Milano Basilica di Santa Maria delle Grazie Orchestra da Camera Italiana Salvatore Accardo, violino e direttore Venerdì 16.IX.11 ore 21 Kreisler Paganini Čajkovskij 50° Torino Milano Festival Internazionale della Musica 03_ 22 settembre 2011 Quinta edizione Fritz Kreisler (1875–1962) Cinque pezzi (orchestrazione di Francesco Fiore) 14 min. ca Liebesfreud Liebesleid Schoen Rosmarin Rondino sul tema di Beethoven La Gitana Niccolò Paganini (1782–1840) Variazione sulla canzone veneziana «Oh mamma mamma cara» (Il carnevale di Venezia) op. 10 (1829) 7 min. ca Rondò dal Concerto per violino e orchestra n. 2 in si minore La Campanella (1826) 12 min. ca Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840–1893) Serenata per archi in do maggiore op. 48 (1881) 28 min ca Andante non troppo – Allegro moderato – Andante non troppo Walzer. Moderato – Tempo di Valse. Elégie. Larghetto elegiaco – Poco più animato – Più mosso. Finale: Andante – Allegro con spirito – Molto meno mosso – Più mosso. Orchestra da Camera Italiana Salvatore Accardo, violino e direttore Ritratti e illusionismi musicali Un ritratto in miniature Fritz Kreisler (1875-1962) violinista moderno e violinista storico. Il violinista moderno è quello che sul fare del XX secolo ‘inventa’ il «vibrato continuo»: non più un abbellimento sporadico perché ora la mano sinistra oscilla abitualmente e con le inflessioni più diverse. È il «vibrato» che negli stessi anni individua Mischa Elman, il violinista più famoso del tempo prima della ‘rivoluzione Jascha Heifetz’, anche se la cosa avviene senza che un artista sappia dell’altro, attivi come sono, rispettivamente, fra Vienna e Parigi e fra Odessa e San Pietroburgo. A rivelare questo nuovo «vibrato» è però Elman che lo partecipa al suo maestro Leopold Auer, il quale lo trasmette all’ ‘allievo degli allievi’ Heifetz e via raccontando fino ai nostri giorni. La storicità di Kreisler sta nell’essere ancora, alla vecchia maniera, violinista-compositore-arrangiatore-trascrittore sebbene già grande interprete del repertorio con la maiuscola: ad esempio dei Concerti di Mendelssohn e Brahms, del Concerto e delle Sonate di Beethoven (addirittura l’integrale delle Sonate su disco). Liebesleid, Liebesfreud, Schön Rosmarin, Rondino su di un tema di Beethoven e La Gitana sono, in cinque pezzi, un ritratto in miniatura dell’artista. Un piccolo ritratto – Francesco Fiore ha composto le partiture orchestrali dagli accompagnamenti pianistici – fatto appunto delle miniature con cui Kreisler diviene famoso (e ricco) nei primi decenni dello scorso secolo. Si tratta di ninnoli e cammei incantevoli, oggi tornati di moda, con cui artisti e pubblico inseguono un fascino d’altri tempi, emanazione d’una Vienna anch’essa remota. Si aggiunge ad essi un ‘falso’ vivaldiano, il Concerto in do maggiore (1906) che accende i riflettori sul Prete Rosso molti anni prima che si ritrovino gli autografi del compositore veneziano, sino a quel momento creduti perduti. Solo nel 1935, dopo che il Concerto è nel repertorio dei maggiori solisti, Kreisler rivela trattarsi d’una propria composizione, così come dichiara finalmente suoi i brani raccolti tra i Klassische Manuskripte (editore Schott), spacciati, fino a quel momento, per lavori – fra gli altri – di Couperin, Padre Martini, Francoeur, Boccherini, Pugnani (è incluso pure il nostro Rondino su di un tema di Beethoven con la sua dolcissima, contagiosa, acquerellata scorrevolezza del tutto kreisleriana). I cosiddetti manoscritti classici portano anche, indicati come «melodie popolari viennesi» – tali, peraltro, potrebbero essere – Liebesleid (Pene d’amore), lo speculare Liebesfreud (Gioie d’amore) col suo canto lieto e mosso e Schön Rosmarin, dal pronunciato, caratteristico languore danzante con intermezzo più marcato e narrativo. Prendiamo Liebesleid quale ‘esempio campione’ del comporre di Kreisler. È in semplice forma di Rondò (ritornello e strofe) e rimanda al valzer nel respirare un’atmosfera fine secolo. Di episodio in episodio, Liebesleid mostra le diverse sfaccettature di una stessa intonazione