Unità didattica La barriera corallina

Coralli e clima
WWF Svizzera
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Unità didattica
La barriera corallina
Tema
Coralli e clima
© Frédéric Monnot / WWF-Canon
Livello
Secondo ciclo delle scuole
elementari e primo ciclo delle
scuole medie
Materiale
Informazioni per il docente e
fasi della lezione
Foglio di lavoro A
Fogli informativi
Lavoro preparatorio
Spiegare il fenomeno
dell’effetto serra
Svolgimento
Lavoro individuale
Lavoro di gruppo
Lavoro di classe
Durata
2 lezioni da 45 minuti
Obiettivi:
Luogo
In classe
Gli allievi…
… scelgono degli animali interessanti che vivono nella barriera
corallina e motivano la loro scelta scrivendo alcune frasi.
… conoscono il significato della barriera corallina nell’ambito dello
spazio vitale dell’oceano.
… riconoscono la molteplicità delle specie nella barriera corallina.
… conoscono l’importanza e le minacce della barriera corallina.
… sanno elencare diverse forme di simbiosi presenti nella barriera
corallina.
Nozioni preliminari:
La classe…
… conosce il fenomeno dell’effetto serra.
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Informazioni per il docente
Fasi della lezione
L’importanza e le minacce della barriera corallina
Lavoro individuale: lettura di un testo (foglio di lavoro A)
sull’importanza della barriera corallina per i mari e per le persone e
sulle loro minacce. Per approfondire viene svolta una discussione
in classe. In aggiunta si può fare riferimento alla simbiosi tra i coralli e le alghe.
Gli abitanti della barriera corallina
Lavoro di coppia: sulla base dei fogli informativi (vedi fogli seguenti) e attraverso una ricerca sugli abitanti della barriera corallina, gli allievi acquisiscono conoscenze in merito a differenti animali
della barriera corallina.
Ogni coppia dovrà presentare alla classe l’animale scelto.
Mettere in pratica/approfondire
Convivere nella barriera corallina
I differenti abitanti della barriera corallina vengono affissi alla lavagna. Dopo di che gli animali che dipendono tra di loro vengono
collegati con dei pezzi di corda (mangiare ed essere mangiati,
simbiosi).
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Informazioni sulle
barriere coralline:
www.pandaclub.ch
www.animalieanim
ali.it
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La barriera corallina
Foglio di lavoro A – Lavoro Individuale
Scheda per gli allievi
Dove si trovano i coralli?
Esistono coralli dei mari caldi che possiamo
trovare soprattutto attorno all’equatore in acque calde e limpide fino a una profondità di
100 metri. Ci sono però anche coralli dei mari
freddi, creatori di barriere coralline. Questi
coralli possono trovarsi ad una profondità che
va dai 200 fino ai 2000 metri, soprattutto alle
latitudini sud e nord. I coralli dei mari freddi
non sono così ricchi di specie come i loro parenti tropicali.
Cosa sono i coralli?
Sembrano delle piante, ma sono animali. Un
ramo di corallo è composto da innumerevoli
polipi. Questi ultimi sono minuscoli celenterati
costituiti da uno stomaco e da sei a otto braccia attorno alla bocca. Queste braccia si
chiamano “tentacoli”. I coralli dei mari caldi
dipendono da piccole alghe (zooxantelle). Ciò
significa che vivono in simbiosi. Le alghe si
posizionano sull’epidermide dei coralli esposta
alla luce e svolgono la fotosintesi. Le alghe
forniscono ai coralli fino al 95% dell’energia di
cui necessitano. Siccome la struttura dello
scheletro di calcare necessita di molta energia, i coralli hanno bisogno della collaborazione
delle alghe. In cambio, da parte dei coralli,
l’alga riceve una piacevole casa.
Come si forma una barriera corallina?
Quando un polipo muore, rimane il suo scheletro duro. Da questo scheletro crescono nuovi
polipi. In questo modo, nell’arco di migliaia di anni si crea una grande barriera grazie alla simbiosi tra coralli e zooxantelle.
Chi vive nella barriera corallina?
Le barriere offrono uno spazio vitale a numerosi organismi. Si parla di un habitat per 1 – 9 milioni di
specie. Questo rende la barriera corallina molto preziosa. Molte specie di pesci diverse si riproducono nella barriera. Per la continuità di queste specie la barriera è dunque di importanza vitale.
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Le minacce dei coralli
Il riscaldamento climatico causa lo sbiadimento dei coralli
La temperatura dell’acqua dei mari aumenta a causa dell’effetto
serra, ma anche del fenomeno climatico El Niño. Un’altra minaccia per i coralli è l’acidità degli oceani. La concentrazione di
anidride carbonica dell’atmosfera influisce sull’acidità dei mari.
