Large Animal Review, Anno 12, n. 2, Aprile 2006 23 ANNA ZAGHINI Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale - Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Bologna - Via Tolara di Sopra, 50 - I 40064 Ozzano Emilia (Bologna) Riassunto Il suino, come la maggior parte delle specie da produzione, è soggetto ad allevamento intensivo ed alla somministrazione di farmaci con le finalità più diverse. Se si escludono condizioni particolari, che richiedono la somministrazione parenterale, la via orale risulta di gran lunga quella prescelta per i trattamenti farmacologici (in ordine di importanza, antibatterici, antielmintici, antinfiammatori non steroidei ed altre sostanze non direttamente caratterizzate da un’azione farmacologica, quali: vitamine, acidificanti, lieviti e probiotici). La posologia non corretta rappresenta una delle principali cause di insuccesso terapeutico; è tuttavia importante tenere presente come alla base di questi “errori posologici” possano esserci molteplici fattori quali la degradazione del medicinale ad opera di agenti ambientali, le interazioni tra farmaci quando si utilizzino le “associazioni estemporanee”, come pure le interazioni tra farmaci e costituenti della dieta. Summary The swine is a breeding animal species routinely admnistered drugs with therapeutic, prophylactic and/or methaphylactic purposes. Several drugs, i.e. antimicrobial and antielminthic substances, FANS and several molecules without a specific pharmacological action like vitamins, yeasts, acidifying and probiotic agents, are usually administered via medicated feed. This route of administration, as well as the drinking water, is most commonly used in treating pigs housed in large production units. Errors in the posology are the main reasons of unsuccessful therapeutic treatments. Several factors have to be considered, for example the chemical and physical degradation of the drug; the interactions among co-administered drugs and between drugs and feed constituents. PREMESSA Scopo della presente rassegna è quello di fornire informazioni in merito ad alcune delle possibili cause di insuccessi terapeutici nel suino e conseguenti alla somministrazione di farmaci con la dieta. Verranno considerate la degradazione dei farmaci ad opera di agenti ambientali, le interazioni tra farmaci (interazioni chimico-fisiche, farmacodinamiche, farmacocinetiche) e le interazioni tra farmaci e costituenti della dieta. ALLEVAMENTO DEL SUINO E TRATTAMENTI FARMACOLOGICI The White Paper on Food Safety (European Commission, Brussels 12/01/2000) cita “… la sicurezza degli alimenti di origine animale inizia dalla sicurezza degli alimenti per gli animali…”. Con “alimenti per gli animali” evidente- mente si deve intendere il prodotto ultimo che viene assunto dall’animale, quindi oltre alla sicurezza delle materie prime, va preservata anche la “sicurezza” di quello che viene aggiunto per medicare e/o integrare la dieta. Non meno importante è assicurare la corretta posologia di queste ultime sostanze, sia per evitare episodi di tossicità nei soggetti a cui la dieta è destinata, sia per garantire il pieno successo dell’integrazione, ed infine per tutelare il consumatore dei prodotti di origine animale, quindi l’uomo. Analogamente alle altre specie da produzione, anche l’allevamento del suino è di tipo intensivo ed è quindi prevista la somministrazione di farmaci con finalità terapeutica, profilattica e metafilattica; quest’ultima risulta particolarmente importante quando siano necessari trattamenti localizzati a livello gastro-intestinale. In genere, la via di somministrazione orale risulta essere preferita, a meno che non siano presenti condizioni particolari. L’acqua di bevanda è il “veicolo” maggiormente SUINI EFFICACIA DI TRATTAMENTI FARMACOLOGICI CON LA DIETA NEL SUINO: POSSIBILI INTERAZIONI TRA FARMACI E TRA FARMACI ED ALIMENTI 24 Efficacia di trattamenti farmacologici con la dieta nel suino: possibili interazioni tra farmaci e tra farmaci ed alimenti utilizzato per la sua praticità e per i costi relativamente limitati1. Tuttavia si ricorre con notevole frequenza anche all’alimento, soprattutto quando si abbiano dubbi sull’adeguato funzionamento degli impianti di miscelazione, in cui avviene la preparazione della soluzione del farmaco, sia del sistema di distribuzione