Collegiate Quarterly:
Scuola del Sabato per giovani adulti
Lezione 14
24-30 dicembre
Alcune lezioni tratte da
Giobbe
«Ecco, noi definiamo felici quelli che hanno sofferto pazientemente. Avete
udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli
riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e
misericordioso». Giacomo 5:11
Sabato 24 dicembre
INTRODUZIONE
Il diavolo distrugge ma Dio restaura
di Christelle Agboka, Toronto, Ontario, Canada
Giobbe 19:25,26
Conoscevo abbastanza bene l'«Alleluia» tratto dal «Messia» di Haendel; lo avevo prima
udito come membro del pubblico e poi eseguito come musicista nel gruppo musicale e
nel coro della mia scuola superiore. In ciascuna esperienza, sono sempre stata trascinata
dalla bellezza e speranza che sia melodia sia parole esprimono. Ma fu solo dopo aver
assistito a un'esibizione di professionisti, che mi innamorai dell'intera suite di pezzi
basati sulle profezie di Cristo, della sua nascita, vita, ministero, morte, risurrezione e la
sua vittoria finale sul male alla fine dei tempi.
Preferisco in particolare il brano «Io so che vive il Redentore», basato su Giobbe 19:25,
26: «Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si leverà sulla terra. Dopo che
questa mia pelle sarà distrutta, nella mia carne vedrò Dio». Questo passaggio racchiude
la fede e la perseveranza con cui Giobbe reagì dopo avere perso tutto; ricchezze,
famiglia, salute. Molti di noi, perdendo una di queste cose, si troverebbero a «maledire
Dio» come la moglie di Giobbe lo spinse a fare. Ma Giobbe 1:22 dice che «In tutto
questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nessuna colpa».
Mentre Giobbe si chiedeva perché gli fossero capitati questi problemi, non perse mai la
sua fiducia nel suo Creatore e Redentore, né nella rivincita finale del popolo di Dio che
avrà luogo alla fine dei tempi. Il suo carattere manifestava la presenza di Cristo nella
sua vita e la sua esperienza ce lo fa vedere come un tipo di Cristo, un'altra persona
virtuosa che soffrì ingiustamente.
Giobbe è un libro speciale perché apre una prospettiva sul grande conflitto tra bene e
male che si palesa nella sofferenza che colpisce tutti noi qui, sul nostro pianeta; il
diavolo è un avversario reale e astuto, che spesso si serve delle persone più vicine a noi
per scoraggiarci. Nel caso di Giobbe, un uomo descritto come «integro», si servì degli
amici e della moglie; gli amici, anche se benintenzionati, sbagliavano sostenendo che i
suoi problemi erano una punizione per i suoi peccati. Il fatto è che, a causa della caduta
dell'umanità, avremo sempre problemi qui sulla terra. Il libro di Giobbe, però, ci ricorda
che anche se a volte Dio non ci protegge da quanto capita a tutti in questo mondo, egli
non prova mai piacere nel dolore che viviamo, anzi, ci è accanto, ci accompagna e ci
aiuta ad affinare il nostro carattere e a crescere in lui anche passando attraverso
quell’esperienza. C'è un netto contrasto tra l'amore, la misericordia di Dio e la cattiveria
di Satana. Come Giovanni 10:10 ci ricorda, «Il ladro non viene se non per rubare,
ammazzare e distruggere; io [Gesù] sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in
abbondanza». Come Giobbe, possiamo custodire la promessa che, mentre il diavolo
distrugge, Dio restaura.
Domenica 25 dicembre
Evidenza
Con Dio nella tempesta
di Alexandra Yeboah, Ontario, Canada
Giobbe 1:1; 2:3; 5:8; 13:15; Filippesi 3:10; 1 Pietro 4:12-16
A nessuno piace soffrire. Ciò nonostante, la Bibbia parla di mostrare gioia in mezzo alla
disperazione, calma in mezzo al caos e pace nella tempesta. Il libro di Giobbe illustra
questo tema. Giobbe era considerato un uomo giusto, ma la sua storia ci racconta di
sofferenze incalcolabili. Il pensiero comune degli ebrei in quel periodo era che la
sofferenza fosse il risultato dei peccati di una persona. Tuttavia, leggiamo che Giobbe
era «integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male» (Giobbe 1:1). Quindi, contrariamente
alla convinzione popolare dell'epoca, Giobbe non stava soffrendo per i suoi peccati. In
effetti, abbiamo l'impressione che le prove di Giobbe siano qualcosa di cui non
meravigliarsi (Giobbe 2:3; 1 Pietro 4:12-16).
