Approfondimento 25.1 I tassi di cambio effettivi. Will God save the

Capitolo 25
Approfondimento 25.1
I tassi di cambio e la bilancia dei pagamenti
d
I tassi di cambio effettivi. Will God save the Pound?
Ogni moneta ha un tasso di cambio bilaterale nei confronti di ogni altra moneta. Per esempio, possiamo
usare il tasso in dollari/euro oppure in euro/dollari. A
volte può essere utile esaminare un solo tasso di cambio che sintetizzi tutti i tassi di cambio bilaterali.
è fissato a base 100 con riferimento al dato 2006.
La figura mostra altresì i tassi di cambio rispetto ai
due maggiori partner commerciali del Regno Unito:
gli Stati Uniti e l’eurozona. La sterlina mostra notevoli fluttuazioni rispetto al dollaro e all’euro ma il
tasso di cambio effettivo smussa i picchi e i flop rispetto a singole valute. Lo stesso tasso è molto più
ancorato all’economia dell’eurozona che a quella
statunitense.
Le variazioni del tasso di cambio effettivo possono
essere considerate un segnale della competitività di
un Paese e la figura mostra tutta la debolezza del sistema Regno Unito dal gennaio 2009. In parallelo, la
debolezza di Eurozona e Stati Uniti è evidente dal
trend pressochè identico dal 2009 al 2012 per tutte
e tre le valute considerate.
Il tasso di cambio effettivo (effective exchange rate)
è una media ponderata dei singoli tassi di cambio
bilaterali.
Normalmente, per decidere i pesi (ponderazioni) dei
tassi di cambio si usa la percentuale relativa degli
scambi commerciali con ogni Paese. I partner commerciali più importanti ottengono un maggior peso
nel calcolo dell’indice del tasso di cambio effettivo.
La figura seguente mostra il tasso di cambio effettivo della sterlina, basato su un indice il cui valore
Sterling exchange rates, 1999-2012,
(June 2006 = 100)
(effective, euro, $)
EER
Euro
$
120.0
110.0
100.0
90.0
80.0
70.0
60.0
50.0
Mar-12
Mar-11
Mar-10
Mar-09
Mar-08
Mar-07
Mar-06
Mar-05
Mar-04
Mar-03
Mar-02
Mar-01
Mar-00
Mar-99
40.0
Il tasso di cambio effettivo eer della sterlina (1999-2012).
Fonte: Banca d'Inghilterra.
D. Begg, G. Vernasca, S. Fischer, R. Dornbusch – Economia 5e © 2014, McGraw-Hill Education
Capitolo 25
La svalutazione della lira del 1992
Nel settembre del 1992, la lira subì una rilevantissima
svalutazione dell’ordine del 20-25% nei confronti di
tutte le principali valute. Allora vigeva un sistema di
tassi di cambio quasi fissi nel senso che, per gli accordi del Sistema Monetario Europeo, le banche centrali dei singoli Paesi europei si erano impegnate a
fare fluttuare le proprie valute entro precisi margini
di oscillazione. Se un tasso di cambio scendeva troppo
e si avvicinava al “margine inferiore” prefissato, la
banca centrale doveva intervenire acquistando la moneta nazionale nei mercati valutari e, dunque, sostenendo il cambio. La lira si trovava vicino alla soglia
minima, con un tasso di cambio reale che continuava
ad aumentare a causa di un’inflazione interna superiore a quella degli altri Paesi europei. La bilancia di
conto corrente continuava a peggiorare. Gli investitori
internazionali e gli speculatori cominciarono a capire
che la situazione non poteva durare a lungo. O l’inflazione italiana scendeva più velocemente di quella
degli altri Paesi europei, o la lira avrebbe dovuto svalutarsi. La goccia che fece traboccare il vaso fu un aumento dei tassi di interesse in Germania. La Germania
aveva registrato un aumento dell’inflazione a seguito
dell’unificazione con la Germania dell’Est, e per queMigliaia di miliardi di lire
I tassi di cambio e la bilancia dei pagamenti
sto aveva deciso di adottare una politica monetaria
restrittiva che provocò un aumento dei tassi di interesse. A quel punto, per la perfetta mobilità dei capitali, molti investitori abbandonarono l’Italia e dunque
vendettero lire per acquistare altre valute. Nel settembre 1992, la Banca d’Italia dichiarò che avrebbe
difeso comunque la lira, ma, nonostante un’enorme
riduzione delle riserve valutarie, i movimenti di capitale degli investitori svalutarono la nostra moneta che
ruppe il “margine inferiore” previsto dal sistema monetario e fu costretta a uscire.
L’impatto di questa nuova situazione sul nostro
commercio estero si tradusse in un miglioramento della nostra bilancia commerciale che passò, grazie a un
aumento delle esportazioni (119,2%) e a una diminuzione delle importazioni (21,6%), da un passivo di
quasi 14 000 miliardi di lire del primo semestre del
1992 a un attivo di quasi 9000 miliardi di lire nello
stesso periodo del 1993. Del brusco deprezzamento
del tasso di cambio reale le esportazioni italiane si
avvantaggiarono anche per molti anni a seguire, come
mostra la figura sottostante. La novità fu nel fatto che,
contrariamente al passato, alla svalutazione non seguì
un incremento dell’inflazione.
80
4%
60
3%
2%
40
1%
20
0%
0
– 1%
– 20
– 2%
– 40
– 3%
Bilancia di conto corrente/PIL
Approfondimento 25.2
d
1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Saldo delle partite correnti
% rispetto al PIL
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