dell’acqua agli animali e, soprattutto, quando si utilizzino molecole caratterizzate da scarsa idrosolubilità. In ordine di importanza, le molecole più frequentemente somministrate con la dieta, sia per avere un’azione locale intestinale, ma anche sistemica, sono rappresentate da: - antibatterici: tilosina; tiamulina; colistina; sulfamidici (intestinali o sistemici) da soli o associati a trimetoprim; clortetraciclina; ossitetraciclina, doxiciclina; - antielmintici, solitamente contro nematodi intestinali, quindi per trattamenti locali; - antiinfiammatori non steroidei (FANS); - vitamine; - acidificanti; - lieviti; - probiotici. In generale, i principali vantaggi che si ottengono con la “medicazione” della dieta sono analoghi a quelli derivanti dalla “medicazione” dell’acqua di bevanda: possibilità di ottenere gli effetti desiderati (sia locali che sistemici) in tempi brevi; costi limitati; scarsa necessità di manodopera; discreta facilità di miscelamento omogeneo, quindi di dosaggio corretto1. È evidente che i prodotti da utilizzarsi con la dieta devono essere specifici per questo impiego, quindi registrati ed immessi in commercio solo ed esclusivamente con questa finalità2. Inoltre, va tenuto presente che i trattamenti condotti attraverso l’alimento possono essere effettuati impiegando mangimi medicati preparati presso impianti dedicati ad hoc, oppure con mangimi autoprodotti ad esclusivo uso aziendale. Tutte le riportate possibilità sono regolamentate dalla legislazione vigente (Regolamento 2377/90/CEE; Legge 281 del 15/02/1963; DL 119 del 27/01/1992; DL 90 del 03/03/1993; Comunicato del Ministero della Sanità sui prodotti intermedi G.U. 144 del 21/06/1996; ecc.). Al di là dei considerevoli vantaggi che si ottengono “medicando” l’alimento, va tenuto presente che la posologia non corretta rappresenta una delle principali cause di “insuccesso terapeutico”, va inoltre sottolineato che posologia non corretta non deve essere intesa solo come “errore di dosaggio”, infatti molteplici sono i fattori che sono alla base di un’assunzione non corretta di farmaco da parte dell’animale. Saranno quindi considerati la degradazione del medicinale ad opera degli agenti ambientali, le interazioni tra farmaci diversi quando si utilizzino le cosiddette “associazioni estemporanee”, come pure le interazioni tra farmaci e costituenti della dieta. Le conseguenze di una “posologia non corretta” devono essere valutate e considerate molto attentamente, poiché spesso, vanno ben oltre al solo insuccesso terapeutico. Per quanto riguarda la dieta standard per i suini, è noto come siano molto numerose le formulazioni utilizzate, e come tra queste esistano considerevoli differenze determinate da molteplici fattori, quali ad esempio: - variabilità delle materie prime - additivi utilizzati - tipo di genetica allevata e categoria di suino (Tab. 1) Tabella 1 Categorie di suini e principali ingredienti della dieta3 Categoria Ingrediente Suinetti 6-12 kg (+siero spray) Suinetti 12-30 kg (+siero spray) Magroni 30-60 kg Scrofette in accrescimento Suini 60-100 kg Suini grassi 100-160 kg Scrofe gestazione Scrofe lattazione Suino leggero 60-120 kg Scrofette 60-120 kg - Cereali vari (mais, orzo, frumento, crusca) - Soia (anche come olio) - Aminoacidi - Premix oligo-vitaminico - Lipidi vari - NaCl - Carbonato/fosfato di calcio - Adsorbenti Verri adulti Suini per prosciutto Parma e S. Daniele - tipologia della distribuzione degli alimenti (a secco, a bagnato, gestione manuale o automatizzata, ecc.) - formazione professionale del nutrizionista o del responsabile dell’alimentazione. In Tabella 1 vengono riportati i principali “ingredienti” che sono normalmente presenti nella dieta; le differenze saranno legate soprattutto alle percentuali con cui questi figurano nella formulazione finale. STABILITÀ DEI FARMACI La Farmacopea Ufficiale Italiana (F.U.) cita: “un medicamento è considerato stabile quando, in un determinato periodo di tempo, le sue proprietà essenziali non cambiano o cambiano entro limiti tollerabili, se conservato in un recipiente adatto, in condizioni definite di temperatura, di umidità e di esposizione alla luce”4. Il periodo di stabilità, è il periodo che intercorre tra il momento della preparazione del farmaco ed il momento in cui non soddisfa più i requisiti della