TIPOLOGIA A Indirizzo LES SIMULAZIONE DI SECONDA PROVA • DIRITTO ED ECONOMIA POLITICA INFELICITÀ DELLE ISTITUZIONI EUROPEE di Amartya K. Sen, 27 gennaio 2013 - Il Sole - 24 Ore Perché l’Europa è tanto nei guai? In effetti ha due problemi da affrontare: l’inflessibilità della moneta unica nella zona euro e la gestione della recessione attraverso la politica di austerità scelta da potenti leader politici e finanziari europei. Nella zona euro, l’integrazione e l’unione monetaria realizzate prima di avere il sostegno di una più stretta unione politica e fiscale non suscitano solo infortuni economici ma anche rapporti ostili tra i popoli dei vari paesi. Di conseguenza, lo scenario di crisi e di salvataggi in cambio di tagli draconiani ai servizi pubblici ha suscitato malumori. Se errori nella successione delle misure prese e nelle decisioni politiche contingenti hanno peggiorato il disamore internazionale per l’Europa, è il pegno da pagare per la via che si è imboccata. La visione di un’unità europea crescente che era nata a Ventotene e a Milano negli anni Quaranta è stata assecondata male da piani di salvataggio che non solo hanno precipitato milioni di cittadini in una miseria nera, ma hanno anche generato una divisione di cui si poteva far a meno tra tedeschi prepotenti, secondo i greci, e greci fannulloni, secondo i tedeschi. Per finire, vorrei accennare alla riforma economica di cui molti paesi europei, e non solo la Grecia o l’Italia, hanno senz’altro un gran bisogno. Uno degli aspetti peggiori dell’austerità è stato di rendere questa riforma impraticabile confondendo due programmi: l’austerità dei tagli spietati e la riforma di una cattiva amministrazione (evasione fiscale diffusa, favori concessi da funzionari pubblici per lucro personale e anche insostenibili convenzioni sull’età pensionabile). I requisiti della presunta disciplina finanziaria li hanno amalgamati, sebbene qualunque analisi della giustizia sociale porti a politiche distinte per ciascun programma. L’amalgama è il frutto di una confusione intellettuale che porta al disastro politico perché collega un bisogno forte e sensato a una follia intempestiva, e nelle campagne politiche unisce gli oppositori dell’austerità a quelli delle riforme indispensabili. L’Europa deve cambiare ora. Nessun paese scaccerà da solo la potente 1 Prof. Giuseppe Bacceli © Mondadori Education La crisi finanziaria iniziata nel 2007 si è estesa dagli Usa all’Europa, ha coinvolto la sfera produttiva e, nei Paesi mediterranei è diventata crisi dei debiti sovrani. La gravità della situazione ha provocato un acceso dibattito tra economisti sulle cause della crisi, sul ruolo avuto su di essa da parte della teoria economica e, soprattutto, sulle scelte di politica economica da effettuare da parte dei governi nazionali. In presenza di una crisi così profonda occorre rilanciare la domanda ma se i consumi sono bassi, gli investimenti difficoltosi e le esportazioni ridotte, allora l’unica componente della domanda che può aumentare è la spesa pubblica. Un aumento della spesa pubblica, però, non finanziato con un aumento delle imposte, aggrava la situazione del debito pubblico dei Paesi maggiormente indebitati. Da qui la contrapposizione tra chi auspica comunque una politica fiscale espansiva nella convinzione che ciò rimetta in moto il processo di crescita economica e, aumentando il PIL, si riduca il rapporto debito/PIL, e chi invece auspica una politica di rigore, ossia una riduzione della spesa pubblica per ridurre il debito pubblico le cui grandi dimensioni sono giudicate una componente pericolosa in una situazione di crisi. Questa seconda opzione è stata accolta a livello europeo e ciò ha condotto a politiche di bilancio fortemente restrittive. Leggi con attenzione i seguenti brani, che espongono le tesi di due dei maggiori economisti (ambedue premi Nobel) contrari alle politiche di rigore varate in Europa, ed esegui poi quanto richiesto. TIPOLOGIA A Indirizzo LES illusione di cui i leader politici sembrano prigionieri, né la Grecia, né il Portogallo e nemmeno l’Italia, eppure bisognerà trovare una voce collettiva per porre fine a tanta miseria e a tanta infelicità. È interessante notare come buona parte della macroeconomia moderna ha costruito modelli incentrati su casi specifici, in cui non emergono inefficienze del mercato e dove quindi l’intervento pubblico ha scarse possibilità di prevenire