Malattie dell’apparato
cardiovascolare
Modulo del Corso Interdisciplinare Clinico
della Laurea in Fisioterapia
Docente:
Dott. Alessandro Verzoni
Dipartimento di Scienze della Salute
Malattie cardiovascolari
Rappresentano la principale causa di morte in Italia:
Malattie cardiovascolari
Malattie cardiovascolari
L’aterosclerosi, causata
da
un
ispessimento
subintimale localizzato
(ateroma) delle arterie di
medio e di grosso
calibro, è responsabile
delle
patologie
più
diffuse
Malattie cardiovascolari
Nella famiglia delle patologie cardiovascolari
vengono compresi anche:
• tutti i difetti congeniti del cuore,
• le malattie reumatiche ad interessamento
miocardico,
• le varie forme di aritmia,
• le patologie che interessano le valvole cardiache e
• l'insufficienza cardiaca
Programma del corso
1. Rischio cardiovascolare
2. Cardiopatia ischemica
3. Insufficienza cardiaca
4. Aritmie cardiache
5. Sincope e ipotensione ortostatica
Programma del corso
1. Rischio cardiovascolare
2. Cardiopatia ischemica
3. Insufficienza cardiaca
4. Aritmie cardiache
5. Sincope e ipotensione ortostatica
Rischio cardiovascolare
La prevenzione secondaria nei soggetti che hanno
già avuto un evento clinico (infarto, ictus) deve
prevedere interventi per un controllo ottimale dei
fattori di rischio;
in prevenzione primaria tali interventi vanno
modulati in base alla probabilità del soggetto di
incorrere, nel tempo, in un evento clinico di natura
aterosclerotica, e quindi in base al valore del
Rischio Cardiovascolare Globale (RCG)
Rischio cardiovascolare globale
• Il RCG è definito come la probabilità assoluta di un
soggetto di incorrere, in un intervallo di tempo
definito (in genere 10 anni) in un evento clinico
cardiovascolare
• Può essere stimato mediante l’uso di opportuni
algoritmi o mediante la loro risoluzione grafica
(carte del rischio), basandosi sul livello di alcuni
fattori predittivi (fattori di rischio) e di alcune
caratteristiche del soggetto (sesso ed età)
Rischio cardiovascolare globale
• Il vantaggio che deriva dall’uso di questi
algoritmi è rilevante, perché permettono di
stimare l’effetto contemporaneo di molti
fattori che ben difficilmente l’osservazione
clinica può valutare obiettivamente,
quantitativamente ed in modo preciso
Rischio cardiovascolare globale
• Le implicazioni pratiche della stima del RCG sono
particolarmente significative, specie se applicate
all’impiego dei farmaci in prevenzione
cardiovascolare
• L’uso delle statine, per esempio, è stato
rivoluzionato dal RCG, portando al superamento
del classico concetto di cut-off diagnostico che ha
rappresentato, nei decenni scorsi, l’approccio
classico al problema dell’ipercolesterolemia
N° eventi CV
Rischio cardiovascolare globale
Rischio cardiovascolare globale
• Soggetti con basso RCG e con moderata
ipercolesterolemia godranno di un beneficio
minimo se sottoposti a terapia con statine
• Se il RCG è moderato, ma l’ipercolesterolemia è
importante, il beneficio sarà abbastanza
consistente
• Qualora il RCG sia elevato e l’ipercolesterolemia
sia lieve, avremo un beneficio abbastanza
importante
• Se infine il RCG è elevato e l’ipercolesterolemia è
notevole, il beneficio sarà al suo massimo
I fattori di rischio cardiovascolare
• I fattori di rischio cardiovascolare sono tutte
quelle condizioni che aumentano la probabilità
di presentare patologie del cuore e/o dei vasi
(aterosclerosi)
• La correzione dei fattori di rischio cardiovascolare
può rallentare la progressione della malattia
aterosclerotica e ridurre la mortalità per ictus e
cardiopatia ischemica
I fattori di rischio cardiovascolare
Caratteristiche dei FRC:
• Dimostrata relazione causale fra fattore di rischio
e coronaropatia
• Elevata prevalenza nella popolazione con
coronaropatia
• Elevata e dimostrata superiorità nel predire il
rischio cardiovascolare
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti*
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
* riconosciuto un rapporto statistico con le coronaropatie, ma necessita di ulteriori conferme
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Fattori di rischio non modificabili
PREMESSA:
Anche se per definizione non sono modificabili è
molto importante tenerli comunque nella dovuta
considerazione in quanto possono motivare il
paziente ed il medico ad intervenire più
energicamente sugli altri fattori di rischio
modificabili
Età
• L'aterosclerosi è una malattia legata
all'invecchiamento e come tale colpisce
prevalentemente soggetti anziani
• Sebbene sia meno frequente tra i più giovani
interessa comunque un'ampia fascia della
popolazione
• Spesso, quando si parla di aterosclerosi, vengono
riportati i risultati di uno studio condotto su
