Malattie dell’apparato cardiovascolare Modulo del Corso Interdisciplinare Clinico della Laurea in Fisioterapia Docente: Dott. Alessandro Verzoni Dipartimento di Scienze della Salute Malattie cardiovascolari Rappresentano la principale causa di morte in Italia: Malattie cardiovascolari Malattie cardiovascolari L’aterosclerosi, causata da un ispessimento subintimale localizzato (ateroma) delle arterie di medio e di grosso calibro, è responsabile delle patologie più diffuse Malattie cardiovascolari Nella famiglia delle patologie cardiovascolari vengono compresi anche: • tutti i difetti congeniti del cuore, • le malattie reumatiche ad interessamento miocardico, • le varie forme di aritmia, • le patologie che interessano le valvole cardiache e • l'insufficienza cardiaca Programma del corso 1. Rischio cardiovascolare 2. Cardiopatia ischemica 3. Insufficienza cardiaca 4. Aritmie cardiache 5. Sincope e ipotensione ortostatica Programma del corso 1. Rischio cardiovascolare 2. Cardiopatia ischemica 3. Insufficienza cardiaca 4. Aritmie cardiache 5. Sincope e ipotensione ortostatica Rischio cardiovascolare La prevenzione secondaria nei soggetti che hanno già avuto un evento clinico (infarto, ictus) deve prevedere interventi per un controllo ottimale dei fattori di rischio; in prevenzione primaria tali interventi vanno modulati in base alla probabilità del soggetto di incorrere, nel tempo, in un evento clinico di natura aterosclerotica, e quindi in base al valore del Rischio Cardiovascolare Globale (RCG) Rischio cardiovascolare globale • Il RCG è definito come la probabilità assoluta di un soggetto di incorrere, in un intervallo di tempo definito (in genere 10 anni) in un evento clinico cardiovascolare • Può essere stimato mediante l’uso di opportuni algoritmi o mediante la loro risoluzione grafica (carte del rischio), basandosi sul livello di alcuni fattori predittivi (fattori di rischio) e di alcune caratteristiche del soggetto (sesso ed età) Rischio cardiovascolare globale • Il vantaggio che deriva dall’uso di questi algoritmi è rilevante, perché permettono di stimare l’effetto contemporaneo di molti fattori che ben difficilmente l’osservazione clinica può valutare obiettivamente, quantitativamente ed in modo preciso Rischio cardiovascolare globale • Le implicazioni pratiche della stima del RCG sono particolarmente significative, specie se applicate all’impiego dei farmaci in prevenzione cardiovascolare • L’uso delle statine, per esempio, è stato rivoluzionato dal RCG, portando al superamento del classico concetto di cut-off diagnostico che ha rappresentato, nei decenni scorsi, l’approccio classico al problema dell’ipercolesterolemia N° eventi CV Rischio cardiovascolare globale Rischio cardiovascolare globale • Soggetti con basso RCG e con moderata ipercolesterolemia godranno di un beneficio minimo se sottoposti a terapia con statine • Se il RCG è moderato, ma l’ipercolesterolemia è importante, il beneficio sarà abbastanza consistente • Qualora il RCG sia elevato e l’ipercolesterolemia sia lieve, avremo un beneficio abbastanza importante • Se infine il RCG è elevato e l’ipercolesterolemia è notevole, il beneficio sarà al suo massimo I fattori di rischio cardiovascolare • I fattori di rischio cardiovascolare sono tutte quelle condizioni che aumentano la probabilità di presentare patologie del cuore e/o dei vasi (aterosclerosi) • La correzione dei fattori di rischio cardiovascolare può rallentare la progressione della malattia aterosclerotica e ridurre la mortalità per ictus e cardiopatia ischemica I fattori di rischio cardiovascolare Caratteristiche dei FRC: • Dimostrata relazione causale fra fattore di rischio e coronaropatia • Elevata prevalenza nella popolazione con coronaropatia • Elevata e dimostrata superiorità nel predire il rischio cardiovascolare Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti* Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica * riconosciuto un rapporto statistico con le coronaropatie, ma necessita di ulteriori conferme Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Fattori di rischio non modificabili PREMESSA: Anche se per definizione non sono modificabili è molto importante tenerli comunque nella dovuta considerazione in quanto possono motivare il paziente ed il medico ad intervenire più energicamente sugli altri