Maggiore è l’anidride carbonica nell’atmosfera, maggiore è
dunque il tenore di anidride carbonica dell’acqua marina.
Di conseguenza in un ambiente acido lo scheletro dei coralli,
composto da calcare, si rovina. Se l’acqua marina si scalda
anche solo di poco, il corallo scaccia l’alga (zooxantelle) e così
diventa pallido e muore, perché senza alghe ha troppo poco
nutrimento e conseguentemente troppa poca energia. Quello
che ne rimane è dunque solo il bianco scheletro morto.
Pesca
Le barriere coralline vengono rovinate anche a causa della pesca che utilizza gli esplosivi. L’onda di compressione sott’acqua
distrugge i rami dei coralli e dunque l’intero spazio vitale. Sono
necessari molti decenni finché una barriera corallina si ricrea,
ammesso che si ricrei.
Un’ulteriore problematica è la pesca a base di veleno: i pescatori utilizzano cianuro o un insetticida per stordire i pesci. Il veleno disturba lo svolgimento della fotosintesi dei coralli, causandone uno sbiadimento.
Anche le grandi barche da pesca con le loro reti da strascico
possono rovinare i coralli. Se una rete si incastra in una barriera, strappa rami di corallo per grandi distanze; in pochi minuti
viene distrutto lo spazio vitale dei pesci, che ha impiegato migliaia di anni per formarsi.
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- Le barriere coralline
offrono uno spazio vitale
a più del 25% delle specie di pesci conosciute
- Le barriere coralline
coprono meno dell’1%
degli spazi vitali marini
- Le barriere coralline
proteggono le coste
dall’erosione dovuta alle
tempeste tropicali e dalle
maree sizigiali (Terra,
Luna e Sole sono allineati)
- Le barriere coralline si
trovano nelle regioni di
grande povertà e di forte
crescita demografica e
dunque sono esposte a
forte sfruttamento
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Sclerattinia
Foglio informativo – Scheda per gli allievi – Lavoro di coppia
Caratteristiche
Le sclerattinie creano uno scheletro calcareo e sono in grado di
creare un’intera barriera corallina. Solitamente si tratta di colonie di
numerose migliaia di singoli polipi. Ogni polipo costituisce un singolo animale. Questi coralli sono celenterati, come le meduse.
Nella maggior parte dei coralli, i polipi sono collegati da un tessuto
che ricopre tutto lo scheletro del corallo. Questo tessuto comprende anche le alghe.
Distribuzione geografica e riproduzione
Le sclerattinie si trovano prevalentemente nelle acque costiere
tropicali basse e luminose. L’acqua torbida ostacola la loro crescita, siccome viene a mancare la luce per la fotosintesi. Necessitano
di una temperatura dell’acqua da 20° a 29° Celsius.
Biologia
I coralli entrano in simbiosi con un’alga (zooxantelle). L’alga fornisce al corallo i carboidrati che ha ottenuto tramite la fotosintesi; in
cambio il corallo offre all’alga uno spazio vitale sicuro.
Questi coralli non avrebbero bisogno di cibarsi, ma si riforniscono
di sostanze nutritive dalla loro simbiosi con l’alga. In questo modo
negli acquari possono sopravvivere senza cibo per anni. In natura,
invece, di notte catturano piccoli organismi di plancton con i loro
tentacoli abitati da nematocisti. Durante il giorno i polipi si contraggono e dunque non sono visibili.
Le sclerattinie vengono mangiate da pesci come il pesce pappagallo, il pesce farfalla o il pesce lima. Il pesce pappagallo divora
grandi parti del corallo, addirittura la parte calcarea, mentre gli altri
pesci estraggono i singoli polipi. Le lumache, le stelle marine e i
ricci di mare fanno parte anch’essi dei nemici delle sclerattinie. I
vermi marini perforano i coralli, rendendone instabili i rami.
Di notte questi coralli crescono tra 1,5 e 35 centesimi di millimetro
all’ora a causa dell’eliminazione di calcare.
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Roger Leguen/WWF Canon
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Tartaruga marina
Foglio informativo – Scheda per gli allievi – Lavoro di coppia
Caratteristiche
Le tartarughe marine possono arrivare fino a 2 metri di grandezza
e pesare oltre 500 chilogrammi. Hanno un guscio a forma di corazza e zampe forti a forma di pinna.
Distribuzione geografica e riproduzione
Esistono tartarughe marine nei mari più caldi. Possono percorrere
diverse migliaia di chilometri e immergersi fino a una profondità di
1500 metri. Le tartarughe marine sono in pericolo di estinzione. I
loro gusci vengono usati per il materiale, mentre la carne e le uova
vengono mangiate.
