3. PIANO COLORE RELAZIONE ILLUSTRATIVA PREMESSA IL PIANO COLORE NEL CONTESTO TRENTINO ASPETTI METODOLOGICI IL CENSIMENTO DELLE PRESENZE CROMATICHE IL PROGETTO CROMATICO LA TAVOLOZZA DEI COLORI APPLICAZIONI DEL PROGETTO: I BOZZETTI REGOLAMENTAZIONE DELL’ARREDO SECONDARIO PROGETTO CROMATICO PLANIMETRIA CENTRO STORICO TAVOLE DI PROGETTO TAVOLOZZA DEI COLORI CARTELLA COLORI COMBINAZIONI CROMATICHE: TINTE CALDE COMBINAZIONI CROMATICHE: TINTE FREDDE RELAZIONE ILLUSTRATIVA Premessa L'ambiente storico dei centri abitati ha acquisito, nella vita di tutti i giorni oltre che nella cultura urbanistica, sempre maggiore importanza. Il progressivo e diffuso interesse per gli elementi che caratterizzano l'identità storica della città ha comportato nuovi stimoli per le amministrazioni comunali che, a partire dagli anni ottanta, hanno innovato profondamente gli strumenti urbanistici avviando programmi di recupero e valorizzazione dei centri storici. A questa stagione appartiene il Piano Colore, volto al recupero dei valori cromatici del centro storico quale necessario strumento per la comprensione, e la valorizzazione delle caratteristiche architettoniche e tipologiche. Il dibattito sul colore nell'ambiente costruito è relativamente recente. Per molto tempo il colore è stato considerato un elemento «accessorio» rispetto all'architettura e all'urbanistica, sfuggendo a qualunque normativa atta a disciplinarne gli interventi. Paradossalmente una delle conseguenze più evidenti di molti «recuperi» nei centri storici è la banalizzazione della immagine originaria di molti elementi caratterizzanti come gli intonaci, i colori ed altri «insiemi cromatici» e di arredo urbano. Ai colori originari si sono spesso aggiunti una quantità di colori eterogenei di produzione sintetica con tipi di finiture pressoché infinite. Il pericolo è rappresentato dall’uso non accorto di queste nuove risorse e da una serie di interventi disarmonici di colorazione ormai visibili ovunque. Si impone pertanto una regolamentazione degli aspetti cromatici. Il presente studio analizza i colori storici dell’abitato di Lasino, visto nel più ampio contesto della Valle dei Laghi, e ne propone un’interpretazione che si conclude con indicazioni tecniche sulle metodologie per il recupero e la valorizzazione dell'ambiente costruito. Il piano di colorazione si propone quindi come elemento di rilettura dell'esperienza locale attraverso l'interpretazione del tessuto edilizio, lo studio delle sue tecniche costruttive, dei suoi elementi di facciata e dei suoi colori originari. Non dunque una estemporanea operazione di «maquillage» ma insieme di operazioni mirate volte al recupero della cultura, ambientale e storica, del borgo nonché punto di partenza per ricerche e studi che hanno come obiettivo la riqualificazione ed il coordinamento degli interventi edilizi in grado di determinarne l’immagine. Il piano colore nel contesto trentino La tradizione cromatica dei centri storici trentini risale per lo più alla fine dell’800, quando cominciò a diffondersi l’usanza di tinteggiare gli intonaci e le ante d’oscuro degli edifici, caratterizzando con intense note di colore il paesaggio dei centri abitati. Dapprima interessò soprattutto edifici di culto e di rappresentanza, poi palazzi urbani ed edifici signorili ed infine si propagò per imitazione all’edilizia minore, senza tuttavia raggiungere mai il livello di rigore e consapevolezza di una tradizione codificata. Diversamente dalle realtà fiorenti dei borghi padani infatti, le municipalità trentine non adottarono mai degli strumenti di regolazione del colore e delle decorazioni, limitandosi a controllarne l’applicazione con le commissioni d’ornato. Le tecniche e le cromie si diffusero dunque in modo spontaneo, trasmesse dall’arte di bottega dei pittori-decoratori. In tale contesto, senza l’ancoraggio di una tradizione rigorosa, il piano colore di un abitato storico trentino oggi non può certo assumere il carattere impositivo del codice di ripristino, ma piuttosto quello flessibile e dialogante del manuale di riferimento da adottare nelle operazioni di rinnovo degli edifici storici, nell’intento di preservare e divulgare quella speciale “cultura del colore” che tanta parte ha avuto nella costruzione del mito del paesaggio italiano. Aspetti metodologici Il recupero del colore nell'edilizia storica pone diversi ordini di problemi e competenze. Un primo aspetto è quello di stabilire quali siano i colori originari di quel luogo, un altro è quello di predisporre chiare indicazioni per raggiungere gli obiettivi fissati, ed ancora, definita la «tabella dei colori», si tratta di proporre i materiali e le tecniche più opportune