Giuseppe Verdi
La casa natale a Roncole Verdi
agricoltori piacentini (stesse origini della moglie) e, dopo aver messo da parte un po' di denaro, aveva aperto una
modesta osteria nella casa delle Roncole, la cui conduzione alternava al lavoro dei campi. Il registro dei battesimi,
all'11 ottobre di quell'anno, lo indica come “nato ieri”. Il
giorno successivo Giuseppe venne battezzato nella chiesa locale di San Michele e gli vennero apposti i nomi di
Giuseppe Francesco Fortunino. Il terzo giorno della sua
nascita il padre di Verdi raggiunse Busseto per notificare
Giuseppe Verdi ritratto nel 1886 da Giovanni Boldini
la nascita alle autorità locali e venne indicato nel registro
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi (Le Roncole, 10 comunale coi nomi di Joseph Fortunin François. L'atto di
ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) è stato un nascita fu redatto in francese, appartenendo in quegli ancompositore italiano autore di melodrammi che fanno ni Busseto e il suo territorio all'Impero francese creato da
parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo. Napoleone.
È considerato il più celebre compositore italiano di tutti Pur essendo un giovane di umile classe sociale, riuscì tuti tempi.
tavia a seguire la propria vocazione di compositore grazie alla buona volontà e al desiderio di apprendere dimostrato. L'organista della chiesa delle Roncole, Pietro Baistrocchi, lo prese a benvolere e gratuitamente lo indirizzò verso lo studio della musica e alla pratica dell'organo e
del pianoforte. Più tardi, Antonio Barezzi, un negoziante
amante della musica e direttore della locale società filarmonica, convinto che la fiducia nel giovane non fosse mal
riposta, divenne suo mecenate e protettore aiutandolo a
Firma di Verdi
proseguire gli studi intrapresi.
La prima formazione del futuro compositore avvenne tuttavia sia frequentando la ricca biblioteca della Scuola dei
1 Biografia
Gesuiti a Busseto, ancora esistente, sia prendendo lezioni da Ferdinando Provesi, maestro dei locali filarmonici,
Giuseppe Verdi nacque a Le Roncole (divenuta in segui- che gli insegnò i principi della composizione musicale e
to Roncole Verdi), frazione di Busseto, il 10 ottobre 1813 della pratica strumentale. Verdi aveva solo quindici anni
da Carlo Verdi, oste e rivenditore di generi alimentari, e quando, nel 1828, una sua sinfonia d'apertura venne eseLuigia Uttini, filatrice. Carlo proveniva da una famiglia di guita, in luogo di quella di Rossini, nel corso di una rap1
2
1
presentazione di Il barbiere di Siviglia al teatro di Busseto.
Nel 1832 si stabilì a Milano, grazie all'aiuto economico di
Antonio Barezzi e a una “pensione” elargitagli dal Monte
di Pietà di Busseto. A Milano tentò inutilmente di essere
ammesso presso il locale prestigioso Conservatorio (che
oggi porta il suo nome) e fu per diversi anni allievo di
Vincenzo Lavigna, maestro concertatore alla Scala. Nel
1836 sposò Margherita Barezzi, ventiduenne figlia del suo
benefattore, con la quale due anni più tardi andò a vivere a
Milano in una modesta abitazione a Porta Ticinese.Questi
furono gli anni più duri della sua vita, infatti morirono sia
la moglie che i suoi figli. Dopodiché nel 1839 riuscì finalmente, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la
sua prima opera alla Scala: era l'Oberto, Conte di San Bonifacio, su libretto originale di Antonio Piazza, largamente rivisto e riadattato da Temistocle Solera. L'Oberto era
un lavoro di stampo donizettiano, ma alcune sue peculiarità drammatiche piacquero al pubblico tanto che l'opera
ebbe un discreto successo e quattordici repliche.
1.1
Nabucco
BIOGRAFIA
lei. La prima ad andarsene era stata la piccola Virginia
Maria, nata nel marzo 1837 e morta nell'agosto 1838;
Icilio Romano, nato nel luglio 1838, era morto invece
nell'ottobre 1839. Infine la loro madre Margherita era
spirata nel giugno 1840. Verdi era solo, privo ormai
della sua famiglia. Ciò aveva gettato il musicista nel più
profondo sconforto, e per ironia della sorte l'opera che
gli era stata richiesta doveva essere comica.
Fu ancora Merelli a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il Nabucco, scritto da Temistocle Solera. Verdi, però, ancora scosso dalla tragedia familiare, ripose il
libretto senza neanche leggerlo; sennonché, una sera, per
spostarlo, gli cadde per terra e si aprì, caso volle, proprio
sulle pagine del Va, pensiero. Quando Verdi lesse il testo del famoso brano rimase scosso... Dopodiché andò a
dormire, ma non riuscì a prendere sonno: si alzò, e rilesse
il testo più volte, e alla fine lo musicò, e una volta musicato il Va, pensiero decise di leggere e musicare tutto il
libretto. L'opera andò in scena il 9 marzo 1842 al Teatro
alla Scala e il successo fu questa volta trionfale. Fu replicata ben sessantaquattro volte solo nel suo primo anno di
esecuzione.
Con Nabucco iniziò la parabola ascendente di Verdi. Sotto il profilo musicale l'opera presenta ancora un impianto belcantistico, in linea con i gusti del pubblico italiano del tempo, ma teatralmente è un'opera riuscita, nonostante la debolezza e alcune ingenuità del libretto. Lo
sviluppo dell'azione è rapido, incisivo, e tale caratteristica
avrebbe contraddistinto anche la successiva, e più matura, produzione del compositore. Alcuni personaggi, come
Nabucodonosor e Abigaille, sono fortemente caratterizzati sotto il profilo drammaturgico, così come il popolo
ebraico, rappresentato nella condizione della cattivita' babilonese che si esprime in forma corale, unitaria, e che
forse rappresenta il protagonista vero di questa prima, significativa, creazione verdiana. Uno dei cori dell'opera,
il celebre Va, pensiero, con l'immedesimazione del popolo italiano nella figura del popolo ebraico prigioniero,
finì col divenire una sorta di canto doloroso o inno contro l'occupante austriaco, diffondendosi rapidamente in
Lombardia e nel resto d'Italia.