Il libro di Giobbe è diviso in tre parti: 1) il dialogo di Giobbe con i suoi amici, 2) i suoi
discorsi, e 3) l'intervento di Dio. Prima dell'inizio delle sofferenze di Giobbe, però,
incontriamo Satana; si presenta senza invito e sfida Dio a mettere alla prova Giobbe
(Giobbe 1:6).
Satana, il leone ruggente, sin dall’inizio andò a caccia dei primi esseri umani; da allora
la sofferenza è inevitabile e noi credenti, possiamo rispondere a essa come Giobbe fece:
«Ecco, mi uccida pure! Oh, continuerò a sperare» (Giobbe 13:15). In diverse altre
occasioni, Giobbe dichiarò con coraggio che aveva fiducia in Dio. Ved. Giobbe 5:8;
19:25; 23:10-14.
Forse non saremo chiamati a un’esperienza come quella di Giobbe, ma sappiamo che
durante il nostro tempo sulla terra saremo sottoposti a numerose prove. Nei periodi più
difficili, dovremmo ricordare che Dio è con noi, che nella sofferenza siamo collegati più
strettamente al nostro Maestro nella «comunione delle sue sofferenze» (Filippesi 3:10).
In più, essere sottoposti a prove ci rende più umili, perché siamo costretti a ricordare
che non possiamo comprendere le vie di Dio (Giobbe 11:7; Isaia 55:8).
Spesso pensiamo a una prova come a una sosta sulla strada per una destinazione più
grande, ma non ci fermiamo mai a riflettere sulle lezioni che il nostro insegnante divino
sta cercando di instillare in noi. Ricordiamoci che è nei nostri periodi difficili che
abbiamo specialmente bisogno di avere fede nel Dio che si è già dimostrato fedele.
Ricordiamoci anche che ci ha promesso di stare con noi nella tempesta e che quindi ci
darà forza e sostegno.
Rispondi
1. Che cosa possiamo imparare da Giobbe, Paolo e Gesù su come reagire alle sfide della
vita?
2. In che modo Dio ti ha aiutato a superare le prove? Come hai visto la sua fedeltà nella
tua vita?
3. Perché avere fede in Dio è fondamentale per il nostro viaggio di cristiani,
specialmente quando subiamo le tempeste della vita?
Lunedì 26 dicembre
Logos
Una bellissima speranza
di Michelle Solheiro, Edmonton, Alberta, Canada
Giobbe 1:12; Matteo 4:1-11; Romani 5:3---5; 1 Corinzi 2:9; 10:13; 2 Corinzi 4:16-18; Ebrei
4:16; Giacomo 5:11; 1 Pietro 5:8; Apocalisse 21:1-4
Quando pensiamo alla sofferenza, spesso ci ricordiamo di Giobbe. Oggi dedicheremo
del tempo ad approfondire alcune lezioni tratte dal suo libro e confermate da altri testi
biblici, che possono aiutarci nelle nostre lotte quotidiane e nelle difficoltà della vita.
Dio non desidera che soffriamo (Giobbe 1:12; Matteo 4:1-11; 1 Pietro 5:8)
All'inizio, Dio ci creò perché vivessimo con lui, infatti la sofferenza non doveva esistere
nella nostra vita; percepiamo questa verità a tal punto che combattiamo la sofferenza
ogni volta che essa incrocia il nostro cammino e che, non importa quante volte abbiamo
sofferto, non ci abituiamo mai a essa. Lo avevi mai notato?
