Tra classico e barocco… il grande Borromini

Tra classico e barocco…
il grande Borromini
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Confronto con Bernini
ANALISI VISIVA DELLA CHIESA DI SANT’ANDREA
BERNINI
1 OSSERVAZIONE
Raccolta dati
AUTORE: Gian Lorenzo Bernini ( 1598- 1680)
COLLOCAZIONE: Roma, rione Monti
DATAZIONE: 1658- 1678
STILE ARCHITETTONICO: Barocco
Descrizione soggetto
Nella piccola Chiesa barocca di Sant’Andrea al Quirinale emergono caratteri
architettonici fortemente innovativi e anticonvenzionali, tipici dello stile berniniano.
Bernini sviluppa il progetto della chiesa su pianta ovale e conferisce alla struttura un
carattere di monumentalità, specialmente nella facciata, facendola così risaltare di
fronte ai giardini e alle ville adiacenti.
2 ANALISI
Composizione
FACCIATA
Molto più stretta rispetto al corpo
della chiesa, la facciata si sviluppa
su una superficie piana,
contenuta da due paraste corinzie
di ordine gigante, sostenenti
trabeazioni e timpano aggettanti.
Le forme classiche dell’insieme
sono ribadite anche dal portale
architravato e timpanato. Spicca
in avanti il pronao semicircolare,
la cui forma è ripresa dal
finestrone a lunetta e dall’arco
che sorregge lo stemma della
famiglia committente. Allo
sporgersi dell’ingresso si
contrappone la concavità delle ali
laterali che simboleggiano
l’accoglienza verso i fedeli. La
facciata della chiesa di
Sant’Andrea appare come un
vero e proprio apparato scenico
nel quale è forte l’aspetto
monumentale, grazie al ritmo e
alla drammatica proiezione delle
ombre che vengono a crearsi.
Linee verticali e orizzontali danno
vita ad un perfetto equilibrio in
cui elementi classici e caratteri
del barocco si fondono tra loro.
PIANTA
La pianta, centralizzata, è di forma ovale ed
ha come asse maggiore quello trasversale.
L’altare maggiore è posto sull’asse minore
e le absidi laterali, occupate da elementi di
sostegno, spingono lo sguardo
dell’osservatore verso l’altare.
L’ovale è la forma emblematica che
caratterizza la pianta della chiesa; questa
figura ricorda l’ellisse, forma tipica del
periodo Barocco. Due ali concave
affiancano la scalinata ed espandono
illusionisticamente lo spazio.
La pianta della Chiesa è perfettamente
simmetrica, due assi perpendicolari tra loro
la “dividono” in quattro parti quasi
identiche tra loro, ognuna delle quali è
caratterizzata da una cappella.
Spazio interno
Entrando nella chiesa di Sant’Andrea si ha l’effetto di una dilatazione del piccolo vuoto interno in
un ampio respiro di travolgente emotività spaziale. Nonostante ciò, Bernini non squilibra
l’impianto lungo un asse, ma lo rende scenograficamente armonico ponendo lungo l’asse
maggiore trasversale degli elementi di sostegno, che, come anticipato prima, spingono lo sguardo
direttamente sull’altare maggiore. Quest’ultimo è costituito da una pala illuminata da una fonte di
luce nascosta, espediente che crea un’ampia scenografia teatrale. Lo stile tipicamente barocco si
nota specialmente nelle decorazioni interne della chiesa: dai marmi policromi, gli affreschi dorati,
gli stucchi imbiancati, le decorazioni dorate della cupola e soprattutto il gioco di luci che filtrano
dalla cupola.
ANALISI VISIVA
DELLA CHIESA DI SANT’IVO ALLA SAPIENZA
BORROMINI
1 OSSERVAZIONE
Raccolta dati
AUTORE: Francesco Borromini ( 1599- 1667)
COLLOCAZIONE: Roma, rione Sant’Eustachio
DATAZIONE: 1643- 1664
STILE ARCHITETTONICO: Barocco
Descrizione soggetto
Tipicamente barocca, la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza presenta forme geometriche
complesse, distanti dalla regola rinascimentale delle proporzioni, che faceva
generare l’edificio dalla ripetizione di moduli. Concatenazioni di figure triangolari e
spazi circolari danno vita a forme simboliche, legate alla famiglia committente.
Preceduta da un ampio cortile, la chiesa è alla base di un’alta cupola che termina
con una lanterna a spirale.