1.2 Gli “anni di galera”
Giuseppe Verdi
Visto l'esito dell'Oberto, l'impresario della Scala
Bartolomeo Merelli gli commissionò la commedia Un
giorno di regno, andata in scena con esito disastroso.
L'insuccesso dell'opera fu dovuto, con ogni probabilità,
alle condizioni in cui fu composta. Un tremendo dolore
attanagliava Verdi a causa della tragedia familiare che
aveva vissuto: la morte della moglie e dei figli avuti da
Nabucco segnò l'inizio di una folgorante carriera. Per
quasi dieci anni Verdi scrisse mediamente un'opera
all'anno, Da I Lombardi alla prima crociata a La battaglia
di Legnano, passando per I due Foscari, Giovanna d'Arco,
Alzira, Attila, Il corsaro, I masnadieri, Ernani e Macbeth.
Tali opere giovanili, ad eccezione delle ultime due, pur
presentando talvolta al loro interno pagine di acceso lirismo e una lucida visione dei meccanismi e delle dinamiche teatrali, non danno testimonianza di un'evoluzione
del maestro verso forme musicali e drammaturgiche più
personali e si adagiano su schemi già sperimentati in passato e legati alla tradizione melodica italiana precedente.
1.3
La “trilogia popolare”
3
fondire la caratterizzazione di alcuni personaggi dal punto di vista drammaturgico e di iniziare ad affrancarsi
dall'ingombrante influsso dei grandi compositori italiani dei primi decenni dell'Ottocento: Gioachino Rossini,
Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti.
Macbeth, presentata al Teatro La Pergola di Firenze nel
1847, è con ogni probabilità il capolavoro giovanile di
Verdi. Musicata su libretto di Francesco Maria Piave,
si ispira alla tragedia omonima di William Shakespeare. Negli ultimi decenni è stata sottoposta a un intenso
processo di rivalorizzazione, anche se generalmente viene rappresentata nella sua veste definitiva del 1865, riveduta e ampliata dal compositore bussetano. L'opera, dalle potenti connotazioni drammatiche, si differenzia dalle
Busseto: statua di Giuseppe Verdi
precedenti per un maggiore approfondimento psicologico
dei protagonisti della tragedia (Macbeth e Lady Macbeth), preannunciando, col suo debordante lirismo, la triloFurono creazioni generalmente di successo rappresentagia popolare di un Verdi entrato nella sua piena maturità
te in molti teatri italiani ed europei, ma composte spesespressiva.
so su commissione, con ritmi di lavoro talvolta massacranti e non sempre sorrette da una genuina ispirazione. Nel 1849, venne presentata al pubblico napoletano Luisa
Per tale ragione, Verdi definì questo periodo della pro- Miller, opera meno affascinante di Macbeth, ma imporpria vita “gli anni di galera”. Fra la produzione verdiana tante per l'evoluzione dello stile musicale e della dramdell'epoca spiccano senz'altro, per forza drammaturgica maturgia verdiana. L'orchestrazione si fa più raffinata che
in passato, il recitativo più incisivo e il compositore scae fascino melodico due opere, Ernani e Macbeth.
va nella psiche della protagonista come mai aveva forse fatto prima di allora. Anche nella creazione successiva, Stiffelio, rappresentata per la prima volta a Trieste
nel 1850, Verdi portò avanti quel lavoro di caratterizzazione psicologica del personaggio centrale, iniziato con
Macbeth e proseguito in Luisa Miller. L'opera presentava
però alcune debolezze strutturali, dovute in parte ai drastici tagli operati dalla censura austriaca, che non le permisero di imporsi al grande pubblico italiano ed europeo.
Ancor oggi Stiffelio è rappresentato raramente.
1.3 La “trilogia popolare”
Il monumento a Giuseppe Verdi a Trieste
Un anno più tardi, con Rigoletto (Venezia, 1851), Verdi
si sarebbe imposto come il massimo operista italiano del
suo tempo. Rigoletto fu seguito da altri due capolavori assoluti, Il trovatore e La traviata, che formano con esso
la cosiddetta "trilogia popolare", o (più impropriamente)
“romantica”, del compositore bussetano. Tratto da una
pièce di Victor Hugo, Le roi s’amuse, Rigoletto è un'opera
profondamente innovativa, sotto il profilo drammaturgico e musicale. Per la prima volta al centro della vicenda di un'opera drammatica troviamo un buffone di corte, cioè un personaggio che, utilizzando una terminologia
moderna, potremmo definire un “emarginato sociale”. La
dimensione emotiva dei protagonisti è colta da Verdi magistralmente attraverso una partitura messa al servizio del
dramma e di straordinaria bellezza melodica. Azione e
musica sembrano rincorrersi e sostenersi mutuamente in
una vicenda che ha un ritmo di sviluppo rapido, senza
cedimenti né parti superflue.
Tratta dall'omonimo dramma di Victor Hugo, Ernani
fu concepito da Verdi fin dall'estate del 1843. Musicato nell'inverno successivo su libretto di Francesco Maria
Piave, venne presentato al pubblico veneziano in marzo. La vicenda, ricca di colpi di scena e incentrata su
un triplice amore, diede la possibilità a Verdi di appro- Il miracolo si ripeté con Il trovatore (Roma, 1853), ope-
4
1
BIOGRAFIA
1.4 L'esperienza parigina e Sant'Agata
Con la “trilogia popolare”, Verdi si era imposto come
il più celebre musicista del suo tempo. Eugène Scribe,
all'epoca librettista dell'Opéra di Parigi, propose al compositore un testo in francese per un'opera da rappresentare nella Ville Lumière. Non senza esitazioni, Verdi accettò. Ne uscì un'opera, Les vêpres siciliennes (1855), di notevole impatto musicale ma poco convincente sotto il profilo drammaturgico. L'opera, inquadrabile nel genere del
Grand opéra, con spettacolari messe in scena, coreografie
e movimenti di massa, poco si addiceva al genio verdiano, approdato con la Traviata a un tipo di drammaturgia
più intimista, psicologica. Maggior successo avrebbe avuto, pochi mesi più tardi, la versione italiana dell'opera,
I vespri siciliani (Parma, 1855), con la quale si sono cimentati, nel secondo dopoguerra alcuni fra i maggiori
direttori d'orchestra e interpreti della grande lirica internazionale (celebre la rappresentazione scaligera di De
Sabata-Callas del 1951).
