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CHE FINE HA FATTO L'AIDS?
L'ipotesi centrale sulla quale si muove tutto il mercato odierno dell'HIV/AIDS è quella secondo cui l'infezione da
HIV è responsabile dell'AIDS. Ma è realmente così?
L'ipotesi centrale sulla quale si muove tutto il mercato odierno dell'HIV/AIDS è quella secondo cui
l'infezione da HIV è responsabile dell'AIDS. Ma è realmente così?
L’AIDS è la Sindrome* da Immunodeficienza Acquisita (Acquired Immune Deficiency Syndrome), ossia un
complesso di malattie (*sindrome = Complesso più o meno caratteristico di sintomi, senza però un preciso
riferimento alle sue cause e al meccanismo di comparsa, e che può quindi essere espressione di una
determinata malattia o di malattie di natura completamente diversa) che, nel caso specifico, vengono tutte
ricondotte (??? = insieme + ?????? = strada, percorso) ad una stessa causa, ossia l’infezione da virus HIV
(Human Immunodeficiency Virus).(1)
Inizialmente ritenuta una patologia tipica di certi comportamenti sessuali o di determinati stili di vita, l’AIDS
si è rapidamente diffuso a tutta la popolazione mondiale e le stime al 2013 parlano di una media di 35
milioni di individui affetti, di cui 2,3 milioni nel Nord America e in Europa, 1,6 milioni in America Latina,
250.000 nell’area dei Caraibi, 1,1 milioni nell’Europa dell’Est e nell’Asia Centrale, 230.000 in Medio
Oriente e Nord Africa, 4,8 milioni in Asia e nell’area del Pacifico e infine, circa 25 milioni nell’Africa
Subsahariana.
Nella prevenzione, diagnosi e cura della peste del ventesimo secolo, l’impegno di governi e istituzioni è
stato ed è tuttora enorme. Un recente articolo della rivista JAMA ci dice che durante gli ultimi 25 anni, il
mondo ha investito 458 miliardi di dollari solo per migliorare la sanità dei paesi a basso reddito. (2) Ma il
business dell’HIV/AIDS è molto complesso e articolato e comprende i finanziamenti alla ricerca, il mercato
dei kit diagnostici, il mercato degli anti-retrovirali (ARV) con investimenti complessivi di più di 88 milioni di
dollari americani per il 2012, più di 102 per il 2013 e più di 155 per il 2014, in rapida e continua ascesa. (3)
Ma su cosa si fonda questo business?
L’ipotesi centrale sulla quale si muove tutto il mercato odierno dell’HIV/AIDS è quella secondo cui
l’infezione da HIV è responsabile dell’AIDS, ma su questa ipotesi, fin dal primo mento, si è registrato il
dissenso di scienziati qualificati; primo tra tutti, Peter Duesberg.
Nato a Munster (Germania) il 2 dicembre del 1936, Duesberg si trasferisce negli Stati Uniti all’età di 27
anni e, nel 1971, viene premiato come miglior scienziato “californiano” dell’anno. Nel 1986 si aggiudica il
finanziamento settennale del National Institute of Health (NIH) come “outstanding Investigator”
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(ricercatore d’ eccezione!) e, nello stesso anno, viene eletto membro onorario della National Academy of
Sciences. Dal 1970 lavorando sui retrovirus (virus a RNA) isola e mappa la struttura del primo oncogene
(gene responsabile della trasformazione delle cellule normali in cellule tumorali) ma, a partire del 1987,
pubblica una serie di articoli che confutano l’ipotesi secondo la quale l’AIDS sarebbe determinata da
un’infezione da retrovirus. La sua tesi fa il giro del mondo e viene pubblicata dalle maggiori e più quotate
riviste scientifiche internazionali ma, per tutta risposta, l’establishment scientifico decide di tagliare tutti i
finanziamenti che si è guadagnato con la sua professionalità, la sua dedizione e la sua competenza. A
questo punto, Duesberg scrive un libro dal titolo molto provocatorio, Inventing the AIDS virus,4 nel quale
denuncia tutte le manipolazioni poste in opera dall’establishment scientifico internazionale, al fine di
trasformare l’AIDS nel più colossale “business” scientifico che la storia dell’umanità ricordi. Sostenuto
dal Premio Nobel per la Chimica, Kary B. Mullis, che scrive l’introduzione al suo libro, Duesberg diventa,
di fatto, il fondatore di un movimento di agguerriti scienziati, definiti “negazionisti” dall’establishment,
perché equiparati, in senso morale, a quanti negano la realtà storica dell’Olocausto!
