in - 1 MECCANICA QUANTISTICA • Ne esistono, sostanzialmente, due formulazioni, entrambe sviluppate fra il 1925 ed il 1930 ed usate in particolare modo per i sistemi chimici - Meccanica Matriciale :essenzialmente dovuta ad Heisenberg è basata sulla asssociazione fra osservabili fisiche e matrici - Meccanica Ondulatoria :essenzialmente dovuta a Schroedinger è basata sulla associazione di ogni particella con una “funzione d’onda” • Si tratta di formulazioni equivalenti unificate da Dirac (1930) in una forma assai simile alla meccanica matriciale La trattazione di Dirac è più generale e più potente della meccanica ondulatoria ma è più astratta • Non seguiremo lo sviluppo storico della meccanica quantistica perché la pratica attuale se ne discosta alquanto; tuttavia vi sono alcuni concetti chiave che sono meglio comprensibili in una prospettiva storica. Tra questi la natura DUALISTICA dei sistemi fisici ONDA – PARTICELLA (materiale) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 2 Particelle ed onde Spettro di emissione del corpo nero • Ogni corpo ad una determinata temperatura • emette luce ( radiazione) con una intensità che varia con la frequenza (distribuzione delle frequenze) Questa distribuzione dipende dalla natura del materiale e della sua superficie ma ne è indipendente al limite ideale di CORPO NERO • si chiama corpo nero perché un raggio luminoso che vi entri viene assorbito e riemesso tante volte (viene riflesso) e tutta la sua energia viene integralmente convertita in agitazione termica del materiale • la luce originariamente entrata non “esiste” piu’ • la cavità raggiunge l’equilibrio termodinamico • la luce che esce dal corpo nero dipende in intensita’ e frequenza unicamente dalla sua temperatura un corpo nero assorbe piu’ di qualsiasi superficie un corpo nero emette piu’ di qualsiasi superficie radiatore integrale Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 3 • lo spettro della radiazione emessa da un corpo nero ha questo aspetto N.B. lo spostamento in νmax (λmax) con la temperatura va sotto il nome di legge di Wien ( Nobel 1911): λmax T = cost Questo complesso di osservazioni non avevano spiegazione con le teorie classiche (Raleigh) che prevedevano un aumento senza limiti della intensita’ della luce emessa all’aumentare della frequenza della stessa: “catastrofe ultravioletta” • Nel 1900 Planck riuscì a spiegare l’andamento sperimentale di I = f (λ ) ammettendo, come Raleigh, che gli atomi del materiale della cavità oscillino e che sia la loro oscillazione a rendere possibile l’assorbimento e la emissione di radiazione (si comportano come gli elettroni nelle antenne) MA postulando anche che queste oscillazioni non possano avvenire per qualsiasi energia ma soltanto per multipli di unità discrete Quanti ( dal latino quantum ) Δ E = hν h ≅ 6.6 10 −34 J ⋅ s Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 4 • se la distribuzione di Boltzmann si può applicare • al numero di questi “quanti” l’aumento catastrofico di intensità all’aumentare di ν non ha più luogo La ragione qualitativa di ciò è che ad alte energie un quanto “contiene” tanta energia da rendere altamente improbabile la sua esistenza ni = no e − (ε i −ε o ) / kT viceversa nella teoria classica la energia dipende dalla ampiezza di oscillazione (non dalla frequenza) ( ) L’effetto Fotoelettrico • Emissione di elettroni da un metallo illuminato 1. 2. Emissione istantanea E cinetica dei fotoelettroni dipendente da ν 3. ν minima di fotoemissione • Le osservazioni sperimentali non spiegazioni con le teorie classiche Dipartimento di Chimica trovavano Prof. Guido Gigli in - 5 INFATTI (secondo queste ultime) 1. ci deve essere un certo ritardo, cioè un intervallo di tempo, durante il quale gli elettroni oscillando in sincrono con la perturbazione (la radiazione) assorbono man mano energia aumentando la ampiezza di oscillazione fino ad averne abbastanza da sfuggire 2. – 3. - secondo l’esperimento la energia è concentrata in piccole zone anziché essere distribuita su tutto il fronte d’onda; viceversa secondo Maxwell la energia dipende dall’ampiezza dell’onda e non dalla sua frequenza • Einstein (1905) postulò che la radiazione elettromagnetica consista di un fascio di particelle, FOTONI, tutte con la medesima velocità c ≅ 3.0 108 ms −1 Ognuno di questi fotoni ha una frequenza caratteristica ν h ω = hω una energia E = hν = 2π h = 1.05 10 −34 J ⋅ s Il fotone, con velocità c , deve seguire la teoria della relatività ed il suo momento p risulta: ( E = p 2c 2 + m 2c 4 p= )2 0 1 E hν hω = = c c c Introducendo il numero d’onda k = p = hk ω c l’esistenza di questo momento è confermata dall’effetto COMPTON (1924) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 6 • in definitiva E fotone = hν = Φ + 1 mv 2 2 work function (minima energia necessaria per uscire dal metallo) poichè gli elettroni in un metallo hanno molte energie diverse alcuni necessitano di maggiore energia di altri ed ½ mv2 è la massima energia cinetica degli elettroni fotoemessi La natura Ondulatoria delle particelle • De Broglie (1924),simmetricamente a quanto fatto da Einstein per la luce, suggerì di associare un comportamento ondulatorio al moto di una particella. Egli postulò che ad una particella con momento lineare p sia associata una onda di lunghezza d’onda λ ed energia E λ= 2π h = k p E = hω p = hk • La natura ondulatoria del moto di particelle è stata confermata sperimentalmente per Elettroni – 1927 - G.P.Thomson, Davisson, Germer - 1931 -Esterman Frisch Stern He,H2, Neutroni – 1947 Fermi Marshall Zinn immagini ottenute per attraversamento di una lastra di Al con raggi X Dipartimento di Chimica elettroni Prof. Guido Gigli in - 7 • Vediamo ora un esperimento che illustra la natura dualistica onda – corpuscolo sia della luce che delle particelle materiali (per esempio gli elettroni) “L’esperimento con due fenditure” (di YOUNG) • Vediamolo nella versione originale di YOUNG (1802); (usiamo una sorgente luminosa) 1 2 Fenditure a Aperta b Chiusa Fenditure a Chiusa b Aperta 3 Fenditure aeb alternativamente chiuse ed aperte per metà del tempo Dipartimento di Chimica 4 Fenditure aeb sempre Aperte Prof. Guido Gigli in - 8 • Queste osservazioni sono spiegabili con la interpretazione ondulatoria della luce e le sue proprietà di interferenza MA l’interferenza non si spiega con la luce costituita da fotoni INFATTI Se la luce è costituita da fotoni è ragionevole pensare che ogni fotone passi per la fenditura “a” oppure per quella “b” Si può confermare questa ipotesi con una sorgente molto debole (tale che un solo fotone per volta venga emesso) e due rivelatori vicino e dietro le fenditure “a” e “b” I rivelatori registrano un fotone per “a” oppure per “b” e mai per entrambi simultaneamente Metà dei fotoni passano da “a” e metà da “b” Tutto ciò è coerente con la interpretazione corpuscolare • Ci si domanda: Come si possono influenzare vicendevolmente i fotoni che passano per fenditure diverse? Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 9 • Ripetiamo l’esperimento con fenditure a e b aperte un fotone per volta emesso dalla Sorgente con frequenza tanto piccola (periodo tanto lungo) da escludere che i fotoni possano influenzarsi l’un l’altro Si osserva la solita figura di interferenza L’interferenza persiste con qualsiasi intensità di luce • Usiamo ora uno schermo in grado di rivelare la posizione dei punti di arrivo dei fotoni Si osserva: 1. Ogni fotone colpisce lo schermo in un unico punto 2. La figura di interferenza si forma come conseguenza dell’accumularsi dei vari singoli impatti dei fotoni Il comportamento di ogni singolo fotone non è prevedibile La frequenza (densità) degli impatti in ogni punto dello schermo fornisce le bande di interferenza CIOE’ La figura di interferenza ci fornisce la distribuzione di probabilità delle posizioni dei punti di arrivo dei fotoni Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 10 • nel caso dell’esperimento 3 i fotoni che passano uno alla volta per “a” o per “b” danno origine, in modo statistico, alle figure IA e IB e, quindi, all’effetto complessivo IA + IB MA • Se lasciamo a e b aperti con un rivelatore in a che ci “dice” se ciacun fotone è passato da a o da b caso 5 NON si osserva la figura di interferenza ma la semplice IA + IB l’atto di accertare da quale fenditura passa ogni fotone ha il medesimo effetto del chiudere l’altra fenditura IN SINTESI • Se un fotone passa indisturbato attraverso le • • fenditure mostra un comportamento ondulatorio e si osserva una figura di interferenza ( o di diffrazione con una sola fenditura). Ogni fotone colpisce lo schermo in un punto specifico, in accordo con la natura corpuscolare, e la figura che risulta dall’arrivo di molti fotoni è una distribuzione di probabilità Se un fotone è costretto a (oppure è osservato) passare attraverso una specifica fenditura le figure di interferenza non vengono osservate ed il suo comportamento è più simile a quello di una particella Esperimenti analoghi sono stati fatti con elettroni anzichè fotoni Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 11 • Abbiamo • visto una serie di osservazioni sperimentali non spiegabili compiutamente con la fisica classica Una spinta decisiva all’introduzione di teorie di tipo quantistico venne dall’osservazione che la luce viene emessa dagli atomi con uno spettro discreto In particolare, per l’Idrogeno vale la semplice relazione: ⎞ ⎛ 1 RH = 109700 cm-1 1 ν = RH ⎜⎜ 2 − 2 ⎟⎟ costante di Rydberg ⎝ n1 n2 ⎠ n1,n2 numeri interi Più in generale vale il principio di Raleygh-Ritz ν = T1 − T2 Suggerisce che i livelli energetici degli atomi assumano unicamente valori discreti Bohr ne diede una “spiegazione” imponendo al momento angolare degli elettroni di assumere valori discreti • Vediamo ora un esperimento che mette in luce drammatici effetti quantistici ( e che è stato, anche, il primo esperimento di natura non ottica a mostrarli) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 12 • L’esperimento di Stern e Gerlach - con atomi di Ag (paramagnetici) r r l’energia potenziale è V =−M X B - a causa della r forma dei poli del magnete il campo magnetico B varia lungo x sicchè Fx = − ∂V ∂B = M cosθ ∂X ∂X θ ≡ angolo fra il momento magnetico • dell’atomo di Argento e l’asse x Secondo la meccanica classica ci si sarebbe aspettati un deposito continuo con limiti estremi per θ = 0° e θ = 180° dovuto alla orientazione casuale con la quale gli atomi di Argento effondono dalla fornace Quello che si osserva sono due depositi distinti a θ = 0° e θ = 180° senza traiettorie intermedie Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 13 • questo esperimento mostra che: 1. Anche se i momenti magnetici degli atomi sono orientati a caso nel momento della effusione essi sono “trovati” essere soltanto paralleli o antiparalleli 2. Le orientazioni possibili sono quantizzate, nel senso che soltanto alcuni valori sono osservati 3. L’atto della misura influenza il risultato della misura stessa (la direzione di quantizzazione è determinata dalla direzione del campo magnetico) • Varianti di questo esperimento mettono in luce altri effetti di natura quantistica SCHEMATICAMENTE a) Un deposito E’ quello che ci si aspetta: il primo “Filtro” ha selezionato le orientazioni parallele ad x ed il secondo non ha alcun effetto b) Due depositi Anche qui accade cio’ che che ci si aspetta: il primo “Filtro” che agisce lungo x non ha effetto su quanto fa il secondo che opera lungo y c) Due depositi Non e’ quanto ci si aspetta: il primo magnete non ha operato come un filtro infatti le due orientazioni lungo x sono ricomparse come conseguenza dell’aver agito con il magnete lungo y Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 14 • Il passaggio degli atomi attraverso il secondo • magnete ha distrutto la informazione del primo magnete Abbiamo visto che per interpretare pienamente la natura della materia è utile considerare anche la sua natura ondulatoria. Vediamo, allora, alcune caratteristiche del moto delle onde MOTO DELLE ONDE Onda Piana Ψ ( x ) = A cos 2π x λ = cos 2π x λ [2λπ (x − x0 )] = cos [2λπ (x − v t )] Ψ( x, t ) = cos v = velocità = v λ Ψ ( x, t ) = cos k= 2π λ 2π λ ω = 2πν frequenza ( x − v λ t ) = cos 2π ⎛⎜ x − ν t ⎞⎟ ⎝λ numero d’onda ( vettore d’onda ) velocità angolare Ψ( x, t ) = cos (k x − ω t ) vfase = ω k ⎠ fase ( velocità di fase ) Dipartimento di Chimica k x − ω t = cost x = (ω k ) t + cost l’onda si muove verso x crescenti con velocita’ costante ω/k Prof. Guido Gigli in - 15 • Abbiamo usato la funzione coseno ma si possono usare Ψ ( x, t ) = sen (k x − ω t ) Ψ ( x, t ) = A cos (k x − ω t ) + Bsen (k x − ω t ) • In generale Ψ ( x, t ) = cos (k x − ω t ) + i sen (k x − ω t ) eiα = cos α + i sen α onda che si muove Ψ ( x, t ) = exp [ i (k x − ω t )] verso x positive ( verso DESTRA ) Ψ ( x, t ) = exp [ − i (k x − ω t )] ∗ kx + ω t = k ( x + v t ) = k ( x + xo ) Ψ ( x, t ) = exp Ψ ∗ ( x, t ) = exp [ i (k x + ω t )] [ − i (k x + ω t )] onda che si muove verso x negative ( verso SINISTRA ) Onda Composta • E’ la sovrapposizione ( la somma ) di un certo numero di onde piane Ψ ( x, t ) = ∑ A j exp [ i (k j x − ω j t )] j questa è la rappresentazione in serie di Fourier dove ogni onda j ha la sua velocità di fase v fase = ω j k j • per esempio consideriamo una onda composta da due Ψ1 = exp [ i (k1 x − ω1 t )] Ψ2 = exp [ i (k 2 x − ω 2 t )] Dipartimento di Chimica Ψ ( x, t ) = Ψ1 + Ψ2 Prof. Guido Gigli in - 16 • La rappresentazione della parte reale di Ψ1 + Ψ2 ha questo aspetto: Ψ(x,t) • Il profilo (inviluppo) della onda si muove verso DESTRA con velocità di gruppo dove vg = Δω Δk Δω = ω1 − ω 2 Δk = k1 − k 2 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 17 Onda Stazionaria Quando k = k1 = −k2 ω = ω1 = ω2 Ψ( x, t ) = e [i (kx−ω t )] + e−i (kx+ω t ) ( ) = eikx + e−ikx e−iω t = 2 cos kx e−iωt = 2 cos kx (cosωt − i senωt ) f(x) g(t) quindi indipendentemente da t ▬ Ψ ( x, t ) = 0 per cos kx = 0 kx = π 2 , 3 2 π , ...... ▬ i nodi non dipendono dal tempo Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 18 Sovrapposizione di Onde (Stazionarie) • consideriamo la somma, con coefficienti qualsiasi di due onde stazionarie: Ψ3 = c1 Ψ1 + c2 Ψ2 si ha una composizione con questo aspetto ( in questo caso c1 = c2 ) t Ψ1 Ψ2 Ψ3 • si intuisce, quindi, come onde anche molto complesse possano essere descritte combinazioni lineari di onde piu’ semplici Dipartimento di Chimica come Prof. Guido Gigli in - 19 Pacchetto di Onde • Si tratta della sovrapposizione di tante onde piane (uno spettro continuo) con lunghezze d’onda (frequenze, numeri d’onda k) in un campo ristretto di valori • qualitativamente l’aspetto dello INVILUPPO è il seguente • La “dimensione” di questo inviluppo (cioè del pacchetto) è inversamente proporzionale all’intervallo di numeri d’onda “usato” per le onde costituenti Per localizzare bene il pacchetto di onde è necessario impiegare uno spettro ampio di onde piane, il che implica una grande incertezza nei numeri d’onda • Complessivamente, la visione che si deve avere della “onda” associata al movimento di una particella materiale è schematizzabile come segue: Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 20 E ben definita ( ν o λ ben definita) una unica onda piana di momento non sappiamo dove sia la particella E non ben definita ( un intervallo di ν o λ) un inviluppo di onde piane sappiamo abbastanza bene dove sia la particella pλ = h • rimane da notare che la velocità di gruppo di questo pacchetto di onde corrisponde alla velocità classica Interpretazione fisica dell’onda associata al moto di una particella Negli esperimenti con doppia fenditura ( alla YOUNG) le immagini osservate sono dovute all’accumularsi (sia con fotoni che con elettroni) di impatti singoli La posizione dell’impatto di ogni singola particella non può essere predetta mentre lo è l’effetto cumulativo L’interpretazione degli esperimenti suggerisce di considerare NON MA Traiettorie specifiche Distribuzioni di probabilità (delle traiettorie) degli impatti Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 21 • Definiamo la P( x ) dx Densità di Probabilità P( x ) Probabilità che una particella colpisca lo schermo fra x ed x + dx Rivediamo l’esperimento di Young • Immaginiamo che il moto della particella sia rappresentato da una funzione d’onda POSTULIAMO CHE P( x ) = ψ 2 = ψψ * • La particella che passa per “ a ” è descritta dalla ψ a La particella che passa per “ b ” è descritta dalla ψ b ψ (x) = ψ a (x) + ψ b (x) anche questo è postulato perchè la particella non si divide in entità più piccole caso 1 a Aperta b Chiusa - la funzione Ψ improvvisamente diventa ( “collassa” a ) Ψa - Pa = ⎪Ψa⎪2 caso 2 a Chiusa b Aperta - Ψ collassa a Ψb - Pb = ⎪Ψb⎪2 caso 3 a Aperte e b Chiuse per meta’ tempo Dipartimento di Chimica Pa +Pb = ⎪Ψa⎪2 + ⎪Ψb⎪2 Prof. Guido Gigli in - 22 caso 4 a sempre b Aperte Pab = = ⎪Ψ⎪2 = ⎪Ψa + Ψb⎪2 = = ⎪Ψa⎪2 + ⎪Ψb⎪2 + Ψa*Ψb + ΨaΨb* IA caso 5 a sempre b Aperte rivelatore in a IB IAB termine d’interferenza La fase di Ψa viene modificata in modo casuale dalla misura in a e, quindi, viene modificato (annullato) il termine di interferenza DA NOTARE CHE • L’interpretazione statistica del significato della funzione d’onda ψ è stata postulata da Born (1926) • Il concetto che la ψ “contiene” tutte le informazioni sullo stato di moto che rappresenta e “collassa” a stati diversi in una osservazione sperimentale è dovuto ad Heisenberg (1927) Tutto ciò fa parte della cosiddetta Interpretazione di Copenhagen della Meccanica Quantistica Questa interpretazione è controversa ma, poichè è in accordo con tutte le osservazioni sperimentali di nostro interesse, è quella che useremo Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli in - 23 Plausibilità della equazione di Schrödinger • Consideriamo un flusso uniforme di particelle libere che si muove nel vuoto nella direzione x questo significa che Il potenziale a cui sono sottoposte è V = 0 La funzione d’onda che ne rappresenta una è ψ (x,t ) = exp[i(kx − ω t )] p = hk Ricordando che E = hω ψ ( x, t ) = exp[i / h( px − Et )] • L’energia totale è E = T + V = T = p 2 / 2m per semplice sostituzione ∂ψ = Eψ ih ∂t h 2 ∂ 2ψ p 2 − = ψ 2m ∂x 2 2m ∂ψ h 2 ∂ 2ψ =− ih ∂t 2m ∂x 2 ih ) ∂ ψ = Tψ ∂t DA NOTARE • Non è una “derivazione”. Per esempio dovremmo ammettere che valga anche quando V ≠ 0 • Qui compare la derivata prima rispetto al tempo mentre la eq. delle onde classica è ∂ 2ψ 1 ∂ 2ψ = ∂ x 2 v fase ∂ t 2 • Abbiamo “associato” le relazioni: p2 2m h2 ∂2 − 2m ∂ x 2 Dipartimento di Chimica ih ∂ ∂t E Prof. Guido Gigli fm - 1 FONDAMENTI DELLA MECCANICA QUANTISTICA Prima delle leggi ( Postulati) vediamo i concetti 1) 2) 3) Variabili dinamiche Funzione d’onda o di stato Operatori Variabile Dinamica Si tratta di una qualsiasi variabile che definisce il moto di una particella posizione, velocità, quantità di moto, energia cinetica, momento angolare, ecc. (il tempo nella formulazione che seguiamo è un parametro) Si tratta delle medesime proprieta’ della meccanica classica Vedremo in seguito che compariranno anche nuove proprieta’ che non hanno corrispondenza in meccanica classica ( SPIN ) La funzione d’onda Nella formulazione che stiamo seguendo Ondulatoria) è concetto centrale Nell’interpretazione statistica di Born: (Meccanica Ψ ( x1, y1 , z1, x2 , y2 , z2 ,..., xn , yn , zn , t ) dx1dy1dz1...dxn dy n dzn 2 Ψ ( x1, y1 , z1, x2 , y2 , z2 ,..., xn , yn , zn , t ) dτ 2 Dove Ψ = valore assoluto (Ψ Ψ ) ∗ 1/ 2 Dipartimento di Chimica =Ψ ← reale e positivo Prof. Guido Gigli fm - 2 ⎢ψ⎪2 dτ è la probabilità che al tempo t si abbia che particella 1 in x1 ÷ x1+dx1 particella 1 in y1 ÷ y1+dy1 ……………………………………………………… particella n in zn ÷ zn+dzn • Questo significato fisico della ψ impone che le funzioni d’onda accettabili siano “ a buon comportamento “ “ well behaved ” la probabilità deve essere definita senza ambiguità 1) ad un sol valore dato x f(x) è unico 2) continua lim f(x) = f(a) sen(x) arcsen(x) SI’ NO con derivata prima continua ( a meno di eccezioni ) x→a 3) finita nel senso di “ quadrato integrabile “ * ∫ Ψ Ψdτ = ∫ Ψ dτ = N 2 numero finito No SI l’integrale del quadrato del valore assoluto della funzione deve