EDUCARE LE COMUNITA’ LOCALI ALLA DOTTINA SOCALE DELLA CHIESA Galtellì 15 marzo 2015 “E’ assolutamente necessario che la DSC venga conosciuta in modo diretto…., creare una sensibilità e mentalità alimentata dottrinalmente che porti alla naturale solidarietà superando gli interessi personali… per trovare soluzioni evangeliche ai problemi sociali della famiglia, ricercando sempre più il rispetto della persona umana nella sua dignità”. (pag. 96 delle Linee Pastorali e Progetto Pastorale per gli anni 2014-2018 della Diocesi di Nuoro) 1 MOMENTO: L’ASCOLTO Cos’è la dottrina sociale della Chiesa? Si intende comunemente per pensiero sociale della Chiesa l'insegnamento specifico che soprattutto i papi hanno emanato con le loro encicliche in materia di etica economica, sociale e politica dal 1891, l'anno della Rerum novarum, a oggi. In realtà, tale insegnamento si esprime anche attraverso documenti che non sono encicliche (per esempio documenti di sinodi, di conferenze episcopali, ecc.), e deve molto al contributo di economisti, politici, filosofi e teologi (è noto che le encicliche sono firmate dai papi, ma essi si avvalgono della collaborazione di specialisti, soprattutto per la redazione di quelle parti che richiedono una competenza scientifica). Le encicliche e altri documenti sono atti del magistero ordinario e quindi, per i credenti cattolici, contengono interpretazioni e orientamenti autorevoli che non possono essere disattesi. Tuttavia non comportano una adesione di fede, perché non si tratta qui di pronunciamenti dogmatici, né i papi intendono impegnare la propria infallibilità in materie come queste, talmente soggette all'incessante evoluzione della società e della storia. Inoltre, attraverso questo insegnamento sociale l'autorità ecclesiastica non dà e non pretende di dare alcuna soluzione tecnica a determinati problemi di tipo economico, sindacale, monetario, amministrativo, politico. Il suo, invece, vuoi essere ed è di fatto, un approccio e un orientamento di tipo etico. L'ottica da cui vede e interpreta le cose è quella dell'uomo illuminato dalla Parola di Dio, sapendo tuttavia che dalla Parola di Dio non si può ricavare direttamente alcun modello di economia o di politica. Papa Francesco ci raccomanda questa attenzione alla dimensione sociale dell’evangelizzazione nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Infatti leggiamo al n. 19-20: “L’evangelizzazione obbedisce al mandato missionario di Gesù:« Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato » (Mt 28,19-20). In questi versetti si presenta il momento in cui il Risorto invia i suoi a predicare il Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo, in modo che la fede in Lui si diffonda in ogni angolo della terra. [...] Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 19-20). In questo uscire, su cui tanto insiste Papa Francesco, si riconosce la dimensione sociale dell’evangelizzazione. Più avanti infatti, nella stessa esortazione apostolica, il Papa afferma: “Ora vorrei condividere le mie preoccupazioni a proposito della dimensione sociale dell’evangelizzazione precisamente perché, se questa dimensione non viene debitamente esplicitata, si corre sempre il rischio di sfigurare il significato autentico e integrale della missione evangelizzatrice” (EG n. 176). Questa dimensione sociale è ampiamente affrontata nella Dottrina Sociale della Chiesa, il cui uso e studio il Papa raccomanda vivamente (EG n. 184). Ci troviamo dunque in linea con questa raccomandazione e anche con le sollecitazione che qui in diocesi abbiamo avuto poco tempo fa (c’è stato un incontro diocesano su questo tema con Mons. Longoni il 22 febbraio scorso). Il presupposto su cui si basa la DSC si trovano nella dignità della persona umana. La dignità della persona umana trova il suo fondamento sia nella creazione dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio, sia nella scelta di Dio di farsi uomo. L’essere umano è nobilitato nella sua interezza e non esiste un dualismo tra spirito e carne, una separazione tra le realtà spirituali e quelle del mondo. Così, fin dalle origini, i cristiani si sono interrogati sulle implicazioni e le esigenze concrete della loro fede, anche a livello sociale. Già nel Vangelo Gesù ci ricorda che i poveri saranno sempre con noi, che verremo giudicati in base a come avremo vissuto l’amore verso Dio e verso il prossimo. Possiamo ricordare quanto raccontato da Paolo nelle sue lettere e riportato anche negli Atti degli apostoli quando i discepoli, in seguito a una grave carestia scoppiata sotto l’impero di Claudio, decisero di fare una colletta in soccorso ai fratelli della Giudea (Att 11, 27-30). Così tutta la storia della Chiesa è una storia di grande umanità dove c’è sempre attenzione all’altro. La DSC nasce nel contesto storico del XIX secolo in cui profondi sconvolgimenti hanno attraversato l’Europa (la rivoluzione industriale, la separazione del lavoro dalla famiglia, la lotta di classe, il liberismo, le nuove teorie del marxismo e del socialismo, ecc.). Tutto questo ha suscitato una profonda riflessione sulla presenza del cristiano nel sociale che ritroviamo nei documenti della dottrina sociale della Chiesa. Le principali tappe della DSC L'insegnamento sociale della Chiesa non è un sistema concluso di idee e di norme. Non è stato definito una volta per tutte. È stato formulato in modo progressivo, in funzione anche di circostanze storiche e di urgenze sociali. A riprova, basti dare un'occhiata ai diversi modi con cui il magistero si è espresso negli ultimi centocinquant'anni. La Rerum novarum (1891) di Leone XIII è la prima enciclica sociale in senso moderno. In essa il Papa affronta i temi del lavoro e del salario, delle nuove ideologie, della proprietà privata e dei ruoli dello Stato, del diritto di associazione dei lavoratori e dei diritti della famiglia. La RN ha avuto il merito, tra l'altro, di impostare la DSC nel suo complesso, dando forma architettonica ai suoi principi fondamentali, che sono tutti presenti anche se non esplicitamente espressi. La Quadragesimo Anno di Pio XI (1931) fu scritta, come dice il titolo, in occasione dei quarant’anni della RN. Questa enciclica apporta numerosi contributi di novità al quadro già tracciato da Leone XIII. Sottolinea come la rivoluzione industriale sia ormai una dimensione "plenaria" in quanto sta investendo l'umanità intera, enuncia e sviluppa (n. 80) il fondamentale principio di sussidiarietà, aggiorna i giudizi di Leone XIII sul lavoro, la proprietà, l'ideologia socialista (Pio XI aveva davanti il comunismo sovietico che Leone XIII non conosceva e aveva assistito alla crisi finanziaria del 1929). Pur non avendo scritto nessuna enciclica sociale, Pio XII è intervenuto spesso su questioni sociali nei suoi Radiomessaggi. Egli affrontò i temi della collaborazione internazionale e della pace durante e dopo la seconda guerra mondiale, dettò le linee di una democrazia rinnovata dopo i totalitarismi distinguendo tra popolo e massa, si pronunciò sulla destinazione universale dei beni e sulle questioni relative al diritto e precisò le funzioni dello Stato in economia. La Mater et Magistra (1961) e la Pacem in terris (1963) di Giovanni XXIII costituiscono una nuova tappa fondamentale. Ai laici si assegna un nuovo ruolo, attivo, autonomo e propositivo, si specifica la metodologia della DSC secondo il metodo “vedere, giudicare, agire", viene proposta la distinzione tra ideologie