soldati americani morti in Corea e Vietnam che
evidenziò una percentuale significativa di lesioni
coronariche in giovane età
Età
• Ancora più sorprendenti sono i risultati di un
altro studio in cui il 50% dei feti di madri
ipercolesterolemiche presentava già strie
lipidiche nelle pareti dell'aorta
• In ogni caso, dati statistici alla mano, in media le
sindromi coronariche acute insorgono a partire
dai 50 anni nell'uomo e dai 65 anni nella donna
Sesso
• Le malattie cardiovascolari sono più frequenti
nell’uomo rispetto alla donna in età fertile
(protezione esercitata dagli estrogeni). In
menopausa la differenza si annulla
• In menopausa nella donna diventa maggiore
l’espressività di fattori di rischio quali
l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia, il
diabete e l’obesità
Predisposizione familiare
• Il verificarsi di eventi ischemici precoci (prima di
55 anni per gli uomini e 65 per le donne) tra i
familiari consanguinei si associa ad un incremento
del rischio
• Il rischio è influenzato dalla precocità dell’evento,
dal vincolo di parentela (la malattia in uno dei
genitori conferisce un rischio maggiore) e dal
numero di parenti colpiti dalla malattia coronarica
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Fumo di sigaretta
Miscela eterogenea di oltre 4000 sostanze
gassose e corpuscolari, originate dal processo
di combustione delle foglie di tabacco
Le più dannose per l’organismo:
•
•
•
•
Nicotina (responsabile della dipendenza),
Monossido di carbonio,
Sostanze irritanti e ossidanti,
Benzopirene e altre sostanze cancerogene.
Fumo di sigaretta
• Aumenta i valori di pressione arteriosa
• Aumenta lo stress ossidativo a carico delle cellule
dell'endotelio vasale favorendo la comparsa e
l'aggravarsi dell'aterosclerosi (aumenta la
risposta infiammatoria)
• Aumenta i livelli plasmatici di colesterolo
Fumo di sigaretta
• L’effetto del fumo è sinergico con gli altri fattori
di rischio, in particolare ipercolesterolemia,
ipertensione e diabete mellito
• Il danno è tanto più grave quanto più alto è il
numero di sigarette fumate e quanto più giovane
è l’età di inizio
Fumo di sigaretta
In un soggetto di 35 anni che smette di fumare:
• l’aspettativa di vita aumenta di 3-5 anni
• Il rischio si riduce dopo un anno di astensione dal
fumo
• dopo 20 anni diventa simile a quello di un non
fumatore
Fumo di sigaretta
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Ipercolesterolemia
• Il colesterolo è un composto organico
appartenente alla famiglia dei lipidi steroidei
• Nel nostro organismo svolge diverse funzioni
biologiche, importanti ed ESSENZIALI:
• è un componente delle membrane cellulari, di cui
regola fluidità e permeabilità
• è il precursore della vitamina D, dei sali biliari e
degli ormoni steroidei, sia maschili che femminili
(testosterone, progesterone, estradiolo, cortisolo, ...)
Ipercolesterolemia
• Il colesterolo deriva sia dall'alimentazione che
dalla sintesi endogena
• Gli alimenti ad alto contenuto di colesterolo sono
quelli di origine animale, generalmente ricchi
di grassi saturi come uova, burro, carni, salumi,
formaggi ed alcuni crostacei
• Circa l'80-90% del colesterolo totale viene però
prodotto autonomamente dal nostro organismo,
soprattutto dal fegato ma anche dal surrene e
dalle ghiandole sessuali
Ipercolesterolemia
• Ciò spiega come mai in alcuni soggetti,
nonostante un’alimentazione equilibrata e un
regolare programma di attività fisica, i livelli di
colesterolo permangano elevati
• Quando la produzione endogena è elevata, come
in questi casi, si parla di ipercolesterolemia
familiare
Ipercolesterolemia
• Qualunque sia la sua origine l'ipercolesterolemia
è caratterizzata da una concentrazione di
colesterolo nel sangue superiore al valore
normale
Ipercolesterolemia
• Essendo il colesterolo un lipide, è scarsamente
solubile in acqua e per essere trasportato nel
torrente circolatorio necessita, pertanto, di
legarsi a specifiche lipoproteine:
Ipercolesterolemia
• Il 60-80% del colesterolo totale è legato alle LDL
(il cosiddetto colesterolo cattivo)
• Il colesterolo in eccesso legato a tali lipoproteine
tende ad accumularsi sull'endotelio delle arterie,
formando aggregati sempre più densi fino a
generare delle vere e proprie placche: ateromi
• Queste placche fanno perdere la naturale
elasticità delle arterie e possono causare gravi
danni soprattutto al cuore (infarto) o al cervello
(ictus)
Ipercolesterolemia
• Il colesterolo buono è invece rappresentato dalle
HDL (lipoproteine ad alta densità) che ripuliscono
le arterie catturando il colesterolo in eccesso e
trasferendolo ai tessuti (soprattutto al fegato),
dove viene smaltito.
