Anno XI - Numero 2 - Marzo 2015
Tacchi a spillo? Scarpe a punta?
Scomodità e danni al piede
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Vista, bene prezioso
Attenzione a quella dei bambini
Allergia alle arachidi?
Studio inglese stravolge linee guida
Salute nei parchi
Formazione e informazione
ABBINAMENTO AL
AZ Salute è in abbinamento gratuito al Giornale di Sicilia ogni ultimo mercoledì del mese
La salute supera tutti gli altri beni esterni a tal punto
che davvero un mendicante sano è più felice di un re ammalato
Arthur Schopenhauer, “Parerga e paralipomena”, 1851
Soldi, beni materiali, potere.
Sono davvero questi i valori importanti
per i quali lottare, impegnarsi, faticare?
Siamo certamente consapevoli del mondo in
cui viviamo, ma siamo altrettanto consapevoli,
così come lo era Schopenauer più di
centocinquant’anni fa, che si può anche essere
un re. Però, se si è malati, si è meno felici di un
mendicante.
Noi crediamo che l’ottenimento della serenità
passi per un buono stato di salute, condizione
indispensabile per poter provare a risolvere le
difficoltà e guardare con speranza al domani.
Ecco perché, da dieci anni, AZ Salute informa
i propri lettori sull’importanza di mantenere
giusti stili di vita, sulla pericolosità di certi
comportamenti e sui continui progressi della
scienza medica.
Perché stare bene in salute è una ricchezza.
La più importante di tutte
SALUTE
anche online su
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La ladra di ossa
Occorre più cultura in merito all’osteoporosi
di Carmelo Nicolosi
“L
adra di ossa”. Mai una definizione fu più adatta per descrivere una malattia tra le più
incidenti e devastanti:l’osteoporosi. Agisce subdolamente,
senza che la persona se ne renda conto.
Colpisce più le donne degli uomini, rendendo l’ossatura fragile, pronta alla rottura per
un semplice trauma o, nei casi più gravi,
senza causa esterna.
Il professore Giancarlo Isaia, presidente della Società italiana dell’osteoporosi,
del metabolismo minerale e malattie dello
scheletro, la definisce una malattia furba,
silenziosa, ladra, che agisce con destrezza,
senza che il soggetto che ha preso di mira
ne abbia contezza.
Ferdinando Silveri, vicepresidente del Comitato scientifico della Federazione italiana
osteoporosi e malattie dello scheletro, ha
coniato un’adatta definizione: “La malattia
dei paradossi”. Sì, proprio dei paradossi,
perché è una patologia dai grandi numeri
(5 milioni solo in Italia), dagli altissimi costi
economici e sociali, apportatrice di deleterie
conseguenze sull’autonomia della vita, una
strada diretta verso l’invalidità, eppure ancor oggi sottovalutata e, spesso, addirittura
ignorata. Eppure, l’osteoporosi si può prevenire e combattere.
Ben venuta, allora, la campagna informativa
“Storia di una ladra di ossa”, promossa da
due società scientifiche, la Siommms e la
Fedios, con il contributo incondizionato di
MSD Italia.
Tanti consigli per gestire la malattia e prevenirla. Ancora un bravo a Silveri che ha avuto
il coraggio di gridare basta! Di sostenere
che è arrivato il momento di scuotere le
coscienze e cambiare la cultura o, meglio,
l’ignoranza che circonda la patologia.
La parola d’ordine nella terapia preventiva,
sia primaria, sia secondaria (dopo una prima frattura) deve essere appropriatezza. In
un momento di ristrettezze economiche va
fatta un’accurata selezione dei soggetti da
trattare per utilizzare al meglio le risorse del
Servizio sanitario. In prima linea, dovrebbero essere posti in cura i soggetti più a
rischio di frattura, in particolare di femore,
dato che rappresenta la sede più temibile:
20% di decessi entro un anno dalla frattura,
perdita di autonomia nel 30% dei casi, costi sociali elevatissimi, causa dell’80% degli
accessi nelle case di riposo. E qui sorge un
problema non da poco e che pare di difficile
soluzione. Allorché viene dimesso un paziente con frattura di femore o altra sede a
causa dell’assottigliamento osseo, sarebbe
corretto metterlo in trattamento. Sapete a
quanto ammontano i soggetti seguiti bene,
ai quali è stata assegnata una cura post-intervento? Ad appena il 13%. E invece, si sa,
che un fratturato non messo in terapia va
incontro ad una nuova frattura. Come non
essere d’accordo col professore Davide
Gatti, docente di reumatologia all’università
di Verona, quando afferma che il parametro
di una buona sanità,l’indicatore di una buona politica clinica, passa da cure appropriate ospedaliere nel post-frattura. E parla di
una formula terapeutica “due in uno” (alendronato-colecalciferolo) una compressa una
volta la settimana. Si può fare. Per Gatti, la
terapia deve essere oltre che efficace, facile
da gestire, sennò il rischio di abbandono è
molto alto e le conseguenze molto serie.
Ogni anno, in Italia, si verificano circa
85.000 fratture di femore per un costo diretto di un miliardo di euro. Per trattare tutti
i fratturati di femore ed evitare ricadute, è
stimata una cifra che si aggira sui 18 milioni di euro (0,18% della spesa farmaceutica
nazionale). Il risparmio stimato per costi di
ospedalizzazione, interventi, riabilitazione,
sarebbe pari a 43 milioni di euro per anno,
al netto del costo dei farmaci. Chi di dovere
ci rifletta.
3
la redazione
ANNO XI - Numero 2
Marzo 2015
Mensile in abbinamento
gratuito al “Giornale di Sicilia”
Direttore Responsabile
Carmelo Nicolosi
Hanno collaborato a questo numero
Mario Barbagallo
Cesare Betti
Manuela Campanelli
Adelfio Elio Cardinale
Minnie Luongo
Paola Mariano
Emanuela Medi
Giovanni Merlino
Giuseppe Montalbano
Arianna Zito
Editrice
AZ Salute s.r.l.
Registrazione del Tribunale
di Palermo n. 22 del 14/09/2004
Redazione
Via Enrico Fermi, 63 - 90145 Palermo
Tel. 091.6822361 091.3824447
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Tipografia
AGEM San Cataldo (CL)
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all’indirizzo facebook.com/azsalute.it
11°
anno
6
Allergia alle arachidi?
Stravolte le attuali linee guida
di Paola Mariano
9
La schiena fa male?
Attenti a occhi e denti
di Manuela Campanelli
10
Bambini
Come preservarne la vista
di Cesare Betti
13
Ginseng
Block notes
TÀ
SANI
Avamposto della medicina cinese
di Adelfio Elio Cardinale
15
Quando l’occhio
diventa “secco”
L’importanza del “film lacrimale”
16
Salute nei parchi
Formare e informare.
L’iniziativa di AZ Salute
18
Aderenza terapeutica
Un problema da risolvere
20
Bisogni o desideri
Un passaggio pericoloso
di Giovanni Merlino
22
Scarpe sbagliate
Il piede non perdona...
di Cesare Betti
25
Luce blu
Attenti ai suoi effetti...
29
Vegetariani e vegani
La rinuncia alla “piramide verde”
di Emanuela Medi
Ieri e domani
di
27 Carenza
magnesio
negli anziali
di Mario
Barbagallo
Occhio
alla vista
dei bambini
di Giuseppe
Montalbano
28
Associazioni
Libri
ANT Guerra e pace
Assistenza sul pianerottolo
domiciliare di Arianna Zito
di Minnie Luongo
UnO STUDIO INGLESE
Allergia alle arachidi
Stravolte le attuali linee guida
Le “noccioline” in dieta al quarto mese di vita
di Paola Mariano
Z apping
L’
allergia alle noccioline, disturbo in aumento tra i bambini, si
può prevenire introducendo le
arachidi molto presto nella dieta del bambino, già durante lo
svezzamento dal quarto mese in poi.
Lo rivela un importante lavoro pubblicato
sul prestigioso New England Journal of
Medicine che manda in pensione, dunque, l’idea opposta finora in voga e molto
seguita dai pediatri la quale recita che
per prevenire l’allergia alle arachidi sia
meglio non introdurle precocemente nella
dieta dei bimbi, quanto meno per i bimbi che sono ad alto rischio di sviluppare
l’allergia in quanto già risultati allergici
all’uovo o che soffrono di eczema.
La ricerca è stata condotta su oltre 600
bimbi di 4-11 mesi, ed è stata anche
presentata al meeting annuale dell’Accademia Americana di Allergologia, Asma e
Immunologia che si è tenuto quest’anno a
Houston in Texas.
La ricerca è stata coordinata da Gideon
Lack, allergologo pediatra del King’s Col-
Semaforo rosso e più smog nei polmoni
È
6
lege di Londra. Si tratta di uno studio senza
precedenti che potrebbe portare presto a
modificare le raccomandazioni pediatriche
attualmente in uso sull’introduzione delle
arachidi nella dieta del bebè.
L’allergia alle arachidi è un fenomeno in
crescita: negli ultimi dieci anni il numero
di casi di questa allergia è raddoppiato nel
mondo occidentale.
La sperimentazione capitanata da Lack ha
preso le mosse da un’osservazione epidemiologica: l’allergia alle noccioline è una
condizione rarissima tra i bambini che vivono in Israele che mangiano questa frutta
secca sin da quando sono piccini. Invece,
tale allergia è ben più frequente nei bimbi
residenti in Gran Bretagna, ma di discendenza israeliana e quindi geneticamente
affini a quelli che vivono in Israele.
La differenza tra questi bimbi è che quelli
residenti nel Regno Unito non mangiano
noccioline da piccoli perché la prassi oggi
corrente nel mondo occidentale è di far
evitare il consumo di arachidi quando il
bimbo è molto piccolo. Quindi, nota Lack,
quando si è fermi ad un semaforo rosso che si respira più smog. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Atmospheric Environment, il particolato (particelle inquinanti
emesse dagli scarichi dei veicoli) presente nell’aria agli incroci gestiti da semafori è
29 volte più concentrato. Insomma, ai semafori lo smog è tale che un automobilista, per
esempio, vi respira un quarto di tutti gli inquinanti atmosferici cui complessivamente è esposto lungo l’’intero tragitto da lui percorso in auto. La ricerca è stata condotta all’università
britannica di Surrey. Il consiglio degli esperti è di tenere chiusi i finestrini della vettura mentre
si sosta al semaforo e di non appiccicarsi al veicolo davanti, ma di mantenere un’adeguata
distanza dalle altre macchine in fila. Z
Z apping
l’allergia è rara tra i bimbi israeliani che consumano sin da
piccoli arachidi e diffusa tra coetanei di analoga discendenza
israeliana, ma che non hanno consumato arachidi da piccoli.
