Istituto per i Processi Chimico-Fisici U.O.S. di COSENZA VOUCHER TECNOLOGICI E PROGETTI DI RICERCA COPERATIVA PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE CALABRESI POR Calabria 2000-2006 Misura 3.16 REPORT Progettazione del sistema ottico ed optoelettronico e verifica dell’elettronica di controllo finalizzato allo sviluppo di un innovativo sistema di allarme antiintrusione INTELLICONTROL ING. G. LOMBARDO IPCF UOS di Cosenza - c/o Universita’ della Calabria – Dip. Di Fisica -Ponte P. Bucci- Cubo 31/C – 87036 Rende (CS) 0984/496007-496008 Fax 0984/494401 Codice Fiscale 80054330586 – partita IVA IT02118311006 1 INDICE 1. INTRODUZIONE ......................................................................3 2. MODULO DI TRASMISSIONE.................................................7 2.1. Sorgente Laser IR...............................................................................................7 2.2. Ottica di collimazione Laser ................................................................................8 2.2.1. Scelta della lente di collimazione per diodo laser................................................9 2.3. 3. 4. Driver di pilotaggio ed alimentazione Laser ......................................................11 MODULO DI RICEZIONE ......................................................12 3.1. Photodiodo di ricezione a valanga sensibile IR.................................................12 3.2. Elettronica di alimentazione photodiodo ...........................................................13 3.3. Elettronica di condizionamento del segnale di ricezione...................................13 3.4. Ottica di Ricezione ............................................................................................15 TEST FINALE ........................................................................16 2 1. INTRODUZIONE La società Innova Tecnology Solutions srl, sta sviluppando un sistema di allarme volumetrico, denominato INTELLICONTROL, capace di generare un allarme quando il volume monitorato viene violato da un evento di intrusione. Il dispositivo è costituito principalmente da un sistema opto-elettronico di trasmissione e ricezione di impulsi laser in classe 1 (eye-safe) che permette di rilevare gli eventi di intrusione che penetrano all’interno del campo di azione del laser. Il principio di funzionamento del dispositivo, che si basa su un algoritmo di calcolo detto a tempo di volo (Time of Flight), è caratterizzato da un fascio laser che scandisce il volume controllato e misura la distanza e la dimensione degli oggetti presenti. Ogni variazione relativa di questa misura produce un evento che il sistema elabora e deciderà all’’istante se è di allarme o no. Il sistema, quindi, è capace di localizzare non solo l’oggetto di intrusione ma di determinare anche la sua dimensione, la traiettoria e la velocità di spostamento. Tale innovazione permette al sistema INTELLICONTROL di distinguersi dagli attuali sistemi di allarme commerciali che si basano esclusivamente sul principio “on-off”. Infatti, quale che siano la tecnologia in uso, ad infrarossi, a micro-onde oppure barriere perimetrali etc , i sistemi attuali generano solo un allarme in risposta ad una variazione del loro stato e non sono in grado di determinare la posizione, la dimensione, la traiettoria e la velocità dell’oggetto che si è introdotto nell’area monitorata. Le specifiche del dispositivo sono: Campo di azione: settore sferico di 90° di larghezza, 60° di altezza e profondo fino ad un massima distanza di 30m; Sorgente laser: classe 1 (eye-safe) 3 Funzionamento: il dispositivo funziona sotto qualsiasi condizione ambientale e cioè anche in presenza di pioggia, vento e neve. Elaborazione in tempo reale degli eventi di intrusione: la scansione viene aggiornata ogni secondo Modularità: il dispositivo presenta una struttura modulare che consente l'installazione di più dispositivi cooperanti fra loro allo scopo di monitorare volumi complessi. Personalizzabile: l’utente finale può personalizzare il volume monitorato andando ad impostare zone free “allarm”. Upgrade: Il dispositivo è predisposto per un suo aggiornamento sia Hardware che Software per sviluppi futuri. INTELLICONTROL, per esigenze progettuali, è stato suddiviso nei seguenti moduli funzionali: MODULO DI TRASMISSIONE FASCIO LASER MODULO DI DEFLESSIONE FASCIO LASER MODULO DI RICEZIONE FASCIO LASER MODULO CALCOLO TEMPO DI VOLO MICROPROCESSORE In figura 1.1 è schematizzato il diagramma a blocchi in cui è stato suddiviso il dispositivo. 