all'operazione di restauro cromatico, tenendo in debito conto la situazione obiettiva del contesto. Tale approccio ha in questa fase un duplice scopo e cioè sia di arrestare la continua distruzione di molte delle preesistenze cromatiche ancora esistenti, che di permettere di studiare il rapporto tra il colore e la struttura architettonica e di ricavarne utili conoscenze per la progettazione dei nuovi interventi e per una normativa di salvaguardia delle preesistenze. Il progetto del colore deve essere quindi organizzato con una ricerca di tutte le preesistenze cromatiche rilevabili in facciata, della presenza di cornici, zoccoli, lesene, decori e affreschi e con il censimento dei materiali impiegati. Indispensabile inoltre per la corretta definizione dei toni da impiegare è l'attenzione nei confronti dei materiali e delle tecniche di esecuzione impiegate nelle costruzioni originarie. Oltre ai materiali lapidei impiegati a vista, costituiti generalmente da pietra calcarea proveniente da cave locali di colorazione compresa tra il bianco ed il rosso, è importante considerare le tecniche più diffuse per la colorazione dei vecchi intonaci nonché le caratteristiche e l’affidabilità dei prodotti vernicianti attualmente reperibili sul mercato. Il censimento delle preesistenze cromatiche Questa fase, tesa a rilevare direttamente in sito le preesistenze cromatiche, ha innanzitutto riguardato tutti gli edifici compresi nell’area del Piano colore. La scarsità dei ritrovamenti, dovuti sia alla scomparsa delle colorazioni originali che all’assenza di tinteggiatura su molte facciate, ci ha indotto ad allargare il campo di indagine anche agli altri edifici del centro storico di Lasino e di ulteriori abitati storici limitrofi (Madruzzo, Calavino). Per il rilievo ci si è avvalsi di una scheda predisposta per accogliere una serie di informazioni: il colore dell'edificio, la qualità della tinta, se la tinta è originaria o rifatta, la presenza di materiali moderni in facciata, la presenza e la conservazione di zoccoli, cornici e ornati, decori e/o affreschi, la presenza di elementi lapidei (paramenti/soglie/balconi/portali) o materiali particolari (legni, ferri, cotto, ceramiche, ecc.) utilizzati a vista, il colore di serramenti e di tutti altri accessori come ringhiere, pensiline, persiane, ecc. Il rilievo in sito è condotto in base alle tracce di colorazione superstiti sull'intonaco delle facciate, campionate con specifico sistema di codificazione cromatica, e completato con dettagliata documentazione fotografica dei fronti e dei particolari costruttivi e tipologici. Sulle tavola di analisi, denominate “Censimento delle preesistenze cromatiche” sono riportate le seguenti indicazioni: interesse storico dei fronti; tipo di finitura delle facciate; apparati decorativi. Interesse storico dei fronti Sono state applicate le seguenti categorie: a) di notevole pregio architettonico: sono edifici che presentano fronti di importante significato architettonico e che concorrono in modo determinante alla formazione dell’identità storica dell’abitato. Questi edifici costituiscono un indispensabile punto di riferimento per l’attuazione del Piano colore; b) di rilevante interesse tipologico-cromatico: sono edifici che hanno conservato in modo significativo l’immagine storica delle facciate e che c) d) presentano tracce di vecchie colorazioni e decorazioni. Costituiscono un importante riferimento cromatico da conservare; di interesse tipologico che hanno subito parziali modifiche: sono edifici storici oggetto soprattutto di recenti ristrutturazioni che hanno subito modifiche di alcuni caratteri tipologici, con la scorretta utilizzazione dei colori e dei materiali impiegati. La loro coloritura non costituisce pertanto riferimento e dovrà essere sostituita secondo le norme del piano; di interesse perduto che hanno subito consistenti modifiche: sono quei fabbricati che hanno subito trasformazioni edilizie che ne hanno modificato visibilmente il prospetto originario. Questi edifici andranno riprogettati cromaticamente, tenendo conto delle modifiche apportate, in accordo con i colori del piano. Finitura delle facciate Ne sono stati censiti quattro tipi: a) con tracce significative di colore storico; b) con intonaco storico privo di tinteggiatura; c) con finitura “sasso a vista” priva di intonaco; d) priva di tracce di colore storico. Ai primi tre sono stati associati interventi di conservazione e manutenzione, mentre nell’ultimo caso si è adottato il principio della reinterpretazione filologica. Apparati decorativi Dal censimento degli elementi caratterizzanti i fronti edilizi si sono ricavate una pluralità di informazioni che sono state