Una cosa che dobbiamo davvero ricordare quando attraversiamo delle sfide è che la
sofferenza è un risultato del peccato. Dobbiamo anche ricordarci che Dio può servirsi
della nostra sofferenza per sviluppare il nostro carattere e per insegnarci lezioni
preziose. Troppo spesso dimentichiamo chi è il nostro vero nemico. Troppo spesso
Satana ci tenta di incolpare Dio per le sfide che ci troviamo ad affrontare. Tuttavia,
lottiamo davvero con la sofferenza perché non era mai stata intenzione di Dio che
soffrissimo.
1 Pietro 5:8 ci dice che il diavolo «va attorno come un leone ruggente cercando chi
possa divorare, un'immagine appropriata del diavolo che, attraverso la persecuzione,
stava cercando di spaventare i cristiani, e quindi obbligarli all'apostasia» 1.
Il carattere si forma anche attraverso la sofferenza (Romani 5:3-5; 2 Corinzi 4:16-18;
Giacomo 5:11)
Giobbe sviluppò la perseveranza, un tratto caratteriale molto apprezzato in un cristiano.
Immaginiamo Giobbe guardarsi indietro, considerare la sua vita; avrà provato pietà per
se stesso? Credo che egli si prese del tempo per riflettere, per pensare e per imparare le
lezioni che Dio gli stava insegnando.
Con il sostegno di Dio, Giobbe cercò di sviluppare il suo carattere e il risultato fu che,
quando i grandi problemi si presentarono, egli non si rivoltò contro il Signore. In effetti,
quando sua moglie lo incoraggiò a lasciar perdere Dio e morire, la sgridò dicendo:
«Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?»
(Giobbe 2:10).
Visto che Giobbe comprendeva la sofferenza, scelse di ricavare il meglio da una
situazione orribile; scelse, con l'aiuto di Dio, di essere la versione migliore di se stesso,
rendendosi conto che il suo carattere era l'unica cosa che gli era rimasta.
«Pochi uomini sono stati chiamati a dimostrare la loro fede nelle circostanze più
difficili. Ovviamente l'autore dell'epistola [Giacomo] considera Giobbe una persona
storica, non allegorica» 2.
Sta a noi decidere quale sarà il nostro carattere. Dio ci permette di scegliere chi siamo e
come vogliamo presentarci a chi ci sta intorno. La prossima volta che stai lottando con
qualcosa, cerca in preghiera la lezione che Dio ti sta insegnando. Accorgiti di come ti
sta modellando per renderti come un diamante. Un diamante comincia come una roccia
insulsa, ma con il calore e la pressione e attraverso il taglio, un diamante acquisisce un
grande valore. Siamo tutti nel processo di diventare diamanti. Ciò nonostante è proprio
la parte del divenire che odiamo. Cerchiamo di imparare ad amare tutto del viaggio, non
solo la destinazione.
Anche nella sofferenza, Dio ci ama e ha il controllo della situazione (1 Corinzi 10:13;
Ebrei 4:16)
Più di ogni altra cosa, Dio vuole aiutarci quando siamo in crisi. È suo desiderio tenerci
tra le sue braccia d'amore e consolarci quando piangiamo. È suo desiderio che andiamo
da lui cercando aiuto e incoraggiamento. In Ebrei 4:16, Dio ci invita ad accostarci al suo
trono quando abbiamo bisogno.
Quanti re conosci che hanno invitato le persone ad avvicinarsi con coraggio al loro
trono quando richiedevano la loro presenza? Perfino Ester, la moglie di un re, doveva
avere il permesso per avvicinarsi al trono del suo consorte! Dio, nostro Padre, ci dice
che non permetterà che siamo tentati oltre quello che possiamo sopportare e che ci darà
sempre una via per uscirne (1 Corinzi 10:13). Dio non desidera vederci soffrire. Ha la
situazione sotto controllo. Ha un bellissimo piano per dare fine a tutte le sofferenze di
questa vita e per restaurarci al paradiso che esisteva una volta, prima che il peccato
entrasse nel nostro mondo.
1
2
AAVV, The Seventh-day Adventist Bible Commentary, vol. 7, 587
Ibid., vol. 5, 539
Il cielo è alla nostra portata (1 Corinzi 2:9; Apocalisse 21:1-4)
Hai mai comprato qualcosa di così meraviglioso da essere disposto a pagare anche di
più, pur di averlo? È questo che Gesù prova per noi. Ha pagato il prezzo più alto di tutti!