2 ANALISI
Composizione
FACCIATA
PIANTA
La pianta della chiesa centrica di Sant’Ivo è caratterizzata
da un triangolo equilatero con un semicerchio su ciascun
lato e con gli angoli tagliati da un arco di cerchio. Da
queste forme geometriche si genera uno schema
planimetrico innovativo, costituito da tre absidi lobate
alternate a tre nicchie introdotte da pareti convergenti
aventi il fondo convesso. Da questo schema “ prende vita”
una forte simbologia: la Trinità, rappresentata dal
triangolo, è la figura di partenza che, combinata con un
altro triangolo rovesciato e con parti di cerchio concave e
convesse, formerà la figura stilizzata di tre api, simbolo di
carità, purezza e laboriosità, ma allo stesso tempo
elemento emblematico dello stemma della famiglia
Barberini alla quale apparteneva il papa che commissionò
la chiesa a Borromini. Nella forma della pianta si nota
come l’artista utilizzi lo spazio in modo critico, facendo
risaltare il contesto. E’ uno spazio complesso,
caratterizzato da una continua contraddizione tra curve e
spigoli.
Spazio interno ed esterno
L’interno della chiesa, di un candore abbagliante, viene considerato una delle
espressioni più alte del barocco romano. L’ambiente è scandito da pesanti pilastri
corinzi che sorreggono una cupola a sei spicchi. La decorazione, a stucco, riporta
alcuni simboli araldici della famiglia Chigi: le stelle e i monti a sei cime uniti a simboli
cristiano, quali i gigli, le ghirlande, gli angeli, le palme e le corone. L’altare maggiore
è occupato da una pala che raffigura Sant’Ivo che si costituisce avvocato dei poveri. Il
pavimento è stato disegnato da Borromini ed è caratterizzato da un complicato
disegno ad intarsi marmorei bianchi e neri, di grande eleganza.
Sollevando lo sguardo verso l’alto si può notare come la forma della pianta prosegua
in alzato senza variazioni per culminare nella cupola la cui struttura ne ripete spigoli,
rientranze e sporgenze. Queste si annullano nell’anello della lanterna le cui facce
sono tutte convesse.
All’esterno si ripete lo stesso schema compositivo
dell’interno. Dei contrafforti radiali curvilinei, che
presentano una concavità verso l’alto, stringono la
cupola e sorreggono la lanterna che presenta facce
concave separate da colonne binate. Quest’ultima è
caratterizzata da un’elica scultorea che imprime
all’edificio un senso di movimento rotatorio sempre più
accelerato, ma “ bloccato” dalle decorazioni scultoree.
RICOSTRUZIONE CRITICA CON CONFRONTO
Le due chiese, Sant’Andrea al Quirinale e Sant’Ivo alla Sapienza,
presentano dei caratteri tra solo simili, ma allo stesso tempo
elementi differenti. Entrambe risalgono al periodo Barocco, ma
poiché realizzate da due diversi artisti, Bernini e Borromini, in
esse si trovano diverse interpretazioni della realtà, dello spazio.
In entrambe ritroviamo forme simboliche predominanti, l’ellisse
in Sant’Andrea e il triangolo in Sant’Ivo. In quest’ultima
prevalgono, sia all’interno che all’esterno contrapposizioni di
spigoli e spazi circolari che si” annullano” a vicenda. In
Sant’Andrea invece a prevalere è l’aspetto scenografico che viene
creato all’interno, il gioco di luci che rende il fittizio quasi reale. In
Sant’Ivo lo spazio è innovativo e quasi irreale, specialmente
all’esterno, in cui la facciata sembra chiudersi in se stessa. In
Sant’Andrea la forma ellittica crea invece l’idea di infinito, ed è
proprio qui che emerge la grande tecnica del Bernini: sebbene
avesse a disposizione uno spazio piccolo, è riuscito comunque a
creare una chiesa in cui il visitatore riesca a cogliere la grandezza
del progetto. Nella chiesa del Borromini i moduli geometrici si
alternano e si ripetono in modo “stravagante”, contrapponendosi
agli stilemi berniniani di impostazione strettamente religiosa;
ecco che le differenti personalità e scelte religiose si rispecchiano
nell’opera degli artisti.
Possiamo dire che attraverso diverse tecniche gli artisti barocchi
vogliono indurre lo spettatore alla meraviglia, e questo è il
carattere più evidente che hanno in comune le due chiese.
LETTURA VISIBILISTA DI “SANT’IVO ALLA SAPIENZA”
di F.Borromini

PITTORICO:
Questa categoria formale segna una netta
separazione tra lo stile classico e quello Barocco.