Milano: statua di Giuseppe Verdi in piazza Michelangelo
Buonarroti, opera di Enrico Butti
ra dall'impianto più tradizionale, ma altrettanto affascinante. Dramma di grande originalità oltretutto, perché
si struttura su una vicenda povera di avvenimenti e dove i protagonisti o sono proiettati verso un futuro gravido
di incognite, o immersi nei ricordi di un passato lontano
che ne condiziona l'azione e che li sospinge verso un destino di morte ineluttabile. Con quest'opera Verdi scrisse
alcune fra le sue pagine più alte, ricche di patetismo e
suggestioni tardo-romantiche che sarebbero nuovamente
emerse pochi mesi più tardi, nella terza opera, in ordine
cronologico, della trilogia: La traviata.
La traviata (Venezia, 1853) ruota attorno alla storia di
una cortigiana travolta dall'amore per un giovane di buona
famiglia. Più che su alcuni accadimenti esteriori, la vicenda viene vissuta all'interno della coscienza della protagonista la cui natura umana è scandagliata da Verdi in tutte
le sue minime sfumature. Le scelte stilistiche del grande compositore risultano sempre adeguate alla complessa drammaturgia dell'opera e si traducono in un raffinamento orchestrale e in una complessità armonica la cui
modernità non venne all'epoca pienamente recepita. Oggigiorno alcuni critici considerano La Traviata una vera e propria pietra miliare nella creazione del dramma
borghese degli ultimi decenni dell'Ottocento e ne evidenziano l'influenza su Puccini e gli autori veristi suoi
contemporanei[1] .
La villa di Verdi a Sant'Agata
In quegli anni riaffiorò prepotente in lui, ormai compositore affermato, ricco e noto al pubblico internazionale,
il fascino della campagna[2] . Pertanto, nel maggio 1848
Verdi acquistò dai signori Merli la villa di Sant'Agata, una
frazione di Villanova sull'Arda (provincia di Piacenza),
dove diventò anche consigliere comunale.[3] Qui si stabilì tre anni più tardi, insieme alla sua nuova compagna,
il soprano Giuseppina Strepponi, che sposò nel 1859. La
fattoria finì con l'assorbire gran parte del tempo del Maestro, almeno tutto quello che la musica gli lasciava libero
e così, via via, col passare degli anni, l'amore per la campagna diventò, per lui, quasi una mania[4] . Le lettere[5]
indirizzate al fattore sono una riprova di quanto il “cigno di Busseto” fosse esperto in fatto di pioppicultura, di
allevamento di cavalli, di irrigazione dei campi, di enologia. Quanto poi fosse competente e si tenesse al corrente delle ultime novità si può dedurre da una lettera,
datata marzo 1888 ed indirizzata ai fratelli Ingegnoli che
gli avevano mandato in omaggio sei cachi di cui avevano appena iniziato, in Italia, la coltivazione; Verdi se ne
mostrò subito entusiasta, auspicandone la diffusione su
1.5
Gli anni della maturità
5
tutto il territorio nazionale. Il 31 agosto 1857 Verdi ot- biguità, che trova nella relazione fra i due protagonisti i
tenne dalla Repubblica di San Marino il titolo di patrizio suoi momenti liricamente più elevati.
sanmarinese[6] .
Un interessante connubio di elementi comici e tragici
(con decisa prevalenza di questi ultimi), si realizza nella
Forza del destino (San Pietroburgo, 1862). L'opera pos1.5 Gli anni della maturità
siede un indubbio vigore musicale anche se appare in alcuni punti meno compatta, meno unitaria della precedente sotto il profilo teatrale. Ne La forza del destino Verdi
riesce tuttavia ad elaborare un linguaggio ancor più realistico che in passato, anticipando l'opera successiva, il
Don Carlos, presentato al pubblico parigino nel 1867.
Caricatura dell'amico Delfico (1860)
La seconda metà degli anni cinquanta dell'Ottocento, furono, per il compositore, anni di travaglio: Verdi poteva finalmente comporre senza fretta, ma l'intero mondo
musicale stava lentamente cambiando. Sui palcoscenici
italiani, il Simon Boccanegra, presentato al pubblico veneziano nel 1857, non piacque. Il dramma, prettamente politico, non aveva quei risvolti sentimentali che tanto
appassionavano il pubblico del tempo e dovette attendere
quasi cinque lustri e una rielaborazione radicale (cui collaborò anche Arrigo Boito) per imporsi definitivamente
nel repertorio lirico italiano ed internazionale (1881).
Foto di Giuseppe Verdi, con firma autografa, donata a Francesco
Paolo Frontini
Don Carlos è oggi considerato uno dei grandi capolavori verdiani. In quest'opera il compositore, pur facendo proprie alcune impostazioni del Grand opéra (fra cui
l'articolazione in cinque atti, l'inserimento di un balletto
fra il terzo e quarto atto e la creazione di alcune scene
particolarmente spettacolari), riesce a scavare in profondità nella psicologia dei protagonisti, offrendoci una poderosa raffigurazione del dramma umano e politico che
Due anni più tardi vedeva la luce, dopo varie vicissitu- sconvolse la Spagna nella seconda metà del XVI secolo e
dini prima con la censura napoletana (che in pratica rese che ruota attorno alla logica spietata della ragion di stato.
impossibile la sua rappresentazione), poi con quella ro- Tale periodo di massima maturazione umana ed artistimana, Un ballo in maschera (Roma, 1859), opera di suc- ca culminò con Aida, andata in scena al Cairo la vigicesso nella quale Verdi mescolò, con sapiente dosaggio, lia di Natale del 1871. L'opera fu il risultato finale dei
elementi procedenti dal teatro tragico e da quello leggero. contatti tra Verdi e il kedivè d'Egitto, che nel 1869 aveCreazione musicalmente e drammaturgicamente raffina- va invano tentato di ottenere dal maestro un inno per
ta, dallo stile elegante e delicato, in Un ballo in maschera l'inaugurazione del Canale di Suez.[7] Aida costituisce
affiora un'umanità vagamente inquieta, non esente da am- un ulteriore, grande passo in avanti verso la modernità.