fattori di rischio modificabili Età • L'aterosclerosi è una malattia legata all'invecchiamento e come tale colpisce prevalentemente soggetti anziani • Sebbene sia meno frequente tra i più giovani interessa comunque un'ampia fascia della popolazione • Spesso, quando si parla di aterosclerosi, vengono riportati i risultati di uno studio condotto su soldati americani morti in Corea e Vietnam che evidenziò una percentuale significativa di lesioni coronariche in giovane età Età • Ancora più sorprendenti sono i risultati di un altro studio in cui il 50% dei feti di madri ipercolesterolemiche presentava già strie lipidiche nelle pareti dell'aorta • In ogni caso, dati statistici alla mano, in media le sindromi coronariche acute insorgono a partire dai 50 anni nell'uomo e dai 65 anni nella donna Sesso • Le malattie cardiovascolari sono più frequenti nell’uomo rispetto alla donna in età fertile (protezione esercitata dagli estrogeni). In menopausa la differenza si annulla • In menopausa nella donna diventa maggiore l’espressività di fattori di rischio quali l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia, il diabete e l’obesità Predisposizione familiare • Il verificarsi di eventi ischemici precoci (prima di 55 anni per gli uomini e 65 per le donne) tra i familiari consanguinei si associa ad un incremento del rischio • Il rischio è influenzato dalla precocità dell’evento, dal vincolo di parentela (la malattia in uno dei genitori conferisce un rischio maggiore) e dal numero di parenti colpiti dalla malattia coronarica Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Fumo di sigaretta Miscela eterogenea di oltre 4000 sostanze gassose e corpuscolari, originate dal processo di combustione delle foglie di tabacco Le più dannose per l’organismo: • • • • Nicotina (responsabile della dipendenza), Monossido di carbonio, Sostanze irritanti e ossidanti, Benzopirene e altre sostanze cancerogene. Fumo di sigaretta • Aumenta i valori di pressione arteriosa • Aumenta lo stress ossidativo a carico delle cellule dell'endotelio vasale favorendo la comparsa e l'aggravarsi dell'aterosclerosi (aumenta la risposta infiammatoria) • Aumenta i livelli plasmatici di colesterolo Fumo di sigaretta • L’effetto del fumo è sinergico con gli altri fattori di rischio, in particolare ipercolesterolemia, ipertensione e diabete mellito • Il danno è tanto più grave quanto più alto è il numero di sigarette fumate e quanto più giovane è l’età di inizio Fumo di sigaretta In un soggetto di 35 anni che smette di fumare: • l’aspettativa di vita aumenta di 3-5 anni • Il rischio si riduce dopo un anno di astensione dal fumo • dopo 20 anni diventa simile a quello di un non fumatore Fumo di sigaretta Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Ipercolesterolemia • Il colesterolo è un composto organico appartenente alla famiglia dei lipidi steroidei • Nel nostro organismo svolge diverse funzioni biologiche, importanti ed ESSENZIALI: • è un componente delle membrane cellulari, di cui regola fluidità e permeabilità • è il precursore della vitamina D, dei sali biliari e degli ormoni steroidei, sia maschili che femminili (testosterone, progesterone, estradiolo, cortisolo, ...) Ipercolesterolemia • Il colesterolo deriva sia dall'alimentazione che dalla sintesi endogena • Gli alimenti ad alto contenuto di colesterolo sono quelli di origine animale, generalmente ricchi di grassi saturi come uova, burro, carni, salumi, formaggi ed alcuni crostacei • Circa l'80-90% del colesterolo totale viene però prodotto autonomamente dal nostro organismo, soprattutto dal fegato ma anche dal surrene e dalle ghiandole sessuali Ipercolesterolemia • Ciò spiega come mai in alcuni soggetti, nonostante un’alimentazione equilibrata e un regolare programma di attività fisica, i livelli di colesterolo permangano elevati • Quando la produzione endogena è elevata, come in questi casi, si parla di ipercolesterolemia familiare Ipercolesterolemia • Qualunque sia la sua origine l'ipercolesterolemia è caratterizzata da una concentrazione di colesterolo nel sangue superiore al valore normale Ipercolesterolemia • Essendo il colesterolo un lipide, è scarsamente solubile in acqua e per essere trasportato nel torrente circolatorio necessita, pertanto, di legarsi a specifiche lipoproteine: Ipercolesterolemia • Il 60-80% del colesterolo