ITI Omar Novara diodi Schottky Diodi Schottky e logiche LS-TTL La giunzione metallo-seniconduttore E’ noto da tempo che un comportamento rettificante veniva fornito non solo da giunzioni a semiconduttore, ma anche da contatti metallo-semiconduttore (p. es. raddrizzatori all’ossido dì Rame o al Selenio). Inoltre, già a proposito di realizzazione di circuiti integrati, si ricordi il problema dell'insorgere di un comportamento rettificante nel contatto fra la metallizzazione in Alluminio e il sottostante Silicio poco drogato. Proprio sfruttando questo comportamento, sono stati realizzati da parecchi anni i diodi con giunzione a metallo-semiconduttore, denominati diodi Schottky, dal nome del ricercatore che ne ha studiato il comportamento e ne ha spiegato i meccanismi di conduzione. Vediamo in breve come sono costituiti questi tipi di diodi e le loro caratteristiche. Un presupposto indispensabile per la comprensione del comportamento di queste giunzioni è la conoscenza del fatto che un metallo, essendo un ottimo conduttore, non ammette in sé accumuli di carica spaziale, mentre un semiconduttore ne consente l’esistenza, con estensioni strettamente dipendenti da1 suo drogaggio, seconda la nota relazione w = ND^0.5 dove w è l’estensione della zona di svuotamento ed ND la concentrazione degli atomi droganti. Premessa: definiamo "lavoro di estrazione" di un metallo (detta anche "funzione di lavoro") la quantità qφM, definita come 1’energía necessaria per ionizzare un elettrone del metallo, cioè per trasferirlo dal livello di Fermi EF al vuoto. In modo del tutto analogo verrà definita la quantità qφS per un semiconduttore. Si noti che le grandezze φM e φS corrispondono a ciò che in chimica viene definito “potenziale elettrochimico”. Prendiamo in considerazione la giunzione fra un metallo ed un semiconduttore di tipo N e le due possibili alternative, ovvero φS < φM oppure φS > φM (vedi Figura 1). Le situazioni di equilibrio al contatto fra i due materiali vengono raggiunte ricordando che: a) i due livelli di Fermi si portano allo stesso valore; b) rimangono costanti 1'affinità elettronica qX alla superficie del semiconduttore e la posizione del livello EF nel metallo. Nel primo caso (Figura 1a) si ha la formazione di una zona di svuotamento nella porzione di semiconduttore a contatto con il metallo con il conseguente instaurarsi di una barriera di potenziale, cosicché la giunzione diviene rettificante. Nel secondo caso (Figura 1b) si ha invece un accumulo di elettroni sulla superficie del semiconduttore: questi elettroni non devono superare alcuna barriera di potenziale per passare nel metallo, e analogamente gli elettroni del metallo possono passare direttamente nella banda di conduzione del semiconduttore. Ne risulta quindi che questo tipo di giunzione (φS < φM) non è rettificante, poiché applicando tensione la caduta di potenziale non può concentrarsi nella zona di contatto, ma si distribuisce lungo il semiconduttore, dando luogo ad un contatto di tipo ohmico. Prendiamo ora in considerazione la giunzione fra un metallo ed un semiconduttore di tipo P. Anche in questo caso esistono due possibilità: φS < φM oppure φS > φM P. De Vittor (vedi Figura 2). pag. 1 ITI Omar Novara diodi Schottky Con ragionamenti del tutto analoghi a quelli fatti per un semiconduttore di tipo N si deduce che nel primo caso (Figura 2a) si ha un contatto ohmico, e nel secondo caso (Figura 2b) una giunzione rettificante. Fig. 1 – Diagramma a bande di energia per il sistema metallo – semiconduttore di tipo N. Fig. 2 – Diagramma a bande di energia per il sistema metallo – semiconduttore di tipo P. P. De Vittor pag. 2 ITI Omar Novara diodi Schottky Polarizzazione Per quanto riguarda la polarizzazione di tali giunzioni, analogamente a quanto noto per le comuni giunzioni P-N, viene definita diretta quella polarizzazione che tende a ridurre la barriera di potenziale al contatto (cioè la “curvatura” delle bande) e quindi lo spessore della zona di svuotamento. Così, risulta polarizzazione diretta quella per cui un semiconduttore N viene portato ad un potenziale negativo rispetto al metallo, ed un semiconduttore P ad un potenziale positivo. Analogamente per la polarizzazione inversa, a proposito della quale si può aggiungere che la capacità di giunzione Cj varia con VR^0.5, in maniera del tutto analoga a quanto accade per le giunzioni P-N. Tutto quanto detto vale se il semiconduttore non è molto