e movimenti storici, vengono affrontati in grande stile i problemi emergenti: la socializzazione, il colonialismo, lo sviluppo dei popoli, si parla di “bene comune universale” e si chiede la nascita di una “autorità politica mondiale". La Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II Gaudium et Spes è molto più che un'enciclica sociale, è la carta dei nuovi rapporti tra Chiesa e mondo nell'ottica del rinnovamento pastorale del concilio. Ma la sua importanza per la DSC è fondamentale in quanto elabora un concetto di sviluppo in termini pienamente umanistici. Nel 1967, dopo due anni dalla conclusione dei Concilio, Paolo VI emanava la Populorum Progressio. In essa si riconosceva che la questione sociale era ormai diventata mondiale. La chiave di volta per guidare lo sviluppo del pianeta diventa la globalità, le iniziative individuali non bastano più, ci vuole una visione di insieme di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali, spirituali. Necessita una azione concreta e solidale, una collaborazione internazionale a vocazione planetari. A ottant’anni dalla RN, e precisamente nel 1971 Paolo VI emanava l’enciclica Octogesima adveniens. Vi vengono analizzate questioni nuove come le Comunicazioni sociali, il ruolo della donna, il degrado ecologico, l'urbanesimo, le discriminazioni. Si condannano le chiusure particolaristiche come il nazionalismo e la non accoglienza degli immigrati e si chiede che l'urto tra il vecchio e il nuovo, tra società industriale e civiltà tradizionale non avvenga in modo traumatico. Si conducono anche profonde analisi sul tema delle utopie, allora tanto in voga, e delle ideologie. Arriviamo quindi alle encicliche sociali di Giovanni Paolo II. La Laborem exercens, affrontava nel 1981 il tema centrale del lavoro umano inteso come la chiave fondamentale della questione sociale, affrontava il tema del rapporto tra famiglia e lavoro e introduceva distinzioni concettuali fondamentali da allora rimaste come patrimonio irrinunciabile: lavoro soggettivo e lavoro oggettivo, datore di lavoro diretto e indiretto. La Sollicitudo rei socialis (1987) nasce per commemorare il ventesimo anniversario della Populorum Progressio. E' pervasa da un senso di sconfitta davanti al fallimento delle speranze di venti anni prima. Il divario tra ricchi e poveri è aumentato e il quadro si è reso più complesso. C'è ormai un sottosviluppo anche nei paesi del supersviluppo, come esistono nei paesi poveri sacche di ricchezza oligarchica che suscitano scandalo. L’enciclica elabora la categoria teologica delle "strutture di peccato". La SRS è inoltre importantissima perché nei famosi paragrafi 3 e 41 stabilisce con grande chiarezza cosa sia la DSC. La Centesimus Annus è la grande enciclica del terzo millennio. Essa, dopo i grandi fatti del 1989, pone al centro della questione sociale il problema di Dio e chiede un impegno di tutti per un nuovo modello di sviluppo fondato sulla trascendente dignità della persona umana. Il crollo dei regimi comunisti ha riproposto anche all'Occidente il monito che una società atea è destinata a non rispettare i diritti umani e quindi ad essere prima o dopo travolta. Per questo la società occidentale e il suo sistema socio economico non possono dire di essere i vincitori del confronto, anzi c'è il pericolo che dopo l'89 si diffonda nell'Occidente una cultura neocapitalistica radicale assai negativa. Il Papa affronta quindi i temi della democrazia relativista nell'Occidente, della crisi dello Stato assistenziale, della cultura della nazione, dello sviluppo della società civile, del consumismo e della necessità di stili di vita nuovi, delle nuove forme di alienazione, alienazione che consiste soprattutto nell'allontanamento da Dio. Considera il profitto un valido sintomo del benessere dell’azienda ma non l’unico, chiede che si lotti per una vera ecologia umana, a cominciare dalla famiglia, desidera che l'uomo non sia schiacciato tra il mercato e lo Stato, sostiene che la maggiore risorsa per l'uomo è l’uomo stesso. Benedetto XVI, Caritas in veritate, 2009 Queste sono le principali encicliche sociali, ma non andrebbe dimenticato che ci sono spunti molto importanti di dottrina sociale in altri documenti, quali le esortazioni apostoliche postsinodali sulla famiglia, sulla vita, sull’educazione e la scuola, sulla pace… Possiamo citare ben 22 testi. • Leone XIII, Rerum novarum, 1891 • Sacra Congregazione del Concilio, Lettera a Mons. Liénart, 1929 • Pio XI, Quadragesimo anno, 1931 • Pio XI, Mit brennender Sorge, 1937 • Pio XI, Divini Redemptoris, 1937 • Pio XII, Radio-message, 1941 • Giovanni XXIII, Mater et magistra, 1961 • Giovanni XXIII, Pacem in terris, 1963 • Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 1965 • Concilio Vaticano II, Dignitatis humanae, 1965 • Paolo VI, Populorum progressio, 1967 • Paolo VI, Octogesima adveniens, 1971 • Sinodo dei Vescovi, Justitia in mundo, 1971 • Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 1979 • Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, 1980 • Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 1981 • Giovanni Paolo II, Messagio alla Conferenza Internazionale del Lavoro, 1982 • Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 1987 • Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 1991 • Benedetto XVI, Deus caritas est, 2005 • Benedetto XVI, Caritas in veritate, 2009 • Francesco, Evangelii Gaudium, 2013 I principi fondamentali In estrema sintesi si possono indicare i principi fondamentali della DSC, le colonne portanti della sua visione della persona e della società che sono complementari e devono essere necessariamente compresenti e collegati in una coerenza reciproca. a - Principio del primato della persona umana La persona umana è il principio, il soggetto e il fine della società. Da essa scaturisce la socialità in quanto è originariamente sociale e bisognosa di socialità. La società non può costruirsi contro la persona ma tramite di essa, valorizzandone la partecipazione e le capacità. Fine della società è aiutare la persona a crescere come tale, la società è luogo di umanizzazione. Il potere - ogni potere - è a servizio della persona e del bene comune, ha quindi sempre e solo un valore strumentale. Per tutto ciò la politica ha legami strutturali e irrinunciabili con la morale. Una società che non rispettasse la “trascendente dignità della persona umana” si trasformerebbe presto in totalitarismo. Solo su tale dignità si possono fondare i diritti dell’uomo, a cominciare da quello della vita e della libertà religiosa. b - Principio di solidarietà Solidarietà è sentirsi tutti responsabili di tutti. La solidarietà non è un vago sentimento pietistico per i poveri, ma è l’impegno perseverante di lottare per il bene di tutti. La solidarietà va quindi organizzata, deve tener conto della carità e della giustizia, deve rispettare il principio di sussidiarietà per non scadere in assistenzialismo. Solidarietà vuol dire attenzione agli ultimi, preminenza del lavoro sul capitale, programmazione di uno sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, superamento delle logiche particolaristiche e di chiusura, nuova etica mondiale. c - Principio di sussidiarietà Il principio di sussidiarietà afferma che quanto una persona o un gruppo sociale può fare da sé non dovrebbe essere assunto da istituzioni pubbliche o dallo Stato; si esige però che lo Stato e l’Ente sociale intermedio offra alla persona