totale è legato alle LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo) • Il colesterolo in eccesso legato a tali lipoproteine tende ad accumularsi sull'endotelio delle arterie, formando aggregati sempre più densi fino a generare delle vere e proprie placche: ateromi • Queste placche fanno perdere la naturale elasticità delle arterie e possono causare gravi danni soprattutto al cuore (infarto) o al cervello (ictus) Ipercolesterolemia • Il colesterolo buono è invece rappresentato dalle HDL (lipoproteine ad alta densità) che ripuliscono le arterie catturando il colesterolo in eccesso e trasferendolo ai tessuti (soprattutto al fegato), dove viene smaltito. • Più è alto il livello di HDL nel sangue e minore sarà il rischio di sviluppare l'aterosclerosi e tutte le altre conseguenze negative dell’ipercolesterolemia Ipercolesterolemia Quando aumenta il colesterolo? • Aumento produzione endogena (predisposizione familiare) • Aumento introduzione con la dieta • Aumento dell’età (perché si attenua il sistema che ne blocca la produzione epatica) Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Acidi grassi Gli acidi grassi sono una componente dei grassi o lipidi. I lipidi, nella forma più semplice, sono formati da una molecola di glicerolo esterificata con tre acidi grassi e prendono il nome di trigliceridi. I trigliceridi sono la forma di immagazzinamento degli acidi grassi, un po' come avviene per il glicogeno ed il glucosio. Acidi grassi Durante i processi energetici il nostro corpo provvede a scindere il legame tra glicerolo ed acidi grassi convogliandoli in due vie metaboliche completamente differenti: il glicerolo viene utilizzato per produrre glucosio, gli acidi grassi liberi vengono trasportati fino ai muscoli. Acidi grassi Sono formati da una lunga catena che presenta nella parte centrale una serie di atomi di carbonio: • se ciascuno atomo di carbonio è accoppiato a due atomi di idrogeno vengono definiti SATURI • se una o più coppie di atomi di carbonio legano a sé un solo atomo di idrogeno: INSATURI Acidi grassi saturi (SFA) • Si trovano principalmente nei prodotti di origine animale (uova, latte e derivati) ma anche in alimenti di origine vegetale (olio di cocco e di palma) • Insieme agli eccessi di colesterolo, una dieta ricca di acidi grassi saturi aumenta l’incidenza di alcune malattie cardiovascolari, in particolare la cardiopatia ischemica Acidi grassi monoinsaturi (MUFA) Nella catena di atomi di carbonio una sola coppia - legando un solo atomo di idrogeno per unità di carbonio - è tenuta insieme da un doppio legame Acidi grassi monoinsaturi (MUFA) In natura, i grassi monoinsaturi più comuni sono: • l'acido palmitoleico • l'acido oleico • l'acido erucico. L'acido oleico è senza dubbio il più importante e conosciuto, capace di conferire peculiarità interessanti agli alimenti che ne sono ricchi: l'olio di oliva, che lo contiene in percentuali variabili dal 59 all'80%, ma anche le mandorle, le nocciole, le arachidi, i pistacchi e i rispettivi oli. Acidi grassi monoinsaturi (MUFA) Un'alimentazione ricca di acido oleico favorisce il mantenimento della normale fluidità del sangue e riduce la quota di colesterolo LDL, mentre non ha effetto importante sul livello di trigliceridi e sul colesterolo HDL, che tende eventualmente ad aumentare. Questo non significa che tanto più olio di oliva si consuma e tanto più si guadagna in salute (anzi...), ma semplicemente che occorre preferirlo ai lipidi animali contenuti nel burro, nello strutto e nel lardo, e a quelli idrogenati delle margarine. Acidi grassi polinsaturi (PUFA) • Sono caratterizzati dalla presenza di 2 o più doppi legami, ciascuno tra due carboni adiacenti, lungo lo scheletro carbonioso che li compone. • Sono importanti per la salute delle membrane cellulari di tutto l'organismo, che permettono la comunicazione con l'esterno e lo scambio di sostanze ai fini metabolici. • Un'altra importante funzione riguarda il loro ruolo come precursori degli eicosanoidi, una famiglia di mediatori chimici che agiscono assieme modulando le risposte del nostro organismo e regolando in particolare i meccanismi dell'infiammazione. Acidi grassi polinsaturi (PUFA) Quanti tipi di PUFA esistono? Possiamo subito fare una prima distinzione tra omega 3 (ω3) ed omega 6 (ω6), caratterizzati dalla posizione del primo