Ha lasciato il cielo ed è venuto sul nostro pianeta di peccato, il tutto per morire della
morte che era destinata a noi, così che noi potessimo vivere!
Considerando tutto ciò che Gesù ha fatto per noi e riflettendo sul fatto che non
potremmo mai ripagarlo, il nostro viaggio in cielo è alla nostra portata. Quando
vedremo Gesù e il luogo che ha preparato per noi, dimenticheremo tutto ciò che
abbiamo attraversato per arrivare lì. Credo che Giobbe comprendesse che questo mondo
non era casa sua, che egli era solo di passaggio.
Il più delle volte, ci concentriamo troppo sulle sfide che affrontiamo qui e non
abbastanza sulla nostra dimora celeste. Come cristiani, abbiamo una speranza
bellissima. Perciò, mettiamo i nostri problemi nella giusta prospettiva; concentriamoci
sulla bellissima casa che sarà nostra con Gesù.
Martedì 27 dicembre
Testimonianza
Il peggio è il meglio
di Brittany Venus Hudson, Brampton, Ontario, Canada
2 Corinzi 5:7
«In ogni epoca i testimoni di Dio hanno esposto se stessi al biasimo e alla persecuzione
per amore della verità. Giuseppe fu diffamato e perseguitato perché fu integro e non si
fece corrompere. Davide, il messaggero scelto da Dio, fu inseguito dai suoi nemici
come se fosse una bestia feroce. Daniele fu gettato in una fossa di leoni perché rimase
fedele al suo patto con Dio. Giobbe fu privato delle sue possessioni terrene, e così
afflitto nel corpo tanto da essere abbandonato da parenti e amici, tuttavia mantenne la
sua integrità. Geremia non poté essere impedito dal riferire quel che Dio gli aveva detto
di comunicare, e la sua testimonianza infuriò a tal punto il re e i principi che lo
gettarono in un pozzo maleodorante. Stefano fu lapidato perché predicò Cristo
crocifisso. Paolo fu imprigionato, frustato, lapidato e alla fine ucciso perché fu un fedele
messaggero di Dio ai Gentili. Giovanni fu esiliato all’isola di Patmos “a motivo della
parola di Dio e della testimonianza di Gesù” (Apocalisse 1:9, versione Luzzi).
Questi esempi di perseveranza umana sono la testimonianza della fedeltà alle promesse
di Dio, della sua eterna presenza e della sua grazia sostenitrice. Essi dimostrano che la
forza della fede vince la forza del mondo. È la fede che ci aiuta a confidare in Dio
nell’ora più oscura, a sentire che, in qualsiasi dura prova e minacciosa tempesta ci
troviamo, il nostro Padre è al timone. Solo l’occhio della fede può farci vedere al di là
delle cose temporali e aiutarci a dare il giusto valore alle ricchezze eterne [...].
In ogni epoca Satana ha perseguitato i figli di Dio. Li ha torturati e messi a morte, ma
nel martirio essi sono diventati dei vincitori. Essi diedero testimonianza del fatto che
Dio è più forte di Satana, gli uomini malvagi possono torturare e uccidere il corpo, ma
non possono toccare la vita che è nascosta con Cristo in Dio, possono incatenare uomini
e donne alle mura di un carcere, ma non possono imprigionare lo spirito.
Attraverso la prova e la persecuzione, la gloria e il carattere di Dio sono rivelati nei suoi
eletti. I credenti in Cristo, odiati e perseguitati dal mondo, sono educati e disciplinati
nella scuola di Cristo. Sulla terra camminano in stretti sentieri e vengono purificati nella
fornace dell’afflizione [...]. Essi, partecipando alle sofferenze di Cristo, possono
guardare alla gloria che li attende oltre l’oscurità, e affermare: “Io stimo che le
sofferenze del tempo presente non siano punto da paragonare con la gloria che ha da
essere manifestata a nostro riguardo” (Romani 8:18, versione Luzzi)»3.
Rispondi
Come essere un testimone nella situazione che stai vivendo attualmente?