6
1
BIOGRAFIA
Il quasi completo abbandono dei pezzi a forma chiusa,
l'uso ancor più accentuato che in passato di temi e motivi
musicali ricorrenti potrebbero fare accostare tale opera
al dramma wagneriano. In realtà Verdi aveva seguito un
percorso del tutto autonomo in Aida, opera fondamentalmente intimista e poggiata su una vocalità dalle caratteristiche prettamente italiane. Ricordiamo a questo proposito che la prima opera wagneriana ad essere rappresentata
in Italia fu il Lohengrin a Bologna, e ciò avvenne dopo
la prima esecuzione dell'Aida. Verdi era tuttavia già al
corrente di alcune innovazioni musicali del grande compositore tedesco, verso il quale inizialmente non nutriva
molta stima[8] .
Dopo Aida, Verdi decise di ritirarsi a vita privata. Iniziò
così il periodo del grande silenzio – sia pure interrotto
dalla Messa di Requiem scritta in occasione della morte
di Alessandro Manzoni – durante il quale il rude contadino delle Roncole meditò sui grandi mutamenti artistici
in corso nel mondo. A far uscire Verdi dall'isolamento
fu Arrigo Boito, il compositore scapigliato che lo aveva pubblicamente offeso nel 1863 ritenendolo causa del
provincialismo e dell'arretratezza della musica italiana del
tempo.
1.6
Le ultime opere
Milano, la Casa di Riposo per Musicisti in Piazza Buonarroti,
fondata da Giuseppe Verdi nel 1899.
Con gli anni Boito aveva compreso che solo Verdi avrebbe potuto portare l'Italia musicale al passo con l'Europa
e, col fondamentale aiuto dell'editore Giulio Ricordi, si
riconciliò con lui. Primo frutto della collaborazione fra
il grande musicista e l'ex scapigliato fu il rifacimento del
Simon Boccanegra rappresentato con grande successo al
Teatro alla Scala di Milano nel 1881. Seguirono a distanza di alcuni anni due opere memorabili: Otello e Falstaff,
entrambi frutto delle fatiche letterarie di Boito, che si occupò della stesura dei rispettivi libretti, e di Verdi che
ne compose la musica. Si tratta di due capolavori assoluti del grande bussetano, ormai prossimo alla concezione
wagneriana del dramma ma senza pagare un solo tributo allo stile del suo coetaneo d'oltralpe. In Boito Verdi
poté trovare un collaboratore prezioso, che seppe essere
Vittorio Emanuele III e la regina Elena visitano la tomba di Verdi,
nella Casa di riposo per musicisti, a Milano.
(stampa dei primi del Novecento)
all'altezza delle proprie concezioni drammaturgiche, un
intellettuale di notevole spessore culturale, duttile nella
versificazione e a sua volta musicista, ovvero capace di
pensare la poesia in funzione della musica. Le due opere,
entrambe rappresentate alla Scala, ebbero esiti diversi. Se
Otello incontrò immediatamente i gusti del pubblico, affermandosi stabilmente in repertorio, Falstaff lasciò, in
un primo momento, perplesso il grande pubblico verdiano e, più in generale, i melomani italiani. Per la prima volta dopo lo sfortunato Un giorno di regno infatti, l'anziano
Verdi si cimentava nel teatro comico, ma con la sua estrema commedia aveva accantonato in un sol colpo tutte le
convenzioni formali dell'opera italiana, dando prova di
una vitalità artistica, di uno spirito aperto alla modernità
e di un'energia creativa sorprendenti. Falstaff fu sempre
amato dai compositori ed esercitò un influsso decisivo sui
giovani operisti, da Puccini agli autori della Generazione
dell'Ottanta.
Verdi trascorse gli ultimi anni tra Sant'Agata e Milano.
Aveva oramai perso gli ultimi amici di gioventù: Andrea
Maffei e sua moglie Clara, Tito I Ricordi ed Emanuele
Muzio. Nel 1897 la moglie Giuseppina morì, lasciandolo
solo nella sua lunga vecchiaia. Nel 1899 istituì l'Opera Pia
- Casa di Riposo per i Musicisti: redigendo il testamento,
stabilì molti legati destinati ad essa e a vari altri enti
sociali, mentre istituì erede universale delle sue ingenti ricchezze una cugina (da parte di padre) di Busseto,
Filomena Verdi, la cui storia è quella di una fortunata
Cenerentola. Di famiglia poverissima, aveva abitato con
7
Carlo Verdi, che aveva voluto strapparla alla miseria di
casa sua. Quando il padre di Verdi morì (14 gennaio
1867), il musicista e Giuseppina presero a loro volta in
casa la bambina di sette anni, che ribattezzarono Maria
ed educarono con ogni cura, considerandola una figlia a
tutti gli effetti. In seguito la ragazza si sposò con il figlio
del notaio Carrara, loro buon amico, ed ebbe quattro figli
maschi. Fu lei a prendersi cura del Maestro rimasto vedovo, e fu lei presente al suo letto di morte, insieme alla
cantante Teresa Stolz.
1.7
La morte
Verdi morì a Milano in un appartamento dove era solito alloggiare dal 1872 al Grand Hotel et de Milan[9] alle
2:50 del 27 gennaio 1901, a 87 anni. Era venuto nella
città lombarda per trascorrervi l'inverno, come faceva da
tempo. Colto da malore, spirò dopo sei giorni di agonia.
