La Memoria in ‘Se questo è un uomo’ di Francesco Tonin "Il bisogno di raccontare agli « altri », di fare gli «altri » partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari; il libro è stato scritto per soddisfare questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore". Se questo è un uomo è un'opera di carattere memorialistico, in quanto l'autore ha compiuto un lavoro di rievocazione e di riconoscimento degli eventi, delle emozioni e delle informazioni memorizzate. Il lavoro di Primo Levi è eccezionale proprio perché egli è riuscito a produrre letteratura dalla memoria, attraverso il ricordo. La memoria è innanzitutto la capacità di un individuo di conservare le tracce della propria esperienza passata e di servirsene per entrare in rapporto con la realtà presente e futura; lo studio della memoria umana è materia principalmente della psicologia e della biologia. Primo Levi ha scritto Se questo è un uomo subito dopo il ritorno dal lager, utilizzando idee e appunti già formulati durante il periodo passato ad Auschwitz. Questo è significativo perché la memoria non è un archivio fisso e statico, bensì i nostri ricordi interagiscono tra loro, alcune volte causando l'eliminazione di alcune esperienze, in un processo di progressivo assottigliamento della memoria, che, danneggiata, al momento della trasformazione in ricordo, viene integrata con fatti inventati a posteriori. In più esercitare la memoria, ad esempio scrivendo un racconto, aiuta a sedimentarla maggiormente, ed infatti Levi ha continuato a pubblicare libri sulla sua esperienza di deportato. La memoria ha anche una funzione terapeutica, come scrive lo stesso Levi: riportando alla mente il passato, attraverso una rielaborazione solo in parte cosciente, si riesce ad alleviare il dolore. Questa è una risposta positiva alla difficoltà: molte persone che hanno vissuto la stessa esperienza, e che lo stesso Levi riporta nel libro, hanno invece dimenticato volontariamente, lasciando che quella memoria si dissolvesse nell'oblio. Lo stesso autore scrive "guai a sognare: il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta", dove i sogni spesso si legano alla vita reale e alla memoria di fatti che ci hanno colpito. La memoria non è un dispositivo meccanico, quindi alcune esperienze si ricordano meglio di altre. Ad esempio ciò che suscita forti emozioni facilmente rimarrà nella memoria; associare un evento a qualcos'altro e meditare sui dati sensoriali sono altri casi in cui la memoria è agevolata. In Se questo è un uomo sono presenti tutti questi elementi: l'esperienza di deportato è estremamente violenta e segna la memoria di tutti. È interessante anche come l'autore ricordi avvenimenti legati a luoghi particolari del lager, ad esempio: "Dal Ka-Be la musica non si sente bene: arriva assiduo e monotono il martellare della grancassa e dei piatti, ma su questa trama le frasi musicali si disegnano solo a intervalli, col capriccio del vento. Noi ci guardiamo l'un l'altro dai nostri letti, perché tutti sentiamo che questa musica è infernale. I motivi sono pochi, una dozzina, ogni giorno gli stessi, mattina e sera: marce e canzoni popolari care a ogni tedesco. Esse giacciono incise nelle nostre menti, saranno l'ultima cosa del Lager che dimenticheremo: sono la voce del Lager, l'espressione sensibile della sua follia geometrica, della risoluzione altrui di annullarci prima come uomini per ucciderci poi lentamente." Qui l'autore associa a un contesto (il KaBe) un ricordo sensoriale molto forte (la musica), per rielaboralo in un messaggio universale da comunicare al lettore (l'annullamento del loro essere persone). Ne "Il canto di Ulisse" invece la memoria dipende dallo stato del soggetto, non dal contesto: l'essere annullato come uomo induce Levi a ricordare per contrasto le parole piene di umanità di Ulisse. Come fine ultimo, ma come obbiettivo iniziale, Levi vuole tramutare in letteratura i suoi ricordi, prodotti dalla memoria, restituendo la sua esperienza in forma narrativa in modo tale da renderla collettiva e da dotarla quindi di un significato. Questo è il senso stesso della letteratura: costruire una rappresentazione del proprio immaginario per trasmetterla al fine di comprendere meglio ciò che siamo stati e ciò che siamo. In questo la letteratura ha una funzione simile a quella della memoria. L'autore abbraccia proprio questo spirito in Se questo è un uomo: "Ci si potrà forse domandare se proprio metta conto, e se sia bene, che di questa eccezionale condizione umana rimanga una qualche memoria. A questa domanda ci sentiamo di rispondere affermativamente. Noi siamo infatti persuasi che nessuna umana esperienza sia vuota di senso e indegna di analisi, e che anzi valori fondamentali, anche se non sempre positivi, si possano trarre da questo particolare mondo di cui narriamo. Vorremmo far considerare come il Lager sia stato, anche e notevolmente, una gigantesca esperienza biologica e sociale. Si rinchiudano tra i fili spinati migliaia di individui diversi per età, condizione, origine, lingua, cultura e costumi, e siano quivi sottoposti a un regime di vita costante, controllabile, identico per tutti e inferiore a tutti i bisogni: è quanto di più rigoroso uno sperimentatore avrebbe potuto istituire per stabilire che cosa sia essenziale e che cosa acquisito nel comportamento dell'animale-uomo di fronte alla lotta per la vita". L'esperienza quindi assume significato quando viene condivisa, come Levi scrive nell'ultimo capitolo: "parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta". Si dà dunque valore all'esperienza intersoggettiva, alla comunicazione e al confronto, finalizzati a riflettere sulla memoria per ricavarne significati validi anche oggi. Ecco come si conclude la postfazione a Se questo è un uomo: "Nella sua globalità, questo passato mi ha reso più ricco e più sicuro. Una mia amica, che era stata deportata giovanissima al Lager femminile di Ravensbrück, dice che il campo è stata la sua Università: io credo di poter dire altrettanto, e cioè che vivendo, e poi scrivendo e meditando quegli avvenimenti, ho imparato molte cose sugli uomini e sul mondo". Dato che la memoria ha senso nel momento in cui viene comunicata e condivisa, deve essere diffusa il più possibile così che tutti ne prendano parte. Anche se alle nuove generazioni la Seconda guerra mondiale può sembrare lontana, è necessario conoscere quello che è successo perché non si può rimanere indifferenti di fronte alla Shoah. Tutto quello che oggi possiamo e dobbiamo fare è comprendere a fondo le memorie dei protagonisti di questo evento storico, diffonderle ed evitare che una simile tragedia accada nuovamente.