Quest’ultimo, infatti, non isola i singoli oggetti
definendoli nello specifico, bensì li riferisce
all’ambiente in cui sono inseriti. La caratteristica del
Barocco, quindi, consiste nel non lasciare confini e
limiti netti tra le varie sezioni dell’architettura, in
modo che ciascuna parte possa integrarsi alla
perfezione nell’ambiente e, pertanto, con tutte le
altre. Borromini, nel progettare la chiesa di Sant’Ivo
alla Sapienza, ha tenuto conto di questo aspetto e ha
rinunciato alla definizione di ogni singola forma,
affinché il risultato fosse di contiguità e continuità
senza stacchi netti. Ciò è particolarmente evidente
nella cupola, in cui le forme non sono definite l’una rispetto all’altra (cosa che altrimenti le avrebbe
isolate rendendole sì definite, ma incompatibili tra loro), ma rimangono aperte e, quindi, incompiute.
Ciò non crea disordine nell’organizzazione spaziale, bensì un effetto di continuo intersecarsi di diversi
spazi e curve che, di fatto, danno luogo a un forte dinamismo di tutta la cupola.

RAPPRESENTAZIONE IN PROFONDITÀ:
Wolfflin individua nella rappresentazione
in profondità uno degli elementi fondanti
dell’architettura barocca. In Sant’Ivo alla
Sapienza ciò è riscontrabile molto
efficacemente, in quanto il tentativo di
Borromini di stupire il gusto dell’epoca ha
determinato
una
straordinaria
emancipazione dalle regole del classico che
erano state applicate dagli architetti
rinascimentali. Infatti, a differenza degli
edifici classico-rinascimentali che venivano
costruiti per piani, la chiesa progettata da Borromini trova la sua originalità soprattutto nella
rappresentazione della profondità. Basti pensare allo straordinario spazio allungato che si viene a
creare nel cortile esterno grazie alla particolare facciata curvilinea che, protraendosi verso l’interno
della chiesa, dilata notevolmente lo spazio. Tale effetto produce un’importante contrapposizione di
spazi: l’uno che spinge verso l’interno della chiesa e fa quasi scomparire la facciata, l’altro che spinge
verso lo spettatore e dà origine a una straordinaria profondità. Anche nella cupola si può riscontrare
lo stesso effetto, peraltro notevolmente accentuato dall’innovativa geometria con cui è stata
progettata.

FORMA APERTA:
La categoria della forma aperta
individuata da Wolfflin per il
Barocco è in sant’Ivo alla Sapienza
una caratteristica fondamentale.
È, infatti, evidente come sia
estremamente difficile distinguere
le varie sezioni dell’architettura e
come ogni parte sia congiunta alle
altre in modo da formare un unico
insieme di forme. Anche il limite
tra architettura e scultura risulta
complesso da definire. La cupola e
il pinnacolo ne sono esempi
emblematici. Nella cupola le figure
geometriche che si intrecciano compromettendosi a vicenda danno luogo a un’indeterminazione di
forme che, pertanto, rimangono aperte e indefinite. Il risultato è una struttura completamente nuova
e innovativa che rappresenta efficacemente l’infinità, la complessità e
l’indefinitezza dell’universo. Anche la lanterna diventa simbolo di
un’architettura aperta. La sua forma a spirale, infatti, richiama un
vortice infinito che sfocia sulle fiamme poste sulla sommità, da cui si
origina la croce che si erge con notevole spinta verso l’alto.

UNITÀ:
Wolfflin associa allo stile Barocco anche la categoria di unità, in
contrapposizione a quella di molteplicità associata allo stile classico.
L’unità deve essere riscontrata nella
mancanza di un limite oggettivo di
separazione tra la scultura e
l’architettura che, pertanto, risultano
unite e associate nel concorrere allo
stesso obiettivo: stupire lo spettatore.
Ciò è nuovamente riscontrabile nella
cupola, dove la complessa struttura
geometrica si unisce alla decorazione per dare un effetto molto
innovativo. Tuttavia, è la lanterna che esprime massimamente la
fusione tra architettura e scultura. La sua forma a spirale, infatti, è
unita a una ricca decorazione su stile orientale e questa sinergia
determina quello che, forse, è il principale elemento di stupore
dell’architettura esterna.