• Più è alto il livello di HDL nel sangue e minore sarà
il rischio di sviluppare l'aterosclerosi e tutte le altre
conseguenze negative dell’ipercolesterolemia
Ipercolesterolemia
Quando aumenta il colesterolo?
• Aumento produzione endogena (predisposizione
familiare)
• Aumento introduzione con la dieta
• Aumento dell’età (perché si attenua il sistema che
ne blocca la produzione epatica)
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Acidi grassi
Gli acidi grassi sono una componente dei grassi o
lipidi.
I lipidi, nella forma più semplice, sono formati da una
molecola di glicerolo esterificata con tre acidi grassi
e prendono il nome di trigliceridi.
I trigliceridi sono la forma di immagazzinamento
degli acidi grassi, un po' come avviene per il
glicogeno ed il glucosio.
Acidi grassi
Durante i processi energetici il nostro corpo
provvede a scindere il legame tra glicerolo ed acidi
grassi convogliandoli in due vie metaboliche
completamente differenti:
il glicerolo viene utilizzato per produrre glucosio,
gli acidi grassi liberi vengono trasportati fino ai
muscoli.
Acidi grassi
Sono formati da una lunga
catena che presenta nella
parte centrale una serie di
atomi di carbonio:
• se ciascuno atomo di
carbonio è accoppiato a
due atomi di idrogeno
vengono definiti SATURI
• se una o più coppie di
atomi di carbonio legano
a sé un solo atomo di
idrogeno: INSATURI
Acidi grassi saturi (SFA)
• Si trovano principalmente nei prodotti di origine
animale (uova, latte e derivati) ma anche in
alimenti di origine vegetale (olio di cocco e di
palma)
• Insieme agli eccessi di colesterolo, una dieta ricca
di acidi grassi saturi aumenta l’incidenza di
alcune malattie cardiovascolari, in particolare
la cardiopatia ischemica
Acidi grassi monoinsaturi (MUFA)
Nella catena di atomi di
carbonio una sola
coppia - legando un solo
atomo di idrogeno per
unità di carbonio - è
tenuta insieme da un
doppio legame
Acidi grassi monoinsaturi (MUFA)
In natura, i grassi monoinsaturi più comuni sono:
• l'acido palmitoleico
• l'acido oleico
• l'acido erucico.
L'acido oleico è senza dubbio il più importante e
conosciuto, capace di conferire peculiarità interessanti
agli alimenti che ne sono ricchi: l'olio di oliva, che lo
contiene in percentuali variabili dal 59 all'80%, ma
anche le mandorle, le nocciole, le arachidi, i pistacchi e i
rispettivi oli.
Acidi grassi monoinsaturi (MUFA)
Un'alimentazione ricca di acido oleico favorisce il
mantenimento della normale fluidità del sangue e
riduce la quota di colesterolo LDL, mentre non ha
effetto importante sul livello di trigliceridi e sul
colesterolo HDL, che tende eventualmente ad
aumentare.
Questo non significa che tanto più olio di oliva si
consuma e tanto più si guadagna in salute (anzi...),
ma semplicemente che occorre preferirlo ai lipidi
animali contenuti nel burro, nello strutto e
nel lardo, e a quelli idrogenati delle margarine.
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
• Sono caratterizzati dalla presenza di 2 o più doppi
legami, ciascuno tra due carboni adiacenti, lungo lo
scheletro carbonioso che li compone.
• Sono importanti per la salute delle membrane
cellulari di tutto l'organismo, che permettono la
comunicazione con l'esterno e lo scambio di sostanze
ai fini metabolici.
• Un'altra importante funzione riguarda il loro ruolo
come precursori degli eicosanoidi, una famiglia di
mediatori chimici che agiscono assieme modulando
le risposte del nostro organismo e regolando in
particolare i meccanismi dell'infiammazione.
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
Quanti tipi di PUFA esistono?
Possiamo subito fare una prima distinzione tra
omega 3 (ω3) ed omega 6 (ω6), caratterizzati dalla
posizione del primo doppio legame iniziando il
conteggio dal carbonio terminale.
I due tipi di PUFA a loro volta possono contenere
un numero variabile di doppi legami e possono
avere una catena più o meno lunga.