nostalgica che prolifera da una cellula comune e torna a ripiegare su di sé. Gli esotismi ostinati da fiabetta del Tambourin chinois volgono dalla Cina alla Spagna, paese prediletto dai musicisti a cavallo fra Otto e Novecento. Si mutano così nei volteggi però teneri de La Gitana dopo l’accalorata cadenza introduttiva di prammatica. Giochi di prestigio e di illusionismo Vita senza riposo da icona del moderno concertismo internazionale. Relazioni e disavventure amorose vere, plausibili o del tutto inventate di Niccolò Paganini (1782-1840), nato a Genova, si sa, al civico 38 d’un vicolo, anzi, caruggio chiamato Passo di gatta mora, figlio di un ligaballe (imballatore in porto) e di una donna del popolo illetterata. Prodigio che dal chiuso di un vicolo sa fare un lavoro di sintesi immediato della tradizione violinistica e inventa di botto il futuro dello strumento. Quel violino che i tempi nuovi hanno scalzato dal 3 trono di ‘re degli strumenti’ per porvi il pianoforte (l’Ottocento è secolo di pianisti). Violino che si crede conosciuto in tutte le pieghe grazie a Corelli e i suoi allievi, a Vivaldi, Tartini, Viotti e che invece, grazie a Paganini, risulta capace di produrre una materia sonora, emozionale e virtuosistica per cui appare come nuovo: ‘inventato’ da Paganini anziché carico della storia gloriosa di secoli. In modo analogo ad un brano giovanile e pieno di anticipazioni, le Variazioni sulla Carmagnola (1795), nel cosiddetto Carnevale di Venezia, del 1829, l’accompagnamento resta ostinatamente uguale per tutte le variazioni (venti) e cambia soltanto nel Finale. Il tema base è la canzonetta veneziana «O mamma mamma ca[ra]», riferimento obbligato delle variazioni di bravura ottocentesche per qualsiasi strumento (quanto al violino, oltre a Paganini, Ernst e Bull). La semplicità del tema e la sua diffusione popolare sono ideali per variazioni dal susseguirsi, quasi accavallarsi dei ‘numeri’ più straordinari ed effettistici di Paganini prestigiatore dello strumento. Tale caleidoscopia include pure effetti umoristici – sulla quarta corda o vicino al ponticello – che dissimulano l’accumulo forsennato di difficoltà. Ad esempio note doppie (terze, ottave e decime nelle più varie tessiture: 17a e 18a variazione), larghi accordi di tre suoni dove quello grave rimane fisso a mo’ di zampogna (13a variazione), suoni armonici con effetti d’eco (20a variazione), soluzioni veloci e sopracute (5a, 7a, 10a variazione), pizzicati con la mano sinistra a profusione (11a, 15a, 18a variazione) e colpi d’arco trascendentali – gettati, picchettati eccetera – in abbondanza. Il «Rondò della Campanella» ossia il Finale del Concerto n.2 in si minore, anch’esso anno 1829, furoreggia nel tour europeo di Paganini – subito il ritornello, brioso e pieno di malizia a dispetto del tono minore – e non ha perso nemmeno oggi in singolarità. Lo trascrivono per pianoforte, fra gli altri, Liszt, Beyer e Busoni. Kreisler ne fa oggetto di uno dei suoi arrangiamenti col pianoforte in verità dal gusto salottiero. Sapore che contrasta con i rimandi a forme e moduli ‘classici’ (Viotti, Kreutzer e Rode) propri – virtuosismo a parte – dei Concerti paganiniani. Il titolo del «Rondò» si giustifica con la presenza in orchestra d’un campanello che fa una sola nota, fa diesis, e, oltre a scampanellare trotterellando festoso con l’orchestra, duetta – un dialogo a domanda e risposta – con gli armonici del violino solista; armonici che imitano, appunto, fra reale e ideale, le sonorità di un campanello. In una strofa, inoltre – la seconda: Paganini scrive «Trio» –, compaiono per la prima volta in un Concerto di Paganini gli ardui «pizzicati con la mano sinistra» ora protagonisti di lunghi e scoppiettanti passaggi, ora a dialogo con gli armonici, ora in chiusura di frase. Passato e futuro senza presente Fra i compositori russi di fine Ottocento, Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893) rispecchia tendenze occidentaliste. Ad ogni modo, senza ricercare «l’anima del contadino» come Musorgskij e gli altri nazionalisti del «Gruppo dei Cinque», Čajkovskij si