F.U. Evidentemente, in questo contesto, viene considerata la sola stabilità chimico-fisica, essendo quella microbiologica assicurata da conservanti e/o trattamenti sterilizzanti5,6. Il tempo limite t10, è definito come il tempo necessario perché il titolo iniziale di farmaco subisca una riduzione pari al 10%. Tali valori vengono calcolati mediante prove di stabilità, eventualmente anche accelerate5,6. In genere, le principali cause di instabilità dei medicinali, intesi come principio attivo presente nella preparazione farmaceutica ed indipendentemente dalla forma farmaceutica in cui si trova, sono rappresentate da calore, luce ed umidità. - Calore: un aumento di temperatura pari a 10 gradi centigradi fa aumentare la velocità delle reazioni chimiche di 2-4 volte, per cui anche la velocità con cui un farmaco si decompone viene raddoppiata o quadruplicata (DECOMPORRE: perdere le proprietà originarie e/o diventare più tossico). Oltre al calore, va posta attenzione anche al freddo eccessivo, poiché, sebbene numerica- Large Animal Review, Anno 12, n. 2, Aprile 2006 INSUCCESSI TERAPEUTICI: PRINCIPALI CAUSE Di seguito ed in ordine di importanza crescente, vengono riportate le principali ragioni che possono essere alla base di insuccessi terapeutici. • Posologia non corretta. Una posologia non corretta può essere intesa in senso diretto, quindi come errore di dosaggio vero e proprio, oppure nella scelta e/o nel rispetto della via e degli intervalli di somministrazione. In genere queste evenienze non sono particolarmente frequenti, posologie sbagliate possono originare soprattutto da fattori indiretti che, a loro volta, possono agire singolarmente oppure in combinazione. Questi fattori sono trattati di seguito. • Errore nella scelta della via di somministrazione. Questi errori solitamente derivano dalla scarsa conoscenza della cinetica del farmaco, ed in particolare della sua biodisponibilità, ma anche, ad esempio, dall’utilizzo di preparazioni farmaceutiche per una via di somministrazione differente da quella prevista e per la quale erano state allestite e commercializzate. • Degradazione del medicinale. Come precedentemente riportato, la degradazione di un medicinale ne comporta quasi sempre la perdita dell’attività ed in genere è dovuta ad agenti ambientali (calore, umidità e luce). Tuttavia le interazioni tra farmaci nelle cosiddette “associazioni estemporanee”, oppure tra farmaci e costituenti della dieta, sono cause abbastanza frequenti di degradazione e perdita dell’attività. Le tetracicline, ed in particolare ossitetraciclina e clortetraciclina, presentano considerevoli proble- mi di instabilità legati a variazioni del pH, infatti hanno tendenza a formare epimeri inattivi per valori di pH compresi tra 2 e 6. Diversamente, la doxiciclina è caratterizzata da una stabilità più elevata (alla luce, alla temperatura, al pH), quindi da una minore tendenza ad inattivarsi; come si vedrà in seguito, doxiciclina, rispetto alle altre tetracicline, è caratterizzata anche da una minore capacità di chelare gli ioni bivalenti e trivalenti9-11. • Interazioni tra farmaci (associazioni estemporanee). Anche in Medicina Veterinaria, come in Medicina Umana, l’utilizzo delle “associazioni” tra farmaci diversi è piuttosto frequente. Tuttavia, quando si impieghino le associazioni “estemporanee”, quando cioè siano associate tra loro preparazioni farmaceutiche contenenti differenti principi attivi al momento della somministrazione o poco prima dell’uso, andrebbe tenuta in considerazione la possibilità molto frequente di interazioni di vario genere che si possono instaurare tra le differenti sostanze. Queste interazioni possono essere DIRETTE (interazioni chimiche e/o fisiche), che hanno come conseguenza la degradazione del/dei principio/i attivo/i, con una notevole diminuzione, fino alla scomparsa, dell’effetto farmacologico desiderato. Meno evidenti, ma non meno importanti, sono le interazioni INDIRETTE (interazioni farmacodinamiche e farmacocinetiche), che si realizzano a carico del meccanismo di azione dei singoli farmaci, come pure del loro comportamento cinetico nell’organismo; in questi casi la notevole diminuzione/assenza dell’azione farmacologica potrebbe essere accompagnata dalla comparsa di effetti tossici più o meno importanti. Interazioni chimico-fisiche Di seguito