una crisi o accelerare una ripresa. La crisi ha messo in evidenza le deficienze dei modelli macroeconomici correnti. Per una teoria scientifica la prova è la predizione: sottoposti alla prova più importante – dove la risposta contava molto per noi – i modelli hanno fallito, e fallito miseramente. La mia critica non si limita al fatto che il sapere convenzionale – che non solo non ha previsto la crisi, ma che diceva che una crisi del genere non sarebbe potuta accadere – non è stato in grado di anticipare l’evoluzione della crisi nemmeno dopo che la bolla è scoppiata, dal momento che asseriva che gli effetti sarebbero stati limitati. Il difetto di fondo dell’approccio dominante è legato alla sua origine, un modello basato su assunti grossolanamente semplificatori che sostengono che l’economia è efficiente nel senso di Pareto, posizione che giustifica il ruolo limitato dello Stato. Come immaginabile, dal momento che, per costruzione o per presupposto, molte questioni fondamentali vengono escluse o ignorate, questi modelli non offrono molte indicazioni su cosa si può fare per aiutare l’economia a ripartire. Le politiche di bilancio possono essere efficaci, soprattutto quando il mercato del lavoro non mostra segnali di miglioramento, né ora né nel futuro prossimo, e quando le persone e le aziende sono in difficoltà finanziarie. Gli investimenti pubblici, invece di «estromettere» gli investimenti privati, potrebbero addirittura incoraggiarli. In tempi normali, gli effetti di un eccesso di austerity possono venire bilanciati da una politica monetaria «accomodante», ma non è così oggi, con i tassi di interesse a zero. Programmi di spesa ben disegnati possono addirittura riuscire a ridurre il debito nel lungo termine. Politiche ridistributive, da individui ad alto reddito con bassa propensione marginale al consumo in favore di individui a basso reddito, in difficoltà finanziarie e anziani, con un’alta propensione marginale al consumo, possono incrementare la domanda complessiva e ridurre la disoccupazione. La Fed avrebbe dovuto riconoscere che i difetti di fondo della cartolarizzazione, per esempio nel caso dei mutui immobiliari, rendevano difficile (forse nemmeno auspicabile) rimettere in moto quel mercato. I modelli di credito avrebbero dovuto dire loro che era necessario concentrarsi maggiormente sulle banche più piccole, quelle attive su base regionale e da cui dipende il finanziamento di tante piccole e medie imprese; e avrebbero potuto dare loro indicazioni sul modo migliore per orchestrare una ricapitalizzazione delle banche in grado di rimettere in moto il flusso del credito. L’attenzione dovrebbe essere concentrata sul cercare di capire perché i mercati a volte non funzionano bene e in che modo Governi con informazioni limitate possono intervenire per migliorare il loro funzionamento. Un approccio del genere dovrà includere necessariamente un’analisi del rischio, delle informazioni e delle istituzioni in un contesto di disuguaglianza, globalizzazione e trasformazioni strutturali, con una maggiore sensibilità a quegli assunti (inclusi gli assunti matematici) che presumono di fatto quello che dev’essere dimostrato (per esempio riguardo ai benefici della diversificazione del rischio, degli effetti delle ridistribuzioni). Questo approccio dovrà essere basato sulla consapevolezza che in presenza di informazioni imperfette e mercati del rischio 2 Prof. Giuseppe Bacceli © Mondadori Education MACROECONOMIA OLTRE L’AUSTERITY Joseph Stiglitz, 28 aprile 2013 - Il Sole - 24 Ore TIPOLOGIA A Indirizzo LES incompleti, le economie di mercato non sono necessariamente efficienti o stabili. Questi problemi non sono capricci trascurabili, su cui sorvolare in omaggio alle virtù del capitalismo. Anche cambiamenti di così modesta portata sarebbero un buon inizio: la posta in palio è importantissima e il costo di aver prestato troppa attenzione ai modelli sbagliati degli economisti è stato enorme. 