Ed è per questo che i ricercatori sono andati a confrontare due
schemi opposti di svezzamento. Nel primo, i bimbi non dovevano assolutamente mangiare noccioline; nell’altro, al contrario,
già al quarto mese di vita e per tutto lo svezzamento nella dieta
dei piccoli era introdotta la proteina delle noccioline.
Tutti i bimbi sono stati tenuti sotto osservazione con controlli
medici periodici fino al compimento del quinto anno di vita. È
emerso che quelli che dai 4 mesi in poi avevano consumato
noccioline (6 grammi di proteina a settimana) presentavano
un rischio di divenire allergici ridotto dell’81%, rispetto ai coetanei cui invece la proteina non era stata proposta durante
lo svezzamento.
In altri termini, solo all’1,9% dei bimbi nella cui dieta sono state
introdotte le noccioline, già durante lo svezzamento, è stata poi
diagnosticata l’allergia a 5 anni, contro il 13,7% dei coetanei
nella cui dieta le arachidi erano totalmente bandite durante lo
svezzamento (strategia di evitamento).
Lo studio continua perché bisogna capire se l’allergia può insorgere in un secondo tempo in questi bimbi che ormai hanno
superato i 5 anni e che sono ancora sotto osservazione.
Lo studio ha una portata notevole sulle raccomandazioni pediatriche durante lo svezzamento. C’è da chiedersi se la stessa
strategia di introdurre il cibo molto presto nella dieta del bambino in corso di svezzamento possa essere utilizzata anche per
altri alimenti legati anch’essi ad allergie.
Pensiamo ad esempio all’intolleranza al glutine, la proteina
del grano, malattia meglio conosciuta come celiachia e anch’essa in aumento nel mondo occidentale. Anche per la celiachia sono stati pubblicati di recente studi simili a questo
sulle arachidi per vedere se nello sviluppo dell’intolleranza
abbiano una qualche influenza le tempistiche di introduzione
del glutine nella dieta dei bebè che sono considerati ad alto
rischio di sviluppare la celiachia.
anni
La dieta
mediterranea
protegge
i diabetici
L
a dieta mediterranea riduce il rischio di
morte dei diabetici. È il risultato di una
ricerca condotta presso l’Istituto di Ricovero
e Cura a Carattere Scientifico Neuromed su
circa duemila persone reclutate nell’ambito dello studio Moli-sani e pubblicata sulla
rivista European Journal of Preventive Cardiology.
I diabetici sono persone ad elevato rischio
cardiovascolare, per i quali il regime alimentare gioca un ruolo cruciale nella gestione della malattia.
«Dal nostro studio – spiega Marialaura Bonaccio del Dipartimento di Epidemiologia e
Prevenzione Neuromed – è emerso che chi
aderisce in modo soddisfacente alla dieta
mediterranea ha un rischio di morte ridotto
di oltre un terzo per qualsiasi causa, in particolare per quelle cardiovascolari».
Gli esperti hanno anche stilato un sorta di
classifica dei cibi appartenenti alla piramide
alimentare mediterranea che maggiormente garantiscono protezione contro la mortalità nel diabetico. Ciò che è emerso è che
l’alcol bevuto con moderazione, il consumo
elevato di verdura e frutta e – solo se in
quantità contenute - latticini e carne, sono
gli alimenti che più contribuiscono all’effetto protettivo della dieta mediterranea. Z
7
Allergia
alle arachidi
Linee guida
stravolte
Ad esempio, un recente lavoro italiano pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra che ritardare l’introduzione del glutine nella dieta di bambini ad alto rischio di celiachia
non aiuta a prevenire la malattia. I dubbi sulla
strategia più idonea da adottare per prevenire
l’insorgenza di allergie restano e per risolverli
servono ulteriori studi e passerà tempo prima
che raccomandazioni e linee guida dei pediatri
saranno aggiornate su questo fronte; certo è
Z apping
che negli ultimi anni è stato un susseguirsi di
pubblicazioni scientifiche che dimostrano che
“evitare” al bambino il contatto con potenziali
allergeni sia tutt’altro che positivo per la sua
salute. In altri termini, tenere il bambino sotto
una “campana di vetro” potrebbe comprometterne il corretto sviluppo delle difese immunitarie, come la cosiddetta “teoria dell’eccesso
di igiene” insegna e, quindi, aumentare il rischio di allergie.
Carlo Pavone ALLA DIREZIONE dell’International
School of Urology and Nephrology
I
l professore Antonino Zichichi, Direttore della Fondazione e Centro per la Cultura Scientifica
“Ettore Majorana” di Erice, ha nominato il professore Carlo Pavone direttore dell’International
School of Urology and Nephrology istituita presso la suddetta Fondazione. Carlo Pavone è
direttore dell’Unità operativa complessa di Urologia del Policlinico di Palermo, direttore della
Scuola di Specializzazione in Urologia, nonché referente per l’Indirizzo di Scienze Urologiche
del dottorato di Ricerca in Medicina Cardiovascolare e Biotecnologie Chirurgiche ed Urologiche
dell’Ateneo palermitano.
Pavone succede al professore Vito Pansadoro, già Primario del reparto di Urologia degli Ospedali CTO, San Camillo, San Raffaele e San Giovanni, tutti con sede a Roma, e attuale presidente
della Fondazione Vincenzo Pansadoro per la ricerca Uro-Oncologica, e alla professoressa Cora
Sternberg, attuale direttore del reparto di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera San Camillo e Forlanini a Roma che, a loro volta, si erano avvicendati al fondatore della Scuola, il professore Michele Pavone-Macaluso (Premio “Willy Gregoire Medal” nel 2013, il “Nobel” dell’Urologia europea). La International School of Urology and Nephrology è stata istituita nel 1976. Ha
organizzato 15 corsi di argomento urologico, nefrologico, oncologico e di ricerca clinica, tutti di
rilevanza internazionale e rigorosamente svolti in lingua inglese. Z
8
ATTEGGIAMENTI VIZIATI
La schiena fa male?
Attenti a occhi e denti
Benefica la ginnastica posturale e il non stare troppo seduti
di Manuela Campanelli
V
i duole la schiena? Il dolore è
persistente? Potrebbe trattarsi
di una questione di postura.
Ma chi penserebbe mai che
dietro ci possano essere problemi dentali o oculari?
«A determinare atteggiamenti viziati della
colonna vertebrale non concorrono solo
le contratture muscolari, compromissioni
articolari, traumi, ma anche malocclusioni dentali o una non fisiologica posizione
degli occhi», dice Alessandro
Picelli, medico fisiatra al Centro
di Ricerca in riabilitazione neuromotoria e cognitiva dell’Università di Verona.
Alcuni strabismi congeniti, come
quelli dovuti alla paralisi del IV
o VI nervo cranico o l’esotropia,
quel problema che obbliga gli
occhi a guardare verso il naso, possono determinare, nei bambini, rotazioni del capo e
causare, se il disturbo non viene corretto,
modificazioni della postura della colonna
vertebrale.
«Lo strabismo può colpire anche gli adulti.
Intorno ai 50-60 anni, allorché la potenza
e la sincronia di alcuni dei 12 muscoli che
collaborano a tenere in asse gli occhi, vengono meno: in questi casi il capo e la colonna possono assumere posizioni viziate»,
dice Jean Marc Vergati, esperto in Chirurgia refrattiva a Roma.
Sebbene occorrano ulteriori conferme dal
mondo della scienza, pare che la mancata
precisa chiusura delle due arcate dentali
possa provocare vizi di postura.
«Se queste non chiudono bene, proprio
come una scatola con il suo coperchio, è
possibile che si verifichino tensioni muscolari, causa di atteggiamenti errati della
testa e, quindi, delle vertebre del collo», afferma Laura Strohmenger, direttore della
Divisione di Odontostomatologia e prevenzione orale dell’ospedale universitario San
Paolo di Milano.
Il rapporto tra i denti può essere riequilibrato nei bambini di 3-5 anni con piccoli apparecchi mobili di plastica
da portare di notte, mentre negli
adolescenti con apparecchi fissi a
partire dai 10-11 anni.
La ginnastica posturale può essere benefica per curare un mal di
schiena causato da vizi di postura.
Esercizi guidati dal fisioterapista,
eseguiti davanti allo specchio e con l’aiuto
di stimoli tattili e verbali, sono utili per correggere atteggiamenti scorretti.
Buoni consigli riguardano il non stare seduti troppo a lungo e alzarsi in piedi almeno ogni ora. In auto, posizionare il sedile
non troppo lontano dal volante e lo schienale a 90-100 gradi. Occorre evitare di
sollevare carichi pesanti e ricorrere a un
supporto lombare se si svolge un’attività
lavorativa che comporta il sollevamento di
pesi. Ai bambini è importante non gravare
la colonna vertebrale, come spesso accade, con zainetti pesanti: possono causare una postura flessa in avanti e dolore a
spalle e schiena.
9
L’ESPERTO
Bambini
Come preservarne la vista
L’importanza di una visita specialistica fin da piccolissimi
di Cesare Betti
Z apping
I
l bambino inclina la testa quando
guarda, gli occhi sono rossi o hanno
strani riflessi: potrebbero essere i segni di un problema alla vista. Ma non
sempre i genitori sono in grado di capire subito se c’è un disturbo agli occhi.
Ecco perché è importante che sia visitato
da un oculista fin da piccolissimo. Individuare in tempo alcuni difetti visivi significa poterli affrontare meglio e con minori
conseguenze. Vediamo con Teresio Avitabile, ordinario di oculistica all’università
degli Studi di Catania, quando far visitare i
bambini da uno specialista e quali segnali
devono convincere i genitori che è necessario un consulto medico.
smo convergente. Il 75% dei neonati soffre
di questo disturbo che, spesso, con la crescita del bulbo oculare, si risolve da solo,
altrimenti va corretto con lenti convesse.
L’ipermetropia
Nell’astigmatismo la cornea, la parte trasparente dell’occhio, non è sferica come di
norma, ma è più curva, e come conseguenza le immagini risultano sfuocate. La malattia può essere già presente alla nascita,
specie nei bambini nati prematuri, oppure
legata allo sviluppo dell’occhio. L’astigmatismo si corregge con lenti cilindriche, men-
È una condizione dovuta a una particolare
conformazione del bulbo oculare, che è più
corto del normale, per cui le immagini non
vengono messe a fuoco sulla retina, ma
dietro di essa. Se non corretta, tale condizione può essere causa disturbi quali debolezza visiva, eventuale comparsa di strabi-
Al contrario dell’ipermetropia, nella miopia
i bulbi oculari sono più lunghi del normale,
per cui le immagini vengono messe a fuoco
davanti alla retina: i miopi vedono bene da
vicino e male da lontano. In genere, i piccoli
mostrano segni intorno agli 8 anni. Poi, la
percentuale di miopia aumenta e si stabilizza nella tarda adolescenza, con circa il 20%
tra gli adulti. Questo difetto si corregge con
lenti concave.