riportate nelle tavole di piano. In particolare sono stati rilevati i seguenti apparati decorativi: contorni in pietra originali: portali; finestre; zoccolatura tradizionale; decorazioni in intonaco a rilievo (risalti): angolare; marcapiano; contorno apertura; nicchie votive; decorazioni pittoriche: angolare fascia sottogronda; contorno apertura; sopra architrave insegne. L'annotazione di tutti gli elementi caratterizzanti gli edifici è completata da un censimento fotografico. Il progetto cromatico Il centro storico di Lasino ha origine rurale, formato in maggioranza da edifici poveri di semplice fattura, con le facciate rifinite in intonaco rustico raso sasso prive di tinteggiatura. Le tracce di colore autenticamente storico risultano carenti e non costituiscono un riferimento significativo per la definizione del progetto cromatico. Il piano colore risponde dunque solo in parte a criteri di ripristino e conservazione, propone piuttosto un’interpretazione pittorica degli scenari urbani, riutilizzando tinte, materiali e tecniche della tradizione storica. In particolare sono state privilegiati i toni caldi del giallo che meglio esprimono, a nostro avviso, la peculiarità di queste contrade. Per ottenere ciò si è stabilito di fissare i colori corrispondenti a fonti documentarie per tutti gli edifici possibili e coordinare il colore del restante patrimonio edilizio, sulla scorta di abbinamenti e distribuzione dei colori riferibili a modelli probanti, sino a creare un gradevole effetto cromatico urbano. Il piano colore prefigura una soluzione coloristica ritenuta ottimale: per gli edifici in cui si è rilevata una preesistenza cromatica certa, riportata sulle tavole di analisi, si prescrive la tinteggiatura della facciata nel colore rilevato mentre negli altri casi viene indicata una tinta ritenuta idonea; è peraltro consentito, sulla base dei colori compresi nella cartella o rintracciate sulla facciata ed adeguatamente documentate, modificare tale tinta, previa parere della Commissione Edilizia. Andranno comunque differenziate le coloriture tra edifici limitrofi aventi fronti e caratteri architettonici diversi anche se appartenenti alla stessa proprietà, mentre andrà unificata la colorazione dell’edificio che, pur appartenente a più proprietari, presenti una configurazione architettonica unitaria e sia individuato come unità edilizia dal Piano del centro storico di Lasino. In merito all'uso dei colori, occorre prestare attenzione di rilevare l'esistenza di cornici dipinte o contorni dipinti, che andranno ripristinati, e andrà assecondata la vocazione policroma di ogni edificio (ripetizione di decori, cornici, basamenti o altro). Le tavole di piano denominate “Progetto cromatico” riportano i fronti delle vie interessate con le scelte di progetto. Esse riguardano: il tipo di vincolo cromatico: prescrittivo; indicativo; il tipo di finitura delle facciate: intonaco tinteggiato; intonaco rustico privo di tinteggiatura; finitura “sasso a vista” privo di intonaco; gli apparati decorativi da conservare o ripristinare: contorni in pietra originali (portali e finestre); zoccolatura tradizionale; decorazioni in intonaco a rilievo (risalti); decorazioni pittoriche; le basi cromatiche (cartigli) per unità edilizia: colore base intonaco (fondo facciata); colore ante d’oscuro; Solamente per gli edifici individuati di rilevante interesse architettonico/cromatico è prescritta la riproposizione dei colori originali; per tutti gli altri le tinte proposte hanno carattere indicativo: altre proposte potranno essere formulate alla Commissione Edilizia sulla base delle tinte comprese nella cartella colori o di altre tinte storiche campionate in loco e adeguatamente documentate. Per gli edifici privi di zoccolatura o dotati di zoccolatura estranea ai modelli tradizionali si chiede la riproposizione della zoccolatura tradizionale. E’ previsto il rispetto rigoroso delle decorazioni esistenti e l'impiego di tinte a base di calce. Per gli edifici in pietra o in intonaco naturale, individuati nella cartografia delle preesistenze cromatiche, è previsto il mantenimento delle superfici e dei toni cromatici originari. Per serramenti e i sistemi oscuranti si prevede di utilizzare infissi trattati a smalto (più simili ai modelli tradizionali che erano tinti ad olio e biacca); di norma sono da escludere le ante oscuranti in legno naturale chiaro. I colori dei serramenti dovranno essere distinti da quelli degli oscuranti presenti in facciata. Per porte e portoni di accesso al piano terra è prescritto l’uso del legno naturale mordentato. Le vernici dei ferri, i cui colori sono selezionati in una apposita tavolozza, andranno utilizzate in accordo