drogato. Se 18 -3 invece ha un livello di drogaggio superiore a 10 cm , a causa del piccolo spessore della regione di svuotamento avviene l’effetto tunnel, e il contatto diviene bidirezionale di tipo pressoché ohmico, da cui la necessità di aumentare il livello di drogaggio in tutti i dispositivi integrati in cui le metallizzazioni vengono a contatto con il silicio a basso drogaggio (ad es. le zone epitassiali). Riassumendo, si ha un contatto rettificante quando: φS < φM per un semiconduttore di tipo N, e φS > φM per un semiconduttore di tipo P con contatto essenzialmente ohmico nei rimanenti due casi. Per elevati drogaggi, invece, il contatto è sempre ohmico, e ciò indipendentemente dal rapporto fra i potenziali elettrochimici. I vantaggi I vantaggi presentati da una giunzione metallo-semiconduttore rispetto ad una giunzione P-N sono dovuti essenzialmente al fatto che i portatori interessati alla conduzione sono quasi esclusivamente quelli maggioritari, il che fa sì che non vi siano cariche minoritarie accumulate durante la polarizzazione inversa. Non esiste quindi – come per le giunzioni P-N – il problema dei tempi di svuotamento della regione di carica spaziale da parte delle cariche minoritarie, operazione relativamente lenta. E’ così possibile ottenere tempi di commutazione estremamente brevi e facilità di impiego in alta frequenza. Bibl.: Grove – Fisica e tecnologia dei dispositivi a semiconduttore – Ed. Angeli Muller, Kamins – Device electronics for Integrated Circuits – Ed. Wiley Diodi Schottky Da quanto detto a proposito della giunzione metallo-semiconduttore, se ne possono intuire le numerose, particolari e insostituibili applicazioni. Una di queste è rappresentata dai rettificatori che presentano, rispetto a quelli tradizionali, tutta una serie di vantaggi. Essi sono infatti caratterizzati da: - tempi di recupero estremamente brevi (quindi una rettificazione veloce e a bassa dissipazione in commutazione) grazie all’assenza di portatori minoritari; - basse tensioni di soglia (rivelazione di piccoli segnali) tipiche di queste giunzioni; - capacità inversa di giunzione molto piccola (possibilità di impiego alle alte frequenze); P. De Vittor pag. 3 ITI Omar Novara diodi Schottky - basse cadute di tensione dirette (ridotta dissipazione in conduzione) 6 grazie all’elevata corrente di saturazione (10 volte rispetto ad un diodo a giunzione P-N) Gli svantaggi sono invece: - correnti inverse più elevate di una giunzione P-N e - tensioni inverse ridotte Il ridotto valore della tensione inversa di breakdown (poche decine di Volt) è imputabile alla curvatura della regione di svuotamento ai bordi della metallizzazione. E’ possibile elevare tale limite a qualche centinaio di Volt tramite l’ottimizzazione del profilo del silicio tramite attacco acido, e inoltre affiancando al diodo metallo-semiconduttore una giunzione P-N a forma di anello di guardia sotto il bordo della metallizzazione, in modo che a bassi valori di corrente diretta (qualche mA) lavori quasi esclusivamente il diodo Schottky grazie alla sua bassa tensione di soglia, e per correnti maggiori la giunzione P-N prenda gradualmente il sopravvento. Un altro espediente che permette di attenuare il campo elettrico localizzato ai bordi della giunzione è quello di estendere la metallizzazione al di sopra dell’ossido di silicio. La struttura risultante è visibile in sezione nella Figura 3. Fig. 3 – Struttura di un diodo Schottky di produzione Thomson-CSF. Nella tabella seguente i parametri tipici di un diodo Schottky possono essere paragonati a quelli di un diodo a giunzione di analoga tensione e corrente. parametro VRRM IF IR a (VR) VF a (IF) Cj a (VR) Cj a (VR) NF a (f) Qs a (IF) τ a (IF) trr a (IF) η a (f) dV/dt fw P. De Vittor diodo raddrizzatore Schottky Silicio 50 50 75 A 75 A 1mA (25V) 500 0.6 (30A) 1.5 (30A) 2000 (5V) 10000 700 (40V) 3000 15 (30A) 1 (30A) 200 (30A) 700 - diodo di segnale Schottky Silicio 100 150 100 100 50 (50V) 20 (50V) 0.20 (1mA) 0.68 (1mA) 0.5 (1V) 2 (1V) 0.1 (30V) 0.5 (50V) 5.5 (1GHz) 2 (10mA) 6 80 (20mA) 2·10 (50V) 0.8 (10mA) 100 85 (45MHz) 40 20 unità V mA nA V pF pF dB pC psec nsec % V/µs GHz pag. 4 ITI Omar Novara diodi Schottky Le applicazioni Le applicazioni tipiche dei diodi Schottky per piccoli segnali sono quelle prima riservate ai diodi al Germanio a punta di contatto e a lega d’oro o al Silicio planari-epitassiali di tipo P-I-N per i quali, accanto all’elevata