FUOCO O FALO' DI SANT'ANTONIO? Nei nostri paesi, in prossimità del 17 gennaio ricorrenza di S. Antonio abate, si accendono i falò, secondo una tradizione contadina che perpetua un’antichissima usanza legata ai riti della fertilità e ai sacrifici delle feste pagane ; Il fuoco ha funzione purificatrice e fecondatrice: bruciare rami secchi significa eliminare le scorie, cancellare il passato e ricominciare, invocando la benedizione sulla rinascita della natura , sui campi, sul bestiame e sul futuro raccolto. Da tutto questo nasce la festa che prende il nome popolare di "Falò di S. Antonio", espressione di una profonda e ricca cultura rurale in cui il tempo dell’uomo era quello della terra, e che testimonia la tenacia e la laboriosità del mondo agricolo nel nostro territorio. Sant'Antonio è conosciuto come Santo protettore del fuoco, e tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la sua tutela, in onore del racconto che lo vedeva addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori. Tra i malati che accorrevano per chiedergli grazie e salute , molti erano afflitti dal male degli "ardenti", ( così denominato per la forte sensazione di bruciore sulla pelle ,che richiama appunto l'effetto del fuoco ) : il temibile herpes zoster, più conosciuto come" fuoco di Sant'Antonio ", malattia causata dallo stesso virus responsabile dell’insorgenza della varicella. Dopo essere stato colpito da varicella in giovane età, l’organismo umano si mobilita per neutralizzare il virus ,ma non riesce a sconfiggerlo completamente perche' l'herpes è in grado di rifugiarsi nelle cellule nervose spinali, dove permane silente per molto tempo ed a volte per tutta la vita , rimanendo in agguato e riattivandosi dopo un calo delle difese immunitarie, situazione che si verifica in età avanzata, nel corso di malattie croniche debilitanti , durante l’ utilizzo prolungato di alcuni farmaci (cortisonici) , dopo stress psicofisico severo . Circa il 90% delle persone si ammala di varicella nel corso della propria vita e di queste circa il 10-20% vengono successivamente colpite dal fuoco di Sant'Antonio. Per questo motivo chi non ha mai avuto la Varicella non potrà mai avere il fuoco di Sant'Antonio , mentre tutti quelli che l'hanno subita corrono il rischio, seppur moderato, di andare incontro a futuri episodi di riattivazione dell'herpes zoster. La malattia è caratterizzato dalla comparsa di numerose bollicine che si distribuiscono lungo il decorso del nervo o dei nervi in cui il virus era nascosto: più spesso sul torace, lungo le coste. L'eruzione, spesso dolorosissima, si accompagna talvolta a febbre, senso di malessere generale, brividi; guarisce generalmente nell'arco di tre o quattro settimane. Le recidive sono rare, ma pur sempre possibili (circa il 5% dei soggetti colpiti da herpes zoster va incontro a un altro episodio della patologia durante il corso della sua esistenza).Non è detto che una volta scomparse le croste, il dolore cessi; una delle complicanze più frequenti è la cosiddetta nevralgia post-erpetica , in cui il dolore tipico della patologia può perdurare per lunghi periodi di tempo, mesi o addirittura anni. Gli scopi della terapia sono quelli di limitare l'estensione dell'eruzione vescicolare, ridurre gravità e durata della malattia e tentare di prevenire la nevralgia post-erpetica. Il trattamento si basa sulla somministrazioni di farmaci ad azione antivirale; uno dei più utilizzati è l'aciclovir compresse (800 mg) che generalmente viene somministrato 5 volte al giorno per circa una settimana;per il trattamento del dolore durante la fase acuta della patologia vengono utilizzati i comuni farmaci antinfiammatori e talvolta anche gli oppioidi. Un solo cenno per i rischi in gravidanza:se la futura mamma contrae la varicella durante le prime 30 settimane di gestazione, potrebbero esserci problemi per il feto , ma solo in casi fortunatamente rari ; nelle settimane successive non esistono più pericoli. In caso di fuoco di Sant'Antonio il rischio di infezione del nascituro è praticamente nullo, perché è protetto dagli anticorpi trasmessi dall’organismo materno. Dott. Luciano Garanzini. 01/12/2012