o al gruppo inferiore i mezzi necessari per adempiere alle loro funzioni. Lo Stato non deve assorbire in sé o mortificare le energie e fiaccare le responsabilità delle famiglie, dei corpi intermedi, delle imprese... La persona, la famiglia e la società vengono prima dello Stato e hanno diritti e doveri propri. d - Principio del bene comune Lo scopo della società è il bene comune ossia quella situazione in cui ogni uomo possa diventare più uomo. Questo comporta una visione globale delle problematiche sociali: la giustizia non deve andare a discapito della libertà, lo sviluppo a discapito della giustizia o della salvaguardia del creato, la pace e l’ordine a scapito della libertà dei popoli e della autodeterminazione. Il bene comune è la buona vita dell’intera comunità politica, è il bene di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Il principio del bene comune significa che si lotti contro i monopoli, che si trovino strade per funzionalizzare socialmente la propria vita privata, che si promuovano forme di collaborazione, che si lavori per una democrazia riempita di contenuti, non solo formale ma pienamente umanistica. e - Principio di partecipazione La libertà va intesa in modo propositivo, come adesione e progetto, come partecipazione. Ciò implica una valorizzazione della società civile e la creazione di sistemi politici aperti al basso, trasparenti. Richiede di superare i vari individualismi e privatismi per favorire la collaborazione e il dialogo, l’apertura comunitaria. Il raggiungimento del bene comune, lo sviluppo, la costruzione della democrazia autentica devono essere perseguiti con la partecipazione degli interessati. La partecipazione è un diritto delle persone e dei popoli. f - Destinazione universale dei beni e funzione sociale della proprietà privata I beni del creato sono destinati a tutti. Non solo quelli materiali ma anche quelli immateriali come le conoscenze, le tecnologie, la cultura, l’arte sono beni destinati a tutti. La proprietà privata è un diritto naturale ma subordinato a quello della destinazione universale dei beni. La proprietà privata è uno dei mezzi per assicurare la destinazione universale dei beni, quando ne costituisse un impedimento dovrebbe esserne rivista la modalità in quanto la proprietà privata ha anche una funzione sociale. g - Scelta preferenziale per i poveri Non è una scelta esclusiva da parte della Chiesa, né è contraria ad altri. Certo che, fin dalla Rerum Novarum, la DSC dice che i ricchi e i potenti sanno proteggersi da soli. Sono i poveri, tutti i poveri in qualsiasi forma vivano la loro povertà e debolezza, che vanno sostenuti. La dottrina sociale della chiesa e la famiglia: famiglia cellula vitale per la chiesa e la società La Dottrina Sociale della Chiesa e la Famiglia Nel lungo sviluppo del magistero sociale, il tema della famiglia viene affrontato assai spesso a partire dalla base economica della vita di ogni famiglia e dalla sua importanza come comunità di solidarietà all’interno della società. Il Consiglio Episcopale Permanente, nell’imminenza del Sinodo, ha scritto: “Parliamo della famiglia perché ci sta a cuore l’uomo e la società, convinti come siamo che la famiglia è un bene di ciascuno e di tutti, del Paese nel suo insieme e per essa non ci stanchiamo di investire persone ed energie”. La Chiesa continua a dirci che crede nella famiglia come risorsa e non soltanto come problema. La famiglia, non quella ideale ma le nostre famiglie concrete, è la più grande ricchezza per la crescita della persona, per lo sviluppo della società e per la missione della chiesa. Come ci hanno ricordato i padri sinodali la famiglia è scuola di umanità, socialità, ecclesialità e santità. Non prenderemo in esame un documento in particolare anche perché i documenti del magistero sulla famiglia sono tantissimi, come di seguito riportiamo. Già il Concilio di Firenze del 1439 aveva scritto il “Decretum pro Armenis” . Poi a seguire: Concilio di Trento Decreto Tametsi, 1563 Concilio Vaticano II Lumen Gentium, 1964; nn. 11, 12, 35 Gaudium et spes, 1965; nn. 46-52, 93 Apostolicam Actuositatem, 1966; n. 11 Gravissimum Educationis, 1965; n. 3 Codice di diritto canonico 1983: can. 834–849, 1055–1165 MAGISTERO PONTIFICIO Leone XIII : Arcanum Divinae, 1880 Pio XI: Casti Connubii, 1930 Pio XII : Messaggio ai partecipanti al Convegno internazionale sulla Famiglia, 1958 Giovanni XXIII :Mater et Magistra, 1961; nn. 32, 33, 144, 173, 180, 182, 229 Paolo VI Humanae vitae, 1968 Discorso al Movimento «Equipes Notre-Dame», 1970 Discorso al Pellegrinaggio delle «Equipes Notre-Dame», 1976 Giovanni Paolo II Familiaris consortio, 1981 Mulieris dignitatem, 1988 Gratissimam sane, 1994 Ad paucos dies, 1994 Evangelium Vitae, 1995 A ciascuna di voi, 1995 Benedetto XVI Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 2003 Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, 2004 Ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio consiglio per la Famiglia, 2006 Ai partecipanti dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia sul tema: “I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia”, 2008 Chiarificazione sull’aborto procurato, 2009 Nota sulla banalizzazione della sessualità. A proposito di alcune letture di “Luce del Mondo”, 2010 Ai partecipanti alla XIX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 2010 Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 2011 Assemblea dei Vescovi italiani Educare all’amore (appello della cei) 20.1.1967. Il divorzio in Italia (nota dell’episcopato) 15.4.1967. Matrimonio e famiglia oggi in Italia (documento pastorale dell’episcopato) 15.11.1969. Il divorzio in Italia (dichiarazione dell’episcopato) 15.11.1969. I matrimoni misti (norme esecutive della cei) 25.9.1970. L’unità della famiglia (dichiarazione della VII assemblea generale) 14.11.1970. La consultazione del referendum (messaggio dell’XI assemblea generale) 7.6.1974. Comunicato stampa (XI assemblea generale) 8.6.1974. Evangelizzazione e sacramento del matrimonio (documento pastorale dell’ episcopato) 20.6.1975. L’impegno per l’evangelizzazione del sacramento del matrimonio(deliberazioni conclusive della XII assemblea generale) 20.6.1975. Sul disegno di legge per la legalizzazione dell’aborto(messaggio dei vescovi alle comunità cattoliche d’italia) 13.5.1977. Appello contro la legalizzazione dell’aborto (messaggio dei vescovi italiani ai senatori della repubblica italiana) 13.5.1977. Dopo la legge sull’aborto(dichiarazione dell’episcopato) 9.6.1978. Comunicato finale (XVII assemblea generale) 31.5.1980. Alle famiglie d’Italia (messaggio dell’episcopato) 31.5.1980. Comunione e comunità: II. Comunione e comunità nella Chiesa domestica (documento pastorale dell’episcopato) 1.10.1981. Evangelizzazione e cultura della vita umana (documento pastorale dell’episcopato) 8.12.1989. Decreto generale sul matrimonio canonico (decreto generale della cei) 5.11.1990. Alle famiglie cristiane (messaggio dei vescovi italiani) 22.5.1993. Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia (conferenza episcopale italiana) 25.7.1993. Per un indirizzo pastorale dei matrimoni misti (testo comune cei e valdesi-metodisti) 16.6.1997. I matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti (testo applicativo del testo comune) 25.8.2000. Rito del Matrimonio (conferenza episcopale italiana) 4.10.2004. Commissioni Episcopali Matrimoni misti (indicazioni pastorali della commissione episcopale per l’ecumenismo) 20.6.1972. La pastorale dei divorziati risposati e di quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari o difficili (nota pastorale della commissione episcopale per la dottrina della fede, la catechesi e la cultura e della commissione episcopale per la famiglia) 26.4.1979. Da adulti per la vita (messaggio della commissione episcopale per la famiglia) 16.12.1983. La vita che nasce riconcilia con la vita (messaggio della commissione episcopale per la famiglia) 31.1.1985. Quale pace se non salviamo ogni vita? (messaggio della commissione episcopale per il laicato e la famiglia) 11.11.1986. “Benedetto il frutto del tuo seno” (messaggio della commissione episcopale per il laicato e la famiglia) 30.11.1987. Solidali con la vita per il futuro dell’uomo (nota informativa della commissione episcopale per il laicato e la famiglia) 9.11.1988. Conferenza Episcopale Italiana Documento pastorale Matrimonio e famiglia oggi in Italia, Roma, 15 novembre 1969: Documento pastorale Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio, Roma, 20 giugno 1975: Deliberazioni conclusive della XII assemblea generale: L’impegno della Chiesa in Italia per l’evangelizzazione del sacramento del Matrimonio, Roma, 20 giugno 1975: Documento pastorale Comunione e comunità: II. Comunione e comunità nella Chiesa domestica, Roma, 1 Ottobre 1981. Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia. Annunciare, celebrare, servire il “Vangelo della famiglia”, 25 luglio 1993 Fondazione di religione Orientamenti Pastorali per la preparazione al matrimonio e alla famiglia 22 ottobre 2012 Consiglio Permanente della Cei Il diritto a nascere (documento del consiglio permanente) 11.1.1972. Di fronte al referendum (notificazione del consiglio permanente) 21.2.1974. Aborto e legge di aborto (nota pastorale consiglio permanente) 6.2.1975; (comunicato) 7.2.1975; (nota esplicativa) 27.2.1975. Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente (istruzione pastorale del consiglio permanente) 8.12.1978. Per una cultura della vita (messaggio del consiglio permanente) 17.3.1981. L’aborto e l’eutanasia sono cultura di morte (nota pastorale del consiglio permanente) 26.10.1985. Insegnamento della religione cattolica e valore della vita umana (nota pastorale del consiglio permanente) 17.1.1986. Ogni vita chiede amore (messaggio del consiglio permanente) 21.1.1986. Quale pace se non salviamo ogni vita? (messaggio del consiglio permanente) 19.1.1987. “Benedetto il frutto del tuo seno” (messaggio del consiglio permanente) 11.1.1988. Solidali con la vita per il futuro dell’uomo (messaggio del consiglio permanente) 19.1.1989. Amore per la vita, scelta di libertà (messaggio del consiglio permanente) 1.11.1990. A riguardo della famiglia sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto (nota del consiglio permanente) 28.3.2007. Presidenza della Cei Il matrimonio cristiano (nota del consiglio di presidenza) 19.4.1966. L’enciclica “ Humanae vitae” (notificazione e comunicato del consiglio di presidenza) 10.9.1968. Dopo il referendum (comunicato della presidenza)14.5.1974. Sulla dichiarazione “ Persona Humana” (comunicato della presienza) 21.1.1976. Riflessioni e risposte dopo la legalizzazione dell’aborto.(notificazione della presidenza) 1.7.1978. IL referendum sull’aborto (comunicato della presidenza) 11.2.1981. Il rispetto della vita umana nascente e dignità della procreazione (nota della presidenza) 11.3.1987. La famiglia dei migranti e il nostro impegno pastorale (messaggio del presidente della Cei) 30.9.1987. Regolamento dell’Ufficio e della Consulta nazionali per la pastorale della famiglia (presidenza della cei9 21.9.1992. Istruttorie matrimoniali e autocertificazione (nota della presidenza della Cei) 15.5.1999. Istruttoria dei matrimoni concordatari (nota della presidenza della Cei) 29.3.2001. Risvolti canonici riguardanti i casi di transessualismo (notificazione della presidenza della cei) 21.1.2003. I matrimoni tra cattolici e musulmani (indicazioni della presidenza della cei) 29.4.2005. Santa Sede CONCILIO VATICANO II, Dignità del Matrimonio e della famiglia e sua valorizzazione, nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes (7 dicembre 1965). PAOLO VI, Lettera enciclica Humanae vitae, 25 luglio 1968: AAS 60(1968),481-503. GIOVANNI PAOLO II, Uomo e donna li creò. Catechesi sull’amore umano, LEV, Città del Vaticano 1985. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-sinodale Familiaris consortio 22 novembre 1981: AAS 73(1981), 81-191. GIOVANNI PAOLO II, Discorsi ai partecipanti alle Assemblee plenarie del Pontificio Consiglio per la famiglia 1983-1999 CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA (ED.), Enchiridion della famiglia. Documenti magisteriali pastorali su famiglia e vita 1965-1999, SANTA SEDE, Carta dei diritti della Famiglia, 22 ottobre 1983: CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA n. 1534. 1535. 1666 GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle famiglie Gratissimam sane, 2 febbraio 1994: GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium vitae sul valore e l’inviolabilità della vita umana, 25 marzo 1995: GIOVANNI PAOLO II, Discorso per l’incontro con le Famiglie, Roma 20 ottobre 2001. Catechismo della Chiesa cattolica, 1992; nn. 1601–1666, 1691–1698, 2331–2359, 2514– 2533, 2360–2400 Congregazione per la Dottrina della Fede Persona humana, 1975 Donum Vitae, 1987 Annus Internationalis, 1994 Istruzione Dignitas Personae su alcune questioni di bioetica, 2008 Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi: Dichiarazione sul Canone 915 del CIC (2000) INCONTRI MONDIALI DELLE FAMIGLIE Roma, 1994 Rio, 1997 Roma, 2000 Manila, 2003 Valencia, 2006 Mexico, 2009 Milano, 2012 Philadelphia 2015 Congresso Teologico pastorale Discorsi del Santo Padre Pontificio Consiglio per la Famiglia Carta dei diritti della Famiglia, 1983 Al servizio della vita, 1992 La Chiesa e l’anno internazionale della famiglia, 1993 Evoluzioni demografiche: dimensioni etiche e pastorali, 1994 Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia, 1995 Preparazione al sacramento del matrimonio, 1996 Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale, 1997 ALTRI DOCUMENTI DEL PCF Lo sfruttamento sessuale dei bambini, 1992 Metodi naturali per la regolazione della fertilità, 1992 I diritti della famiglia e i mezzi di comunicazione, 1993 I diritti della famiglia alle soglie del III millennio, 1993 Gli Istituti per la famiglia e per la bioetica, 1993 XXV anniversario dell'Humanae Vitae, 1993 I diritti e la cura degli anziani, 1993 Famiglia e adozione, 1994 La famiglia e la Conferenza del Cairo, 1994 Matrimoni e famiglia nel mondo, 1994 La chiesa domestica sia il santuario della vita, 1995 La famiglia e l'economia nel futuro della società, 1996 Preparazione al matrimonio, 1996 La dignità della famiglia e la vita nella politica americana, 1996 Famiglia e demografia in Europa, 1996 La famiglia, dono e impegno, 1996 Liberalizzazione della droga?, 1997 La pastorale dei divorziati risposati, 1997 Famiglie di bambini con alterazioni cerebrali, 1997 La famiglia - Rio de Janeiro, 1997 Dichiarazione sulla diminuzione della fecondità nel mondo, 1998 Diritti dell'uomo e diritti della famiglia, 1998 La famiglia e la vita, a 50 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, 1999 La famiglia e la vita, a 50 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, 1999 