Il Maestro lasciò istruzioni per i suoi funerali: si sarebbero dovuti svolgere all'alba, o al tramonto, senza sfarzo né
musica. Volle esequie semplici, come semplice era sempre stata la sua vita. Le ultime volontà del compositore
vennero rispettate, ma non meno di centomila persone
seguirono in silenzio il feretro. Nei giorni che precedettero la morte di Verdi, via Manzoni e le strade circostanti
vennero cosparse di paglia affinché lo scalpitio dei cavalli
e il rumore delle carrozze non ne disturbassero il riposo.
Venne sepolto a Milano presso la Casa di Riposo per i
Musicisti che lui stesso istituì.
Tra le cerimonie svoltesi in tutta Italia per commemorare la morte di Verdi, particolarmente suggestiva fu quella che si svolse, alla presenza del Duca di Genova, nel
teatro greco di Siracusa. Fu stampata anche una cartolina
commemorativa in occasione del luttuoso evento, mentre
sia Pascoli che D'Annunzio scrissero composizioni poetiche in sua memoria. Al Museo Verdiano Casa Barezzi
di Busseto è conservata la prima stesura del manoscritto
originale dell'ode “In morte di Giuseppe Verdi” (1901)
di Gabriele D'Annunzio.
2
Il Verdi non operistico
Verdi si cimentò anche al di fuori dal campo operistico.
Dopo aver ricevuto la formazione di maestro di cappella secondo la prassi italiana dell'epoca - scrisse molta musica
sacra e strumentale, destinata per lo più alla locale Società
filarmonica. Ricordiamo di questo periodo (1836-1839)
un Tantum ergo, che il compositore giudicò molto severamente negli anni della propria maturità.[10] Dall'Oberto
(1839) abbandonò, per oltre vent'anni, i generi non operistici, con l'eccezione della musica da camera (fra cui
alcune romanze da salotto).
Giuseppe Verdi fotografato nel 1876 da Étienne Carjat
te di Alessandro Manzoni (rappresentata nella Chiesa di
San Marco a Milano il 22 maggio 1874). In realtà già dopo la morte di Rossini (1868), Verdi aveva proposto a
ben undici compositori italiani del tempo, come omaggio collettivo al compositore pesarese, un Requiem mai
realizzato. Per sé aveva riservato l'ultimo brano, quel Libera me, Domine che avrebbe recuperato successivamente, inserendolo, con alcuni cambiamenti, nel Requiem per
Manzoni.
Sempre nel campo della musica sacra, Verdi compose un
Pater noster, su testo in volgare di Dante, pubblicato nel
1880 e i Quattro pezzi sacri, composti nella tarda maturità
e pubblicati nel 1898: Ave Maria, Stabat Mater, Laudi alla
Vergine e Te Deum.
Di Verdi, nel genere cameristico, ricordiamo alcune opere
giovanili come le Sei romanze (ed. 1838) e Album di sei
romanze (ed. 1845) per voce e pianoforte e il Quartetto
per archi in mi minore (1873).
Degno di nota è anche il Valzer in fa maggiore (1859)
composto per pianoforte, che sarà poi orchestrato da Nino
Rota per la colonna sonora de Il Gattopardo.
3 Verdi e la politica
Verdi partecipò attivamente alla vita pubblica del suo
tempo. Anche se nell'ultima parte della sua vita traspare,
Nel 1862 compose, per l'Esposizione Universale di dall'epistolario e dalle testimonianze dei suoi contempoLondra, l'Inno delle Nazioni su testo di Boito. Molti anni ranei, una disillusione, un disincanto, nei confronti della
più tardi, Verdi scrisse una Messa di requiem per la mor- nuova Italia unita, che forse non si era rivelata all'altezza
8
5
OPERE LIRICHE
delle proprie aspettative. Fu sostenitore dei moti risorgimentali (durante l'occupazione austriaca la scritta “Viva V.E.R.D.I.” era scritta sui muri e letta come “Viva
Vittorio Emanuele Re d'Italia"). Cavour lo volle candidato alla Camera del primo parlamento del Regno d'Italia
(1861-1865), eletto come Deputato nel Collegio di Borgo
San Donnino, l'attuale Fidenza, al ballottaggio del 3 febbraio 1861. Il Re lo nominerà poi, per motivi culturali
e perché fra i maggiori contribuenti del Regno, senatore
nel 1874.
Ha scritto il critico Carlo Calcaterra:
Monumento a Giuseppe Verdi in Piazzale della Pace a Parma,
opera di Ettore Ximenes
4
Personalità
Per lungo tempo Verdi è stato considerato un tranquillo
uomo di campagna toccato dal genio, un uomo rustico
e schietto, integerrimo, e di rara onestà intellettuale. Tale immagine si univa a quella del patriota ardente, che a
giusto titolo sedette come deputato nel primo parlamento
dell'Italia unita (1861). Aspetti questi, facenti sicuramente parte della sua personalità ma che da soli non possono spiegare la grandezza dell'artista e delle sue immortali
creazioni. In realtà Verdi fu un operista attento alle grandi correnti di pensiero che percorrevano l'Italia e l'Europa
del tempo, pronto a mettersi in discussione e nel contempo profondamente conscio del proprio valore. Sempre aggiornatissimo, alla ricerca di nuovi soggetti cui ispirare le
proprie opere, fu un grande frequentatore della capitale
artistica dell'Europa del tempo, Parigi. Il suo primo viaggio nella Ville Lumière risale al 1847, l'ultimo, al 1894, in
occasione dell'allestimento dell'Otello che egli stesso volle seguire personalmente. Compositore meticoloso, dotato di un'eccezionale sensibilità drammaturgica che aveva
ulteriormente affinato con gli anni, Verdi fu per tutta la
sua vita uno sperimentatore, proteso verso traguardi sempre più alti e dotato di un senso critico fuori del comune, Una delle ultime immagini fotografiche di Giuseppe Verdi,
che gli permise di andare incontro ai gusti di un pubbli- custodita al Castello d'Albertis di Genova
co sempre più esigente pur senza mai rinunciare ai propri
convincimenti di uomo ed artista. L'enorme epistolario
che ci ha lasciato, oltre a rappresentare un affascinante 5 Opere liriche
affresco di quasi settant'anni di storia italiana (dalla metà
degli anni trenta dell'Ottocento sino alla fine del secolo),
• Oberto, Conte di San Bonifacio (Teatro alla Scala di
è uno strumento per conoscere un Verdi “inedito”, orgoMilano, 17 novembre 1839) - Dramma in due atti di
glioso della propria estrazione contadina, ma allo stesso
Temistocle Solera
tempo uomo fondamentalmente colto e osservatore fine
della realtà e dell'ambiente che lo circondavano, perso• Un giorno di regno (Teatro alla Scala di Milano, 5
naggio inquieto e protagonista carismatico di un'epoca
settembre 1840) - Melodramma giocoso in due atti
memorabile. Stimato e amato da un ampio pubblico indi Felice Romani
ternazionale è, con Giacomo Puccini, l'operista italiano
più rappresentato al mondo, occupando un posto privile• Nabucco (Teatro alla Scala di Milano 9 marzo 1842)
giato nell'olimpo dei più grandi creatori musicali di tutti
- Dramma lirico in quattro parti di Temistocle Solera
i tempi.