doppio legame iniziando il conteggio dal carbonio terminale. I due tipi di PUFA a loro volta possono contenere un numero variabile di doppi legami e possono avere una catena più o meno lunga. Acidi grassi polinsaturi (PUFA) La caratteristica interessante dal punto di vista biochimico sta nel fatto che tutti gli animali sono incapaci di sintetizzarli ex-novo, ma ciascun essere vivente ha una più o meno spiccata capacità enzimatica di allungare le catene ed aumentare il numero di doppi legami. Abbiamo così una seconda distinzione tra acidi grassi polinsaturi a catena corta, o precursori, e acidi grassi a catena lunga (LC-PUFA – forme mature). Acidi grassi polinsaturi (PUFA) • Le piante hanno una forte propensione verso la sintesi dei precursori, con una bassa efficienza di accumulo di LC-PUFA. • Viceversa gli animali, incluso l'essere umano, non hanno la capacità di sintetizzare ex novo i PUFA, quindi hanno bisogno necessariamente di fonti alimentari per i precursori. • Il precursore degli ω3:Acido Alfa Linolenico (ALA) • Il precursore degli ω6: Acido Linoleico (LA) Acidi grassi polinsaturi (PUFA) Da questi precursori si ottengono i PUFA a lunga catena attraverso una cascata di reazioni che comportano l'azione di alcuni enzimi che compiono l'allungamento (elongasi) e altri che si occupano di aggiungere doppi legami (desaturasi). Acidi grassi polinsaturi (PUFA) Dove si trovano? ω-3 • sono i più antichi, in quanto tipici del regno acquatico: nelle alghe, negli organismi marini e nei pesci che se ne nutrono. • Altre fonti poco diffuse: semi e olio di lino, olio di canapa e di soia. • Il precursore , l'acido alfalinolenico, non può essere sintetizzato dall'organismo e come tale dev'essere necessariamente introdotto con la dieta. ω-6 • sono diffusi in tutto il regno vegetale e abbondano nell'olio di girasole, di arachidi, di vinaccioli e di mais. • Pur essendo un nutriente essenziale, l'acido linoleico (precursore) viene consumato in quantità più che sufficienti se non addirittura eccessive. Acidi grassi polinsaturi (PUFA) Gli alimenti ricchi di grassi polinsaturi possono avere risvolti positivi sulla salute umana A PATTO CHE • siano consumati con sobrietà • in parziale sostituzione dei grassi saturi (burro, strutto, carni grasse, latticini) e di quelli idrogenati (margarina, burro di arachidi) Acidi grassi polinsaturi (PUFA) Effetti sulla salute • Gli ω3 associano alla funzione antinfiammatoria un'importante attività ipo-trigliceridemizzante. • Gli ω6 possono ridurre i livelli di colesterolemia. MA Il problema è che gli ω6 sono troppo presenti nell'alimentazione media e possono ostacolare la trasformazione degli ω3 dai precursori presenti nei cibi alla forma matura. Acidi grassi polinsaturi (PUFA) • Questo accade perché gli stessi enzimi (elongasi e desaturasi) vengono utilizzati anche nella trasformazione degli ω6, a svantaggio della trasformazione degli ω3, che rimarranno in forma di precursori. • Tale problema può risultare in una riduzione fino al 40% della trasformazione degli ω3. • Per questo motivo è molto importante assumere gli acidi grassi essenziali nelle giuste proporzioni. Acidi grassi polinsaturi (PUFA) Rapporto ω3/ω6 • Negli ultimi anni tale rapporto si è notevolmente sbilanciato verso gli ω6, a fronte di una dieta sempre più povera di pesce e ricca di oli vegetali. • Tutto ciò a discapito della nostra salute, poiché l'eccesso di ω6 e la carenza di ω3 aumenta gli eicosanoidi cattivi. • Di per sé, quindi, gli ω6 non sono dannosi per la salute umana ma, pur esercitando numerose funzioni essenziali, possono diventarlo quando vengono consumati in eccesso rispetto agli omega-tre. Acidi grassi polinsaturi (PUFA) Rapporto ω3/ω6 • Attualmente si colloca intorno a 1:10, mentre dovrebbe essere 1:2 -1:4. • Ecco perché si raccomanda di consumare almeno 2-3 porzioni/ settimana di pesce. POPOLAZIONI Paleolitico ω3/ω6 0,79 Grecia prima 1960 1,00/2,00 Stati Uniti 2000 16,74 Nord Europa 15 Giappone 4 Italia 13 Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Sedentarietà • Stile di vita sedentario è un termine medico usato per descrivere uno stile di vita con una mancanza di moto o esercizio fisico. • Si riscontra comunemente nei paesi sviluppati e in via di sviluppo ed è caratterizzato dallo stare seduti, leggere, guardare la televisione e usare il