Famiglia e vita in Europa oggi, 1999 Famiglia e diritti umani, 1998 Dichiarazione sulla risoluzione del Parlamento Europeo, che equipara la famiglia alle “unioni di fatto”, comprese quelle omosessuali, 2000 Famiglia, matrimonio e “unioni di fatto”, 2000 Clonazione: scomparse della genitorialità e negazione della famiglia, 2003 I valori della famiglia e il cosiddetto “sesso sicuro”, 2003 Nel 2004 il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha curato il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa per raccogliere e sistematizzare il magistero cattolico sulla dottrina sociale. Il Compendio è stato definito «un libro che dovrebbe stare nelle nostre case accanto alla Bibbia, perché se questa contiene la Parola, la dottrina sociale della Chiesa contiene la Parola vissuta e da vivere». Il capitolo V è dedicato a: LA FAMIGLIA CELLULA VITALE DELLA SOCIETÀ : I. LA FAMIGLIA PRIMA SOCIETÀ NATURALE a) L'importanza della famiglia per la persona b) L'importanza della famiglia per la società II. IL MATRIMONIO FONDAMENTO DELLA FAMIGLIA a) Il valore del matrimonio b) Il sacramento del matrimonio III. LA SOGGETTIVITÀ SOCIALE DELLA FAMIGLIA a) L'amore e la formazione di una comunità di persone b) La famiglia è il santuario della vita c) Il compito educativo d) Dignità e diritti dei bambini IV. LA FAMIGLIA PROTAGONISTA DELLA VITA SOCIALE a) Solidarietà familiare b) Famiglia, vita economica e lavoro V. LA SOCIETÀ A SERVIZIO DELLA FAMIGLIA. La Familiaris Consortio, esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sui compiti della famiglia cristiana, al nr.42 dice: “Poiché il Creatore di tutte le cose ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell'umana società», la famiglia è divenuta la «prima e vitale cellula della società» («Apostolicam Actuositatem», 11). La famiglia possiede vincoli vitali e organici con la società, perché ne costituisce il fondamento e l'alimento continuo mediante il suo compito di servizio alla vita: dalla famiglia infatti nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l'anima della vita e dello sviluppo della società stessa. Così in forza della sua natura e vocazione, lungi dal rinchiudersi in se stessa, la famiglia si apre alle altre famiglie e alla società, assumendo il suo compito sociale”. Papa Francesco, ai cattolici partecipanti alla 47 settimana sociale scriveva: “per la comunità cristiana la famiglia è ben più che “tema”: è vita, è tessuto quotidiano, è cammino di generazioni che si trasmettono la fede insieme con l’amore e con i valori morali fondamentali, è solidarietà concreta, fatica, pazienza, e anche progetto,, speranza, futuro. Tutto questo, che la comunità cristiana vive nella luce della fede, della speranza e della carità, non è mai tenuto per sé, ma diventa ogni giorno lievito nella pasta dell’intera società,per il suo maggior bene comune. “ Dire bene della famiglia è dire bene comune. Come ha detto Mons Miglio nel discorso di apertura della 47 settimana sociale dei cattolici a Torino, “solo una famiglia libera e consapevole apre la strada a una società più giusta e più umana e quindi prepara la strada al bene comune. Famiglia libera e consapevole fondata sul matrimonio tra uomo e donna e aperta alla vita. Questa fecondità di amore e di nuove vite è la sorgente di tutte le altre, anche sociali e culturali a cui è chiamata ogni coppia nella diversità delle epoche e delle culture.” “Come Chiesa – ha detto Papa Francesco nel suo Discorso al Bundenstag a Berlino il 22 settembre 2011- offriamo una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, inoltre, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella costituzione della Repubblica Italiana. Infine, vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un’economia a misura di uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta. Le conseguenze, positive o negative, delle scelte di carattere culturale, anzitutto, e politico riguardanti la famiglia toccano i diversi ambiti della vita di una società e di un Paese: dal problema demografico – che è grave per tutto il continente europeo e in modo particolare per l’Italia – alle altre questioni relative al lavoro e all’economia in generale, alla crescita dei figli, fino a quelle che riguardano la stessa visione antropologica che è alla base della nostra civiltà (cfr BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, 44). Queste riflessioni non interessano solamente i credenti ma tutte le persone di buona volontà, tutti coloro che hanno a cuore il bene comune del paese, proprio come avviene per i problemi dell’ecologia ambientale, che può molto aiutare a comprendere quelli dell’“ecologia umana” . La famiglia è scuola privilegiata di generosità, di condivisione, di responsabilità, scuola che educa a superare una certa mentalità individualistica che si è fatta strada nelle nostre società. Sostenere e promuovere le famiglie, valorizzandone il ruolo fondamentale e centrale, è operare per uno sviluppo equo e solidale.” Crediamo che la dottrina sociale della Chiesa valorizzi tutte le “competenze nascoste” della famiglia: i benefici di una educazione che permette di formare adulti responsabili, capaci di stringere legami, di dare il meglio di sé nella vita personale e professionale, e quelli derivanti dalla creazione di reti molteplici tramite le quali la solidarietà prende forma. Il ruolo sociale della famiglia va riscoperto e sostenuto, così da essere assunto sia dagli uomini che dalle donne. Il magistero sociale della Chiesa mira a favorire migliori condizioni di vita per le famiglie povere, perché ai lavoratori venga corrisposta una retribuzione che consenta loro un tenore di vita veramente umano per far fronte dignitosamente alle loro responsabilità familiari, che le donne non siano obbligate a scegliere tra lavoro e famiglia, che ci sia una conciliazione tra lavoro e famiglia, un tempo di riposo, una vera politica familiare e chiede allo Stato di sostenere il matrimonio e la famiglia. La Chiesa è attenta a proteggere le famiglie dall’intrusione dello Stato nell’intimità coniugale e oppone la responsabilità dei coniugi a quella dello Stato.( Vedi Humae Vitae di Paolo Vi) La Gaudium et Spes ci ricorda «i coniugi sappiano di essere cooperatori dell’amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla» (GS, n. 50) 2 MOMENTO: LO SGUARDO SU CRISTO La famiglia risorsa senza confini : Famiglia e scuola Viviamo un momento particolarmente difficile nell’ambito della scuola. Basta leggere i giornali locali per vedere quello che sta succedendo in Sardegna e non solo. Abbiamo una forte dispersione scolastica, si stanno chiudendo tante scuole nei vari paesi per mancanza di alunni, cioè di figli. Si sta cercando di introdurre all’insaputa dei genitori la teoria del gender, per educare, si fa per dire, i nostri figli all’accettazione del diverso, solo che in realtà si sta cercando di misconoscere il carattere sessuale di ciascuno di noi. La scuola ha perso di mira il suo compito educativo e purtroppo lo Stato non ha investito abbastanza nella Scuola e di ciò ne vediamo tutte le conseguenze. Ora le ultime notizie ci dicono che il consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge sulla scuola e la discussione passa ora al Parlamento. Su questo disegno ci sono diverse valutazioni su cui noi ora non ci soffermeremo. Comunque se è vero che ci sono tante criticità, è anche vero che esistono tante scuole di eccellenza, dove si è raggiunto