1. Nel primo brano si afferma che i leader europei hanno affrontato la crisi economica con una politica di rigore. Quali sono stati gli strumenti utilizzati a tale fine? Di fronte al rischio di una crisi sistemica nell’area euro, l’Unione europea ha deciso di affiancare agli strumenti di controllo della finanza pubblica dei Paesi membri, basati su interventi a posteriori come il Patto di stabilità e crescita, altri strumenti di carattere preventivo. Questa esigenza ha prodotto una ristrutturazione dei poteri politici all’interno dell’Unione: al Consiglio europeo è stato affidato il potere di fissare gli obiettivi di finanza pubblica ritenuti essenziali per garantire la sopravvivenza della moneta unica; alla Commissione è stato assegnato un forte potere di attuazione degli obiettivi individuati dal Consiglio. Il recepimento della regola sul pareggio di bilancio può essere verificato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, con sentenza vincolante che può essere seguita da sanzioni finanziarie qualora lo Stato membro interessato non vi si sia conformato. I Paesi dell’area euro si impegnano ad adottare le decisioni del Consiglio nel quadro di una procedura per i disavanzi eccessivi a meno che una maggioranza qualificata non vi si opponga. 2. Nel primo brano si fa riferimento al processo di formazione dell’Unione europea iniziata negli anni Quaranta del secolo scorso. Quali furono le motivazioni di tale costruzione di una Europa unita? Negli anni Quaranta del secolo scorso prese corpo l’idea del superamento delle antiche divisioni tra gli Stati europei, in vista della loro integrazione in una struttura politica superiore. Le motivazioni erano varie. Sul piano economico, ci si rendeva conto che solo la creazione di un’economia di dimensione europea avrebbe potuto reggere il confronto con le altre economie mondiali. Sul piano dei rapporti tra gli Stati europei, si pensava che solo l’integrazione avrebbe risolto definitivamente i contrasti tra loro (soprattutto tra la Francia e la Germania) per l’egemonia continentale. Infine, sul piano dei rapporti con il resto del mondo, si pensava che un’Europa unita avrebbe potuto essere una forza di pace. 3. Secondo l’autore del primo brano le politiche di austerità adottate in Europa hanno comportato reazioni favorevoli o contrarie nelle quali, però, si sono fuse questioni di politica economica con quelle di riforma della pubblica amministrazione. Secondo l’autore, infatti, una politica fiscale espansiva o restrittiva deve comunque fare i conti con il cattivo funzionamento della pubblica amministrazione. In Italia la P.A. rappresenta sicuramente un freno alla crescita economica, benché la Costituzione affermi con chiarezza le caratteristiche che l’attività amministrativa deve avere. Quali sono queste caratteristiche? L’art. 97 Cost afferma l’imparzialità della Pubblica Amministrazione, il che significa che tutti i cittadini devono essere trattati nello stesso modo, senza discriminazioni o favoritismi. L’imparzialità non significa però che la Pubblica Amministrazione, dovendo essere imparziale, non possa fare delle scelte di politica amministrativa. Al contrario, il raggiungimento dell’interesse pubblico può comportare che gli amministrati siano trattati alcuni in un modo e altri in un altro. 3 Prof. Giuseppe Bacceli © Mondadori Education SVOLGIMENTO TIPOLOGIA A Indirizzo LES L’art. 97, primo comma, Cost., stabilisce inoltre che i pubblici uffici devono essere organizzati in modo che sia garantito il buon andamento, cioè l’efficienza, della funzione amministrativa senza, peraltro, indicare come ciò debba essere fatto. Il buon andamento richiederebbe che la Pubblica Amministrazione fosse organizzata in modo esclusivamente tecnico. Invece, essa è subordinata al potere esecutivo dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali. Questo rapporto tra esecutivo e Pubblica Amministrazione è tutt’altro che facile. Il potere esecutivo è, tra tutti i poteri pubblici, il più altamente politico. Al contrario, la Pubblica Amministrazione, secondo la Costituzione, deve operare imparzialmente, con riguardo solo alla legge e all’interesse pubblico. 5. Nel secondo brano si afferma che la banca centrale americana avrebbe dovuto riconoscere i difetti delle cartolarizzazioni. Quali sono questi difetti? Le cartolarizzazioni sono state introdotte per ridurre il rischio che assume chi presta denaro a persone che possono essere in condizioni di non poterlo restituire. Grazie ad esse, infatti, il rischio si frantuma in tante piccole parti e ciò aumenta la capacità, da parte delle banche, di prestare denaro e di finanziare così la crescita del sistema economico produttivo. Questi strumenti finanziari, però, sono molto complessi e ciò favorisce una mancanza di trasparenza. Poiché gli amministratori delle società che gestiscono questi strumenti sono remunerati in base ai risultati ottenuti, ossia in relazione alla valutazione dei titoli, essi hanno tutto l’interesse a far aumentare la valutazione e ciò, grazie alla scarsa trasparenza degli strumenti adottati, riesce loro agevolmente. Si sono così create attività finanziarie complesse e opache, impedendo di fatto una corretta valutazione del merito di credito e finendo spesso per determinare un’eccessiva assunzione di rischi. 