4 INTELLICONTROL MODULO DI TRASMISSIONE FASCIO LASER MODULO CALCOLO TEMPO DI VOLO INTERFACCIA UTENTE MICROPROCESSORE MODULO DI DEFLESSIONE FASCIO LASER MODULO DI RICEZIONE FASCIO LASER FIG. 1.1 Una serie di impulsi laser viene generata dal modulo di trasmissione la quale, è deflessa da un sistema di specchi, scansionando il volume di interesse. In tal modo, gli impulsi, dopo esser riflessi dagli oggetti presenti all’interno del volume scansionato, vengono rilevati dal modulo di ricezione. Il modulo calcolo tempo di volo calcola l’intervallo di tempo (dt) che intercorre tra l’istante di tempo di emissione degli impulsi laser e l’istante di ricezione degli stessi. Dalla misura dell’intervallo di tempo dt, si risala attraverso la semplice relazione 2*ds=c*dt (1.1), alla distanza ds che gli oggetti hanno rispetto al dispositivo Intellicontrol ed attraverso opportuni algoritmi matematici, implementati via software dal microprocessore, si riesce ad ottenere informazioni aggiuntive sulla dimensione degli oggetti, sulla velocità e sulla traiettoria descritta. Il microprocessore è il cuore del dispositivo di allarme, il quale svolge le seguenti attività: Gestione principale delle funzioni del processore Gestione parametri dei moduli specificati Elaborazione dati proveniente dal modulo tempo di volo Gestione interfaccia Intellicontrol – Utente per la personalizzazione del sistema di allarme 5 INNOVA Tecnology Solutions ha richiesto la consulenza tecnico scientifica al CNR-IPCF UOS di CS per la progettazione dei MODULI DI TRASMISSIONE E RICEZIONE DEL FASCIO LASER. Dalla relazione (1.1), ricordando che la velocità della luce è c=3x108 m/s, si ha che per distinguere oggetti fino alla distanza di 30 metri è necessario che il sistema opto-elettronico di trasmissione e ricezione degli impulsi laser abbia una risoluzione temporale dell’ordine dei ns. Inoltre è necessario che il fascio laser sia in classe 1 (lunghezza d’onda infrarossi) sia ben collimato ed abbia una potenza di picco trasmissione tale che la radiazione riflessa dagli oggetti presenti sulla scena monitorata superi la soglia di rumore (dark current) tipica dei photodiodi sensibili. Nelle sezioni seguenti verranno descritte le soluzioni trovate per la progettazione dei MODULI DI TRASMISSIONE E RICEZIONE ed nell’ultima sezione verranno mostrati i dispositivi realizzati ed un test di misura. 6 2. MODULO DI TRASMISSIONE 2.1. Sorgente Laser IR La sorgente laser deve essere scelta in modo tale da soddisfare alle seguenti richieste: Classe 1 (eye safe) Il modulo di ricezione deve poter ricevere un segnale riflesso da un oggetto distante al più di 30 metri Il modulo di ricezione deve poter ricevere un segnale riflesso sotto condizioni climatiche differenti (pioggia, vento, neve) Per il coretto dimensionamento della sorgente laser che soddisfa alle caratteristiche sopra menzionate, deve soddisfare all’equazione di trasmissione-ricezione di un segnale in presenza di un ostacolo (Equazione radar), secondo cui, sotto l’ipotesi di diffusione lambertiana del segnale ottico riflesso, abbiamo che la potenza ricevuta PR al fotodiodo è: ρ * M 2 * Ar * PT PR = 2* π * R2 (2.1) dove si è schematizzato con ρ la riflettenza della superficie dell’ostacolo, con M il coefficiente atmosferico, Ar è l’area della superficie di raccolta del segnale, PT è la potenza di picco trasmessa ed R è la distanza dell’ostacolo dal trasmettitore. Quindi, tramite l’equazione (2.1), si cerca