un buon equilibrio e capacità di collaborazione tra gli operatori della scuola e le famiglie. E il motivo appunto va cercato nella capacità che tali scuole hanno di interagire con il territorio, nella capacità che le famiglie hanno di interessarsi della scuola dei loro figli. Ricordiamo qual è il compito della scuola: è trasmettere il patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente, far acquisire le competenze per costruire il futuro, concorrere, mediante lo studio e la formazione di una coscienza critica, alla formazione del cittadino e alla crescita del senso del bene comune. Dunque gli alunni oltre ad acquisire competenze e abilità devono imparare a diventare persone, formarsi cioè una coscienza critica che gli consenta di fare consapevolmente le scelte importanti della vita. Cultura o competenze? la forte domanda di capacità professionali e i rapidi cambiamenti economici e produttivi inducono spesso a promuovere una scuola più efficiente nel dare istruzioni sul "come fare" che sul senso delle scelte di vita e sul "chi essere". Di conseguenza, anche il docente tende a essere considerato non tanto un maestro di cultura e di vita, quanto un trasmettitore di nozioni e di competenze e un facilitatore dell’apprendimento. Di questo la comunità cristiana ne è consapevole e vuole intensificare la collaborazione permanente con le istituzioni scolastiche attraverso i cristiani che vi operano, le associazioni di genitori, studenti e docenti, i movimenti ecclesiali, mettendo in atto un'adeguata ed efficace pastorale della scuola e dell'educazione. Occorre investire in una scuola che promuova, anzitutto, una cultura umanistica e sapienziale, abilitando gli studenti ad affrontare tutte le sfide del nostro tempo, non solo quelle tecniche. Così la scuola mantiene aperto il dialogo con gli altri soggetti educativi - in primo luogo la famiglia - con i quali è chiamata a perseguire obiettivi convergenti. Il carattere pubblico non ne pregiudica l'apertura alla trascendenza e non impone una neutralità rispetto a quei valori morali indispensabili per la formazione della persona e per la realizzazione del bene comune. La famiglia risorsa senza confini : Famiglia e fisco Sentiamo cosa ha detto Papa Francesco nel messaggio d'apertura del Festival della Famiglia di Riva del Garda, organizzato il 5 dicembre del 2015 dalla Provincia Autonoma di Trento in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche della famiglia e della Presidenza del Consiglio dei ministri: «La famiglia ha una missione che le è propria, al servizio dei suoi membri, del proprio sviluppo, della vita; ha dei diritti e dunque ha bisogno di sostegni e garanzie per poterli esercitare. D’altra parte, la famiglia ha anche dei doveri verso la società, deve cioè offrire la sua collaborazione al servizio della comunità. E’ questo un ambito privilegiato in cui praticare armonicamente la solidarietà e la sussidiarietà, vale a dire una sinergia tra pubblico e privato, tra imprese e famiglie. Proprio per l’impegno e la responsabilità che richiedono la messa al mondo e l’educazione dei figli, le famiglie necessitano di un aiuto appropriato da parte delle agenzie pubbliche e delle aziende, in un’ottica di mutua collaborazione. Il preoccupante andamento demografico richiede, da parte di tutti i soggetti interessati, una straordinaria e coraggiosa strategia in favore delle famiglie. Da qui può iniziare anche un rilancio economico per il Paese. E in questa prospettiva va riconsiderato e risolto anche il dramma della disoccupazione soprattutto giovanile. La mancanza di lavoro avvilisce la persona, che si sente inutile ai suoi stessi occhi, e impoverisce la società, che viene privata dell’apporto di forze valide e volenterose». Dice il Papa: E’ richiesta « una straordinaria e coraggiosa strategia in favore delle famiglie». Purtroppo non si vede all’orizzonte nessuna strategia men che meno coraggiosa a favore della famiglia. Infatti nel nostro paese si continua a vedere la famiglia solamente come una delle voci di spesa del bilancio pubblico e non anche come risorsa strategica per lo sviluppo umano integrale. E soprattutto non riesce ad essere accettata l’idea che la famiglia, prima ancora di essere soggetto di consumo, è soggetto di produzione. Eppure c’è un’abbondante evidenza empirica che indica come la famiglia sia il massimo generatore di capitale umano, capitale sociale, capitale relazionale. La famiglia quindi non è considerata un soggetto sociale, non si riconosce il valore sociale delle relazioni familiari, in particolare i figli a carico (che sono le future generazioni del Paese) non sono riconosciuti nella loro natura di bene sociale. Così si disattende ancora oggi il dettato costituzionale dell’art. 29 e 30. Così ci rendiamo conto di come in Italia il sistema fiscale penalizza le famiglie con figli a carico. Si tratta di una questione di mancata equità che disattende il dettato dell’art. 53 della Costituzione, che dice “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” E’ necessario introdurre un sistema basato non solo sull’equità verticale (progressività) ma anche sull’equità orizzontale che, a parità di reddito percepito, tenga conto del numero dei componenti il nucleo familiare per determinare il reddito imponibile. Come strumento può essere adeguato un sistema di deduzioni dal reddito pari al reale costo di mantenimento di ciascun figlio a carico, per esempio il “Fattore Famiglia”, cioè quel meccanismo fiscale che permette di prendere in considerazione il carico familiare attraverso la definizione di “scale di equivalenza” che garantiscono e tutelano le famiglie n Un esempio tra tanti: Castelnuovo del Garda (Verona), Comune di quasi 13mila abitanti ha realizzato da quasi due anni il “Fattore Famiglia”. La famiglia risorsa senza confini : famiglia e lavoro In Italia, secondo l’ultima rilevazione Istat, gli occupati sono circa 25 milioni, mentre i disoccupati, nel terzo trimestre 2014, sono stati oltre 3 milioni, ma il dato che fa più impressione è quello degli inattivi in età lavorativa (coloro che il lavoro non possono o hanno smesso di cercarlo) che hanno raggiunto gli oltre 14 milioni. Una situazione certamente grave, e, come sapete, è stato da poco approvato in via definitiva dal senato il cosiddetto Jobs act, che delega al governo l’intervento sulle regole del mercato del lavoro fissandone i contorni, ma rinviando alle decisioni dell’esecutivo i dettagli decisivi. Non entriamo nel merito di questa riforma, non è nostro compito né ne saremmo in grado di farlo. Vediamo comunque di fare qualche osservazione sul tema Famiglia e lavoro. Come ben possiamo vedere, Il mercato è governato dalla massimizzazione del proprio utile e dalla ricerca del massimo profitto a qualsiasi costo: l’unico obiettivo è quello di procurare utili sempre maggiori ai propri azionisti. I capitali finanziari preferiscono il guadagno speculativo all’investimento produttivo (e questo è stato tra l’altro la causa della grave crisi finanziaria che stiamo vivendo). La mentalità utilitarista e contrattuale si è trasferita dal mercato ai rapporti interpersonali, per cui ciascuno di noi vale per quello che produce e non per quello che è: la dignità della persona non esiste! In questo contesto culturale anche la famiglia e il lavoro subiscono riduzioni e distorsioni. La famiglia si riduce a semplice coabitazione di individui nella stessa casa, secondo una molteplicità