L’astigmatismo
Nanoparticelle e arteriosclerosi
S
10
La miopia
peciali nanoparticelle con un doppio volto possono sconfiggere l’arteriosclerosi. La dimostrazione arriva da uno studio su animali di laboratorio con
malattie cardiovascolari, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National
Academy of Sciences (PNAS).
Le nanoparticelle contengono molecole con due facce, una idrofila che permette loro di
circolare nel sangue e una idrofoba che invece le lascia appiccicare ai grassi presenti
nel circolo sanguigno. Le particelle iniettate in circolo, rallenterebbero la progressione
dell’arteriosclerosi. Il lavoro è stato condotto da Prabhas Moghe, del dipartimento di
ingegneria biomedica e biochimica della Rutgers University a Piscataway. Z
Z apping
anni
GSK acquisisce
L’attività vaccini di
Novartis
L
tre l’assenza di un’azione correttiva durante la fase della crescita
può portare all’ambliopia o “occhio pigro”.
Lo strabismo
Chiamato anche “occhio storto”, è un anomalo allineamento dei
due occhi, che non sono in grado di fissare uno stesso oggetto.
Ne soffre il 3% dei bambini in età scolare. Va curato subito, perché
nei piccoli può essere trattato facilmente, in caso contrario può
comparire il fenomeno dell’”occhio pigro”. La cura prevede il bendaggio dell’occhio sano e dell’occhio strabico alternativamente
con bende adesive o con filtri posti sugli occhiali, per sviluppare
l’abilità visiva dell’occhio malato.
L’occhio pigro
Definito ambliopia, questo disturbo causa una ridotta capacità
visiva, che può provocare riduzione nelle normali attività. È una
condizione in cui il bimbo vede di meno con uno o con entrambi
gli occhi. Se si interviene quando è ancora piccolo, si ha un recupero della funzione visiva grazie alla possibilità del cervello di
correggere i difetti in età infantile, funzione che si perde con la
crescita. Si usano lenti correttive e, se occorre, la benda sull’occhio buono, per stimolare lo sviluppo della funzione visiva, che
altrimenti rimane deficitaria.
a multinazionale GlaxoSmithKline ha
annunciato il perfezionamento di un
accordo con Novartis in base al quale GSK
ha acquisito, a livello mondiale, l’attività
vaccini di Novartis (influenza esclusa) per
un importo di 5, 25 miliardi di dollari, creato una joint venture mondiale di primo piano nel settore Consumer Healthcare di cui
deterrà una quota di maggioranza ed azioni pari al 63,5% e ceduto le proprie attività
in oncologia, sempre a Novartis, per un
valore aggregato di 16 miliardi di dollari.
A seguito dell’accordo, GSK prevede di
usare i ricavi della transazione per finanziare in toto la restituzione di capitale agli
azionisti annunciata precedentemente, per
un ammontare di 4 miliardi di sterline.
«Il perfezionamento dell’accordo è una
grande notizia per GSK Italia che oggi unisce due storiche, grandi realtà scientifiche
e industriali presenti nel Paese dagli inizi
del ‘900, Glaxo a Verona e il polo dei vaccini di Siena, per diventare il primo gruppo
farmaceutico italiano”, ha detto Daniele
Finocchiaro, palermitano, presidente e
amministratore delegato di GSK Italia. Z
Le leucocorie
Una pupilla bianca (leucocoria) denota un’anomalia della lente, del
vitreo o del fondo dell’occhio. È un segno serio che va scoperto,
perché nel neonato non sempre è ben evidente, in quanto il piccolo passa la maggioranza del suo tempo a dormire. Cause frequenti
sono la cataratta congenita, il retinoblastoma, il vitreo iperplastico
primitivo e la displasia retinica. Poiché si tratta di disturbi molto
diversi l’uno dall’altro e la loro cura è molto varia, è necessario
fare al più presto la diagnosi per procedere a un’adeguata terapia.
A cosa fare attenzione
Per prima cosa, i genitori devono osservare la postura del bambino. Se è corretta, se mantiene la schiena diritta quando legge o
scrive oppure se, al contrario, la piega troppo sui libri, assumendo
posizioni viziate del capo (torcicollo).
Daniele Finocchiaro
11
Bambini
Come
preservarne
la vista
Verificare se il piccolo si stanca facilmente
leggendo anche per poco tempo, se ha gli occhi rossi o se lacrimano, e interrogarlo sul suo
tipo di visione: se dice che legge i caratteri in
modo sfocato, andare dall’oculista.
Attenzione se compare mal di testa anche
solo dopo mezz’ora di studio o di lettura, perché può segnalare problemi alla vista.
Quando le prime visite
La presenza di lacrimazione, bruciore, intolleranza alla luce e affaticamento visivo durante l’anno scolastico sono segni di possibili
disturbi visivi. In questi casi, è necessario un
controllo per individuare eventuali alterazioni
da correggere con lenti appropriate.
La prima visita oculistica va fatta alla nascita, per escludere malattie congenite e poi a
3 anni, da anticipare se si hanno dubbi sulle
condizioni visive del piccolo, come difficoltà a
vedere, deviazione di uno o entrambi gli occhi,
alterazioni del colore della pupilla.
Un terzo controllo va fatto all’inizio della scuo-
Z apping
la, mentre durante il periodo della crescita,
si consigliano controlli annuali, salvo diverse
necessità.
Anche l’alimentazione è importante
L’alimentazione è importante ed è bene seguire diete che assicurino un’adeguata assunzione di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e
sali minerali.
Per la salute di retina e cristallino, sono essenziali le vitamine antiossidanti A, C ed E,
presenti nelle verdure a foglia verde (spinaci,
prezzemolo), frutta e noci.
Il betacarotene, sostanza che l’organismo trasforma in parte in vitamina A, è contenuto in
latte, formaggi e frutta gialla (meloni, carote,
albicocche e zucca).
Anche le vitamine del gruppo B, che si trovano nella carne, sono importanti, così come lo
zinco e il selenio (in carne, pesce e uova).
Da non trascurare, infine, gli acidi grassi essenziali dell’olio di pesce, che l’organismo
non è in grado di produrre da sé.
Droghe e invecchiamento rapido
U
n gruppo di studiosi italiani ha scoperto perché una droga molto usata, la metanfetamina, provoca un
invecchiamento rapido in chi ne abusa. Secondo uno studio coordinato da Daniele Piomelli dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Genova, pubblicato sulla rivista Plos One, la scoperta potrebbe suggerire
anche nuove strategie terapeutiche anti-aging. «La metamfetamina è una vera peste negli USA e in molte
altre parti del mondo – spiega Piomelli –. Causa estrema dipendenza e ha effetti spaventosi su tutto l’organismo. Chi la usa invecchia di dieci anni in pochi mesi. Abbiamo osservato che l’invecchiamento precoce
prodotto dalla droga è causato dall’accumulo di una sostanza che si chiama ceramide. Bloccando la produzione di questa molecola, blocchiamo anche l’invecchiamento precoce. Uno dei farmaci che ha questo
effetto potrebbe essere anche usato nell’uomo per aiutare la disintossicazione in persone dipendenti». Z
12
lB ock notes
TÀ
SANI
Ginseng
Avamposto della crescente espansione
della medicina cinese
di Adelfio Elio Cardinale
N
el “paniere Istat” 2015 – per
calcolare l’inflazione in Italia,
attraverso gli indici di prezzo al consumo – è entrato il caffè al
ginseng. Convalida di un’abitudine
sempre più diffusa e di affermazione
della medicina cinese.
Quasi un paradosso. Nell’epoca attuale, la medicina
ha mostrato straordinari avanzamenti tecnici e tecnologici: nanomedicina; genetica; medicina predittiva, molecolare e rigenerativa; medicina elettronica e
robotica; diagnostica per immagini morfo-funzionale
con caratterizzazione tissutale, circuiti computazionali
biochimici sintetici.
Eppure, si riscontra un crescente e diffuso ritorno ad
antichissime pratiche plurimillenarie: massaggi, attività fisica, ginnastica, terme. Rimaste praticamente
immutate dall’antichità e praticate non solamente per
accrescere il benessere, ma prescritte spesso come
parte integrante della terapia.
“Natura” primo medico, si potrebbe dire. Negli ultimi decenni l’umanità, inebriata dalle conquiste della
scienza, si è allontanata dalla natura sfruttandola solo
per poterla domare e asservire. Ma il riscoprire la saggezza della medicina tradizionale non deve significare
rifiuto delle acquisizioni della biomedicina moderna.
Secondo la tradizione, il fondatore della Medicina Cinese fu l’Imperatore Shen Nong che nel IV millennio
a.C. insegnò le arti dell’agricoltura, della medicina,
della musica e di come domare le acque. A Shen Nong
si fa risalire il grande progetto idrogeologico a cui la
Cina deve la propria prosperità e, in conseguenza, lo
straordinario sviluppo culturale e artistico del paese,
durato più di seimila anni, seppur con alterne vicende.
Sempre secondo la tradizione, la medicina si sviluppa
su tre grandi linee: al Nord la moxibustione che consiste nello scaldare con diversi metodi i punti ed i canali
in cui scorre l’energia vitale detta Qi (pronuncia Ci); al
Centro l’agopuntura e infine al Sud le droghe medicinali, delle quali uno dei pilastri è il Ginseng.
13
Block notes
TÀ
SANI
Ginseng
Avamposto della crescente espansione
della medicina cinese
“Generazione Ginseng” ha titolato a tutta pagina il più
importante quotidiano italiano.
Nel 1843 il botanico russo Meyer diede al ginseng il
nome latino di Panax Ginseng, vale a dire panacea. Il
nome cinese è resheng (pronuncia gensceng), ossia
“simile a un uomo” per il significato leggendario e per
l’impiego in medicina.
Un antico proverbio cinese recita: “il mondo minerale
ha la sua massima espressione nell’oro, il mondo vegetale nel ginseng, il genere umano nell’uomo saggio”.
È appunto la saggezza che deve guidare la prescrizione e l’assunzione di ginseng. Questa radice rientra nei complementari alimentari: sostanze d’origine
vegetale, minerale o animale destinate ad integrare
l’alimentazione abituale.
Questi integratori alimentari spesso godono di cattiva fama, perché impiegati in maniera incongrua e
non corretta, diffondendo idee false. Hanno utilità
per coadiuvare e mantenere il fisiologico stato di salute e benessere.
Per descrivere le azioni del ginseng si è coniato il termine “adattogeno”: un’azione protettiva e di modulazione su tutte le funzioni di adattamento, rispetto alle
14
sollecitazioni e ai cambiamenti di ambiente, sia esterno che interno, con capacità di stimolo e riequilibrio
generale. Agisce sul sistema nervoso centrale – con
verosimili benefici effetti sulla memoria – e si ritiene
che abbia effetti antiossidanti.