computer per buona parte del giorno con mancanza parziale o totale di esercizio fisico. Sedentarietà Stili di vita in Italia: confronto 1998-02 vs 2008-12 Nella popolazione di età compresa tra i 35 e i 74 anni la prevalenza di inattività fisica nel tempo libero è rimasta a distanza di 10 anni su livelli molto elevati in entrambi i generi ma in particolare nelle donne Sedentarietà Secondo l’OMS, per attività fisica si intende qualunque sforzo esercitato dal sistema muscoloscheletrico che si traduce in un consumo di energia superiore a quello in condizioni di riposo. In questa definizione rientrano quindi non solo le attività sportive ma anche semplici movimenti quotidiani come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori domestici. Sedentarietà Sedentarietà Praticare esercizio fisico aerobico in modo regolare e moderato riduce il rischio cardiovascolare in quanto: • Aiuta a mantenere il peso ideale • Riduce i valori di pressione arteriosa • Riduce il colesterolo LDL e aumenta quello HDL • Migliora l’utilizzazione dei carboidrati aiutando a prevenire e controllare il diabete • Potenzia la capacità dei muscoli di utilizzare ossigeno • Fa diminuire la voglia di fumare • Riduce la FC e la PA durante sforzo riducendo il consumo di ossigeno del cuore. Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Obesità e sovrappeso L'obesità è una condizione morbosa caratterizzata da un eccesso di massa adiposa rispetto alla massa magra, in base ai limiti ritenuti normali per età, sesso e statura. In linea generale si parla di obesità quando: • il peso corporeo supera il peso ideale almeno del 20% oppure • quando l'indice di massa corporea (B.M.I. – Body Mass Index) è superiore a 30. Obesità e sovrappeso Indice di massa corporeo (B.M.I.) L’indice di massa corporea si ottiene dividendo il peso (in Kg) per il quadrato dell’altezza (in metri): N.B. Il B.M.I è un indicatore approssimativo poiché il peso corporeo non è condizionato solo dalla massa grassa ma anche da quella magra (massa ossea e muscolare) Obesità e sovrappeso Circonferenza addominale Un altro importante indicatore è la circonferenza della vita e dei fianchi: • La prevalente distribuzione di grasso sottocutaneo a livello addominale è infatti correlata all'aumento del grasso viscerale. • L'accumulo lipidico in sede viscerale, cioè nella parte interna dell'addome, rappresenta un fattore di rischio indipendente per le patologie cardiovascolari, per il diabete e per la mortalità in genere. • In altre parole, a parità di grasso corporeo, avere la caratteristica pancia anziché una distribuzione omogenea del surplus adiposo si traduce in una minore speranza di vita. Effetti cardiometabolici avversi degli adipociti ↑ Lipoprotein lipasi Infiammazione ↑ Angiotensinogeno ↑ IL-6 ↑ TNFα Ipertensione ↑ Insulina ↑ FFA Adipose ↑ Resistina tissue ↑ Leptina ↑ Adiposina ↑ Lattato ↑ PAI-1 ↓ Adiponectina Aterosclerosi Dislipidemia aterogena Trombosi Lyon 2003; Trayhurn et al 2004; Eckel et al 2005 Diabete Tipo 2 Obesità e sovrappeso Circonferenza addominale Come si misura? • Porre un metro da sarta attorno all’addome nudo, appena sopra la cresta iliaca o appena sopra l’ombelico • Assicurarsi che il metro sia teso, non comprima la pelle e sia parallelo al pavimento • Respirare normalmente durante la misurazione Viene considerata desiderabile se <94 cm negli uomini e 80 cm nelle donne Obesità e sovrappeso Circonferenza addominale Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Ipertensione • L'ipertensione o ipertensione arteriosa, è una condizione clinica in cui la pressione del sangue nelle arterie della circolazione sistemica risulta elevata. • Ciò comporta un aumento di lavoro per il cuore. • La pressione arteriosa è riassunta da due misure, sistolica e diastolica, che dipendono dal fatto che il cuore si contrae (sistole) e si rilassa (diastole) tra un battito e l'altro. • La pressione sanguigna normale a riposo è compresa tra i 100-140 mmHg sistolica e 60-90 mmHg diastolica • Viene considerata ipertensione se vi è una pressione costantemente pari o superiore a 140/90 mmHg. Ipertensione L‘avverbio costantemente è fondamentale, dato che durante la giornata la pressione può subire delle variazioni transitorie legate a numerosissimi fattori, tra i quali: • ora del giorno: (la pressione è leggermente più alta al mattino