LA COLOMBIA e lo sfruttamento delle materie prime La Colombia è uno stato situato nella regione nord-occidentale dell'America meridionale, con capitale Bogotá. Ha una superficie di 1.141.748 km² La Colombia è il quarto paese più esteso del Sud America Il territorio che comprende l'attuale Colombia è stato originariamente abitato da tribù di amerindi che migrarono dall'America centrale e dai Caraibi. Le tribù principali furono i muisca, quimbaya, tayrona e zenú. Parte del sud fu abitato dagl'Inca. Nel XV secolo i conquistadores spagnoli occuparono e colonizzarono il territorio. Nel 1819, con le campagne di Simón Bolívar, la Colombia ottenne l'indipendenza dalla Spagna insieme alle attuali Panamá, Venezuela ed Ecuador, unite in una repubblica chiamata Gran Colombia. Tuttavia già nel 1830 la Grande Colombia si divise in seguito a guerre interne che portarono alla separazione delle attuali Venezuela ed Ecuador. Quelle che oggi sono Colombia e Panamá, emersero come Repubblica della Nuova Granada. Il presidente Juan Manuel Santos, in carica dal 2010, ha presentato il Piano di sviluppo quadriennale che introduce una svolta nelle politiche economiche e sociali del Paese ricco di risorse e materie prime. In Colombia i problemi di ordine pubblico - narcotraffico, squadre paramilitari, guerriglia - sono stati in gran parte risolti. L’obiettivo di Santos è il rilancio economico del Paese estendendo però i benefici della crescita all'intera popolazione. In programma una importante riforma agraria che dovrebbe favorire la ripresa produttiva delle grandi estensioni di terreni fertili in buona parte non ancora utilizzati. A fronte di una superficie coltivabile di 11 milioni di ettari, l’area attualmente coltivata è di circa 2,5 milioni e solo il 12% con mezzi meccanici per lo più vecchi. Sono previsti stanziamenti pubblici e l’importazione in franchigia doganale di macchine ed attrezzature agricole ed agroindustriali (trattori agricoli di produzione italiana sono già ampiamente importati in Colombia)”. La Colombia è un Paese dalle incalcolabili ricchezze, già all'inizio degli anni '60 era stata definita dagli Stati Uniti una terra ricca di materie prime. Bagnata da due oceani, con migliaia di pescosissime coste ed una varietà infinita di microclimi che permettono di coltivarvi ogni tipo di prodotto durante tutto l'anno, la Colombia è l'ottavo esportatore mondiale di petrolio, il terzo di caffè, il secondo di banane ed il primo di smeraldi e fiori, oltre a possedere tantissime risorse di legname, oro, uranio e carbone. Inoltre, è tra i primi tre paesi al mondo per ricchezze idriche e biodiversità. Considerata per gli Stati Uniti come prima nazione di ingresso al Sud america, rappresenta per l'imperialismo nordamericano un tassello di primaria importanza per elevare il suo potere, il suo dominio e controllo nella Colombia stessa, per garantirgli una base d'accumulazione capitalistica. Questo avviene da sempre con saccheggio delle materie prime, iper-sfruttamento della forza lavoro e collocazione delle merci, necessaria al mantenimento di un’egemonia mondiale nella piramide dei paesi imperialisti. Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) è una sorta di grande “accordo” giuridico-politico che investe tutte le Americhe (dall’Alaska alla Patagonia) in materia commerciale, finanziaria ed economica, che consente agli Stati Uniti di decidere liberamente a svantaggio delle già deboli e dipendenti economie latinoamericane in funzione dei propri interessi . Negli ultimi anni, la crescente avanzata politico-militare del movimento guerrigliero colombiano e la ricomposizione di quello popolare , hanno ostacolato la facile imposizione di questo progetto strategico dell’imperialismo americano, che si è visto “obbligato” a imporsi con la forza per l’entrata in vigore dell’ALCA. E’ stato così concepito il Plan Colombia, piano sotanzialmente militare, per reprimere movimenti di indipendenza o comunque volti a ribellarsi all’imperialismo americano. Soffocata dal circolo vizioso sottosviluppo-guerra-sottosviluppo , la Colombia sta subendo l’aggressiva invadenza del imperialismo americano. Con la nuova fase del cosiddetto Plan Colombia che ha come obbiettivo l’annientamento delle organizzazioni guerrigliere e l’ emarginazione dei nuovi soggetti sociali che hanno scelto la via non armata per un’alternativa ai modelli economici e sociali dominanti, gli stati uniti sta estendendo il suo intervento militare a tutta la colombia, contro i governi latinoamericani che si oppongono fermamente alla politica americana. La Colombia si affianca a quei Paesi del Terzo Mondo che, pur essendo potenzialmente ricchi, restano a un livello economico e sociale estremamente basso. Una spaccatura netta separa una ristretta borghesia creola, giunta ormai a un altissimo livello di benessere d'impronta nettamente