6. Nel secondo brano viene fatta una affermazione che può sembrare paradossale: “Programmi di spesa ben disegnati possono addirittura riuscire a ridurre il debito nel lungo termine”. Com’è possibile che l’aumento della spesa pubblica, senza aumentare le entrate pubbliche, procuri una riduzione del debito pubblico nel lungo periodo? La politica di bilancio espansiva comporta un deficit di bilancio che è una grandezza flusso. Le entrate e la spesa pubblica, infatti, si esplicano in un arco di tempo (un anno) e quindi la loro differenza costituisce, appunto, una grandezza flusso. Se la politica di bilancio espansiva riesce a raggiungere il suo obiettivo, ossia l’aumento dell’occupazione e del reddito, l’anno successivo a quello in cui la manovra è stata realizzata aumentano le entrate nel bilancio dello Stato a causa dell’aumentato reddito e il deficit, in tal 4 Prof. Giuseppe Bacceli © Mondadori Education 4. Nel secondo brano si afferma che “In tempi normali, gli effetti di un eccesso di austerity possono venire bilanciati da una politica monetaria «accomodante», ma non è così oggi, con i tassi di interesse a zero”. Cosa vuol dire che la politica monetaria può essere accomodante? Se la politica di bilancio è espansiva ed è efficace, aumenta il reddito nazionale; tale aumento, però, viene in parte riassorbito dalla riduzione degli investimenti dovuta al fatto che aumentando il reddito, a parità di offerta di moneta, aumenta anche il saggio di interesse e ciò provoca una riduzione degli investimenti. Per evitare questa riduzione degli investimenti, la banca centrale può aumentare l’offerta di moneta, accompagnando così la politica fiscale. Con l’aumento dell’offerta di moneta il saggio di interesse non cresce e perciò gli investimenti non diminuiscono. In questo momento, però, i saggi di interesse nel mondo sono molto bassi e la politica monetaria non può svolgere questa funzione. TIPOLOGIA A Indirizzo LES modo, non si riproduce e il Tesoro può provvedere a rimborsare il valore dei titoli. Il debito pubblico, che è una grandezza stock, nel corso degli anni tende a ridursi sia perché diminuisce il suo valore assoluto sia perché si riduce il rapporto debito/Pil in ragione dell’aumento del denominatore della frazione. 8. Nel primo brano si fa riferimento alla zona euro: di cosa si tratta? Quando si è costituita? La zona euro è il risultato dell’Unione Economia e monetaria prevista dal Trattato firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992. A partire dal 1° gennaio 2002, nei 19 Paesi dell’Unione europea che hanno progressivamente aderito all’unione monetaria la valuta circolante comune è l’euro, che ha sostituito le singole monete nazionali. La creazione della moneta unica ha avuto grande rilievo, non solo simbolico, in vista della creazione di un’unità politica europea. Infatti, il governo della moneta (stabilità dei prezzi, controllo dell’inflazione, parità dei cambi ecc.) richiede che l’Unione europea si doti di poteri politici di governo adeguati. 9. L’Unione europea ha competenze che si sono andate espandendo nel corso degli anni. Come è avvenuta questa espansione? Le competenze dell’Unione europea sono andate allargandosi nel corso degli anni con le modifiche introdotte nei Trattati originari e attraverso: a. il ricorso alla teoria dei poteri impliciti, elaborata dalla Corte di Giustizia; b. l’introduzione, con il Trattato di Maastricht, del principio di sussidiarietà. In base alla teoria dei poteri impliciti, l’Unione può porre in essere tutti quegli interventi che sono necessari per il perseguimento degli obiettivi per i quali è stata creata. Il principio di sussidiarietà comporta che l’Ue intervenga solo nei casi in cui i suoi obiettivi non possano essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell’azione prevista, possano essere meglio realizzati a livello europeo. Con questa regola fondamentale si è voluto difendere l’identità dei singoli Stati membri contro il pericolo di un eccessivo accentramento di funzioni in capo agli organi europei. In realtà questo principio, benché ispirato a una esigenza di decentramento politico e amministrativo, può invece, paradossalmente, finire per offrire un importante strumento per scardinare il riparto di competenze basato sulla enumerazione dei compiti, consentendo un ampliamento degli interventi comunitari. 