CHIAREZZA RELATIVA:
Questa categoria di Wolfflin è da intendersi come la
subordinazione dell’essenza degli oggetti alla loro
relazione. Si potrebbe dire, quindi, che questa categoria
sia strettamente legata a quella di unità. Secondo lo
storico dell’arte, infatti, nel Barocco ogni elemento
compositivo non deve essere chiaro in quanto tale, bensì
in riferimento all’insieme di tutti gli altri elementi
dell’architettura, in modo che la chiarezza risulti essere
quella dell’architettura stessa. Ciò si può notare, ad
esempio, nella facciata della chiesa di Sant’Ivo alla
Sapienza. Essa, infatti, perde la funzione di presentazione
dell’edificio che aveva avuto fino a quel momento e si
subordina alla gestione complessiva dello spazio, il vero
elemento plasmatore. La facciata non è pomposa né
riccamente decorata come quelle delle chiese
precedenti, ma ciò non deve essere letto come uno
sminuimento o una mancanza di importanza di tale
elemento. Senza di essa, infatti, sarebbe impossibile sia
la dilatazione in profondità dello spazio del cortile interno
sia la posizione di evidenza della cupola e della lanterna.
L’intersecarsi di curve diverse derivanti dai diversi elementi determina un grande contrasto tra
dinamismo e spinta verso l’alto, elementi che stanno alla base dell’architettura di questa chiesa.
Analizzando Sant'Ivo alla Sapienza secondo le categorie formali individuate da
Wolfflin si può riscontrare la perfetta appartenenza di tale architettura allo stile
barocco. Tale stile, infatti, rimane contraddistinto da molti elementi innovativi e,
soprattutto, dallo spazio come reale scultore e plasmatore dell'edificio. La fusione tra
architettura e scultura contribuisce a stupire lo spettatore che non riesce più ad
identificare il limite reale dei diversi linguaggi utilizzati. Ciò comporta anche l'idea di
unità compositiva, che permette la percezione di uno spazio unico ma molteplice. Lo
spazio, infine, è sia soggetto attivo sia soggetto passivo dell'architettura.
CONTESTO CULTURALE E POLITICO DEL BAROCCO
Dal punto di vista politico il '600 è caratterizzato da una serie di carestie e pestilenze,
le quali generano difficoltà economiche e miseria sociale in tutta Europa; tutto ciò è
aggravato da guerre tra gli stati e dai disordini sociali creati dalla riforma protestante
e dalla conseguente Controriforma. La Francia si afferma come Stato nazionale
moderno e in essa, in Olanda e in Inghilterra si sviluppa un'economia basata sul
commercio e si assiste all'ascesa della borghesia. In Italia, invece, che faceva parte
della dominazione spagnola, si assiste ad una rifeudalizzazione e si retrocede ad
un'economia di tipo agricolo, fatta eccezione per Roma, dove papi e cardinali si fanno
committenti di opere architettoniche che ridisegnano il volto della città.
Dal punto di vista culturale, invece, vi fu un progresso scientifico, con le scoperte
copernicane e galileiane che cambiarono radicalmente il rapporto uomo-universo;
queste scoperte, inoltre, generano un diffuso sentimento di superiorità dei moderni
rispetto agli antichi. Infine si sviluppano nuovi ordini religiosi, che esprimono la
certezza della Chiesa dopo la Controriforma.
CARATTERISTICHE DELL’OPERA NEL COMNTESTO
DEL BAROCCO
In questo contesto, è l'arte ad assumere il ruolo di maggiore importanza nella
diffusione delle idee controriformiste: gli artisti diventano, infatti, l'indispensabile
tramite cui toccare l'animo dei fedeli; pertanto, l'arte seicentesca deve saper sedurre
e commuovere, al fine di conquistare il gusto non più attraverso l'armonia e la
razionalità, ma attraverso la capacità di suscitare emozioni. Tutto ciò è riscontrabile
nella chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza in cui prevalgono le linee curve, dagli andamenti
sinuosi, come i semicerchi, le figure concave e convesse e i contrafforti radiali
curvilinei ad arco rovescio; tutti elementi volti a destare meraviglia nello spettatore.
Questo senso di magnificenza viene inoltre conferito alla chiesa dalla pianta centrale
con un'unica navata coperta da una cupola e dalla facciata ricoperta di scultore, le
quali hanno una funzione fortemente scenografica. Viene, quindi, abbandonata l'idea
dell'arte come rappresentazione ed imitazione della realtà in un rigoroso sistema di
rapporti proporzionali ed armonici, ricercando la spettacolarità tramite volumi mossi
ed articolati.