Scola Secondaria di I Grado “Bonazzi – Lilli” Sede associata di Ripa Classe III M DAL VERDE DEL TRICOLORE AL VERDE DELLA SPERANZA Anno scolastico 2010/2011 Un po’di storia L’art. 12 della Costituzione italiana dice che: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Il primo dei tre colori è dunque il VERDE che, nell’intenzione di Zamboni e De Rolandis, ideatori nel 1794 del tricolore, doveva rappresentare la SPERANZA IN UNA ITALIA LIBERA E UNITA. Questo primo riferimento costituzionale ci fa capire perché in Italia questo colore viene sempre associato alla Speranza. Ma cosa è la speranza? Già nel mito greco di Pandora è presente questa associazione. Pandora era la moglie di Epimeteo, a lui Zeus aveva affidato un vaso che conteneva tutti i Mali dell'Universo e gli aveva raccomandato di non aprirlo mai. Un giorno Pandora incuriosita aprì il vaso dal quale fuggirono tutti i Mali, che resero il mondo com'è oggi. Sul fondo del vaso rimase solo la Speranza sotto forma di un uccellino verde. Nella mitologia romana l’ultima dea era SPES “ la speranza”: Spes Ultima Dea che significa "la speranza è l'ultima a morire" in quanto la speranza è l'ultima risorsa disponibile all'uomo. A Roma questa dea aveva due tempi, veniva festeggiata il 1º agosto ed era raffigurata come una giovane donna che reggeva la cornucopia con rametti verdi in fiore. Roma, resti del tempio della dea Spes Nel cristianesimo cattolico la Speranza è la seconda delle Virtù Teologali (1 Cor. 13,13) e, nell'articolo 2090 del Catechismo della Chiesa Cattolica, è definita come "l'attesa fiduciosa della benedizione divina e della beata visione di Dio". Il colore verde, utilizzato nei paramenti della liturgia, è associato alla speranza e viene indossato nel “tempo ordinario”. In oriente il verde è il colore del quarto Chakra, quello del cuore aperto alla speranza. Infine la nostra regione, l’Umbria, per la sua natura rigogliosa è definita “il Cuore Verde d’Italia”, il verde dei nostri prati, dei nostri alberi e delle nostre colline. Proprio sugli alberi del “Giardino delle Emozioni” e sul loro significato simbolico si è accentrata la nostra attenzione. Questo giardino si trova a Ripa, nel nostro paese, ed è stato realizzato dagli alunni della scuola alcuni anni fa (classi II dell’anno scolastico 2004/05). In esso, come negli antichi giardini medievali, si snoda un percorso tematico che, passando tra alberi, arbusti e fiori, invita alla riflessione. La nostra storia - percorso verde verso la speranza Anche noi, come i compagni che hanno realizzato il giardino, analizzando le piante sotto diversi punti di vista e, lasciandoci emozionare…. abbiamo elaborato una nostra simbologia legata ai singoli alberi. Siamo partiti da qui per creare una storia- percorso che possa aiutare i ragazzi ad entrare nel “Giardino della Vita” dove superare le paure iniziali dell’adolescenza per aprirsi ad un futuro ricco di speranze. Protagonisti: l’ adolescente l’albero guida la strega Paura la fata Speranza inizio del percorso Nespolo - albero guida, perché, con i suoi 58 anni, è l’albero più robusto e antico del giardino; questo lo rende il più esperto e saggio. Essendo poi un sempreverde con un’enorme chioma ad ombrello dona una sensazione di riparo e protezione in ogni stagione della vita. Nel giardino della vita entra la strega PAURA che riesce a rendere brutto anche ciò che è bello Salice - albero della sfiducia come tutti gli alberi tende verso l’alto ma i suoi rami, troppo sottili, ricadono verso terra offrendoci un senso di sfiducia come colui che tenta invano di raggiungere degli obiettivi ma cede davanti alle difficoltà. Tiglio - albero dell’ apparenza ha un tronco robusto una bella chioma con grandi foglie ed emana un profumo intenso: parrebbe l’albero che ha tutto per essere il migliore, invece è solo apparenza perché, pur dandosi tanto da fare, non produce frutti commestibili. Melo cotogno - albero dello sconforto è un albero che lavora tantissimo ha un bel tronco, rami robusti, chioma ampia, fiori profumati e frutti abbondanti; sembrerebbe anche qui tutto quasi perfetto, ma le mele che produce sono ricoperte da una sgradevole peluria, il loro sapore non è affatto gustoso e al massimo possono essere usate come poltiglia per marmellate. Mandorlo - albero dell’incomunicabilità ha un bel tronco, una chioma ampia, è il primo albero a fiorire ed ha dei frutti buoni e molto apprezzati, ma sono rinchiusi in un guscio legnoso e duro che li isola come una buia prigione. Cipresso - albero del disincantato è alto, snello e punta dritto verso il cielo, è la pianta più alta del giardino e ha tutte le altre ai suoi piedi. Il suo tenace impegno l’ha fatta giungere molto in alto ma i frutti che produce sono solo palline legnose non commestibili e inutilizzabili. Quando nel giardino della vita entra la fata Speranza tutto diventa bello e piacevole, e anche le difficoltà vengono affrontate con serenità. Vite - albero della gioia di vivere a fine inverno viene sempre potato e ridotto ad un arboscello dal tronco squamoso senza rami, ma quando comincia a germogliare ne produce di sottili e flessibili che allungandosi si legano a ciò che li circonda producendo grandi pampini e succosi grappoli d’uva. Melograno - albero dell’unità ha una tronco rugoso, rami intricati e spinosi e foglie piccole, ma il suo frutto maturo si spacca mostrando al suo interno una miriade di piccoli chicchi, rossi come rubini e uniti come un popolo compatto. Noce - albero del dialogo e della famiglia ha foglie sparse sui rami e una chioma spelacchiata; i suoi frutti sono chiusi in un duro guscio di legno che, quando si aprono, al loro interno mostrano due parti distinte ma legate tra loro come in un dialogo d’amore Alloro - albero dell’impegno costante non sembra una bella pianta e pur non avendo fiori colorati né frutti succulenti, l’uomo, fin dall’antichità, l’ha scelta come simbolo del successo perché tenace; con la sua chioma sempreverde, non si piega ai geli dell’inverno, ma punta sempre dritto, verso l’alto. Ulivo - albero della generosità e della pace è un albero che teme il freddo, ha spesso un tronco contorto, foglie piccole e frutti che vengono ridotti in poltiglia; ma dai suoi frutti si estrae l’olio, uno dei nettari più preziosi che la natura offre all’uomo. Grazie a questa sua generosità è universalmente apprezzato ed è stato scelto quale simbolo della pace. Ci piace concludere la nostra storia con le parole di una vecchia canzone di Gianni Morandi che dice: “C’è un grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi, questo è il grande prato dell’amore ….”