5 Prof. Giuseppe Bacceli © Mondadori Education 7. Ambedue i brani mettono in evidenza la necessità di un intervento sul mercato dei pubblici poteri anche nell’attuale fase di globalizzazione. Questo richiede il passaggio da un ordine giuridico chiuso a un ordine giuridico aperto: cosa stanno a indicare queste espressioni? Il “modello giuridico chiuso” è fondato su un principio di corrispondenza tra governati e governanti dove i primi, attraverso il suffragio universale, scelgono i secondi, i quali sono chiamati a porre le norme a cui tutti devono sottostare. Con la globalizzazione viene meno la struttura giuridico-politica tipica della modernità e fondata su uno Stato sovrano, onnipotente, creatore del diritto vigente all’interno dei suoi confini e con un unico sistema di fonti del diritto. Il singolo Stato non è più il protagonista assoluto della sfera giuridica, poiché la realtà che deve governare è mutata e si pone in un contesto transnazionale. In questo scenario, si assiste all’emergere e all’affermarsi di nuovi attori, di istituzioni mondiali a cui gli Stati partecipano e che svolgono un ruolo importante nella produzione delle norme che trovano applicazione a livello globale. TIPOLOGIA A Indirizzo LES 10. Nel primo brano si afferma che: “Nella zona euro, l’integrazione e l’unione monetaria realizzate prima di avere il sostegno di una più stretta unione politica e fiscale non suscitano solo infortuni economici ma anche rapporti ostili tra i popoli dei vari paesi.” Un’unione monetaria comporta la perdita di uno strumento di politica economica, ossia la politica monetaria con finalità anticiclica. Spiega cos’è la politica monetaria e chi la pone in essere. La politica monetaria è attuata dalla banca centrale. La politica monetaria espansiva nella fase recessiva del ciclo: aumento della base monetaria La Banca centrale può spingere la domanda facendo aumentare l’offerta di moneta. In tal modo, si verifica una riduzione del saggio di interesse che spinge gli imprenditori a effettuare un maggior numero di investimenti: la domanda cresce, aumenta il reddito e si riduce la disoccupazione. La politica monetaria recessiva nella fase espansiva del ciclo Se la Banca centrale riduce l’offerta di moneta, il saggio di interesse tende ad aumentare e ciò provoca una riduzione degli investimenti, il reddito cresce in modo meno impetuoso e la pressione sui prezzi si allenta. APPROFONDIMENTI 1. La globalizzazione, dal punto di vista giuridico, ha ridefinito i rapporti tra politica ed economia attraverso il risorgere di un fenomeno giuridico non statale: la lex mercatoria. Illustra questo processo chiarendo, in particolare, quali sono le conseguenze di questo fenomeno nell’attuale contesto storico. L’espressione lex mercatoria si ricollega al fenomeno, sviluppatosi nel Medioevo, di creazione del diritto a opera dei mercanti. Si tratta di un processo nato dallo stratificarsi degli usi e delle consuetudini del commercio e progressivamente istituzionalizzato, con l’affermarsi delle corporazioni, negli Statuti. Questo corpo di norme veniva preso in considerazione come diritto “universale” destinato a regolare i rapporti tra i mercatores indipendentemente dalla loro nazionalità, dai luoghi dello scambio e dalle regole che in essi erano vigenti. Con il trascorrere dei secoli, tuttavia, e con la nascita e lo sviluppo degli Stati, il potere legislativo ha assunto progressivamente un ruolo sempre maggiore avanzando la pretesa di esercitare la sua piena potestà sui soggetti e sulle relazioni che avevano un collegamento con il proprio territorio. Si afferma un diritto che, anche nella disciplina dei rapporti economici, attribuisce alla legge, emanata nelle forme fissate dall’istituzione statale, un rango preminente rispetto agli usi o alle consuetudini, nonché il ruolo di arbitro volto a valutare la rilevanza di questi ultimi sul piano strettamente giuridico formale. È solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che iniziano nuovamente a modificarsi gli assetti istituzionali nella