9
• I Lombardi alla prima crociata (Teatro alla Scala
di Milano, 11 febbraio 1843) - Dramma lirico in
quattro atti di Temistocle Solera
• Les vêpres siciliennes (Teatro dell'Opéra di Parigi,
13 giugno 1855) - Dramma in cinque atti di Eugène
Scribe e Charles Duveyrier)
• Ernani (Teatro La Fenice di Venezia, 9 marzo 1844)
- Dramma lirico in quattro parti di Francesco Maria
Piave
• Simon Boccanegra (Teatro La Fenice, 12 marzo
1857) - Melodramma in un prologo e tre atti di Francesco Maria Piave; seconda versione, su libretto rivisto e ampliato da Arrigo Boito (Teatro alla Scala
di Milano, 24 marzo 1881)
• I due Foscari (Teatro Argentina di Roma, 3 novembre 1844) - Tragedia lirica in tre atti di Francesco
Maria Piave
• Giovanna d'Arco (Teatro alla Scala di Milano, 15
febbraio 1845) - Dramma lirico in un prologo e tre
atti di Temistocle Solera
• Alzira (Teatro San Carlo di Napoli, 12 agosto 1845)
- Tragedia lirica in un prologo e due atti di Salvadore
Cammarano
• Attila (Teatro La Fenice di Venezia, 17 marzo 1846)
- Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle
Solera
• Macbeth (Teatro della Pergola di Firenze, 14 marzo
1847) - Melodramma in quattro parti di Francesco
Maria Piave
• Aroldo (Teatro Nuovo di Rimini, 16 agosto 1857)
- Melodramma in quattro atti di Francesco Maria
Piave, rifacimento di Stiffelio
• Un ballo in maschera (Teatro Apollo di Roma, 17
febbraio 1859) - Melodramma in tre atti di Antonio
Somma
• La forza del destino (Teatro Imperiale di San Pietroburgo, 10 novembre 1862) - Opera in quattro atti di
Francesco Maria Piave
• Don Carlos (Teatro de l'Opéra di Parigi, 11 marzo 1867) - Opera in cinque atti di Joseph Méry e
Camille du Locle
• I masnadieri (Her Majesty’s Theatre di Londra, 22
luglio 1847) - Melodramma tragico in quattro parti
di Andrea Maffei
• Aida (Teatro khediviale dell'Opera del Cairo, 24 dicembre 1871) - Opera in quattro atti di Antonio
Ghislanzoni
• Jérusalem (Teatro de l'Opéra di Parigi, 26 novembre
1847) - Opera in quattro atti di Alphonses Royer e
Gustave Vaëz, rifacimento de I Lombardi alla prima
crociata
• Otello (Teatro alla Scala di Milano, 5 febbraio 1887)
- Dramma lirico in quattro atti di Arrigo Boito
• Il corsaro (Teatro Grande di Trieste, 25 ottobre
1848) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria
Piave
• Falstaff (Teatro alla Scala di Milano, 9 febbraio
1893) - Commedia lirica in tre atti di Arrigo Boito
6 Verdi e il cinema
• La battaglia di Legnano (Teatro Argentina di Roma,
27 gennaio 1849) - Tragedia lirica in quattro atti di Film biografici, più o meno liberamente tratti dalla vita
Salvadore Cammarano
di Giuseppe Verdi:[12]
• Luisa Miller (Teatro San Carlo di Napoli, 8 dicembre 1849) - Melodramma tragico in tre atti di
• Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria (1913) - film
Salvadore Cammarano
diretto da Giuseppe De Liguoro
• Stiffelio (Teatro Grande di Trieste, 16 novembre
1850) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria
Piave
• Giuseppe Verdi (1938) - film diretto da Carmine
Gallone
• Rigoletto (Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo
1851) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria
Piave
• Giuseppe Verdi (1953) - film diretto da Raffaello
Matarazzo
• Il trovatore (Teatro Apollo di Roma, 19 gennaio 1853) - Dramma in quattro parti di Salvadore Cammarano, con aggiunte di Leone Emanuele
Bardare
• La traviata (Teatro La Fenice, 6 marzo 1853) Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
• Giuseppe Verdi (1963) - sceneggiato televisivo
diretto da Mario Ferrero
• Verdi (1982) - sceneggiato televisivo diretto da
Renato Castellani
• Giuseppe Verdi (2000) - documentario di Francesco
Barilli
10
7
9
Onorificenze
7.1
Onorificenze italiane
7.2
Onorificenze straniere
• Cittadinanza onoraria di Parma con medaglia d'oro
(5 aprile 1872), per mano del sindaco Alfonso
Cavagnari
8
Curiosità
• Giuseppe Verdi venne raffigurato sulla banconota
da 1.000 lire italiane, dal 1962 al 1969 (1º tipo di
banconota) e dal 1969 al 1981 (come 2º tipo di
banconota).
