Chiusura Convegno

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Conclusione Convegno GVV AIC
Loreto 22 ottobre 2016
Alcune frasi che ieri sono risuonate come un richiamo, frammenti di appunti corposi, memoria di
riflessioni profonde, mi danzano nella mente.
Le condivido con voi.
Dall’intervento di Mons. Valentinetti:
abitare il volontariato, un volontariato con una precisa connotazione cristiana perché cristiano
significa volontario. Un volontariato che è ispirato dalla fede, s’immerge nella fede e nasce dalla
fede.
Tornare alla radice.
Impegno spirituale come impegno del samaritano; impegno ecclesiale come quello di Marta e
Maria.
M’interrogo: chi è il mio prossimo?
Che cosa devo fare per avere la vita eterna?
Riportare l'orizzonte a una visione escatologica!
Faccio memoria... L’articolo 3 del nostro Statuto indica nella promozione umana e cristiana delle
persone e delle famiglie in disagio, nella lotta contro le povertà materiali e spirituali, le finalità da
raggiungere.
La vita eterna è il fine del nostro fare, la spiritualità non è la cenerentola del nostro impegno.
Abitare la realtà, abitare questo oggi per guardarlo con occhi di compassione, perché oggi più che
mai questo nostro mondo ha bisogno di risposte di senso, ha bisogno di amore.
Lasciamo ogni preoccupazione e ogni ansia, creiamo legami e relazioni perché l'attivismo ansioso è
sintomo di personalismo, narcisismo ed efficientismo ....
Dall’intervento del Prof. Penza:
Domandiamoci ancora chi siamo oggi e quale risposta possiamo dare a una realtà che cambia,
caratterizzata dalla globalizzazione e da una tecnologia sempre più veloce. Assumiamo i poveri
quale input al rinnovamento della Chiesa perché, ogni volta che abbiamo riscoperto i poveri,
abbiamo dato il la a un nuovo inizio.
San Vincenzo ha gettato la religione in strada!
Il progetto politico cristiano è un progetto ispirato che si discosta dalla secolarizzazione dell'uomo,
dal razionalismo scientifico, dal consumismo. Il volontariato deve accettare la sfida di ricostruirlo,
interpretando una dimensione profetica che guarda alla realtà.
Ascoltare un uomo significa iniziare a salvarlo!
Ascolto come presupposto di ogni legame e relazione.
Non possiamo lasciarci coinvolgere da logiche economiche, non siamo terzo settore.
Domandiamoci quali sono le radici della corruzione. Risvegliamo in noi la trascendenza. Il corrotto
è complice e non conosce la fraternità e l'amicizia. Il cristiano è in ricerca, proteso verso un altro
con cui relazionarsi.
Essere riserva escatologica per portare un lieto annuncio, questa la riserva della chiesa.
Faccio memoria ... sempre dal nostro Statuto ... siamo laici impegnati nell'esercizio della carità.
Riscoprire la dimensione della gratuità, il servizio alla denuncia, riprendere l’ascolto, far vivere la
prossimità per vivere con sapienza, amore, generosità.
Fare famiglia per i poveri, oggi siamo tutti senza famiglia in una social - solitudine che pensa che i
legami siano ostacoli alla libertà.
Abbiamo bisogno di ricostruire un noi!
Ancora frammenti di pensieri che m’interrogano .....
Dalle parole della professoressa Falappa:
Ripartire dall'ascolto della propria interiorità in questo oggi che esalta la competizione e vive una
povertà interiore perché conformata ai valori imposti dalla società, sacrificando invece quello che ci
costituisce. Relazioni, allora, come fonti di risveglio.
Ritrovare il desiderio più profondo, indice di un'armonia che mi supera e che accoglie il mio centro
interiore.
Superare la paura che toglie respiro al desiderio.
Ritrovare la fiducia, luce delle relazioni, energia per vivere. Uscire da ogni giudizio. Rischiare la
relazione, sentirsi chiamati a una responsabilità senza la quale difficilmente si è felici.
Esserci, essere nella vita, nelle relazioni ... C'è tutta la filosofia di Levinas che ci invita a sentirci
responsabili. Quella filosofia che amo, non a caso una sua frase è nel mio profilo su Skype, "Amare
significa lasciarsi interpellare, sorprendersi invocato e chiamato alla responsabilità".
Esserci per l'altro, senza pensare di essere portatori di servizi perché la responsabilità è servizio. La
vita ha senso e valore, nonostante tutto, per la responsabilità concretizzata. Responsabilità ancora
per essere liberi, per essere solidali perché la solidarietà non può esserci senza responsabilità e la
responsabilità non può non essere solidale.
La solidarietà deve avere sorgenti interiori profonde, capaci di illuminare la ragione.
Cammino di umanizzazione ... mi domando: quale cammino di umanizzazione ho percorso in questi
anni di volontariato Vincenziano, quale apporto ho dato per un nuovo umanesimo?
Dalla relazione del prof. Moro:
Volontariato: di cosa parliamo? Di un'attività libera e gratuita voluta per ragioni di solidarietà e
giustizia sociale.
Quale immagine il volontariato presenta di sé? Com’è percepito e rappresentato oggi?
Mi domando se c'è stata un'evoluzione o un'involuzione nel cammino della sua storia.
Quando si parla di volontariato e politica, si parla della seconda e non del primo.
I modi di esercitare l'attivismo civico sono molteplici e si possono sintetizzare nella cura
dell'interesse generale attraverso la tutela dei diritti, guardando ai beni comuni, promuovendo
empowerment e advocacy.
C’è tutto un programma da vivere!
Pensieri... domande... invito a ripensare al nostro esserci, esserci per essere carità! Essere portatori
di quella ricchezza interiore che ci rende strumento nelle mani di colui che è amore.
Permettetemi allora di invitarvi a riscoprire la dimensione del sogno, sogno che non è fuga dalla
realtà, ma è spostare gli orizzonti per scoprire mete più vaste che ci trascendono. L'annuncio, la
buona notizia da portare ai poveri, è quella stessa che ci ha raggiunto e ci ha fatto sentire figli di un
Padre che per amore ci ha disegnati nelle sue mani. Ci fa sentire fratelli, chiamandoci a una
responsabilità che oggi qui già porta i segni di una nuova Gerusalemme. Una città dove non ci sono
lacrime, non c'è più dolore perché qualcuno per noi ha già fatto nuove tutte le cose.
Mentre ascoltavo i relatori, una frase dall'Idiota di Dostoevskij mi frullava nella mente, come un fil
rouge legava le quattro relazioni l'una all'altra: "Quel povero morente chiede al Principe, che lo
assiste al suo fianco, "quale bellezza salverà il mondo?" Il principe non risponde, perché quella
bellezza era lì presente accanto al letto di quel moribondo. Era la bellezza di chi, non avendo nulla
da offrire, si fa prossimo solo per donare compassione e amore.
Permettetemi, allora, di sognare un volontariato Vincenziano consapevole della sua potenzialità che
si esprime in quell’identità, voluta da San Vincenzo, e che altro non è se non ricchezza interiore,
ascolto dell'altro con la lettera maiuscola, azione concreta di aiuto ai fratelli.
Senza paura portiamo noi stessi e doniamo ciò che abbiamo dentro, rischiando quell'avventura
interiore che, portandoci fuori dall'io, coniuga il Tu con un Noi, rendendoci forza trasformatrice
nella storia della nostra vita e nel mondo!
Paola Agnani
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