Non si può, comunque, sottacere che parte del grande
successo del ginseng è da ascrivere ai presunti mirabolanti effetti sulla potenza sessuale e virilità.
Qualificati medici europei, studiosi di medicina cinese, evidenziano i possibili effetti negativi: anticoagulante e favorente ipertensione, tachicardia, insonnia.
È sconsigliato prendere dosi superiori a tre grammi
per oltre un mese. Il ginseng non va assunto quanto è
in corso una malattia, con febbre, cefalea, stitichezza,
nausea, vomito.
È interessante ricordare che la farmacopea cinese
comprende circa 5.800 voci, mentre la francese –
la più vasta del mondo occidentale – ne elenca circa 1.000.
L’impiego del ginseng fa ricordare l’affermazione di
un saggio. “Ci sono al mondo due categorie di individui: coloro che credono nell’incredibile e coloro che
fanno l’improbabile”.
Più colpite le donne
Se l’occhio diventa secco
Dà bruciore, fotofobia, sensazione di corpo estraneo
L
e lacrime svolgono un’attività fondamentale per la salute dell’occhio, consentendone una lubrificazione costante. Purtroppo,
quando il naturale meccanismo non funziona a dovere, l’occhio si “asciuga”, fino a
portare alla cosiddetta “sindrome dell’occhio secco”.
«I sintomi dell’occhio secco sono piuttosto tipici, si
va dal bruciore oculare, alla “fotofobia”, alla percezione di corpo estraneo nell’occhio, per giungere
fino all’arrossamento e all’affaticamento», spiega il
professore Stefano Bonini, direttore della Cattedra
di Oftalmologia del Campus Bio-Medico di Roma.
La sindrome dell’occhio secco è molto diffusa,
soprattutto tra le donne, tra gli anziani e tra quanti
soffrono di allergia o sono comunque sensibili ai
mutamenti atmosferici, ad esempio, le giornate di
vento. Ma anche navigare sul web, da computer o
smartphone, leggere un e-book o, ancora, sfidare un amico al social game del momento – tutte
abitudini che fanno ormai parte integrante della
quotidianità dell’uomo 2.0 – rischiano di favorire
questo disturbo.
In particolare, nel caso delle donne, la sindrome
dell’occhio secco colpisce con una frequenza doppia, rispetto agli uomini, a causa delle variazioni
ormonali cui la donna è sottoposta. Alcuni ormoni,
infatti, contribuiscono a stimolare la produzione di
lacrime; profonde variazioni del profilo ormonale –
come durante la gravidanza, la menopausa o, ancora, in postmenopausa, periodo durante il quale di
frequente sono somministrate terapie estrogeniche
– possono portare a una riduzione della produzione
di lacrime naturali.
«Negli anziani, il problema si verifica soprattutto se sottoposti a trattamenti farmacologici come
antidepressivi, diuretici o derivati del cortisone»,
osserva Bonini. Alla comparsa della patologia contribuiscono anche altri fattori ambientali, come l’inquinamento atmosferico o la permanenza in locali
con aria condizionata. Questa condizione, pur non
essendo grave, può incidere pesantemente sulla
qualità di vita e predisporre a patologie più serie.
Nell’area dell’oftalmologia, peraltro, la ricerca
dell’innovazione appare un elemento imprescindibile per lo sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche.
In questa dinamica si inserisce l’impegno del Gruppo biofarmaceutico Dompé, che, nel futuro, punta
a mettere a disposizione soluzioni innovative per il
trattamento della sindrome dell’occhio secco.
«Il nostro Gruppo ha deciso di focalizzarsi nella ricerca e sviluppo in ambito oftalmico, sviluppando e
mettendo a punto la variante ricombinante umana
del Nerve Growth Factor, molecola che è in fase di
sperimentazione anche in pazienti con sindrome
dell’occhio secco da moderata a severa», puntualizza Eugenio Aringhieri, amministratore delegato
del Gruppo Dompé.
«In quest’area – aggiunge Aringhieri – stiamo lavorando per individuare nuovi trattamenti. In particolare, la Lubricina, un
lubrificante naturalmente
presente nell’organismo,
è attualmente in valutazione in pazienti con occhio secco. Un ulteriore
segnale di come la ricerca
possa aprire nuovi percorsi terapeutici sino ad ora
inesplorati».
In attesa di novità, meglio
ricordare alcuni semplici
consigli per ridurre i rischi.
Attenzione all’inquinamento ambientale e al fumo di sigaretta: possono influire sulla componente lipidica delle lacrime e rendere meno efficace la loro azione lubrificante. Per chi
lavora in ufficio è corretto non esagerare con l’aria
condizionata: si riduce l’umidità ambientale, limitando anche la quantità di liquido lacrimale. Infine,
attenzione a computer, smartphone e tablet: l’eccessivo tempo trascorso davanti agli schermi e la
riduzione del fenomeno dell’ammiccamento, facilita l’evaporazione del liquido lacrimale, favorendo la
comparsa dei fastidi.
15
L’INIZIATIVA DI AZ SALUTE
La salute nei parchi
Esempio di come fare formazione e informazione
I
n tutti questi anni in cui siamo in edicola,
ci siamo sempre adoperati per l’attuazione
di un percorso di informazione, educazione
e formazione alla salute. E oggi, abbiamo
creduto nell’importanza di una campagna
che potesse essere diffusa nelle maggiori città italiane. Ed è nata “La Salute nei parchi”
per la formazione di
una “coscienza salutistica” nella popolazione fin dall’età
scolare, con il sostegno incondizionato di
GSK, Pfizer, Novartis
Vaccines, Roche, Sanofi Pasteur MSD, un
gesto lodevole che rientra nella sfera di solidarietà e di attenzione
di queste aziende per le
campagne sociali.
Abbiamo realizzato un
libro illustrato di 68 pagine che è stato distribuito
gratuitamente, in migliaia
di copie, nei Parchi di Bologna, Catania, Firenze, Bari, Palermo,
Z apping
Il fumo erode il cervello
I
16
Roma, Messina, Milano. Può essere anche
consultato e scaricato da www.azsalute.it.
Come è stato detto nella presentazione del lavoro, dare al ragazzo d’oggi e alla famiglia un
contributo alla giusta conoscenza dell’organismo e di ciò che può nuocergli, significa porre
la base per la salvaguardia
del benessere fisico e
psichico dell’uomo di domani e fornire una traccia
ai genitori su come agire
per conservare la salute
dei figli e la loro.
La Campagna la “Salute
nel Parchi”, promossa da
AZ Salute, è un atto che
rientra nella sanità pubblica. La trasmissione di
nozioni indispensabili di
igiene alimentare e comportamentale, anche ai
genitori, è sembrato un
mezzo idoneo per portare, non solo al giovane,
cui il lavoro è dedicato,
ma anche alla famiglia, la
conoscenza diretta, fornita in
fumatori che decidono di smettere potrebbero rallentare o addirittura fermare la ‘’corrosione’’ della corteccia cerebrale indotta dal fumo, secondo uno studio pubblicato dalla rivista Molecular Psychiatry. La corteccia cerebrale si assottiglia lentamente con l’età in maniera fisiologica. Questo processo è però ampiamente
accelerato dal vizio del fumo. Esperti canadesi diretti da Sherif Karama della McGill University di Montreal,
hanno dimostrato che gli effetti distruttivi delle bionde sono almeno in parte reversibili, se si smette di fumare.
I ricercatori hanno studiato 504 soggetti di 70 anni, inclusi 36 fumatori e 223 ex-fumatori e scoperto che lo
spessore della corteccia dei fumatori è assottigliato molto di più rispetto a quello di coetanei non fumatori.
Secondo gli autori, la corteccia cerebrale può riguadagnare un po’ del suo spessore se si perde il vizio e,
comunque, la velocità di assottigliamento si riduce smettendo. Z
Z apping
anni
La dieta
vegetariana riduce
il rischio di cancro
del colon-retto
Roma, Giardini del Pincio - Villa Borghese
Palermo, Giardino Inglese
modo semplice, di alcune condizioni che possono danneggiare
la salute e di altre che possono aiutare a conservarla. La pubblicazione offre, anche, alcuni suggerimenti che, se applicati in
momenti di emergenza, possono concorrere a salvare una vita.
Scrive Carmelo Nicolosi, direttore di AZ Salute, nella prefazione
al libro: «Da oltre 10 anni il nostro magazine, offerto in regalo alla
popolazione, è impegnato, senza fini di lucro, a percorrere il fine
sociale della comunicazione, dell’informazione e della formazione per il raggiungimento di un ideale: la salute nella società.
Basta percorrere le corsie degli ospedali per constatare quanta
sofferenza ci sia su questa terra. Se si può fare qualcosa, come
si può fare, per scongiurare sofferenze evitabili, noi ci siamo. E la
“Salute nei Parchi” ne è un esempio».
Bologna, Giardini Margherita
Catania, Villa Bellini
Messina, Villa Mazzini
Bari, Parco II Giugno
Firenze, Le Cascine
Milano, Parco Sempione
S
eguire una dieta vegetariana riduce del
20% il rischio di cancro del colon e del
retto. Lo dimostra uno studio condotto presso la Loma Linda University, in California,
su circa 77.000 adulti di entrambi i sessi
il cui stato di salute è stato monitorato mediamente per sette anni. La ricerca è stata
pubblicata sulla rivista JAMA Internal Medicine. Il campione è stato diviso in quattro
gruppi in base all’alimentazione seguita:
coloro che seguivano una dieta semi-vegetariana (che prevede un consumo di carne
inferiore a una volta la settimana); chi adottava una alimentazione pesco-vegetariana
(coloro che consumavano pesce ma non
carne); una latto-ovo vegetariana (coloro
che evitavano la carne, ma consumavano
uova e latticini; e i vegani (coloro che evitano sia le carni, sia i latticini sia le uova). Il
rischio medio dei vegetariani di ammalarsi
di cancro del colon retto è risultato ridotto
del 22%.
I pesco-vegetariani in particolare presentavano un rischio ridotto del 43%. Per i vegani
e i latto-ovo vegetariani il rischio era ridotto
del 16 e del 18% rispettivamente, Infine i
semi-vegetariani presentavano un rischio
ridotto dell’8%. Z
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INTERVIENE L’OMS
Aderenza terapeutica
Un problema da risolvere
Interesse per i nuovi programmi interattivi
L
e malattie croniche sono tra le
principali cause di morte in quasi tutto il mondo e rappresentano un fattore di grave disabilità.
Ecco perché la lotta a queste
patologie sta diventando una priorità per
la salute pubblica.
Il successo terapeutico nei pazienti affetti da malattie croniche è in gran parte
influenzato dall’“aderenza terapeutica”, il
comportamento di una persona verso un
farmaco, una dieta, il cambiamento dello
stile di vita.