• Nel 2010 la trasmissione televisiva Il più grande
(italiano di tutti i tempi) l'ha eletto seconda persona italiana più grande di tutti i tempi alle spalle di
Leonardo Da Vinci.
• Nel 2012 il maestro Vittorio Rainieri ha raffigurato, in occasione del bicentenario dalla nascita, la rivisitazione pittorica di tutte le 27 opere del grande
maestro G.Verdi.[18]
• Nel 2013 la zecca italiana ha dedicato una moneta
commemorativa da 2 euro al 200 anniversario della
nascita di Giuseppe Verdi.
• In occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi il numero 3028 di Topolino gli ha dedicato una storia dal titolo: Topolino e il codice
armonico.[19]
9
Note
[1] Fra questi, René Leibowitz, secondo il quale «è presente quel lirismo realistico che già fa presagire il verismo di certi successori di Verdi fin da La traviata»
(René Leibowitz, Storia dell'Opera, Milano, Garzanti Ed.,
1966, pag. 226 traduzione di Maria Galli De' Furlani dall'originale francese dello stesso autore Histoire de
l'Opéra, Ed. Bouchet/Chastel, Parigi 1957).
[2] Unitamente, secondo Maria Zaniboni (cfr. Maria Zaniboni, Il genio e l'agricoltura vanno d'accordo, in Historia
n.272, ottobre 1980) al desiderio di incalzante di «far soldi» per comprarsi una casa ed un podere. Egli «desiderava il denaro», scrive la Zaniboni, «per una caratteristica
ragione contadinesca che tutti i contadini portano sempre
dentro di sé: il sogno di avere un campo, una casa, un mulo
ed, eventualmente, anche una moglie.
NOTE
[3] 350 «biolche» circa, con tutte le sementi, invernaglie, pali
per le viti, quattro grandi botte di circa di circa 50 «brente»,
tine e la «gran macchina» del fiume Ongina per irrigare le
ortaglie.
[4] «il se lève presque avec le jour - scriveva ad un'amica Giuseppina Strepponi - pour aller examiner le blè, le mais, la
vigne».
[5] In vita sua, Verdi scrisse una gran quantità di lettere, gran
parte delle quali conservate in copia nei cosiddetti “copialettere” che tuttora costituiscono una fonte eccezionale per la ricostruzione del suo carteggio, periodicamente pubblicato in edizioni moderne dall'Istituto Nazionale
Studi Verdiani.
[6] Annuario della Nobiltà Italiana, parte VI, anno 2000 e
segg.
[7] Aida, dal Sito ufficiale di Giuseppe Verdi
[8] Possiamo constatarlo dai carteggi. Il 31 dicembre 1865,
in una lettera diretta ad un amico da Parigi, Verdi così
scriveva: «Ho sentito anche la sinfonia del Tannhäuser.
È matto!!!» (Verdi, lettere 1835-1900 a cura di Giuseppe Porzio, p. 403, Milano, Mondadori, 2000) e qualche
anno più tardi (19 novembre 1871) nell'esprimere un giudizio sul Lohengrin: «Impressione mediocre [...] l'azione
lenta come la parola. Quindi noia... (Verdi, lettere 18351900 a cura di Giuseppe Porzio, p. 420, Milano, Arnoldo Mondadori Editore SpA, 2000). Con gli anni avrebbe
mutato il proprio giudizio e alla morte di Wagner avrebbe pronunciato parole di sincero rammarico e profonda
stima nei suoi confronti. Si dice che, benché avesse ascoltato pochissime opere di Wagner, Verdi nel suo armadio
conservasse sempre le pubblicazioni di tutti gli spartiti del
maestro tedesco.
[9] Il sito dell'Hotel contiene alcune immagini e una breve
storia della presenza del Maestro presso quella dimora: Il
sito
[10] Giuseppe Verdi, ritrovata una composizione sacra a Finale
Ligure, mentelocale.it, 11 giugno 2013. URL consultato
l'11 giugno 2013.
[11] Poesia e canto, Zanichelli, Bologna, 1952, p. 344 e sgg.
[12] filmografia
[13] Scheda senatore VERDI Giuseppe
[14] vedi qui
[15] Giuseppe Verdi | Vita e Opere | Aida
[16] vedi qui
[17] vedi qui. L'Onorificenza gli venne consegnata nella sua villa di Sant'Agata per mano dell'editore francese delle sue
opere, incaricato dall'allora presidente della Repubblica
Francese, Luigi Napoleone Bonaparte.
[18] [www.spiritoverdiano200.it Lo spirito Verdiano], spiritoverdiano200.it. URL consultato il 28 dicembre 2014.
[19] Topolino numero 3028 pagina 9
11
10
Bibliografia essenziale
• Vittorio Rainieri “Spirito Verdiano” 1813-2013 Rivisitazione pittorica di tutte le 27 Opere del grande
maestro Giuseppe Verdi
• Abramo Basevi, Studio sulle opere di Giuseppe Verdi,
Firenze, Tipografia Tofani, 1859 (reprint Forni).
• Carlo Gatti, Verdi, Milano, Alpes, 1931 (nuova
edizione Milano, Mondadori, 1951).
• Franco Abbiati, Giuseppe Verdi, Milano, Ricordi,
1959 (4 voll.).
• Frank Walker, The man Verdi, New York, Knopf
1962 (trad. it. L'uomo Verdi, Milano, Mursia, 1964).
• Gabriele Baldini, Abitare la battaglia (a cura di
Fedele D'Amico), Milano, Garzanti, 1970.
• Luciano Zeppegno, Il manuale di Verdi, Lato side,
Roma, 1980.
• Julian Budden, The Operas of Verdi, Londra, Cassell, 1973-1981 (trad. it. Le opere di Verdi, 3 vol.
Torino, EDT, 1985-1988).
• Giampiero Tintori, Invito all'ascolto di Giuseppe
Verdi , Milano, Mursia, 1983.
• Massimo Mila, Verdi (a cura di Pietro Gelli),
Milano, Rizzoli, 2000.