formazione del diritto. Nella nuova era dell’economia globale le esigenze operative dell’economia e della finanza richiedono continuamente modelli di accordo e forme giuridiche nuove che non trovano corrispondenza piena nei contratti tipici. Se ne creano, quindi, di nuovi che in poco tempo si diffondono in tutto il mondo. La lex mercatoria torna, quindi, a essere un diritto sovranazionale riconosciuto e applicato dai privati, creato senza la mediazione del potere legislativo e fondato sulle regole naturali dello svolgimento dei rapporti sociali. Sono di nuovo gli operatori economici a definire un insieme di regole che si pongono su un piano di prevalenza o parità con le leggi nazionali o le convenzioni internazionali. È un diritto globale senza Stato il quale sembra arretrare dal suo fondamentale compito di porre 6 Prof. Giuseppe Bacceli © Mondadori Education Approfondisci adesso uno dei seguenti temi, collegati al brano che hai appena letto. TIPOLOGIA A Indirizzo LES norme giuridiche, mostrando una palese incapacità di guidare il cambiamento al passo con le nuove istanze sociali. 2. Illustra i motivi per i quali i pubblici poteri devono intervenire nel sistema economico di mercato. I motivi per i quali i pubblici poteri intervengono nel sistema economico di mercato sono i seguenti a. In primo luogo, i soggetti pubblici sono necessari per assicurare le precondizioni necessarie per il funzionamento del mercato: la definizione dei diritti di proprietà dei privati e la garanzia del rispetto dei contratti. b. In secondo luogo, i soggetti pubblici sono necessari per aumentare l’efficienza del mercato qualora esso non riesca a garantire un’allocazione ottima delle risorse scarse e si verifica quindi un fallimento del mercato. Tra le cause di fallimento del mercato troviamo la concorrenza insufficiente, i beni pubblici, le esternalità, le asimmetrie informative. c. I soggetti pubblici devono intervenire nel sistema economico per stabilizzare le fluttuazioni del reddito e assicurare così la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. 3. Nel secondo brano si afferma che: “Questo approccio dovrà essere basato sulla consapevolezza che in presenza di informazioni imperfette e mercati del rischio incompleti, le economie di mercato non sono necessariamente efficienti o stabili.” Approfondisci il concetto di informazione asimmetrica e spiega in quali mercati la presenza di tale situazione ha effetti rilevanti. Si ha informazione asimmetrica, in un mercato, quando uno dei suoi due lati possiede informazioni che l’altro lato non possiede. L’economista George Akerlof (premio Nobel nel 2001), in un famoso articolo pubblicato nel 1970, ha messo in evidenza un caso molto importante di asimmetria informativa, quella relativa alla qualità dei beni. Il mercato in cui è presente un’asimmetria informativa relativamente alla qualità dei beni scambiati, invece di selezionare e premiare chi vende le cose migliori, premia chi vende le cose peggiori. Si dice perciò che, nei casi di asimmetria informativa relativamente alla qualità dei beni, opera una selezione avversa (al contrario). Un simile meccanismo opera nel mercato del credito e nel mercato del lavoro. Nel primo mercato, infatti, le banche non sanno se i clienti che chiedono loro dei prestiti sono affidabili o meno. In una simile situazione di asimmetria informativa le banche, se sono portate a prestare denaro al tasso di interesse più elevato, finiscono per finanziare i clienti meno affidabili, che sono quelli disposti a pagare interessi più elevati perché sanno che difficilmente restituiranno quanto è stato loro prestato. Nel mercato del lavoro, analogamente, l’imprenditore non conosce le capacità del lavoratore. L’imprenditore, se tende a pagare il salario più basso possibile, finisce per assumere i lavoratori meno capaci, che sono i soli disposti a lavorare per salari bassi. 7 Prof. Giuseppe Bacceli © Mondadori Education d. L’ultima ragione dell’intervento pubblico nel sistema economico riguarda la redistribuzione del reddito. Una volta scelto il criterio per definire come giusta una distribuzione del reddito, se il mercato realizza una distribuzione del reddito diversa da quella ritenuta giusta, i soggetti pubblici - ancora una volta utilizzando il potere d’imperio di cui sono titolari - possono intervenire per raggiungere un’allocazione delle risorse più vicina a quella reputata giusta.