nordamericana, e la vasta massa dei contadini e del sottoproletariato urbano (anche “bianco”), quotidianamente impegnata nella lotta per la sopravvivenza. L'alternanza al potere tra conservatori e liberali non ha inciso sul generale quadro politico di una classe dirigente “bianca” fermamente tesa al mantenimento dei propri privilegi e a ostacolare ogni indirizzo economico atto a rimuovere i vecchi equilibri: tutto ciò fa parte delle eredità coloniali insite nel mondo latino-americano, alle quali si sono aggiunti poi il neocolonialismo delle multinazionali e la pesantissima dipendenza dagli Stati Uniti, da cui provengono la maggior parte dei capitali investiti nel Paese, costretto a reggersi sugli interventi stranieri data la scarsità dei propri mezzi finanziari. Solo a partire dagli anni Sessanta del XX sec. la Colombia è riuscita a liberarsi dal suo secolare immobilismo e ha operato numerose riforme finalizzate a rimuovere i più tradizionali schemi dell'economia nazionale. In ambito agricolo, furono eliminati molti latifondi improduttivi; venne distribuita una parte delle terre ai contadini e creato (1962) un ente di Stato, l'Istituto Colombiano di Riforma Agraria (INCORA), preposto agli interventi governativi nel settore dell'agricoltura, delle infrastrutture idriche e dell'opportuno utilizzo delle aree coltivabili. Vennero poi potenziate le prospezioni minerarie tramite l'Istituto Nazionale di Ricerche Geologiche e Minerarie (INGEOMINAS), costituito nel 1968. Fu ampiamente favorita, inoltre, l'industrializzazione del Paese, anche se gli interventi statali vennero limitati ai settori fondamentali (energetico, minerario, siderurgico ecc.), mentre l'attività manifatturiera restò su basi privatistiche, regolata dai meccanismi dell'economia di mercato. Non mancarono risultati soddisfacenti: il reddito prodotto registrò nel decennio 1970-1980 incrementi annui di oltre il 6%, un valore nettamente superiore a quello della maggior parte dei Paesi latinoamericani. Nei primi anni Novanta, il forte aumento degli investimenti esteri (quintuplicati dal 1980) e la privatizzazione di alcuni comparti produttivi costituirono peraltro la premessa di un tendenziale consolidamento di questi risultati. I tassi di crescita si mantennero piuttosto elevati, comportando però tassi di inflazione relativamente sostenuti. La crescita fu più evidente nel settore dell'edilizia e specialmente in quello finanziario: ma in entrambi i casi, in misura poderosa, agì il reinvestimento (“riciclaggio”) di capitali forniti dal traffico di droga e armi, il cui impatto sull'economia colombiana era già certamente importante e produceva effetti distorsivi assai rilevanti, benché difficilmente quantificabili. Delle positive prestazioni realizzate continuò però ad avvantaggiarsi solo la ricca borghesia imprenditoriale; contestualmente, crebbero invece sia la disoccupazione, sia l'incidenza della criminalità e della corruzione legate ai traffici illeciti, il cui impatto sul Paese fu talmente rilevante da intaccare interi settori dell'economia, della finanza e della politica nazionale. Senza contare che i proventi derivanti da questa perdurante economia parallela continuano ad avere conseguenze irrilevanti per lo sviluppo del Paese, dal momento che essi alimentano flussi di denaro in uscita, destinati ai paradisi fiscali in cui vengono reinvestite le somme di denaro sporco. I primi provvedimenti, attuati nell'ambito del Programma di Modernizzazione Economica (1990), produssero innanzitutto una significativa riduzione delle tasse imposte ai prodotti manufatti importati. Agli investitori stranieri si concesse la possibilità di inserirsi nei diversi settori del mercato, pur se con qualche limitazione e, allo stesso tempo, venne abolito il monopolio statale anche sulle ferrovie. Il Congresso approvò inoltre una legge di riforma della Banca Centrale, volta a concedere a questa istituzione una maggiore autonomia. Nel solco tracciato da tali disposizioni legislative si inserì il programma di sviluppo quadriennale (1994-98) del governo, denominato “Salto Sociale”, mirante ad affrontare in maniera costruttiva quella che era considerata la priorità maggiore per il futuro del Paese: il miglioramento dei livelli di vita della popolazione. La strategia impiegata prevedeva la creazione di posti di lavoro, l'aumento del livello di scolarizzazione e l'estensione delle garanzie di accesso ai servizi sociali di base, nonché il miglioramento della rete idrica, soprattutto nelle zone rurali, e la redistribuzione di 1.000.000 di ha di terreno. Il governo diede anche maggiore impulso allo sviluppo delle relazioni interregionali della Colombia, nell'ambito del Patto Andino. Nel febbraio 1995 entrò in vigore la Tariffa Esterna Comune, progettata già a partire dal 1992, in base alla quale Ecuador, Colombia e Venezuela si impegnarono a imporre