oggi a modellarsi secondo la vita nuova che gli è stata donata. Lontani da un cristianesimo intimistico ed astratto, senza umanità e storia, il mistero dell’incarnazione ci radica in pienezza nel nostro tempo, ci spinge ad essere pienamente cittadini e a prenderci cura dei luoghi, delle realtà, delle persone che ci sono accanto. (dal Progetto Formativo dell’Azione Cattolica. Perché sia formato Cristo in voi, cap. 4, par.1) Dio ci vuole responsabili della città degli uomini, cioè del contesto umano organizzato di cui siamo parte, che ci è dato come dono e come compito. Essere cittadini significa conoscere e comprendere il nostro tempo, nella sua complessità, cogliendo significati e rischi insiti nelle trasformazioni sociali, economiche e politiche in atto, assumendo l’atteggiamento di chi queste trasformazioni non si limita a rifiutarle o a celebrarle in maniera acritica, ma le affronta come frutto del proprio tempo, ponendosi in esse e lavorando per indirizzarne gli sviluppi; coniugando la capacità di pensiero critico nel giudicare con l’integrità etica nell’agire, ma accettando anche con serenità il rischio delle scelte storicamente situate, nella consapevolezza della parzialità del bene che l’uomo è capace di realizzare. Significa riscoprire il valore della partecipazione – che contrasta ogni tentazione di delega – come modo normale di essere cittadini e non ospiti occasionali delle nostre città. Una partecipazione che conosce il valore dell’organizzarsi politico, vivendo e rispettando in primo luogo le istituzioni; che sa che, come ogni realtà umana, anche la politica ha strumenti, tempi e luoghi propri. Bisogna quindi saper riconoscere e vivere fruttuosamente, con fiducia, sia i tempi lunghi delle prospettive di promozione umana, sia lo sforzo quotidiano e incessante per la giustizia, per la pace per la difesa dei più deboli. Si tratta di conoscere e accettare la fatica dell’essere cittadini, disponendosi al dialogo con coloro che si incontrano nelle piazze delle città. (dal Progetto Formativo dell’Azione Cattolica. Perché sia formato Cristo in voi, cap. 4, par. 2) L’Azione cattolica sogna giovani santi. Saldi, sereni, intelligenti, capaci di sognare ad occhi aperti, di vivere la propria vita fino in fondo, pronti a decidere e a rischiare, a compiere passi impegnativi e a trascinare dietro di sé chi non trova la forza. […] Giovani santi, santi in questo tempo , nei nostri luoghi. […] Giovani che si sentono protagonisti della vita della Chiesa, che se ne assumono la responsabilità nel servizio educativo, nella vita della comunità parrocchiale e diocesana, nella vita dell’associazione. Giovani che si sentono soggetti capaci di assumersi responsabilità nei luoghi di lavoro e di studio, ma anche nella propria città e nella società. Giovani della “porta stretta”. (da Sentieri di speranza. Linee guida per gli itinerari formativi, pagg. 107-108) La testimonianza come dono e compito “Vivere il Battesimo significa essere testimoni e missionari nella vita di ogni giorno. Oggi siamo consapevoli che la missione costituisce una nuova urgenza, per la Chiesa e per la coscienza credente. Per i laici si tratta di portare il Vangelo a contatto con la vita, affinché esplichi tutta la sua potenza salvifica” (dal Progetto formativo, p.14). Ogni giorno sei chiamato a rendere testimonianza, nei tanti ambiti della tua vita: si tratta di un compito e una responsabilità, un dono ed un impegno da assolvere con coerenza e continuità. Rendi ragione di ciò in cui credi, cerca sempre di prendere posizione, di non scendere a compromessi, nonostante i dubbi che a volte sembrano insormontabili, di essere pronto a pagare anche di persona. La forza della testimonianza nasce dalla consapevolezza di essere “figlio”, amato e guidato dal Padre che per primo continua a rendere buona testimonianza di te. Questa figliolanza mette in gioco la tua responsabilità, dal momento che sei chiamato, come laico, insieme a tanti altri uomini e donne, a portare il messaggio del Vangelo in tutti gli ambienti di vita e a rendere una testimonianza di santità nel mondo. (da Verso l’alto. Appunti per una Regola di vita dei giovani di Ac, pagg. 44-45) Un impegno concreto nell’oggi “La sfida della missione è quella di parlare della vita da cristiani; saper parlare di amore, di famiglia, di dolore, di lavoro, di morte, di affari, di denaro… con il linguaggio comune, ponendo la fede in maniera forte e nuova in dialogo con l’esistenza di oggi” (dal Progetto formativo, p.14). Il cammino della testimonianza non è sicuramente un impegno astratto: chiediti ogni giorno come puoi vivere in comunione con Dio nello studio, nel lavoro, nelle relazioni, nel tempo libero, nell’uso del denaro e dei beni che possiedi. Non rinunciare mai a domandarti se le tue scelte sono conformi a quanto il Vangelo insegna, e se riesci a convertire quotidianamente il tuo cuore mettendoti in ascolto del Signore. Sei chiamato a saper dare il meglio, ogni giorno, ad aggiungere un “di più” di vita che prima mancava: a donare con competenza, con dedizione e con impegno, a essere benevolo con gli altri evitando quei gesti che rallentano, appesantiscono o addirittura bloccano la forza della testimonianza. Metti al centro la persona e la sua dignità in tutte le tue scelte, assumi uno stile di solidarietà per contribuire a costruire il bene comune: non la somma di singoli beni individuali, ma la realizzazione delle condizioni in cui ciascuno può dare il meglio di sé. (da Verso l’alto. Appunti per una Regola di vita dei giovani di Ac, pagg. 44-45)