Biologia
Le tartarughe marine depongono le uova circa ogni due anni. Solitamente la femmina depone le sue uova con l’alta marea sulle
spiagge, dove anch’essa è venuta al mondo. Si presume che si
orienti in base agli odori e al sale nel mare. Riescono a percepire
anche i campi magnetici. Le femmine strisciano fino al livello massimo dell’acqua e poi scavano una conca. Con le loro pinne posteriori costruiscono una buca e depongono 50 - 150 uova avvolte da
un guscio di pelle. Dopo di che ricoprono la buca di sabbia e ritornano in mare. Il sole cova le uova. Con una temperatura superiore
a 29.9° nascono femmine, con una temperatura inferiore nascono
maschi.
Roger Leguen/WWF Canon
Dopo 6 - 8 settimane nascono i piccoli, che strisciano verso il mare. Solitamente nascono nell’oscurità, in modo da essere protetti
meglio dai predatori. I piccoli di tartaruga marina si orientano in
base alla luminosità. La spiaggia e il mare aperto sono più chiari
della vegetazione che li circonda. I piccoli nuotano determinati
verso il mare aperto.
Le tartarughe marine mangiano alghe, erba marina, meduse, spugne, coralli molli, granchi, seppie e pesci. Spesso sono accompagnate da pesci remora, sul loro guscio crescono cirripedi, mentre
dei granchiolini, chiamati Planes minutus, popolano le cavità tra la
coda e le zampe delle tartarughe Caretta. Questi granchi mangiano lo strato biologico dal guscio delle tartarughe, riducendo così la
resistenza dell’acqua.
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Stella marina
Foglio informativo – Scheda per gli allievi – Lavoro di coppia
Caratteristiche
Il corpo è a forma di stella e solitamente è costituita da cinque
braccia o un suo multiplo. Esistono anche alcune stelle marine con
6 o 7 braccia.
Sulla parte inferiore delle braccia ci sono tanti piedini che la stella
ha bisogno per muoversi. Sulla parte inferiore del centro del corpo
si trova l’apertura della bocca. La stella marina è in grado di rovesciare il suo stomaco, così facendo la digestione ha luogo
all’esterno del corpo.
Distribuzione geografica e riproduzione
La stella marina è presente in tutte le barriere coralline e anche
sulla sabbia e sui detriti. Possono essere attive sia di giorno sia di
notte.
Biologia
Le stelle marine sono onnivore e vivono da predatrici. Mangiano
spugne, briozoi, ascidie e molluschi. Altre consumano residui. Alcune sono specializzate in animali ben precisi (per esempio la
stella corona di spine si nutre di polipo corallino).
Jürgen Freund/WWF Canon
Le stelle marine hanno una mandibola dura. Digeriscono il cibo al
di fuori del loro corpo, rovesciando lo stomaco sulla loro preda.
Succhi digestivi elaborati decompongono il tessuto della vittima. La
massa digerita viene poi risucchiata nel corpo insieme allo stomaco.
Le stelle marine hanno un’incredibile capacità di rigenerazione. Da
un piccolo frammento, come per esempio un braccio, può ricrearsi
un animale completamente nuovo. Alcune specie si riproducono
“bloccando” un braccio, dal quale, in seguito, cresce una nuova
stella. In altre specie il corpo si divide in due e queste due parti
rigenerano poi gli arti mancanti.
I nemici delle stelle marine sono le lumache, i gamberetti e i granchi.
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Pesce pagliaccio
Foglio informativo – Scheda per gli allievi – Lavoro di coppia
Caratteristiche
Pesci gialli, rossi, arancioni o neri con una fino a tre strisce bianche trasversali.
Distribuzione geografica e riproduzione
Il pesce pagliaccio è presente nell’Oceano Indiano e nel Pacifico
fino a una profondità di 15 metri. Ha bisogno di acqua calda e un
anemone con cui vivere in simbiosi.
Biologia
I pesci pagliaccio vivono in stretta simbiosi con gli anemoni di mare. Singole specie si sono specializzate in specie di anemoni di
mare ben precise ed entrano in simbiosi solo con queste. Grazie
agli anemoni di mare il pesce pagliaccio è protetto dai nemici. Siccome non è un bravo nuotatore è sempre in svantaggio nei confronti dei suoi nemici. L’ipotesi che il pesce pagliaccio nutra il suo
compagno di simbiosi non è mai stata confermata. Tuttavia se i
pesci pagliaccio vengono tolti dai loro anemoni, questi vengono
mangiati dai pesci farfalla o dai pesci lima.
I pesci pagliaccio nascono maschi. L’animale più grande in un
anemone è la femmina dominante. Se questa muore, nell’arco di
una settimana il maschio più forte si trasforma in femmina. Il maschio ha cura della nidiata.
Cat HollowayWWF Canon
Roger LeguenWWF Canon
I pesci pagliaccio si nutrono di alghe e di minuscoli organismi animali (zooplancton).
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