con le tonalità dei fondi facciata. La tavolozza dei colori L'obiettivo primario del progetto è la conservazione del «colorito» urbano e cioè dell'impressione cromatica storicamente consolidata. La tavolozza dei colori di Lasino rappresenta la catalogazione dei colori riferibili alla memoria storica del luogo. Costituisce dunque la sintesi di tutto il lavoro di rilievo e ricerca svolti per proporre una serie di colori da impiegarsi per le facciate, per i serramenti esterni e le inferriate. I colori della cartella sono raggruppati in 5 categorie: tipo A: le tinte per i fondi facciata tipo B: le tinte per le decorazioni di facciata (controcolore) tipo C: le tinte per le ante oscuranti tipo D: le tinte per le zoccolature tipo E: gli smalti per i ferri (ringhiere, recinzioni, pensiline, ecc.). Con il termine ferri si intendono inferriate, ringhiere, pensiline, cancellate ecc.. Per le zoccolature, tradizionalmente non tinteggiate e dunque del colore della calce, si è dovuto introdurre una variazione al modello campionato. I cambiamenti intervenuti nei processi di produzione delle calci rende molto difficile la riproposizione del colore originale della calce al naturale che si è pertanto deciso di tinteggiare. La cartella colori propone due tinte, entrambe del colore della calce, caratterizzate da una lieve variazione di tono (freddo-caldo) da utilizzare armonizzare con la tinta del fondo facciata. Per facilitare il coordinamento delle varie operazioni di tinteggiatura del patrimonio edilizio esistente, i colori sono state raggruppati in combinazioni cromatiche che accordano tra loro le tinte dei fondi facciata con le tinte per le decorazioni e le tinte per le ante oscuranti. Applicazione del progetto: i bozzetti a colori dei prospetti Per mostrare come applicare le indicazioni del piano colore di Lasino è stato riportato il prospetto di un tratto edificato del centro storico. Il bozzetto intende esemplificare uno studio esecutivo sulle facciate e il possibile volto urbano dopo l'applicazione delle norme del presente progetto. Si possono in tal modo notare le possibilità della progettazione cromatica, con il colore impiegato per correggere edifici irregolari, per neutralizzare interventi dissonanti o, al contrario, utilizzato per consentire una lettura dei risalti. Via Lagolo - lato ovest Si tratta di una cortina edilizia composta di quattro edifici addossati, di differente valore storicoarchitettonico, dei quali nessuno presenta tracce significative di colore storico. La successione cromatica proposta, applicando le tinte contenute nella tavolozza dei colori, tiene conto dei principi di alternanza cromatica per tonalità armoniche, nonché del dosaggio dell’intensità in rapporto alla mole dell’edificio. Si ripropongono le zoccolature tradizionali. Regolamentazione dell’arredo secondario Nella formazione dell’immagine percepita di un centro storico è assai significativo il ruolo svolto dall’arredo secondario che in genere accompagna le attività commerciali caratterizzandone i fronti, quali insegne, vetrine, serrande, rende frangisole e dehor. Il presente Piano Colore si prefigge di disciplinarne gli elementi principali tramite un insieme di indicazioni, di carattere orientativo e non prescrittivi, desunte da principi di decoro e di tutela dell’immagine storica. a) b) Insegne Le insegne sono gli elementi dell’arredo urbano privato che, con le tende frangisole, incidono maggiormente nella percezione di una strada del centro storico. Va limitata la varietà tipologica in relazione alla posizione dell’insegna rispetto al foro vetrina ed al tipo di attività commerciale. Tende frangisole Le tende frangisole costituiscono un elemento problematico di inserimento nel contesto urbano. Per tale ragione vanno limitate il più possibile, attenendosi nell’uso ad alcune regole di decoro come: - scegliere un tipo di tenda semplice e ripiegabile o avvolgibile, evitando i modelli rigidi; c) d) e) - evitare i colori sgargianti; - scegliere in ogni caso modelli del tipo predominante sul lato di una via. Serramenti-vetrine Di norma in un centro storico i serramenti delle vetrine dovrebbero costituire elementi legati all’edificio piuttosto che all’attività commerciale. In questa prospettiva vanno utilizzati tradizionali quali legno e acciaio, evitando l’uso di materiali impropri quali PVC od alluminio anodizzato. Serrande Vanno evitate le serrande cieche, che non consentono la vista della merce esposta a negozio chiuso, privilegiando le serrande a griglia. Sedie e tavolini Va evitato l’utilizzo di arredi in plastica prestampata, privilegiando modelli in tela e legno o metallo o, in ogni caso, materiali naturali o tradizionali.