della Repubblica - Università degli studi di Bergamo

Venezia e gli inizi del
giurisdizionalismo
Venezia all’inizio dell’età moderna
Articolazione della Repubblica di Venezia
Ordini:
- Patrizi (4%)
- Cittadini (6%)
- Popolo
[forestieri]
Organi:
Doge [rappresentanza della Repubblica, presidenza dei maggiori organi, funzione
arbitrale]
Serenissima Signoria: doge, 6 consiglieri dogali, 1 per sestiere, capi della Quarantìa
Maggior Consiglio [2000 componenti; sovranità]
Consiglio dei Pregadi o Senato [Commissione del Maggior Consiglio: 60 nominati dal
Maggior Consiglio, integrato da coloro che ricoprono le maggiori cariche / integrato
da una Zonta → funzioni deliberative su delega del Maggior Consiglio, soprattutto
in POLITICA ESTERA]
Quarantia [supremo tribunale civile e criminale]
Consiglio dei dieci [integrato da una Zonta; organo giudiziario e di polizia, controlla
anche la Cancelleria / DIVENTA IL PRINCIPALE ORGANO DI GOVERNO]
3 Inquisitori di Stato [di polizia / organo del Consiglio dei X]
Avogadori di Comun (consultori legali della Serenissima)
Magistrature con funzioni esecutive e giudiziarie
Sessione del Maggior Consiglio
[incisione, Andrea Brustolon, XVIII secolo]
Cronologia veneziana 1
1569
1571
7 ottobre
Guerra di Cipro: i Turchi occupano l’isola veneziana
Venezia chiama in aiuto le altre potenze per far fronte
all’espansionismo turco nel Mediterraneo. La Spagna è
esitante: non vuole impegnarsi anche nel Mediterraneo
orientale, ma poi Filippo II accetta, sollecitato dal pontefice
Battaglia di Lepanto: la lega anti-turca affronta l’Impero
ottomano dopo a presa di Cipro / 110 galere veneziane e 98
degli alleati spagnoli, pontifici, italiani.
Bella vittoria delle forze cattoliche, colta da don Giovanni
d’Austria, figlio naturale di Carlo V.
La vittoria non è messa a frutto.
Venezia viene alla pace con i Turchi, rassegnandosi alla perdita
di Cipro, puntando a conservare le relazioni commerciali con
l’Impero ottomano.
Clima veneziano sul finire del ‘500 / a
da Gaetano Cozzi, Venezia nello scenario europeo, in Cozzi-Knapton-Scarabello, p. 76
“Venezia, città ambita per gli svaghi che offriva, per le sue feste, per la vivacità
del suo vivere, così come per le possibilità di lavoro che proponeva, contava
sul finire del Cinquecento 150.000 abitanti, di varie nazioni e religioni. Oltre
al nucleo stabile dei veneziani veri e propri, c’erano sempre molti che
venivano da fuori, e parte finiva col restarvi, parte si tratteneva per periodi
più o meno lunghi, e poi partiva, magari per ritornarvi. Erano sudditi del
Dominio, da terra e da mar, italiani di molti luoghi della penisola, forestieri
provenienti d’oltralpe e d’oltremare. I tedeschi continuavano a costituire
uno degli assi portanti dell’economia veneziana, e avevano a Rialto il loro
avviatissimo fondaco. Tra loro non mancavano certo i protestanti: e
altrettanto valeva per i grigioni, solitamente addetti ad attività più umili.
C’erano parecchi greci, tra i quali abbondavano quelli di rito ortodosso
guardati con sospetto dalle autorità ecclesiastiche; ed essi nel corso del
Cinquecento erano riusciti ad avere una loro chiesa ed un loro arcivescovo.
