Sulle prove INVALSI
La FLC CGIL ha sempre ritenuto importante la valutazione nazionale del sistema scolastico considerandola un
processo necessario e doveroso che dovrebbe caratterizzarsi per
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essere funzionale al miglioramento complessivo dell’offerta formativa fino al suo declinarsi nei
processi di apprendimento/insegnamento,
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stimolare gli interventi innovativi necessari a realizzare le finalità della scuola (inclusione, pari
opportunità, diritto all’istruzione),
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essere partecipato e condiviso attraverso il coinvolgimento di molti soggetti: dai decisori politici ai
dirigenti, ai docenti, al personale ATA.
Partendo da questo punto di vista, gli interventi del MIUR in materia di valutazione (dal regolamento al progetto
sperimentale) risultano profondamente sbagliati. Di certo non rispondono ai bisogni educativi e formativi degli
alunni; svalorizzano l’operato delle scuole; avviliscono la professionalità di coloro che a scuola lavorano.
Un sistema di valutazione che si rispetti non può limitarsi a far delle fotografie degli apprendimenti degli allievi. Un
sistema di valutazione nazionale dovrebbe prima di occuparsi di apprendimenti, verificare le condizioni strutturali
delle scuole e del territorio in cui sono inserite, l’adeguatezza degli organici, le professionalità presenti, i piani di
formazione e aggiornamento, le risorse ricevute e gli investimenti fatti. Sulla base di questi dati la valutazione degli
apprendimenti acquista un significato utile a interventi mirati al miglioramento qualitativo dell’offerta formativa e
quindi del prodotto.
Rispetto a questo quadro di riferimento qual è il ruolo delle prove Invalsi?
Attualmente INVALSI fa una rilevazione nazionale degli apprendimenti tramite prove standardizzate. Una rilevazione di
tale genere può, o meglio, potrà costituire uno degli strumenti di una Valutazione Nazionale di Sistema, ma certo non
l'unico e , a ben vedere, nemmeno il più importante.
Le prove INVALSI sono obbligatorie per la scuola, intesa come istituzione (DPR n. 87, art. 7; DPR n. 88, art. 7; DPR n.
89, art. 12, tutti del 15 marzo 2010).
QUAL E’ IL RUOLO DELLA SCUOLA IN QUESTA RILEVAZIONE?
Se la scuola ha l’obbligo di somministrare i test e il Dirigente Scolastico di chiedere la collaborazione dei docenti, per i
docenti non esiste una obbligatorietà come prestazione ordinaria alla somministrazione. Non possono esserci
interpretazioni diverse in quanto il contratto del 2007 agli artt. 28 e 29, fondamento giuridico di riferimento, è molto preciso
sulle attività obbligatorie dei docenti e sulla titolarità del collegio, attraverso il POF, sulle modalità del loro svolgimento.
QUAL E’ IL RUOLO DEL COLLEGIO DOCENTI IN QUESTA RILEVAZIONE?
Il Collegio dei Docenti non ha potere di delibera rispetto all’adesione alla rilevazione poiché le direttive attribuiscono la
competenza a un soggetto esterno, l’INVALSI. La somministrazione è quindi una attività esterna alla attività didattica.
Su cosa può pronunciarsi il collegio? sulla somministrazione delle prove, richiesta dall'amministrazione in tempi
successivi alla programmazione d'istituto, se non assunta dal collegio docenti nel piano delle attività, e nei limiti orari
definiti, poiché tale somministrazione non rientra tra gli obblighi dei docenti e, pertanto, si configura come attività
dipendente da una disponibilità individuale, straordinaria e aggiuntiva. Di conseguenza per le prove Invalsi si pone anche
il problema di come riconoscere i carichi di lavoro aggiuntivi. La proposta di alcune scuole di utilizzare il Fis per la
remunerazione di docenti e Ata impegnati nella somministrazione la riteniamo impraticabile in assenza di fondi ad hoc.
È importante che una posizione critica che metta in evidenza elementi di contrarietà si esprima nei collegi docenti, tramite
l'approvazione di documenti da inviare alle istituzioni competenti (USR, Miur; Invalsi).