sente «russo fino nel midollo delle ossa» e tale lo indicherà anche Stravinskij. Da russo incline alla malinconia e ai sogni, il musicista incarna la fine secolo d’una morbida sensualità che si sposa al canto popolare, di una malinconia nostalgica (spesso un’autobiografia del cuore) che si piega sotto i colpi del fato. Lo fa in Sinfonie come in lavori di teatro, in Concerti per pianoforte o violino, nel piccolo miracolo dell’Ouverture-fantasia Romeo e Giulietta e nei tre balletti-capolavoro: Il lago dei cigni, La bella addormentata, Lo schiaccianoci. Con lui l’estremo Romanticismo è ormai una finestra spalancata sul Decadentismo: niente più eroismi, niente più certezze. Tanto da dire di sé: «rimpiangere il passato e sperare nel futuro senza mai essere soddisfatto del presente; così ho passato la mia vita». Per Čajkovskij un passato rimpianto e irraggiungibile anzi un paradiso perduto è anche Mozart. Ad esempio quello dell’Eine kleine Nachtmusik, lavoro 4 che non ha più scopi pratici di Serenata (musica da eseguirsi ‘al sereno’ o ‘di sera’) ma, con i suoi quattro movimenti come di sinfonia senza strumenti a fiato, è lo stilizzato addio ad un genere ormai trascorso. Qualcosa della Serenata notturna di Mozart (soli archi, quattro tempi) e dell’eleganza settecentesca lambiscono però la Serenata in do maggiore che Čajkovskij compone nei primi anni Ottanta. Già il diminutivo «sonatina» usato per il primo movimento (Pezzo in forma di sonatina) indica gli snodi snelli e scorrevoli, la fluente comunicativa dell’Allegro moderato, introdotto da un Corale un po’ arcaico che torna in coda all’Allegro e alla composizione (lo si riascolta in un Finale russo di nome e di fatto, visto che il tema saliente è una danza popolare). Più ciaikovskiani per la forma (un Valzer, come nei balletti) e il patetismo (un’Elegia densa appunto di rimpianti) sono i movimenti centrali. Già il Valzer ha, tra le pieghe eleganti del ballo, ombre patetiche che preludono al Larghetto elegiaco. Il Larghetto vede una sezione lenta e meditativa in accordi, la melodia spianata dei violini (poi di viole e violoncelli), il suo emotivo intensificarsi fra raddoppi sino al «fortissimo», l’epilogo morente in «diminuendo». Il tutto senza che lo struggimento del compositore venga meno. Alberto Cantù* *Critico militante da trentacinque anni, docente di Storia della musica in Conservatorio per decenni, autore di sedici libri e migliaia di articoli, studioso innamorato di violino e interpretazione violinistica, orgoglioso della sua genovesità ma non di Genova e fiero invece della Milano adottiva, Alberto Cantù spera sia vero quanto di lui ha scritto l’amico Giovanni Carli Ballola. Essere «tra le persone più competenti e intellettualmente oneste che scrivano oggi di musica sulla stampa nazionale». Spera anche di continuare, nonostante i tempi , «nella autentica, difficile vocazione di storico della cultura» che Carli Ballola, ancora, gli riconosce e che è suo laico Credo. 5 Orchestra da Camera Italiana Nel 1996, a dieci anni dall’istituzione dei corsi di alto perfezionamento dell’Accademia Walter Stauffer di Cremona tenuti insieme a Bruno Giuranna, Rocco Filippini e Franco Petracchi, Salvatore Accardo decide di fondare un’orchestra d’archi con i migliori allievi ed ex allievi della Scuola. L’idea nasce dalla volontà di non disperdere il lavoro didattico e artistico svolto, e dal desiderio di offrire a giovani di talento un’opportunità lavorativa di alto livello. Nasce così l’orchestra da Camera Italiana (O.C.I.), espressione dei migliori esiti artistici di una scuola d’archi d’eccezione ed esempio unico in Italia per unità tecnica ed espressiva. L’orchestra opera sin dalla sua fondazione nell’obiettivo di continuare una tradizione italiana di eccellenza musicale e di avvicinarsi al pubblico modificando il tradizionale rapporto frontale esecutore/ascoltatore, nella consapevolezza che l’amore per la musica si scopre o si forma laddove viene offerta l’occasione di partecipare, capire, imparare. Alla guida della sua orchestra il M°Accardo si rivolge sia al pubblico