La non aderenza alla cura farmacologica
rappresenta un problema enorme, trasversale a qualsiasi forma di
malattia, trattamento
ed età dei pazienti.
Secondo l’OMS, fino
al 50% dei pazienti
non assume correttamente i farmaci loro
prescritti per malattie
croniche. Per i tratta-
menti a lungo termine, l’aderenza inizia
a diminuire già dopo i primi 10 giorni. Si
stima inoltre, che solo un terzo dei pazienti
aderisca completamente alle prescrizioni
mediche, col rischio di complicazioni, effetti collaterali; maggiori ospedalizzazioni,
farmaci inutilizzati, progressione della malattia; decessi evitabili.
Qualche dato italiano: il recente rapporto
OsMed 2013, su dati 2012, riferisce che
nel caso dell’ipertensione, ad esempio,
una delle malattie croniche più diffuse e
fattore di rischio per malattie coronariche e
cerebrovascolari, l’aderenza al trattamento
è del 55,10%. Anche l’aderenza alla terapia antidepressiva risulta particolarmente
scoraggiante: nel 2012 soltanto il 38,4%
dei pazienti trattati con un farmaco antidepressivo risultava aderente alle prescrizioni mediche. Nel caso poi delle sindromi
ostruttive respiratorie il dato è del 14,30%.
Gli interventi più validi che sono riusciti a monitorare e migliorare l’aderenza al
trattamento farmacologico hanno sfruttato
soluzioni tecnologiche: dal semplice messaggio sms, alla comunicazione online, a
Interactive Monitoring Service
I
18
nteractive Monitoring Service è un nuovo programma di monitoraggio integrato, sviluppato dalla FB
Communication in collaborazione con la Università di Ferrara e un board scientifico internazionale
per incentivare l’aderenza alla terapia farmacologica. Si tratta di un sistema automatico che assegna
al paziente un ruolo attivo. Oltre a incoraggiare l’aderenza in ogni fase del programma terapeutico, il
servizio è strutturato in modo da facilitare l’interazione tra l’operatore sanitario e il paziente e offrire
un mezzo efficace ai provider di soluzioni terapeutiche per essere al fianco dell’operatore sanitario e
supportarlo onde limitare il problema della mancata aderenza. Interactive Monitoring Service può essere anche un utile veicolo per raccogliere i valori di parametri bio-umorali. Per esempio: la pressione
arteriosa, o la glicemia, che il paziente regolarmente monitorizza a domicilio e che tramite questo strumento può comunicare all’operatore sanitario senza la necessità di spostarsi dal proprio domicilio.
Z apping
soluzioni più complesse come i dispositivi elettronici che dispensano le medicine.
Lo studio EASY-IMPACT ha dimostrato che il supporto telefonico
(4 chiamate da personale medico) indirizzato ai pazienti con stent
coronarico (serve a mantenere aperta un’arteria coronarica dopo
intervento) aumentava significativamente la percentuale di aderenza e persistenza al trattamento farmacologico. Dopo un anno,
oltre il 99% dei pazienti seguiti, risultava aderente alla terapia.
Due differenti studi, invece, hanno esaminato l’uso dei messaggi
sms con buoni risultati. Nella città di New York si è vista con
anziani raggiunti da sms incrementasse la percentuale della vaccinazione antinfluenzale.
Tra le soluzioni tecnologiche più recenti utilizzate per incentivare
l’aderenza al trattamento farmacologico, il sistema interattivo di
risposta automatica (Interactive Voice Response System, IVRS).
Ha dimostrato di riuscire a migliorare il grado di aderenza terapeutica dei pazienti. L’IVRS si è dimostrato di facile utilizzo e
connotato da un buon rapporto costo/efficacia. Per fare qualche
esempio: nel 2009 uno studio ha dimostrato l’impatto di un approccio basato sull’IVRS nel supportare l’aderenza alla terapia
con statine. I pazienti che mediante IVRS avevano
ricevuto delucidazioni riguardo la terapia anti-colesterolo e i possibili ostacoli all’aderenza terapeutica risultavano avere, dopo 6
mesi, un miglior tasso di aderenza al farmaco.
Altro studio ha dimostrato un incremento pari al 32% nell’aderenza al trattamento con farmaci (corticosteroidi) per l’asma nei
pazienti che venivano contattati tramite IVRS allo scopo di chiarire le perplessità circa i sintomi dell’asma e l’assunzione del
farmaco e favorire l’interazione con il medico, oltre a ricordare
loro di farsi prescrivere il farmaco ormai vicino a esaurimento.
L’IVRS si è dimostrato anche efficace nel ridurre il tasso di riospedalizzazione (oltre il 50%) dei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, i quali avevano ricevuto messaggi vocali con
informazioni sulla gestione della propria malattia e sul monitoraggio dei sintomi.
anni
Zucchero, ecco
quanto ne possiamo
consumare
Q
uanto zucchero (glucosio, fruttosio e
in generale zucchero da tavola) ingerisci ogni giorno? Secondo l’Organizzazione
mondiale della sanità (Oms) bisogna limitarne i consumi giornalieri ad una quantità
inferiore al 10% dell’apporto calorico complessivo della giornata.
Sono queste le nuove raccomandazioni
stilate dall’OMS riguardo ai consumi di
zucchero. E non è tutto, secondo quanto
si legge nelle linee guida, si raccomanda,
se possibile, un’ulteriore diminuzione dello
zucchero a meno del 5% dell’energia totale giornaliera (ovvero circa 25 grammi/6
cucchiaini da tè). Queste indicazioni sono
suffragate da una quantità notevole di studi
scientifici che indicano quanto gli zuccheri
facciano male alla salute.
La raccomandazione non riguarda gli zuccheri presenti nella frutta e nella verdura
fresca e quelli naturalmente presenti nel
latte, ma solamente gli zuccheri (glucosio,
fruttosio e saccarosio), che vengono aggiunti a cibi e bevande, e gli zuccheri presenti nel miele, negli sciroppi, nei succhi di
frutta e concentrati di succhi di frutta.
Attenti dunque a tutti i cibi di produzione
industriale che contengono molto zucchero nascosto: ad esempio, un cucchiaio di
ketchup contiene circa 4 grammi di zuccheri e una bibita può arrivare a contenerne 40. Z
19
UN PASSAGGIO PERICOLOSO
Dalla medicina dei bisogni
a quella dei desideri
Malattia: dalla sfera biologica a quella tecnologica
di Giovanni Merlino
C
om’è noto, tutti i medici pronunciano il famoso “giuramento” ove sono citati Apollo, Esculapio, Igea e Panacea.
Nella tradizione, Igea valorizza
la natura, il corpo che va rispettato e tutelato, insomma la prevenzione o, meglio,
“l’aver cura”. L’altro “ramo” è rappresentato da Esculapio e Panacea (la guaritrice
di tutti i mali) che cercano di correggere la
natura, porre rimedio con interventi esterni e aggressivi: il “curare”.
Verosimilmente, nel corso degli
anni, e infervorati dagli indubbi
successi su menzionati, il rapporto equilibrato tra i due “rami”
si è sbilanciato a favore del secondo, “dell’intervento armato
per correggere la natura”.
La medicina si è sempre
più “tecnologizzata”, e
via via si è diffusa la convinzione (o meglio l’illusione) non solo di poter combat-
tere la malattia e la morte, ma addirittura
di dominarle e, in un futuro più o meno
prossimo, di sconfiggerle.
Si passa, quindi, da una medicina dei “bisogni” di salute a una medicina dei “desideri”. Non solo la sofferenza, ma anche i
disagi e i fastidi devono trovare una adeguata risposta. Risposta che deve essere
moderna e tecnologica e, quindi, farmaci
ed esami diagnostici. Si pensi alla estrema
“medicalizzazione” di eventi assolutamente naturali come la gravidanza, al ricorso
sempre maggiore a procedure “estetiche”,
all’uso voluttuario di farmaci (si stima che
i due terzi dei farmaci per il deficit erettile
siano adoperati non da soggetti con tale
patologia, ma per aumentare le prestazioni
di soggetti assolutamente sani).
Si sono trasferite malattia e morte dalla
propria sfera biologica alla dimensione tecnologica. Viviamo, insomma, in un’era che
può definirsi di “neopositivismo medico”.
Insistendo sulla possibilità di un continuo
miglioramento (migliore salute, vita più
lunga, riduzione delle menomazioni) s’innesca quel meccanismo perverso che ge-
Z apping
Ultrasuoni per la malattia di AlzheimeR
G
20
li ultrasuoni – onde sonore molto usate in medicina, alla base di tutti gli esami ecografici –
potrebbero un giorno aiutare a curare l’Alzheimer. Uno studio su topolini affetti dalla malattia,
condotto all’University of Queensland di Brisbane, Australia, e pubblicato su Science Translational Medicine, è emerso che sparando ultrasuoni sul cervello degli animali, si attivano delle cellule
immunitarie presenti nel cervello – nella cosiddetta microglia – che iniziano a ingoiare le sostanze
tossiche presenti nel cervello malato (placche di sostanza beta-amiloide). Alla ripulitura del cervello
segue negli animali un recupero parziale delle capacità mnemoniche perse a causa della malattia,
come test di memoria spaziale hanno dimostrato. Il prossimo passo sarà quello di tentare l’uso di
ultrasuoni su animali di più grossa taglia come le pecore. Z
Z apping
nera la pericolosa spaccatura tra ciò che le persone sperano e
ciò che realmente possono ottenere. Da qui, il paradosso della
nostra epoca: “stare meglio, ma sentirsi peggio”.
Si aggiungano, in ultimo, gli influssi sempre più pressanti esercitati sulla medicina dal “mercato”. Sicuramente “la salute non ha
prezzo”, ma, altrettanto sicuramente, “ha un costo”.
D’altronde non si può dimenticare che la medicina ha come
obiettivo centrale il malato, ha un carattere fondamentalmente
filantropico, mentre il “mercato”, secondo una delle definizioni
possibili, è un “meccanismo di scambio che pone in relazione
venditori e acquirenti di un prodotto, di un mezzo di produzione
o della sicurezza finanziaria”, e difficilmente, a mio modesto parere, possiamo considerare la salute esclusivamente una merce!
Come si può facilmente evincere dai vari argomenti, senza alcuna presunzione solo accennati, ci troviamo in una condizione
estremamente complessa e difficile ma, sicuramente, una delle
cause del malessere attuale potrebbe essere costituita dalla progressiva “disumanizzazione” della medicina moderna.
Bisognerebbe, con molta umiltà, recuperare il concetto del “to
care” (avere cura) a scapito del “to cure” (curare). Riscoprire
tutti, sia medici che pazienti, quei valori culturali di ossessione
meno marcata per il progresso medico e per l’innovazione tecnologica, minore intransigenza nel perfezionismo e nell’avversione
al rischio, serena accettazione della morte e minore accanimento
nei confronti dei difetti della natura umana, maggiore disponibilità ad accettare un certo grado di dolore e sofferenza come normali senza farne sempre e comunque bersaglio della medicina.