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
La caratteristica interessante dal punto di vista
biochimico sta nel fatto che tutti gli animali sono
incapaci di sintetizzarli ex-novo, ma ciascun essere
vivente ha una più o meno spiccata capacità
enzimatica di allungare le catene ed aumentare il
numero di doppi legami.
Abbiamo così una seconda distinzione tra acidi
grassi polinsaturi a catena corta, o precursori,
e acidi grassi a catena lunga (LC-PUFA – forme
mature).
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
• Le piante hanno una forte propensione verso la
sintesi dei precursori, con una bassa efficienza di
accumulo di LC-PUFA.
• Viceversa gli animali, incluso l'essere umano, non
hanno la capacità di sintetizzare ex novo i PUFA,
quindi hanno bisogno necessariamente di fonti
alimentari per i precursori.
• Il precursore degli ω3:Acido Alfa Linolenico (ALA)
• Il precursore degli ω6: Acido Linoleico (LA)
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
Da questi precursori si
ottengono i PUFA a lunga
catena attraverso una
cascata di reazioni che
comportano l'azione di
alcuni enzimi che compiono
l'allungamento (elongasi)
e altri che si occupano di
aggiungere doppi legami
(desaturasi).
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
Dove si trovano?
ω-3
• sono i più antichi, in quanto
tipici del regno acquatico:
nelle alghe, negli organismi
marini e nei pesci che se ne
nutrono.
• Altre fonti poco diffuse: semi
e olio di lino, olio di canapa e
di soia.
• Il precursore , l'acido alfalinolenico, non può essere
sintetizzato dall'organismo e
come tale dev'essere
necessariamente introdotto
con la dieta.
ω-6
• sono diffusi in tutto il regno
vegetale e abbondano
nell'olio di girasole,
di arachidi, di vinaccioli e di
mais.
• Pur essendo un nutriente
essenziale, l'acido linoleico
(precursore) viene
consumato in quantità più
che sufficienti se non
addirittura eccessive.
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
Gli alimenti ricchi di grassi polinsaturi possono
avere risvolti positivi sulla salute umana
A PATTO CHE
• siano consumati con sobrietà
• in parziale sostituzione dei grassi saturi (burro,
strutto, carni grasse, latticini) e di quelli
idrogenati (margarina, burro di arachidi)
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
Effetti sulla salute
• Gli ω3 associano alla funzione antinfiammatoria
un'importante attività ipo-trigliceridemizzante.
• Gli ω6 possono ridurre i livelli di colesterolemia.
MA
Il problema è che gli ω6 sono troppo presenti
nell'alimentazione media e possono ostacolare la
trasformazione degli ω3 dai precursori presenti nei
cibi alla forma matura.
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
• Questo accade perché gli stessi enzimi (elongasi
e desaturasi) vengono utilizzati anche nella
trasformazione degli ω6, a svantaggio della
trasformazione degli ω3, che rimarranno in forma
di precursori.
• Tale problema può risultare in una riduzione fino
al 40% della trasformazione degli ω3.
• Per questo motivo è molto importante assumere
gli acidi grassi essenziali nelle giuste proporzioni.
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
Rapporto ω3/ω6
• Negli ultimi anni tale rapporto si è notevolmente
sbilanciato verso gli ω6, a fronte di una dieta sempre
più povera di pesce e ricca di oli vegetali.
• Tutto ciò a discapito della nostra salute, poiché
l'eccesso di ω6 e la carenza di ω3 aumenta
gli eicosanoidi cattivi.
• Di per sé, quindi, gli ω6 non sono dannosi per la
salute umana ma, pur esercitando numerose funzioni
essenziali, possono diventarlo quando vengono
consumati in eccesso rispetto agli omega-tre.
Acidi grassi polinsaturi (PUFA)
Rapporto ω3/ω6
• Attualmente si colloca
intorno a 1:10, mentre
dovrebbe essere 1:2 -1:4.
• Ecco perché si
raccomanda di
consumare almeno
2-3 porzioni/ settimana
di pesce.
POPOLAZIONI
Paleolitico
ω3/ω6
0,79
Grecia prima 1960 1,00/2,00
Stati Uniti 2000
16,74
Nord Europa
15
Giappone
4
Italia
13
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Sedentarietà
• Stile di vita sedentario è un termine medico usato
per descrivere uno stile di vita con una mancanza
di moto o esercizio fisico.
• Si riscontra comunemente nei paesi sviluppati e in
via di sviluppo ed è caratterizzato dallo stare
seduti, leggere, guardare la televisione e usare
il computer per buona parte del giorno con
mancanza parziale o totale di esercizio fisico.