e nel tardo pomeriggio) • attività fisica (la pressione aumenta in relazione al tipo e all'intensità dell'esercizio fisico) • stato emotivo (intense emozioni, stress e persino l'ansia per il risultato della visita medica possono aumentare temporaneamente la pressione) Ipertensione • E’ una tra le malattie più diffuse nei paesi industriali. • Colpisce infatti circa il 20% della popolazione adulta e rappresenta uno dei maggiori problemi clinici dei tempi moderni. • In Italia più di 10 milioni di persone ne soffrono e circa la metà di queste ignora di avere la pressione alta. • Molte volte infatti chi è iperteso scopre di esserlo durante una visita medica di controllo, ignorando la presenza della malattia per diversi anni. • Tra coloro che sanno di essere ipertesi, pochi riescono a tenere la malattia sotto controllo e a riportare la propria pressione nella norma. Ipertensione Italia: stato del controllo nel 2008-12. Età 35-74 anni Uomini ipertesi 15,5 40,4 Donne ipertese 26,2 34,7 25,9 25,8 18,2 13,3 Non consapevoli Non consapevoli Consapevoli non trattati Consapevoli non trattati Non adeguatamente trattati Non adeguatamente trattati Adeguatamente trattati Adeguatamente trattati Ipertensione • L'ipertensione viene classificata come primaria (essenziale) o come secondaria. • Circa il 90-95% dei casi sono classificati come ipertensione primaria, il che significa che vi è pressione alta senza evidenti cause mediche di base. • Il restante 5-10% dei casi, classificati come ipertensione secondaria sono causati da altre malattie che colpiscono i reni, le arterie, il cuore o il sistema endocrino. Ipertensione Sintomi • Normalmente agli esordi è del tutto asintomatica per cui, spesso, ci si accorge occasionalmente di essere ipertesi, magari durante una visita medica di routine quando il problema esiste ormai da diversi mesi. • Fortunatamente le conseguenze insorgono dopo qualche anno dalla sua comparsa e sono, ovviamente, correlate all'entità dell'eccesso pressorio. • Si stima che i danni sul sistema cardiocircolatorio si possano manifestare all'incirca dopo dieci anni, mentre quelli relativi al danno cerebrale dopo 20 anni. Ipertensione Sintomi Solo in alcune situazioni la pressione alta dà segni di sé. E' il caso della cosiddetta crisi ipertensiva, un innalzamento brusco ed eccessivo della pressione arteriosa i cui sintomi sono : • mal di testa improvviso, pulsante e interessante il capo globalmente • sensazione di testa pesante • ronzii alle orecchie • vertigini • sudorazione fredda Ipertensione Sintomi Nel caso venga ignorata ai suoi esordi, alcuni sintomi potrebbero insospettire il paziente e condurlo ad effettuare spontaneamente una visita medica di controllo. Tra i sintomi comuni: • Cefalea nucale, spesso al risveglio • Astenia, cardiopalmo, angina pectoris e dispnea • Vertigini • Manifestazioni visive: fosfeni scintillanti, amaurosi puntiforme • Acufeni • Impotenza Ipertensione Complicanze Gli organi bersaglio sono CUORE, RENI e CERVELLO. • CUORE: può provocare un ispessimento delle pareti cardiache (ipertrofia) sino a giungere ad una condizione di scompenso o ischemia cardiaca. • Anche i VASI possono subire seri danni: • a causa dell'elevata pressione sulle pareti interne subiscono delle microlesioni sulle quali si depositano facilmente grassi (placche arteriosclerotiche). • Di conseguenza il calibro vasale si riduce, lo strato muscolare si ispessisce, l'elasticità diminuisce ed aumenta la fragilità. • Tale debolezza, associata all'elevata pressione del sangue, ne favorisce la rottura che, a seconda delle strutture irrorate, può provocare danni molto seri. Ipertensione Complicanze • Le funzioni del RENE vengono seriamente compromesse per l'accumulo o la perdita con le urine di particolari sostanze (i segni possono essere gonfiori mattutini agli occhi e alle gambe). • Nei casi più gravi l'ipertensione può condurre all'insufficienza renale per l’occlusione di un vaso renale. Ipertensione Complicanze • I disturbi a carico del CERVELLO, possono essere legati all'ipossia (riduzione dell'ossigeno che arriva alle cellule) che provoca una lenta e graduale alterazione delle funzioni cerebrali (ridotta concentrazione, perdita di memoria fino alla demenza). • Ancor più gravi sono le conseguenze di una rottura vasale (ictus emorragico). Ipertensione Complicanze