si riportano alcuni esempi: - per contatto tra due o più preparazioni liquide i cui solventi siano diversi (base acquosa e base oleosa), - per cambiamenti del pH di ciascuna preparazione, - per formazione di sali differenti dagli originari, - per reazione chimica tra sostanze acide (penicilline, sulfamidici, ecc.) con molecole basiche (aminoglicosidi), si può causare la precipitazione di uno o più principi attivi. L’immediata conseguenza potrebbe essere un dosaggio non corretto dei farmaci per la loro alterata miscelazione nell’alimento, ancora e soprattutto quando si formino sali differenti, potrebbe risultare un’alterazione nella biodisponibilità per via orale delle molecole, quindi nella loro entità e velocità di assorbimento (anche solo per l’aumento del peso molecolare). Sali diversi dagli originari possono risultare anche completamente inattivi (l’acido acetilsalicilico viene idrolizzato molto rapidamente dal carbonato di sodio, con formazione di salicilato che ha un’attività antinfiammatoria molto ridotta rispetto al composto progenitore12). - La variazione del pH potrebbe avere come conseguenza anche la inattivazione di uno o più principi attivi (ad esempio tutte le β-lattamine sono molto sensibili all’acidità)13. - Le interazioni potrebbero riguardare anche gli eccipienti della preparazione farmaceutica (veicoli, conservanti, addensanti, disperdenti, emulsionanti, ecc.), le cui alterazioni di solito portano a modificazioni della biodisponibilità dei principi attivi contenuti13. SUINI mente inferiori, alcuni farmaci (es. insulina) perdono la loro attività per temperature molto basse. È quindi buona norma conservare i medicinali alla temperatura riportata sulle confezioni ed in mancanza di indicazioni riguardanti la conservazione, vanno mantenuti a temperatura ambiente, tra gli 8 ed i 25°C5, 6. - Luce: può provocare alterazioni nella struttura della molecola; un esempio comune è fornito dalle tetracicline che formano molto facilmente epimeri completamente inattivi5,6. Anche le vitamine K e B1 sono molecole molto sensibili alla luce e all’aria che ne determinano una degradazione molto rapida con perdita dell’attività7,8. Per i prodotti fotosensibili le confezioni dovranno essere scure ed andranno conservate rigorosamente chiuse. Anche in assenza di una fotolabilità dimostrata, è comunque sconsigliabile preparare con largo anticipo la dose di farmaco da somministrare estraendola dal contenitore, soprattutto quando il medicinale sia somministrato con l’acqua di bevanda oppure con l’alimento: in entrambi i casi, non sarà consumato immediatamente ma potrà rimanere esposto alla luce anche per tempi prolungati5,6. - Umidità: facilita il rapido deterioramento dei medicinali, che vanno conservati in luoghi asciutti. Tetracicline e penicilline sono tra gli antibatterici maggiormente sensibili all’umidità che ne comporta la perdita dell’attività antibatterica (rispettivamente con la formazione di epimeri e con l’apertura dell’anello β-lattamico)5,6. 25 26 Efficacia di trattamenti farmacologici con la dieta nel suino: possibili interazioni tra farmaci e tra farmaci ed alimenti Interazioni farmacodinamiche Queste interazioni riguardano il meccanismo con cui il farmaco esplica la sua azione terapeutica, o comunque gli effetti che il farmaco promuove sull’organismo, come pure su eventuali ospiti/parassiti di quest’ultimo. Di seguito si riportano alcuni esempi “classici”, ma utili per rendere idea delle conseguenze: • associazione tra antibiotici batteriostatici e battericidi: indipendentemente dal meccanismo con cui i singoli antimicrobici svolgono la loro attività, questi tipi di associazioni sono, in genere, fortemente sconsigliate in quanto il batteriostatico, inibendo la replicazione cellulare, diminuisce notevolmente l’attività di un qualsiasi battericida13; • potenziamento degli effetti miorilassanti prodotti dagli anestetici generali ad azione depressante e da alcuni depressanti del sistema nervoso centrale (soprattutto benzodiazepine) da parte di alcuni antibiotici (aminoglicosidi e polimixine). Entrambi i gruppi di farmaci provocano infatti il rilassamento della muscolatura scheletrica, i primi con un’azione direttamente conseguente all’effetto inibitorio esercitato sul sistema nervoso centrale (effetto secondario); nel secondo caso gli