Sedentarietà
Stili di vita in Italia: confronto 1998-02 vs 2008-12
Nella popolazione di età
compresa tra i 35 e i 74
anni la prevalenza di
inattività fisica nel
tempo libero è rimasta a
distanza di 10 anni su
livelli molto elevati in
entrambi i generi ma in
particolare nelle donne
Sedentarietà
Secondo l’OMS, per attività fisica si intende
qualunque sforzo esercitato dal sistema muscoloscheletrico che si traduce in un consumo di energia
superiore a quello in condizioni di riposo.
In questa definizione rientrano quindi non solo le
attività sportive ma anche semplici movimenti
quotidiani come camminare, andare in bicicletta,
ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori
domestici.
Sedentarietà
Sedentarietà
Praticare esercizio fisico aerobico in modo regolare e
moderato riduce il rischio cardiovascolare in quanto:
• Aiuta a mantenere il peso ideale
• Riduce i valori di pressione arteriosa
• Riduce il colesterolo LDL e aumenta quello HDL
• Migliora l’utilizzazione dei carboidrati aiutando a
prevenire e controllare il diabete
• Potenzia la capacità dei muscoli di utilizzare ossigeno
• Fa diminuire la voglia di fumare
• Riduce la FC e la PA durante sforzo riducendo il
consumo di ossigeno del cuore.
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Obesità e sovrappeso
L'obesità è una condizione morbosa caratterizzata da
un eccesso di massa adiposa rispetto alla massa magra,
in base ai limiti ritenuti normali per età, sesso e statura.
In linea generale si parla di obesità quando:
• il peso corporeo supera il peso ideale almeno del 20%
oppure
• quando l'indice di massa corporea (B.M.I. – Body Mass
Index) è superiore a 30.
Obesità e sovrappeso
Indice di massa corporeo (B.M.I.)
L’indice di massa corporea si ottiene dividendo il peso (in
Kg) per il quadrato dell’altezza (in metri):
N.B. Il B.M.I è un indicatore approssimativo poiché il peso
corporeo non è condizionato solo dalla massa grassa ma anche
da quella magra (massa ossea e muscolare)
Obesità e sovrappeso
Circonferenza addominale
Un altro importante indicatore è la circonferenza della
vita e dei fianchi:
• La prevalente distribuzione di grasso sottocutaneo a
livello addominale è infatti correlata all'aumento
del grasso viscerale.
• L'accumulo lipidico in sede viscerale, cioè nella parte
interna dell'addome, rappresenta un fattore di rischio
indipendente per le patologie cardiovascolari, per il
diabete e per la mortalità in genere.
• In altre parole, a parità di grasso corporeo, avere la
caratteristica pancia anziché una distribuzione
omogenea del surplus adiposo si traduce in una
minore speranza di vita.
Effetti cardiometabolici avversi degli adipociti
↑ Lipoprotein lipasi
Infiammazione
↑ Angiotensinogeno
↑ IL-6
↑ TNFα
Ipertensione
↑ Insulina
↑ FFA
Adipose
↑ Resistina
tissue
↑ Leptina
↑ Adiposina
↑ Lattato
↑
PAI-1
↓ Adiponectina
Aterosclerosi
Dislipidemia
aterogena
Trombosi
Lyon 2003; Trayhurn et al 2004; Eckel et al 2005
Diabete
Tipo 2
Obesità e sovrappeso
Circonferenza addominale
Come si misura?
• Porre un metro da sarta
attorno all’addome
nudo, appena sopra la
cresta iliaca o appena
sopra l’ombelico
• Assicurarsi che il metro
sia teso, non comprima
la pelle e sia parallelo al
pavimento
• Respirare normalmente
durante la misurazione
Viene considerata desiderabile se <94 cm negli uomini
e 80 cm nelle donne
Obesità e sovrappeso
Circonferenza addominale
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Ipertensione
• L'ipertensione o ipertensione arteriosa, è una
condizione clinica in cui la pressione del sangue nelle
arterie della circolazione sistemica risulta elevata.
• Ciò comporta un aumento di lavoro per il cuore.
• La pressione arteriosa è riassunta da due misure,
sistolica e diastolica, che dipendono dal fatto che
il cuore si contrae (sistole) e si rilassa (diastole) tra un
battito e l'altro.
• La pressione sanguigna normale a riposo è compresa
tra i 100-140 mmHg sistolica e 60-90 mmHg diastolica
• Viene considerata ipertensione se vi è una pressione
costantemente pari o superiore a 140/90 mmHg.
Ipertensione
L‘avverbio costantemente è fondamentale, dato
che durante la giornata la pressione può subire
delle variazioni transitorie legate a numerosissimi
fattori, tra i quali:
• ora del giorno: (la pressione è leggermente più
alta al mattino e nel tardo pomeriggio)
• attività fisica (la pressione aumenta in relazione al
tipo e all'intensità dell'esercizio fisico)
• stato emotivo (intense emozioni, stress e persino
l'ansia per il risultato della visita medica possono
aumentare temporaneamente la pressione)
Ipertensione
• E’ una tra le malattie più diffuse nei paesi industriali.