C’erano i turchi, che vivevano prevalentemente sparsi per la città …
Clima veneziano sul finire del ‘500 / b
da Gaetano Cozzi, Venezia nello scenario europeo, in Cozzi-Knapton-Scarabello, p. 76
“La comunità ebraica era stata molto allargata nel 1589, quando vi erano stati
accolti gli ebrei levantini e ponentini. La vita del Ghetto ne era stata
trasformata. Certo ne erano derivati contrasti fra le nazioni, la più vecchia,
degli ashkenaziti, la più giovane, dei sefarditi. Recentemente sono stati
messi in rilievo la ricchezza culturale e spirituale della comunità ebraica
veneziana tra Cinquecento e Seicento, e il ruolo da essa svolto nei confronti
delle altre comunità ebraiche … C’era tra i cristiani chi guardava ad esse, con
semplice curiosità taluni, con attenzione ed ammirazione altri. Tanto che
alla fine del secolo il patriarca di Venezia Lorenzo Priuli aveva inviato al
senato un memoriale con cui richiamava a considerare i pericoli che la
società ebraica rappresentava per la società cristiana, suscitando
indisciplina e distrazione dal proprio impegno religioso, e lo invitava a
prendere le debite precauzioni … Ma apprensione ancor maggiore produrrà
nelle autorità ecclesiastiche e nella Spagna l’ammirazione con cui molti a
Venezia seguivano l’affermarsi politico e commerciale di inglesi ed olandesi
– particolarmente questi ultimi, che parevano con la loro intrapredenza e il
loro repubblicanesimo una reviviscenza degli antichi veneziani -; e si
deplorava la disposizione a favorire l’insediamento a Venezia di mercanti
inglesi ed olandesi, tra i quali non mancavano i calvinisti, al fine di
rivitalizzare con forze nuove, finanziarie ed umane, l’economia lagunare.
Clima veneziano sul finire del ‘500 / c
da Gaetano Cozzi, Venezia nello scenario europeo, in Cozzi-Knapton-Scarabello,
p. 77
“Una bolla emanata da Clemente VIII il 26 luglio 1596 centrava
particolarmente il caso veneziano: nessun eretico fissi domicilio in
Italia e nelle isole adiacenti, neppure sotto pretesto di commercio o
altro, essa ordinava. Venezia dunque era la citta che corrispondeva
all’immagine ideale che ne dava Jean Bodin nel suo Colloquium
heptaplomeres, ove potevano convivere e dialogare più religioni. Il
luogo da cui secondo Giordano Bruno, che vi veniva nel 1591,
avrebbe potuto partire il rinnovamento della CHiesa, che egli
sognava, e al quale avrebbe concorso Enrico IV, l’eroe del giorno, così
apprezzato a Venezia. Un luogo, comunque, che non era in sintonia
con l’atmosfera della Controriforma cattolica”.
I vescovi post-conciliari, fra Stato e
l’Inquisizione
Caso del vescovo di Bergamo Vittore Soranzo, veneziano (a BG dal 1544)
[Prosperi, p. 127]
- in precedenza in contatto con il gruppo napoletano di Valdes
- applicazione della linea tridentina sulla disciplina del clero e sul controllo
delle forme della religiosità
- accusa di eresia: nel 1548 affissi per Bergamo dei manifesti di accusa
- l’Inquisizione apre un procedimento per eresia (affidandolo a Michele
Ghislieri, commissario del S.U)
- Venezia interviene a sostegno del vescovo
- è assolto perché abiura segretamente
- processato nuovamente e condannato in contumacia poco prima della
morte, sotto Paolo IV
Fonte: Bartolomeo Pellegrini, cronaca di Bergamo, 1553
Sulla figura del vescovo ora:
Massimo Firpo, Vittore Soranzo vescovo ed eretico. Riforma della Chiesa e Inquisizione nell'Italia
del Cinquecento, Laterza, Roma-Bari 2006
I Vecchi e i Giovani
Nel 1582-83 si apre all’interno del patriziato veneziano un conflitto,
fra i cosiddetti “Vecchi”, il gruppo dirigente al potere dopo CateauCambresis, e i “Giovani”, che agendo nel Maggior Consiglio vogliono
aprire l’oligarchia e mutare gli indirizzi politici della repubblica.
I Giovani pretendono la soppressione della ‘Zonta’, organo integrativo
del Consiglio dei X, istituzione roccaforte del potere dei Vecchi.
Ottengono che la Zonta non sia più rinnovata e che il Consiglio sia
ridotto alle vecchie funzioni (alta giustizia penale e sicurezza dello
Stato). In questo modo mirano a rivalutare il ruolo del Maggior
Consiglio e a ottenere più spazio nelle decisioni politiche.
→ A partire dagli anni ‘80 i Giovani guidano la repubblica.
