Biodesigner: nuovo professionista nella progettazione di sistemi bio-robotici arch. Marita Canina Laboratorio di Robotica, Dipartimento di Meccanica, Politecnico di Milano Via Bonardi, 9 - 20133 Milano Tel.: +39-2-2399.4847; Fax: +39-2-70638377 email [email protected] La progettazione corretta di un oggetto protesico, necessita di una serie di analisi atte a definire le forme, i materiali e le modalità d’uso dell’oggetto stesso, affinché quest’ultimo risulti essere veramente progettato e realizzato a misura d’uomo. Che cosa significa per un biodesigner progettare un dispositivo bio-robotico? E come può procedere? Progettare protesi per questo professionista porta ad intravedere un cambiamento nei confronti della risposta ad alcuni desideri. Nella cultura contemporanea, infatti, vengono poste domande che non si limitano solamente alla realizzazione di prestazioni funzionali, ma che chiedono di soddisfare esigenze di tipo estetico, comunicativo, emozionale, sconosciute alla cultura del progetto tradizionale. Sono molti gli esperti che oggi hanno constatato una trasformazione della figura del designer1. Da alcuni anni, come è avvenuto per altre discipline, si è evidenziata la necessità della nascita di una specializzazione del design orientata verso il campo medico. Il designer che progetta in questa situazione deve possedere le capacità per comunicare con linguaggi molto diversi fra loro, infatti, per risolvere problemi complessi come quelli legati alla ideazione di prodotti ad elevato livello di innovazione tecnologica è necessario una equipe multidisciplinare che collabora sinergicamente in tutte le fasi del progetto. Il biodesign utilizza metodologie proprie del design per cercare di risolvere quelli che sono i problemi medico-biologici, affiancando un’équipe di specialisti nei vari settori. L’approccio metodologico per la risoluzione dei problemi posti è simile a quello della bioingegneria, naturalmente gli obiettivi sono differenti in quanto quest’ultima è indirizzata maggiormente agli aspetti tecnologici. Il biodesign non è semplicemente il design applicato alla medicina, ma costituisce una nuova disciplina in quanto il concetto di interdisciplinarietà, di stretta collaborazione tra due saperi, quello del design e quello delle scienze medico biologiche, è parte integrante della sua stessa definizione. La continua evoluzione tecnologica rende possibile soddisfare esigenze sempre più complesse. Il biodesigner si trova a progettare, in questa realtà estremamente complessa, perché ciò possa verificarsi deve riuscire a pianificare il suo intervento, chiarendo qual è la sua funzione, il suo compito. Designer é colui che si inserisce in una realtà complessa, che la affronta globalmente, in tutti i suoi aspetti tenendo come costante punto di riferimento la qualità della vita per l’uomo. Da queste affermazioni deduciamo che uno dei compiti più importanti del biodesign nella progettazione di dispositivi bio-robotici é quello di organizzare la complessità2 esistente con la quale egli si confronta. Metodologia progettuale del biodesigner Il problema fondamentale è quello di risolvere metodologicamente la concretizzazione di un’idea fino a farla diventare un prodotto da immettere sul mercato. Si cercherà di mettere in evidenza l’importanza e l’interesse che scaturisce dall’individuare metodi di ricerca non legati alla specializzazione della disciplina, ma alla risoluzione del problema. In accordo con quanto sostiene Vernadsky si opta per un passaggio dalle 1 Tra gli esperti i relatori del Convegno “Il ruolo del design nel rilancio delle economie occidentali”, organizzato dalla Scuola di Specializzazione in disegno industriale di Firenze e presieduto da Gillo Dorfles ed Eduardo Vittoria, Giuliano Bianchi, Luigi Bistagnino, Gilberto Coretti, Massimo D’Alessandro, Giorgio De Ferrari, Nadio Delai, Enzo Frateili, Giuseppe Furlanis, Ernesto Gismondi, Mario Maioli, Tomàs Maldonado, Ezio Manzini, Pier Luigi Molinari, Roberto Segoni, Nicola Sinopoli, Pierluigi Spadolini, Francesco Trabucco. 