Il percorso da compiere è senz’altro lungo e difficile ma mi sento
di fare mio l’augurio di un editoriale del British Medical Journal
in cui si auspica un’epoca in cui “i risultati terapeutici saranno
migliori, i servizi sanitari usati con maggiore proprietà, i pazienti
più soddisfatti e meno inclini a fare denunce...”.
“Gli uomini pensano e impazziscono in branco, ma recuperano la
ragione solo lentamente e uno a uno” (Wheen).
anni
TV prima dei 2 anni
potrebbe causare
ritardi di sviluppo
G
uardare la TV nei primi anni di vita potrebbe rallentare lo sviluppo cognitivo e
motorio del bambino.
Lo rivela uno studio condotto su 150 bambini di 15-35 mesi di vita presso l’Università di Cheng Kung a Taiwan e pubblicato
sulla rivista Infant Behavior and Development. È emerso anche che sono soprattutto nonni e babysitter a lasciare i piccoli
per più tempo davanti alla televisione,
mentre i pediatri raccomandano di tenere
lontano dalla televisione i bambini sotto i
due anni di vita.
I ricercatori hanno confrontato il grado di
sviluppo di 75 bambini che vedevano la TV
di frequente (per una media di 67 minuti
al dì già prima di aver compiuto 2 anni) e
75 coetanei che la vedevano pochissimo o
per nulla.
È emerso che guardare la TV a questa età
aumenta il rischio di ritardi nello sviluppo
cognitivo e del linguaggio, e anche di sviluppo motorio. L’entità del ritardo risulta
proporzionale all’ammontare del tempo
trascorso dai bimbi di fronte al piccolo
schermo ogni giorno.
L’adulto di riferimento che si prende cura
del bambino è dirimente nel determinare
il tempo mediamente trascorso dal piccolo
alla TV, con nonni e baby-sitter più lassisti su questo fronte, ovvero che lasciano i
bimbi più tempo di fronte allo schermo. Z
21
SCOMODE E DANNOSE
Scarpe sbagliate?
Il piede non perdona
Le calzature devono rispettarne la forma e la funzione
di Cesare Betti
L’
uso di scarpe sbagliate, che
non rispettano la forma del piede, costringe le estremità ad
assumere posizioni anomale
in grado di causare disturbi e
deformazioni. L’arma migliore per combatterli è la prevenzione: eliminare la causa
del disturbo, cioè le scarpe inadeguate.
Ecco che cosa ci dice il professor Mauro
Montesi, coordinatore del corso di laurea
di podologia all’Università “La Sapienza” di
Roma e presidente dell’Associazione italiana podologi.
Punta stretta e tacchi a spillo
Se le calzature hanno la punta molto stretta e il tacco supera i 4-5 centimetri, il piede prende una posizione anomala. Il peso
non viene distribuito in modo equilibrato su
tutta la pianta del piede e si deforma. Ogni
centimetro di tacco sposta il carico sulla
parte anteriore del piede, dando origine a
difetti come l’alluce valgo, un’alterazione
della base del primo dito del piede, che
risulta deviato verso l’esterno e, spesso,
associato ad altre modificazioni, come il
Z apping
Pianta piccola
Quando la calzatura costringe le dita del
piede ad avere una posizione “intrecciata”,
tra dito e dito viene a mancare il naturale
spazio per il movimento e per la traspirazione. Tale situazione facilita il ristagno di
sudore e la comparsa di “occhi di pernice”
o di unghia incarnita.
Gli occhi di pernice sono calli che si formano tra un dito e l’altro, molli al centro per
la macerazione della pelle tra le due dita
dovuta al sudore. Per eliminarli, occorre rivolgersi a un podologo. Chi ne soffre deve
indossare scarpe a pianta larga, per non
schiacciare le dita.
L’unghia incarnita è una crescita anomala dell’unghia, che causa infiammazione
Fumare spinelli da adolescenti erode la memoria
F
22
dito a martello. La cura si basa su un dispositivo fatto dal podologo che agisce sul
dolore, mentre l’intervento chirurgico serve a guarire definitivamente dal disturbo.
Non sottovalutare mai il dolore sotto la
pianta del piede, segno di peggioramento
della situazione, in grado di portare ad alterazioni nelle altre dita del piede.
umare marijuana da adolescenti manda in fumo la memoria, con effetti che perdurano anche nella
vita adulta e di entità tanto maggiore quanto più a lungo si è fatto uso di cannabis. Lo dimostra uno
studio condotto presso la Northwestern Medicine di Evanston, in Illinois, e pubblicato sulla rivista
Hippocampus. Gli esperti hanno sottoposto un campione di giovani fumatori di cannabis a una serie di
test per misurarne le capacità mnemoniche, sia di memoria a breve sia a lungo termine. I ricercatori hanno anche osservato che il consumo di cannabis è associato con anomalie nella forma dell’ippocampo, il
centro neurale della memoria. La forma dell’ippocampo è risultata tanto più anomala quanto più scarsa
è stata la performance dimostrata dai giovani ai test di memoria cui sono stati sottoposti. Ciò suggerisce
un nesso tra le modifiche strutturali dell’ippocampo e i deficit di memoria indotti dalla cannabis. Z
Z apping
anni
e dolore pungente. Compare a causa dell’eccessivo contatto e
penetrazione dell’unghia con lo spessore della cute vicina ed è
spesso conseguenza di tagli sbagliati dell’unghia, che viene eccessivamente smussata agli angoli.
Si cura con bagni in acqua ed Euclorina, due-tre volte al giorno, e
pomate antibiotiche. Se entro due settimane il disturbo non guarisce, rivolgersi a uno specialista che interverrà chirurgicamente.
Comprimono la punta del piede
Quando le scarpe comprimono il piede in punta, il suo appoggio
a terra si modifica e non è più in grado di compiere i naturali
movimenti. Il contatto e lo strofinamento prolungato della cute
con la scarpa provoca indurimenti e ispessimenti anche molto
dolorosi, come calli e duroni. I calli sono formazioni giallastre e
semitrasparenti con superficie irregolare o con piccole incisioni,
di consistenza dura che possono andare anche in profondità. Non
usare metodi “fai-da-te” per eliminarli, ma rivolgersi allo specialista. Benefici possono derivare da pediluvi quotidiani con acqua
tiepida e prodotti che si acquistano in farmacia. Se invece il callo
è penetrato in profondità, occorre l’intervento del podologo.
I duroni sono ispessimenti della cute poco profondi, ma estesi,
presenti sotto la pianta del piede. Si eliminano limandoli la callosità, mentre in alcuni casi possono essere utili anche i plantari
prescritti dall’ortopedico.
Scarpe troppo lunghe o troppo corte
Le calzature che premono troppo dietro il piede provocano uno
sfregamento continuo del tallone contro l’imbottitura. Con il tempo, il movimento causa lesioni alla pelle che può interessare anche la cartilagine e l’osso sottostante.
Il calcagno prominente è un disturbo che compare camminando. Causa dolore al tallone, accompagnato da tumefazione più o
meno voluminosa. Il dolore aumenta con la stagione fredda, perché la pelle, spessa e infiammata, può essere colpita da geloni e
tende a ulcerarsi. Nelle forme più lievi si cura con frizioni astringenti, calze morbide di cotone senza lavorazioni e scarpe di pelle;
nelle forme più serie si interviene chirurgicamente.
Troppi elogi di
mamma e papà
possono far male
ai bambini
S
e i genitori si lasciano andare a troppi
elogi e complimenti rivolti ai propri figli, potrebbero far loro più male che bene,
accrescendone il narcisismo, ovvero un
egocentrismo insano che non aiuta il bambino a crescere, ad adeguarsi alle norme, a
relazionarsi con gli altri.
Lo dimostra una ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy
of Sciences (PNAS) e condotta da Eddie
Brummelman, dell’Università di Amsterdam su quasi 600 bimbi di 7-11 anni.
Bambini e relativi genitori hanno risposto
a questionari per capire la personalità dei
piccoli, la loro tendenza al narcisismo, il livello di autostima, e il modo in cui i genitori
si relazionano con loro, il tipo di elogi che
gli riservano. È emerso che, se il genitore
è amorevole e fa sentire al bambino che ha
piacere a stare in sua compagnia, il piccolo
svilupperà una sana autostima che lo aiuterà nella vita adulta. Viceversa se i genitori si sperticano in elogi eccessivi, facendo
sentire unico e speciale il piccolo, questo
sentirà di valere più degli altri, e quindi pretenderà un trattamento d’eccezione, con
difficoltà a sostenere eventuali fallimenti,
ad attenersi alle regole, accettare e riconoscere i propri errori. Insomma, diverrà un
piccolo Narciso, con conseguenti difficoltà
relazionali, di autostima e di empatia. Z
23
Scarpe
sbagliate?
Il piede non
perdona
Z apping
Pellame troppo duro
Le regole di base
È causa di inconvenienti allorché si usano calzature nuove o si cammina a lungo con scarpe fatte con materiali non sufficientemente
morbidi. Le vesciche compaiono soprattutto
sul tallone sotto forma di raccolta di liquido.
Si curano proteggendole con cerotti medicati;
nel caso si rompano, spalmare la zona con
pomata cicatrizzante. Per prevenirle, oltre a
scegliere scarpe morbide, si possono usare
speciali protezioni studiate per difendere la
pelle dallo sfregamento.
La forma della scarpa deve essere adatta alla
costituzione del piede: a pianta larga per piedi tozzi, scollata per caviglie grosse, a punta
triangolare per piedi con dita lunghe. Deve
aderire come un guanto, per evitare sfregamenti e contatti con le dita e in prossimità del
tallone. Il tacco può essere alto solo raramente, ma non deve mai superare i 5-6 centimetri. La suola deve essere spessa, per attutire
le irregolarità del suolo, e flessibile per favorire il movimento del piede.
Un italiano su dieci
si sente “brutto anatroccolo”
F
ino a un italiano su 10 soffre della sindrome del brutto anatroccolo e
circa la metà di questi potrebbero decidersi per un intervento di chirurgia estetica, tale è il loro disagio e il grado di non accettazione del
proprio corpo. È la stima dello psicologo e psicoterapeuta Luca Saita, autore
del libro “La sindrome del brutto anatroccolo. Perché ci si sente brutti
e come recuperare l’autostima” (Franco Angeli), un vero percorso di comprensione di quali sono i meccanismi alla base del fatto che alcune persone
si vedono brutte e poco attraenti e di illustrazione dei passaggi chiave per
“riabilitare” ai propri occhi il proprio corpo (chirurgia mentale).