velocità tipica di questi diodi, si abbina la bassa caduta di tensione tipica dei diodi metallo-semiconduttore. Un confronto fra le caratteristiche dirette di giunzioni di vario tipo sono mostrate in Figura 4. In particolare, i diodi Schottky sono indicati per le seguenti applicazioni: raddrizzamento a elevata efficienza, protezione all’ingresso di amplificatori operazionali, mixer UHF ad elevata efficienza (95%), ingressi di logiche ad elevata velocità, conversioni analogico-digitali o logaritmiche, rivelazione video, discriminatori di frequenza, campionamento di forme d’onda, clipping e clamping di segnali, equipaggiamento radar, ricevitori di apparati ECM, per prevenire la saturazione dei transistor in commutazione e per aumentare la velocità di risposta degli optoaccoppiatori. Esempio: transistor in commutazione. La commutazione di un transistor è caratterizzata – come è noto - da tempi veloci di turn-on ma lenti di turnoff, e ciò a causa del non trascurabile tempo di accumulo. L’eccesso di corrente di base richiesto per portare il transistor in saturazione causa un accumulo di carica immagazzinata nella regione di base, carica che deve poi venire rimossa affinché il transistor possa tornare all’interdizione. P. De Vittor Fig. 5 pag. 5 ITI Omar Novara diodi Schottky Vari schemi sono stati proposti per ovviare al ritardo dovuto all’accumulo e per ridurre il tempo di commutazione, ma nessuno di questi tendeva ad impedire al transistor di saturarsi, cosicché non era possibile minimizzare il tempo di turn-off. Una soluzione decisamente migliore è invece quella di prevenire addirittura la saturazione profonda tramite la configurazione circuitale illistrata nella Figura 5: in pratica, il diodo Schottky entra in conduzione (VF = 100 mV) prima ancora che il transistor possa entrare in saturazione. Esempio: campionamento di forme d’onda Le due tensioni di polarizzazione VBIAS della “sampling gate” della figura a lato devono mantenere i punti A e B a potenziale rigorosamente nullo e, poiché i diodi risultano polarizzati inversamente, non si ha passaggio di segnale. Nell’istante in cui si vuole avere il campionamento, si invia un impulso sufficiente a polarizzare direttamente i diodi per un tempo brevissimo, sufficiente a caricare il rispettivi condensatori al livello della forma d’onda in quel preciso istante. Esempio: optoaccoppiatori Gli optoaccoppiatori contengono usualmente un transistor bipolare nel circuito d’uscita (vedi figura a lato). La sua commutazione alla fine dell’impulso d’ingresso è ovviamente lenta. Usando opportunamente un diodo Schottky all’uscita del fotoaccoppiatore e collegandolo come elemento di speed-up, è possibile ridurre notevolmente il tempo di commutazione. Applicazioni tipiche dei diodi Schottky di potenza (fino a 30A) sono quelle degli alimentatori switching (a commutazione) o in tutte quelle applicazioni ove sia richiesta la rettificazione di segnali ad elevata pendenza dV/dt (ovvero segnali a salita e/o discesa ripida o ad elevata frequenza) quando si abbia l’esigenza di mantenere inalterata la forma d’onda. In effetti i raddrizzatori Schottky sono gli unici veramente “veloci” e contemporaneamente di potenza. Bibliografia: Sescosem: Note d’information tecnique – Diodes Schottky 1979 Sescosem: Diodes Schottky – Nouveaux produits 1980 TRW: Power semiconductor data book 08P TRW: Data sheet on SD-41 Power Schottky Diode International Rectifier: Product guide – June 1976 Siemens: Schottky barrier diodes – Edition 1979 Hewlett-Packard: Diode and transistor designer’s catalog 1980 Hewlett-Packard: Schottky barrier diodes – Technical data 8/79 Hewlett-Packard: Application bulletins n. 26, 27, 28, 30. P. De Vittor pag. 6 ITI Omar Novara diodi Schottky Integrati Schottky La stessa configurazione di speed-up utilizzata per ridurre il tempo di commutazione nelle ciruitazioni discrete può essere vantaggiosamente utilizzata anche nei circuiti integrati (ovviamente digitali, in quanto si parla di commutazione). Per molti anni le logiche TTL sono state le più diffuse fra gli integrati digitali, offrendo un buon compromesso fra costo, velocità, dissipazione di potenza e praticità nell’interfacciamento. Via via, però, con l’aumento di complessità richiesto dalle applicazioni, era aumentato anche l’assorbimento di potenza, con conseguenze negative sul dimensionamento della sezione di alimentazione, sull’ingombro, sul costo e sulla portabilità. L’aumento