essere finito Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 3 x2 − e 2 → x2 ∞ − 2 ∫− ∞ e x2 − ⋅ e 2 dx = ∞ − x2 ∫− ∞ e dx =π 1 2 SI ∞ x 2 → ∫− ∞ x 4 dx = ∞ NO attenzione: il campo di definizione della funzione è importante ⎧0 eix SI se x = θ ⎨ ⎩2π ⎧− ∞ x = x⎨ ⎩+ ∞ La condizione di “quadrato integrabile” consente la eix NO • se NORMALIZZAZIONE la particella deve essere da qualche parte la probabilità su tutto lo spazio deve essere 1 la probabilità “relativa” (integrale finito ) deve poter essere ricondotta alla probabilità assoluta ( 0 ÷ 1 ) la normalizzazione è la divisione per N1 / 2 ∫ Ψ* 1/ 2 N Ψ 1/ 2 N dτ = 1 • Si può dimostrare che, una volta normalizzata, la ψ rimane normalizzata col passare del tempo N = ∫ Ψ * Ψ dτ Dipartimento di Chimica non dipende dal tempo Prof. Guido Gigli • Non tutte le funzioni d’onda possono essere normalizzate→ ⎢ψ⎪2 è la densità di prob. relativa a2 ∫a1 b2 ∫b1 2 Ψ dx ← 2 Ψ dx è la probabilità che sia in a1 ÷ a2 rispetto a quella che sia in b1 ÷b2 b Ψ (x , t ) = e i (px − Et ) / h per esempio: Operatori • Si tratta di entità matematiche che trasformano una funzione f in un’altra funzione g g = α̂ f αˆαˆ f = αˆ 2 f (αˆ + βˆ ) f βˆαˆ f = βˆ g = h = αˆ f + βˆ f l’ordine di applicazione degli operatori è importante: (moltiplicare per) (elevare a) ⋅ f ≠ (elevare a) (moltiplicare per) f per esempio: αˆ = βˆ = 4 ⋅ αˆ βˆ f = 4 ⋅ f = 2 ⋅ f ≠ βˆαˆ f = 4 ⋅ f αˆ βˆ ≠ βˆαˆ Gli operatori α̂ e β̂ non commutano Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 4 • E’, quindi, importante l’operatore composto (αˆβˆ − βˆαˆ ) COMMUTATORE [αˆ , βˆ ] e’ una entità centrale a tutto lo sviluppo della meccanica quantistica • Se g = αˆ f αˆβˆ = βˆαˆ = 1 ⇒ α̂ e’ il reciproco di β̂ α̂ = β̂ -1 f = αˆ −1 g • Un operatore è LINEARE se αˆ [ f + g ] = αˆ f + αˆ g αˆ k f = kαˆ f d/dx e’ lineare exp √ non sono lineari • Valgono alcune proprieta (αˆ + βˆ ) γˆ = αˆ γˆ + βˆ γˆ αˆ (βˆ + γˆ ) = αˆ βˆ + αˆ γˆ [αˆ , βˆ γˆ ] = [αˆ , βˆ ]γˆ + βˆ [αˆ ,γˆ ] [αˆ βˆ ,γˆ ] = [αˆ ,γˆ ] βˆ + αˆ [βˆ ,γˆ ] (αˆβˆ )γˆ = αˆ (βˆγˆ ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 5 fm - 6 Autofunzioni ed Autovalori • In generale g = α̂ f Φ = α̂ Ψ dove g ed f sono linearmente indipendenti (c1 f1 + c2 f 2 + ... + cn f n = 0 ⇒ linearmente dipendenti ) quando per una particolare funzione f1 αˆ f1= a1 f1 N.B.: in questo caso autofunzione di α̂ autovalore corrispondente (numero complesso) g = a1f1 ed f1 sono lin. dipendenti c1f1 + c2f2 =0 -1⋅g + a1f1 = -a1f1 + a1f1 = 0 • Di norma esistono molte autofunzioni di un operatore αˆψ i = aiψ i ogni autofunzione di α̂ è unica nel senso di essere linearmente indipendente dalle altre Il sistema descritto da una di queste ψi è in un AUTOSTATO per l’operatore α̂ • Vi possono essere più autofunzioni con il medesimo autovalore si ha DEGENERAZIONE per esempio: più autofunzioni con la medesima energia totale ↔ più stati di moto con la stessa energia Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli • fm - 7 Le autofunzioni possono essere infinite e costituire un insieme continuo oppure discreto d2 d kx e = ke kx dx dx 2 sin nx = −n 2 sin nx Prodotto Scalare ed Ortogonalità • La definizione di prodotto scalare è: +∞ * ∫ Φ ( x )Ψ ( x )dx −∞ 2π π ∞ * ∫0 ∫0 ∫0 Φ * ∫∫∫ Φ ( x, y, z )Ψ ( x, y, z )dxdydz τ (r ,θ , ϕ )Ψ (r ,θ , ϕ ) r 2 sin θ dr dθ dϕ in forma più compatta ∫Φ * Ψdτ oppure usando la NOTAZIONE di DIRAC Φ ψ bra(c)ket * ∫ Φ Ψ dτ Φ ψ si possono immaginare queste corrispondenze (a sinistra della barretta: complesso coniugato) ΦΨ = ΨΦ * Φ kΨ = k Φ Ψ kΦ Ψ = k * Φ Ψ Ψ Ψ = Ψ Ψ * quindi e’ anche REALE Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 8 • Due funzioni sono ortogonali se Φ Ψ =0 oppure se, per un insieme (“set”) di autofunzioni di un operatore α̂ Ψi Ψ j = 0 ⇒ per tutti gli i ≠ j Se poi sono anche normalizzate sono ortonormali quando Ψi Ψ j = δ ij ⎧⎪δ ij = 1 → per i = j ⇒⎨ ⎪⎩δ ij = 0 → per i ≠ j δij delta di Kronecker Aggiunto di un operatore • L’aggiunto di un operatore lineare α̂ è quell’operatore α̂ + per il quale (per ogni Ψ e Φ) Φ αˆ + Ψ = αˆ Φ Ψ Φ αˆ + Ψ = αˆ Φ Ψ Ψ αˆ + Ψ = αˆ Ψ Ψ Operatori Hermitiani • Un operatore α̂ è Hermitiano se α̂ + = α̂ (cioè è autoaggiunto) Φ αˆ Ψ = αˆ Φ Ψ Ψ αˆ Ψ = αˆ Ψ Ψ quindi all’interno di un integrale un operatore hermitiano opera indifferentemente a destra od a sinistra Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 9 • Alternativamente si puo’ definire un operatore α̂ come Hermitiano se per un insieme di funzioni Ψi: ⎧ Ψ αˆ Ψ = Ψ αˆ Ψ i i j ⎪ j ⎨ ⎪ Ψ j αˆ Ψi = Ψi αˆ Ψ j ⎩ * = αˆ Ψ j Ψi * * * ∫ Ψ j αˆ Ψi dτ = ∫ Ψi (αˆ Ψ j ) dτ è la cosiddetta regola del “turn over” • L’Hermitianità di un operatore è una proprietà dell’operatore stesso, delle funzioni e del campo di integrazione • Vediamo qualche esempio per α̂ = d/dx dovrebbe valere che Φ αˆ Ψ = αˆ Φ Ψ cioe’ Φ ∫Φ * d dx d dx Ψ = d dx Φ Ψ d Ψ dx = ∫ dx Φ* Ψ dx Invece integrando per parti il primo membro, si ha: Φ d Ψ dx [ d = ∫ Φ* dx Ψ dx = Φ* Ψ Dipartimento di Chimica ] 0 +∞ −∞ d − ∫ dx Φ* Ψ dx = − d Φ dx Prof. Guido Gigli Ψ fm - 10 • ancora per esempio per α̂ = − ih d h d = dx i dx [ ] 0 +∞ d d d Φ − ih dx Ψ = ∫ Φ* (− ih ) dx Ψ dx = − ih Φ* Ψ − ∞ − (− ih ) ∫ dx Φ* Ψ dx = d ih ∫ dx Φ* Ψ dx = d − ih dx Φ Ψ • anticipiamo ora che tutti gli operatori utili della meccanica quantistica posseggono entrambe queste caratteristiche: sono Lineari ed Hermitiani • se per α̂ e β̂ lineari ed hermitiani vale che [α̂ , β̂ ]=0 (cioè commutano ) allora anche il loro prodotto α̂ β̂ è lineare ed hermitiano Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 11 POSTULATI I Postulato Lo stato di un sistema fisico è definito da una funzione d’ onda ψ delle coordinate e del tempo. Tutte le informazioni sullo stato del sistema sono contenute in questa funzione r • Esiste una ψ ( q ,t ) che deve essere : Funzione di Stato Funzione d’onda Vettore di Stato - ad un sol valore - continua - quadrato integrabile • Di norma assumeremo che la ψ sia normalizzata Ψ Ψ =1 • La denominazione “ vettore di stato” ci introduce allo Spazio di Hilbert e notazione di Dirac • Si tratta di uno schema concettuale alternativo per le funzioni d’onda quantomeccaniche Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli • fm - 12 In analogia allo spazio cartesiano definito da 3 vettori ortogonali un insieme di funzioni ortogonali (ortonormali) possono essere considerate come i vettori di base di uno spazio vettoriale (di Hilbert) nella notazione di Dirac i vettori base dello spazio di Hilbert sono chiamati “Kets” kets ⇒ Ψi oppure i alcune caratteristiche: - k Ψi = cΨi - quando un operatore agisce su di un ket il risultato e’ un altro ket Φ i = αˆ Ψi = αˆΨi e’ un nuovo ket nella stessa direzione ma di grandezza diversa • Poichè le ψi sono funzioni complesse lo spazio dei Ket è complesso e si introducono i complessi coniugati (trasposti) "Bra” bra ⇒ Ψi N.B. Ψi oppure è l' aggiunto Ψi infatti Ψi = Ψi Dipartimento di Chimica + + i del ket Ψi e Ψi = Ψi + Prof. Guido Gigli fm - 13 • Rivediamo il prodotto scalare ψψ Prodotto interno è un numero reale positivo in analogia al prodotto di un numero complesso per il suo complesso coniugato • Il prodotto scalare di un Bra <Ψj⏐ e di un Ket ⎟α̂ ψi> viene scritto Ψ j αˆ Ψi oppure j αˆ i Ψ j αˆ Ψi oppure j αˆ i oppure Aij II Postulato Ad ogni osservabile fisica è associato un operatore lineare ed Hermitiano • In generale ad ogni funzione classica della posizione e del momento r r A = (r , p ) corrisponde un operatore lineare Hermitiano r A(r ,−ih∇ ) • Siamo usando la cosiddetta “ rappresentazione delle posizioni” Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 14 x ⇒ x⋅ p x ⇒ −ih ∂ ∂x • Esiste anche la “ rappresentazione dei momenti” x ⇒ + ih ∂ ∂p x px ⇒ px ⋅ Vediamo il dettaglio delle regole • Alle variabili dinamiche classiche vengono associati degli operatori mediante regole postulate Variabile Operatore x x⋅ y y⋅ z z⋅ px ∂ h ∂ = −ih i ∂x ∂x h ∂ ∂ = −ih i ∂y ∂y ∂ h ∂ = −ih i ∂z ∂z py pz tutti Hermitiani • Questi operatori vengono usati nelle espressioni classiche Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli x2 px 2 fm - 15 ⇒ ( x ⋅)( x ⋅) = x 2 ⋅ ⇒ 2 ∂⎞ ⎛ ∂⎞ ⎛ 2 ∂ ⎜ − ih ⎟ ⋅ ⎜ − ih ⎟ = − h ∂x ⎠ ⎝ ∂x ⎠ ⎝ ∂x 2 Energia Cinetica ( ) ( ) 1 1 2 Ecin = T = m v x2 + v 2y + v z2 = p x + p 2y + p z2 2 2m ∂ 2 ⎟⎞ − h 2 ⎛⎜ ∂ 2 ∂2 − h2 2 ˆ + T = + = ∇ = 2 m ⎝⎜ ∂x 2 ∂y 2 ∂z 2 ⎟⎠ 2m − h2 Δ 2m “ Nabla quadro” Energia Potenziale ⎧V ( x, y, z , t ) E pot = V → ⎨ ⎩V ( x, y, z ) ⎧V = cost ⎪ V dipende dal problema fisico → ⎨ 1 2 V kx = ⎪⎩ 2 ) V = V Rotatore Rigido Oscillatore Armonico Energia totale Etotale = E pot + Ecin = V + T Eˆ totale = Hˆ = Eˆ pot + Eˆ cin = Vˆ + Tˆ = V + Tˆ ↑ è lineare ed Hermitiano Momento Angolare momento angolare classico Dipartimento di Chimica r r r r M =L=r ∧ p Prof. Guido Gigli fm - 16 r i x px r r r∧p r L r k z pz r j y py ( r = i yp z − zp y r r + j ( zp x − xp z ) + k xp y − yp x ) ( Ly Lx ) Lz ⎡⎛ ∂ ∂⎞ ⎛ ∂ ∂ ⎞⎤ ∂⎞ ⎛ ∂ Lˆ = − ih ⎢⎜⎜ y − z ⎟⎟ + ⎜ z − x ⎟ + ⎜⎜ x − y ⎟⎟⎥ ∂x ⎠⎦ ∂z ⎠ ⎝ ∂y ∂y ⎠ ⎝ ∂x ⎣⎝ ∂z L̂x III Postulato L̂ y L̂z In un sistema gli unici valori che una variabile dinamica può assumere sono gli autovalori dell’ operatore corrispondente αˆΨi = ai Ψi αˆ Ψi = ai Ψi αˆ i = ai i α̂ operatore associato alla variabile dinamica, per esempio: T̂ Ψi = Ti Ψi dove Ti sono i valori della energia cinetica • In altri termini Se il sistema è in un autostato dell’operatore ogni singola misura della variabile dinamica corrispondente ci fornirà come risultato esattamente uno degli autovalori Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 17 Se il sistema non è in un autostato, ma è descritto da una generica ψ, ogni volta che si fa una misura esso “finisce” in uno degli autostati per citare Dirac “Una misura fa sempre saltare il sistema in un autostato della variabile dinamica che si misura” IV Postulato per esempio: x = Ψ xˆ Ψ = Il valore medio di una serie di misure della variabile α su di un insieme di sistemi ciascuno dei quali è esattamente nel medesimo stato ψ è fornito dalla relazione α = Ψ αˆ Ψ = Ψ αˆ Ψ a = ∫ Ψ ∗αˆ Ψ dτ N.B. altre denominazioni: valore atteso attendibile di aspettazione Ψ xˆ Ψ p x = Ψ pˆ x Ψ = Ψ pˆ x Ψ h2 2 ∇ +V Ψ = E = Ψ − 2m Ψ ⎛ h2 2 ⎞ ⎜− ⎟Ψ ∇ + V ⎜ 2m ⎟ ⎝ ⎠ • Da notare che ψ può non essere autofunzione di α̂ Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 18 • Da notare che ogni singola misura fornirà come risultato uno degli autovalori ai dell’operatore α̂ per esempio: α = 3a1 + 4a2 + a3 + 2a4 10 naturalmente perchè il valore di <α> sia “attendibile” il numero di misure deve essere grande V Postulato la dipendenza temporale della funzione di stato ψ è fornita dall’equazione differenziale ∂Ψ Hˆ Ψ = i h ∂t Equazione di Schroedinger dipendente dal tempo • Per una particella ⎡ h2 2 ⎤ ∂Ψ ( ) − ∇ + , , , h V x y z t Ψ = i ⎢ ⎥ ∂t ⎣ 2m ⎦ Altri Postulati vedremo che saranno necessari ulteriori postulati per trattare lo SPIN Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 19 • Per il momento vediamo una serie di conseguenze ( dimostrabili) di questi postulati che chiameremo corollari corollario 1 Le quantità misurabili sono numeri reali corollario 2a Le autofunzioni ψm e ψn dell’operatore α̂ con autovalori am ed an ( cioè con autovalori diversi) sono ortogonali 2b Due autofunzioni degeneri di un operatore α̂ (cioè con il medesimo autovalore) possono essere combinate linearmente per realizzare funzioni ortogonali ed ancora autofunzioni dell’operatore (questa proprietà discende dalla linearità degli operatori di interesse in meccanica quantistica) corollario 3 Se l’energia potenziale di un sistema non dipende esplicitamente dal tempo la densità di probabilità non dipende dal tempo e l’energia totale è ricavabile dall’equazione Hˆ Ψ (3n ) = E Ψ (3n ) Equazione di Schroedinger indipendente dal tempo • Di quest’ultimo vediamone il perchè per una particella Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 20 • Per risolvere l’equazione di Schroedinger dipendente ∂ dal tempo Hˆ Ψ = i h Ψ supponiamo che la funzione ∂t d’onda complessiva sia esprimibile come: f ( x, y , z , t ) = Ψ ( x , y , z ) ⋅ Φ ( t ) stiamo cercando di separare le variabili ∂ f ∂t ∂ Ĥ Ψ Φ = i h ΨΦ ∂t ∂ Φ Ĥ Ψ = i h Ψ Φ ∂t dividendo per Ψ Φ 1 1 ∂ Ĥ Ψ Φ = ih Ψ Φ∂t Ĥ f = i h sono funzione di variabili indipendenti f ( coordinate ) = f ( tempo ) 1 Ĥ Ψ Ψ = costante = ih 1 ∂ Φ Φ∂t E Ĥ Ψ = E Ψ dΦ E dt = ih Φ Equazione di Schroedinger indipendente dal tempo ( Stato Stazionario ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 21 • Vediamo la dipendenza temporale dΦ E = dt Φ ih Φ(t ) = E t h i Ae = Ae • Complessivamente f = Ψ (x , y, z )Φ(t ) = Ψ (x , y, z )Ae − iE t h ⎜f⎟2=ff*= ψψ* non dipende dal tempo − iE t h A=1 per avere ƒ normalizzata A inglobato nella costante di normalizzazione di Ψ(x,y,z) • Più in generale Hˆ Ψi = Ei Ψi f ( x, y, z , t ) = ∑ ci Ψi ( x, y, z ) iE t − i e h ci costanti arbitrarie complesse i tutte le soluzioni sono esprimibili come somma di stati stazionari • Il tutto può essere così rappresentato - tenendo conto che Re Ψ − iEi t h Ei t Et − i sin i h h oscilla tra : 1,-i,-1, i, 1 ecc. .. con ν = E i / h e Imm Ψ Dipartimento di Chimica = cos - la funzione d’onda oscilla da ampiezze positive ad ampiezze negative ecc. con frequenza proporzionale all’Energia Prof. Guido Gigli • se immaginiamo di osservare la sola parte reale, nel fm - 22 caso di uno stato stazionario, la “onda” oscilla nel tempo senza spostarsi nello spazio ………………………….. Corollario 4 E’ possibile conoscere contemporaneamente e con precisione i valori di due variabili dinamiche soltanto se gli operatori corrispondenti commutano INFATTI Se entrambe le variabili devono essere note con precisione deve esistere una funzione di stato ψ per la quale ) αΨ =aΨ βˆ Ψ = b Ψ ⇒ βˆαˆ Ψ = βˆ a Ψ = aβˆ Ψ = ab Ψ ⇒ αˆβˆ Ψ = αˆb Ψ = bαˆ Ψ = ba Ψ QUINDI [ ] αˆβˆ Ψ = βˆαˆ Ψ ⇒ αˆβˆ − βˆαˆ = 0 = αˆ , βˆ VICEVERSA abbiamo già visto che non tutti gli operatori della quantomeccanica commutano xˆ pˆ x Ψ = - ih x pˆ x xˆ Ψ = - ih Dipartimento di Chimica ∂ Ψ ∂x ∂ ∂ ( x Ψ ) = - ih Ψ - ih x Ψ ∂x ∂x Prof. Guido Gigli ( xˆ pˆ x − pˆ x xˆ ) Ψ = ih Ψ [xˆ , pˆ x ] = ih il commutatore di x̂ e p̂ x vale ih fm - 23 • tutto ciò differisce dalla meccanica classica • si parla di Grandezze (variabili) CONIUGATE NON CONIUGATE A tutto ciò è legato il Principio di indeterminazione di Heisenberg Per un sistema in uno stato arbitrario ψ le generiche osservabili fisiche α e β non possono essere determinate simultaneamente con precisione se α̂ e β̂ non commutano • Una misura della imprecisione di α e β è la varianza • dei risultati a e b Si può dimostrare che 1 Ψ αˆβˆ − βˆαˆ Ψ 2 1 σ aσ b ≥ Ψ αˆ , βˆ Ψ 2 1 σ aσ b ≥ αˆ , βˆ 2 Se α̂ e β̂ commutano si possono conoscere con precisione entrambe le variabili Se α̂ e β̂ non commutano non si può scendere al di sotto del limite precedente σ aσ b ≥ [ ] [ ] • • Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 24 • per α̂ ≡ x̂ e β̂ ≡ p) x h 1 1 ih = (− ih ⋅ ih )1 / 2 = 2 2 2 h σ xσ p x ≥ 2 Poichè è sempre possibile conoscere con precisione una delle variabili, l’altra è determinata nei limiti indicati σ xσ p x ≥ • • Vediamo le proprietà di commutazione e,quindi,le eventuali limitazioni nella misura dei momenti angolari ⎛ ∂ ∂⎞ Lˆ x = − ih ⎜⎜ y − z ⎟⎟ ∂y ⎠ ⎝ ∂z ∂⎞ ⎛ ∂ Lˆ y = − ih ⎜ z − x ⎟ ∂z ⎠ ⎝ ∂x ⎛ ∂ ∂⎞ Lˆ z = − ih ⎜⎜ x − y ⎟⎟ ∂x ⎠ ⎝ ∂y • quanto vale il commutatore di L̂x ed L̂ y ? ⎛ ∂ ∂⎞ ∂ ⎞⎛ ∂ Lˆ x Lˆ y = − h 2 ⎜⎜ y − z ⎟⎟ ⎜ z − x ⎟ = ∂z ⎠ ∂y ⎠ ⎝ ∂x ⎝ ∂z 2 2 2 2 ⎞ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂ 2⎛ 2 ⎟ = − h ⎜⎜ y + yz − xy 2 − z + xz ⎟ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂ x z x y x y z ∂z ⎝ ⎠ 2 2 2 2 ⎞ ⎛ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂ 2 2 ⎟ − xy 2 + x + xz −z Lˆ y Lˆ x = − h ⎜⎜ yz ∂y∂z ⎟⎠ ∂y ∂y∂x ∂z ⎝ ∂z∂x ⎛ ∂ ∂⎞ Lˆ x Lˆ y − Lˆ y Lˆ x = − h 2 ⎜⎜ y − x ⎟⎟ = ih Lˆ z ∂y ⎠ ⎝ ∂x Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 25 • generalizzando Lˆ y Lˆ z − Lˆ z Lˆ y = ih Lˆ x Lˆ z Lˆ x − Lˆ x Lˆ z = ih Lˆ y • Invece per il Momento angolare totale Lˆ2 = Lˆ2x + Lˆ2y + Lˆ2z = Lˆ2 Lˆ x Lˆ2 − Lˆ2 Lˆ x ≡ 0 in conclusione • è possibile conoscere il momento angolare totale ed • una delle componenti non è possibile conoscere il momento angolare totale e due componenti • Esiste anche una limitazione relativa alla energia ed al tempo che,peraltro,è di natura diversa. Per vederla sarebbe necessario affrontare il problema di come varia nel tempo il valore di aspettazione e la conseguente Indeterminazione Energia-Tempo • Il tempo non è una variabile simile a posizione,momento,energia: è un Parametro - nella nostra rappresentazione (quella di Schroedinger) non esiste un “operatore” tempo - la incertezza in tempo non è esprimibile come un intervallo dei valori di aspettazione Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 26 - per una generica variabile cui sia associato l’operatore β̂ si puo’ dimostrare che h σ E Δt ≥ 2 è l’intervallo di tempo nel quale il valore di aspettazione di β̂ cambia di una quantità pari alla sua deviazione standard l’incertezza sull’energia dipende dalla natura della variabile associata a β̂ . Se cambia poco nel tempo l’incertezza su E sarà piccola e viceversa • il tutto puo’, piu’ semplicemente, essere espresso • • dicendo che se Δt è il tempo di vita di un determinato stato di un sistema allora la indeterminazione della energia di questo stato è tale che h σ E Δt ≥ 2 in linea di principio, per uno stato stazionario Δt = ∞ e la energia è nota con esattezza Il caso di maggior interesse è quello della Spettroscopia nella quale si misura una differenza di energia corrispondente ad una frequenza ΔE = h ν σ E Δt = hσν Δt ≅ h / 2 σν Δt ≅ 1 / 4π • In pratica Δt dipende dal tempo di permanenza nello stato eccitato ( 10-8 ÷ 10-10 s ) σν ≅ 107 ÷ 109 s −1 Dipartimento di Chimica σν~ ≅ 3 ⋅10 − 3 ÷ 3 ⋅10 −1 cm −1 Prof. Guido Gigli fm - 27 Corollario 5 Le autofunzioni di ogni operatore quantomeccanico corrispondente ad una variabile osservabile costituiscono un insieme completo e ortonormale. Cosa è un insieme di funzioni “completo”? Per quanto ci serve è sufficiente la definizione: Una serie di funzioni Φ1, Φ 2 ,... con determinati requisiti è completa se una generica funzione f con gli stessi requisiti è esprimibile come La funzione f può essere f = ∑ ci Φ i “espansa” in termini delle i funzioni Φ i CONSEGUENZE: • ogni combinazione lineare di un insieme di autofunzioni degeneri è ancora una autofunzione con il medesimo autovalore • Il corollario ci consente di dedurre l’effetto di un operatore su di una funzione che non è una delle sue autofunzioni Indaghiamo meglio sulla natura del valore di aspettazione di un operatore sistema fisico lo stato del sistema è descritto da una Ψ normalizzata non autofunzione di un operatore α̂ α̂ ha un insieme completo e ortogonale di autofunzioni Φ i Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 28 Dal corollario si ha che Ψ = ∑ ci φi i ed il valore di aspettazione della variabile associata ad α̂ è a = Ψ αˆ Ψ = ∑ ci Φ i αˆ ∑ c j Φ j i j = ∑ ∑ ci∗c j Φ i αˆ Φ j = ∑ ∑ ci∗c j Φ i a j Φ j = i j i j = ∑ ∑ ci∗c j a j Φ i Φ j =∑ ∑ ci∗c j a jδ ij i j i j a = ∑ ci∗ci ai =∑ ci ai 2 i i - Ogni singola misura della variabile corrispondente allo operatore α̂ fornirà uno degli autovalori ai - Il valore medio delle misure è una media pesata sui ci* ci degli autovalori ai 2 - Ogni ci è la “probabilità” che venga misurato il corrispondente autovalore ai - 2 ci è la probabilità che il sistema venga trovato in uno stato descritto dalla funzione Φ i Peraltro ci = Φ i Ψ infatti : Φ j Ψ = Φ j ∑ ci Φ i = ∑ ci Φ j Φ i = c j i i • Tutto ciò può essere considerato come: - L’espansione della ψ nelle autofunzioni Φ i - Lo stato Ψ come SOVRAPPOSIZIONE degli AUTOSTATI Φ i (uno stato è scomposto nei vettori componenti che sono stati “puri”) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 29 Corollario 6 • Se due operatori α̂ e β̂ hanno un insieme completo di autofunzioni simultanee allora i due operatori commutano • Se due operatori α̂ e β̂ commutano possiamo trovare un insieme completo di funzioni che sono autofunzioni simultaneamente di entrambi gli operatori Principio di corrispondenza di