una tassa del 5% sui prodotti grezzi importati da Paesi che non facevano parte del Patto Andino; per i prodotti semilavorati l'imposta si innalzava fino al 10-15%, mentre per quelli finiti era pari al 20%. Nel 1999 l'economia della Colombia entrò tuttavia in una fase di recessione: la crisi finanziaria e l'incertezza politica scoraggiarono ulteriormente gli investimenti esteri, con il risultato di acuire il problema della disoccupazione (che arrivò a coinvolgere un quinto della popolazione attiva nelle aree urbane). Alla fine del 1999 il governo concordò con il FMI il risanamento dei conti pubblici in cambio di un prestito di 2,7 miliardi di dollari. I maggiori provvedimenti intrapresi dallo Stato nell'arco del decennio successivo sono stati in massima parte rivolti al contenimento delle spese, alla lotta all'evasione fiscale e alla corruzione, alla promozione di una migliore funzionalità burocratica, anche mediante il ricorso a un maggiore decentramento amministrativo. Sul fronte degli organismi internazionali, sono stati varati programmi per il sostegno dell'economia rurale e per il miglioramento del tenore di vita della popolazione. Nonostante la crescita costante del PIL (pari, nel 2008, a 240.654 ml $ USA, con un PIL pro capite esiguo, pari a soli 4.985 $ USA), permangono nel Paese problemi cronici, come l'alto tasso di disoccupazione, l'elevata inflazione, un altissimo debito pubblico (che nel 2006 rappresentava quasi la metà del PIL) e l'estrema povertà in cui versa la popolazione delle zone più marginali del Paese. Meno grave l'incidenza del debito estero, grazie anche al sostegno derivante dalla crescita delle esportazioni e dal contenimento garantito da una tradizionalmente cauta esposizione debitoria da parte del governo. Si chiama “9.70, la historia de la semilla privatizada” il documentario di Victoria Solano che nei mesi scorsi ha fatto il giro della rete, totalizzando quasi 800mila visualizzazioni (www.documental970.com.ar). Mostra le ruspe dell’Istituto agrario colombiano distruggere e interrare centinaia di sacchi di riso. Immagini sconcertanti per un Paese dove il trenta per cento della popolazione vive in condizioni di povertà. La ragione di tale follia è l’entrata in vigore, lo scorso anno, del Trattato di libero commercio tra Colombia e Stati Uniti d’America, e lo sforzo dello zelante presidente Juan Manuel Santos nel fare applicare, anche attraverso atti chiaramente dimostrativi, la legge 970. Una norma che vieta ai contadini di selezionare, conservare e riprodurre i propri semi, costringendoli ad acquistarli ogni stagione. Non si tratta più di pratiche commerciali di multinazionali come la Monsanto, ma di una nuova fase in cui lo Stato arriva a considerare reato la pratica fondamentale dell’agricoltura: la selezione e la riproduzione del seme. La legge 970 e gli altri effetti dell’entrata in vigore del Trattato con gli Usa sono all’origine dello sciopero agricolo che ha paralizzato il Paese tra agosto e settembre, contagiando anche il tessuto urbano di Bogotà, al quale il governo ha risposto con una repressione durissima: 12 morti, 82 feriti, 4 desaparecidos, 600 detenzioni arbitrarie, 92 processi, 840 violazioni di diritti umani. Il Trattato di libero scambio non è, tuttavia, l’unico strumento atto a sancire la definitiva consegna del Paese alle multinazionali: l’altro aspetto della politica di Santos -e ancor prima del suo predecessore Alvaro Uribe- è la cosiddetta locomotiva minerario-energetica, ovvero l’intenzione di sfruttare interamente l’enorme patrimonio di risorse naturali attraverso l’estrazione e l’esportazione delle materie prime e lo sfruttamento del potenziale idroelettrico. È per rafforzare le alleanze tra movimenti sociali e comunità locali che Rios Vivos (defensaterritorios.wordpress.com), la piattaforma nazionale contro le dighe, ha organizzato un incontro internazionale sul tema del modello estrattivista all’Università Surcolombiana di Neiva, nel dipartimento del Huila, ospitato da Asoquimbo, la rete che riunisce pescatori e contadini colpiti dalla costruzione della diga di El Quimbo (di cui abbiamo parlato su Ae 148). L’iniziativa si è svolta all’indomani dell’assassinio di Nelson Giraldo, attivista di Rios Vivos che si opponeva alla costruzione della diga di Ituango nella regione di Medellin, ritrovato morto nel fiume con evidenti segni di tortura. Il suo è l’ennesimo omicidio politico in un Paese dove molti attivisti per i diritti umani ancora oggi si muovono sotto scorta. La speranza per questi paesi del terzo mondo è che riescano a trovare una loro identità senza l’interferenza continua delle multinazionali assetate di potere e pronte con ogni mezzo a far proprie le risorse di queste terre. Ogni popolo, ogni terra ha diritto alla libertà, alla pace e alla propria autonomia la Colombia sta cercando questa via, buona fortuna!