della complessità e della velocità di commutazione portano con sé inevitabilmente l’aumento della potenza dissipata, con conseguenti problemi di temperatura operativa e di densità dell’applicazione. Un significativo miglioramento è stato introdotto con l’integrazione della configurazione a diodo Schottky, che ha consentito un aumento della velocità di commutazione ed una diminuzione della potenza dissipata. Ciò è dovuto al fatto che in un transistor bipolare l’aumento della corrente di base necessario per ottenerne la saturazione porta a far sì che il potenziale di collettore scenda ad un valore inferiore a quello di base (si vedano in Figura 6 le tensioni ai vari terminali). Fig. 6 – Confronto fra le tensioni in un transistor in saturazione nelle logiche TTL ed LS-TTL. Inserendo invece il diodo Schottky fra base e collettore , si evita che il potenziale di quest’ultimo (grazie alla Vs del diodo, pari a circa 100 mV) scenda a meno di 0,1 V al di sotto di quello della base, cosicché il transistor non entri in completa saturazione. In tal modo si evita inoltre l’innesco della conduzione del transistor parassita, che devierebbe corrente verso il substrato. La conduzione del PNP parassita porterebbe infatti non solo ad una maggiore dissipazione dell’integrato, ma anche ad una riduzione della corrente di base dell’NPN e quindi ad una minor sensibilità della porta logica. L’utilizzo della configurazione Schottky nelle logiche LS-TTL (Low-Power Schottky) permette di ridurre di un fattore 5 la potenza dissipata/gate grazie al minor valore della resistenza limitatrice Rc (quella in serie al bjt di pull-up) e grazie all’uso di diffusioni poco profonde e al ricorso a valori di resistività superficiale più elevati. Il vantaggio dovuto ai minori tempi di propagazione delle logiche LS-TTL è invece da attribuire ai ridotti tempi di commutazione dei bjt-Schottky, resi possibili dal fatto di aver impedito la completa saturazione dei transistor. Infatti, mentre la commutazione di un bjt dalla completa saturazione all’interdizione comporta un certo tempo toff, la commutazione dalla pre-saturazione richiede un tempo decisamente più ridotto. Infatti, nel primo caso la giunzione base-collettore si trova in polarizzazione diretta, e quindi la sua interdizione richiede il completo svuotamento dei portatori in conduzione, che sono ad elevata concentrazione. In presenza del diodo Shottky, invece, poiché la polarizzazione della giunzione B-C è di soli 0,1 V (quindi al di sotto P. De Vittor pag. 7 ITI Omar Novara diodi Schottky della tensione di soglia), tale giunzione non raggiunge la polarizzazione diretta, per cui la sua completa interdizione – e la conseguente creazione della regione di svuotamento – risultano molto più agevoli, a tutto vantaggio del toff del transistor. Le differenti circuitazioni utilizzate per le logiche TTL ed LS-TTL sono visibili nelle figure sottostanti. Fig. 7 – Porta Nand TTL 7400 (a sinistra) ed S-TTL 74S00 (a destra) Nel grafico di Figura 8 vengono messi a confronto i valori di potenza dissipata per gate e i tempi di propagazione delle logiche TTL con le versioni S, LS ed ALS-TTL, dove sono evidenti i vantaggi ottenuti grazie all’utilizzo di tecniche di precisione quali ad esempio l’impianto ionico. I vantaggi ottenibili grazie all’impiego di logiche a bassa dissipazione sono molteplici: - minor corrente assorbita, quindi maggior economicità dei circuiti di alimentazione, minori dimensioni e peso; - minor produzione di calore e quindi semplificazione dei problemi di smaltimento termico, con la possibilità di maggior impaccamento dei circuiti o di minori esigenze di raffreddamento (o entrambi); maggiore affidabilità, e quindi aumento della vita operativa dei circuiti grazie alla minor temperatura di lavoro; - le minori correnti di alimentazione necessitano di piste più sottili sul circuito stampato, riducono i problemi di eventuali picchi di corrente e richiedono condensatori di disaccoppiamento più piccoli; - minori problemi di interfacciamento fra Cmos ed LS-TTL, grazie alla riduzione delle correnti di ingresso, che sono solo il 25% delle TTL; - eliminazione dei rischi di pilotaggio da parte di logiche o di circuiti alimentati a 12-15V, grazie al fatto Fig. 8 che l’ingresso delle LS è protetto da diodi ad elevata VBR. Bibl.: SGS-ATES - Databook on LS-TTL ICs – Feb.1978 Texas Instruments – LS and ALS products – Oct.1979 P. De Vittor pag. 8