Cardiache Ipertrofia VS Scompenso Aritmie Angina Infarto Vascolari Ateromi Aneurismi Dissecazione Cerebrali Encefalopatia Emorragia Trombosi TIA Demenza Renali Nefrosclerosi Insuff. renale IPERTENSIONE Ipertensione Complicanze MALATTIA RISCHIO RELATIVO Ipertesi vs normotesi Ictus 7 volte Arteriopatia coronarica 2-3 volte Scompenso cardiaco 2-3 volte Arteriopatia periferica 2-3 volte Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Diabete • Molti dei cibi che mangiamo si trasformano in glucosio, che viene usato dall’organismo per produrre energia. • Il pancreas produce un ormone, l’insulina, che facilita l’ingresso del glucosio nelle cellule. • Le persone che hanno il diabete non producono abbastanza insulina o non sono in grado di usare l’insulina come dovrebbero; questo provoca un innalzamento del livello di glucosio nel sangue, cioè un aumento della glicemia. Diabete ridotta o alterata tolleranza al glucosio misurata almeno 2 volte successive in una settimana dopo 120’ dalla prova di carico orale di glucosio Diabete • Esistono due forme di diabete: • il diabete di tipo I o insulino-dipendente, da cui sono affetti circa il 10% dei diabetici, colpisce i giovani • il diabete di tipo II o non insulino-dipendente, da cui sono affetti circa il 90% dei diabetici, è legato all’eccesso di peso. • Le cause del diabete di tipo I sono essenzialmente genetiche. • Il diabete di tipo II dipende dall’età, dalla familiarità e da abitudini non salutari, come uno stile di vita sedentario, un’alimentazione troppo ricca, l’obesità. Diabete • Sia il diabete insulino-dipendente che quello non insulino-dipendente sono associati con fenomeni aterosclerotici più diffusi e a insorgenza più precoce. • L'iperinsulinemia danneggia l'endotelio vasale. • Il diabete è un fattore di rischio particolarmente importante nelle donne e annulla l'effetto protettivo degli ormoni femminili. Diabete • Sebbene uno stretto controllo dei valori glicemici riduca il rischio di complicanze microvascolari nel diabete, gli effetti sulla patologia dei vasi di maggior calibro e sull'aterosclerosi sono meno chiari. • L'iperlipidemia e l'ipertensione sono più comuni nei diabetici e questi fattori di rischio, insieme con l'iperinsulinemia, aumentano il rischio di coronaropatia. Fattori di rischio Fattori di rischio non modificabili Fattori di rischio modificabili Fattori di rischio emergenti * Età Fumo Omocisteina Sesso Dislipidemia: • colesterolo • acidi grassi saturi Alterazioni della coagulazione del sangue e della fibrinolisi Sedentarietà Marcatori di infiammazione Familiarità Obesità Ipertensione Diabete Sindrome metabolica Sindrome metabolica • E’ una condizione clinica meritevole di particolari attenzioni per via della sua gravità e diffusione. • Con questo termine non si indica una singola patologia ma un insieme di fattori predisponenti che, uniti insieme, collocano il soggetto in una fascia di rischio elevata per malattie come diabete, problemi cardio- e cerebro-vascolari. • La SM presenta un rischio due volte maggiore di sviluppare malattie cardiache e cinque volte maggiore di sviluppare il diabete. Sindrome metabolica Per poter parlare di SM devono essere presenti contemporaneamente ALMENO TRE dei seguenti fattori di rischio: 1. Pressione arteriosa > 130/85 mmHg 2. Trigliceridi > 150 mg/dl 3. Glicemia a digiuno > 110 mg/dl 4. Colesterolo HDL < 40 mg/dl ♂ o 50 mg/dl ♀ 5. Circonferenza addominale > 102 cm ♂ o 88 ♀. Sindrome metabolica • La prevalenza è di circa il 25% negli adulti, con percentuali crescenti nelle fasce di età anziana. • Le cause sono da ricercare in una combinazione di scorrette abitudini (dieta e scarsa attività fisica) e predisposizione familiare (genetica). • Queste cause portano all’accumulo di grasso addominale, che a sua volta ha un ruolo determinante nel favorire la combinazione dei diversi fattori di rischio. • Tra questi, la resistenza all’insulina è fondamentale nell’insorgenza non solo di iperglicemia e diabete, ma anche della dislipidemia e dell’ipertensione arteriosa. Sindrome metabolica • Quando si instaura una condizione di insulinoresistenza, le cellule richiedono una quantità di insulina superiore alla norma, al fine di assorbire il glucosio ematico e mantenere nella norma i livelli glicemici. • In simili condizioni, le cellule Beta del pancreas deputate