• Colpisce infatti circa il 20% della popolazione adulta e
rappresenta uno dei maggiori problemi clinici dei
tempi moderni.
• In Italia più di 10 milioni di persone ne soffrono e circa
la metà di queste ignora di avere la pressione alta.
• Molte volte infatti chi è iperteso scopre di esserlo
durante una visita medica di controllo, ignorando la
presenza della malattia per diversi anni.
• Tra coloro che sanno di essere ipertesi, pochi
riescono a tenere la malattia sotto controllo e a
riportare la propria pressione nella norma.
Ipertensione
Italia: stato del controllo nel 2008-12. Età 35-74 anni
Uomini ipertesi
15,5
40,4
Donne ipertese
26,2
34,7
25,9
25,8
18,2
13,3
Non consapevoli
Non consapevoli
Consapevoli non trattati
Consapevoli non trattati
Non adeguatamente trattati
Non adeguatamente trattati
Adeguatamente trattati
Adeguatamente trattati
Ipertensione
• L'ipertensione viene classificata come primaria
(essenziale) o come secondaria.
• Circa il 90-95% dei casi sono classificati come
ipertensione primaria, il che significa che vi è
pressione alta senza evidenti cause mediche di
base.
• Il restante 5-10% dei casi, classificati come
ipertensione secondaria sono causati da altre
malattie che colpiscono i reni, le arterie, il cuore o
il sistema endocrino.
Ipertensione
Sintomi
• Normalmente agli esordi è del tutto asintomatica per
cui, spesso, ci si accorge occasionalmente di essere
ipertesi, magari durante una visita medica di routine
quando il problema esiste ormai da diversi mesi.
• Fortunatamente le conseguenze insorgono dopo
qualche anno dalla sua comparsa e sono, ovviamente,
correlate all'entità dell'eccesso pressorio.
• Si stima che i danni sul sistema cardiocircolatorio si
possano manifestare all'incirca dopo dieci anni,
mentre quelli relativi al danno cerebrale dopo 20
anni.
Ipertensione
Sintomi
Solo in alcune situazioni la pressione alta dà segni
di sé. E' il caso della cosiddetta crisi ipertensiva, un
innalzamento brusco ed eccessivo della pressione
arteriosa i cui sintomi sono :
• mal di testa improvviso, pulsante e interessante il
capo globalmente
• sensazione di testa pesante
• ronzii alle orecchie
• vertigini
• sudorazione fredda
Ipertensione
Sintomi
Nel caso venga ignorata ai suoi esordi, alcuni sintomi
potrebbero insospettire il paziente e condurlo ad
effettuare spontaneamente una visita medica di
controllo. Tra i sintomi comuni:
• Cefalea nucale, spesso al risveglio
• Astenia, cardiopalmo, angina pectoris e dispnea
• Vertigini
• Manifestazioni visive: fosfeni scintillanti, amaurosi
puntiforme
• Acufeni
• Impotenza
Ipertensione
Complicanze
Gli organi bersaglio sono CUORE, RENI e CERVELLO.
• CUORE: può provocare un ispessimento delle pareti
cardiache (ipertrofia) sino a giungere ad una
condizione di scompenso o ischemia cardiaca.
• Anche i VASI possono subire seri danni:
• a causa dell'elevata pressione sulle pareti interne subiscono
delle microlesioni sulle quali si depositano facilmente grassi
(placche arteriosclerotiche).
• Di conseguenza il calibro vasale si riduce, lo strato
muscolare si ispessisce, l'elasticità diminuisce ed aumenta la
fragilità.
• Tale debolezza, associata all'elevata pressione del sangue,
ne favorisce la rottura che, a seconda delle strutture
irrorate, può provocare danni molto seri.
Ipertensione
Complicanze
• Le funzioni del RENE vengono seriamente
compromesse per l'accumulo o la perdita con le
urine di particolari sostanze (i segni possono
essere gonfiori mattutini agli occhi e alle gambe).
• Nei casi più gravi l'ipertensione può condurre
all'insufficienza renale per l’occlusione di un vaso
renale.
Ipertensione
Complicanze
• I disturbi a carico del CERVELLO, possono essere
legati all'ipossia (riduzione dell'ossigeno che
arriva alle cellule) che provoca una lenta e
graduale alterazione delle funzioni cerebrali
(ridotta concentrazione, perdita di memoria fino
alla demenza).
• Ancor più gravi sono le conseguenze di una
rottura vasale (ictus emorragico).