delle migliori stagioni concertistiche nazionali e internazionali, sia a un pubblico non specializzato, soprattutto giovane, con guide all’ascolto e lezioni/concerto, durante le quali illustra le caratteristiche dell’orchestra, del violino, della direzione e del repertorio eseguito. L’orchestra ha effettuato la sua prima tournée nel 1997, esibendosi presso alcune tra le principali istituzioni musicali italiane ed estere. Nel 1998, in occasione del 50° anniversario della firma della Costituzione Italiana, ha inaugurato la tradizione concertistica dei concerti nell’aula del Senato, ripetuta fino al 2002. Nel 1998 ha debuttato in Germania al festival dello Schleswig-Holstein riscuotendo un enorme successo. L’anno successivo ha realizzato una tournée in America del Sud (Argentina, Brasile, Cile, Uruguay), ricevendo da parte dell’Associazione dei Critici Musicali dell’Argentina il Premio come Migliore Complesso da Camera Straniero del 1999. Ha partecipato inoltre al festival Verdi di Parma e ai festival di Mentone e di Verbier. L’anno 2000 ha avuto inizio con una lunga tournée in Oriente che ha toccato le principali capitali asiatiche (Pechino, Shanghai, Tokyo, Hong Kong, Taegu, Hanoi), e si è concluso con il consueto Concerto di Natale, nell’aula del Senato, dedicato a Carlo Maria Giulini. Sempre nello stesso anno, oltre a numerosi concerti in Italia, l’orchestra ha debuttato al Teatro degli Champs-Elysées e alla Cité de la Musique di Parigi e al Lincoln Center di New York: da qui è iniziata una tournée americana conclusasi in Florida. Nel 2001 l’orchestra ha effettuato una tournée in Germania e è stata nuovamente invitata a esibirsi a Parigi; ha inoltre partecipato ai festival di Ankara e di Tirana. Nel corso degli anni si è esibita nelle maggiori sale italiane, Ha inaugurato il Teatro Verdi di Brindisi nel 2006 e l’auditorium Niemeyer di Ravello nel 2010. L’orchestra da Camera Italiana ha inciso per Warner Fonit, EMI Classics e Fonè. Due cd Warner Fonit sono dedicati a Il violino virtuoso in Italia (1997) e a Capolavori per violino e archi (1997); l’Integrale dei Concerti per violino e orchestra di Paganini (1998-1999) è uscita per EMI Classics. Con Fonè sono stati realizzati due importanti progetti: la registrazione del Concerto per la Costituzione (1997) – che contiene anche l’Inno nazionale italiano nell’orchestrazione per violino e archi di Franco Tamponi – e I Concerti di Palazzo Madama (dal 1998 al 2002), registrati nell’aula del Senato in occasione dei concerti di Natale. Sempre per Fonè ha inciso in tre superaudiocd l’Integrale delle opere per violino di Astor Piazzolla (2001) con la revisione violinistica di Salvatore Accardo e l’orchestrazione di Francesco Fiore, Le Quattro Stagioni (2009) e il Concerto per la donazione alla Città di Cremona del violino Stradivari – Vesuvio (1995). 6 Violini Caterina M. Demetz Francesca Dego Laura Gorna Lucia Luque Chiara Morandi Liu Silvia Pelliciari Mattia Sanguineti Cecilia Ziano Viole Francesco Fiore Giuseppe Russo Rossi Violoncelli Alberto Capellaro Cecilia Radic Contrabbasso Ermanno Calzolari Responsabile d’Orchestra Eugenio Falanga 7 Salvatore Accardo, direttore e solista Esordisce all’età di 13 anni eseguendo in pubblico i Capricci di Paganini. A 15 anni vince il primo premio al Concorso di Ginevra e, due anni dopo, nel 1958 è primo vincitore assoluto – dall’epoca della sua istituzione – del Concorso Paganini di Genova. Il suo vastissimo repertorio spazia dalla musica barocca a quella contemporanea. Compositori quali Sciarrino, Donatoni, Piston, Piazzolla, Xenakis gli hanno dedicato loro opere. Suona regolarmente con le maggiori orchestre e i più importanti direttori, affiancando all’attività di solista quella di direttore d’orchestra. In questa veste ha lavorato con le più importanti orchestre europee ed americane. In qualità di direttore ha inoltre effettuato delle incisioni con la Philharmonia Orchestra di Londra. La passione per la musica da camera e l’interesse per i giovani lo hanno portato alla creazione del Quartetto Accardo nel 1992 e all’istituzione dei