2 Complessità che é dovuta alle diverse problematiche che le varie discipline afferenti a questo settore portano. specializzazioni delle discipline alle specializzazioni dei problemi. Secondo lo studioso non esistono discipline ma solo problemi3. La capacità di individuare e descrivere un problema è considerata, di per sé, come un fatto creativo, ed è indubbiamente il primo passo necessario per impostare le ipotesi che sostanziano un’attività di ricerca. C’è la volontà di studiare un comune strumento di indagine capace di colmare una lacuna di progettualità con metodologie che introducano sistemi di analisi e generazione di idee, propri e caratteristici della disciplina del disegno industriale, ma interpretabili da diverse figure professionali. La ricerca progettuale è il percorso più idoneo per stabilire struttura e modalità di un trasferimento metodologico da un dominio di conoscenza consolidato ad uno nuovo ed inesplorato. Il processo progettuale in quanto tale, con le sue fasi analitiche e sintetiche, può avere la peculiarità di identificare nuovi potenziali ambiti di ricerca, di coinvolgere competenze multidisciplinari, e grazie al carattere interdisciplinare della ricerca di design, può essere assunto come luogo teorico della riflessione sul progetto. Dall’esperienza acquisita presso il Laboratorio di Robotica del Politecnico di Milano emerge la necessità di affrontare il processo di progettazione dei dispositivi bio-robotici in modo globale e multidisciplinare. Questa sollecitazione dovuta alla compresenza di problematiche molto diverse, sottolinea di fatto una mancanza avvertita soprattutto a livello di coordinamento del processo di sviluppo. Il tradizionale iter di sviluppo di un dispositivo bio-robotico avviene con una successione di fasi del tutto simile a quella dei prodotti industriali. Il designer, che collabora con gli altri specialisti del settore, ingegneri, tecnici, medici e con chi progetta di mettere sul mercato un nuovo dispositivo medico, soprattutto nel settore dei dispositivi ad alta tecnologia, si trova ad intraprendere un processo in genere lungo e costoso, in termini cognitivi, composto da passaggi successivi. Il biodesign si colloca, in quanto disciplina di integrazione, all’intersezione di numerose aree di attività e si pone anche come potenziale elemento ordinatore, che attraversa il network di progetto. Nel processo progettuale, Friedman colloca il designer non una struttura con un centro, bensì in uno dei nodi della rete di competenze e sistemi che generano un prodotto. Il settore di applicazione L’applicazione di micro (MEMS) e nanotecnologie (NEMS) nel campo dei dispositivi biorobotici, e anche nel settore protesico, è l’aspetto maggiormente innovativo del quale il biodesigner si occupa. Il sistema MEMS è un chip di dimensioni molto piccole, che contiene il sensore e parte dell’alimentazione. L’utilizzo di questi microsensori ha portato ad una fase evoluta della ricerca in cui i dispositivi diventano sempre più piccoli. Mentre la nanotecnologia che è ai suoi primi passi possiede potenzialmente le caratteristiche per produrre profondi cambiamenti nel futuro. La bio-robotica cresce e avanza in direzioni diverse sviluppando dispositivi sofisticati da una parte e meccanismi super utili dall’altra, inseguendo sempre lo stesso fine che è quello di migliorare la qualità di vita delle persone. Naturalmente il settore della medicina non è l’unico in cui si possono applicare i Fig. 1: Uomo: centro della ricerca benefici di questa nuova tecnologia, ma è sicuramente quello in cui si spera di ottenere i risultati migliori. 3 Presentato dall’Arch. F. Costa durante un incontro del corso di Metodologie della Ricerca della Scuola di Dottorato del Politecnico di Milano Definizione degli obiettivi metodologici Uno degli obiettivi principali di questa nuova figura professionale, il biodesigner, è nel contribuire alla definizione di approccio progettuale nuovo per lo sviluppo di una ricerca che affianchi alla produzione di microsensori e nanosensori intelligenti l’ideazione di dispositivi focalizzati per la cura della salute e per il benessere. Un designer ricerca prima di tutto per capire, sostiene Frascara, ma egli velocemente per necessità trasforma questo sapere in indicazioni per procedere: la ricerca che egli conduce dà supporto, riferimenti e confini alla sua conoscenza, ma non è da sola sufficiente a risolvere tutti i problemi di progetto, per cui è necessaria l’esperienza. L’attività collegata all’esperienza è fatta di pratica e teoria e conduce all’acquisizione di più sofisticati e consapevoli strumenti decisionali. Il designer interagisce con queste fasi di progetto avvalendosi di quelle abilità che lo caratterizzano, fra cui: l’immaginazione, la capacità di visualizzazione tridimensionale di forme e rapporti fra oggetti, la versatilità, la capacità di comunicare attraverso disegni e parole e di sintetizzare. L’identificazione del dispositivo che si intende realizzare deriva dalla conoscenza della realtà del settore e dell’area di mercato in cui lo si immette. Basandosi su questo tipo di indicazione si individuano strategie che