L’immagine corporea è qualcosa che la mente apprende nel corso del
proprio sviluppo. Si fonda su immagini, etichette e punti di vista, a volte
positivi a volte negativi, raccolti più o meno consciamente e nell’arco
della propria vita.
Saita spiega i meccanismi mentali della percezione di sé, e offre alcuni test
ed esercizi di auto-percezione corporea per iniziare ad allenare la mente a
disimparare il modo in cui essa vede se stessa e il proprio corpo. Z
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Attenti alla
la emettono TV, TABLET, SMARTPHONE
luce blu
Una radiazione luminosa che può causare disturbi anche gravi
O
re e ore trascorse davanti lo
schermo di un computer o di
una console, per lavoro o per
gioco; molto tempo passato
consultando il proprio smartphone, per telefonare, controllare le e-mail,
inviare un sms; e a sera, un bel film da vedere sullo schermo da 40 o più pollici del
televisore dotato di tecnologia LED o LCD.
Infine, prima di addormentarsi, la lettura di
un paio di pagine di un e-book, attraverso il
proprio tablet di ultima generazione.
Sembra la descrizione della giornata-tipo di
un homo tecnologicus ma, oggi, la tecnologia
cosidetta “di consumo” ha così profondamente permeato la nostra vita che questa definizione – di certo post-darwiniana – è applicabile a un elevatissimo numero di persone, a
prescindere dalle distinzioni di genere, dalle
condizioni sociali e, dato particolarmente allarmante, dall’età. Sono moltissimi, infatti, i
giovani o giovanissimi che trascorrono un numero esagerato di ore davanti allo schermo.
La tecnologia e i dispostivi elettronici dotati di schermi sempre più grandi e luminosi,
spesso utilizzati a distanza ravvicinata, non
hanno soltanto impatto sulla nostra vita, ma
anche sulla nostra vista.
Risulta scientificamente provato che l’esposizione eccessiva alla luce di corta
lunghezza d’onda – e quindi di elevata
energia (come quella solare, e quella
“blu”, emessa proprio dai dispositivi
quali televisori a LED o LCD, tablet,
smartphone, eccetera) – può provocare molti effetti dannosi per la
salute: alcuni, possono essere definiti “semplici” disturbi: affaticamento visivo, secchezza e rossore oculare, mal di testa, fotofobia,
alterazione del rapporto sonno/veglia. Altri,
invece, vanno inquadrati nel contesto di vere
e proprie patologie che interessano l’occhio:
dalle congiuntiviti, alla cataratta, fino alla
ben più temibile degenerazione maculare,
che interessa la zona centrale della retina.
Proprio la luce blu e i sistemi per proteggersi
efficacemente dai suoi effetti dannosi, saranno tra gli argomenti dell’incontro che si svolgerà a Palermo, il prossimo 11 aprile, nella
suggestiva cornice del Castello Utveggio.
Un incontro che associa alle finalità informative, anche un importante obiettivo di beneficienza: i partecipanti, infatti, saranno invitati
a donare le montature di occhiali dismessi e
che, una volta ricondizionati, saranno forniti
a chi ne ha necessità, ma non può permettersi di acquistarli.
Ci parla del progetto il suo
ideatore, Massimo Faustini, responsabile tecnico di
Centro Vista Sud, a Palermo.
«Abbiamo pensato a un
momento informativo che
andasse al di là dell’evento
congressuale e che potesse
associare, al trasferimento
delle informazioni, anche
un’iniziativa concreta per consentire, a
quanti non possono permettersi l’acquisto
di occhiali da vista, di poter usufruire di
questi basilari strumenti di correzione delle
aberrazioni visive».
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Attenti
alla luce blu
Antonino Cuttitta
Anna Maria Nicolini
Timothy Albert
Z apping
Come si articolerà l’iniziativa?
Il giorno dell’incontro, i partecipanti porteranno le montature dismesse. La Missione Speranza e Carità di Biagio Conte,
a Palermo, individuerà le persone che
necessitano di un controllo della vista,
che sarà effettuata gratuitamente presso Centro Vista Sud. Quindi, qualora si
rendesse necessaria una correzione, realizzeremo gli occhiali, grazie alle lenti
fornite, sempre gratuitamente, dalla
Hoya Lens Italia».
Saranno trattati altri argomenti?
«Oltre a occuparci della “luce blu”, affronteremo il tema della corretta gestione
delle lenti a contatto, argomento questo
che, troppo spesso, viene sottovalutato.
Modalità non corrette – soprattutto sotto
il profilo igienico – di cura e manutenzione
delle lenti a contatto, possono generare
gravissime patologie, talvolta, purtroppo,
invalidanti».
Nel programma, anche uno spazio riservato all’intrattenimento...
«Abbiamo cercato di individuare un metodo che potesse facilitare la trasmis-
sione delle informazioni. Il nostro pubblico
sarà composto prevalentemente da “non”
addetti ai lavori, ecco perché ai momenti informativi si alterneranno momenti di intrattenimento che, di certo, anche considerando la
splendida sede dell’incontro, renderanno più
piacevole il pomeriggio».
Il programma prevede la partecipazione, tra i
relatori, del dottore Antonino Cuttita, medico
oculista e chirurgo, di Anna Maria Nicolini,
Marketing manager di Hoya Lens Italia e del
dottore Timothy Albert, direttore della “U.S.
Army Health Optometry Clinic” di Livorno.
I loro interventi si alterneranno alle performance del Coro di Voci Bianche del Conservatorio
Vincenzo Bellini, di Palermo e dell’attrice e poetessa Sara Favarò, oltreché all’esposizione della mostra di Illustrazioni “Che Cupola!”, curata
da Rosanna Maranto direttore artistico di “Illustramente, Festival dell’illustrazione per l’infanzia”, realizzata con il patrocinio dell’Assessorato
dei Beni culturali della Regione Siciliana. Tutti i
dettagli sull’incontro (a cui si potrà partecipare gratuitamente, ma soltanto attraverso una
prenotazione), saranno disponibili sul sito Web
www.centrovistasud.it.
Gli spuntini di mezzanotte potrebbero far male al cuore
R
icercatori Usa hanno scoperto che il cuore di animali sperimentali invecchia più lentamente
quando viene impedito loro di mangiare di notte. Shubhroz Gill e colleghi dei prestigiosi The Salk
Institute for Biological Studies, a La Jolla e Università di San Diego, in California, hanno scoperto
che i moscerini della frutta cui viene concesso di mangiare solamente di giorno – quando sono più
attivi – dormono meglio di notte, prendono meno peso, e conservano nel tempo una migliore funzione
del cuore rispetto a insettini cui è stato concesso di nutrirsi anche di notte. Secondo quanto riferito sulla
rivista Science, gli effetti negativi dello “spuntino di mezzanotte” sulla salute del cuore osservati in questo
studio potrebbero essere legati all’orologio interno dell’organismo che regola i ritmi giorno-notte. Z
26
DIVERSAMENTE GIOVANI
BAMBINI
carenza di magnesio, comune negli anziani
GLI OCCHI DEI BAMBINI
Mario Barbagallo
Professore Ordinario
Direttore Cattedra di Geriatria
Università degli Studi di Palermo
Il Magnesio (Mg) è il secondo ione intracellulare più
abbondante dopo il potassio ed è essenziale per la nostra salute. Interviene in moltissimi processi biologici
indispensabili per la funzione cellulare. Il Mg è definito
lo ione dimenticato, perché poco conosciuto. Solo l’1%
del Mg si trova nel sangue ed il dosaggio di Mg sierico
non sempre rispecchia la presenza di un deficit di Mg.
I sintomi da carenza di Mg sono aspecifici, quali mancanza di forze, stanchezza, crampi muscolari, nervosismo, insonnia, e sono spesso ignorati. Il Mg ha anche
un ruolo importante nella regolazione della pressione
arteriosa e del metabolismo del glucosio. La causa
più comune di carenza di Mg negli anziani è una inadeguata assunzione nella dieta. La dieta occidentale,
ad alto contenuto di alimenti raffinati e scarsa in fibre
(contenuta nella verdure, frutta, cibi integrali) è molto
carente in Mg. Un importante studio epidemiologico
americano (Nhanes) mostra che la assunzione di Mg
diminuisce con l’età, e il deficit dietetico di Mg negli
anziani è diffuso. La dose raccomandata (RDA) è 420
mg/die negli uomini e 320 mg/die nelle donne, ma negli anziani la assunzione di Mg è molto inferiore (circa
225 mg nell’uomo e 165 mg nella donna) ed il 68% non
ne assume abbastanza. In Europa lo studio Suvimax ha
mostrato dati simili (oltre il 70% degli anziani assume dosi insufficienti). Negli anziani, il deficit di Mg può
essere aggravato da un minore assorbimento, da una
maggiore eliminazione urinaria e da farmaci. Il Mg è un
componente essenziale della clorofilla delle piante, per
cui le verdure a foglia verde, come gli spinaci, sono una
buona fonte di Mg. Legumi, noci, semi, cereali integrali, crusca ne contengono una buona quantità. I cibi
raffinati e processati (preconfezionati, inpacchettati)
ne hanno un contenuto molto scarso. Il pane integrale
contiene più Mg rispetto a quello di farina bianca. La
Dieta Mediterranea, ricca di verdure, frutta, legumi e
noci, è una buona fonte di Mg. L’acqua ha un contenuto
di Mg molto variabile. Nei casi di carenza grave si può
ricorrere ad integratori orali di Mg.
Giuseppe Montalbano
Pediatra di famiglia
Gli occhi sono uno degli organi più importanti
e più delicati dell’uomo e ancor di più lo sono
nei bambini. Alla nascita gli occhi possono presentarsi tumefatti o con piccole emorragie della congiuntiva provocate nel passaggio del cosi detto canale del parto. Nessuna
paura, tutto tornerà alla normalità nel giro di pochi giorni
o di poche settimane. Altro piccolo problema che si presenta alla nascita o dopo qualche giorno è rappresentato
dalla abnorme lacrimazione di un occhietto, talvolta anche
con la formazione di una secrezione biancastra agli angoli dell’occhio: anche in questo caso nessun allarmismo: il
piccolo ha una piccola ostruzione nel canale naso-lacrimale che, partendo dal lato interno del bordo della palpebra
inferiore drena la lacrima nel naso, garantendo all’occhio
un ambiente sempre umido che gli permette i movimenti e
la sua funzionalità. Il disturbo in genere scompare nel giro
di qualche mese.