corsi di perfezionamento per strumenti ad arco della Fondazione Walter Stauffer di Cremona nel 1986 insieme a Bruno Giuranna, Rocco Filippini e Franco Petracchi. Ha inoltre dato vita nel 1971 al festival Le settimane Musicali Internazionali di Napoli in cui – primo esempio assoluto – il pubblico era ammesso alle prove, e al festival di Cremona, interamente dedicato agli strumenti ad arco. Nel 1987 Accardo ha debuttato con grande successo come direttore d’orchestra e nel corso degli ultimi anni ha diretto, fra l’altro, all’Opera di Roma, all’Opera di Monte Carlo, all’Opéra di Lille, oltre a numerosi concerti sinfonici. Nel 1992, in occasione dei 200 anni della nascita di Rossini, ha diretto a Pesaro e a Roma la prima moderna della Messa di Gloria nella revisione critica curata dalla Fondazione Rossini di Pesaro, incisa dal vivo dalla Ricordi/Fonit Cetra, in seguito riproposta a Vienna nel 1995 con i Wiener Symphoniker. Oltre alle incisioni dei Capricci e dei Concerti per violino di Paganini per la DGG e alle numerose registrazioni per la Philips tra le quali le Sonate e le Partite di Bach per violino solo e l’integrale dell’opera per violino e orchestra di Max Bruch, Accardo ha inciso per ASV, Dynamic, EMI, Sony Classical, Collins Classic e Foné. Tra le sue registrazioni: Concerto in re maggiore e Due Romanze di Beethoven con la Filarmonica della Scala diretta da Carlo Maria Giulini per Sony Classical; Omaggio a Heifetz e Omaggio a Kreisler per Foné, in cui suona i leggendari violini della collezione del Palazzo Comunale di Cremona. Sempre per Foné l’integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Brahms, i Quartetti di Schubert, e I Capricci di Paganini; Accardo suona il violino di Paganini per Dynamic. Sempre con Foné ha rimasterizzato con la tecnologia valvolare di alta qualità l’integrale delle opere per violino di Mozart in 13 cd. Nel corso della sua prestigiosa carriera Salvatore Accardo ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio Abbiati della Critica Italiana per le sue eccezionali interpretazioni. Nel 1982 il Presidente della Repubblica Pertini lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce, la più alta onorificenza della Repubblica Italiana. In occasione della tournée effettuata in Estremo Oriente nel novembre 1996, il Conservatorio di Pechino lo ha nominato Most Honorable Professor. Nel 1999 è stato insignito dell’ordine Commandeur dans l’Ordre du Mérite Culturel, la più alta onorificenza del Principato di Monaco. Nel 2002 gli è stato conferito il prestigioso premio Una vita per la Musica. Alla fine del 1996 Accardo ha ridato vita all’Orchestra da Camera Italiana (O.C.I.), formata dai migliori allievi ed ex allievi dei corsi di perfezionamento dell’Accademia Walter Stauffer di Cremona. Con essi ha inciso, nel corso del 1997, per la Warner Fonit Il violino virtuoso in Italia e I Capolavori per violino e archi, dischi che segnano il debutto discografico dell’O.C.I. Nel corso del 1999 Accardo ha realizzato, in collaborazione con EMI Classics e l’Orchestra da Camera Italiana, la registrazione dell’integrale dei Concerti per violino e orchestra di Paganini; per Foné il Concerto per la Costituzione e nel 2003 l’integrale delle opere per violino di Astor Piazzolla in 3 super audio cd. Dal 2007 a oggi ha realizzato per Foné la seconda incisione 8 delle Sonate e Partite per violino solo di J. S. Bach, la terza incisione dei 24 Capricci di Paganini (edizione originale) e la terza incisione delle Quattro Stagioni di A. Vivaldi (edizione Urtext) con l’O.C.I. È in uscita per Universal un cofanetto dal titolo L’Arte di Salvatore Accardo: una vita per il violino, ritratto musicale dell’artista che raccoglie alcuni tra i più famosi brani della letteratura violinistica di ogni epoca. Nell’ambito di un vasto progetto editoriale, le Edizioni Curci hanno recentemente pubblicato i Concerti per violino n. 3, 4 e 5 di Mozart nella revisione e diteggiatura di Salvatore Accardo. Seguiranno gli altri concerti mozartiani e successivamente quelli di Čajkovskij, Brahms e Beethoven. Salvatore Accardo possiede un violino Stradivari (Hart ex Francescatti 1727), un Guarneri del Gesù (Reade 1733) e un Giovanni Paolo Maggini (Giorgio III 1620 circa). 