Ipertensione
Complicanze
Cardiache
Ipertrofia VS
Scompenso
Aritmie
Angina Infarto
Vascolari
Ateromi
Aneurismi
Dissecazione
Cerebrali
Encefalopatia
Emorragia
Trombosi
TIA
Demenza
Renali
Nefrosclerosi
Insuff. renale
IPERTENSIONE
Ipertensione
Complicanze
MALATTIA
RISCHIO RELATIVO
Ipertesi vs normotesi
Ictus
7 volte
Arteriopatia coronarica
2-3 volte
Scompenso cardiaco
2-3 volte
Arteriopatia periferica
2-3 volte
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Diabete
• Molti dei cibi che mangiamo si trasformano in
glucosio, che viene usato dall’organismo per
produrre energia.
• Il pancreas produce un ormone, l’insulina, che
facilita l’ingresso del glucosio nelle cellule.
• Le persone che hanno il diabete non producono
abbastanza insulina o non sono in grado di usare
l’insulina come dovrebbero; questo provoca un
innalzamento del livello di glucosio nel sangue,
cioè un aumento della glicemia.
Diabete
ridotta o alterata
tolleranza al glucosio
misurata almeno 2 volte
successive in una settimana
dopo 120’ dalla prova di carico
orale di glucosio
Diabete
• Esistono due forme di diabete:
• il diabete di tipo I o insulino-dipendente, da cui sono
affetti circa il 10% dei diabetici, colpisce i giovani
• il diabete di tipo II o non insulino-dipendente, da cui
sono affetti circa il 90% dei diabetici, è legato
all’eccesso di peso.
• Le cause del diabete di tipo I sono essenzialmente
genetiche.
• Il diabete di tipo II dipende dall’età, dalla familiarità e
da abitudini non salutari, come uno stile di vita
sedentario, un’alimentazione troppo ricca, l’obesità.
Diabete
• Sia il diabete insulino-dipendente che quello non
insulino-dipendente sono associati con fenomeni
aterosclerotici più diffusi e a insorgenza più
precoce.
• L'iperinsulinemia danneggia l'endotelio vasale.
• Il diabete è un fattore di rischio particolarmente
importante nelle donne e annulla l'effetto
protettivo degli ormoni femminili.
Diabete
• Sebbene uno stretto controllo dei valori glicemici
riduca il rischio di complicanze microvascolari nel
diabete, gli effetti sulla patologia dei vasi di
maggior calibro e sull'aterosclerosi sono meno
chiari.
• L'iperlipidemia e l'ipertensione sono più comuni
nei diabetici e questi fattori di rischio, insieme con
l'iperinsulinemia, aumentano il rischio di
coronaropatia.
Fattori di rischio
Fattori di rischio non
modificabili
Fattori di rischio
modificabili
Fattori di rischio
emergenti *
Età
Fumo
Omocisteina
Sesso
Dislipidemia:
• colesterolo
• acidi grassi saturi
Alterazioni
della coagulazione del
sangue e della fibrinolisi
Sedentarietà
Marcatori di
infiammazione
Familiarità
Obesità
Ipertensione
Diabete
Sindrome metabolica
Sindrome metabolica
• E’ una condizione clinica meritevole di particolari
attenzioni per via della sua gravità e diffusione.
• Con questo termine non si indica una singola
patologia ma un insieme di fattori predisponenti
che, uniti insieme, collocano il soggetto in una
fascia di rischio elevata per malattie come
diabete, problemi cardio- e cerebro-vascolari.
• La SM presenta un rischio due volte maggiore di
sviluppare malattie cardiache e cinque volte
maggiore di sviluppare il diabete.
Sindrome metabolica
Per poter parlare di SM devono essere presenti
contemporaneamente ALMENO TRE dei seguenti
fattori di rischio:
1. Pressione arteriosa > 130/85 mmHg
2. Trigliceridi > 150 mg/dl
3. Glicemia a digiuno > 110 mg/dl
4. Colesterolo HDL < 40 mg/dl ♂ o 50 mg/dl ♀
5. Circonferenza addominale > 102 cm ♂ o 88 ♀.
Sindrome metabolica
• La prevalenza è di circa il 25% negli adulti, con
percentuali crescenti nelle fasce di età anziana.
• Le cause sono da ricercare in una combinazione di
scorrette abitudini (dieta e scarsa attività fisica) e
predisposizione familiare (genetica).
• Queste cause portano all’accumulo di grasso
addominale, che a sua volta ha un ruolo determinante
nel favorire la combinazione dei diversi fattori di
rischio.
• Tra questi, la resistenza all’insulina è fondamentale
nell’insorgenza non solo di iperglicemia e diabete, ma
anche della dislipidemia e dell’ipertensione arteriosa.
Sindrome metabolica
• Quando si instaura una condizione di insulinoresistenza, le cellule richiedono una quantità di
insulina superiore alla norma, al fine di assorbire il
glucosio ematico e mantenere nella norma i livelli
glicemici.
