Cavallaro, CISAL: il jobs act non dimentichi l’art. 39 della Costituzione Pagina a cura di Cisal Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori riforma del lavoro in discussione, stante anche l’atteggiamento assunto dal Governo Renzi nei confronti del Sindacato e del suo ruolo di rappresentanza degli interessi dei Lavoratori nel nostro Paese. Ne sono testimonianza i recenti provvedimenti sulla pubblica amministrazione e sulla scuola, assunti “glissando” ogni forma di consultazione diretta delle rispettive rappresentanze sindacali (modello “dialogo sociale” europeo, compreso). Ritiene in proposito Cavallaro, che l’inerzia del legislatore in materia, protrattasi per oltre sessant’anni, abbia dato luogo ad una prassi delle “relazioni industriali” del tutto empiriche e comunque ben lontane dal sistema previsto dal Costituente in tema di democrazia sindacale e quindi, di riflesso, anche di regolazione del mercato del lavoro e di rappresentanza degli interessi legittimi che ruotano intorno ad esso. Il sistema costituzionale, infatti, è bene sottolinearlo, è stato disegnato sulla concezione di una società nella quale i rapporti politici dei cittadini fossero nettamente distinti e separati da quelli economici, non a caso inseriti, questi ultimi, nel Titolo III della Carta, rispetto ai primi inseriti nel Titolo IV. Ciò, evidentemente, nella chiara convinzione che nella nascente democrazia, la rappresentanza politica dei cittadini (e dei connessi interessi generali) dovesse essere esercitata dai partiti e dal loro democratico alternarsi al governo del Paese a seconda della volontà espressa dal voto popolare, a differenza della rappresentanza sindacale dei Lavoratori (e dei connessi interessi collettivi) che, invece, non potesse né dovesse mai prescindere dalla unitarietà, oltre che dall’autonomia nelle valutazioni e nei comportamenti. Sappiamo tutti che così non è stato. E sappiamo anche come l’anomala situazione che ne è derivata non abbia contribuito alla crescita economico-culturale del mondo del lavoro ed in special modo del cittadino/lavoratore in termini non solo di legittimo esercizio dei propri diritti, oltre che dei propri doveri, ma anche e soprattutto di una maggiore consapevolezza del proprio ruolo per affermarne e consolidarne la funzione sostanzialmente “paritaria” rispetto a quella delle altre componenti produttive, pur essenziali all’economia reale del Paese, capitale compreso. E che oggi, ancora una volta glissando la volontà del legislatore costituente espressa da oltre sessant’anni, il Parlamento venga chiamato a discutere di una legge di riforma (il jobs act, appunto), addirittura con il dichiarato ed ambizioso intento di riscrivere diritto e codice del lavoro, senza richiamare e porsi il problema della piena attuazione dell’art. 39 della Costituzione, sembra alla Cisal, secondo il Segretario Cavallaro, un fatto del tutto singolare, certamente poco comprensibile se non addirittura fuorviante. Tanto più dopo i recenti richiami della Corte Costituzionale (sentenza 231 del 23 luglio 2013), la quale, pur pronunciandosi su uno specifico petitum riguardante il “tormentato” art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, non ha tuttavia potuto fare a meno di precisare che “ l’intervento additivo operato ………… non affronta il più generale problema della mancata attuazione complessiva dell’art. 39 della Costituzione…..”; così come, disquisendo in ordine a forzose interpretazioni dello stesso art. 19, ha ulteriormente affermato che “…. risulta evidente anche il vulnus all’art.39 primo e quarto comma Cost., per il contrasto che, sul piano negoziale, ne deriva ai valori del pluralismo e della libertà di azione della organizzazione sindacale”. Ne consegue, ad avviso del Segretario della Cisal, che il nesso logico/politico dell’autorevole richiamo della Corte alla pluriennale assenza di democrazia sindacale nel nostro Paese, faccia emergere in tutta evidenza come tale circostanza abbia contribuito non poco all’immobilismo del nostro mercato del lavoro ed alla rigidità della nostra economia. La posizione della CISAL, quindi, al di là dei singoli contenuti del jobs act - tutti da valutare, come detto, nel corso del suo iter parlamentare - resta coerentemente ispirata ai principi costituzionali dell’art. 39, laddove affermano che “l’organizzazione sindacale è libera” e che “ai Sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione …..” precisando, altresì, che “i Sindacati registrati possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria ……”. Una Riforma del Lavoro monca dello strumento essenziale di garanzia di una vera democrazia sindacale, in sostanza, afferma Cavallaro, sarebbe una non riforma, ancora una volta parziale e prevedibilmente inefficace. Per completezza, peraltro, la CISAL ritiene che sia fondamentale, per una svolta veramente radicale del nostro Paese, abbinare all’auspicata attuazione dell’art. 39 (democrazia sindacale), l’altrettanto auspicata attuazione dell’art. 46 (democrazia economica), che prevede e favorisce la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa. Ma anch’esso purtroppo è stato colpevolmente dimenticato dal legislatore ordinario. Un’ organica e coraggiosa iniziativa del Parlamento in tal senso, invece: - risponderebbe pienamente al “modello” costituzionale; - eliminerebbe l’impropria quanto confusa congerie di norme solo pattizie e di interventi giurisprudenziali prevalentemente intesi a sostenere un precario status quo; - porrebbe fine ad un sistema di relazioni industriali di fatto fondato su una sorta di “conventio ad excludendum”; - favorirebbe