9 Il FAI – Fondo Ambiente Italiano presenta i luoghi di MITO SettembreMusica Basilica di Santa Maria delle Grazie Il convento domenicano, eretto sul luogo in cui si trovava una piccola cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie, ancora esistente, ricoprì una grande importanza nel ducato di Milano tra Quattro e Cinquecento. La chiesa, conclusa nel 1482, fu voluta da Francesco I Sforza e progettata da Guiniforte Solari, architetto milanese protagonista del gotico lombardo, attivo anche alla Fabbrica del Duomo. Ludovico il Moro, dal 1494 nuovo duca della città, fu fautore di cospicui interventi per trasformare la chiesa nel proprio mausoleo di famiglia. Coinvolse infatti i migliori artisti dell’epoca: a Bramante commissionò i progetti di una nuova tribuna – lo spazio comprendente il presbiterio e l’abside – e del tiburio, la struttura che racchiude la cupola; a Leonardo affidò la decorazione del refettorio con la celebre Ultima Cena, eseguita tra 1495 e 1498. La facciata, di grande eleganza e simmetria, è articolata in cinque sezioni da altrettanti contrafforti. In ognuna spiccano una monofora ogivale e un oculo, a cui si accosta un rosone nella sezione centrale. Molti elementi, com’è caratteristico dell’architettura dei Solari, riprendono la tradizione del romanico lombardo: la scelta della tipologia ‘a capanna’, l’uso dei mattoni a vista, la fascia di archetti che segna l’andamento del tetto. Tipicamente rinascimentale è invece il portale in marmo, generalmente attribuito a Bramante, che ebbe però probabilmente, come pure per le altre parti del complesso per cui si fa il suo nome, il solo ruolo di progettista. Lo spazioso interno, diviso in tre navate, conserva svariate decorazioni, a cominciare dalle volte delle navate, punteggiate dall’emblema sforzesco del sole raggiante e, al centro, ornate da sculture con mezze figure di santi. Le lunette affacciate sulla navata centrale mostrano inoltre tondi con santi domenicani illusionisticamente posti in prospettiva. Numerose le opere d’arte delle cappelle, tra cui spiccano diverse tombe rinascimentali e, nella quarta cappella di destra, importanti affreschi di Gaudenzio Ferrari, pittore attivo nel Cinquecento tra Lombardia e Piemonte, dallo stile fortemente espressivo, destinato a coinvolgere emotivamente i devoti. Sulle pareti laterali si affrontano la Flagellazione, un Ecce Homo e una Crocifissione, richiamata nella volta da otto angeli con gli strumenti della Passione. La dedicataria della Chiesa, la Vergine delle Grazie, è invece raffigurata nella cappella che si apre in fondo alla navata sinistra: qui si trova una tavola quattrocentesca con l’immagine della Madonna che apre il mantello per accogliere la famiglia del committente, un dipinto che fu oggetto di grande venerazione durante le pestilenze dei secoli successivi. Notevole è poi, nella sesta cappella sinistra, la Sacra Famiglia con Caterina d’Alessandria, opera del veneziano Paris Bordon. Le navate si concludono nell’enorme tribuna rinascimentale, coperta da cupola e completamente diversa dalla chiesa sotto il profilo architettonico e ornamentale. Spiccano le decorazioni graffite, forse realizzate su disegno di Bramante. Il Novecento ha reso protagonista Santa Maria delle Grazie di due eventi di segno opposto: nel bombardamento del 15 agosto 1943 il refettorio fu quasi raso al suolo, ma si salvò il Cenacolo, la cui presenza ha portato nel 1980 all’inserimento nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. Si ringrazia www.fondoambiente.it 10 Disegniamo... la musica! Un’iniziativa di MITO Educational «Qual è la fiaba musicale che vi piace di più? Avete visto un bel concerto o uno spettacolo, suonate uno strumento o cantate in un coro? Raccontateci le vostre esperienze con tutta la vostra fantasia e creatività». Più di trecento bambini dell’età tra i 4 e gli 11 anni hanno risposto a questo appello del Festival MITO SettembreMusica inviando