la potenza di trasmissione PT minima necessaria al fotodiodo per rilevare un segnale ottico PR, riflesso da ostacoli distanti almeno 30 metri, e capace di generare una corrente avente una soglia maggiore della corrente di buio. In figura 2.1 è mostrato la potenza di trasmissione PT al variare della distanza dell’ostacolo R utilizzando i seguenti parametri: ρ = 0.2 M = 0.2 Diametro lente di ricezione = 55 mm -> Ar =24 cm2 Id = 1 μA (corrente minima richiesta per generare una foto corrente maggiore della corrente di buio) Responsivity = 50 A/W (Guadagno del foto-detector) PR = Id / Responsivity = 20nW; 7 FIG. 2.1 Dalla FIG. 2.1 si deduce che il diodo laser deve possedere almeno una potenza di picco di 6 Watt. Inoltre poiché deve essere di classe 1, deve essere un diodo laser pulsato con lunghezza d’onda di 905 nm (Infrarosso). A questo scopo si sono trovati due diodi laser a multi-giunzione che soddisfano tale richiesta: • Diodo laser pulsato infrarosso: 905d1s03ua (Laser Components) con potenza di picco 6 W, ampiezza giunzione 75 μm x 1μm e divergenza 20°x10° (FWHM – FULL WIDTH HALF MAXIMUM) • Diodo laser pulsato infrarosso: 905d1s3j03ua (Laser Components) con potenza di picco 25 W, ampiezza giunzione 85 μm x 10μm e divergenza 20°x10° (FWHM – FULL WIDTH HALF MAXIMUM) • Diodo laser pulsato infrarosso CVD65 (Laser Diode Incorporated) con potenza di picco 13W, ampiezza giunzione 254μm x 2μm e divergenza 30°x10° (FWHM – FULL WIDTH HALF MAXIMUM) 2.2. Ottica di collimazione Laser Le lenti sferiche tradizionali hanno una forma semplice che può essere descritta come l'arco di un cerchio ed hanno solo un raggio di curvatura. Sebbene questo tipo di lenti siano semplici da realizzare ed al tempo stesso economiche, sono affette dal problema noto come aberrazione sferica. Questo difetto è dovuto alla natura della forma sferica, la quale non risulta essere la forma ideale per una lente che debba focalizzare o collimare la luce. Il caso ideale consiste in una forma più complessa che è definita solitamente utilizzando un raggio di curvatura variabile ed un indice di asfericità. Tali ottiche sono le cosiddette le lenti asferiche che permettono la correzione delle aberrazioni sferiche. Ciò fornisce una migliore qualità al fascio per le applicazioni di collimazione, uno spot più 8 piccolo nel caso di focalizzazione, ed un'immagine di qualità superiore per applicazioni di imaging. Infatti, in molti casi una singola lente asferica può sostituire un intero sistema di lenti sferiche, dando vita ad un sistema ottico più performante e compatto, ma anche più leggero e meno costoso. 2.2.1. Scelta della lente di collimazione per diodo laser Dal momento che la cavità laser è realizzata in un diodo laser ad emissione perpendicolare (edge-emitting), la radiazione viene emessa con geometria divergente ed ellittica; infatti la divergenza viene distintamente indicata lungo gli assi x e y. L'asse con la divergenza maggiore viene chiamato “fast axis” e quello con la divergenza minore viene indicato come “small axis”. La divergenza di un fascio laser collimato all’uscita di una lente asferica di focale f sarà data da: θfast axis = arctan Laser width Laser length ; θ slow axis = arctan f f (2.2) da queste due espressioni, date le dimensioni della cavità laser e la divergenza voluta si ottiene la lunghezza focale f della lente. Nel nostro caso i laser scelti nella sezione 2.1 sono i Laser Components 905D1S3J03UA e 905D1S03UA ed il CVD65 della LDI le cui caratteristiche sono riportate qui di seguito: Cod. laser Potenza ottica Ampiezza cavità Beam Spread FWHM 905d1s03ua 6W 75 μm x 1 μm 20° x 10 ° 905d1s3j03ua 25 W 85 μm x 10 μm 20° x 10 ° CVD65 13W 254 μm x 2 μm 30° x 10° Ora imponendo una divergenza di 3 e 4 mrad lungo l’asse veloce otteniamo che le lenti asferiche la cui focale f è: Cod. laser Divergenza 3 mrad Divergenza 4 mrad 905d1s03ua EFL = 25 mm EFL = 19 mm 9 905d1s3j03ua EFL = 28 mm EFL = 2 mm CVD65 EFL = 85 mm EFL = 64 mm Ottenuta la focale f della lente di