Bohr • una delle forme in cui puo’ essere espresso è: “ Per h che tende a zero, cioè per dimensioni macroscopiche del sistema in esame, i risultati della trattazione quantomeccanica tendono a divenire uguali a quelli della analisi classica” (naturalmente rimane vero che poichè h non è, in realta’, una variabile i risultati classici e quantistici sono diversi) • alternativamente ( per esempio): “ Un pacchetto d’onde ben definito si muove in accordo alle leggi di meccanica classica della particella che rappresenta” INFATTI secondo il teorema di Ehrenfest d x d p dV =− = F dt dt dx si tratta della generalizzazione quantomeccanica delle espressioni classiche del moto; cioè, i valori di dV aspettazione di p , ed F seguono le leggi classiche: dt dx p=m e di Newton F = m ⋅ a dt p =m Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 30 Un breve approfondimento sui “bra” e “ket” • • Ψ e cΨ rappresentano il medesimo stato fisico (per postulato) – in termini di vettori questo significa che ne conta soltanto l’orientazione e non la lunghezza Ψi è un membro dello spazio “duale” dei “bra” – “corrisponde” al ket Ψi • c* Ψi è il bra duale di c Ψi • gli operatori agiscono sui bra da destra • ˆ e si Ψ α genera un altro bra ˆ α̂ Ψ in generale non corrisponde a Ψα SE ˆ+ α̂ Ψ corrisponde a Ψα α̂ ed α̂ + sono l’uno l’aggiunto dell’altro SE α̂ = α̂ + α̂ è hermitiano ed autoaggiunto • Ψ αˆ ed α̂ Ψ non hanno senso (non sono leciti) • ( Ψ ) • (αˆ Ψ ) è il prodotto scalare interno Ψ αˆ Ψ • esiste anche il Prodotto esterno Φ Γ che è un operatore Φ Γ che quando opera sulla Ψ la trasforma in una funzione (un ket) proporzionale alla Φ infatti Φ Γ Ψ = Φ Γ Ψ = Φ cos tan te Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli fm - 31 • un particolare prodotto esterno è l’operatore di proiezione Φi Φ i = P̂i • quando è applicato ad una Ψ : Φi Φi Ψ il risultato è un ket proporzionale a Φ i cioè l’operatore P̂i ha proiettato Ψ in Φ i • nel caso dell’espansione di una Ψ in un set di funzioni ortonormali Φ i sappiamo che: Ψ = ∑ ci Φ i i Ψ = e che ci = Φ i Ψ quindi ∑ Φi Ψ Φi = ∑ Φi Φi Ψ i poichè poi la i Ψ è arbitraria ne consegue che ∑ Φi Φi = 1 i • relazione di completezza perché è legata al criterio di completezza la relazione precedente puo’ essere inserita in una equazione in qualsiasi punto della medesima: per esempio ⎛ ⎞ Ψ Ψ = 1 = Ψ ⎜ ∑ Φi Φi ⎟ Ψ = ⎝i ⎠ ∑ Ψ Φi Φi Ψ = ∑ Φi Ψ i Dipartimento di Chimica i 2 = ∑ ci2 = 1 i Prof. Guido Gigli ps - Università di Roma “ La Sapienza” PARTICELLA NELLA SCATOLA • Iniziamo ad affrontare i sistemi “modello” che sono utili in Chimica (e per i quali si riesce a risolvere la equazione di Schroedinger) con un modello adatto ai GAS IDEALI particelle puntiformi nessuna interazione fra le particelle dU =0 dV T soltanto energia cinetica - in una dimensione esplicitiamo le condizioni di un sistema fisico nel quale una particella di massa m è confinata in una buca di potenziale di profondità infinita V(x) ha questo aspetto V (x) = 0 0 ≤ x ≤ a V=∞ V=∞ V(x) V (x) = ∞ 0 • V ( x ) ≠ f (t ) a x<0 x >a x usiamo la eq. di Schroedinger dipendente dal tempo Ĥ Ψ = E Ψ non h2 d 2 − + V ( x ) Ψ = EΨ 2 2 m dx Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli 1 ps - Università di Roma “ La Sapienza” 2 per V ( x ) = ∞ h 2 d 2Ψ − = ( E − ∞ )Ψ = ∞Ψ ⇒ 2m dx 2 1 d 2Ψ ⇒ Ψ= ∞ dx 2 La probabilità d 2Ψ dx 2 = ∞Ψ ⇒ ⇒ Ψ=0 ( ψ ) di trovare la particella fuori 2 dalla scatola è nulla per V ( x ) = 0 h 2 d 2Ψ d 2 Ψ 2 Em − = EΨ ⇒ − 2 = 2 Ψ 2m dx 2 dx h 2 p E= e p = hk 2m d 2Ψ − 2 = k 2Ψ dx Le soluzioni di questa eq. differenziale devono essere funzioni proporzionali alla loro derivata seconda come • f f’ f” sin kx k cos kx − k 2 sin kx cos kx − k sin kx − k 2 cos kx e ikx ik e ikx i 2 k 2 eikx e −ikx − ik e −ikx i 2 k 2 e − ikx in questo caso sono meno semplici da usare Usiamo la soluzione generale Ψ ( x ) = A sen kx + B cos kx A e B costanti arbitrarie da determinare con le CONDIZIONI al CONTORNO Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ps - Università di Roma “ La Sapienza” 3 Ψ = 0 ⇔ fuori dalla scatola Ψ = 0 per x = 0 e x = a conseguentemente : x = 0 ⇒ Ψ (0 ) = 0 = A sin (0) + B cos(0) = B x = a ⇒ Ψ (a ) = 0 = A sin (ka ) A sin (ka ) = 0 A = 0 ⇒ non accettabile ( Ψ(x) = 0 ovunque ) sin (ka ) = 0 ⇒ ka = nπ con n = 1,2,...,n ( n = 0 significhe rebbe Ψ(x) = 0 ovunque ) (n < 0 non fornisce nuove soluzioni sen(-θ ) = −senθ ) le condizioni al contorno hanno introdotto la QUANTIZZAZIONE con n Dal punto di vista fisico soltanto per alcuni valori dell’onda associata (alla De Broglie) la funzione d’onda rappresenta correttamente il moto ka = nπ 2π λ a = nπ 2a λn = n h hn pn = = λn 2a Dipartimento di Chimica 2mE 2 h 1 2 a = nπ n2h2 p2 En = = 8ma 2 2m Prof. Guido Gigli ps - Università di Roma “ La Sapienza” Energia • • L’energia è quantizzata Il più basso possibile livello è E1 = h2 8ma ⇒ n =1 2 c’è una Energia di Punto zero In accordo con il principio di indeterminazione di Heisenberg Infatti ∆x = a la particella e’ da qualche parte nella scatola ∆p x = 2 p x il suo momento varia nel campo p x ⊆ [− p x ,+ p x ] nh ∆x ∆p x = a ⋅ 2 ⋅ p x = a ⋅ 2 = n h 2a • L’energia e le differenze di energia ∝ per m ed a 1 1 e 2 m a d’ordine di grandezza macroscopico si ha un CONTINUO limite classico Principio di CORRISPONDENZA Funzione d’onda Ψn ( x ) = A sin kx nπ = A sin x a A viene determinato con la condizione di Normalizzazione Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli 4 ps - Università di Roma “ La Sapienza” nπ a 2 2 ∫0 A sin a x dx = 1 cos 2 θ + sin 2 θ = 1 usando cos 2 θ − sin 2 θ = cos 2θ 2 sin 2 θ = 1 − cos 2θ θ = nπ x a ⇒ dx = A 2 nπ a A2 a [θ ] ∫ (1 − cos 2θ ) dθ = 2 0 nπ 2 nπ A2 a = {(nπ − 0) − 0} = 2 nπ 2 A = a x = 0 → θ = 0 ⇒ x = a → θ = n π a dθ nπ nπ 1 0 − 2 [sin 2θ ] 0nπ A2 a = 1 2 1 2 2 nπ Ψn ( x ) = sin x a a • Possiamo controllare che queste autofunzioni siano ortogonali Ψm Ψn = 0 ⇒ n ≠ m come esempio prendiamo in considerazione i primi due livelli n = 1 n = 2 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli 5 ps - Università di Roma “ La Sapienza” a 2 ∫ A sin π 0 a a 2 ∫ 2 A sin 0 = 2A 2 x ⋅ sin π a aa π x ⋅ sin ∫ sin 0 2π x dx = a π a x ⋅ cos π a 2π π x ⋅ d sin a a sen 2α = 2 senα cos α x dx = x = a π ∝ sin 3 x = 0 a 0 • • vediamo l’aspetto di queste autofunzioni La funzione d’onda completa per gli stati stazionari Ψ ( x, t ) = Ψ ( x ) iEt − ⋅e h Dipartimento di Chimica = 2 nπ ⋅ sin x ⋅ e a a n 2h 2 −i t 8 ma 2 h Prof. Guido Gigli 6 ps - Università di Roma “ La Sapienza” 7 Osservazioni • All’aumentare di n la probabilità di trovare la particella tende sempre di più ad essere uniforme in tutta la scatola Ψ2 anche qui è all’opera il principio di corrispondenza n grande • Le Ψ con n pari ed n dispari hanno simmetria diversa n pari antisimmetriche n dispari simmetriche si tratta di una conseguenza generale della simmetria del Potenziale PARITA’ delle autofunzioni di un sistema con Potenziale SIMMETRICO • La energia cresce al crescere del numero di NODI delle autofunzioni Una semplice interpretazione fisica è che tanto più la Ψ “curva” tanto più aumenta la Energia Cinetica PERCHE’ l’operatore Tˆ implica l’uso di una derivata seconda Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ps - Università di Roma “ La Sapienza” • e’ da notare che le autofunzioni che abbiamo trovato lo sono per l’operatore Hamiltoniano ma non per l’operatore momento lineare d nπ nπ nπ −ih A sin x = −ih A cos x dx a a a ne consegue che una misura del momento non porterebbe al risultato “classico” p n2 = 2 m E n ma ad una distribuzione di probabilita’ dei risultati della misura con aspetto simile al seguente n=10 ρ ( p) n=2 n=1 -15 0 +15 p /(h / 2a) vi si puo’ notare che all’aumentare di n la descrizione quantistica tende a quella classica • l’osservazione precedente ci porta a considerare un esempio per approfondire il significato di una funzione d’onda non autofunzione • supponiamo che una particella nella scatola sia descritta da una funzione che non e’ autofunzione dell’hamiltoniano π x Φ( x ) = C sen 5 a • “espandiamo” questa funzione d’onda nelle autofunzioni che conosciamo (cioè riproduciamo questa funzione con una combinazione lineare delle autofunzioni; in questo caso si puo’ usare una formula trigonometrica ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli 8 Università di Roma “ La Sapienza” Ψ(x) = C 16 π x 3π x 5π x sen − sen + sen 10 5 = a a a ps - C a ( 10 Ψn=1 − 5 Ψ3 + Ψ5 ) = C a ( 10 1 − 5 3 + 5 ) 16 2 16 2 la misura della energia di questa particella darebbe come risultato uno (ed uno soltanto) dei tre valori E1, E3, E5 (il sistema collassa in uno degli autostati) con queste probabilita’ h2 10 2 E1 = ⇐ P1 = 2 2 2 = 0.794 2 8ma 10 + 5 + 1 = E3 = E5 = 9 h2 8ma 2 25 h 2 8m a2 ⇐ P1 = ⇐ P1 = 52 10 + 5 + 1 2 2 2 12 10 2 + 5 2 + 12 = 0.198 = 0.008 Effetto Tunnel • • un interessante fenomeno, del tutto “quantistico” si presenta quando la nostra scatola di potenziale non ha pareti infinite in questo caso la funzione d’onda non e’ “forzata” dalle condizioni al contorno ad andare a zero al limite della scatola; ne consegue questo aspetto Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli 9 Università di Roma “ La Sapienza” • • • • • • • ps - la particella puo’ trovarsi al di fuori della scatola laddove il potenziale e’ maggiore della sua energia totale T=E–V <0 il che è, classicamente, un assurdo se due scatole di questo tipo sono affiancate la particella puo’ essere “trovata” sia nella scatola di destra che in quella di sinistra in termini classici la particella passa da sinistra a destra senza superare la barriera di energia potenziale ( la “collina” ); è come se ci fosse un “tunnel” fra le due scatole questo effetto dipende da : altezza della barriera (diminuisce con) larghezza delle scatole (diminuisce con) massa della particella (diminuisce con) in sintesi, al limite classico (grande barriera, ampie scatole, grandi masse) l’effetto sparisce alcune reazioni che coinvolgono atomi leggeri come l’idrogeno risentono fortemente di questo effetto tunnel Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli 10 ps - Università di Roma “ La Sapienza” Particella in una scatola tridimensionale • Il risultato ottenuto può essere facilmente esteso al caso a 3 dimensioni V ( x, y , z ) = 0 ⇒ 0 ≤ x ≤ a 0 ≤ y ≤ b 0 ≤ z ≤ c V ( x, y , z ) = ∞ ⇒ h2 − 2m • per qualsiasi altro valore di x, y, z 2 2 ∂2 ∂ ∂ ∂x 2 + ∂y 2 + ∂z 2 Ψ ( x, y, z ) = E Ψ ( x, y, z ) Usiamo il metodo della separazione delle variabili Ψ ( x, y , z ) = X ( x ) ⋅ Y ( y ) ⋅ Z ( z ) h 2 1 ∂ 2 X h 2 1 ∂ 2Y h 2 1 ∂ 2 Z − − − =E 2m X ∂x 2 2m Y ∂y 2 2m Z ∂z 2 x, y e z sono indipendenti e quindi h2 1 d 2 X − = Ex 2m X dx 2 h 2 1 d 2Y − = Ey 2m Y dy 2 h2 1 d 2Z − = Ez 2m Z dz 2 E = Ex + E y + Ez 2 n π X (x) = ⋅ sin x a a x ⇒ n yπ 2 Y ( y) = ⋅ sin b b y ⇒ 2 n π Z (z ) = ⋅ sin z z ⇒ c c • Ex = Ey = Ez = n x2 h 2 8ma 2 n 2y h 2 8mb 2 n z2 h 2 8mc 2 In questo caso compare la DEGENERAZIONE ( che qui e’ accidentale ) SE a = b = c Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli 11 ps - Università di Roma “ La Sapienza” En x , n y , n z = 2 2 2 ( ) n + n + n x y z 2 8ma h2 nx ny nz E h 2 8ma 2 Degenerazione 1 2 1 1 1 1 2 1 1 1 1 2 3 6 6 6 1 3 ci sono 3 diverse Ψ (diversi Stati di moto) con il medesimo autovalore di E Ψ (2,1,1) Ψ (1,2,1) Ψ (1,1,2 ) E’ immediato rendersi conto che la degenerazione nasce qui dalla simmetria della scatola • Per una scatola Bidimensionale Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli 12 oa - 1 Università di Roma “ La Sapienza” OSCILLATORE ARMONICO • • Sistema modello delle vibrazioni delle molecole (approssimazione della realtà) Vediamolo da un punto di vista Classico e Quantistico Secondo la Meccanica Classica f =− dV dx r r r r f ∝ x ⇒ f = −kx 1 ⇒ V = − ∫ f dx = kx 2 + cost 2 f = m &x& ⇒ − kx = m d 2x dt 2 x = a cos 2π (ν t − φ ) ⇒ a = elongazione massima ν= ω = (k m )1 2 Etot 1 2π 1 2 k m e k = ω 2m 1 1 = T + V = m x& 2 + kx 2 = 2 2 1 1 m a 2 (2π )2ν 2 sin 2 2π (ν t − φ ) + ka 2 cos 2 2π (ν t − φ ) 2 2 1 1 Etot = k a 2 sin 2 ... + cos 2 ... = k a 2 2 2 • da notare 1. E è continua 2. ν è legata alle proprietà del sistema m e k = ( Dipartimento di Chimica ) Prof. Guido Gigli oa - 2 Università di Roma “ La Sapienza” • più realisticamente per una molecola biatomica • il problema puo’ essere ricondotto a quello del moto di un particella di massa fittizia m ⋅m µ= 1 2 massa ridotta m1 + m2 che oscilla con frequenza 1 k ν= 2π µ lungo la coordinata q = x2 − x1 µ -q Dipartimento di Chimica +q Prof. Guido Gigli oa - 3 Università di Roma “ La Sapienza” Secondo la Meccanica Quantistica • Possiamo usare la eq. di Schroedinger NON dipendente dal tempo [V ≠ f (t )] Hˆ Ψ (3n ) = EΨ (3n ) 1 2 1 2 p x2 1 + mω 2 x 2 T + V = mv x + kx = 2 2 2m 2 d pˆ x = −ih e xˆ = x ⋅ dx h2 d 2 1 2 2 ˆ H =− + m ω x 2m dx 2 2 • Introduciamo una nuova variabile adimensionale 1 2 1 2 mω 2 mω mω 2 y= x x ⇒ dy = dx ⇒ y = h h h h 2 mω d 2 1 hω d 2 hω 2 2 h 2 ˆ H =− y =− y + mω + 2m h dy 2 2 mω 2 dy 2 2 hω d 2 hω 2 − Ψ ( y ) + y Ψ ( y ) = EΨ ( y ) 2 dy 2 2 hω 2 • 2 2 d y − Ψ( y ) = E Ψ( y ) 2 dy si tratta, anche qui come nel caso della particella nella scatola, di una equazione differenziale di II ordine che va risolta la soluzione è abbastanza complicata • per il momento vediamone i soli risultati Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 4 Università di Roma “ La Sapienza” • la funzione d’onda è Ψn ( y ) = c ⋅ u ( y ) e − y2 2 = c ⋅ H n (y) e − y2 2 ⋅ H n ( y ) è un polinomio detto di Hermite il quale dipende dal numero n che è un intero positivo • in effetti, anche qui come nel caso della particella nella scatola, sono le condizioni imposte alla funzione d’onda ( in questo caso di andare a zero all’infinito per consentire di essere quadrato integrabile ) che rendono il numero n quantizzato • i polinomi sono esprimibili in forma compatta con una unica formula: ( formula di RODRIGUEZ ) n n y2 d − y2 H n ( y) = c ⋅ e e con c = ( 1 ) dy n • vediamo, per esempio, i primi polinomi H0 ( y) = 1 H1 ( y ) = (-1)1 ⋅ e y 2 d − y2 y2 − y2 e = − e − 2 ye = 2y dy ( ) 2 2 2 2 2 H 2 ( y ) = e y − 2e − y + 4 y 2 e − y = e y e − y 4 y 2 − 2 = 4 y 2 − 2 H 3 ( y ) = 8 y 3 − 12 y H 4 ( y ) =16 y 4 − 48 y 2 + 12 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 5 Università di Roma “ La Sapienza” • • esistono anche delle relazioni che consentono di ricavare automaticamente un polinomio dagli adiacenti 2 y H n −1 = 2(n − 1)H n − 2 + H n anche gli autovalori della energia dipendono dal numero quantico n e quindi per ogni n Hˆ Ψn ( y ) = En Ψn ( y ) dove En = 1 (2n + 1) hω = n + 1 h ω = n + 1 h ν 2 2 2 1 e ν= 2π dove ω = 2πν • 12 k m ⇐ frequenza classica Torniamo alla soluzione generale del problema dell’oscillatore armonico Ψn ( y ) = c ⋅ u ( y ) e − y2 2 = c ⋅ Hn (y) e − y2 2 Normalizzando la ψ si ha Ψn ( y ) = 1 (2 n!) n 12 14 π Hn (y) e mω y = h 12 dove Dipartimento di Chimica − y2 2 x = (mk )1 4 x h1 2 Prof. Guido Gigli oa - 6 Università di Roma “ La Sapienza” • Vediamo l’aspetto delle funzioni d’onda e la progressione delle energie 1 1 1 E = n + hν = v + hν = v + hcν 2 2 2 E 1 1 = v + ν = n + hω −1 2 2 cm • Alcuni punti notevoli da osservare: Energia discontinua con incrementi costanti Energia di “punto zero” ⇔ Principio di indeterminazione Energia che aumenta all’aumentare del numero di “nodi” della ψ ⇔ E che aumenta con curvatura della ψ ψ n = pari simmetriche rispetto ad un piano ψ n = dispari simmetriche rispetto ad un centro Numero di nodi della ψ = valore del numero quantico n o v Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 7 Università di Roma “ La Sapienza” • Per quanto riguarda la densità di probabilità ψ *ψ La particella si può trovare al di fuori dei limiti della elongazione massima classica; anche qui abbiamo lo ( ) EFFETTO TUNNEL ν ∝ m −1 2 la penetrazione nella barriera cresce al diminuire della massa perché, a parita’ di potenziale, una massa piccola significa una frequenza grande ed una energia di punto zero elevata La densità di probabilità tende a quella classica per n → ∞ Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 8 Università di Roma “ La Sapienza” Metodo degli Operatori per la soluzione della equazione di Schroedinger • è istruttivo vedere questo metodo, essenzialmente algebrico, che sfrutta le proprieta’ di commutazione degli operatori e non richiede di affrontare complicate elaborazioni matematiche Autovalori • Abbiamo visto che la eq. di Schroedinger, con una nuova variabile adimensionale è diventata Hˆ Ψ ( y ) = E Ψ ( y ) hω 2 d 2 ˆ con l’operatore H = y − 2 2 dy • oservando l’hamiltoniano si puo’ immaginare che per analogia con a 2 − b 2 = (a + b ) (a − b ) si possa cercare un modo per fattorizzare l’operatore e, quindi, ridurre la equazione differenziale dal II al I ordine • in effetti questo è possibile con i nuovi operatori 1 1 d i pˆ mω 2 αˆ = y + = x+ dy 2 h mω 2 non Hermitiani 1 1 d i pˆ mω 2 + αˆ ≠ αˆ + αˆ = y − = x− dy mω 2 2h ( ) ricaviamo il commutatore di questi operatori: Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 9 Università di Roma “ La Sapienza” 1 d d 1 2 d d d 2 αˆαˆ = y + ⋅ y − = y − y + 1 + y − 2 = 2 dy dy 2 dy dy dy + 1 2 d 2 1 y − + 2 dy 2 1 2 d 2 αˆ αˆ = y − 2 − 1 2 dy + [αˆ ,αˆ ] = 1 + [αˆ ,αˆ ] = − 1 + 1 1 Hˆ = αˆ +αˆ + hω = Nˆ + hω 2 2 • Nˆ ≡ αˆ +αˆ Operatore Numero La relazione precedente ci dice che: ) ) H ed N differiscono - del fattore h ω -della costante1/2 QUINDI ) ) H ed N -commutano -hanno le medesime autofunzioni Nˆ Ψi = ν i Ψi 1 1 Hˆ Ψi = Nˆ + hω Ψi = ν i + hω Ψi = Ei Ψi 2 2 1 Ei = ν i + hω 2 infine, poiché si dimostra che gli autovalori dell’operatore N̂ sono i soli numeri interi positivi (incluso lo zero): 1 1 νi = n E = n + hω = n + hν 2 2 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 10 Università di Roma “ La Sapienza” • Con i commutatori [Nˆ ,αˆ ] = −αˆ e [Nˆ ,αˆ ] = +αˆ + + si puo’ vedere che gli strani operatori αˆ ed αˆ + che abbiamo introdotto fanno scendere e salire nella scala dei valori permessi di energia ) α è un operatore che fa “scendere” lungo la scala dei valori permessi di energia [Nˆ ,αˆ ] Ψi = Nˆ αˆ Ψi − αˆ Nˆ Ψi = −αˆ Ψi Nˆ αˆ Ψi = αˆ Nˆ Ψi − αˆ Ψi = αˆ ν i Ψi − αˆ Ψi Nˆ αˆ Ψi = (ν i − 1) αˆ Ψi Cosa significa questa relazione? • α̂ ψ i ( νi • α̂ −1 è una autofunzione di N̂ con autovalore ) agendo sull’autostato ψ i (con autovalore ν i ) dell’operatore N̂ lo modifica in un altro autostato con autovalore più basso ν i − 1 • L’energia dello stato in accordo con Ei = ( νi +1 2 ) hω viene diminuita di h ω QUINDI α̂ viene chiamato OPERATORE di DISCESA STEP DOWN (DISTRUZIONE) (ANNICHILAZIONE) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 11 Università di Roma “ La Sapienza” ANALOGAMENTE Nˆ αˆ + ψ i = (ν i + 1) αˆ + ψ i α̂ + viene chiamato OPERATORE di SALITA STEP UP (CREAZIONE) Autofunzioni • Schematicamente αˆ Ψn ≡ αˆ n αˆ + Ψn n -1 ˆ sono autofunzio ni di N con autovalori ≡ αˆ + n n + 1 QUINDI α̂ n è una funzione Φ che soddisfa la equazione Nˆ Φ = (n − 1) Φ CIOE’ • Φ è la ψ n −1 ⇒ In generale Nˆ Ψn −1 = (n − 1)ψ n −1 αˆ n = cos t n − 1 Dalle condizioni di normalizzazione αˆ n = n n − 1 αˆ + n = n + 1 n + 1 In altri termini: Con gli operatori α̂ ed α̂ + possiamo ottenere qualsiasi funzione d’onda dalla successiva o dalla precedente Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 12 Università di Roma “ La Sapienza” Ci rimane da determinare la forma analitica delle autofunzioni • Vediamo la prima della serie αˆ Ψ0 ≡ αˆ 0 = 0 1 1 d ≠ 0 si ha : y + Ψ0 = 0 e poichè dy 2 2 dΨ0 = − y Ψ0 dy ⇒ Ψ0 = cost e y2 2 Ψ0 = π −1 4 e normalizzando si ottiene : • - - y2 2 = 0 Ora possiamo ottenere le altre autofunzioni “SCALANDO” la serie con l’operatore di salita 1 y2 1 d − 0 + 1 1 = αˆ + 0 = y − π 4 e 2 dy 2 1 y2 − 1 2y 4 2 = y Ψ0 + π e 2 2 1 π 2 − 1 4 2y e - y2 2 = 2π Dipartimento di Chimica − = = 1 4 y e - y2 2 dove 2 y = H1 ( y ) Prof. Guido Gigli oa - 13 Università di Roma “ La Sapienza” 1 + 1 2 = αˆ + 1 = 2 1 d 1 d y − 1 = y − 21 2 π −1 4 y e- y dy dy 2 2 1 2 −1 4 - y 2 2 y2 π ye −1 2 = 2 − 21 2 π −1 4 e- y 2 2 + 21 2 π −1 4 y 2 y e- y 2 2 2 = 2 −1 2 2 21 2 π −1 4 y 2 e- y 2 = 2 −1 2 π −1 4 (2 y 2 − 1) 2 −2 12 π −1 4e- y 2 = = 2 ( 2 2 ) −1 