i loro disegni. Guidati dalle maestre nelle scuole elementari, in modo del tutto autonomo o assieme ai loro genitori, hanno raccontato, in una serie di disegni pieni di fantasia e di colori, la loro curiosità per la musica, le proprie esperienze di piccoli spettatori, un concerto o uno spettacolo particolarmente bello e il piacere di imparare a suonare uno strumento. In ogni programma di sala MITO SettembreMusica propone uno dei disegni pervenuti al Festival. Questo disegno è stato inviato da Tommaso, Istituto Maria Ausiliatrice 11 MITO SettembreMusica è un Festival a Impatto Zero® Il Festival MITO compensa le emissioni di CO2 con la creazione e la tutela di foreste in crescita in Costa Rica e contribuisce alla riqualificazione del territorio urbano del Comune di Milano MITO SettembreMusica anche quest’anno rinnova il proprio impegno ambientale al fianco di Lifegate, una scelta che contraddistingue il Festival fin dalla sua nascita. Per la sua quinta edizione MITO SettembreMusica ha deciso di sostenere due interventi di importante valore scientifico e sociale. A Milano, a conferma dello stretto legame con la città, MITO SettembreMusica interviene nel progetto di riqualificazione dei Navigli con la donazione di un albero per ogni giorno del Festival. L’area d’intervento si trova lungo l’Alzaia del Naviglio Grande. L’iniziativa fa parte di un progetto promosso dall’Associazione Amici dei Navigli, in accordo con la Regione Lombardia Assessorato ai Sistemi Verdi e Paesaggio, e prevede la piantumazione sul fronte urbano del Naviglio Grande, da Corsico a Milano fino al Ponte di via Valenza, di filari di alberi di ciliegio. MITO SettembreMusica contribuisce alla creazione e alla tutela di 124.000 metri quadrati di foresta in crescita in Costa Rica, un territorio che si contraddistingue per un’elevata biodiversità, con il 4% di tutte le specie viventi del pianeta, in una superficie pari solo allo 0,01% delle terre emerse. L’attività di deforestazione che ha devastato il territorio negli ultimi 60 anni è stata arginata e grazie a questa inversione di tendenza, il 27% del territorio del Paese è attualmente costituito da aree protette. In collaborazione con 12 L’UNICO MODO PER SCOPRIRE I SEGRETI DEI GRANDI CHEF È SEDERSI A TAVOLA CON LORO. VI ACCORGERESTE CHE C’È UNA COSA CHE NON MANCA MAI, ANZI DUE. SULLE MIGLIORI TAVOLE DEL MONDO 13 MITO SettembreMusica Promosso da Città di Milano Giuliano Pisapia Sindaco Città di Torino Piero Fassino Sindaco Stefano Boeri Assessore alla Cultura, Expo, Moda e Design Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione Comitato di coordinamento Presidente Francesco Micheli Presidente Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano Vicepresidente Angelo Chianale Presidente Fondazione per le Attività Musicali Torino Giulia Amato Direttore Centrale Cultura Direttore Settore Spettacolo Anna Martina Direttore Divisione Cultura, Comunicazione e Promozione della Città Angela La Rotella Dirigente Settore Spettacolo, Manifestazione e Formazione Culturale Enzo Restagno Direttore artistico Francesca Colombo Segretario generale Coordinatore artistico Claudio Merlo Direttore generale Realizzato da Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano Fondatori Alberto Arbasino / Gae Aulenti / Giovanni Bazoli / Roberto Calasso Gillo Dorfles / Umberto Eco / Bruno Ermolli / Inge Feltrinelli / Stéphane Lissner Piergaetano Marchetti / Francesco Micheli / Ermanno Olmi / Sandro Parenzo Renzo Piano / Arnaldo Pomodoro / Davide Rampello / Massimo Vitta Zelman Comitato di Patronage Louis Andriessen / George Benjamin / Pierre Boulez / Luis Pereira Leal Franz Xaver Ohnesorg / Ilaria Borletti / Gianfranco Ravasi / Daria Rocca Umberto Veronesi Consiglio Direttivo Francesco Micheli Presidente / Marco Bassetti / Pierluigi Cerri Francesca Colombo / Roberta Furcolo / Leo Nahon / Roberto Spada Collegio dei revisori Marco Guerreri / Marco Giulio Luigi Sabatini / Eugenio Romita Organizzazione Francesca Colombo Segretario generale, Coordinatore artistico Stefania Brucini Responsabile promozione e