antibatterici provocano un’azione curaro-simile spiegata con ipotesi diverse (azione sul mediatore chimico; interferenza con lo ione calcio; ecc.) e che comunque rappresenta uno degli effetti collaterali di questi farmaci13. Interazioni farmacocinetiche Sono molto più frequenti e “subdole” di quello che si possa pensare. Si possono realizzare a carico di tutti i processi che vanno a costituire la cinetica del farmaco, cioè l’insieme di tutte quelle “azioni” che l’organismo compie nei confronti del farmaco. • Assorbimento. L’assorbimento delle sostanze può essere alterato sia nell’entità che nella velocità con cui si realizza. Come precedentemente riportato, e come si vedrà anche più avanti, il processo di assorbimento può essere modificato dalle interazioni chimico-fisiche tra due o più farmaci diversi quando il loro attraversamento della parete gastro-intestinale avvenga prevalentemente per diffusione passiva. Quando invece, siano implicati soprattutto i processi mediati da carriers, i due farmaci potrebbero “competere” per lo stesso carrier saturandolo, quindi rallentando notevolmente la velocità di assorbimento13. Vanno sottolineati anche i casi in cui un farmaco alteri la motilità e/o le secrezioni gastro-intestinali come conseguenza di una sua azione irritante, oppure del suo meccanismo di azione (vedi parasimpaticomimetici/parasimpaticolitici). • Legame con le proteine plasmatiche. Il legame tra farmaci e proteine plasmatiche (soprattutto albumine) rappresenta una specie di “serbatoio”: finché i farmaci sono legati alle siero-proteine, non si possono distribuire ai tessuti e non possono essere eliminati. È molto importante tenere in considerazione il fenomeno dello “spiazzamento” che si realizza quando due sostanze hanno pari affinità per le albumine. Un esempio comune è rappresentato dall’interazione tra i sulfamidici ad elevata percentuale di legame (es. sulfametazina, sulfadimetossina, sulfametossazolo) ed il fenilbutazone, potente antinfiammatorio non steroideo caratterizzato da una percentuale di legame alle proteine plasmatiche superiore al 95%. In questa particolare evenienza si può assistere ad alterazioni sia della cinetica di una delle due molecole e/o di entrambe (eliminazione più veloce), ma anche dell’azione terapeutica che comparirà più rapidamente, e degli effetti tossici a causa degli aumentati livelli ematici dei farmaci. La tossicità si manifesta soprattutto a carico del fenilbutazone che, rispetto ai sulfamidici, è caratterizzato da un indice terapeutico inferiore13. Altri esempi importanti di farmaci caratterizzati da una elevata percentuale di legame alle proteine plasmatiche sono tutti i farmaci del sistema nervoso centrale13. • Metabolismo. Le interazioni tra farmaci che si realizzano a carico del metabolismo epatico assumono particolare importanza poiché sono molto frequenti e generalmente poco evidenti, o meglio, gli effetti che ne conseguono non sono immediatamente riconducibili ad una “interazione tra farmaci”. Il metabolismo è un insieme di reazioni chimiche (REAZIONI DI FASE I: ossidazioni, riduzioni, idrolisi; REAZIONI DI FASE II: coniugazioni - Fig. 1) che avvengono soprattutto a livello epatico e che servono a rendere più facilmente eliminabili le molecole endogene ed esogene che non hanno la polarità sufficiente per essere escrete in forma inalterata. Ogni tipo di reazione è catalizzato da enzimi specifici che possono essere suscettibili di induzione (aumento della quantità di enzima) e/o di inibizione (blocco degli enzimi), con la conseguente modificazione dell’attività metabolizzante del fegato in senso positivo (induzione, aumento del metabolismo) e/o negativo (inibizione, diminuzione del metabolismo)13. La sostanza che ha capacità inducente e/o inibente è sempre una molecola esogena [farmaci utilizzati legalmente o illegalmente (anabolizzanti), contaminanti di origine industriale (bifenili polialogenati, diossine, composti organoclorurati) o di origine naturale (micotossine)] in grado di alterare prima di tutto le proprie vie metaboliche ed, in secondo luogo, il metabolismo di tutte quelle molecole endogene ed esogene che seguono le medesime vie biotrasformative dell’induttore/ inibitore. Quindi la induzione e la inibizione non riguardano tutte le possibili vie metaboliche, ma solo la via o le vie che