4 2 y2 −1 e = π y2 e 2 H 2 ( y) IN CONCLUSIONE (ritornando alla variabile x) 12 mω y = x h ( ) 14 mω Ψn ( x ) = 2 n n ! −1 2 π h H n ( y) e − y2 2 Regole di Selezione • In spettroscopia le “Regole di Selezione”, cioè le regole che ci dicono quali sono le transizioni permesse, dipendono, sostanzialmente, da: Integrale del momento di transizione * ∫ φ n µ φm dτ = φ n µ φ m In sostanza sviluppando il momento di Dipolo Elettrico compaiono degli integrali del tipo n xˆ m Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli - y2 2 oa - 14 Università di Roma “ La Sapienza” • • Vediamo il valore di questi Elementi di Matrice Usiamo la definizione degli operatori α̂ e α̂ + per ricavare x̂ 12 i pˆ x mω ˆ ˆ α = + x 12 ω 2 h m ω m αˆ + + αˆ = 2 xˆ ⇐ 12 2h i pˆ x + mω ˆ ˆ α = − x 2 h m ω ( ) 12 h xˆ = 2mω • peraltro gli operatori di salita e discesa fanno “salire e scendere” lungo la scala delle autofunzioni n αˆ n = n n − 1 • (αˆ + + αˆ ) Abbiamo αˆ + n = n + 1 n + 1 e n xˆ m ≡ n' xˆ n n' αˆ n = n n' n − 1 = n δ n ', n −1 = 0 ⇒ n' ≠ n − 1 = 1 ⇒ n' = n − 1 n' αˆ + n = n + 1 n' n + 1 = n + 1 δ n ', n +1 QUINDI [ n' αˆ + n + n' αˆ n [ n + 1 δ n ', n +1 + n δ n ', n −1 12 h n' xˆ n = 2mω 12 h = 2mω Dipartimento di Chimica ] ] Prof. Guido Gigli oa - 15 Università di Roma “ La Sapienza” 12 h n + 1 xˆ n = 2mω 12 h n − 1 xˆ n = 2mω (n + 1) n n' ≠ n + 1 n' xˆ n = 0 per n' ≠ n − 1 E’ come dire che abbiamo: La regola delle possibili transizioni REGOLA di SELEZIONE ∆n = ±1 L’energia corrispondente è ∆E = h ω = hν la transizione avviene alla frequenza ν dell’oscillatore classico 1 K 2π m Indeterminazione σ x 2 = ( x − x )2 ≡ (x − x σ px 2 = ( p x − p x )2 ≡ • )2 ( px − px )2 Per valutare queste quantità ci servono i valori di aspettazione di x̂ e p̂ x per un oscillatore armonico nel generico autostato n Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 16 Università di Roma “ La Sapienza” • per x̂ • per p̂ x n xˆ n = 0 mhω n ' pˆ n = n ' i 2 12 ( αˆ + − αˆ ) mhω =i 2 [ n ' αˆ mhω =i 2 [ (n + 1) 12 12 + n = ] n − n ' αˆ n = 12 δ n', n +1 − n1 2 δ n', n −1 ] n pˆ n = 0 σ x 2 = ( x − 0 )2 QUINDI = x2 σ px 2 = p x2 SI RICAVA CHE n xˆ 2 n = h (n + 1 2 ) mω n pˆ x 2 n = m h ω (n + 1 2 ) IN CONCLUSIONE σ x σ px 12 h 12 12 12 = (n + 1 2 ) (m h ω ) (n + 1 2) = mω = (n + 1 2 ) h per n = 0 σ x σ px h = 2 Dipartimento di Chimica Esattamente il limite minimo del principio di Heisenberg Prof. Guido Gigli oa - 17 Università di Roma “ La Sapienza” Valori medi di Energia cinetica e potenziale • Facendo uso dei risultati di x 2 e p x 2 possiamo ricavare i valori medi della Energia cinetica, T, e della Energia potenziale V p2 1 1 1 1 1 T = n n = p2 = m hω n + = hω n + 2m 2m 2m 2 2 2 1 2 k 2 mω 2 h 1 1 1 V = n kx n = x = hω n + n + = 2 2 2 mω 2 2 2 L’energia si ripartisce per metà in Energia Cinetica e per metà in Energia Potenziale E = T +V In accordo con il Teorema del VIRIALE secondo il quale - per un sistema sottoposto ad un potenziale V ∝ rn T = Dipartimento di Chimica 1 n V 2 Prof. Guido Gigli oa - 18 Università di Roma “ La Sapienza” Oscillatore Anarmonico • • • • L’oscillatore armonico, con il suo potenziale quadratico è soltanto una approssimazione del comportamento reale delle vibrazioni molecolari valida in prossimità della distanza internucleare di equilibrio Un potenziale realistico ha questo andamento Si tratta di un oscillatore che non segue la legge di Hooke e quindi è ANARMONICO (non armonico) Il potenziale rappresentato è uno dei più usati [ V (r ) = De 1 − e− β (r − re ) ] 2 POTENZIALE di MORSE Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli oa - 19 Università di Roma “ La Sapienza” • Il motivo principale per il quale si usa il pot. di Morse è che , con esso, la eq. di Schroedinger è esattamente risolubile. Si ha 2 1 1 En = n + h ω e − n + h ω e xe 2 2 anarmonicita’ o, in termini spettroscopici 2 1 ~ 1 ~ −1 ~ ε / cm = v + ν e − v + ν e xe 2 2 • ν e è la ipotetica frequenza nell’intorno di r = re (nel minimo della curva di potenziale e non al I livello ≡ fondamentale) xe è un parametro > 0 dell’ordine del centesimo Osserviamo che : - Le spaziature in energia fra i livelli diminuiscono all’aumentare di ν - Le autofunzioni non sono più simmetriche - le transizioni possibili ammettono ∆ν = ± 1, ± 2, ....... ± n - La probabilità di trovare la particella tende al limite classsico Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli rr - 1 Università di Roma “ La Sapienza” ROTATORE RIGIDO Rotatore Rigido Classico V = 0 = costante v dθ v = 2π = α& = θ& = r dt 2πr 1 1 1 2 T = m1v12 + m 2v 22 = ∑ mi ωi2ri2 2 2 2 i =1 ω= r1 1 2 2 1 = ω ∑ mi ri2 = I ω2 2 2 i =1 r2 m1r1 = m2 r2 r1 = I = m1 m22 2 m2 r m1 + m2 r + m2 2 (m1 + m2 ) e m12 = µ r2 1 1 1 T = µ r 2ω 2 = µ r 2α& 2 = Iα& 2 2 2 2 • r = r1 + r2 e r2 = 2 = r 2 (m1 + m2 ) momento di inerzia m1 r m1 + m2 (m1 + m2 ) m1 m2 r 2 (m1 + m2 )2 Anche qui il moto di due masse vincolate è riconducibile a quello di una unica massa fittizia µ sulla superficie di una sfera di raggio r Introducendo il momento angolare M = L = r × p = r m v = m ω r 2 = m r 2 α& = Iα& L2 1 2 2 1 T= = µ r ω = I α& 2 2I 2 2 Dipartimento di Chimica Per passare agli aspetti quantistici dobbiamo occuparci del MOMENTO ANGOLARE dal punto di vista quantistico Prof. Guido Gigli rr - 2 Università di Roma “ La Sapienza” Momento Angolare • Abbiamo già visto che [Lˆx , Lˆ y ] = ihLˆz ˆ ˆ ˆ [Ly , Lz ] = ihLx [Lˆz , Lˆx ] = ihLˆ y ∂ ∂ Lˆ x = −ih y − z ecc. ∂y ∂z dove e che Lˆ2 = Lˆ x 2 + Lˆ2 y + Lˆ2 z le componenti commuta con [Lˆ , Lˆ ] = 0 = [Lˆ , Lˆ ] = [Lˆ , Lˆ ] 2 x 2 y 2 z • Abbiamo visto, quindi, che possiamo avere autofunzioni simultanee di L̂2 ed una delle componenti Lˆ x , oppure Lˆ y , oppure Lˆ z • Peraltro Lˆ x , Lˆ y , Lˆ z , Lˆ2 sono Hermitiani autovalori reali Deve esistere una Ψ per la quale Lˆ2 Ψ = a Ψ Lˆ z Ψ = b Ψ a , b sono autovalori generici con dimensioni E ⋅ t ed (E t ) 2 QUINDI Lˆ2 λ m = λ h 2 λ m Lˆ z λ m = m h λ m Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli rr - 3 Università di Roma “ La Sapienza” • Se consideriamo, ora, L̂2 ed Lˆ z 2 i corrispondenti valori di aspettazione sono Lˆ2 = λ m Lˆ2 λ m = λ m λ h 2 λ m = λ h 2 Lˆ2z = λ m Lˆ2z λ m = λ m m 2h 2 λ m = m 2 h 2 ma Lˆ2 = Lˆ2x + Lˆ2y + Lˆ2z QUINDI Lˆ2 ≥ Lˆ2z λ ≥ m2 ≥ 0 • Per trovare questi autovalori e le autofunzioni si puo’ usare il metodo, che non vedremo, degli operatori di Salita e Discesa Lˆ+ = Lˆ x + i Lˆ y Lˆ− = Lˆ x − i Lˆ y commutano con L̂2 ,ma non con Lˆ x, y , z o fra di loro Autovalori Lˆ2 l m = l (l + 1) h 2 l m Lˆ z l m = m h l m • • l = 0, 1/2, 1, 3/2,.. m = -l, -l+1, …..l - 1, l l ed m sono, ovviamente, due numeri quantici Ad ogni valore di l corrispondono 2l + 1 valori di m Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli rr - 4 Università di Roma “ La Sapienza” gli autovalori di L̂2 sono (2 l + 1) volte degeneri • Il tutto può essere rappresentato così • L’autovalore m h è la proiezione L z del momento Angolare Totale r L = [l (l + 1)]1 2 h • nonrtutte le orientazioni di L sono possibili si ha la QUANTIZZAZIONE SPAZIALE r L cosθ = m h cos θ = • m [l (l + 1)]1 2 con gli operatori di salita e discesa si “scala” la sequenza dei valori di m Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli rr - 5 Università di Roma “ La Sapienza” Autofunzioni • Per questo aspetto è preferibile usare le coordinate polari x = r senθ cos φ y = r sen θ senφ z = r cosθ 0 ≤θ ≤ π 0 ≤ φ ≤ 2π N.B. Di fatto stiamo restringendo la nostra attenzione al caso di una particella nello spazio (quindi non al caso dello”SPIN”) • Con trasformazioni piuttosto lunghe si possono esprimere gli operatori in queste coordinate ∂ ∂ − ctgθ cos φ Lˆ x = −ih − sen θ ∂ ∂ θ φ ∂ ∂ − ctgθ senφ Lˆ y = −ih cosθ ∂ ∂ θ φ ∂ Lˆ z = −ih ∂φ ∂ ∂ + i ctgθ Lˆ± = he ± iφ ± ∂ ∂ θ φ ∂ ∂ 1 ∂2 2 2 1 ˆ L = −h sin θ + 2 2 ∂ ∂ sen θ θ θ sen θ φ ∂ Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli rr - 6 Notiamo che la variabile r non compare e che, quindi, le autofunzioni dipenderanno dalle variabili θ eφ Università di Roma “ La Sapienza” l , m = Yl ,m (θ , φ ) queste autofunzioni si chiamano ARMONICHE SFERICHE e sono il prodotto di due funzioni in θ e φ Yl , m (θ , φ ) = Tl , m (θ ) ⋅ Fm (φ ) • notare che sono legate dal numero quantico m Il loro nome ha origine dal fatto che esse descrivono il comportamento di una sorta di “tamburo” sferico (un pianeta completamente allegato, un solido comprimibile) • Si puo’ vedere che considerando la parte in φ la funzione Fm (φ ) = e imφ Deve essere a singolo valore e continua e imφ = e im (φ + 2π ) ( e im 2π = 1) ora m non può m = 0, ± 1, ± 2, ± 3, K assumere valori seminteri Una semplice interpretazione fisica è che la funzione d’onda deve richiudersi su se stessa esattamente in un giro (notare l’analogia con la particella nella scatola per la quale la funzione d’onda deve andare a zero ai bordi) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli rr - 7 Università di Roma “ La Sapienza” • Le espressioni analitiche complete sono assai complicate 1 ! 2 (− 1) Tl , m (θ ) = l (2l + 1)(l − m ) d l +m m 2l sin θ 2(l + m )! sin θ l +m 2 l! d (cosθ ) 1 imφ Fm (φ ) = e (2π )1 2 l +m • In forma più compatta usando i “polinomi (o funzioni) associati di Legendre” Yl , m = N Pl polinomi associati di Legendre m Pl m (cosθ ) eimφ ( x ) = (1 − m 2 2 x ) d m dx polinomi di Legendre ( dove x = cosθ Pl ( x ) m Pl ( x ) = ( )l 1 d l x2 − 1 2l l ! d xl ) IN CONCLUSIONE Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli rr - 8 Università di Roma “ La Sapienza” • Si puo’ notare che la forma analitica è del tipo: Yl , m = cost(l , m ) sin m θ • [Polinomio (cosθ ) di grado (l-m ) ] eimφ torniamo ora al problema del Rotatore Rigido Rotatore Rigido Quantistico • L2 Essendo la energia classica E = ne consegue 2I che dobbiamo cercare le soluzioni della eq. di per Schroedinger ind. dal tempo V = 0, ≠ f (t ) l’operatore Ĥ Hˆ ∝ Lˆ2 ⇒ Lˆ2 ˆ H= 2I Ĥ ed L̂2 commutano ed hanno in comune autofunzioni ed autovalori Autofunzioni Yl , m Armoniche Sferiche Autovalori h2 1 ˆ2 ˆ H Yl , m = L Yl , m = l (l + 1) 2I 2I Dipartimento di Chimica Yl , m Prof. Guido Gigli rr - 9 Università di Roma “ La Sapienza” per il rotatore è più consueto usare J 2 h Hˆ Yl , m = J ( J + 1) Yl , m 2I E J = J ( J + 1) B B: costante rotazionale Notiamo: • La “spaziatura” in energia fra i livelli energetici aumenta con J • Ogni livello è 2 J + 1 volte Degenere per ogni J m = − J , J + 1....J − 1, J ci sono 2 J + 1 armoniche sferiche per ogni J • Non c’è Energia di punto zero V =0 • Uno spettro di assorbimento Rotazionale Puro di una Molecola Biatomica eteronucleare si presenta come segue (∆ J = ±1) da questa “spaziatura” delle transizioni si puo’ valutare I ( µr2 ) e QUINDI massa di uno degli atomi oppure distanza internucleare • La convergenza al limite classico si ha per I Grande → ∆ E tende a Zero l Grande → [l (l + 1)]1 2 tende a l Lz = l h 1 2 ed L = [l (l + 1)] h Dipartimento di Chimica coincidono Prof. Guido Gigli ah-1 Università di Roma “ La Sapienza” ATOMI IDROGENOIDI • Si tratta di atomi con un solo elettrone ed un nucleo di carica positiva Z e • Dobbiamo impostare e risolvere l’equazione di Schroedinger per questo sistema di due particelle N Nucleo di massa mN e carica Z e e elettrone di massa me e carica e e z r re x • r R r r r Il vettore R individua il centro di massa N r rN Il Potenziale dipende soltanto dalla distanza r Ze 2 Ze 2 ⇔− V (r ) = − r 4πε 0 r y L’equazione di Schroedinger è: 2 h2 2 h 2 − Ψ = EΨ ∇ − ∇ + V ( r ) N 2 m e 2m e N ∇ e2 • = ∂2 ∂xe2 + ∂2 ∂ye2 + ∂2 ∂ze2 Questa eq. può essere espressa in funzione delle variabili: r vettore R ↔ Posizione del Centro di Massa r vettore r ↔ Distanza fra Nucleo ed Elettrone Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-2 Università di Roma “ La Sapienza” si ottiene, per via classica, un Hamiltoniano 2 2 h h 2 r Hˆ = − ∇R − ∇r2r + V (r ) che tiene conto di: 2M 2µ - energia cinetica dell’intera massa del sistema pari ad M = mN + me - energia cinetica ed energia potenziale della particella fittizia di massa ridotta µ mm µ= e N me + mN SE V (r ) ≠ f (t ) r r r r Hˆ Ψ (R, r ) = E Ψ (R, r ) Si separa facilmente con Ψ ( R, r ) = χ ( R ) ⋅ Ψ (r ) ( R ed r sarebbero sempre vettori ) h2 2 − ∇ R χ ( R ) = Er χ ( R ) 2M h2 2 − ∇ + V ( r ) Ψ (r ) = Er Ψ (r ) r 2 µ Traslazione libera di una particella di massa M Eq. di Schroedinger per una particella fittizia di massa µ che si muove in un potenziale V(r) IN SINTESI Abbiamo ottenuto un risultato della massima importanza che, in generale,mostra che il moto traslazionale può essere separato ESATTAMENTE dai moti cosiddetti “interni” Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-3 Università di Roma “ La Sapienza” • Per quanto riguarda l’energia ETotale = ETraslazione • + EMoti Interni Dal punto di vista fisico, e per quanto riguarda i moti interni, tutto ciò equivale a considerare il nucleo pressochè fermo e l’elettrone in moto rispetto a questo INFATTI mN >> me ⇒ mN ≅ 1800 me µ≅ 1800 ⋅ me 1800 ⋅ me = ≈ me 1800 + 1 1801 a parità di tempo elettrone 1000 A µ ≅ me poichè o nucleo • o 0.1 A Procediamo ora nella soluzione della eq. Schroedinger della particella µ nel potenziale V (r ) ↔ Potenziale Centrale usando le coordinate polari ∇ r2 = 1 ∂ 2 ∂ 1 r + 2 2 ∂r r ∂r r di 1 ∂ ∂ ∂ 1 θ sen + 2 2 θ θ θ ∂ ∂ sen sen θ ∂ φ CIOE’ ( vedi rr-5 ) ∇ 2r = 1 ∂ 2 ∂ 1 1 ˆ2 r − L r 2 ∂ r ∂ r r 2 h2 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-4 Università di Roma “ La Sapienza” Hˆ = − h2 ∂ 2 ∂ 1 ˆ2 r + L + V (r ) = 2µ r 2 ∂ r ∂ r 2µ r 2 Tˆ (r ) = • f (r ) Lˆ2 + V (r ) + Osserviamo che [ ] ♦ Hˆ , Lˆ 2 = 0 INFATTI [Τˆ (r ) + f (r ) Lˆ + V (r ) , Lˆ ] = [Τˆ (r ), Lˆ ]+ [ f (r ) Lˆ , Lˆ ]+ [V (r ), Lˆ ] [Τˆ (r ), Lˆ ] = 0 i due operatori dipendono da variabili diverse [V (r ), Lˆ ] = 0 [ f (r ) Lˆ , Lˆ ] = [ f (r ), Lˆ ]⋅ Lˆ + f (r )[Lˆ , Lˆ ] = 0 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 a b a) i due operatori dipendono da variabili diverse b) un operatore commuta sempre con se stesso ♦ L̂z commuta con Lˆ 2 L̂z non dipende da r [Lˆ 2 ] , Lˆ z = 0 QUINDI [Hˆ , Lˆz ]= 0 Gli operatori Hˆ , Lˆ 2 ed Lˆ z hanno autofunzioni in comune Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-5 Università di Roma “ La Sapienza” • Le autofunzioni di L̂ 2 ed L̂z (che non operano su r ) sono le armoniche sferiche Yl , m (θ , Φ ) ogni funzione del tipo R(r )Yl m (θ , Φ ) è ancora autofunzione QUINDI Hˆ Ψ (r ,θ , φ ) = E Ψ (r ,θ , φ ) Lˆ 2 Ψ (r ,θ , φ ) = l (l + 1) h 2 Ψ (r ,θ , φ ) Lˆ z Ψ (r ,θ , φ ) = m h Ψ (r ,θ , φ ) Ψ (r ,θ , φ ) = R (r )Yl , m (θ , φ ) che sostituita nella eq. di Schroedinger e dividendo per Ψ consente di scrivere 1 ˆ2 ˆ T r L V r ( ) + + ( ) R (r )Yl , m (θ , φ ) = E 2 R (r )Yl , m (θ , φ ) 2µ r Tˆ (r ) R (r ) 1 2 + l ( l + 1 ) h + V (r ) = E 2 R (r ) 2µ r 1 h 2 − 2 µ r 2 d 2 d h 2 ( ) ( ) 1 r l l V r + + + R(r ) = E R (r ) 2 d r d r 2 µ r Vˆeff Hˆ e Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-6 Università di Roma “ La Sapienza” • Notiamo che: Ĥ dipende dal numero quantico l ci aspettiamo che anche le soluzioni R(r ) dipendano da l Al potenziale centrale V (r ) che, nel nostro caso è attrattivo, si somma un termine repulsivo che può essere interpretato come dovuto ad effetti centrifughi ( l ≠ 0 ) Sino ad ora la trattazione è generale nel senso di essere applicabile a tutti i casi di due corpi interagenti ( p.e. V(r) potrebbe essere il potenziale di interazione fra due atomi in una molecola ) Per il caso dell’atomo Idrogenoide Ze 2 V (r ) = − µ ≅ me = m r • La soluzione della eq. Hˆ e R (r ) = E R (r ) è, come spesso accade, piuttosto difficile; ne vedremo soltanto i risultati ma prima di cio’ introduciamo delle unità di misura assai usate in chimica quantistica: le unità atomiche • Si tratta di unità di misura che consentono di ottenere espressioni analitiche piu’ semplici ed aver a che fare con numeri dell’ordine di grandezza dell’unità Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-7 Università di Roma “ La Sapienza” Lunghezza o h2 −10 = 0 . 52918 A = 0 . 52918 ⋅ 10 m a0 = 2 me ( se µ = me ) BOHR ( raggio della I orbita dell’atomo di Bohr) massa tempo carica energia me = 1 u.a. = 9.10 ⋅ 10 − 28 g = 9.10 ⋅ 10 − 31 Kg τ0 = a0 h e2 = 2.4189 ⋅10 −17 s tempo impiegato da 1 elettrone 1s dell’atomo di H per percorrere 1 bohr e = 1,602189 ⋅10 −19 C carica dell’elettrone e2 = 1 Hartree = −2 ⋅ ( ETOT di un elettrone 1s ) a0 = - 2 13.606 eV = 27.212 eV momento angolare Campo elettrico h e a02 campo elettrico di un protone alla distanza di 1 bohr QUINDI Per esempio, con queste unità, l’Hamiltoniano dell’atomo idrogenoide ( con µ = µε ) diventa: h2 Z e2 2 ˆ ∇ − H = − 2 me r Dipartimento di Chimica Z 1 Hˆ = − ∇ 2 − 2 r Prof. Guido Gigli ah-8 Università di Roma “ La Sapienza” Autofunzioni l Zr 2rZ 2r Z ⋅ ⋅ L2nl++l1 Rnl (r ) = N ⋅ exp − na na n a 0 0 0 ( L2nl++l1 sono funzioni complicate dette polinomi associati di Laguerre ed N è un fattore di normalizzazione) complessivamente, quindi, si ha: Ψnlm = Rnl (r )Ylm (θ , φ ) 12 Ψnlm 2 Z 3 (n − l − 1) ! = − 3 n a 0 2 n [(n + l ) !] ⋅ l Zr 2rZ 2r Z ⋅ ⋅ L2nl++l1 ⋅ Yl ,m (θ , φ ) exp − na 0 na 0 n a0 Ψnlm = n, l , m = n, l , ml per gli elettroni si usa ml • • Come si vede dall’equazione differenziale che si era ottenuta, per ogni valore del numero quantico l ci sono infinti valori di n che soddisfano tutte le condizioni fisiche volute; si dimostra che n puo’ assumere soltanto i valori l+1, l+2, ..ecc. Complessivamente i numeri quantici che compaiono nelle autofunzioni possono assumere soltanto alcuni valori e sono fra loro correlati n = 1, 2, 3,... l = 0, 1, 2…(n-1) ml = 0, ± 1, ± 2 Dipartimento di Chimica numero quantico principale “ ±l “ “ “ orbitale od azimutale magnetico Prof. Guido Gigli ah-9 Università di Roma “ La Sapienza” • Sostituendo i vari valori di n , l , ml si ha: 32 Ψ1,0,0 1 Z = π a0 Ψ2,0,0 1 = 4 2π Z a0 Ψ2,1,0 1 = 4 2π Z a0 Ψ2,1,±1 1 Z = 8 π a0 Z r exp − a 0 32 Zr Z r 2 − exp − a 2 a 0 0 32 Zr Zr cos θ exp − a0 2 a 0 32 Zr Zr senθ exp(± iφ ) exp − a0 2 a 0 Z a0 Ψ3,0,0 1 = 81 3π Ψ3,1,0 2 Z = 81 π a0 32 32 Z a0 1 = 81 6π Z a0 1 Ψ3,2,±1 = 81 π Z a0 Ψ3, 2,0 Ψ3,2,±2 • Z r Z rZ r 6 − cos θ exp − a0 a0 3a0 32 1 Ψ3,1,±1 = 81 π 2 2 27 − 18 Z r + 2 Z r exp − Z r 3a a0 a0 2 0 Z r Z rZ r 6 − senθ exp(± iφ ) exp − a0 a0 3a0 32 Z r Z 2 r2 3 cos 2 θ − 1 exp − a0 3a0 32 Z r Z 2 r2 senθ cos θ exp(± iφ ) exp − a0 3 a 0 1 Z = 162 π a0 ( 32 ) Z r 2 Z 2 r2 sen θ exp(± 2iφ ) exp − a0 3 a 0 Da notare che la parte in r è del tipo ( ) Rn ,l (r ) = costante ⋅ r l Polinomio r n −l −1 ⋅ exp ( − Dipartimento di Chimica Zr ) n Prof. Guido Gigli ah-10 nella funzione Rn,l(r) compare, quindi, un polinomio in r di grado n-1 con piu’ o meno termini a seconda del valore di l. • Le funzioni radiali sono normalizzate: ∞ 2 2 ∫0 R r dr = 1 Università di Roma “ La Sapienza” dove è importante notare che si è usata la parte in r dell’elemento di volume in coordinate polari: r 2 sen θ dθ dφ dr Autovalori Gli autovalori dell’energia dipendono dal solo numero quantico n En = − m Z 2 e4 2 n 2 h2 Z 2 e2 =− 2⋅ 2n a 0 En = − Z2 2n 2 Poichè l’energia dipende soltanto da “ n ” ma vi sono vari valori di “ l ” ed “ m ” per ogni valore di “ n ” ogni stato del sistema è degenere g n = n 2 =1 + 3 + 5 + 7... + (2n − 1) ∗ l Infatti: m = 2(l + 1) oppure: n 6444447 444448 (n ∗ − 1) 0 1 2 3 K M M M M 1 3 5 7 K 2 (n ∗ − 1) + 1 n(n − 1) 2 2 + n = n − n + n = n ∑ (2l + 1) = 2 ∑ l + n = 2 n −1 n −1 l =0 l =0 2 La notazione è la seguente l simbolo 0 s sharp Dipartimento di Chimica 1 2 p d principal diffuse 3 f fundamental Prof. Guido Gigli ah-11 Università di Roma “ La Sapienza” • Vediamo l’andamento della parte radiale delle autofunzioni Il numero di “nodi” e’ pari ad n -l -1 • E’ utile analizzare la probabilità di trovare l’elettrone ad una distanza r dal nucleo; ossia in una corteccia sferica di spessore dr 2 Ψ integrata su tutti gli angoli = π 2π * ∫0 ∫0 Ψnlm (r ,θ , φ )Ψnlm (r ,θ , φ )drdθdφ = π 2π 2 * Rnl (r )r 2 dr ∫0 ∫0 Ylm Ylm sen θ dθ dφ = 2 Rnl (r ) r 2 dr ⋅ 1 ( le armoniche sferiche sono normalizzate ) • si ha, quindi, la funzione di distribuzione radiale P (r ) dr = R 2r 2 dr A parita’ di n la probabilita’ di trovare un elettrone vicino al nucleo