biglietteria Carlotta Colombo Responsabile produzione Federica Michelini Assistente Segretario generale, Responsabile partner e sponsor Luisella Molina Responsabile organizzazione Carmen Ohlmes Responsabile comunicazione 18 14 Lo Staff del Festival Per la Segreteria generale Chiara Borgini Segreteria organizzativa / Roberta Punzi Referente partner e sponsor e Lara Baruca / Eleonora Pezzoli Per la Comunicazione Livio Aragona Responsabile edizioni / Mariarosaria Bruno Ufficio stampa Giulia Lorini Referente redazione web / Uberto Russo Ufficio comunicazione con Valentina Trovato / Elisabetta Villa e Lucia Aloé / Emma De Luca / Alessia Mazzini / Matteo Pisano / Riccardo Tovaglieri Per la Produzione Ludmilla Faccenda Responsabile logistica / Nicola Giuliani, Matteo Milani, Andrea Minetto Direttori di produzione con Elisa Abba / Francesco Bollani / Stefano Coppelli e Nicola Acquaviva / Michela Albizzati / Giovanna Alfieri / Silvia Ceruti / Federica Fontana / Luisa Morra / Maria Novella Orsanigo / Federica Simeon / Andrea Simet Per la Promozione e la Biglietteria Alberto Corrielli Gestione concerti gratuiti / Arjuna - Das Irmici Referente informazioni / Marida Muzzalupo Assistente promozione e biglietteria con Alice Boerci / Giulia De Brasi / Claudia Falabella / Silvia Masci / Monica Montrone / Alberto Raimondo e Fulvio Gibillini / Diana Federica Marangoni / Federica Luna Simone via Dogana, 2 – Scala E, II piano 20123 Milano telefono +39.02.88464725 / fax +39.02.88464749 [email protected] / www.mitosettembremusica.it 19 15 I concerti di domani e dopodomani Sabato 17.IX Domenica 18.IX ore 15 cinema Piccolo Teatro Studio Chronique d’une catastrophe annoncée (Haiti Apocalypse Now) di Arnold Antonin Inside disaster: Haiti di Nadine Pequeneza Ingresso gratuito ore 12 classica Basilica di San Marco Franz Liszt Messa solenne per la consacrazione della Basilica di Gran per soli, coro e orchestra Ingresso libero fino a esaurimento posti ore 16 bandistica Palazzo Reale, Cortile L’Italia chiamò! Musiche di Verdi, Ponchielli, Giorza, Novaro Civica Orchestra di Fiati di Milano Carlo Balmelli, direttore Ingresso gratuito ore 15 cinema Piccolo Teatro Strehler Michelange Quay L’evangile du cochon creole (2004) Mange, ceci est mon corps (2007) Ingresso gratuito ragazzi ore 17 Teatro Leonardo da Vinci Cuoche alla riscossa! ragazzi Musiche e testi di Giorgio Spriano ore 17 Regia di Roberta Faroldi Teatro Sala Fontana Scene di Enrica Campi e La nonna di Mozart Massimiliano Zanellati, nonna di Mozart Massimo Voghera Debora Mancini, Wolfgang Amadeus Posto unico numerato e 5 Mozart ore 18 incontri Nadio Marenco, fisarmonica Adalberto Ferrari, sassofono e clarinetti Galleria d’Arte Moderna Villa Reale, Andrea Taddei, regia, scene, costumi Sala da Ballo Sentire Haiti Posto unico numerato e 5 Incontro con Emmanuelle Honorin, ore 17 classica Giovanni De Zorzi Coordina Enzo Restagno Teatro Arsenale Note di viaggio: Franz Liszt in Italia Ingresso libero fino a esaurimento posti Un racconto concerto ore 21 classica di Luca Scarlini e Emanuele Torquati Ingresso gratuito fino a esaurimento posti NOVARA Basilica di San Gaudenzio ore 21 classica Carlo Coccia Mediolanum Forum Assago Messa da Requiem in memoria del Stravinsky, Orff Re Carlo Alberto (1849) per soli, Südwestdeutsche Philharmonie coro e grande orchestra Konstanz prima esecuzione in tempi moderni Chor der Bamberger Symphoniker Ingresso libero Rolf Beck, maestro del coro Vassilis Christopoulos, direttore ore 21 world music Marisol Montalvo, soprano Teatro dal Verme Hans-Werner Bunz, tenore Sentire Haiti Daniel Schmutzhard, baritono Il richiamo del vudù Ingressi e 5 Posto unico numerato e 15 ore 22 crossover ore 22 performance Fondazione Arnaldo Pomodoro Teatro Franco Parenti Anbb Fuori Tempo Mimikry Banda Osiris Alva Noto, elettronica Posto unico numerato e 15 Blixa Bargeld, voce Posti in piedi e 10 www.mitosettembremusica.it Responsabile editoriale Livio Aragona Progetto grafico Studio Cerri & Associati con Francesca Ceccoli, Anne Lheritier, Ciro Toscano 16 -4 Milano Torino unite per l’Expo 2015