sono caratteristiche dell’induttore/inibitore. L’effetto finale di questa modulazione del metabolismo epatico può es- Xenobiotico FARMACO 1 Fase I Fase II Composto che interagisce FARMACO 2 FIGURA 1 - Schema delle reazioni metaboliche. Metabolita Large Animal Review, Anno 12, n. 2, Aprile 2006 • Eliminazione. Le interferenze tra farmaci si evidenziano quando sono implicati i processi di trasporto mediati da carriers, sia che siano presenti a livello tubulare renale che a livello biliare. L’interferenza si evidenzia con la saturazione dei carriers disponibili e quindi con il rallentamento dell’escrezione delle molecole interessate13. Quanto fino ad ora riportato sulle interazioni tra farmaci deve fare emergere come “mescolare i farmaci” vada evitato il più possibile, e come vada posta particolare attenzione ai cocktail di farmaci utilizzati illegalmente con finalità di promozione la crescita (β-agonisti, corticosteroidi, ormoni estrogenici ed androgenici). Interazioni con costituenti della dieta Le interazioni dei farmaci con l’alimento, oppure con i costituenti della dieta, sono molto frequenti; generalmente comportano effetti diretti sui principi attivi inattivandoli, come pure alterazioni dell’assorbimento. In alcuni casi tuttavia si osservano anche effetti legati allo stato fisico delle polveri che comportano disomogeneità della miscela, oppure un aumento della elettrostaticità delle polveri che possono in tal modo rimanere maggiormente adese sulla superficie degli alimentatori, sul pavimento e sulle pareti, sulle attrezzature e nell’aria, facilitando la contaminazione delle preparazioni successive. Per i sulfamidici in polvere il rischio di cross-contaminazione e di carryover è molto forte, infatti già di per sé sono prodotti caratterizzati da una notevole elettrostaticità24,25. Non tutti gli ingredienti che costituiscono la dieta finale sono in grado di interferire con i farmaci che vengono addizionati; di seguito vengono riportati alcuni esempi. Premix oligovitaminico. I costituenti di queste miscele che maggiormente possono dare interferenze con i farmaci sono i cationi bivalenti e trivalenti (soprattutto Ca, Mg, Fe). Sicuramente le tetracicline di vecchia generazione sono tra gli antibiotici maggiormente sensibili a questo effetto per la loro capacità di chelare questi ioni, formando composti inattivi ed inassorbibili26,27. Molto meno suscettibile è invece la doxiciclina, che è caratterizzata da una bassa capacità di chelare gli ioni. Carbonati. Come precedentemente segnalato, soprattutto il carbonato di sodio idrolizza rapidamente l’acido acetilsalicilico a salicilato che presenta un’attività antinfiammatoria inferiore al composto progenitore12. Lipidi vari. Elevate percentuali di lipidi nell’alimento possono aumentare sia la velocità che l’entità dell’assorbimento gastrointestinale di tutti i farmaci molto lipofili. Probiotici (lieviti) ed adsorbenti (clinoptilolite). Al di là delle loro ben note proprietà, anche i lieviti sono caratterizzati da capacità adsorbente, quindi, analogamente alla clinoptilolite, possono “sequestrare” in maniera aspecifica i farmaci eventualmente presenti nella dieta, impedendone l’assorbimento gastroenterico. Tuttavia, Papaioannou et al.28, in uno studio condotto per valutare gli effetti positivi conseguenti all’uso della clinoptilolite nelle diete per suini di diverse categorie, hanno evidenziato come questo adsorbente sia assolutamente compatibile con gli antibatterici enrofloxacin e salinomicina, il cui effetto risulterebbe addirittura potenziato. Ulteriori inconvenienti che si possono incontrare somministrando il “farmaco” con l’alimento, sono ad esempio la difficoltà nella miscelazione farmaco-alimento soprattutto quando le polveri da miscelare abbiano peso specifico differente, oppure diversa consistenza, ancora una diversa granulometria. Le conseguenze principali sono rappresentate dalla disomogeneità della preparazione finale e/o dalla separazione delle polveri dopo un certo tempo, il risultato finale per l’animale sarà l’assunzione del farmaco in dosaggi sbagliati. Per ridurre queste problematiche, per diminuire le possibilità di cross-contaminazione e per aumentare la sicurezza degli operatori di allevamento, recentemente si utilizzano farmaci (soprattutto antibatterici) sotto forma di