Il fuoco di Sant`Antonio

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NEUROLOGIA
A cura di Gaetano Di Quarto *
Il fuoco di Sant'Antonio
herpes zoster è chiamato anche “zona” o
“fuoco di Sant’Antonio”.
Zona perché le dolorose lesioni della malattia
colpiscono il corpo in una zona precisa che
è quella percorsa da uno o più nervi.
Fuoco di Sant’Antonio: questo Santo, venerato
in maniera particolare e da moltissimi anni nel mondo
contadino della Sardegna, nacque in Egitto intorno
all’anno 250; pur appartenendo a famiglia piuttosto
benestante, fin da giovane mostrò poco interesse per la
vita agiata, tanto che quando morirono i suoi genitori
vendette a vantaggio dei poveri tutti i suoi averi e scelse
la vita di eremita.
Il Santo è sempre stato venerato come protettore degli
animali e come guaritore nelle frequenti epidemie del
suo tempo.
E’ raffigurato vestito di un umile saio, si regge ad un
bastone alla cui estremità è appeso un campanello per
cacciare il diavolo e per segnalare l’arrivo di malati
contagiosi; immancabile è rappresentato anche un
porcellino perché il Santo era ritenuto protettore dalle
epidemie dell’uomo e degli animali; ai suoi piedi lingue
di fuoco perché era chiamato a scongiurare gli incendi e
per proteggersi dall’Herpes zoster, flagello che funestò
spesso l’Europa.
Protettore invocato dai malati di herpes zoster perché
una leggenda medievale vuole che un gentiluomo francese
di nome Gastone pregò insistentemente il Santo per
ottenere la guarigione del figlio giunto allo stremo a causa
di un'estesa e violenta eruzione erpetica. Ottenuta la
guarigione del figlio, il benestante Gastone, per gratitudine,
fondò un Ospedale per gli ammalati di herpes zoster.
In onore di Sant’Antonio abate (diverso da
Sant’Antonio da Padova) nella notte della sua festa, il 17
gennaio, specie nelle zone centrali della Sardegna si
accendono grandi falò.
Il Santo viene invocato come protettore dai macellai,
dai porcai, dai salumieri (il perché del maialino), dai
pittori (con le setole del maiale si facevano i pennelli),
dai malati di herpes zoster ed infine dalle zitelle.
pugliasalute
E’ una malattia infettiva
discretamente frequente e
colpisce da una a cinque
persone su 1000.
Nell’inconscio collettivo
è ritenuta una malattia che
dà sofferenze indicibili e
inguaribili ed è conosciuta
anche col nome di fuoco di
Sant’Antonio.
Essa è causata da una
reinfezione, in situazione di
ridotte difese immunitarie
del virus della varicellazoster.
Questo aggredisce alcuni gangli sensitivi, più
raramente di nervi cranici (come il nervo trigemino
e facciale), più frequentemente di nervi spinali
(soprattutto lombari, cervicali, toracici).
I sintomi lamentati derivano dai danni cutanei e
nervosi: si assiste ad eruzione di vescicole e nelle stesse
vengono lamentati bruciori, parestesie e dolori. In 10 o
15 giorni le lesioni cutanee guariscono lasciando in
quella zona una ridotta sensibilità al tatto. Con una certa
frequenza possono seguire delle complicanze.
La più frequente è la nevralgia post-herpetica, fonte
di dolore a lungo termine oggi sicuramente curabile
rispetto al passato. L’approccio del medico a questa
malattia si svolge in due direzioni:
ricercare le eventuali cause di immunodepressione
e curare le lesioni cutanee prevenendone le
sovrainfezioni , aggredire farmacologicamente il virus
con efficaci antivirali, prevenire l’insorgenza di
complicanze e se comunque si manifesta la nevralgia
post-herpetica curarla con le terapie contro il dolore
neuropatico.
Foto (Archivio Dott. M. Petrachi)
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* Neurologo
aprile 2004
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