collimazione, dobbiamo individuare l'apertura numerica (NAlente) della lente. L'apertura numerica di una lente è la misura della massima porzione di potenza ottica che la lente riesce a raccogliere. Nel nostro caso è richiesto che ci sia un ottimo accoppiamento tra la potenza irradiata dal laser e la quantità di luce raccolta dalla lente. Quindi, idealmente, la NAlente della lente dovrebbe essere superiore alla NA del laser lungo il fast axis. Se ciò non avviene parte della radiazione verrà tagliata dalla lente con conseguente perdita di potenza trasmessa. Per trovare l'apertura numerica del laser si utilizza la seguente equazione: NA = n sin (φ ) (2.3) Dove n è l’indice di rifrazione del mezzo e nella maggior parte dei casi n=1 (indice di rifrazione dell'aria). E' importante sottolineare che φ è la metà dell'angolo del cono di divergenza preso rispetto al raggio marginale della gaussiana (cioè φ può essere approssimato da (FWHM/2)*1.7). Dopo aver determinato l’apertura NA del laser (cioè la minima NAlente che la lente deve possedere), bisogna determinare il diametro del fascio collimato BD all’uscita della lente. Esso è approssimato da: BD = 2 * f * NA * 2.576 (2.4) Quindi tenendo conto delle relazione 2.2, 2.3 e 2.4 otteniamo le seguenti coppie di lenti di collimazione per i due diodi laser: Cod. Laser Divergenza totale EFL Diametro lente 905d1s03ua 3 mrad 25 mm 23 mm 4 mrad 19 mm 17 mm 3 mrad 28 mm 25 mm 4 mrad 21 mm 19 mm 3 mrad 85 mm 76 mm 4 mrad 64 mm 57 mm 905d1s3j03ua CVD65 10 2.3. Driver di pilotaggio ed alimentazione Laser Come abbiamo accennato nell’introduzione, l’equazione (1.1) esprime la relazione tra l’intervallo di tempo che intercorre tra gli impulsi trasmessi e ricevuti da Intellicontrol e la distanza percorsa dagli stessi. Facendo un semplice calcolo si vede che per ottenere una risoluzione spaziale di almeno 3 metri è necessario che l’elettronica di pilotaggio e di ricezione del segnale abbia tempi di risposta inferiori a 20 ns. Questo comporta un limite superiore al tempo di salita (tr) degli impulsi laser generati che debbono essere quindi dell’ordine dei ns. I diodi pulsati che abbiamo scelto hanno bisogno di una corrente di pilotaggio di 7A (905d1s03ua) o 11A (905d1s3j03ua) con un duty factor massimo di 0.1%. Si è trovato un componente OEM (Original Equipment Manufacturer) di alimentazione e pilotaggio laser della Directed Energy il modello PCO 7110 90-30 che può alimentare i nostri due diodi e generare un impulso laser con tempi di salita dell’ordine dei ns. In particolare il PCO 7110 90-30 genera una corrente variabile tra 5A a 95A con tempi di salita inferiori a 5ns. Inoltre poiché la distanza massima degli oggetti rilevati deve essere di 30 metri è necessario, sempre seguendo l’equazione (1.1), che la larghezza dell’impulso twidth non sia superiore a 200ns; quindi, in definitiva, l’impulso laser in trasmissione dovrà possedere le seguenti caratteristiche elettriche: 1. tr <=10ns 2. twidth<=200ns In figura 2.2 è illustrato lo schema elettrico del componente OEM per il pilotaggio del driver laser. P4 è il morsetto attraverso il quale è possibile misurare la corrente di carica del laser e quindi stimare il “rise time” dell’impulso; C1 è la capacità che accumula la carica necessaria per l’emissione dell’impulso laser, R1 e D1 sono la resistenza di carica ed il diodo di scarica del diodo laser. Q1 è il mosfet che funziona da interruttore del circuito elettrico il cui ingresso è il segnale digitale di pilotaggio del diodo laser. Vcc R1 C1 Cw1 L1 DA D1 Q1 GND P4 1 R_mon P5 1 GND FIG. 2.2 11 3. MODULO DI RICEZIONE 3.1. Photodiodo di ricezione a valanga sensibile IR Il fotodiodo scelto per la rivelazione del segnale ottico è un dispositivo della Laser Components serie SAE-NIR modello SAE500NX. Esso è un fotodiodo a valanga (Avalanche PhotoDiode), che differisce dai più comuni fotodiodi Pin per il fatto che i fotoni incidenti innescano internamente una moltiplicazione a valanga. Condizione necessaria alla