raggiungano un approccio estremamente efficace nella applicazione di tecnologie innovative per la realizzazione di dispositivi bio-robotici al fine ottenere il miglioramento della qualità della vita. La razionalizzazione delle risorse disponibili e la loro organizzazione, si accompagnano ad una attenta e dettagliata analisi delle aree di intervento e, all’interno delle stesse, dei singoli problemi progettuali alle quali più concretamente è possibile rispondere attraverso strumenti applicativi. Un approccio metodologico corretto consiste in un analisi strutturata del problema di interesse, che ne identifichi le complesse modalità di manifestazione attraverso una rappresentazione a diagrammi a blocchi. La rappresentazione grafica ottenuta consente di individuare i dettagli e le grandezze coinvolte. Si ritiene utile precisare che la fase di indagine sulle problematiche non è conseguente bensì contestuale allo studio e alla impostazione delle strategie di ricerca. Infatti, la definizione delle aree di intervento e della potenziale efficacia degli interventi stessi derivano da considerazioni basate sull’indagine condotta con questo strumento. Tuttavia, da quanto emerge dalla cooperazione con i medici, non esiste attualmente una efficiente attività di scambio e cooperazione tra il mondo della medicina, che rappresenta le esigenze da soddisfare, e il mondo della tecnica e della tecnologia, che rappresenta le conoscenze applicative e può offrire le capacità di analisi orientate alla realizzazione di dispositivi. Il tentativo del biodesigner che lavora in equipe muldidisciplinare è proprio quello di costruire un comune strumento di indagine che permetta la costituzione di un linguaggio condivisibile con il quale impostare la fase progettuale. Strumenti per l’interazione delle informazioni e la generazione di idee La creazione di strumenti di analisi, che descrivano i requisiti progettuali secondo modalità orientate alla costruzione di dispositivi innovativi, permette di identificare le potenzialità applicative realizzabili. Soltanto l’interazione delle reciproche competenze tra medici, ingegneri, designer può permettere di orientare le esigenze nelle direzioni consentite dalla tecnologia attuale e soprattutto quella prossima futura, trovando stimolo nella ricerca e innovazione per applicazioni realmente indispensabili ed escludendo linee di sviluppo non corrispondenti a necessità reali. La natura delle discipline del progetto è quella di essere orientata ai problemi dice V. Margolin4 e il valore aggiunto dell’approccio metodologico delineato è nel coordinare diversi modelli di indagine che derivano da diverse discipline. In 4 Margolin, Victor, “The Product Milieu and Social Action”, in Discovering Design, Explorations in Design Studies, The University of Chicago Press, Chicago and London. tale contesto il ruolo della ricerca di design è connettere i diversi modelli derivanti dalle varie discipline. La multidisciplinarietà, come manifesta cooperazione, si esplica nel dettaglio a quasi tutti i livelli di attività progettuale di ricerca e l’interazione permanente con informazioni mediche orientate all’applicazione costituisce un elemento di controllo e un contributo formativo continuo riguardo campi applicativi di elevata complessità, soprattutto dal punto di vista umano. La procedura di interscambio di nozioni si concretizza in approfondimenti specifici riguardo le problematiche scelte nella ricerca, le quali vengono dettagliate attraverso vari strumenti (schede, reports, …) e messe a punto in modo da omologare lo scambio di informazioni in un contesto funzionale alla individuazione delle caratteristiche più interessanti per lo sviluppo del progetto. Nell’approccio metodologico impostato la fase di collaborazione più intensa col mondo della medicina si attua durante la maggior parte dei passi progettuali necessari alla realizzazione di un prototipo. Espandendo ed analizzando la fase preparatoria, si evidenziano momenti ben delineati che, nonostante la naturale compenetrazione di varie istanze progettuali in qualsiasi pianificazione, si configurano come sottofasi caratterizzate da un decisivo contributo nell’impostazione del progetto. La prima di esse risulta necessaria, e spesso gravosa, al fine di acquisire competenze in campi lontani dalla comune realtà progettuale. L’obiettivo delle ricerche impone di colmare qualsiasi lacuna nella formazione riguardo il tema trattato, questo è giustificato dalla necessità di dominare la tematica in modo completo per procedere alla impostazione delle fasi più tecniche: ad una serie di input