microgranulati; la molecola farmacologicamente attiva viene inclusa in matrici idrofobiche, solitamente grassi di origine vegetale, che, oltre a svolgere una azione di protezione del farmaco dagli agenti esterni, ne migliora la miscelazione con l’alimento e ne aumenta la biodisponibilità orale29. CONCLUSIONI In questa breve rassegna sono stati considerati alcuni fattori molto comuni, tanto da essere spesso trascurati, che possono ridurre l’efficacia di un trattamento farmacologico quando il farmaco sia somministrato insieme all’alimento. Le principali conseguenze di una scarsa conoscenza di questi fattori sono riassunte di seguito: - minore o nulla efficacia del trattamento farmacologico (quindi anche perdite economiche); - comparsa di effetti collaterali e/o di episodi di tossicità soprattutto quando si ricorra alle cosiddette associazioni “estemporanee”; SUINI sere differente. Nel caso in cui venga alterato il metabolismo di una sostanza endogena (es. corticosteroidi, ormoni steroidei, ormoni tiroidei) le conseguenze saranno riconducibili all’alterazione del normale turn over e quindi dei processi che queste molecole regolano. Un esempio molto importante e frequente dell’effetto inducente/inibente che si riscontra nella somministrazione concomitante di farmaci diversi è quello determinato dai macrolidi e soprattutto dalla tiamulina nei confronti degli ionofori (monensin, salinomicina, virginiamicina, ecc.)14. I primi sono antibatterici di prima scelta nelle infezioni da Gram+ e da micoplasmi a carico dell’apparato respiratorio; i secondi hanno un impiego ristretto prevalentemente al trattamento della coccidiosi. Per tutte le molecole citate la via metabolica è la medesima ed è rappresentata dalla N-demetilazione operata da N-demetilasi citocromo P450-dipendenti (isoforma 3A del citocromo P450)13. I prodotti N-demetilati di tiamulina e di alcuni macrolidi hanno la capacità di complessare il ferro bivalente del citocromo P450 inattivando l’enzima, rendendolo così indisponibile alla N-demetilazione degli ionofori15,16. La conseguenza diretta di questa interferenza è rappresentata dalla comparsa di sintomatologia tossica da ionofori del tutto sovrapponibile a quella che si osserva con un iperdosaggio di queste molecole. Altri esempi importanti di antibatterici ad azione inibente sugli enzimi epatici citocromo P450-dipendenti sono i fluorochinoloni (enrofloxacin, ciprofloxacin, marbofloxacin)17-20 ed i sulfamidici (sulfametossazolo, sulfametazina, sulfadimetossina)21-23. 27 28 Efficacia di trattamenti farmacologici con la dieta nel suino: possibili interazioni tra farmaci e tra farmaci ed alimenti - aumento/diffusione dell’antibiotico-resistenza quando, come nella maggior parte dei casi, i farmaci somministrati siano antibatterici. Questo effetto predisponente l’antibioticoresistenza, di fatto deriva dall’alterazione (diminuzione) della biodisponibilità orale del farmaco; - carryover e/o cross-contaminazione di alimenti non medicati e preparati successivamente; - presenza di residui di farmaci “non somministrati” e quindi rischi per la salute del consumatore di prodotti di origine animale; - inquinamento ambientale e problemi di ecotossicità; - necessità di una pulizia molto più accurata; - rischi per gli operatori di allevamento (ipersensibilizzazione ed allergia) a causa delle modificazioni nella polverulenza ed elettrostaticità delle polveri utilizzate. Queste conseguenze possono essere notevolmente ridotte implementando le conoscenze del veterinario e dell’allevatore nella preparazione, nella conservazione e nella distribuzione dell’alimento medicato e soprattutto nella piena consapevolezza che “un farmaco è una sostanza che in qualsiasi organismo induce delle modificazioni quantitative a carico delle strutture e dei processi con cui viene a contatto”. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. Parole chiave Dieta, Farmaci, Suino, Interazioni. Key words 19. 20. 21. 22. 23. 24. In-feed administration, Drugs, Swine, Interactions. Riferimenti bibliografici e siti di consultazione 1. 2. Zaghini A. (2005). L’acqua come veicolo di farmaci per via orale nell’allevamento del suino: pregi e difetti. Large Animals Review, 11: 1-7. European Agency for the Evaluation of Medicinal Products (1997). 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