diminuisce con l Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-12 Università di Roma “ La Sapienza” • da notare che per l’orbitale 1s la distanza a cui si ha massima probabilita’ di trovare l’elettrone (rprob) e’ proprio in corrispondenza del raggio di Bohr • è anche istruttivo valutare la distanza media dell’elettrone dal nucleo r = Ψnlm r Ψnlm = Rnl (r )Ylm (θ ,φ ) r Rnl (r )Ylm (θ ,φ ) = ∞ π 2π * 2 ∫0 ∫0 ∫0 R Y r R Y r senθ dr dθ dφ = ∞ 2 3 π 2π ∞ 2 3 * ∫0 R r dr ∫0 ∫0 Y Y senθ dθ dφ = ∫0 R r dr = n 2 3 l (l + 1) a0 − Z 2 2 n 2 dove si puo’ notare che - per Z=1, n=1, l=0 ( cioè per lo 1s di H ) rmedio = 1.5 a0 - all’umentare di Z diminuisce rmedio - rmedio(2s) ≠ rmedio(2p) anche se i due orbitali sono degeneri ( come mai?) rprob rmedio • Consideriamo ora anche la parte angolare per l =0 la simmetria è sferica sia per Ψ che Ψ Dipartimento di Chimica 2 Prof. Guido Gigli ah-13 Università di Roma “ La Sapienza” per l≠0 si devono considerare le forme delle armoniche sferiche e della “deformazione” delle stesse dovuta alla parte radiale vediamo il solo caso degli ORBITALI p termine dovuto a Mulliken che ricorda le orbite dell’atomo di Bohr Zr ⋅ cosθ Ψ2,1,0 = Ψ2 p 0 = Ψ2 pz = cost ⋅ r ⋅ exp − 2 a0 per la sola parte angolare Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-14 Università di Roma “ La Sapienza” • Comunque quella che interessa di più è la intera Ψ che si rappresenta bene con “curve di livello” le quali uniscono i punti nei quali la funzione assume il medesimo valore o modulo Ψ 2 Ψ2 p ±1 • Si tratta di funzioni immaginarie Zr cos t ⋅ r ⋅ exp − 2 a 0 senθ e± iφ Peraltro Ψ2* p +1 = Ψ2 p −1 Ψ2* p +1 Ψ2 p +1 = Ψ2 p −1 Ψ2 p +1 = Ψ2* p −1 Ψ2 p −1 = Ψ2 p +1 Ψ2 p −1 Dipartimento di Chimica Ψ2* p −1 = Ψ2 p +1 i due orbitali Ψ2 p ±1 hanno la medesima funzione densita’ di probabilità Prof. Guido Gigli ah-15 Università di Roma “ La Sapienza” INOLTRE Ψ2 p +1 e Ψ2 p −1 anche una loro combinazione lineare è autofunzione di Ĥ con lo stesso autovalore sono degeneri per rappresentarle usiamo una combinazione lineare che sia reale ( 1 Ψ2 p + 1 + Ψ2 p −1 2 ) 1 senθ 2 = R(r )2 p ± 1 = R(r )2 p ± 1 Ψ2 px = cost ⋅ r x = r 1 senθ 2 ( ei φ + e − i φ ) = 2 cos Φ Zr senθ cos Φ exp − 2 a 0 senθ cos Φ Analogamente 1 i (Ψ2 p +1 − Ψ2 p −1 ) = Ψ2 py = cost 2 y Zr senθ sen Φ exp − 2 a 0 r = r sen θ senΦ • Analoghe combinazioni lineari di autofunzioni degeneri con termini immaginari le rendono reali (orbitali d, f, ecc ) • Possiamo, peraltro, notare che queste nuove funzioni d’onda non rappresentano più autostati di L̂ z (anche se sono ancora autostati di Ĥ ed L̂2 ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-16 Università di Roma “ La Sapienza” En = − m Z 2e 4 2 h 2n2 per l’Idrogeno (Z = 1) :⇒ En = − m e4 2 h 2n2 quindi per l’atomo di Idrogeno: En cm −1 =− se µ = me me 4 4 π h 3c n 2 =− Costante di Rydberg = 109737 cm-1 R∞ n2 mN = ∞ R∞ me mH m N = m H RH me + mH Vi è un addensamento di livelli all’aumentare del numero quantico “n” se µ = E’ interessante osservare l’andamento dei livelli per vari tipi di potenziale Si nota la competizione fra due effetti Aumento dell’intervallo fra i livelli all’aumentare dell’Energia Dipartimento di Chimica Diminuzione della spaziatura fra i livelli all’aumentare delle dimensioni spaziali nelle quali è confinata la particella Prof. Guido Gigli ah-17 Università di Roma “ La Sapienza” • Per avere una ulteriore idea della scala delle energie permesse rispetto al potenziale si può sovrapporre all’andamento del potenziale sresso i livelli della espressione E = − R n 2 • Ogni livello è, come già detto, degenere ( n 2 ) così come indicato nella ordinata di destra Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-18 Università di Roma “ La Sapienza” • Per rappresentare questa degenerazione ( per quanto riguarda il numero quantico “l” ) si possono rappresentare i livelli degeneri in posizioni adiacenti: con le opportune Regole di Selezione si possono indicare le transizioni in un Diagramma di Grotrian ∆n = qualsiasi ∆l = ±1 ∆ml = 0,±1 da notare che è un valore diverso dalla R∞ = 109737 cm −1 • E’ importante osservare che esistono anche soluzioni al nostro Hamiltoniano, ( complesse da trovare ), con E>0 che non sono quantizzate Stati non legati continuo di Energia (oltre la Ionizzazione ) Le autofunzioni corrispondenti sono fondamentali nello studio di Collisione elettrone ione fenomeni di “scattering” Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-19 Università di Roma “ La Sapienza” • Terminiamo la trattazione con due osservazioni su: Caratteristiche degli orbitali Tutti gli orbitali con l = 0 hanno valore finito sul nucleo “ “ l≠0 “ “ nullo “ “ la forma dello 1 s può essere considerata un compromesso fra Ψ V - Bassa Ecin r piccola curvatura di Ψ - Bassa V grande energia cinetica Negli atomi Idrogenoidi all’aumentare di Z la distanza di massima probabilità diminuisce La carica più grande attira verso il nucleo l’elettrone Energia degli orbitali • L’energia dipende dal numero atomico Z QUINDI E’ sempre più in basso in energia ( aumenta in modulo) all’aumentare di Z per lo He+ è quattro volte piu’ grande Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-20 Università di Roma “ La Sapienza” Ulteriori Complicazioni • Abbiamo visto che siamo in grado di spiegare lo spettro di un atomo di Idrogeno Se si applica un campo magnetico la degenerazione degli stati di moto con il medesimo l e diverso m viene rimossa Mettiamo in evidenza la quantizzazione spaziale Ci aspettiamo 3 transizioni Questo lo possiamo spiegare perchè all’elettrone in moto è associato un momento magnetico che interagisce con il campo magnetico esterno • Se, però,si usa un campo magnetico molto forte e si osserva lo spettro con grande risoluzione non si riesce a spiegare la comparsa di 6 transizioni che generano 5 righe spettrali struttura FINE • Un altro esperimento di natura completamente diversa, impone di considerare qualcosa d’altro STERN GERLACH (già visto nei lucidi “in”) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-21 Università di Roma “ La Sapienza” • Il nuovo concetto che deve essere introdotto per spiegare la struttura fine è lo SPIN E’ cosa del tutto nuova e non vi sono analogie classiche Di conseguenza non si può procedere nel modo usuale: Esprimere la grandezza classica in funzione di momenti e coordinate Sostituire questi momenti e coordinate con gli operatori appropriati Si deve procedere introducendo altri postulati quantomeccanici ( in realtà nella formulazione relativistica di DIRAC lo SPIN compare naturalmente) I ) Gli operatori del momento angolare di Spin commutano e si combinano come gli operatori del momento angolare normale Sˆ 2 Sˆ z − Sˆ z Sˆ 2 = 0 ecc Sˆ x Sˆ y − Sˆ y Sˆ x = i h Sˆ z ecc Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-22 Università di Roma “ La Sapienza” II ) Vi sono soltanto due autofunzioni ( α e β ) degli operatori di momento angolare di spin. Gli autovalori corrispondenti sono: Sˆ 2 α = s ( s + 1) h 2 α Sˆ 2 β = s ( s + 1) h 2 β s =1 2 r S = 3 4h Sˆ z α = m s h α = 1 2 h α ms = ± 1 2 ˆ S z β = ms h β = −1 2 h β per la notazione: α e β ⇒ s, ms α = 1 2 ,1 2 = ↑ β = 1 2, −1 2 = ↓ N.B. La parte difficile è che queste funzioni α e β sono funzioni del tutto astratte di uno spazio anch’esso astratto. Si può generalizzare: L’entità del momento angolare di spin di una particella è determinato dal numero quantico di spin questo numero quantico ha un UNICO valore positivo (intero o semintero ) che è caratteristico della particella (per esempio: s= 3 non s = 0, 1 ,1, 3 ) 2 2 2 ( anche ad ogni nucleo e’ associato uno spin caratteristico ) La distinzione fra particelle con spin intero ( BOSONI ) e particelle con spin semintero (FERMIONI ) è di tipo fondamentale Seguono forme diverse del principio di esclusione di PAULI Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-23 Università di Roma “ La Sapienza” • Da quanto detto si evince che l’orientazione del momento angolare di spin è quantizzata Sz/h s =1/2 r 3 S = h 2 III ) L’elettrone ( con spin) agisce come un piccolo magnete il cui momento di dipolo è: r µ = g s × (momento angolare di spin)× −e 2 me c - Il fattore g s è postulato essere pari a due volte il fattore classico. In realtà g s =2.0023227 ; valore previsto dalle teorie moderne di elettrodinamica quantistica - gs −e = γ → Rapporto giromagnetico dell' elettrone 2 me c Una finzione relativa allo spin è: Lo spin è il momento angolare che consegue alla rotazione di un corpo intorno al proprio asse Le particelle cariche con spin possiedono un momento magnetico intrinseco Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-24 Università di Roma “ La Sapienza” • Da quanto si è visto emerge che l’elettrone dell’atomo idrogenoide possiede sia un momento angolare orbitale che un momento angolare di spin r l = l (l + 1) h r s = s (s + 1) h l z = ml h • s z = ms h I contributi di questi due momenti angolari elettronici si combinano per fornire un momento angolare elettronico totale r j r = l + r s Per analogia con i casi precedenti: r j = jz = m j h j ( j + 1) h m j = − j,− j + 1, K + j r j • Vediamo i possibili valori di r r di l e di s • r r Consideriamo le componenti di l e di s per valori particolari l z = −l h , (− l + 1) h,.........,+l h 1 1 s z = − h, + h 2 2 la componente j z sarà la somma delle componenti l z ed s z considerando tutte le somme possibili Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-25 Università di Roma “ La Sapienza” • Per esempio : con l =1 ( s =1 2 → l z = −1 h ) s z = −1 2 h si ha per j z → j z h = • − 3 1 − 2 2 + 1h 0 +1 2h − 1 1 2 2 1 2 3 2 1 1 deriva da j = lo stato j z = h 2 2 1 1 1 mj = − ma per j = 2 2 2 3 3 deriva da j = lo stato j z = h 2 2 3 3 1 1 3 mj = − − ma per j = 2 2 2 2 2 Allo stesso risultato ( quando c’è un solo elettrone ) si perviene sommando e sottraendo l ed s per qualsiasi valore di 1 di l ≠ 0 si hanno due 2 valori di j j =l+s=3 2 j = l − s =1 2 Si può generalizzare questa considerazione : l =1 s= ♦ Quando vi sono due momenti angolari ( con numeri quantici j1 e j2 ) anche il momento angolare totale è quantizzato ( con modulo [J ( J + 1)] 1 2 h ) ed il numero quantico J è fornito dai termini della cosiddetta serie di ClebschGordan J = ( j1 + j2 ), ( j1 + j2 ) − 1, K, j1 − j2 • Nel nostro esempio un elettrone p (l = 1) dà luogo a due stati di moto con diverso momento angolare totale Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-26 Università di Roma “ La Sapienza” • • Questi stati con diverso momento elettronico angolare totale hanno energia diversa L’origine della differenza in energia è l’accoppiamento SPIN-ORBITA che nasce dalla interazione fra i momenti magnetici associati ai momenti angolari orbitali e di spin per una descrizione quantitativamente corretta di queste interazioni è necessaria una trattazione quantomeccanica relativistica ( Dirac 1928 ) • Non è più sufficiente specificare con un simbolo la configurazione (1s,2 s,2 p..... ) e,quindi 2 S +1 2 S +1 Lj specifica il L termine 2 S +1 dove per l = 0 1 2 3 L = S P D FK • specifica il livello LJ Ne consegue che per un atomo di Idrogeno si hanno i livelli seguenti configurazione → n s livello → 2 S1 2 2 P1 2 2 P3 2 np 2 D3 2 2 D5 2 nd 2 nf F5 2 2 F7 2 ogni livello è 2J+1 volte degenere (ad ogni livello corrispondono 2J+1 stati ) • una notazione completa è, per esempio: 2 p 2 P1 2 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ah-27 Università di Roma “ La Sapienza” • Il diagramma dei livelli energetici va, quindi, modificato inserendo lo splittamento dei livelli con diverso j • Ci si deve attendere che per uno stesso termine 2 s +1 L il livello con j più piccolo sia ad energia minore perchè i momenti magnetici orbitale e di spin si accoppiano in modo attrattivo jz = l z − sz • jz = lz + sz Il risultato è il seguente diagramma di Grotrian: (da notare che lo “splitting” j diminuisce all’aumentare di ‘n’ e di ‘l’ ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-1 Università di Roma “ La Sapienza” ATOMI POLIELETTRONICI ATOMO DI ELIO : Stato fondamentale • Impostiamone l’Hamiltoniano dei moti interni trascurando la energia cinetica del nucleo ( assumiamo che, rispetto ad me, mN = ∞,) 2 2 2 2 h ∇ h ∇2 1 − Hˆ = − 2 me 2 me Tˆ Z e2 Z e2 e2 − − + r1 r2 r12 Tˆ non stiamo considerando lo SPIN Vˆ in u.a. ( ) 1 Z Z 1 Hˆ = − ∇12 + ∇ 22 − − + 2 r1 r2 r12 = Hˆ 1 (1) + Hˆ 2 (2) + 1 r12 Hamiltoniani di un Atomo Idrogenoide Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-2 Università di Roma “ La Sapienza” • La eq.di Schroedinger risultante r r r r Hˆ Ψ ( r1, r2 ) = E Ψ ( r1, r2 ) 8 non è separabile in eq. In r1 ed 8 non è risolvibile in forma chiusa • r2 Vediamone delle soluzioni approssimate Il modello a particelle indipendenti • Ignoriamo il termine che ne impedisce la 1 fattorizzazione: r12 Hˆ = Hˆ 1 (r1 ) + Hˆ 2 (r2 ) usando il metodo della separazione delle variabili la eq. si separa in due eq. Hˆ 1 Ψ1 = E Ψ1 Hˆ 2 Ψ2 = E Ψ2 r r r r ( r , r ) ( r ) ( r Ψ = Ψ ⋅ Ψ 1 2 1 1 2 2) ˆ ˆ - H1 oppure H 2 sono Hamiltoniani dell’atomo Idrogenoide r - Ψ1 ( r1 ) = Ψ dell’atomo Idrogenoide = r = Ψn,l , m ( r1 ) = Ψ1H - E=− Z2 2 n12 − Z2 4 4 = − − = 2 2 2 n22 = −4 u.a. = -4 Hartees = -4 E h = −108.8 eV Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-3 Università di Roma “ La Sapienza” • In realtà la Energia “vera” è − 2.904 E h 24.6 + 54.4 eV = 79.0 e V I P1 I P2 • Proviamo con Hamiltoniano completo con 1 r12 e la funzione d’onda prodotto di Ψ idrogenoidi Ψ1H Ψ2H E = Ψ Hˆ Ψ = Ψ1H Ψ2H Hˆ Ψ1H Ψ2H = 2 2 Z Z 1 valore di =− − + Ψ Ψ = aspettazione 2 2 r12 dell’energia • • 5 = − Z 2 + Z = −2.75 Eh = −74.8 eV 8 in pratica, poiché il termine 1/r12 fa parte dell’Hamiltoniano, si tiene conto della repulsione elettronica in modo “medio” anziché ignorarla del tutto inoltre, notiamo che usando una funzione di prova E prova = Ψ Hˆ Ψ > Evera Quello che abbiamo visto non è altro che un caso particolare del Metodo Variazionale Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-4 Università di Roma “ La Sapienza” Metodo Variazionale • Il teorema Variazionale asserisce che: Se Φ è una funzione a buon comportamento che soddisfa alle condizioni al contorno del problema di interesse il valore di aspettazione di Ĥ calcolato con la Φ soddisfa la disuguaglianza E prova = Φ Hˆ Φ ≥ E0 dove E0 è la energia vera dello stato fondamentale • Vediamo perchè: E prova − E0 = I = Φ Hˆ − E0 Φ ≥ 0 espandiamo la Φ nelle autofunzioni di Ĥ (per le quali Hˆ Ψi = Ei Ψi ) Φ = ∑ ci Ψi ci = Ψi Φ I = ∑ ij ci*c j Ψi Hˆ − E0 Ψ j = ∑ ij ci* c j ( Ei − E0 )δ ij =∑ ci 2 ≥0 (Ei − E0 ) ≥ 0 ≥0 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-5 Università di Roma “ La Sapienza” • Qualunque sia la funzione di prova E prova non è mai minore di E0 • Il metodo si presta ad essere usato con parametri da ottimizzare minimizzando E Si esegue la cosiddetta “ottimizzazione variazionale” • per esempio con Φ( 1,2 ) = 1s11s2 = Ψ1Hs (1) ⋅ Ψ1Hs (2 ) 32 Z * r1 3 2 − Z * ⋅r 1 Z * = 1 Z* = 1 2 exp − e dove 12 a a π 0 0 π ✶ ( Z è un parametro ) 5 il termine con Z deriva Z *2 −2 Z − Z * = E prova 16 dall’ Hamiltoniano mentre ( ) Ψ1Hs quelli con Z * hanno origine dalla funzione d’onda ∂E 5 = 0 = 2 Z * − Z − ∂Z * 16 • 2 2 27 5 27 E Z * = = − Z − = − = −2.8477 Eh = 77.49 e V 16 16 16 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-6 Università di Roma “ La Sapienza” • Notiamo che: Z* < Z • gli elettroni si schermano reciprocamente dalla attrazione del nucleo Si può andare oltre con funzioni di prova più adattabili ♦ con due 1 s idrogenoidi con cariche effettive diverse Z1* = 1,19 Z 2* = 2,18 E prova = −2 ,8757 E h ♦ uno degli elettroni è più legato la repulsione interelettonica viene ridotta consentendo alla funzione di prova di tener conto della CORRELAZIONE fra il moto degli elettroni Con funzioni a molti parametri si è ottenuto E = −2.903724375 con correzioni -Relativistiche -per il moto nucleare I P ( H e ) = 198310.69 cm-1 Sperimentale = 198310.76 ± 0.02 cm-1 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-7 Università di Roma “ La Sapienza” Alcune osservazioni sul Metodo Variazionale • Le Energie convergono verso il valor vero più rapidamente di quanto facciano le funzioni d’onda - anche con funzioni d’onda scadenti si possono avere Energie buone peraltro - A parte l’energia, altre grandezze ( per esempio il momento di dipolo) possono essere scadenti come le Ψ • La dimostrazione che abbiamo visto si riferisce alla stima della energia del livello fondamentale E0 come limite inferiore della E prova E prova limite superiore della E0 vera • Esistono altri metodi di tipo genericamente variazionale che forniscono un limite inferiore • In casi particolari ( e con difficoltà ) il metodo variazionale può essere esteso anche alla stima dei livelli eccitati • Un importante caso particolare è quello delle funzioni di prova che sono combinazioni lineari di un insieme non completo di adatte funzioni d’onda ♦ Sovrapposizione di stati ♦ variazionale lineare lo vediamo in seguito Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-8 Università di Roma “ La Sapienza” Un’alternativa per affrontare problemi non risolubili esattamente è la Teoria delle Perturbazioni • Ne vediamo la forma applicabile a sistemi non dipendenti dal tempo • Supponiamo che per un qualche sistema si sia in grado di risolvere la eq. di Schroedinger autofunzioni note 0 0 0 0 ed Hˆ Ψi = Ei Ψi autovalori noti Supponiamo che per un qualche sistema (che è quello di nostro interesse) non si sia capaci di risolvere la eq. di Schroedinger. ma l’Hamiltoniano di questo sistema sia simile ed esprimibile con Hˆ = Hˆ 0 + Hˆ P ♦ Questa è la PERTURBAZIONE ♦ L’ipotesi è che questo termine sia piccolo Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-9 Università di Roma “ La Sapienza” • Il nostro scopo è quello di mettere in relazione autovalori e autofunzioni del Sistema non perturbato autovalori e autofunzioni del Sistema perturbato Immaginiamo di “applicare” la perturbazione in modo graduale sì da avere una variazione continua dallo stato perturbato a quello non perturbato matematicamente Hˆ = Hˆ 0 + λ Hˆ P λ 0 1 λ H 1 + λ2 H 2 + λ3 H 3 + ... ♦ Se il tutto funziona le Ψi soluzioni di Hˆ Ψi = E i Ψi sono simili alle Ψi0 e le Ei alle Ei0 ♦ Gli stati Ψi e Ψi0 dovrebbero essere correlati nel senso che per λ (0 → 1) il sistema descritto da Ψi0 finisce in Ψi Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-10 Università di Roma “ La Sapienza” • Si possono esprimere le autofunzioni Ψi e gli autovalori Ei in serie di potenze del parametro λ Hˆ = Hˆ 0 + λ Hˆ 1 + λ2 Hˆ 2 Ψi = Ψi0 + λ Ψi1 + λ2 Ψi2 Ei = Ei0 + λ Ei1 + λ2 Ei2 λ è una sorta di “etichetta” per tenere conto del livello della approssimazione λ non ha un vero significato fisico ed alla fine viene posto uguale ad 1 - Correzioni lineari in λ sono del I ordine “ quadratiche in λ sono del II ordine (sperabilmente minori) • Procedendo nella elaborazione della teoria si ottengono una serie di relazioni per i vari ordini di perturbazione che andranno usati per ricavare la Energia e la Funzione d’onda che ci interessa sommando i contributi E i = Ei0 + Ei1 + Ei2 + ..... Ψi = Ψi0 + Ψi1 + Ψi2 + .... Ordine Zero Hˆ 0 Ψi0 = Ei0 Ψi0 non ci dice nulla di nuovo è la eq. di Schroedinger per il sistema noto approssimazione di “ordine zero” Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-11 Università di Roma “ La Sapienza” I Ordine – Autovalori Ei1 • = Ψi0 Hˆ 1 Ψi0 H ii1 = Questa relazione va cosi’ interpretata: la correzione di energia al I ordine è il valore medio della perturbazione del I ordine sullo stato non perturbato I Ordine - Autofunzioni Ψi1 = ∑ c 1ji Ψ j0 dove i coefficienti c 1ji = j ≠i Ψ j0 Hˆ 1 Ψi0 E i0 − E 0j e, quindi, complessivamente: Ψi1 = ∑ j ≠i Ψ 0j Hˆ 1 Ψi0 Ei0 − E 0j H1ji Ψ 0j • La perturbazione modifica la funzione d’onda sovrapponendo le altre funzioni d’onda di ordine zero • L’entità di ogni coefficiente della sovrapposizione dipende da: 1. “L’elemento di matrice” della perturbazione che “mescola” due stati Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-12 Università di Roma “ La Sapienza” 2. La differenza di energia fra gli stati che vengono “mescolati” Osservazioni