precisi, dettagliati e solidi risulta più agevole far seguire scelte corrette. La seconda sottofase implica il completamento dell’analisi dello stato dell’arte. Da questo tipo di informazione si ricavano i requisiti progettuali di utilità per il dispositivo. E’ proprio in questa fase che scaturisce quella generazione di idee legate alle competenze acquisite e alle interazioni multidisciplinare rese possibili dalla costituzione di uno strumento comune di indagine. Ciò che spetta al progettista è individuare il tipo di tecnologia adeguata atta a soddisfare le esigenze richieste. Pensare ad un prodotto la cui tecnologia ipotizzata è innovativa e non è ancora in uso, comporta naturalmente un approccio rivolto ad una elaborata e impegnativa ricerca. Verrà definito un organigramma del dell’équipe (interdisciplinarietà) in base alle competenze tecniche, nominando un coordinatore, che sulle basi di quanto detto finora dovrà essere il designer. La terza ed ultima fase del ciclo preparatorio propone la risoluzione delle funzioni proposte nella costruzione di un dispositivo fisico. Il prototipo così ipotizzato deve garantire non solo la compatibilità con le caratteristiche individuate ma anche verificare una serie di condizioni tecniche necessarie al suo corretto funzionamento. Una esperienza progettuale: protesi d’arto inferiore a controllo elettronico Tra le attività di ricerca bio-robotica in corso nel Laboratorio di Robotica, quella in collaborazione con il Centro Protesi INAIL, è sicuramente interessante ed esplicativa per quanto detto in precedenza. Per il raggiungimento degli obiettivi di questa ricerca, caratterizzata da un elevato grado di complessità, è fondamentale, l’interdisciplinarietà intesa come cooperazione tra diverse figure professionali quali l’ingegnere, il designer, il medico. Il team di ricerca del Laboratorio di Robotica si avvale, infatti, oltre che della collaborazione di ricercatori provenienti da diverse discipline, di una stretta e proficua collaborazione con gli esperti del Centro protesi INAIL di Budrio e della STMicroelectronics. Il progetto di un nuovo prototipo di protesi d’arto inferiore a controllo elettronico, adotta soluzioni meccaniche e informatico-elettroniche innovative, prendendo in considerazione le esigenze di deambulazione del paziente, permettendo la modifica del tipo di passo in modo semplice ed immediato. Il prototipo realizzato prevede l’accumulo dell’energia, spesa dal paziente durante la flessione del ginocchio nella fase di stance (appoggio del piede a terra), mediante una molla a forza costante e la variazione e il controllo del passo tramite l’utilizzo di un freno meccanico a tamburo. Grande importanza è attribuita al design del sistema e alla ricerca dei componenti, che hanno caratteristiche appropriate alle funzionalità richieste alla protesi. Per fornire al paziente assoluta stabilità durante il passo, sostenendone il peso e agevolandolo nella deambulazione è necessario regolare la rotazione del ginocchio, arrivando anche ad impedirla in particolari condizioni. La meccanica del prototipo risulta essere semplice e di facile assemblaggio, molto leggero e vanta, rispetto ad altre protesi a tecnologia avanzata attualmente in commercio, il minor numero di parti assemblate. Le due principali parti meccaniche, il corpo femore e il corpo tibia, vengono accoppiate attraverso due cilindri uno esterno e l’altro interno, le cui funzionalità sono agire da cerniera per il ginocchio e permettere l’ancoraggio del freno. Il sistema di accumulo e restituzione di energia, costituito da una molla a forza costante, è assolutamente nuovo e Fig 2: Prove del prototipo consente di intervenire con estrema semplicità sulle caratteristiche della protesi. Esso permette il raddrizzamento della protesi durante la fase di swing (piede in volo) e, con ginocchio a 90°, alla gamba di rimanere piegata sotto il proprio peso. Per il controllo della protesi si utilizza un freno meccanico a tamburo il quale fornisce un’azione frenante sufficiente a garantentire il bloccaggio in sicurezza in condizioni di emergenza e la regolazione del passo. Per la realizzazione del freno meccanico necessariamente si è curato aspetti costruttivi e funzionali di notevole rilevanza, quali la leggerezza e l‘amplificazione della forza. Particolare attenzione è rivolta alle diverse tipologie di sensori grazie ai quali il ginocchio a controllo elettronico è in grado di ottenere una conoscenza specifica dello stato dinamico in cui si trova in tempo reale. Il contributo delle micro tecnologie si esplica nella possibilità di integrare