alla produzione di insulina vanno incontro ad un lento processo degenerativo causato dal troppo lavoro. • Si pongono così le basi per il diabete, con tutte le conseguenze negative del caso. Sindrome metabolica • Il modo migliore per curare la SM è aumentare il proprio livello di attività fisica e ridurre il peso corporeo. • E' molto importante che l'esercizio fisico sia regolare (almeno quattro volte alla settimana) e che nel complesso duri almeno 50-60 minuti senza troppe interruzioni. • Qualora il cambiamento dello stile di vita non sia sufficiente per ostacolare l'insorgere della SM, la terapia farmacologica può aiutare. Valutazione del Rischio Cardiovascolare Globale Assoluto • E’ un indicatore che permette di valutare la probabilità di un evento cardiovascolare conoscendo il livello di alcuni fattori di rischio. • E’ stata infatti abbandonata l’idea di identificare le persone a rischio sulla base dei fattori considerati singolarmente, ma viene presa in considerazione la loro valutazione globale. • Per questo, il rischio globale assoluto non è la semplice somma del rischio dovuto ai singoli fattori. Valutazione del Rischio Cardiovascolare Globale Assoluto • Per valutare il RCG assoluto si utilizzano funzioni matematiche che elaborano dati derivanti da studi condotti su gruppi di popolazione seguiti nel tempo. • La validità di queste funzioni di rischio dipende dalle caratteristiche della popolazione che le ha generate e degli individui a cui vengono applicate. • Le funzioni di rischio, infatti, includono tre elementi: 1. valori medi dei fattori di rischio nella popolazione 2. coefficienti di rischio, che attribuiscono un peso eziologico a ogni singolo fattore 3. probabilità di sopravvivere senza la malattia da parte della popolazione stessa. Valutazione del Rischio Cardiovascolare Globale Assoluto • Tutte queste componenti cambiano da popolazione a popolazione, in particolare se si confrontano popolazioni che vivono culture molto diverse fra loro. • A questo scopo è stata identificata la carta del rischio cardiovascolare italiana, utilizzando dati italiani derivati da diversi studi longitudinali iniziati alla metà degli anni 80, riorganizzati in un database nell’ambito del progetto CUORE http://www.cuore.iss.it/altro/cuore.asp Carta italiana del rischio cardiovascolare • Per la costruzione della carta sono stati utilizzati sei fattori di rischio: 1. sesso 2. diabete 3. abitudine al fumo 4. età 5. pressione arteriosa sistolica 6. colesterolemia Carta italiana del rischio cardiovascolare La carta del rischio: • è valida se i fattori di rischio vengono misurati con metodologia standardizzata • è utilizzabile su donne e uomini di età compresa fra 40 e 69 anni che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari • non è utilizzabile nelle donne in gravidanza • non può essere applicata per valori estremi dei fattori di rischio: PA sistolica > 200 mmHg o < 90 mmHg e colesterolemia totale > 320 mg/dl o < 130 mg/dl. Carta italiana del rischio cardiovascolare • Al fine della valutazione del rischio cardiovascolare, i valori degli esami clinici di glicemia e colesterolemia sono utilizzabili se eseguiti da non più di tre mesi. Si consiglia di eseguire la valutazione del rischio cardiovascolare attraverso la carta almeno: • ogni 6 mesi per persone a elevato rischio (> 20%) • ogni anno per persone a rischio da tenere sotto controllo attraverso l'adozione di uno stile di vita sano (rischio > 5% e < 20%) • ogni 5 anni per persone a basso rischio (< 5%). Carta italiana del rischio cardiovascolare Come utilizzarla Il rischio cardiovascolare è espresso in 6 categorie di rischio MCV (da I a VI): la categoria di rischio MCV indica quante persone su 100 con quelle stesse caratteristiche sono attese ammalarsi nei 10 anni successivi. Carta italiana del rischio cardiovascolare Come utilizzarla Le carte sono 4: 1. Identificare la carta corrispondente al sesso e allo stato di diabete. 2. Per ognuna di queste quattro categorie le carte sono suddivise per fumatori e non fumatori. 3. Identificare quindi il decennio di età e posizionarsi nella casella in cui ricadono il valore di colesterolemia e pressione arteriosa. Carta italiana del rischio cardiovascolare Uomini Donne Non diabetici Diabetici Carta italiana del rischio cardiovascolare Come utilizzarla DONNE DIABETICHE