ed Avvertenze • Dalla nostra esposizione sono esclusi i casi degeneri Il ∆ E al denominatore va a zero • Ovviamente vi sono espressioni utili correzioni di ordine superiore, per esempio per le Ei2 = Ψi0 Hˆ 2 Ψi0 + Ψi0 Hˆ 1 Ψi1 qui si può notare che si ha la E di II ordine con la Ψ1 del I ordine in realtà con una Ψ corretta all’ordine n si ha “ E “ “ “ 2n + 1 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-13 Università di Roma “ La Sapienza” L’atomo di Elio con la Teoria delle Perturbazioni • Avevamo l’Hamiltoniano 1 Hˆ = Hˆ 1 (1) + Hˆ 2 (2 ) + r12 secondo la teoria delle perturbazioni Hˆ = Hˆ 10 + Hˆ 20 + Hˆ 1 = Hˆ 0 + Hˆ 1 ORDINE ZERO • Separando le variabili Ψ 0 = Ψ10 ⋅ Ψ20 Hˆ 10 Ψ10 = E10 Ψi0 E 0 = −2 E H Hˆ 20 Ψ20 = E20 Ψ20 ovviamente come nel caso a particelle indipendenti Z=2 E 0 = −4 Eh II ORDINE • Le nostre Ψ10 e Ψ20 sono gli 1s dell’Idrogeno Ψ0 = • 1 π Z 3 2e − Zr1 ⋅ 1 π Z 3 2e − Zr2 = 1 π Z 3e − Zr1 e − Zr2 Usiamo la espressione dell’Energia al I ordine 1 0 E1 = Ψ 0 Hˆ 1 Ψ 0 = Ψ 0 Ψ = r12 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-14 Università di Roma “ La Sapienza” = Z6 π2 2π ∫0 2π ∫0 π π ∞ ∫0 ∫0 ∫0 ∞ − 2 Zr − 2 Zr ∫0 e 1 e 2 1 2 r1 senθ1 ⋅ r12 ⋅ r22 senθ 2 dr1 dr2 dθ1 dθ 2 dφ1 dφ 2 = = 5 EH 8 5 E = E 0 + E 1 = −2 E H + E H 8 = −1.375 ⋅ 2 E h = −2.75 E h • Riassumendo ecco alcuni esempi di calcoli Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-15 Università di Roma “ La Sapienza” Spin nelle funzioni d’onda dell’atomo di Elio Sino ad ora abbiamo trattato l’atomo di Elio senza tener conto dello spin degli elettroni Principio di PAULI Si tratta di un principio che riguarda la relazione fra SPIN e SIMMETRIA delle Ψ - Emerge naturalmente in una trattazione Relativistica - Lo introdurremo come un Postulato aggiuntivo • Particelle identiche sono Massa, Carica, ecc Identiche classicamente DISTINGUIBILI ♦ Almeno in via di principio mediante la loro posizione (conoscendo la traiettoria) quantisticamente INDISTINGUIBILI ♦ La traiettoria non ha più significato Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-16 Università di Roma “ La Sapienza” 2 ♦ la Ψ ci fornisce la Densità di probabilità ♦ Se in un dV troviamo una particella non possiamo sapere quale è QUINDI Per un sistema, per esempio, con due particelle la eq. di Schroedinger e le sue soluzioni devono essere identiche anche se scambiamo le particelle q1 e q2 includono 2 2 2 2 coordinate spaziali h ∇1 h ∇2 Hˆ (1, 2) = − − + V ( q1, q 2 ) e di spin 2m 2m Ĥ (1, 2 ) è uguale ad Hˆ (2, 1) ; Hˆ è simmetrico se cosi’ non fosse la eq. e le sue soluzioni consentirebbero di distinguere le particelle Definendo un operatore di Permutazione, cioè di un operatore che scambia le coordinate della particella 1 con quelle della particella 2 Pˆ12 Ψ (q1 , q 2 ) = Ψ (q 2 , q1 ) [ ] Hˆ e Pˆ12 commutano Hˆ , Pˆ12 = 0 infatti Pˆ12 Hˆ 12 Ψ12 = Pˆ12 Hˆ 12 Ψ12 = Hˆ 21Ψ21 = Hˆ 12 Ψ21 = Hˆ 12 Pˆ12 Ψ12 ( ) quindi, possono esserci autofunzioni comuni di P̂12 ed Ĥ Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-17 Università di Roma “ La Sapienza” • Vediamo gli autovalori di P̂12 Pˆ12 Ψ ( q1 , q2 ) = p12 Ψ (q1, q2 ) 2 Pˆ122 Ψ = Pˆ12 Pˆ12 Ψ (q1 , q2 ) = Pˆ12 p12 Ψ (q1 , q2 ) = p12 Ψ (q1 , q2 ) ed anche Pˆ122 Ψ = Pˆ12 Pˆ12 Ψ (q1 , q2 ) = Pˆ12 Ψ (q2 , q1 ) = 1 ⋅ Ψ (q1 , q2 ) quindi 2 p12 =1 • p12 = ±1 In conclusione per incorporare nella trattazione quantomeccanica la indistinguibilità di due particelle identiche le funzioni d’onda possono essere soltanto quelle che sono autofunzioni simultanee di Hˆ e Pˆ12 QUINDI Ψ (1,2 ) = Ψ (2,1) Simmetriche Antisimmetriche Ψ (1,2 ) = −Ψ (2,1) infatti entrambe sono fisicamente possibili perchè la quantità osservabile Ψ 2 non varia con lo scambio di particelle identiche ( 2 2 Pˆ12 Ψ = Ψ ) qui interviene il Principio di PAULI POSTULATO Per le particelle con spin intero ( BOSONI ) P̂12 Ψ = Ψ Per le particelle con spin semintero ( FERMIONI ) P̂12 Ψ = −Ψ • esempi di BOSONI nucleo di 4 H e (spin = 0) ,nucleo di 2 H (spin=1) fotoni esempi di FERMIONI : Elettroni,Protoni nucleo di 3 H e Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-18 Università di Roma “ La Sapienza” • Una importante conseguenza dell’antisimmetria della Ψ dei fermioni è che: - se le coordinate di spin e spaziali di due elettroni (1 e 2 ) sono uguali Ψ (q1 , q1 , q 3 , q 4 , K, q n ) = − Ψ (q1 , q1 , q 3 , q4 ,K , q n ) il che è vero soltanto se Ψ (q1 , q1, q2 , q3 , K, qn ) = 0 CIOE’ Due elettroni con il medesimo spin NON possono avere le stesse coordinate spaziali Repulsione di PAULI (concetto statistico e non energetico ) • piu’ in generale Bosoni e Fermioni hanno un diverso comportamento; per esempio, per due particelle identiche e non interagenti che si trovano negli stati quantici a e b: per Bosoni per Fermioni ΨTot = N ( ψ a (1)ψ b (2) + ψ b (1)ψ a (2) ΨTot = N ( ψ a (1)ψ b (2) − ψ b (1)ψ a (2) ) ) se ora le due particelle hanno le medesime coordinate q1 = q2 = q ψ a (1) = ψ a (q1 ) = ψ a (q2 ) = ψ a (q ) = ψ a ecc. la densita’ di probabilita’ risultante è ( per Ψ reali ) Bosoni 2 ΨTot ∝ Fermioni 2 ΨTot ∝ ψ a2 ψ b2 + ψ a2 ψ b2 + 2 ψ a2 ψ b2 ψ a2 ψ b2 + ψ a2 ψ b2 − 2 ψ a2 ψ b2 = 4 ψ a2 ψ b2 =0 CIOE’ la probabilita’ di essere nel medesimo punto dello spazio aumenta per i Bosoni si annulla per i Fermioni Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-19 Università di Roma “ La Sapienza” • • Ora dobbiamo integrare i nostri risultati per l’Elio (incompleti, ma non errati) per tenere conto del principio di Pauli Anzichè usare la teoria relativistica di Dirac “appiccichiamo” lo SPIN alla teoria di Schroedinger e, quindi, assumiamo che Ψ = Ψ (spaziale) ⋅ α (spin) = O ⋅ S ORBITALE SPIN – ORBITALE • Si può osservare che l’assunzione della Ψ come prodotto è coerente con la approssimazione non relativistica che non prevede interazione fra lo spin ed il moto della particella nello spazio (anche se già sappiamo che questa interazione, in realtà, esiste; vedi ah 26 • Inoltre è utile notare che ne discende una conseguenza semplice per le regole di selezione delle transizioni elettroniche affinchè sia possibile una transizione S1 ⋅ O1 µˆ e S 2 O2 = deve essere diverso da zero quindi O1 µˆ e O2 ⋅ S1 S 2 ≠ 0 il che significa che S1 S 2 deve essere ≠ 0 cioè che S1 ed S 2 non devono essere ortogonali lo Spin non puo’ cambiare Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-20 Stato fondamentale dell’Atomo di Elio ( Spin incluso) Università di Roma “ La Sapienza” • Usando le Ψ idrogenoidi, all’ordine zero, la Ψ (spaziale) è: 1 s (1) 1 s (2 ) • autofunzione di P̂12 Per la Ψ (spin) abbiamo 4 possibilità α (1)α (2 ) = φ1 β (1) β (2) = φ 2 α (1) β (2) = φ3 α (2 ) β (1) = φ 4 1s (1)1s (2 ) non autofunzioni di P̂12 tutte autofunzioni di Ĥ con il medesimo autovalore Possiamo combinarle linearmente • Per trovare le combinazioni notiamo che ( ) Ψ = 1 − Pˆ12 φ1,2,3,4 é antisimmetrica infatti Pˆ12 Ψ = Pˆ12 − Pˆ122 φ1 = Pˆ12 − 1 φ1 = − 1 + Pˆ12 φ1 = −Ψ ( • ) ( ( ) ( ) autovalore 1 − Pˆ12 alle nostre φi ) Applichiamo 1 − Pˆ12 φ1 = φ1 − Pˆ12 φ1 = φ1 − φ1 = 0 ( ) ( 1 − Pˆ12 )φ2 = 0 ( 1 − Pˆ12 )φ3 = φ3 − Pˆ12 φ3 = φ3 − φ4 ( 1 − Pˆ12 )φ4 = → = φ4 − φ3 Dipartimento di Chimica = a meno di un termine costante (-1) Prof. Guido Gigli he-21 Università di Roma “ La Sapienza” • In conclusione l’unica accettabile è φ3 − φ 4 = α (1) β (2) − α (2 ) β (1) complessivamente Ψ = N ⋅1 s (1)1 s (2) [α (1) β (2 ) − α (2 ) β (1) ] • Notiamo che ➪ la parte spaziale è quella già considerata ➪ Ĥ (nella nostra approssimazione) non opera sulle funzioni di spin QUINDI I risultati energetici a cui siamo giunti sono ancora validi • Si può vedere che questa funzione d’onda è autofunzione di Sˆ 2 ed Sˆ z con autovalori =0 - Abbiamo ottenuto una sola funzione accettabile - Stato di SINGOLETTO - molteplicità di Spin Dipartimento di Chimica 2 S + 1= 1 Prof. Guido Gigli he-22 Università di Roma “ La Sapienza” • Una interpretazione fisica (da usare con cautela) è che: gli elettroni sono “appaiati” i relativi SPIN giacciono sui “coni” sempre in direzione opposta • Infine si può notare che (per Ĥ non relativistico l’operatore Hamiltoniano non opera sulle coordinate di spin) Hˆ , Sˆ z = 0 Hˆ , Sˆ 2 = 0 [ [ ] ] ( Sˆ 2 ed Sˆ z sono costanti del moto ) Donde la convenienza a classificare gli stati con la molteplicità di Spin Se si introducesse la interazione di SPIN- ORBITA Hˆ = Hˆ + Hˆ SO [Hˆ + Hˆ ] ˆ2 SO , S ≠ 0 ( Sˆ ed Sˆ z non sono piu’costanti del moto ) 2 la molteplicità di Spin non sarebbe ben definita compaiono fenomeni nei quali lo Spin cambia fosforescenza ”intersystem crossing” Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-23 Università di Roma “ La Sapienza” Stato eccitato dell’atomo di Elio Funzioni d’onda • Con l’approssimazione di Ψtotale prodotto di Ψ idrogenoidi costruiamo delle funzioni d’onda in accordo al principio di Pauli usando 1 s e 2 s Simmetria Simmetria Parte Spaziale A Parte di Spin 1 s (1) 2 s (2) − 2 s (1)1 s (2 ) S α (1)α (2 ) β (1) β (2 ) S α (1) β (2 ) + β (1)α (2 ) S S • 1 s (1) 2 s (2 ) + 2 s (1)1 s (2 ) A α (1) β (2 ) − β (1)α (2 ) Abbiamo 4 funzioni d’onda: spin totale S 3 stati con la stessa Ψ spaziale TRIPLETTO 1 stato SINGOLETTO 1 0 Dagli autovalori di Ŝ 2 • Le Ψ di spin del tripletto corrispondono ad elettroni per i quali : ➪ ms = 1 Dipartimento di Chimica 2 per entrambi gli elettroni Prof. Guido Gigli Università di Roma “ La Sapienza” ➪ ms = − 1 ms → “miscela” simmetrica di 1 e − 1 2 2 ➪ • 2 he-24 per entrambi gli elettroni Le Ψ di spin del singoletto corrispondono ad elettroni per i quali : ➪ ms → “miscela” antisimmetrica di 1 ed − 1 2 2 Energie • Per vedere quale sia l’energia corrispondente a questi nuovi “stati” ( funzioni d’onda ) possiamo calcolare il valore di aspettazione di 1 Hˆ = Hˆ 1 (1) + Hˆ 2 (2 ) + r12 Ψtot è quello esatto sono quelle approssimate trovate ora E = Ψtot Hˆ Ψtot Ĥ non opera sulle Ψ di SPIN Stato di Tripletto E=N [1 s(1) 2 s(2) − 2 s(1) 1 s(2)] ⋅ α (1) α (2) Hˆ α (1)α (2 ) [1 s (1) 2 s (2 ) − 2 s(1)1 s(2 )] 〉 = Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-25 Università di Roma “ La Sapienza” α (1)α (2 ) α (1)α (2 ) ⋅ = N ⋅ { 1s (1) 2 s (2) Hˆ 1s (1) 2 s (2) − 1s (1) 2 s (2) Hˆ 2 s (1)1s (2) − 2 s (1)1s (2) Hˆ 1s (1) 2 s (2) + 2s (1)1s (2) Hˆ 2s (1)1s (2) { }= 1s (1) 2 s (2) Hˆ 1s (1) 2 s (2) − 1s (1) 2 s (2) Hˆ 2 s (1) 1s (2) + sono identici a coppie in quanto è indifferente etichettare gli elettroni come 1 e 2 oppure 2 ed 1 ( gli indici sono fittizi perchè la integrazione è sulle coordinate sia di uno che dell’altro elettrone ) 2 s (1) 1s (2) Hˆ 2 s (1) 1s (2) − 2 s (1) 1s (2) Hˆ 1s (1) 2 s (2) = 2N α (1)α (2 ) α (1)α (2 ) ⋅ = 1 se α e β sono ortonormali ⋅ { 1s (1) 2 s(2) Hˆ 1s(1) 2 s( 2) − 1s (1) 2 s(2) Hˆ 2 s (1)1s(2) }= = E1s + E2 s + J1s 2 s − K1s 2 s J1s 2 s ⇒ 1s (1)2 s (2) 1 2 s (1)1s (2) r12 1s (1)2 s (2) 1 1s (1)2 s (2) r12 Integrale di Coulomb ⇒ repulsione fra le densita’ di carica associate agli 1s e 2s infatti 1 J1s 2 s = ∫∫ [1s (1)]2 [2 s (2)]2 dτ1 dτ 2 r12 ⇒ è un termine sempre positivo che per lo He vale .4195 Hartrees Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli }= he-26 Università di Roma “ La Sapienza” K1s 2 s ⇒Integrale di scambio ⇒ ha origine dal requisito di antisimmetria della Ψtot ⇒ rappresenta la repulsione fra sovrapposizione 1 s 2 s e se stessa K1s 2s = ∫∫ [1s(1)][2s(1)] la 1 [1s(2)][2s(2)]dτ1 dτ 2 r12 ⇒ normalmente (ma non sempre) positivo ( per lo H e = .044 Hartrees ) ⇒ fisicamente si può osservare che la funzione d’onda si annulla se gli elettroni hanno le stesse coordinate ⇒ poiché compare con un segno negativo (ed è di norma positivo) la energia è minore per una Ψ antisimmetrica di quanto sarebbe stata per una Ψ di elettroni distinguibili ⇒ in quanto è antisimmetrica la Ψ si annulla se gli elettroni hanno le medesime coordinate: Il “buco” (buca di Fermi) che ne risulta diminuisce la repulsione ed abbassa l’energia totale si può anche notare che poiché la Ψ è continua e deve divenire nulla per q(1)=q(2) essa deve incominciare a diminuire prima che le coordinate coincidano ⇒ Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-27 Università di Roma “ La Sapienza” • Complessivamente 1 Eh + 0.4195 Eh − 0.044 Eh = 2 = −2.1245 Hartrees ↔ − 2.1755 Hartrees E = −2 Eh − sperimentale Stato di Singoletto E = E1s + E2 s + J1s 2 s + K1s 2 s = = − 2.0365 Hartrees ↔ − 2.1465 Hartrees sperimentale ETripletto < ESingoletto buon successo Dipartimento di Chimica MA DEcalc ( 0.088)= = 3.03 DEsperim (0.029) Prof. Guido Gigli he-28 Università di Roma “ La Sapienza” Determinanti di Slater • Il modo usato per ricavare le Ψ correttamente antisimmetrizate è troppo laborioso per atomi con più elettroni • Slater ha introdotto un metodo che sfrutta le proprietà dei determinanti di cambiare di segno scambiando righe o colonne • Consideriamo, per esempio, uno degli stati di tripletto dell’Elio [ ms (1) + ms (2 ) = 1 ] Ψ = N ⋅ [1s(1) 2 s (2 ) − 2 s (1) 1s(2 )] ⋅ [ α (1) α (2 )] la si può scrivere come Ψ=N⋅ =N⋅ 1s(1) α (1) 2 s (1) α (1) 1s (2 ) α (2 ) 2 s(2 ) α (2 ) O S1 (1) O S 2 (1) O S1 (2 ) O S 2 (2 ) = oppure invertendo Spin Orbitali ed Elettroni =N⋅ • = OS1 =Spin Orbitale 1 = =1s • α ΟS 2 =Spin Orbitale 2 =2s • α O S1 (1) O S 2 (1) O S1 (2 ) O S 2 (2 ) Un’altra notazione usata frequentemente è quella di scrivere soltanto gli elementi della diagonale della matrice nel nostro caso per esempio Ψ=N Dipartimento di Chimica O S1 (1) O S 2 (2) Prof. Guido Gigli he-29 Università di Roma “ La Sapienza” • In generale O S1 (1) Ψ= O S 2 (1) L O S N (1) O S1 (2 ) O S 2 (2 ) L O S N (2 ) 1 ⋅ M M O M N! O S1 ( N ) O S 2 ( N ) L O S N ( N ) con N = elettroni ed N = Spin Orbitali (Stati Quantici) • Notiamo che : > Scambiando righe o colonne la Ψ cambia di segno La Ψ è correttamente antisimmetrica rispetto allo scambio di elettroni ➭Se due righe fossero uguali (OS1 =OS2 ) la Ψ si annullerebbe non esiste la Ψ corrispondente a due elettroni assegnati al medesimo Spin-Orbitale in accordo con il Principio di Esclusione di Pauli Due elettroni ( Due Fermioni ) non possono essere simultaneamente nel medesimo stato quantico ( avere lo stesso insieme di numeri quantici ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli he-30 Università di Roma “ La Sapienza” • Le cose non sono sempre così semplici; si deve ricorrere a: combinazioni di Det. di Slater (per atomi con shell non complete) Teoria dei gruppi INOLTRE • Stiamo pur sempre usando le approssimazioni: Particelle non interagenti Funzioni d’onda monoelettriche Spin – Orbitali IN REALTA’ • La eq. di Schroedinger per molti elettroni non è separabile QUINDI La Ψ totale non può essere scritta come un prodotto ( anche se antisimmetrizzato ) di funzioni monoelettroniche IN SINTESI • Con i Determinanti di Slater: NON violiamo il principio di Pauli NON abbiamo risolto del tutto il problema: in pratica lo scambio di elettroni non è un fenomeno fisico ma soltanto la correzione di un errore di origine e cioè della errata descrizione che no tiene conto della indistinguibilita’ degli elettroni. La correlazione fra il moto degli elettroni non viene pienamente considerata Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-1 Università di Roma “ La Sapienza” ATOMI POLIELETTRONICI • Vediamone dapprima una descrizione qualitativa rimandandone i dettagli quantitativi. • Non è possibile risolvere la eq. di Schroedinger per sistemi ( atomi o molecole ) con due o più elettroni • Ci si aspetta, comunque, che si possa ancora usare la approssimazione di funzioni monoelettroniche, cioè di orbitali che, pur essendo diversi da quelli degli atomi idrogenoidi, siano in numero uguale ed abbiano dipendenze angolari simili. • Si possono,allora, usare degli orbitali idrogenoidi “distorti” per descrivere la struttura elettronica di un atomo con più elettroni. • Il campo elettrico prodotto dagli altri elettroni, però, rimuove la degenerazione degli orbitali con lo stesso numero quantico principale • La sequenza dei livelli energetici diviene allora la seguente ( si può det. sperimentalmente ) 1 s < 2 s < 2 p < 3 s < 3 p < 4 s < 3 d < 4 p..... Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-2 Università di Roma “ La Sapienza” • La situazione può essere descritta schematicamente come nel diagramma che segue • L’ordine degli orbitali dipende,inoltre, dal numero atomico Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-3 Università di Roma “ La Sapienza” Penetrazione e “Shielding” • Il quesito è: perchè gli orbitali “p” hanno energia maggiore degli “s” ? • Negli atomi polielettronici un elettrone risente di • attrazione del nucleo • repulsione degli altri elettroni L’effetto complessivo è che l’elettrone “vede” una carica nucleare effettiva Zeff = Z - S Shielding Costante di schermo • La differenza nella parte radiale delle funzioni d’onda significa una diversa Penetrazione • L’elettrone “s” può trovarsi sul nucleo (il “p” no ) • L’elettrone ,per esempio,2s “penetra” attraverso gli elettroni 1s che “schermano” gli elettroni esterni e risente in misura maggiore del 2p della carica nucleare • L’effetto combinato della “penetrazione” e dello “schermo” separa le energie degli elettroni 2s e 2p • Si tratta ora di vedere con quali regole si possono “assegnare” gli elettroni agli orbitali Principio di Esclusione di Pauli Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-4 Università di Roma “ La Sapienza” • Ogni orbitale è in grado di “ospitare” soltanto due elettroni (uno con ms = 1 2 ed uno con ms = − 1 2 ) • Si tratta,allora, di “riempire” la sequenza degli orbitali seguendo il principio dello AUFBAU Si dispongono gli elettroni negli orbitali ( non più di due elettroni per orbitale) cominciando da quelli ad energia minore in ordine di energia crescente • Si ottengono le cosiddette configurazioni Na ∧ Na I 1s2 2s2 2p6 3s Cl ∧ Cl I 1s2 2s2 2p6 3s2 3p5 Al+ ∧ Al II 1s2 2s2 2p6 3s2 • Si deve notare che esistono configurazioni meno stabili Na I Ne 3p (a ~ 16960 cm-1 dal fondamentale) Na I Ne 4s (a ~ 25700 cm-1 dal fondamentale) • Per ogni configurazione si possono avere vari stati di moto con energia diversa Termini e livelli spettroscopici Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-5 Università di Roma “ La Sapienza” • E’ il principio di Esclusione che porta all’esistenza stessa della tavola periodica degli elementi ed alle conseguenti PERIODICITA’ • Per esempio per le Energie di Ionizzazione èlungo un periodo la carica nucleare aumenta e,quindi, aumenta l’energia di interazione nucleoelettrone Li - Be , B -C - N , O - F - Ne è Gli orbitali p sono meno legati degli s ecc. Be - B è quando l’”Aufbau” porta ad accoppiare gli elettroni la repulsione fra questi è maggiore di quanto ci si attende da una semplice estrapolazione N -O è Un cambio di numero quantico principale significa una maggiore distanza ed un efficiente “schermo” da parte del guscio completo del periodo precedente Ne - Na Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-6 Università di Roma “ La Sapienza” • Vediamo,ora, di affrontare il problema degli atomi polielettronici in modo più rigoroso. • L’operatore Hamiltoniano, supponendo il nucleo fermo, è il seguente: ∇ i2 Z Ĥ = − ∑ −∑ +∑∑ 1 2 i i ri i j > i rij • La vera autofunzione dovrà quindi essere una Ψ che tiene conto complessivamente delle coordinate di tutti gli elettroni Ψ = Ψ ( x1 , y1 , z1 , x2 , y2 ,.. .xn , yn , zn ) Il moto di ogni elettrone dipende dal moto degli altri in quanto ognuno risente della posizione relativa degli altri attraverso il termine repulsivo 1 rij - Proprio questo termine impedisce di fattorizzare il problema , separare le variabili e risolvere la eq. di Schroedinger. - Non si puo’ nemmeno trattare il tutto perturbativamente perchè il contributo di questi termini è dello stesso ordine di grandezza degli altri • Si deve ricorrere a metodi approssimati METODO HF-SCF Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-7 Università di Roma “ La Sapienza” Metodo HF-SCF ( Self Consistent Field ) Campo Auto Coerente Auto Consistente • Dobbiamo usare la approssimazione monoelettronica e, quindi, continuare ad usare gli “spin-orbitali” MA possiamo scrivere la funzione d’onda poliettronica in accordo al principio di Pauli come prodotto antisimmetrizzato di funzioni monoelettroniche (determinante di Slater) O1 (1)α (1)K O1 (1)β(1)KO2 (1)α(1)K....K O N (1)β(1) ( ) O1 (2 )α(2 )KO1 (2 )β(2 )KKKKKKKK O N (2 )β(2 ) Ψ x1 , x2 ,...... z n = .......KKKK..........KKKKKKKKK........K .......KKKK..........KKKKKKKKK........K O1 (n )α(n )KO1 (n )β(n )KKKKKKKK O N (n )β(n ) = Det O1 , O1 , O2 , O2 , ..... ,ON N= n 2 n = numero deg li elettroni dove Oi è un orbitale (funzione delle sole coordinate spaziali) Oiα è uno spin orbitale (funzione delle coordinate spaziali e di quella di spin) • In questo modo assumiamo di poter descrivere la struttura elettronica con un unico determinante con orbitali tutti doppiamente occupati stiamo usando la forma piu’ semplice del metodo (valida per shell “chiuse”, stati di singoletto) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli .= ap-8 Università di Roma “ La Sapienza” • L’idea è quella di cercare la miglior forma analitica delle funzioni spaziali monoelettroniche Oi con il metodo variazionale. si cerca, quindi, il minimo del valore di aspettazione dell’energia della funzione scritta come determinante E = Det Ĥ Det detto in altri termini si usa come funzione di prova il determinante di Slater degli orbitali monoelettronici • Hartree e Fock hanno dimostrato che si ottiene, per ogni orbitale, una equazione, cosiddetta di Hartree Fock di forma identica alla eq. di Schroedinger: Autovalore dell’energia dell’ORBITALE F̂i Oi = ε i Oi ( i = 1,2,K , = N = n ; 2 n = numero elettroni ) Il singolo ORBITALE SPAZIALE ∇ i2 Z + V̂i HF = − 2 −r i ∇i2 Z n 2 − − + 2 J − K ∑ j j 2 ri j =1 Operatore di Fock (Hamiltoniano Effettivo) [ Dipartimento di Chimica ] Prof. Guido Gigli ap-9 Università di Roma “ La Sapienza” • In questo operatore sono identificabili: • due termini esatti relativi a - energia cinetica - potenziale nucleo - elettrone Costituiscono il cosiddetto Hamiltoniano di “core” nel senso che, per ciascun elettrone, non tengono conto degli altri • termini approssimati relativi alle interazioni elettrone-elettrone operatore di Coulomb Jj § J j (1) Oi (1) = O j (2 ) 1 O j (2 ) Oi (1) r12 da notare che - gli indici i e j identificano gli orbitali (per esempio 1s, 2p ecc.) - 1 e 2 indicano la generica coppia di elettroni che si sta considerando - l’integrazione è fatta sulle coordinate spaziali dell’elettrone 2 nell’orbitale j § il singolo termine della sommatoria rappresenta il potenziale repulsivo medio e locale, nella posizione assunta dall’elettrone 1 nell’orbitale i , generato dall’elettrone 2 nell’orbitale j. § È la parte di operatore da cui si originano, nella energia, questi termini repulsivi J ij = Oi J j Oi = Oi (1) O j (2) 1 Oi (1) O j (2) = r12 2 2 Oi ( 1 ) O j ( 2 ) =∫∫ dτ1dτ2 r12 in tutto simili all’integrale di Coulomb gia’ visto per l’atomo di Elio Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-10 Università di Roma “ La Sapienza” § Dalla forma dell’operatore si vede che dipende da tutti gli altri elettroni che occupano gli orbitali j mediati su tutto il volume § è un operatore cosiddetto locale perché il suo effetto sull’orbitale Oi dipende dal valore dell’orbitale a ciascuna specifica coordinata assunta dall’elettrone che lo occupa operatore di Scambio Kj P̂ij K j (1) Oi (1) = O j (2) 1 Oi (2) O j (1) = O j (2 ) O (2 ) Oi (1) r12 r12 j non ha analogo classico perché ha origine dalla antisimmetrizzazione della funzione d’onda complessiva e dalla presenza nell’Hamiltoniano dei termini di interazione 1 rij § ne derivano, nell’energia, termini simili all’integrale di scambio già visto per l’atomo di Elio (potenziale di scambio) K ij = Oi K j Oi = Oi (1) O j (2) 1 O j (1) Oi (2) = r12 Oi* (1) O j (1) O*j (2 ) Oi (2 ) =∫∫ dτ1dτ2 r12 § K j ( i ) è un operatore non locale perché non rappresenta un semplice potenziale definito univocamente nella posizione dell’elettrone 1. Il suo effetto quando è applicato all’orbitale Oi non dipende dal valore di Oi ad uno specifico valore della coordinata assunta dall’elettrone ma dal valore di Oi in tutto lo spazio: in effetti, a causa dello Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-11 Università di Roma “ La Sapienza” scambio, l’orbitale Oi dell’integrale è ora all’interno • nell’operatore di Fock [ ∇ i2 Z ∇i2 Z n 2 HF F̂i = − − + V̂i = − − + ∑ 2J j − K j 2 ri 2 ri j =1 • ] si puo’ notare che: § gli operatori di Coulomb e di Scambio vanno a costituire un potenziale “centrale” V̂i HF di cui risente l’operatore i-esimo § l’operatore di Coulomb compare con un coefficiente 2 perchè va considerata la repulsione di entrambi gli elettroni dell’orbitale j § l’operatore di scambio, viceversa, ha effetto soltanto per uno degli elettroni nell’orbitale j (quello con il medesimo spin dell’elettrone nell’orbitale i che si sta considerando); l’altro possibile termine di scambio si annulla per l’ortogonalità delle funzioni di spin Sia il termine di Coulomb che quello di Scambio dipendono dalla conoscenza degli altri orbitali che, all’inizio del calcolo, sono sconosciuti. Addirittura l’operatore di Fock ha la peculiare caratteristica di dipendere dalla sua stessa autofunzione K j (1) Oi (1) = ∫ O*j (2 ) Oi (2 ) 1 d τ 2 ⋅ O j (1) r12 non note “a priori” QUINDI per esempio, per l’elettrone 1 abbiamo F̂1 O1 = ε1 O1 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-12 Università di Roma “ La Sapienza” •questa equazione può essere impostata e risolta se si conoscono le O j di tutti gli altri elettroni • Il problema è circolare e viene risolto in modo ITERATIVO 1. ) Si risolve (numericamente) F̂1 O1 = ε1 O1 ipotizzando le altre funzioni O j 2. ) con la nuova O1 si passa ad F̂2 O2 = ε 2 O2 - Si ripete il passo 2) sino all’elettrone n Si continua sino a che la Ψtot non differisce da quella precedente entro limiti prefissati • In conclusione si ottengono funzioni monoelettroniche autocoerenti che sono corrette per l’effetto dovuto all’interazione media tra gli elettroni • Da notare che : 1. ) Il potenziale usato è di tipo a simmetria centrale e la parte angolare delle Ψ risultanti è ancora quella di un atomo idrogenoide ; in effetti per la parte angolare delle Ψ vengono usate le armoniche sferiche Oi = f (r ) Ylm (ϑ, ϕ) ed è soltanto la parte radiale che viene variata nella procedura di ottimizzazione SCF Si può mantenere la classificazione in orbitali s, p, d ecc. Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-13 Università di Roma “ La Sapienza” 2. ) Anche se la parte radiale non è più quella degli atomi idrogenoidi (il potenziale non è piu’ soltanto il pot. di interazione nucleoelettrone ) il numero di “nodi” radiali viene conservato Si può continuare ad individuare gli orbitali come 1 s, 2 s ecc. • In sintesi le equazioni HF F̂i Oi = ε i Oi costituiscono un insieme di pseudo-equazioni agli autovalori in quanto l’operatore di Fock dipende dalle soluzioni stesse delle equazioni • Per quanto riguarda l’energia totale essa non è la somma delle energie dei singoli orbitali n2 Etot ≠ 2 ∑ εi i =1 perché in ciascuna di queste è già inclusa la interazione dell’elettrone i con tutti gli altri (interazione che è stata calcolata con gli operatori Jj e Kj ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-14 Università di Roma “ La Sapienza” • La somma delle energie dei singoli orbitali va quindi corretta per evitare di contare due volte le interazioni interelettroniche n2 n2 n2 ( Etot = 2 ∑ εi − ∑ ∑ 2 J ij − K ij i =1 i j ) • Infine ciascuna energia ε i , con l’approssimazione detta di Koopmans, viene considerata pari all’energia necessaria per rimuovere l’elettrone dall’orbitale i nell’ipotesi che le funzioni che descrivono il moto degli altri elettroni non subiscano modifiche • • Si trascura, quindi, il riarrangiarsi del moto degli elettroni residui (si dice che se ne trascura il “rilassamento”) Tornando agli orbitali la cui forma analitica viene ottimizzata variazionalmente, essendo numerica la soluzione delle equazioni di Fock, le funzioni d’onda risultanti, in origine, non venivano rappresentate analiticamente ma mediante tabelle numeriche Roothaan (1951) introdusse la rappresentazione degli orbitali HF come combinazioni lineari di un insieme completo di funzioni note Funzioni di Base Set di Base ( in generale l’orbitale è espresso come una espansione Oi = ∑ ck ϕk ) k Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-15 Università di Roma “ La Sapienza” • Il vantaggio del metodo è che i coefficienti ( ck ) si trovano iterativamente usando l’algebra delle matrici ( adatta ai calcolatori ) e che la forma anlitica delle funzioni di base non viene modificata • La scelta del “set di base” è libera • Il metodo è AB INITIO nel senso che si fa uso soltanto dei principi primi e non di parametri “adattabili” ai casi concreti • Un insieme di funzioni usato come “ set di base”, e che ha un chiaro significato fisico, è quello degli Orbitali Tipo Slater −ξ STO r a0 N r ( n −1) e Yl , m ( θ , φ ) da notare la somiglianza con le Ψ idrogenoidi. Il polinomio di grado n-1 viene sostituito con il solo termine “più pesante“ ( r n-1 ) • Attualmente, per rendere piu’ facile il calcolo degli integrali, si preferiscono, prevalentemente, “set” di base che fanno uso di varie funzioni gaussiane la cui combinazione cerca di simulare gli orbitali STO 1s STO 3 gaussiane 1 gaussiana Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-16 Università di Roma “ La Sapienza” • I risultati dei calcoli HF riproducono, e ne forniscono una giustificazione per l’uso, la nota distribuzione a “ gusci “ della densità elettronica radiale • Anche dal punto di vista quantitativo i risultati HF sono in accordo con le esperienze - per la funzione d’onda ( Densità elettronica radiale ) - per le energie He Stato fondamentale HF “vero” (nonrelativistico) 1s Li HF -25.0 eV Potenziale di Ionizzazione 24.6 eV Stato fondamentale HF “vero” Dipartimento di Chimica -77.9 eV -79.0 eV -202.3 eV -203.5 eV Prof. Guido Gigli ap-17 Università di Roma “ La Sapienza” • Anche le singole energie di ionizzazione e la periodicità di queste sono ben riprodotte Energia di ionizzazione/MJ mol-1 elettrone rimosso orbitali risultanti app. di Koopmans calcoli HF sperimentale Ne 1s 2s 2p 1s2s22p6 1s2s2p6 1s2s22p5 Ar 1s 2s 2p 3s 3p 1s2s22p63s23p6 1s2s2p63s23p6 1s2s22p53s23p6 1s2s22p63s3p6 1s2s22p63s23p6 Dipartimento di Chimica 86.0 5.06 1.94 83.80 4.76 1.91 83.96 4.68 2.08 311.35 308.25 32.35 31.33 25.12 24.01 3.36 3.20 1.65 1.43 309.32 23.97 2.82 1.52 Prof. Guido Gigli ap-18 Università di Roma “ La Sapienza” • In linea di principio si dovrebbe usare un numero infinito di funzioni di base in pratica se ne usa un numero finito • Per calcoli o rappresentazioni più grossolane è scomodo usare la combinazione di molti STO Slater propose di usare una singola funzione ( STO ) dove ξ= Z −S n* rn Z = numero atomico S = costante di schermo n* = parametro che varia con il numero quantico * −1 Questi parametri sono ricavabili con regole fornite originariamente dallo stesso Slater ed in seguito modificate Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-19 Università di Roma “ La Sapienza” Correlazione Elettronica • Le Ψ HF – SCF tengono conto della interazione fra gli elettroni in modo mediato Dovremmo considerare la interazione istantanea infatti il moto degli elettroni è correlato • In una qualche misura anche le Ψ HF – SCF tengono conto della correlazione in quanto soddisfano il principio di Pauli Le Ψ vanno a zero per elettroni con il medesimo spin che si trovano nello stesso punto dello spazio (nelle Ψ HF-SCF si può parlare di Buca di Fermi ) • La Energia di Correlazione viene definita come ECorr = E esatta non Re l.. − E HF ECorr Eesatta non < 10 −2 E HF pressochè corretta Re l. MA E tot è grande E c =-1000 eV COME I LEGAMI CHIMICI Dipartimento di Chimica ECorr ≅ 5 eV Prof. Guido Gigli ap-20 Università di Roma “ La Sapienza” • Per tener conto della correlazione istantanea • si introduce esplicitamente la distanza interelettronica nella funzione d’onda • si usa il metodo CI (Configurations Interaction ) Ψ = ∑ Ci Di i Di sono i determinanti di Slater per - stato fondamentale - stati eccitati di § 1 elettrone § 2 elettroni § tutti “ (FCI) Full CI • I coefficienti Ci possono essere ottimizzati con il metodo variazionale • Numericamente il problema diventa rapidamente non facile da trattare ( Determinanti enormi ) • Se si usasse • un set base completo • tutti i possibili Di Il metodo sarebbe ESATTO Dipartimento di Chimica HF – FCI Prof. Guido Gigli ap-21 Università di Roma “ La Sapienza” Costanti del Moto • Ci siamo occupati di trovare, per quanto possibile, autofunzioni ed autovalori di Ĥ • Per l’atomo idrogenoide avevamo visto che le classificazioni degli elettroni e delle configurazioni era fatta sulla base di numeri quantici che governavano altre caratteristiche ( oltre la Energia Totale ) del moto degli elettroni ( Momento angolare totale, componente lungo un asse del Momento Angolare ) Quello che abbiamo fatto,in linea di principio, è stato interessarci di altre costanti del moto cioè di altri autovalori di operatori che commutano con Ĥ INFATTI In questa ipotesi la Ψ per cui Ĥ Ψ = E Ψ è anche quella per cui Â Ψ = a Ψ a ed i numeri quantici in a non dipendono dal tempo Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-22 Università di Roma “ La Sapienza” • Si dice che questi numeri quantici sono: Buoni Numeri Quantici per la classificazione degli elettroni siano interessati ad individuarli • Quando un operatore “ quasi commuta “ con Ĥ si possono avere numeri quantici “quasi” buoni • tipicamente Hˆ = Hˆ 0 + λ Hˆ 1 [Aˆ , Hˆ 0 ] = 0 ma [Aˆ , Hˆ 1 ] ≠ 0 • per λ piccolo i numeri quantici associati ad  variano poco con il tempo e sono quasi buoni • Si può vedere che: • Senza l’interazione SPIN-ORBITA Ĥ commuta con operatori composti relativi al momento angolare di Spin di tutti gli elettroni r r r r r r L = L1 + L2 + K S = S1 + S2 + K abbiamo dei buoni numeri quantici L ed S • Con l’interazione SPIN-ORBITA r r r r r r J 1 = L1 + S1 Ĥ commuta soltanto con J = J 1 + J 2 + K r r r J 2 = L2 + S 2 • Si usano QUINDI due schemi: ♦ RUSSEL SAUNDERS ♦ ACCOPPIAMENTO JJ Dipartimento di Chimica Modello Vettoriale dell’ Atomo Prof. Guido Gigli ap-23 Università di Roma “ La Sapienza” Modello Vettoriale – Accoppiamento RUSSEL-SAUNDERS • Il primo metodo ( che vedremo in dettaglio ) è adatto per gli atomi leggeri mentre il secondo lo è per quelli più pesanti r r r • I vettori L , S , e J rappresentano delle entità trattabili con la quantomeccanica per le quali r L = L(L + 1) h r S = S (S + 1) h r J = J ( J + 1) h L, S , J sono numeri quantici • Di nuovo si possono usare vari metodi per ricavare • le somme vettoriali ed i numeri quantici Usiamo il metodo della somma delle componenti Consideriamo,per esempio, due elettroni ( l1=2, l2=1) l1=2 l2=1 +2 +1 +1 0 0 -1 -1 -2 = = ml1=l1z/h ml2=l2z/h combinando ciascuno degli me o l z si ha M L = ∑i ml i Lz = ∑ i li z infatti si può costruire una tabella L 3 2 ML +3 +2 +1 0 -1 -2 +2 +1 0 -1 -2 +1 0 -1 1 da cui -3 M L = + L, L − 1, L − 2, K − L = Lz h L = (l1 + l2 ), l1 + l2 − 1, K , l1 − l2 Serie di Clebsch-Gordan (soltanto per due elettroni) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-24 Università di Roma “ La Sapienza” • Analogamente per S ed Sz si ha M S = S z / h = S , S − 1K − S M S = ∑ ms i i • Per J e Jz = Lz + Sz M J = J z / h = J , J − 1, J = ( L + S ), L + S − 1, Serie di ClebschGordan −J L−S • Ora siamo in grado di scrivere i simboli spettroscopici per atomi polielettronici secondo la solita convenzione 2 S +1 L = 0 S LJ 1 P 2 D 3 F • Consideriamo, per esempio, l’atomo di litio configurazione 1 s 2 2 s • Possibili valori di ML ? M L = ml1 + ml 2 + ml3 = 0 + 0 + 0 = 0 • valori possibili di L ? (ML = L, L-1 ML = 0 → L=0 -L) • valori di MS ? M S = ms1 + ms 2 + ms 3 = + 1 2 − 1 2 ± 1 2 M S = +1 2, −1 2 • valori di S ? (MS = S, S-1, M S = 1 2 ,−1 2 Dipartimento di Chimica → S =1 2 -S ) Prof. Guido Gigli ap-25 Università di Roma “ La Sapienza” 1 s 2 2 s si ha quindi per L=0 S =1 2 2 S J = L + S , L + S − 1. . .. . . L − S L + S =1 2 L − S =1 2 2 S1 2 • Per la configurazione eccitata 1s2 2 p M L = 0 + 0 +1 = 1 0+0+0=0 0 + 0 −1 = −1 L =1 1 + 1 1 1 1 2 M S = + ,− , ± = S = 2 2 2 1 2 − 2 2 P J =3 2 , 12 2 P1 2 2 P3 2 • Si ha ancora la “gerarchia” Configurazione Termine Livello Stato 1s2 2 s 2S 2 S1 2 ( per esempio ) → Dipartimento di Chimica 1s2 2 p 2P 2 P1 2 2 P3 2 2 S1 2 ed M J specificato Prof. Guido Gigli ap-26 Università di Roma “ La Sapienza” • Consideriamo l’atomo di Carbonio • configurazione 1 s 2 2 s 2 2 p 2 E’ utile costruire una tabella dei valori possibili di M L ed M S ( è sufficiente considerare gli elettroni in shells non completamente riempite ) Gli elettroni p hanno ml = +1, 0 , − 1 ed ms = + 1 2 , − 1 2 Il campo dei valori possibili di ML è +2 ÷ -2 e di MS è 1 ,0 ,-1 • Riempiamo le caselle della Tabella con tutte le combinazioni possibili (permesse dal principio di esclusione ) ( ms = + 1 2 → + , ms = −1 2 → − ) e deriviamo i simboli dei termini MS 1 −1 0 ML 2 1 + + + − 3P 1,1 1,1 L=1 S=1 MS = 1,0,-1 ML = 1,0,-1 + + + − − + − − 1,0 1, 0 1, 0 1,0 + 0 + 1 ,− 1 + − − + 1 ,− 1 1 ,− 1 − − 9 microstati 1 ,− 1 1D + − 0,0 −1 −2 + + − 1,0 + − − 1,0 + − − 1 ,− 1 Dipartimento di Chimica − + − 1, 0 L=2 S=0 5 microstati − − − 1,0 1S L=0 S=0 1 microstato Prof. Guido Gigli ap-27 Università di Roma “ La Sapienza” • Quindi dalla configurazione 2p2 si originano i tre termini 3P 1D 1S considerando l’accoppiamento spin-orbita ( J = L+S, L+S-1……. L − S ) 3P 2 3P 1 3P 0 1D 2 1S 0 • vediamo meglio, con un esempio, perché differenti termini e differenti livelli hanno energie diverse: + − + − § gli stati di moto 1 , − 1 (del ed 1 ,1 (del 1D) hanno energia diversa perché c’è una diversa repulsione interelettronica in quanto i due elettroni sono, in un caso, nello stesso orbitale e, nell’altro, in orbitali diversi + 3P) − § gli stati di moto 1 , − 1 (del 3P) + ed + 1 , − 1 (del 3P) hanno energia diversa a causa della differente entita’ della interazione spin-orbita QUINDI § i TERMINI differiscono per la repulsione interelettronica § i LIVELLI differiscono per accoppiamento spin-orbita Dipartimento di Chimica un diverso Prof. Guido Gigli ap-28 Università di Roma “ La Sapienza” configurazione termini livelli 1S 1S 0 1D 1D stati 2 3P 2 3P 1 3P 1 p2 • Per sapere come sono disposti in energia questi livelli si usano le regole di HUND 1 ) A parità di configurazione il livello più stabile è quello a maggiore molteplicità di spin ( S più grande) 2 ) Per livelli con pari S è più stabile quello con L maggiore 3 ) In relazione al J : quando una shell è riempita meno della metà i livelli più stabili sono quelli con J più basso e viceversa • Nel caso del Carbonio le regole funzionano, infatti: Dipartimento di Chimica 1 S0 21648.4 cm-1 1 D2 10193.7 cm-1 3 P2 43.5 cm-1 3 P1 16.4 cm-1 3 P0 0 cm-1 Prof. Guido Gigli ap-29 Università di Roma “ La Sapienza” Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-1 Università di Roma “ La Sapienza” MOLECOLE • Vedremo come la meccanica quantistica spiega la formazione di un legame stabile fra gli atomi • Lo ione molecolare H 2 + sarà il nostro “modello” per molecole più complicate così come l’ Aufbau ci ha consentito di comprendere gli atomi polielettronici collocando elettroni ( in accordo al principio di esclusione di Pauli ) negli orbitali trovati per l’atomo più semplice (Idrogeno) ,la più semplice molecola possibile ( H 2 + ) ci fornirà le funzioni d’onda monoelettroniche adatte a costruire gli orbitali molecolari Eq. di S.per H Eq. di S. per H 2 + Orbitali Idrogenoidi Orbitali di H 2 + Determinanti di Slater Funzioni d’onda di molecole Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-2 Università di Roma “ La Sapienza” Approssimazione di Born-Oppenheimer La vediamo per lo H 2 + ma è generalizzabile • Hamiltoniano di H 2 + e ra a ∇ a2 ∇b2 − Ĥ = − 2ma 2mb ∇ e2 − 2 − rab 1 1 − ra rb Tˆe T̂n rb Vˆen b + 1 rab Vˆnn Hˆ Ψ (qn , qe ) = E Ψ (qn , qe ) • • • Il problema è a 3 corpi → la eq. di Schroedinger non è fattorizzabile → possiamo comunque separare il moto del baricentro dai moti interni (nuclei ed elettroni rispetto al baricentro) se possiamo trascurare T̂n