Due delle domande che più frequentemente vengono poste a noi pediatri sono quelle relative all’inizio della visione
matura del neonato e del colore dei suoi occhi. Per quanto
riguarda la prima domanda, si è concordi nel dire che nelle
prime settimane di vita il neonato ha una vista sfocata,
non è capace di mettere bene a fuoco gli oggetti, tranne
quelli più vicini: ecco perché una delle prime visioni che il
neonato allattato al seno mette più precocemente a fuoco
è il volto della mamma, perché rappresenta “l’oggetto” più
vicino e quindi più visibile. All’incirca entro il 5°/6° mese
la visione diventa matura ed il piccolo avrà anche la percezione completa dei colori. Per quanto riguarda il colore
degli occhi, sarebbe bene non dare subito una risposta
netta, ma lasciarsi sempre un margine di errore, almeno
sino al 8°/9° mese di età, e questo per vari motivi. Tutto dipende dalla genetica: possiamo avere il colore degli occhi
dei nostri genitori, dei nostri nonni o, addirittura, dei nostri
bisnonni, per cui le possibili combinazioni sono tante. In
ogni caso il colore dipende da quanta melanina c’è nell’iride: più melanina c’è, soprattutto negli strati superficiali
dell’iride, tanto più marroni saranno gli occhi, tanto meno
melanina c’è tanto più gli occhi appariranno blu. La mancanza totale di melanina determina l’albinismo.
Concludendo, però, mi sento di dire, sulla falsariga di
quanto si diceva sul sesso dei nascituri: maschio o femmina, purché sia sano; allo stesso modo mi sento di dire:
qualsiasi colore, purché l’occhio sia sano!
27
ASSOCIAZIONI di minnie luongo
ANT, aSSISTENZA DOMICILIARE SPECIALISTICA
A
breve la Fondazione ANT (la più
ampia realtà no-profit italiana per
l’assistenza medica specialistica
domiciliare gratuita ai malati di tumore)
aprirà una sede anche nella Regione Sicilia. Conferma
la presidente Raffaella Pannuti: «Dopo le nove Regioni in cui siamo presenti: Emilia Romagna, Lombardia,
Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Campania, Puglia,
Basilicata, la prossima sarà la Sicilia, anche a seguito
delle richieste dei nuclei di volontariato già molto attivi
in questa Regione. Noi lavoriamo perché i nostri amministratori si rendano conto della necessità di creare
modelli innovativi che garantiscano questo tipo di servizi per tutti. In che modo? A mio parere, mediante una
proficua integrazione tra profit e pubblico».
Da trent’anni ANT ha assistito oltre 102.000 persone
sofferenti; inoltre, dal 2004 la Fondazione ha dato il via
a concreti progetti di prevenzione oncologica per varie
patologie.
La Fondazione, grazie
alle sue diverse attività,
ha varcato i confini italiani.
«Abbiamo ricevuto dalla
Commissione Europea
due GoodPractice a riconoscimento del ruolo
di sussidiarietà, unito
a quello delle figure
Raffaella Pannuti
sempre più importanti
degli psicooncologi. E siamo coinvolti nel progetto
“Impact”, finanziato dalla commissione Europea,
che intende migliorare la qualità delle cure palliative
in più ambiti».
L’impegno principale della Onlus resta, comunque,
quello di assicurare al malato e ai suoi familiari, a casa,
tutte le necessarie cure, di tipo ospedaliero e socio-assistenziale.
Saperne di più
FONDAZIONE ANT
Via Jacopo di Paolo 36, 40128 Bologna
Tel. 051. 7190111 Fax 051.377586
[email protected] www.ant.it
28
LIBRI di arianna zito
guerra e pace sul pianerottolo
D
alla signora armata di macchina
fotografica che “immortala” le auto
che invadono la striscia parcheggio
di sua pertinenza, alla dirimpettaia che, incurante del bucato altrui appena steso, cuoce sulla griglia elettrica (posizionata strategicamente in direzione
del balcone con i panni ad asciugare) succulente costolette di maiale il cui “profumino” rimarrà impresso sulla
biancheria appena lavata.
Storie di ordinaria vita condominiale che, se non fosse
per i risvolti a volte drammatici, ci farebbero sorridere
per l’insita comicità dei personaggi coinvolti.
“Guerra & Pace sul pianerottolo” del giornalista romano Luciano Ragno (Palombi Editore, pagg.189,
€15,00), è un libro/reportage su storie vere di controversie nate all’interno di variegati condomini, scovate
dall’autore nei Tribunali.
«Ho fatto un tuffo – scrive l’autore – nell’oceano delle
sentenze di processi (in calo, la crisi scoraggia, ma fa
crescere l’ira repressa), talora anche in Cassazione, per
dirimere dispute su regolamenti o, prima, transitate dai
verbali delle Forze dell’Ordine e sul registro del Pronto
soccorso».
«L’universo di persone, fra la terrazza e la guardiola del
portiere – continua l’autore – è l’universo della Società
tutta, in chiave lillipuziana, della quotidianità, con guerra
e pace, certezze e dubbi, odio e amore, illusioni e delusioni». E, come già accennato,
nei microcosmi condominiali
si nascondono insidie – a
volte – anche mortali. È il
caso, ad esempio, della
cosiddetta “angina da
condominio”.
«Me ne parlò anni
fa – scrive Ragno
– il professor Pier
Luigi Prati, presidente del Centro per la lotta contro
l’infarto. Nell’assemblea condominiale esistono tutte
le premesse perché si crei uno stato di agitazione e, in
qualche partecipante, compaia una crisi d’angina». Un
libro “vivo”, un’idea geniale dell’Autore.
STUDIO USA
Vegetariani e vegani
Il 53 percento fa marcia indietro
La rinuncia alla “piramide alimentare verde” in un periodo compreso tra i 3 e i 12 mesi
di Emanuela Medi
N
el mondo, circa un terzo della popolazione mondiale è vegetariana
o vegana. Ha scelto la “piramide
alimentare verde”. Ben definite le
esclusioni alimentari: niente carne e pesce per i vegetariani, anche esclusione
di latte, uova e derivati per i vegani. Tutti convinti? Non proprio. O, meglio, non tutti.
Una ricerca condotta negli Stati
Uniti dallo Humane Research
Council (ente che si occupa della difesa degli
animali) su 11 mila tra vegani e vegetariani,
ha rilevato che solo una persona su cinque
riesce a seguire, nel tempo, la dieta vegan.
Più della meta (53%) rinuncia dopo un anno e
il 30% appena dopo tre mesi. Per tutti, le motivazioni non sono salutistiche, ma di ordine
psicologico ovvero “il forte senso di estraneità
dal gruppo”e di “diversità” per il fatto di non
consumare certi alimenti.
Tra gli italiani, la tentazione della
bistecca e del barbecue rimane
alta, come rimane eccessivo il
consumo di carne rossa causa
principale della mancata capacità delle cellule di riparare i danni dei
geni e della loro rigenerazione. I cittadini americani ne mangiano 2,4 chili a
testa la settimana, 1,4 chili pro capite
gli italiani (per lo più si tratta di carne
suina) e appena 84 grammi a testa la
settimana gli indiani. Ed è l’India il paese
con il più alto numero di persone che non
mangia carne (30%), seguita in Europa
dalla Germania.
In Italia, le persone che hanno scelto di
non toccare la carne sono circa 4 milioni
e solo uno su tre cambia leggermente regime mangiando pesce e limitando la carne
rossa. Eppure, consensi alla dieta vegetariana arrivano anche dalle più accreditate istituzioni scientifiche come l’American Dietetic
Association. La seguono tenacemente attori,
atleti come tennisti, pugili, ciclisti, politici, ma
anche casalinghe, studenti spinti non solo da
29
Vegetariani
e vegani
Il 53 percento
fa marcia indietro
motivazioni etiche: non far soffrire gli animali o
economiche: la carne costa più della verdura e
della frutta. La dieta vegan non allarma nemmeno più tanto i nutrizionisti: se ben bilanciata
può essere adottata anche perché, a differenza
di anni fa, la carenze alimentari oggi non esistono più grazie agli integratori di calcio, di ferro e alla assunzione delle vitamine del gruppo
B12. Così come l’assenza di proteine animali è
ampiamente riequilibrata da moltissimi alimenti
vegetali ad alto contenuto proteico. Esisterebbe anche un legame tra vegetarianismo e intelligenza come hanno indicato i risultati di uno
studio negli anni 90 effettuato su larga scala in
Gran Bretagna. Un team dell’Università di Glasgow ha verificato per un periodo di 10 anni e
20 anni, che i bambini che avevano seguito un
regime alimentare vegetariano avevano mantenuto, nel tempo, un quoziente di intelligenza più
alto rispetto ai coetanei carnivori. I ricercatori
Z apping
Rischio ictus per chi dorme più di otto ore a notte
C
30
ipotizzano che un alto quoziente di intelligenza
contribuisca a far riconoscere i vantaggi della
dieta vegetariana sulla salute come l’abitudine
a non fumare, molto diffusa tra i vegani e vegetariani. Ma ipotesi a parte, invecchiare in buona
salute è prioritario per tutti e per tutti i regimi
e poiché è ampiamente dimostrato che tumori
e malattie degenerative trovano facile innesco
nelle proteine animali, ecco perché è preferibile
mangiare frutta e verdura giallo-arancio ricchi di
provitamina A e di colore verde scuro contenenti
elevate quantità di acido folico, condite con olio
d’oliva extra vergine dall’alto potere antiossidante e antinfiammatorio. E perché no? Accompagnate da un buon bicchiere di vino rosso ricco in polifenoli, tannini flavonoidi, epitachine e
resveratrolo, in grado di proteggere il cuore. Lo
dimostrano i centenari italiani, soprattutto sardi
cui spetta il primato della longevità!
hi dorme troppo potrebbe aver un maggior rischio di ictus, secondo uno studio svolto presso
la University of Cambridge. Il rischio raddoppierebbe tra gli anziani che dormono più di otto
ore a notte in modo persistente per molti anni. La ricerca è apparsa su Neurology. Gli esperti
hanno studiato quasi 10.000 persone di 42-81 anni seguendone lo stato di salute per 9,5 anni. Una
persona su 10 ha riferito di dormire più di otto ore per notte.
Durante gli anni di osservazione sono stati registrati 346 casi di ictus. È emerso che le persone che
dormono più di otto ore a notte in maniera persistente hanno un rischio doppio di ictus. Il rischio si
quadrupla tra coloro che riferiscono di essere passati dal dormire poco al dormire troppo nell’arco di
soli 4 anni. Resta da capire il perché del legame tra eccesso di ore di sonno e ictus. Z
Oggi, il mondo di domani
Oggi il mondo di domani è l’impegno ad agire per un presente responsabile ed un
futuro sostenibile. Per Bristol-Myers Squibb significa scoprire, sviluppare e offrire terapie
innovative per aiutare i pazienti a sconfiggere malattie gravi. Ma significa anche avere la
piena consapevolezza degli obblighi verso la comunità locale e globale, trasformandoli in
impegno concreto. Il nostro impegno guarda al futuro e alle realtà più lontane ma inizia
www.bms.it
nel presente e dai luoghi a noi più vicini. Oggi per il domani.