generazione dei portatori è l'applicazione di una tensione di alimentazione inversa alta per allargare lo regione di assorbimento della giunzione. Nei fotodiodi convenzionali, i fotoni incidenti generano coppie elettrone-lacuna, anche chiamate portatori di carica, i quali producono una fotocorrente misurabile. I portatori di carica generati dalla radiazione vengono accelerati nel campo elettrico in maniera che producano ulteriori coppie elettrone-lacuna mediante ionizzazione da impatto. Se la tensione di polarizzazione inversa è minore della tensione di breakdown il fenomeno di moltiplicazione si estinguerà a causa delle perdite dovute all'attrito. In queste condizioni un singolo fotone è capace di generare centinaia, o anche migliaia di elettroni. Al di sopra della tensione di breakdown, l'accelerazione dei portatori di carica è sufficiente a mantenere in vita la moltiplicazione. Un singolo fotone può quindi essere sufficiente a generare una corrente costante, la quale può essere misurata da un dispositivo esterno. La corrente fotogenerata viene calcolata secondo l’equazione (3.1): Id = Responsivity * PR (3.1) dove Responsivity (A/W) è il guadagno spettrale del fotodiodo, e Pr (W) è proprio la potenza ottica ricevuta. Nel nostro caso i valori caratteristici del fotodiodo prescelto sono: Diametro sensore = 500 μm x 500 μm Responsivity = 50 Corrente di buio = 1.5nA Tensione di alimentazione = 230 Volt Tempo di salita alla risposta di impulso ottico = 500 psec Tali valori sono compatibili per la ricezione dell’impulso laser generato dal modulo di trasmissione 12 3.2. Elettronica di alimentazione photodiodo Come già detto la necessità primaria di un fotodiodo a valanga è quella di essere alimentato in maniera tale da innescare il meccanismo di moltiplicazione. Nel nostro caso, il fotodiodo SAE500NX ha bisogno di una tensione di alimentazione piuttosto alta (230 Volt). Nei sistemi elettronici questo tipo di tensioni di alimentazioni alte sono generate da convertitori DC/DC step-up. Nel nostro caso abbiamo scelto il componente della Laser Components ABC 550-05 tale da fornire una tensione di uscita controllabile e superiore ai 230 Volt necessari per alimentare il fotodiodo SAE500NX. 3.3. Elettronica di condizionamento del segnale di ricezione E’ di fondamentale importanza che il modulo di ricezione del segnale abbia una sezione di amplificazione la cui banda passante sia tale da non distorcere il segnale ottico ricevuto. Avere una banda passante troppo estesa dello stadio di amplificazione provoca la ricezione di rumore ad alta frequenza con il conseguente degrado del segnale ricevuto. Dall’altra parte, avere una banda passante troppo piccola provoca la distorsione del segnale ricevuto e quindi della conseguente perdita della dinamica veloce propria dell’impulso trasmesso. La progettazione dello stadio di condizionamento del segnale ricevuto è stata quindi realizzata tenendo conto questi aspetti critici. In definitiva il modulo di condizionamento del segnale è stato realizzato in modo tale da avere un guadagno variabile ed una banda a 3 dB tale da soddisfare: f3dB = 0.35 tr (3.2) Dove tr è il tempo di salita dell’impulso trasmesso. Nel nostro caso abbiamo impostato che sia 10ns. Il canale di ricezione è dunque formato da tre stadi in cascata: 1. L’amplificatore a transimpedenza 2. L’amplificatore di guadagno 3. Il comparatore-formatore In figura 3.1 è mostrato lo schema elettrico progettato: 13 FIG. 3.1 La banda del primo stadio è stata dimensionata basandosi sul tempo di salita dell’emissione laser, secondo la seguente formula: fBW=0,35/trise In figura 3.2 è visualizzato il tempo di salita dell’emissione ottica del laser LDI CVD65. La misura è stata realizzata per mezzo del dispositivo Thorlabs DET36A, apponendolo frontalmente al diodo laser. FIG. 3.2 Assumendo per il laser un trise≈10ns, risulta una banda passante per il primo stadio: fBW=0,35/10ns=35MHz Dalla formula f−3dB = √(GBP/2πRFCD) [Hz] presente sul datasheet dell’OPA657, dove: f−3dB= fBW, banda passante 14 GBP=1,6GHz, prodotto guadagno-banda R1 resistenza di feedback CD=10pF, somma della capacità di giunzione del fotodiodo e di quelle interne all’operazionale e dalle considerazioni ivi riportate, si ottiene R1=22kΩ Il secondo stadio ha un guadagno G2=100, ha funzione di amplificazione di tensione per condizionare il segnale da inviare al comparatore-formatore e lavora in zona non lineare. Il terzo stadio è un comparatore-formatore a soglia che ha il compito di generare un fronte di salita il più ripido possibile in modo da rendere più accurata possibile la misura. 