certamente un processo democratico di partecipazione consapevole e responsabile di tutte le componenti, nessuna esclusa, ad una più armoniosa crescita economica, sociale, solidale e culturale del Paese. Per concludere, Cavallaro richiama alcuni principi di fondo cui la Cisal ispira da sempre le proprie posizioni sindacali, auspicando che le riforme in genere e quelle in corso della Pubblica Amministrazione e del Lavoro, in particolare, li recepiscano. La Cisal non crede che un efficace sistema di protezione sociale a sostegno di una corretta ed equa emancipazione dai bisogni sia inconciliabile con la liberazione e la valorizzazione dei meriti. La Cisal crede, invece, che sia necessario da un lato garantire a tutti uguali condizioni di partenza e successive pari opportunità, dall’altro impegnarsi contro ogni forma di assistenzialismo demagogico e contro il diffuso malvezzo di non assumersi mai le proprie responsabilità. La Cisal crede, inoltre, che la fine della proletarizzazione dei lavoratori (fatto ormai incontrovertibile), non debba significare per il Sindacato rifuggire dalla responsabilità di rappresentare e sostenere i lavoratori, ma debba invece imporre ad esso un onere in più: il dovere di promuovere e favorire la costante offerta di nuove opportunità di lavoro che si traducano in veri strumenti di crescita professionale, di impegno lavorativo e di riconoscimento/valorizzazione dei meriti. La Cisal, in tal senso, crede fermamente che l’obiettivo strategico prioritario del Sindacato senza aggettivi (cioè autonomo per definizione) debba consistere nel rivendicare per i lavoratori un ruolo finalmente non subalterno, ma paritario rispetto alle altre componenti anch’esse fondamentali di una società democratica e moderna, attivando nei fatti il principio costituzionale della partecipazione, quale strumento assolutamente indispensabile per realizzarlo. (a cura del Centro Studi della Cisal) Francesco Cavallaro - Segretario Generale Cisal metà del semestre di presidenza italiana della UE, purtroppo, le speranze “europee” suscitate dai “bellicosi annunci” del Premier Renzi si stanno scontrando con l’amara realtà, peraltro prevedibile, dei pressanti richiami all’Italia di procedere senza ulteriori indugi al varo delle tante riforme promesse, prima fra tutte quella sul lavoro. A fronte di tali richiami, afferma Francesco Cavallaro, Segretario Generale della CISAL, c’è la drammatica situazione economico/sociale del Paese, con il PIL che non cresce (economia in recessione); con il debito pubblico che aumenta (siamo oltre il 133%); con la disoccupazione, in particolare giovanile, ormai a livelli insostenibili, specie al Sud (12,6% e 46%), e con la deflazione in atto, quale conseguenza inevitabile del blocco delle retribuzioni, del crollo dei consumi e del calo della produzione. Né può confortare il fatto, aggiunge Cavallaro, che la crisi stia investendo tutta l’Europa. Crescita, lavoro, occupazione, sviluppo, sono, infatti, per il nostro Paese, comunque obiettivi strategici e necessari. E le Riforme da realizzare ne rappresentano certamente l’imperativo categorico. La Cisal ne è assolutamente convinta, anche se ha sostenuto e continua a sostenere, ricorda il Segretario, la priorità assoluta della riforma fiscale, quale “riforma delle riforme” perché in grado di recuperare risorse alla legalità e all’economia reale del Paese, ponendo fine alla vergognosa evasione/elusione fiscale e contributiva che sfiora ormai i 180 miliardi annui. In proposito, la Cisal sottolinea di aver avanzato concrete proposte al Governo, con particolare riguardo all’introduzione strutturale nel sistema fiscale del cosiddetto “contrasto di interessi”. Proposte peraltro che sono state positivamente riscontrate dal Governo ed inserite, sia pure in termini generali, nel disegno di legge delega in attesa di essere discusso dal Parlamento. Parlamento che, alla ripresa dopo la pausa estiva, è impegnato su più fronti (fisco, appunto, e poi scuola, pubblica amministrazione, giustizia, revisione della spesa centrale e regionale, oltre alla legge elettorale e alla riforma del titolo V e del Senato), non ultimo la predisposizione della legge di stabilità, che dovrà rappresentare una sorta di banco di prova in sede europea, in termini di credibilità complessiva dell’intera attività di governo, necessaria ad ottenere auspicabili margini di flessibilità rispetto ai ben noti vincoli comunitari. E’ di questi giorni l’esplicita sollecitazione del Governo al Parlamento, di accelerare l’esame dell’ormai famoso jobs act, ambizioso disegno di legge delega di riforma dell’intero mercato del lavoro e della normativa giuslavoristica di sostegno, in discussione presso le competenti Commissioni al Senato. Avremo modo, in chiusura di questa nota, dice Cavallaro, di anticipare alcuni principi che la Cisal sostiene debbano ispirare una visione più avanzata e moderna delle politiche del lavoro, riservandoci, invece, in altra sede, di entrare nel merito della proposta governativa (modello tedesco, art.18, ammortizzatori sociali, welfare attivo, etc.) ed in particolare nel merito delle numerose deleghe richieste al Parlamento dal Governo e di seguirne l’iter parlamentare e le successive fasi di attuazione. In questa sede, aggiunge il Segretario, vogliamo invece richiamare una nostra riflessione che fa capo, peraltro, alla posizione storica della Cisal - Organizzazione confederale autonoma nata nel 1957 - e che sostiene da sempre l’attuazione dell’art. 39 della Costituzione. Posizione tutt’altro che estranea all’attuale ipotesi di A INFORMAZIONE PUBBLICITARIA