di modelli, stimati equivalenti tra loro; perciò si preferisce parlare di famiglie al plurale. Dal punto di vista economico, non si considera la famiglia un soggetto produttivo di capitale umano e di benefici per la società, ma solo un soggetto di consumi e perciò si tassano i redditi individuali, senza tener conto dei carichi famigliari. Tutto questo oltre a una cultura relativista, soggettivista, ecc. ha portato come conseguenza a un calo di matrimoni, aumento di divorzi, di convivenze, di singles per scelta, calo delle nascite, disimpegno educativo, malessere esistenziale, abbandono di anziani, impoverimento economico dei divorziati. Inoltre il lavoro, in un mercato esasperatamente competitivo, si riduce a merce di scambio. La speculazione finanziaria prevarica nei confronti dell’economia reale e l’economia prevarica nei confronti delle persone, delle famiglie e dell’ambiente naturale. Le dolorose conseguenze le abbiamo accennate all’inizio: poco lavoro, molta disoccupazione, le disuguaglianze di reddito, il contrasto tra i tempi e le esigenze del lavoro con quelli della famiglia. Cosa ci serve allora? sono necessarie delle politiche di armonizzazione del lavoro-famiglia che produrranno effetti positivi non solo per la famiglia, ma anche per l’impresa e, di conseguenza, per l’intera società. Le politiche di armonizzazione sono rivolte alla coppia, perché la famiglia non è un affare solo femminile: la famiglia è armonia, luogo di felicità, soprattutto quando la differenza dei generi diventa occasione di arricchimento reciproco e non giustificazione di discriminazioni di varia natura. La donna che desidera diventare madre e che intende conservare il proprio lavoro è certamente interessata alle politiche del lavoro family-friendly, ma è assai più interessata che il marito possa condividere gioie e fatiche del ménage famigliare e, in particolare, dell'educazione dei figli, i quali hanno necessità nella stessa misura del carisma materno e di quello paterno per la loro crescita umana. Family friendly si riferisce ad aziende sensibili ai temi della conciliazione vita lavorativa e famigliare e delle pari opportunità e che implementano al proprio interno strumenti, servizi e politiche di genere. Conoscete forse la storia di Adriano Olivetti (o almeno le sue macchine da scrivere – noi abbiamo una “olivetti 82”!) che sosteneva che la stabilità dei nuclei familiari passa anche per sistemi che garantiscano la possibilità di conciliare famiglia e lavoro: coinvolgere le aziende nelle nuove forme di welfare State fa bene non solo ai lavoratori ma anche alle imprese. A parlare sono soprattutto i fatti, e in particolare le esperienze riportate da tante imprese al Festival del Garda. Realtà produttive molto diverse tra loro, dalla piccola azienda alla grande multinazionale, legate da un unico filo conduttore: tutte hanno introdotto forme di conciliazione tra vita professionale e familiare per i loro dipendenti. Il fenomeno, in altre parti d'Europa, è consolidato da parecchio tempo, ma in Italia viviamo ancora nel passato. Eppure qualcosa si muove, tanto che negli ultimi anni si è sviluppata una vera e propria rete di "aziende amiche della famiglie". Gli strumenti sono potenzialmente sconfinati e tutti legati all'evoluzione delle forme di Stato sociale e del rapporto tra dipendenti e imprese: telelavoro, orari flessibili, banche delle ore, nursery aziendali, per citare i più noti. La felicità dei dipendenti, quando si trovano davanti a tali benefit, è facilmente comprensibile. Meno compresi, almeno tra i manager italiani, sono invece i vantaggi che tali scelte portano alla stessa azienda. "Le imprese - spiega Iliana Totaro, responsabile People Care di Enel, intervenuta a uno dei convegni organizzata durante il Festival - dovrebbero percepire questi servizi come investimenti sulla produttività dei propri dipendenti. Noi stiamo toccando con mano che tra gli impiegati cresce il senso di appartenenza, e aumentano la creatività e le proposte innovative. Tutti fattori connessi con la maggior serenità di chi lavora per noi". A conferma dell'utilità di queste iniziative c'è anche una ricerca dell'università di Bologna, condotta intervistando oltre 1000 dipendenti di aziende che già hanno introdotto forme di conciliazione simili a quelle elencate sopra: "I lavoratori esaminati hanno confermato di essere meno stressati: in particolare, si ammalano meno, si sentono più tranquilli in azienda e sono più disposti all'ascolto di colleghi e superiori. Sul posto di lavoro, gli intervistati, hanno dimostrato di essere più disponibili a venire incontro alle esigenze aziendali nei momenti critici, e si sono dichiarati più orgogliosi di lavorare nelle proprie imprese. Tornati a casa, inoltre, percepiscono un miglioramento nel rapporto con i figli, col partner e con gli altri familiari". Tutte prove del fatto che curare il proprio "capitale umano" è sempre, per le aziende, l'investimento più sicuro. La famiglia risorsa senza confini : Famiglia che abita la città- famiglia e custodia del creato Abbiamo detto che la famiglia è il massimo generatore di capitale umano, sociale e relazionale. Significa che abbiamo grande responsabilità di custodire ciò che ci è stato affidato. Siamo stati creati a immagine e somiglianza dio perché siamo chiamati a collaborare al suo progetto. Abitare non significa occupare per caso un luogo, ma vivere quotidianamente in una dimora, uno spazio e un tempo da curare, custodire e abbellire, in cui sperimentare relazioni di gratuità, amore, cura e corresponsabilità. Per “abitare” un territorio lo devo sentire mio, anzi devo sentirlo una grande risorsa che posso condividere gioiosamente con gli altri. Oggi la terra come superficie è percepita come risorsa da sfruttare costruendo, cementificando,mettendo fotovoltaico e pale eoliche…. Non è più sentita come indispensabile fonte di nutrimento in senso totale per l’uomo. Anche le relazioni tra le varie famiglie si sono rarefatte, la frammentazione sociale continua a progredire. Nel condominio la regola accettata da tutti è l’anonimato e l’esplosione delle relazioni on line crea l’illusione di non essere più soli, ma in realtà si abita solo l’etere. Il mercato ha promosso il mito dell’autosufficienza. In questa situazione di disumanizzazione va recuperato il ruolo della famiglia e delle reti di famiglie come interlocutori autorevoli ed efficaci nei confronti delle politiche urbane, va recuperato il valore della cittadinanza attiva a tutti i livelli. Intervenire nella famiglia, investire in essa e nelle reti di famiglie significa investire nella costruzione di un futuro migliore. Se si vuole rigenerare il territorio in cui abitiamo occorre rigenerare la famiglia e viceversa. La green city, l’eco-city, la green society, la green economy, non sono solo questione di tecnologie, ma si costruiscono a partire dalla famiglia che con consapevolezza e libertà imposta la sua economia familiare. La sperimentazione dei “Bilanci di giustizia” è iniziata venti anni fa a Verona con l’intento di diventare consumatori consapevoli. Invece di portare a casa dal supermercato verdure fuori stagione impacchettate con cellophane e plastica, difficili da smaltire in tempi brevi, è meglio contattare qualcuno che ci fornisca prodotti freschi . E così sono nati i GAS , gruppi di acquisto solidale. Alla logica dell’usa e getta si può reagire con l’autoproduzione, riscoprendo la manualità nel