3.4. Ottica di Ricezione L'utilizzo di una lente per la raccolta della radiazione diffusa da un generico target si rivela fondamentale per un corretto funzionamento del sistema optoelettronico. Nell'equazione del radar (vedi eq.2.1), impostando che la potenza di trasmissione sia di 6W, 25 W o 13W otteniamo i diametri della lente in ricezione. Per trovare la focale della lente è sufficiente impostare che l’angolo di vista in ricezione (FOV - Field of View) sia maggiore o uguale della divergenza del fascio collimato trasmesso: FOV = 2 * atan diametro sensore 2* f (3.3) Quindi tenendo conto dell’equazione (3.1) e della (3.3) otteniamo che le lenti di ricezione per i laser prescelti saranno : Cod. Laser FOV EFL Diametro lente 905d1s03ua 7,50 mrad 67 mm 45 mm 10 mrad 50 mm 43 mm 7.50 mrad 67 mm 60 mm 10 mrad 50 mm 57 mm 7.50 mrad 67 mm 108.34 mm 10 mrad 50 mm 96.06 mm 905d1s3j03ua CVD65 15 4. TEST FINALE In figura 4.1 è riportato il sistema prototipale INTELLICONTROL composto dai vari blocchi descritti nell’introduzione. Il dispositivo è stato assemblato e messo in funzione su un opportuno tavolo ottico provvisto di ruote appositamente realizzato per condurre i test al di fuori del laboratorio. FIG.4.1 Dispositivo prototipale INTELLICONTROL In FIG. 4.2 vi è l’ingrandimento del MODULO DI TRASMISSIONE, in cui si nota l’ottica di collimazione laser, costituita da un tubo in cui è alloggiato il laser e la lente asferica, il modulo di pilotaggio e alimentazione laser. FIG.4.2 MODULO DI TRASMISSIONE LASER 16 In FIG. 4.3a è riportato il MODULO DI RICEZIONE del fascio laser in cui si vede la lente di ricezione al cui punto focale vi è inserito il fotodiodo (FIG. 4.3b) e tutto il sistema elettronico di condizionamento del segnale (FIG. 4.3c) FIG. 4.3 MODULO DI RICEZIONE LASER 17 FIG. 4.4 test driver laser In Fig. 4.4 è riportato l’andamento dei segnali del driver di alimentazione e pilotaggio del laser (vedi paragrafo 2.3). Il segnale giallo, prelevato dal morsetto P4 (vedi fig. 2.2) rappresenta l’impulso laser generato (tempo di salita 5ns), il segnale rosa è l’andamento della tensione di carica del driver laser (caduta di potenziale ai capi della capacità C1, vedi Fig. 2.2) ed in verde il segnale di pilotaggio del driver (segnale di ingresso al mosfet Q1, vedi Fig. 2.2). In figura 4.5 sono visibili i segnali prelevati dal circuito di condizionamento del segnale ricevuto (vedi paragrado 3.3). In verde è rappresentato il segnale ingresso al primo stadio, in giallo in uscita al primo stadio ed in blu il segnale in uscita dal secondo stadio: si può notare la rapida salita del fronte che pilotera lo “Stop” per la misura. FIG. 4.5 test canale di ricezione In figura 4.6 è riportata, a titolo di esempio, un’immagine di oscilloscopio corrispondente ad una misura effettuata. Il segnale blu è il segnale elettrico di trigger che il microprocessore invia al modulo di trasmissione, mentre il segnale rosa corrisponde al segnale ottico riflesso dal target distante 16 metri dal dispositivo INTELLICONTROL. Come si vede dall’oscilloscopio, il ritardo temporale tra i due segnali è dt=168 ns dove 18 sottraendo circa 60ns (dovuti al ritardo sistematico del trigger elettrico) abbiamo un dt=100ns che tenendo conto che lo spazio percorso dal segnale ricevuto è 2*ds=c*dt abbiamo che la distanza del target da INTELLICONTROL è ds ≈ 16 m . FIG. 4.6 MISURA DI DISTANZA DEL TARGET 19