• In simili condizioni, le cellule Beta del pancreas
deputate alla produzione di insulina vanno
incontro ad un lento processo degenerativo
causato dal troppo lavoro.
• Si pongono così le basi per il diabete, con tutte le
conseguenze negative del caso.
Sindrome metabolica
• Il modo migliore per curare la SM è aumentare il
proprio livello di attività fisica e ridurre il peso
corporeo.
• E' molto importante che l'esercizio fisico sia
regolare (almeno quattro volte alla settimana) e
che nel complesso duri almeno 50-60 minuti
senza troppe interruzioni.
• Qualora il cambiamento dello stile di vita non sia
sufficiente per ostacolare l'insorgere della SM, la
terapia farmacologica può aiutare.
Valutazione del Rischio
Cardiovascolare Globale Assoluto
• E’ un indicatore che permette di valutare la
probabilità di un evento cardiovascolare
conoscendo il livello di alcuni fattori di rischio.
• E’ stata infatti abbandonata l’idea di identificare
le persone a rischio sulla base dei fattori
considerati singolarmente, ma viene presa in
considerazione la loro valutazione globale.
• Per questo, il rischio globale assoluto non è la
semplice somma del rischio dovuto ai singoli
fattori.
Valutazione del Rischio
Cardiovascolare Globale Assoluto
• Per valutare il RCG assoluto si utilizzano funzioni
matematiche che elaborano dati derivanti da studi
condotti su gruppi di popolazione seguiti nel tempo.
• La validità di queste funzioni di rischio dipende dalle
caratteristiche della popolazione che le ha generate e
degli individui a cui vengono applicate.
• Le funzioni di rischio, infatti, includono tre elementi:
1. valori medi dei fattori di rischio nella popolazione
2. coefficienti di rischio, che attribuiscono un peso
eziologico a ogni singolo fattore
3. probabilità di sopravvivere senza la malattia da parte
della popolazione stessa.
Valutazione del Rischio
Cardiovascolare Globale Assoluto
• Tutte queste componenti cambiano da
popolazione a popolazione, in particolare se si
confrontano popolazioni che vivono culture
molto diverse fra loro.
• A questo scopo è stata identificata la carta del
rischio cardiovascolare italiana, utilizzando dati
italiani derivati da diversi studi longitudinali
iniziati alla metà degli anni 80, riorganizzati in un
database nell’ambito del progetto CUORE
http://www.cuore.iss.it/altro/cuore.asp
Carta italiana del rischio cardiovascolare
• Per la costruzione della carta sono stati utilizzati
sei fattori di rischio:
1. sesso
2. diabete
3. abitudine al fumo
4. età
5. pressione arteriosa sistolica
6. colesterolemia
Carta italiana del rischio cardiovascolare
La carta del rischio:
• è valida se i fattori di rischio vengono misurati con
metodologia standardizzata
• è utilizzabile su donne e uomini di età compresa fra
40 e 69 anni che non hanno avuto precedenti eventi
cardiovascolari
• non è utilizzabile nelle donne in gravidanza
• non può essere applicata per valori estremi dei fattori
di rischio: PA sistolica > 200 mmHg o < 90 mmHg e
colesterolemia totale > 320 mg/dl o < 130 mg/dl.
Carta italiana del rischio cardiovascolare
• Al fine della valutazione del rischio cardiovascolare, i
valori degli esami clinici di glicemia e colesterolemia
sono utilizzabili se eseguiti da non più di tre mesi.
Si consiglia di eseguire la valutazione del rischio
cardiovascolare attraverso la carta almeno:
• ogni 6 mesi per persone a elevato rischio (> 20%)
• ogni anno per persone a rischio da tenere sotto
controllo attraverso l'adozione di uno stile di vita
sano (rischio > 5% e < 20%)
• ogni 5 anni per persone a basso rischio (< 5%).
Carta italiana del rischio cardiovascolare
Come utilizzarla
Il rischio cardiovascolare
è espresso in 6 categorie
di rischio MCV (da I a VI):
la categoria di rischio
MCV indica quante
persone su 100 con quelle
stesse caratteristiche
sono attese ammalarsi nei
10 anni successivi.
Carta italiana del rischio cardiovascolare
Come utilizzarla
Le carte sono 4:
1. Identificare la carta corrispondente al sesso e
allo stato di diabete.
2. Per ognuna di queste quattro categorie le carte
sono suddivise per fumatori e non fumatori.
3. Identificare quindi il decennio di età e
posizionarsi nella casella in cui ricadono il valore
di colesterolemia e pressione arteriosa.
Carta italiana del rischio cardiovascolare
Uomini
Donne
Non diabetici
Diabetici
Carta italiana del rischio cardiovascolare
Come utilizzarla
DONNE DIABETICHE