preparare cibo e vestiti,trasmettendo cura e amore per le cose. Anche a Nuoro in tanti hanno ripreso a fare l’orto, a coltivare un pezzo di terra rispettandone la fertilità. Papa Francesco, che sta preparando un’enciclica sull’ambiente, ha detto: «Se noi distruggiamo il Creato, il Creato ci distruggerà», quasi prospettando una guerra tra l’umanità sempre più avida ed il Creatore che ha distribuito le sue risorse per tutti gli esseri viventi. Papa Francesco, come fa spesso, ha poi riportato tutto alla vita quotidiana, ricordando quanto gli aveva detto un coltivatore di fiori: «Dio perdona sempre, l’uomo perdona a volte, ma il Creato non perdona mai e se tu non lo custodisci lui ti annienterà». Papa Bergoglio ha ricordato anche la responsabilità dell’uomo quando ha detto che «Il dono della scienza dello Spirito Santo ci aiuta a non cadere in alcuni atteggiamenti eccessivi o sbagliati rispetto al Creato» e che «il primo di questi errori è costituito dal rischio di considerarci padroni del Creato: non è una proprietà di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento, tanto meno una proprietà solo di alcuni, di pochi. Ma è un dono che Dio ci ha dato affinché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine». Il Papa ha poi invitato tutti a «Custodire il Creato, non padroneggiarlo. Noi siamo i custodi del Creato ma quando lo sfruttiamo, distruggiamo anche il segno d’amore di Dio: è come dirgli che il Creato non mi piace, che mi piace solo me stesso. Ecco il peccato! La custodia del Creato è la custodia del dono di Dio che non va mai distrutto.». “In principio Dio creò il cielo e la terra… leggiamo nella Genesi. Ecco il lavoro di Dio oggi: dare forma a ciò che è informe. Ecco il lavoro di ognuno di noi : custodire ciò che Dio ha creato, custodire la vita in tutte le sue forme con stile sobrio. E’un lavoro intimo, lento che deve farci sentire davvero collaboratori di Dio Creatore. Alla famiglia spetta la responsabilità di testimoniare la consapevolezza dei genitori di San Bernardo, nella vocazione e nel compito di custodire il creato: “ Sentimmo che Dio ci aveva posto in questo minuscolo punto dell’universo, che si chiama casa, con l’unico fine di rendere questo puntino bello ai suoi sguardi infiniti”. 3 MOMENTO: IL CONFRONTO E allora dobbiamo avere il coraggio di rimettere al centro la famiglia. Dobbiamo essere consapevoli di questo grande tesoro che abbiamo ricevuto. Non si tratta di una dottrina ma di una realtà donata da Dio. E’ questo dono che rende salda la dottrina, non viceversa. E’ compito degli sposi e delle famiglie cristiane far risplendere questo tesoro riproponendolo come realtà bella e appassionante. E’ quanto ci invita a realizzare il nostro Vescovo Mosè nel progetto pastorale per gli anni 20142018. Il progetto è nato dal lavoro sinodale, fatto insieme, dal vescovo e da tutti gli uffici di pastorale. Sono stati elaborati, così, 5 obiettivi : Sentire la famiglia parte essenziale e immancabile di ogni attività pastorale per rendere famiglia la stessa comunità parrocchiale: la famiglia come comunità sociale che fonda la società e con la sua capacità di resilienza in tanti momenti la salva; la famiglia missionaria che non si chiude in se stessa e accoglie i giovani, gli anziani, i malati,i poveri, chi ha sbagliato ….; la famiglia evangelizzata che a sua volta evangelizza: la famiglia più conosce e segue il Cristo e più sarà se stessa, cioè, comunità d’amore e di fede; la famiglia comunità educante dove gli sposi si formano vicendevolmente nell’amore e sono i primi responsabili della formazione umana, cristiana e sociale tra loro e con i figli. Il nostro Vescovo, più volte, ha sottolineato come questi 5 obiettivi si sposano perfettamente con i 5 verbi che Papa Francesco ha riportato nell’esortazione “Evangelii Gaudium” e che saranno il filo rosso del Convegno ecclesiale di Firenze 2015: TRASFIGURARE: la famiglia sgorga dal “NOI TRINITARIO”, dall’essenza stessa di Dio che è amore, relazione, dono. La famiglia che prega e si nutre dei sacramenti è trasformata, è forte e non “sfigura”. ABITARE: la famiglia è immersa nel territorio nel quale vive gomito a gomito con tutte le persone, specie con quelle più fragili. USCIRE: la famiglia che accompagna altre famiglie, che prende l’iniziativa, che si coinvolge e coinvolge. ANNUNCIARE: la famiglia che è buona notizia, annuncia il vangelo del matrimonio e della famiglia. Ogni famiglia cristiana, costituita come “chiesa domestica”, è chiamata a partecipare , nel modo suo proprio, alla vita e alla missione della chiesa e della società.(Direttorio di Pastorale Familiare n.135) EDUCARE: la famiglia che educa a scelte responsabili e crea alleanze educative “per contrastare l’assimilazione passiva di modelli e promuovere la capacità di pensare e l’esercizio della ragione.” (Educare alla vita buona del Vangelo n.10). ESPERIENZE IN ATTO: Formazione referenti parrocchiali: promuovere in ogni parrocchia la nomina di una coppia per la pastorale della famiglia che sia, possibilmente,inserita nella commissione famiglia del consiglio pastorale parrocchiale e che, adeguatamente preparata collaborano in parrocchia col parroco nell’accompagnamento di giovani e adulti. Percorsi di fede in preparazione al sacramento del matrimonio: almeno 13 incontri che tengano conto dell’aspetto antropologico, della fede, della responsabilità, del matrimonio come sacramento. Percorsi di catechesi familiare: catechesi battesimale, catechesi di tipo catecumenale, gruppi famiglia Famiglie che fanno rete: famiglie che non vogliono restare sole e allora formano associazioni, per aiutarsi l’un l’altra , per promuovere nella società e nelle leggi dello Stato i valori e le necessità delle famiglie: Associazione Famiglie Numerose, Forum delle Associazioni Familiari, Tribunale dei malati e Cittadinanza attiva, associazioni che si occupano di malati e disabili, (Cooperativa “La zolla”, “Casa Rosetta”, Associazione malati di Parkinson, Alzheimer,SLA, Sclerosi Multipla) Associazioni per adozioni a distanza o per sostegno a famiglie adottive o affidatarie (Fondazione Paideia: una famiglia per una famiglia”, gli amici di Marene, Federazione Progetto Famiglia) Famiglie che creano alleanze educative: con la scuola, lo sport, la parrocchia… Progetto “Policoro”: fare impresa sana con braccia e menti giovani è possibile, microcrediti = maxi speranze: “ mettere in atto il progetto Policoro …. diventando inventori di nuovi lavori. Far maturare e facilitarne la nascita, una unione di famiglie che legate tra loro possano suggerire al pubblico soluzioni legali più rispettose e più consone alla natura stessa della famiglia” .( 2° obiettivo progetto pastorale diocesano pag. 97). Concludendo ci lasciamo con le parole di Giovanni Paolo II, e con un’immagine: +“E’ indispensabile ed urgente che ogni uomo di buona volontà si impegni a salvare ed a promuovere i valori e le esigenze della famiglia” ( Familiaris consortio n.86) L’immagine è quella del pane fresco : essere nelle nostre comunità parrocchiali , movimenti e associazioni, come il profumo del pane….: lo senti al mattino presto e viene il desiderio di mangiarlo subito, lo mangi e sei appagato e felice. La società e la chiesa hanno bisogno di famiglie consapevoli della missione che hanno, coraggiose, attraenti e capaci di vertebrare la propria famiglia e tutti gli ambienti in cui si trovano. Tore e Loredana Marcia – Sandro e Maria Antonietta Pintore