In questo clima si sviluppa una polemica, ancora oggi non sopita, tra quanti sostengono che l’AIDS sia
dovuta al virus HIV e quanti, invece, sostengono che l’HIV non esista affatto o, al massimo, sia un virus
innocuo e senza alcun impatto sulla salute.
Il nesso di causa ed effetto tra l’infezione da HIV e la comparsa dei sintomi dell’AIDS diventa, così, il
tema centrale intorno al quale si sviluppa una polemica tra establishment e “negazionisti”; il dibattito non
esiste, dato che i “negazionisti” vengono considerati dall’establishment dei criminali.
Posto che la teoria secondo cui i germi (siano essi virus, batteri o funghi) sono agenti esterni che, quando
invadono l’organismo umano, determinano la comparsa di sintomi di malattia (la cosiddetta “teoria dei
germi”, elaborata da Louis Pasteur e Robert Koch), come si fa a stabilire un nesso di causalità tra un
germe (nel caso particolare, il virus HIV) e una malattia (l’AIDS)? Si fa ricorso ai cosiddetti “Postulati di
Koch”, che si possono così schematicamente riassumere:
1. Il germe (nel nostro caso il virus HIV) ritenuto responsabile della malattia (l’AIDS) deve poter
essere isolato in tutti i casi di malattia;
2. Il germe così isolato deve poter esser coltivato in laboratorio, in coltura “pura” (ossia senza altri
germi “contaminanti”);
3. Il germe cresciuto in coltura pura, iniettato in animali da esperimento, deve riprodurre,
nell’animale così trattato, i sintomi tipici della malattia;
4. Il germe deve poter essere di nuovo estratto dall’animale malato e coltivato in coltura “pura”.
Se i “Postulati di Koch” sono rispettati, il nesso di causa ed effetto tra infezione e malattia può essere
stabilito con ragionevole certezza; in caso contrario, non è possibile affermare che un certo germe
provochi una determinata malattia.
Già nel 1989, Duesberg dimostrava, pubblicando i suoi dati su una delle più prestigiose riviste scientifiche
al mondo, (5) che l’HIV non soddisfa i requisiti richiesti dai postulati di Koch affinché si possa stabilire un
suo ruolo come causa dell’AIDS. Dati acquisiti successivamente, hanno consentito di stabilire che:
a. Il virus HIV non è stato mai isolato, allo stato puro (come richiesto dal secondo postulato di Koch),
nemmeno dal premio Nobel Luc Montagnier, al quale la scoperta del virus viene attribuita; (6)
b. Si definiscono, comunemente, “HIV controllers” (o Elite Controllers, EC) e/o “long term non
progressors” (LTNP), individui infettati dal virus, ma che non manifestano segni di malattia. (7) Questi
rappresentano circa il 5% del totale (che, sugli stimati 30 milioni di individui infettati al mondo, significa
150.000 individui) e non si conformano a quanto richiesto dal terzo postulato di Koch;
c. Esistono, infine, casi di AIDS, HIV negativi, ossia individui affetti da un corteo di sintomi identici a quelli
dell’AIDS, ma dai quali non è possibile isolare il virus o anche solo gli indizi del suo passaggio. (8)
Ancorché non soddisfare i requisiti richiesti dai postulati di Koch, questi casi sono la dimostrazione diretta
dell’inesistenza di qualsiasi nesso di causalità tra AIDS e infezione da HIV.
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Luc Montagnier
Come si può facilmente notare, i postulati di Koch sono delle semplici regole di buon senso per stabilire
se, data per scontata la validità della “teoria dei germi”, esiste un nesso di causa ed effetto tra l’infezione
causata da un determinato germe e una data malattia infettiva. Abbiamo anche constato che, letteratura
scientifica e dati alla mano, il virus HIV (presunto) responsabile dell’AIDS, non soddisfa nessuno dei
postulati di Koch e pertanto, alla luce dei fatti scientificamente accertabili, l’HIV non è responsabile
dell’AIDS! Ma se, per definire il nesso di causalità tra infezione da HIV e AIDS, si deve rinunciare al senso
comune, negando la validità dei postulati di Koch, tutto diventa plausibile e discutibile al tempo stesso, e
non ci si può meravigliare se perfino fonti istituzionali, come i Centers for Disease Control (CDC), il
National Institute of Health (NIH) e il National Institute for Allergy and Infectious Diseases (NIAID), che
rappresentano le massime autorità in tema di malattie infettive sul suolo statunitense, per affermare le tesi
più accettate e “convenienti” sulla genesi dell’AIDS, finiscono per assumere atteggiamenti dogmatici e
palesemente antiscientifici...
Continua a leggere l'articolo di Domenico Mastrangelo sull'ultimo numero di PuntoZero:
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