Mercoledì 28 dicembre
COME FARE
Fede sotto pressione
di Simone Samuels, Montreal, Canada
Genesi 50:20; Giobbe 1:22; 23:20; Romani 8:18, 28; Filippesi 4:6,7
Il punto di vista è tutto, è la differenza tra la disperazione e la speranza. Riconoscere che
le prove che affrontiamo sulla terra sono transitorie e relative, e che tutte le cose
cooperano per il nostro bene, ci dà motivo per fidarci di Dio. Quello che il diavolo
intende per il male, Dio lo userà per il nostro bene (Genesi 50:20). Il nostro ruolo, come
si vede in Giobbe, è fidarci di lui. Di seguito ci sono alcune strategie per aiutarci a
mantenere il punto di vista giusto.
Ricorda chi è Dio. Ricordati del carattere di Dio; egli viene incolpato spesso di tante
brutte cose, ma cerca di acquistare familiarità con quei versetti che descrivono il suo
carattere amorevole. Giobbe non incolpò Dio per il suo dolore, non incolpò Dio perché
sapeva che la sua malattia e le sue perdite non erano colpa del Signore. Giobbe si fidava
del carattere di Dio e sapeva che quel dolore alla fine sarebbe servito a suo guadagno.
Riposati e rilassati. Quando conosci il carattere di Dio, non c'è bisogno di arrabbiarti o
agitarti. Non c'è bisogno di chiedersi cosa fare, o quanto a lungo dovrai affannarti. Puoi
riposarti e rilassarti alla sua presenza, godendo della pace che va oltre la comprensione
(Filippesi 4:6,7).
Renditi conto e rassegnati. Alla fine del libro di Giobbe, Dio rivela una parte della sua
potenza per ricordare a Giobbe che non conosce tutto, né ha bisogno; tutto ciò che gli
serve è la fede e la fiducia in un Dio potente, affidabile e amorevole. Anche noi
dobbiamo rassegnarci al fatto che non sapremo tutto, che non capiremo mai
completamente gli obiettivi di Dio per quello che lascia accadere. Come disse Socrate,
alla fine l'unica cosa che sappiamo è che non sappiamo niente 4, e ci va bene così, perché
3
4
Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, pp. 361-362
I Know That I Know Nothing, su https://en.wikipedia.org /wiki/I_know_that_ I know_nothing, al 29 settembre 2015
serviamo un Dio che «conosce la strada che io prendo» (Giobbe 23:10). Non c'è bisogno
che sappiamo o comprendiamo perché; probabilmente non riusciremmo a capirlo
neanche se ci fosse spiegato. Dobbiamo solo sapere che Gesù è alla guida; questa verità
dovrebbe essere e deve essere abbastanza perché ci fidiamo di lui.
Rispondi
1. Quali sono alcune qualità del carattere di Dio nelle quali possiamo trovare conforto
quando la nostra fede è sotto pressione?
2. Fai una lista delle tue domande in questo momento; I tuoi interrogativi di oggi, ti
stanno forse impedendo di servire Dio e fidarti di lui? Perché sì o perché no? Ti servono
delle risposte per seguire Dio? Ti ha dato abbastanza motivi per avere fede in lui anche
se non risponde alle tue domande?
Giovedì 29 dicembre
OPINIONE
Resistenza
di Jennifer Alicia Alvarado, Toronto, Ontario, Canada
Romani 8:28
Tutti possono testimoniare che la vita include delle prove, questo perché c'è una guerra
in atto per ogni anima. La bellezza di essere seguaci di Cristo è che abbiamo la garanzia
che c'è un fine più grande per ogni situazione difficile in cui ci troviamo.
Dio diede ad Adamo ed Eva tutto ciò che era buono. Sfortunatamente, quando Adamo e
sua moglie mangiarono il frutto proibito, il peccato entrò nel mondo. Dio non aveva mai
voluto che fossimo separati dal suo amore e dalla sua presenza, né voleva per noi tutta
la distruzione, l'angoscia e la sofferenza che vediamo oggi. Ma Satana era riuscito a
ingannare Eva insinuando che Dio stesse nascondendo qualcosa da loro quando disse,
«No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si
apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male» (Genesi 3:4,5).
