Il prof. Gaspare Mura, filosofo e teologo

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il nuovo giornale
Venerdì 16 gennaio 2015
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S
&
Gender: perché
esiste la legge naturale
I capolavori
della “Ricci Oddi”
Dopo l’attentato di Parigi si ritorna a parlare di scontro di civiltà
Islam: la cultura
diventi il terreno
del dialogo
Il prof. Gaspare Mura, filosofo e teologo: se la politica
strumentalizza la fede crea i fondamentalismi.
L’esempio illuminato dell’Andalusia del 13° secolo
a crisi dell’islam contemporaneo
nasce
dall’aver dimenticato
la grande tradizione
culturale che fiorì nell’Andalusia del Due-Trecento, con
Averroé ed altri studiosi che
avevano ristabilito l’alleanza
tra religione e filosofia, ossia
la sana ragione del Logos”. Il
prof. Gaspare Mura è presidente dell’A.S.U.S., l’Accademia di Scienze umane e sociali di Roma che organizza un
master in mediazione interreligiosa e interculturale. E che
si fa promotrice, insieme all’Università di Roma Tre, di
Tor Vergata e di alcuni Atenei
Pontifici, di occasioni di dibattito tra esponenti di differenti religioni.
Riprende un cavallo di battaglia di Muhammad Arkoun, filosofo di origine algerina, morto nel 2010, che fu
docente alla “Sorbona”, per
ribadire la necessità - ancor
più viva dopo quanto accaduto a Parigi con l’uccisione
dei giornalisti del settimanale
satirico “Charlie Hebdo” che
ha riportato alla ribalta la
paura dello scontro di civiltà di un dialogo interreligioso a
partire dal terreno della cultura. “Un dibattito franco e
nel rispetto delle diverse
identità, come nell’Andalusia
del 13° secolo appunto, dove
la chiesa, la sinagoga e la moschea abitavano vicine senza
contrasti”, ribadisce Mura,
che a Piacenza è stato anche
ospite del corso di educazione alla mondialità alla “Cattolica”.
“
L
L’Occidente laico
e la radice del Vangelo
Utopia o concreta possibilità? Il prof. Mura porta come
esempio di un confronto già
in atto l’ultimo convegno che
ha organizzato con altri colleghi docenti a inizio dicembre
2014, sul tema “Religioni e
conflitti”. “Erano presenti
persone di fede cristiana,
ebraica, musulmana, indù,
che senza remore, con atteggiamento onesto nei confron-
Nella foto di Mistraletti, il prof.
Gaspare Mura.
ti della loro storia, hanno testimoniato come a volte le religioni, anche monoteistiche,
vengano strumentalizzate a
fini politici che nulla hanno a
che vedere col messaggio religioso originario. La religione
intesa come rapporto dell’uomo con Dio, comunque lo si
nomini, non ha nulla a che fare - puntualizza il prof. Mura
- con coloro che strumentalizzano i testi religiosi in funzione di un potere politico”.
— Eppure nel mondo i fondamentalismi sono una realtà.
Al convegno abbiamo avuto relatori che hanno testimoniato quanti massacri nelle
varie parti del mondo si compiono nel nome della religione: Nigeria, India, Paesi islamici... Quante violazioni dei
diritti umani compiute in nome di Dio! Ma è anche emerso che sia gli ebrei che gli islamici più maturi chiaramente
dicono che la violenza, il terrorismo, la guerra non hanno
nulla a che vedere con la fede
nell’unico Dio, a cui bisogna
obbedire per motivi di carattere etico-morale.
— Quando allora una religione si trasforma in fondamentalismo?
Il fondamentalismo fa parte di un atteggiamento deviato della propria fede religiosa. Non esiste solo il fondamentalismo islamico. Esiste
anche un fondamentalismo
cristiano, anche se, se c’è una
religione non fondamentalista, quella dovrebbe essere
proprio il cristianesimo. Nella
storia delle religioni appare
infatti con chiarezza che la separazione tra ciò che è di Dio
e ciò che è di Cesare ha radice
nel Vangelo.
La profezia evangelica ha
determinato la storia dell’Occidente. Anche quello che si
definisce laico ed illuminista
non sarebbe potuto nascere
senza il Vangelo che distingue il rapporto personale dell’uomo con il suo Dio dalla
sfera politica del potere che
ha l’uomo sulla storia e sugli
altri uomini. Lo aveva ben
spiegato Benedetto XVI nella
sua lezione all’Università di
Ratisbona.
L’esegesi del Corano
— Questa separazione nell’islam è possibile?
Nell’Andalusia del Due e
Trecento, Averroé e altri pensatori avevano ristabilito non
solo la distinzione tra religione e politica, ma anche il rapporto tra ragione e filosofia.
San Tommaso ha potuto impostare il suo discorso sul
rapporto tra fede e ragione
perché aveva studiato i testi
di Averroé, anche se poi lo ha
criticato per quanto riguarda
l’interpretazione della Scrittura. Questa grande tradizione culturale che c’è stata nell’islam - diceva il filosofo Arkoun - è però stata dimenticata e va recuperata.
— Uno dei nodi è l’interpretazione del Corano.
Mancando nell’islam una
autorità unica, esistono tante
scuole coraniche. Oggi la
maggior parte purtroppo per
motivi politici accetta una interpretazione letterale del testo, per esempio spiegando la
jihad come guerra santa anziché come sforzo dell’uomo
per avvicinarsi al divino.
Senza una esegesi del testo,
si cade nel fondamentalismo.
Ecco perché il dialogo inter-
Biri 2015
Matite contro proiettili: dopo l’attentato alla redazione del settimanale francese “Charlie Hebdo”, la matita è diventata l’icona della rivendicazione della libertà di espressione contro la strategia fondamentalista.
culturale è importantissimo
oggi per rapportarci all’islam.