• Dino Rizzo (a cura di), “Atti del Convegno Verdi, la
Musica e il Sacro", Fidenza, Mattioli 1885, 2014.
• Carteggio Verdi-Luccardi, a cura di Laura Genesio,
Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2008
• Marcello Conati, Officina Verdi, nuove ricognizioni,
Reggio nell'Emilia, Diabasis, 2010.
• Teresa Camellini (a cura di), «Sarà un progresso»
...tornando a Verdi, Reggio nell'Emilia, Diabasis,
2010.
• Riccardo Viagrande, Verdi e Boito. “All'arte
dell'avvenire”. Storia di un'amicizia e di una collaborazione artistica, Monza, Casa Musicale Eco,
2013.
• Giuseppe Leone - Roberto Zambonini, SempreVerdi - Viaggio poetico-musicale fra “pascoli” romagnoli
e giardini dannunziani , Ed. Il Melabò - Centro Studi Musica e Parola, Malgrate, Palazzo Agudio, 30
agosto 2013.
• Luciana d'Ambrosio Marri, Donne all'opera con
Verdi. e-book, 2013.
• Luigi Inzaghi, Giuseppe Verdi e Milano, Meravigli
edizioni MilanoExpo, Milano, 2013.
• Carteggio Verdi-Morosini (1842-1901) a cura di Pietro Montorfani, apparato critico e note a cura di Giuseppe Martini e Pietro Montorfani, Parma, Istituto
nazionale di studi verdiani, 2013
• (DE) Christian Springer, Verdi und die Interpreten seiner Zeit, Holzhausen, Vienna 2000. ISBN
3-85493-029-1
• Roberta Montemorra Marvin (ed. by), The Cambridge Verdi Encyclopedia, Cambridge-New York,
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• (DE) Christian Springer, Verdi-Studien (Verdi in
Wien / Hanslick versus Verdi / Verdi und Wagner
/ Zur Interpretation der Werke Verdis / Re Lear Shakespeare bei Verdi), Vienna, Edition Praesens,
2005. ISBN 3-7069-0292-3
• Simone Fappanni, L'arte al tempo di Giuseppe Verdi,
Edizioni Fantigrafica, Cremona, 2013.
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• Knud Arne Jürgensen, The Verdi ballets, Parma,
Istituto nazionale studi verdiani, 1995 - Premio
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• Carteggio Verdi-Somma, a cura di Simonetta Ricciardi, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani,
2003
• Claudia Polo, Immaginari verdiani. Opera, media e
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BMG/Ricordi, 2004.
• Dino Rizzo, “Verdi filarmonico e Maestro dei filarmonici bussetani”, Parma, Istituto nazionale di Studi verdiani, 2006, Premio Rotary Club “Giuseppe
Verdi” - 6.
• Marcello Conati, Piegare la nota. Contrappunto e
dramma in Verdi, Firenze, Leo S. Olschki, 2014,
ISBN 978-88-222-6309-4.
11 Edizioni critiche
• Giuseppe Verdi, Messa da requiem, edizione critica
a cura di Marco Uvietta, Bärenreiter Verlag, Kassel,
2014
12 Voci correlate
• Roncole Verdi
• Busseto
• Casa Barezzi
• Lista delle composizioni di Giuseppe Verdi
12
13
14
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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• Associazione Culturale Artistica Amici di Verdi
• (EN) Spartiti liberi di Giuseppe Verdi in International
Music Score Library Project, Project Petrucci LLC.
• Archivio Storico Ricordi - Collezione Giuseppe
Verdi su Internet Culturale
• Giuseppe Verdi, un sito dedicato al Maestro dal progetto Passioneperlacultura, a cura della casa editrice
UTET
• Giuseppe Verdi: brani musicali da MagazziniSonori arie e opere in versione integrale
• Sito del centenario
• L'"Album Verdi” della biblioteca nazionale di
Napoli in formato digitale
• Enciclopedia Treccani
• Il soggiorno genovese a villa Sauli presso Angelo
Mariani
• Senatori dell'Italia Liberale Giuseppe Verdi
• Il sito della regione Emilia-Romagna per il bicentenario della nascita
• Il sito della Presidenza del Consiglio per il
bicentenario della nascita
• Festival per il bicentenario della nascita a Edmonton,
Alberta, Canada
• Il sito della prima app per iPhone e iPad su Giuseppe Verdi e Milano, realizzata con il Patrocinio del
Comune e della Provincia di Milano
• (DE) Sito su Giuseppe Verdi
• L'organo “Francesco Bossi” (1797) della chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo in Roncole Verdi
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15
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14
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monumento_a_Giuseppe_Verdi.jpg Licenza: CC BY-SA 2.0 Contributori: originally posted to Flickr as parma Artista originale: ho visto
nina volare
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9Bw._Stanis%C5%82awa_%28baretka%29.svg Licenza: Public domain Contributori: own work, based on png version by kkic Artista
originale: odder
• File:Sant'Agata_01.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/76/Sant%27Agata_01.jpg Licenza: Public domain
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• File:Tomba_Giuseppe_Verdi.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/1/1b/Tomba_Giuseppe_Verdi.jpg Licenza: Pubblico
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• File:Trieste_Monumento_Verdi_003.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e0/Trieste_Monumento_Verdi_
003.jpg Licenza: Public domain Contributori: Opera propria Artista originale: Tiesse
• File:Turner,_J._M._W._-_The_Fighting_Téméraire_tugged_to_her_last_Berth_to_be_broken.jpg
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http:
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tugged_to_her_last_Berth_to_be_broken.jpg Licenza: Public domain Contributori: http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/
joseph-mallord-william-turner-the-fighting-temeraire Artista originale: William Turner
• File:Verdi-Delfico-1860.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1e/Verdi-Delfico-1860.jpg Licenza: Public domain Contributori: http://www.defilippis-delfico.it/MDFD_Album_di_Caricature_Tavola_2.htm
Artista originale: Melchiorre De Filippis Delfico
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• File:Verdi_Giuseppe.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1a/Verdi_Giuseppe.jpg Licenza: Public domain
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