Ma la verità è che Dio non rifiuta «di far del bene a quelli che camminano rettamente»
(Salmo 84:11). Ogni parola di Dio è vera, perché «Dio non è un uomo, da poter
mentire» (Numeri 23:19). In effetti, la Bibbia dichiara che non può mentire (Tito 1:2).
Quindi diventa chiaro che tutte le calamità che si sono verificate fin dalla caduta
dell'uomo non sono colpa sua. Invece, Dio è «giusto in tutte le sue vie» (Salmo 145:17)
e ha dato a ognuno di noi la libertà di scelta. Per far sì che quella scelta sia chiara, è
necessario che vediamo gli effetti sia del bene che del male. È per questo che Dio non
fermerà l'opera di Satana. Anche così, è rassicurante sapere che può prendere qualsiasi
situazione problematica e trasformarla in una benedizione se noi, come Giobbe,
resistiamo sino alla fine.
Troviamo una grande speranza nel libro di Giobbe; nonostante le grandi difficoltà che
aveva davanti, egli rimase fedele a Dio. Sapeva che Dio è buono. Capiva che alla fine,
tutte le cose, comprese le avversità e la sofferenza, «cooperano al bene di quelli che
amano Dio» (Romani 8:28).
Rispondi
1. Cosa vuol dire per te sapere che Dio sta aggiustando tutte le cose per il tuo bene?
Questo come ti aiuterà ad affrontare le prove future con fiducia?
2. Come puoi aiutare chi mette in dubbio la bontà di Dio?
Venerdì 30 dicembre
ESPLORAZIONE
Imparare qual è il nostro posto
di Tim Lale, Silver Spring, Maryland, U.S.A.
Giobbe 42:1-6
CONCLUSIONE
Una cosa da portare con noi del libro di Giobbe è che possiamo capire la sofferenza in
questo mondo, ma non semplicemente osservandola e saltando alle conclusioni. La
storia di Giobbe ci rivela cosa era a lui nascosto e risolve il mistero delle forze invisibili
che combattono per e contro di noi. Mostra la cattiveria del maligno, la fedeltà di Dio, il
motivo per cui dobbiamo resistere alla sofferenza e la potenza di Dio che restaura ciò
che era stato danneggiato senza infrangere le sue regole. Conosciamo il nostro ruolo nel
gran conflitto e perciò, con la potenza di Dio, possiamo resistere e prevalere.
PROVA A
− Comporre una canzone dopo aver ascoltato l'intero Messia di Haendel. Anche se
potresti pensare che non puoi aggiungere niente a un tale messaggio su Gesù, prega
di potere scorgere un nuovo aspetto del Salvatore e di riuscire a trasmetterlo nel tuo
canto.
− Dipingere una scena della vita di Giobbe che riassuma al meglio le tue impressioni
visive sulla sua storia. Quale scena cattura la tua immaginazione? Un altro passo da
fare: rivolgiti a un centro stampe e verifica se è possibile stampare il tuo
disegno/quadro con la tecnica grafica del puzzle, per condividerlo in modo originale
con altri.
− Rileggi Giobbe 1 e 2:1-10 mettendo il tuo nome al posto di quello di Giobbe, come
se la storia fosse accaduta proprio a te.
− Visitare qualcuno questa settimana (o appena puoi) che ha attraversato un evento
tragico. Esercitati a non concentrarti sul ruolo del peccato e del gran conflitto nella
tragedia ma, invece, sull'amore e sul sostegno di cui quella persona ha bisogno.
− Componi un breve monologo in cui tenterai di spiegare con tatto la prospettiva
biblica della sofferenza a qualcuno che incolpa Dio per il dolore presente nel
mondo.
CONSULTA
Nathan Brown, I Hope, Signs Publishing, 2014.
Jimmy Phillips, «Coming to Grips with Suffering», Adventist Review, su
http://www.adventistreview.org/2013-1519-p15 al 12 luglio 2013.
Oswald Chambers, «Partake of His Suffering», Relevant, su
http://www.relevantmagazine.com/god/deeper-walk/blog/175-partake-of-his-suffering.