Il rapporto con l’islam non
deve essere solo politico - chi
prende le fonti del petrolio,
chi domina oggi o domani... ma deve svilupparsi sul piano della cultura, dentro quella tradizione islamica che ha
fatto alleanza con la filosofia,
con la ragione, con una ermeneutica non fondamentalista
del Corano, ma simbolica,
spirituale.
— Le spinte radicaliste - pensiamo agli attentatori di Parigi - sembrano affascinare le
generazioni di musulmani
cresciute in Occidente. Come
legge questo fenomeno?
Io faccio un’analisi economico-politica. Chi va verso
l’Isis? Non gli islamici ben integrati, ma quelli che si sentono emarginati, che non hanno
uno sbocco, anche professionale-economico, soddisfacente, che sentono di non avere
un futuro. Una volta queste
persone imboccavano la strada del marxismo e del comunismo. Oggi queste ideologie
sono morte. I dirigenti dell’Isis sono astuti nello sfruttare il malcontento, si servono
della religione mescolandola
a una promessa di riscatto sociale. Per questo i governi
dell’Europa devono impegnarsi per permettere a tutti i
giovani di avere un futuro,
che vuol dire dignità sociale,
un lavoro, possibilità di farsi
una famiglia.
— L’islam è - come dice qualcuno - più “a rischio” di altre
religioni ad essere strumentalizzata a fini politici?
La storia ci insegna che le
religioni che si sono lasciate
strumentalizzare da un punto
di vista politico hanno conosciuto una nascita, un picco e
una decadenza.
Per il cristianesimo, nel Medioevo si è toccato il picco di
fondamentalismo, con l’autoritarismo del Papa che ha preso il posto politico dell’imperatore romano; questo ruolo è
poi concluso, per motivi storico-politici ma anche culturali. Lo stesso vale per l’ebraismo, con la caduta di Gerusalemme e la diaspora, anche se
oggi alcuni ebrei riconoscono
che è ancora viva la tentazione del fondamentalismo.
L’islam originario si è proposto con una visione fondamentalista: le comunità cristiane del Maghreb sono state
conquistate con la spada dal
califfo. Poi c’è stata la fase
medievale in cui ha capito il
valore del rapporto con la ragione. Sono seguite fasi alterne, tra il bisogno che hanno
molti islamici - e per fortuna
sono la maggioranza - di recuperare solo la dimensione
etica e religiosa, e la tentazio-
L’IMPEGNO DI A.S.U.S.
Gaspare Mura, filosofo e teologo, è presidente dell’Accademia di scienze umane e sociali (A.S.U.S.), costituita nel 2007 per iniziativa di docenti delle università
romane, sia laiche che ecclesiastiche, con il patrocinio
del Pontificio Consiglio della Cultura. Tra le varie iniziative, A.S.U.S. promuove un Master in mediazione interculturale e interreligiosa.
Nel dicembre 2014 ha organizzato il simposio “Religioni e conflitti. Conoscere la divisione per progettare
l’incontro in un mondo in guerra nel nome di Dio” per
studiare in chiave filosofica, teologica e sociologica il tema dell’intolleranza religiosa.
Il prof. Mura è docente emerito della Pontificia Università Urbaniana, dove ha insegnato Storia della filosofia antica, Filosofia della religione, Ermeneutica filosofica; è stato docente di Ermeneutica filosofica anche alla
Pontificia Università Lateranense e alla Pontificia Università della Santa Croce. È stato direttore dell’Istituto
Superiore per lo Studio dell’ateismo dell’Università Urbaniana, delle case editrici Città Nuova di Roma, Urbaniana University Press e della rivista di Filosofia e Teologia “Euntes docete”.
Mustafa Cenap Aydin, uno dei fondatori dell’Istituto Tevere a Roma (in piedi, a sinistra), guida gli studenti di A.S.U.S. ad una visita al centro nato per
creare occasioni d’incontro fra persone di diversa tradizione religiosa.
ne dei governanti e di certi
imam di trasformare l’islam
in un califfato che domina su
Oriente ed Occidente, e che
deve portare la mezzaluna a
Roma. Quanto ci sia di serio
in questa minaccia non lo so;
lo dirà la storia. Ma certo pensare che dentro l’islam ci sono
minoranze che pensano che si
possa fare questo fa paura.
Personalmente, gradirei
che più islamici prendessero
le distanze da questa visione
così violenta e fondamentalista. Tutti quelli che conosco,
comunque, sono sulla linea di
un islam creatore di pace.
Il compito di cristiani,
ebrei e musulmani
— Nella laica Francia ci si è
illusi di poter integrare le fedi religiose cancellando le
differenze. Cos’è il dialogo?
Dialogare vuol dire riconoscere i valori dell’altro mantenendo la propria identità. Un
dialogo che non parta dall’etica del riconoscimento
dell’altro non ha senso. Può
scadere o in un dialogo relativista, per cui si mettono da
parte i valori per avere un incontro puramente relazionale, oppure si rischia lo scontro
perché si affermano in modo
violento i valori. La grande
parola che dovrebbe accomunare le esperienze religiose è
la ricerca della Verità: è quel
che dice la “Dignitatis Humanae” del Concilio Vaticano II.
— Quale è allora il compito
degli autentici uomini e donne di fede, soprattutto oggi?
Userei, allargando l’orizzonte ai musulmani, quel che
il teologo Rosenthal diceva di
cristiani ed ebrei: il loro compito comune è portare nella
storia, immettere in un tempo
materialista e secolarista, i valori spirituali e dell’etica profonda, quella che nasce dalla
Bibbia, e che è comune a tutte
e tre le religioni monoteiste.
Barbara Sartori