diversi sensori e di offrire sistemi completi asserviti all’ottenimento di obiettivi che rispondano alle specifiche caratteristiche funzionali, alle esigenze di miniaturizzazione e di confort. Una serie di sensori tra i quali due ponti estensimetrici, un sensore di tipo potenziometrico e un accelerometro, rilevano: l’angolo d’inclinazione del ginocchio; la velocità dell’oscillazione; la forza assiale agente sulla tibia; il momento flettente agente sulla tibia; l’accelerazione del femore. I segnali provenienti da tali sensori vengono acquisiti da un circuito elettronico ed elaborati da un microprocessore della STMicroelectronics. La calibrazione eseguita su ogni paziente, consente di adattare la protesi automaticamente ed in tempo reale alle differenti velocità di moto, alle diverse condizioni di utilizzo ed alle eventuali variazioni di peso della persona. Obiettivo del sistema elettronico ed informatico per il controllo in tempo reale della protesi è di adattarne il comportamento alle varie condizioni di passo del paziente, tramite l’azionamento del freno, Fig 3: Acquisizione segnali dai sensori rispondendo alle esigenze di equilibrio e di mobilità. La lettura dei segnali rilevati dai sensori integrati nella meccanica dell’arto artificiale, è fondamentale per dare una corretta interpretazione della situazione in essere e conseguentemente agire in modo appropriato e rispondente alle relative esigenze. Nella realizzazione della board elettronica compatta e ad alte prestazioni, sono state valutate e prese in considerazione le caratteristiche dei diversi sensori, integrando nel circuito elettrico ed elettronico componenti adeguati ad una lettura affidabile, completa e veloce dei segnali. L’elevato grado di sensorizzazione del ginocchio ne richiede una periodica taratura che può essere eseguita solo dal personale specializzato del Centro Protesi Inail. Si è sviluppato un sistema che permette di effettuare una Fig 4: Acquisizione segnali dai sensori calibrazione a distanza del ginocchio, consentendo al paziente di rimanere nella propria abitazione mentre i tecnici effettuano la taratura. Il sistema di telecontrollo realizzato, è molto semplice ed estremamente versatile, consente di semplificare il realizzazione del software delegato alla trasmissione dei dati tra la gamba e il computer di controllo. L’intero sistema presenta il massimo della portabilità unitamente al minimo costo. Per favorire la massima libertà di movimento dell’utente si può utilizzare la telefonia cellulare GPRS o PDA e la tecnologia bluetooth. Il prototipo realizzato è stato testato presso il centro protesi INAIL, sono state eseguite, a tale scopo, numerose prove sia di resistenza meccanica che di acquisizione dati. Conclusioni Il metodo implementato ed applicato non solo nel progetto di protesi d’arto ma in tutti i recenti argomenti di ricerca sviluppati presso il Laboratorio di Robotica, ha come obiettivo lo sviluppo e l’ottimizzazione delle fasi di indagine e di validazione, nelle quali risiedono i concreti elementi di innovazione metodologica. L’interdisciplinarietà è necessaria e fondamentale per sviluppare prodotti multiuso ad alto valore aggiunto destinati al benessere ed alla salute. L’adozione dei risultati della ricerche in nanotecnologie e microtecnologie per lo sviluppo e la creazione di nuovi prodotti crea molto interesse. La rivoluzione nanotecnologica sta aprendo nuovi orizzonti in medicina. Il futuro della medicina è nelle micro e nano macchine: strumenti di dimensioni infinitamente ridotte, capaci di perlustrare all’interno dell’organismo, diagnosticare e curare contemporaneamente. L’innovazione consiste nel definire specifiche per lo sviluppo di nuovi microsensori basati su materiali innovativi integrabili nei vestiti, nell’ambiente, nei dispositivi quotidiani. L’intervento del biodesigner può essere letto come elaborazione di regole e linee guida nella progettazione, di consigli per una impostazione adeguata ad un corretto sviluppo di questo campo. Ciò porterebbe all’integrazione di prescrizioni precise nella progettazione e nella realizzazione fin dall’inizio del processo progettuale, con un approccio globale e coerente al problema della progettazione. Approfondimento http://robotica.mecc.polimi.it http://www.progettoprodotto.polimi.it http://www.inail.it http://www.healthtech.com Sito del BioMems and Biomedical Nanotech Center, Berkeley, Columbus Ohio, diretto dal prof. M. Ferrari http://www.foresight.org Il sito del Foresight Institut http://www.nano.gov Sito ufficiale del governo Usa sulla ricerca nel campo delle nanotecnologie