Venezia e rapporti con la Sede Apostolica e con
gli Stati esteri
- I VECCHI avevano seguito in maggioranza le posizioni del
cardinale Gasparo Contarini, impegnato per la riforma della
Chiesa e la conciliazione con i protestanti
- I GIOVANI volevano:
* salvaguardare la sovranità dello Stato dall’invadenza della
Chiesa romana e della Spagna
* difendere l’integrità territoriale della Repubblica con
maggior vigore
→ limitazione delle prerogaRve ecclesiasRche sul territorio
della Repubblica [per esempio in materia di nomine
episcopali]
→ avvicinamento all’Olanda, all’Inghilterra e alla Francia
La crisi dell’interdetto (1606-1607) / a
1600 Il Papa chiede che il nuovo patriarca di Venezia, nominato dalla
Repubblica, si rechi a Roma per un esame
1605, marzo / il Senato emana una legge che proibisce l’alienazione di beni
immobili da laici alla chiesa, e una seconda che estende la giurisdizione
secolare ai reati comuni più gravi commessi da chierici;
- stesso anno / il Consiglio dei X dispone arresto di due ecclesiastici,
Scipione Saraceno (canonico della cattedrale di Vicenza) e Marc’Antonio
Brandolin (abate del monastero di Nervesa), per reati gravi di natura
comune.
- 1606 / il papa Paolo V chiede la consegna dei due ai tribunali ecclesiastici,
rivendicando l’immunità personale degli imputati e la giurisdizione
ecclesiastica su tutto il clero
Inoltre chiede che Venezia revochi leggi recenti sulla proprietà
ecclesiastica volte a ridurre l’immunità reale dei beni della Chiesa
→ Venezia, guidata dal nuovo doge Leonardo Donà, di orientamento
fermamente antipapale e antispagnolo, decide di difendere la sua
sovranità, nonostante attraversi una fase di declino economico e di difficili
rapporti con il Milanese spagnolo.
La crisi dell’interdetto (1606-1607) / b
- 1606, 17 aprile il Papa emette il breve che infligge
la scomunica [espulsione dalla Chiesa] del Senato
veneziano e l’interdetto [divieto di celebrare gli
uffici religiosi] a tutta la Repubblica;
- Venezia affida la risposta a Paolo Sarpi, veneziano,
frate dell’ordine dei Servi di Maria, nominato
consultore giuridico della Serenissima: essa nega la
validità del breve e lo dichiara ‘irrito e nullo’;
- Il clero veneziano è obbligato a celebrare gli uffici
nonostante l’Interdetto / gesuiti, cappuccini e
teatini che non si adeguano sono espulsi
Paolo Sarpi
1552- 1623
[incisione del XIX secolo]
La crisi dell’interdetto (1606-1607) / c
→ Si apre una “guerra delle scriSure” fra la Sede
Apostolica e Venezia
Sarpi rivendica il diritto dei fedeli di disobbedire a un
papa che abusa del suo potere e prevarica la parola
divina / egli auspica l’avvicinamento di Venezia alle
posizioni evangeliche / si appella a un concilio
ecumenico, definendolo superiore al papa
/ come minimo punta a garantire al governo veneziano
prerogative sulla chiesa territoriale simili a quelle
gallicane, in particolare a recuperare la nomina dei
vescovi.
La crisi dell’interdetto (1606-1607) / d
Prevale una soluzione mediata per l’intervento delle
potenze straniere e particolarmente di Enrico IV.
Esito:
Nessuno dei contendenti deve riconoscere l’errore;
Venezia non revoca le norme sulla proprietà
ecclesiastica, né i decreti riguardanti l’interdetto,
conferma l’esclusione dei gesuiti dal territorio
La crisi dell’interdetto (1606-1607) / e
Negli anni successivi le principali questioni si riaprono più
volte:
- prerogative della Chiesa veneziana sul conferimento
degli uffici religiosi
- immunità personale e reale del clero
- attività dell’Inquisizione
- licenze di stampa sui libri
- benefici ecclesiastici
Il partito antiasburgico tesse rapporti con le forze
protestanti d’Europa
1619 siglata alleanza fra Venezia e Province Unite in vista
del conflitto europeo
La “lezione sarpiana”
“La lezione sarpiana, affidata ai tanti consulti
scritti per il governo veneziano, sullo Stato, sul
modo di concepire e gestire la sua sovranità,
costituirà un’acquisizione definitiva, farà del
diritto ecclesiastico veneziano uno dei diritti
più articolati e moderni d’Europa”.
Cozzi in Cozzi, Knapton, Scarabello
Ciò non significa che le scelte di Venezia siano
state sempre illuminate:
nel 1593 per esempio il Senato aveva deliberato,
per esempio, l’estradizione del filosofo
Giordano Bruno, che si era rifugiato nel
Veneto da qualche anno per sfuggire
all’Inquisizione.
Bibliografia
• G. Cozzi, M. Knapton, G. Scarabello, La Repubblica
di Venezia nell’età moderna, 2: Dal 1517 alla fine
della Repubblica, UTET, Torino 1992
• G. Cozzi, Paolo Sarpi fra Venezia e l’Europa,
Einaudi, Tporino 1979