l’hamiltoniano si riduce a: Tˆe + Vˆen + Vˆnn In effetti il problema osservazione che massa nuclei • >> trae vantaggio dalla massa elettroni Gli operatori di energia cinetica dei nuclei sono assai piu’ piccoli di quelli degli elettroni Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-3 Università di Roma “ La Sapienza” • Inoltre, se anche la dipendenza della funzione d’onda dalle coordinate dei nuclei e degli elettroni e’ sensibilmente diversa, ne consegue che: • I nuclei sono pressochè fermi caratteristico del moto degli elettroni nel tempo Possiamo risolvere il problema elettronico, cioè del moto dei soli elettroni, con i nuclei in posizioni fissate Tˆe + Ven Ψ = Eel ⋅ Ψ • • ( ) la nostra Ψ dipenderà dalla posizione dei soli elettroni nell’approssimazione che i nuclei siano fermi peraltro vi sarà una Ψ per ogni singola distanza fra i nuclei Quindi avremo una funzione d’onda siffatta: Ψ (r , R ) Ψ (r ; R ) r coord. di tutti gli elettroni R coord. di tutti i nuclei - dipende dalla posizione degli elettroni in modo esplicito (analitico) -dipende dalla distanza fra i nuclei in modo parametrico nel senso che una volta fissata non vi dipende piu’ • Risolto il problema elettronico (per tutte le distanze fra i nuclei) si potrà affrontare quello dei moti dei nuclei Tˆn + Vˆnn + Eel χ ( R ) = E χ ( R ) ( Dipartimento di Chimica ) Prof. Guido Gigli mb-4 Università di Roma “ La Sapienza” • in conclusione abbiamo due eq. di Schroedinger Eq. di S. ELETTRONICA Eq. di S. NUCLEARE ( T̂e + Ven ) Ψ = le coordinate nucleari sono soltanto parametri ( Tˆn + Vnn + Eel ) χ = E χ ( Tˆn + Vn ) χ=Eχ e’ per tutto cio’ che si puo’ usare una curva di potenziale come quella di MORSE Superficie ( Curva ) di Energia Potenziale ( anche se oltre al vero Potenziale Vn il termine Eel include la energia cinetica degli elettroni ) • Eel Ψ Vr R QUINDI Il nostro vero problema è risolvere la eq. di Schroedinger elettronica Tˆe + Ven Ψ = Eel Ψ ( ) INFATTI 1 si può facilmente aggiungere ad rab per calcolare Vnn + Eel Il termine Vnn = + Eel • notiamo che, cosi’ come negli atomi, avremo vari stati elettronici (stati di moto degli elettroni) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-5 Università di Roma “ La Sapienza” Molecola Ione H 2 + • Con l’approssimazione di Born-0ppennheimer la eq. elettronica è: ∇2 1 1 − 2 − r − r Ψ = Eel Ψ a b Esattamente risolubile in Coordinate ellittiche ( ξ , η , φ ) angolo di Rotazione intorno all’asse di legame Due distanze r +r r −r ξ= a b η= a b rab rab • In queste coordinate il problema è fattorizzabile e le autofunzioni sono un prodotto di funzioni: 1 eimφ Ψel = L(ξ ) M (η ) 12 (2π ) • Per la Energia: nel punto di minimo E el = −1.1033 E TOT = −0.6026 De = 0.1026 = 17% ETOT Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli Università di Roma “ La Sapienza” • mb-6 Piu’ complessivamente: Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-7 Università di Roma “ La Sapienza” • Notiamo che: Le varie curve sono indicate con simboli diversi σ g , σu, π g INFATTI mentre per l’atomo di Idrogeno la simmetria sferica del potenziale faceva sì che Ĥ commutasse con L̂2 e con L̂ z ora soltanto L̂ z commuta con Ĥ Il momento orbitale elettronico totale non è una costante del moto lo è soltanto la sua componente • Di norma si usa un simbolo per indicare il valore di m =λ λ 0 1 2 3 4 σ π δ φ γ Simmetria cilindrica lungo il legame • Si indica anche la parità della Ψ Ψ pari gerade Ψ dispari ungerade Dipartimento di Chimica g u σg σu Prof. Guido Gigli mb-8 Università di Roma “ La Sapienza” Trattazione approssimata di H 2 + • • • Una osservazione sul metodo Le soluzioni esatte per lo H 2 + sono non facilmente “maneggiabili” e di difficile interpretazione fisica Possiamo seguire una via simile a quella degli atomi polielettronici Per questi ultimi abbiamo usato il metodo SCF per costruire Ψ approssimate come Det. di Slater di spin orbitali monoelettronici la cui parte spaziale sono gli orbitali atomici R(r ) Yl , m una buona app. iniziale sono funzioni radiali con cariche nucleari efficaci • Per le molecole possiamo usare: Ψ approssimate come Det. di Slater di spin orbitali monoelettronici ↑ la parte spaziale ⇔ Orbitali Molecolari (MO) Come MO di partenza per il metodo SCF (e che ci daranno un’idea qualitativa del legame) usiamo • approssimazioni più semplici da manipolare delle soluzioni esatte in ξ ed η di H 2+ • la stessa dipendenza da φ delle soluzioni esatte di H 2+ Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-9 Università di Roma “ La Sapienza” • Cerchiamo ,quindi, una Ψ approssimata usando il metodo variazionale Quale Ψ di prova usare? • per rab grande Quando l’elettrone è vicino al nucleo a sarà ben descritto dalla autofunzione dello stato Ψ = 1s H = 1 π −r e 12 ← fondamentale dell’atomo di H Idem quando è nei pressi di b per rab piccolo Il sistema tende a diventare lo ione He + Ψ = 1s He = 23 2 1 π 12 e − 2r Dovremmo usare una Z diversa per ogni distanza rab Z puo’ essere un parametro da ottimizzare a distanza rab fissata • Poiche’ ad rab grandi l’elettrone risente di uno solo dei due nuclei e’ naturale cercare la Ψ come Ψ = ca 1sa + cb 1sb combinazione lineare di orbitali atomici centrati sui due nuclei da determinare variazionalmente Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-10 Università di Roma “ La Sapienza” In sintesi stiamo per affrontare la Versione lineare del Metodo Variazionale ( nella sua forma LCAO ) Ψ prova = Ψ = ∑ ci φi = ca φ a + cb φb = ca 1sa + cb 1sb i • in accordo con il principio variazionale cerchiamo il minimo (in funzione dei ci ) di ∑ ci c j H ij Ψ Ĥ Ψ ij E = Ĥ = = Ψ Ψ ∑ ci c j Sij ij dove il significato dei simboli è il seguente H ij = φi Hˆ φ j S ij = φi φ j • eseguendo le opportune derivate in funzione dei coefficienti e ponendole uguali a zero si ottiene un insieme di equazioni lineari nei coefficienti ci : (H11 − ES11 ) c1 + (H12 − ES12 ) c2 + ....... + (H1n (H 21 − ES 21 ) c1 + (H 22 − ES 22 ) c2 + ..... + (H 2n − ES1n ) cn = 0 − ES 2 n ) cn = 0 …………. …………. ………….. … (H n1 − ES n1 ) c1 + (H n 2 − ESn 2 ) c2 + ..... + (H nn − ESnn ) cn = 0 • ne consegue che la soluzione del sistema di equazioni nelle incognite ci richiede che il Determinante dei coefficienti si debba annullare ( ) det H ij − ES ij = 0 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-11 Università di Roma “ La Sapienza” • Di fatto, sviluppando il determinante, si è ottenuta una equazione di grado n nell’incognita E con radici E0 , E1 , ..... En • Si dimostra inoltre che E0 è limite superiore dell’Energia del livello fondamentale E1 è limite superiore dell’Energia del I livello eccitato ecc. • notiamo, quindi, che nella sua versione lineare il metodo variazionale fornisce dei limiti anche per gli stati eccitati Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-12 Università di Roma “ La Sapienza” Stato fondamentale di H2+ • Per lo H2+ il SECOLARE è: determinante precedente H aa − E S aa H ab − E S ab H ba − E Sba H bb − E Sbb detto H ab = H ba perchè Hˆ è Hermitiano e le Ψ sono reali S aa = Sbb = 1 se le funzioni 1s a ed 1s b sono normalizzate a Hˆ b = b Hˆ a * H aa − E H ab − E S ab H ab − E S ab H aa − E = b Hˆ a sviluppando il determinante: (H aa − E )2 − (H ab − E S ab )2 = 0 H aa − E = ± ( H ab − E S ab ) H aa ± H ab = E (1 ± S ab ) E+ = E1 = H aa + H ab 1 + S ab E− = E2 = H aa − H ab 1 − S ab E1s 1s E+ Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-13 Università di Roma “ La Sapienza” H aa ed H bb sono Integrali Coulombiani H ab Integrale di Risonanza o Scambio S ab Integrale di Sovrapposizione Vediamoli in dettaglio H aa = 1sa Hˆ el 1sa = 1sa ∇2 1 1 = 1sa − − 1sa + 1sa − 1sa = 2 ra rb α EH 1 s a 1 s a − ∫ ∇2 1 1 − − − 1sa = 2 ra rb carica dell’elettrone 1s “appartenente” ad a nel volume d τ (1 s a ) (1 s a ) d τ * rb distanza dal protone b ( dipende da rab ) rb a b 1 1 1 − 2rab e H aa = − − + 1 + <0 2 rab rab S ab = S = 1sa 1sb =→ dipende da rab =e 2 − rab r ab >0 + r + 1 ab 3 Dipartimento di Chimica rappresenta l’energia dell’orbitale 1s “nella molecola” - per rab=∞ è la E1s nell’atomo di H - per rab= finito ( nella molecola) Haa<E1s perchè l’elettrone è attratto da entrambi i nuclei Prof. Guido Gigli mb-14 Università di Roma “ La Sapienza” H ab = 1sa Hˆ el 1sb = 1sa β ∇2 1 1 − − − 1sb = 2 ra rb = 1s a E1s (1sb ) 1sb + 1s a − = E1s ⋅ S ab − ∫ (1sa ) * (1sb ) d v ra 1 1sb = ra carica dovuta alla sovrapposizione fra gli 1s di a e b ra a b è un integrale ad - un elettrone - due “centri” S ab − (rab + 1) e − rab < 0 2 In conclusione possiamo ricavare Vn = Eel + Vnn con le due soluzioni di E+ ed E− H ab = − • Elegante = E+ + • 1 rab Eantilegante = E− + 1 rab Notiamo che : Elegante ed Eantilegante ( E+ ed E− ) non sono simmetricamente disposte in energia H ab < 0 → antilegante più in alto ) ( S >0 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli Università di Roma “ La Sapienza” Dipartimento di Chimica mb-15 Prof. Guido Gigli mb-16 Università di Roma “ La Sapienza” • Il risultato energetico complessivo è soltanto qualitativamente corretto calc sper re 2.49 2.00 De 0.0648 0.1025 Si può migliorare il risultato usando un altro parametro variazionale come la carica Z* ( vedi mb-9 ) Z* Re 2.02 2 De 0.0864 1 (per ogni 1s si usa: 1s → π −1 / 2 (Z *)3 / 2 e − Z * r • rab Z* viene ottimizzato per ogni rab ) Le funzioni d’onda si ottengono sostituendo E+ ed E- nelle eq. di partenza Ψ+ = N + (1sa + 1sb ) ca = cb = 1 → Ψ− = N − (1sa − 1sb ) ca = −cb N + = (2)−1 / 2 (1 + S ab )−1 / 2 N− = 1 (2)1 / 2 (1 − S ab )1 / 2 N + , N − = f (S ab ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-17 Università di Roma “ La Sapienza” • l’aspetto delle Ψ± e’ il seguente: • Si puo’ notare che l’addensamento di carica fra i nuclei e’ maggiore di quanto si otterrebbe con la semplice somma delle densita’ di carica atomiche separate Somma semplice delle densita’ di probabilita’ 2 Ψ+ = Differenza = 1 2(1 + S ab ) 1 2(1 + S ab ) Dipartimento di Chimica = [ 1 2 ( 1sa2 + 1sb2 ) 1sa2 + 1sb2 + 2(1sa ⋅ 1sb ) [ 2(1s a ( ] ⋅ 1sb ) − S ab 1sa2 + 1sb2 )] Prof. Guido Gigli Università di Roma “ La Sapienza” Dipartimento di Chimica mb-18 Prof. Guido Gigli mb-19 Università di Roma “ La Sapienza” • Questa osservazione sembra attribuire la formazione del legame essenzialmente alla diminuzione di energia elettronica dovuta alla interazione dell’elettrone con due nuclei anzichè uno solo IN REALTA’ si devono considerare anche questi fenomeni: Aumento della repulsione fra i nuclei al diminuire di rab Aumento dell’esponente negli orbitali atomici (1.24 ad re ) rispetto ad 1 a distanza infinita ( 2 ad rab = 0 , 1 ad rab = ∞ ) Accumulo di carica vicino ai nuclei (contrazione degli orbitali) e conseguente diminuzione della energia potenziale Diminuzione della componente ⊥ al legame della energia cinetica (ed aumento della Energia cinetica Totale) • • La questione è complicata, non ancora del tutto chiarita e, comunque, diversa da molecola a molecola ( lo H 2 + potrebbe essere un caso particolare ) Per lo H 2 + non è lo spostamento di carica elettronica nella zona fra i due nuclei che abbassa l’energia ( e stabilizza la molecola ) ma piuttosto la contrazione degli orbitali vicino ai due nuclei che ne viene, di conseguenza, consentita Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-20 Università di Roma “ La Sapienza” Stati eccitati di H 2 + • Le opportune funzioni d’onda si possono “costruire” con il metodo LCAO usando orbitali idrogenoidi degli stati eccitati Rispettando la simmetria σ g 2s = N (2sa + 2 sb ) σ u 2 s = N (2 sa − 2 sb ) σ g 2 p = N (2 p za − 2 p zb ) σ u 2 p = N (2 p za + 2 p zb ) Dipartimento di Chimica Notare il diverso segno (che può essere convenzionale) Prof. Guido Gigli mb-21 Università di Roma “ La Sapienza” un’altra classe di funzioni approssimate è quella degli orbitali π e ± imφ con termini m =1 per esempio: π u 2 p x = N (2 p xa + 2 p xb ) π g 2 p x = N (2 p xa − 2 p xb ) Notiamo i piani nodali paralleli e perpendicolari all’asse di legame • Un modo diverso di vedere queste “combinazioni” è quello di considerare il problema variazionale come un unico problema nel quale si usa un insieme ( “set” ) di funzioni “base” più ampio non soltanto 1s o 2s oppure 2p ma 1s, 2s, 2p,ecc. Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-22 Università di Roma “ La Sapienza” • Da due (1s) orbitali atomici, cioè da un “set” di base minimo ( gli orbitali atomici occupati negli orbitali atomi separati) derivavano due molecolari ora il numero di orbitali molecolari aumenta MA Le proprietà di simmetria rendono nulli vari coefficienti in ciascuna combinazione lineare orbitali atomici con energie molto diverse si mescolano poco per H bb − H aa >> H ab ed S ab ≅ 0 a b b a si ha: E− ≅ H bb 2 H ab + H bb − H aa E+ ≅ H aa 2 H ab − H bb − H aa orbitali atomici con scarsa sovrapposizione non contano ai fini del legame Si possono includere nelle combinazioni lineari i soli orbitali atomici più esterni ( di valenza ) tralasciando quelli più interni (di “core” ) Se ne può avere conferma nelle energie di ionizzazione degli orbitali interni delle molecole che sono pressochè uguali a quelle degli orbitali atomici Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-23 Università di Roma “ La Sapienza” • Ora, tenendo anche conto delle differenze di energia fra orbitali s, p, d, ecc. in atomi più complessi si possono rappresentare le corrispondenze fra le due situazioni estreme atomi uniti legame φ atomi separati φ φ σg la simmetria cilindrica si conserva (1s) φ φ φ σu ( 2pz) questi stati sono CORRELATI Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli Università di Roma “ La Sapienza” Struttura Elettronica di Molecole Biatomiche Omonucleari • mb-24 Ora passiamo a fare l’ Aufbau degli elettroni (come per gli atomi polielettronici) rispettando il principio di esclusione di Pauli (e le regole di Hund) per esempio: H2 He2 (σ g 1s )2 (σ g 1s )2 (σ u 1s )2 nascono delle ambiguità originate dalle intersezioni dello schema di correlazione e, quindi, la sequenza degli orbitali non è univoca Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-25 Università di Roma “ La Sapienza” • Con questo semplice schema di “riempimento” si predicono bene ( qualitativamente ) le proprietà di legame e di spin totale delle molecole biatomiche omonucleari ( ordine del legame = BO “ Bond Order” = (nB-nA)/2 ) Molecola Configurazione nB nA BO S De/eV re/A H2+ H2 He2+ He2 Li2 Be2 B2 C2 N2 N2+ O2 O2+ F2 Ne2 σg1s (σg 1s)2 (σg 1s)2(σu* 1s) (σg 1s)2(σu* 1s)2 He2(σg 2s)2 He (σg 2s)2 (σu* 2s)2 Be2(πu 2p)2 Be2(πu 2p)4 C2(σg 2p)2 C2(σg 2p) N2(πg* 2p)2 N2(πg* 2p) N2(πg* 2p)4 F2(σu* 2p)2 1 2 2 2 4 4 6 8 10 9 10 10 10 10 ½ 1 ½ 0 1 0 1 2 3 2.5 2 2.5 1 0 ½ 0 ½ 0 0 0 1 0 0 2.79 4.75 2.5 910-4 1.07 0.10 3.1 6.3 9.91 8.85 5.21 6.78 1.66 3.610-3 1.06 0.74 1.08 3.0 2.67 2.45 1.59 1.24 1.10 1.10 1.21 1.12 1.41 3.1 • 0 0 1 2 2 4 4 4 4 4 6 5 8 10 1 0 0 Una osservazione sulla nomenclatura degli MO per la quale si usano varie notazioni Atomi Uniti Numerazione per simmetria Atomi Separati 4pσ *u 3dπ *g 3sσ g 2pπ u 3pσ *u 2sσ g 2pσ *u 1sσ g 3σ u 1π g 3σ g 1π u 2σ u 2σ g 1σ u 1σ g σ *u 2p π *g 2p σ g 2p π u 2p σ *u 2s σ g 2s σ *u1s σ g 1s Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-26 Università di Roma “ La Sapienza” Simboli di termine • Come si vede dalla tabella precedente anche per le molecole si usano simboli per specificare, per ciascun livello energetico, altre caratteristiche Altre COSTANTI del MOTO Λ - S -valore assoluto del momento angolare totale rispetto all’asse -Λ ≡ M L = ∑ i λi -E’ solo questa componente che è un “ buon numero quantico ” infatti la simmetria assiale del campo elettrico produce una situazione simile a quella di un atomo in un campo elettrico l’accoppiamento è forte ed a stati di moto con diverso M L competono energie molto diverse in definitiva è piu’ appropriato classificare gli stati elettronici con M L che con L -Spin totale g,u -Parità → utile nelle regole di selezione ( la parità deve cambiare ) +,- -Simmetria ed antisimmetria rispetto ad un piano contenente l’asse di legame ( solo per statib ∑ ) • Non entriamo nel dettaglio di come da una configurazione Dipartimento di Chimica si arriva ai → simboli di termine Prof. Guido Gigli mb-27 Università di Roma “ La Sapienza” Molecole Biatomiche Eteronucleari • La asimmetria dei due atomi ha, qualitativamente, due conseguenze ➪ Diversa energia degli orbitali atomici gia’ vista ➪ Distribuzione non uniforme della densità elettronica Ψ = Ca Ψa + Cb Ψb Ca 2 ≠ Cb 2 Il legame diviene parzialmente o prevalentemente POLARE per esempio, per lo HF Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-28 Università di Roma “ La Sapienza” Osservazioni semi-finali • Tutto quanto abbiamo visto sino ad ora è molto qualitativo ➪ abbiamo introdotto l’idea di trovare funzioni d’onda molecolari approssimate come combinazioni lineari ( da ottimizzare variazionalmente ) di orbitali atomici centrati sui nuclei degli atomi LCAO – MO ➪ Per analogia con gli atomi abbiamo disposto gli elettroni in questi orbitali ➪ Abbiamo descritto brevemente i simboli con i quali si identificano altre costanti del moto • Non abbiamo preso in considerazione in modo esplicito La repulsione fra gli elettroni i requisiti di simmetria ed antisimmetria delle Ψ totali Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-29 Università di Roma “ La Sapienza” Molecola H2 • E’ la più semplice con più di 1 elettrone r12 1 ra1 rb1 ra 2 a 2 rb 2 6 coordinate b rab L’Hamiltoniano elettronico è: 2 2 1 1 1 1 1 ∇ ∇ 1 Hˆ el = − − 2− − − − + 2 2 ra1 ra 2 rb1 rb 2 r12 Lo possiamo riscrivere per mettere in evidenza quelle parti di esso per le quali conosciamo le soluzioni ✴ approccio di tipo MO ( Molecular Orbital ) ∇12 1 ∇ 22 1 1 1 1 ˆ − − + − − − H el = − + r 2 r r 2 r r a1 b1 a2 b2 12 Hˆ 1 Hˆ 2 + H 2+ H2 Hˆ el = Hˆ 0 + Hˆ ' Ψ0 = Ψ Dipartimento di Chimica H 2+ (1) ⋅ ΨH + (2) 2 Prof. Guido Gigli mb-30 Università di Roma “ La Sapienza” ✴ Approccio di tipo V B ( Valence Bond ) ∇12 1 ∇ 22 1 ˆ H el = − − + − − 2 2 r r a1 b2 Hˆ 1H Hˆ H2 o viceversa − 1 1 1 − + ra 2 rb1 r12 − 1 1 1 − + ra1 rb 2 r12 H0 parrebbe che si possa usare indifferentemente Ψ 0 = ΨH a (1) ⋅ ΨH b (2) oppure Ψ 0 = ΨH b (1) ⋅ ΨH a (2) IN REALTA’ nessuna delle due funzioni precedenti è, come deve essere, simmetrica od antisimmetrica e, quindi, si usano le combinazioni: Ψ 0 = ΨH a (1) ⋅ ΨHb (2) ± ΨHb (1) ⋅ ΨH a (2) (che tengono conto correttamente indistinguibilità degli elettroni) • • della Vediamo il Metodo MO all’ordine zero gli stati molecolari sono quelli dello ione Ĥ 2+ σ g = N + ⋅ (1sa + 1sb ) con due elettroni nell’orbitale legante Ψ = σ g ⋅ σ g = σ gσ g = N ⋅ (1sa + 1sb )1 ⋅ (1sa + 1sb )2 considerando anche lo Spin Ψ = σ g ⋅ σ g ⋅ (αβ − βα ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-31 Università di Roma “ La Sapienza” oppure, più dettagliatamente Ψ = N σ g (1) σ g (2 ) ⋅ [α (1) β (2 ) − β (1) α (2 )] ed in forma di Determinante di Slater: 1 σ g (1) α (1) σ g (1) β (1) 2 σ g (2 ) α (2 ) σ g (2 ) β (2) ΨMO = • L’energia sarà calcolabile come valore di aspettazione dell’hamiltoniano esatto E = ΨMO Hˆ el ΨMO = σ g (1) σ g (2 ) Hˆ el σ g (1) σ g (2 ) = σ g (1) Hˆ H 2+ (1) σ g (1) σ g (2) σ g (2) + σ g (2 ) Hˆ H 2+ (2) σ g (2) σ g (1) σ g (1) + σ g (1) σ g (2 ) 1 r12 σ g (1) σ g (2 ) • E’ interessante considerare la parte spaziale della ΨMO = σ g (1) σ g (2 ) = 1sa (1) 1sa (2) + 1sa (1) 1sb (2) + = N [ 1sa 1sb 1 2 + 1sb (1) 1sa (2) + 1sb (1) 1sb (2) = + 1sb 1sa + 1sa 1sa + 1sb 1sb ] 1 2 1 2 1 2 i vari termini rappresentano le seguenti situazioni fisiche H −H H −H ΨCOVALENTE • H− −H+ H+ −H− ΨIONICA Notiamo che il metodo MO “pesa” in ugual misura le Ψ di tipo covalente e ionica Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-32 Università di Roma “ La Sapienza” • Vediamo il Metodo VB ΨVB = N ( 1sa1sb + 1sb1sa ) = Ψ 0 H −H H −H in accordo con l’Hamiltoniano di ordine zero Il termine ionico è del tutto assente • Un modo diverso di considerare questa Ψ (e che è il modo con il quale è stata introdotta) è quello di ritenere dominanti nella molecola unicamente quelle “strutture” elettroniche nelle quali gli elettroni sono appaiati (nei vari modi possibili) Ψ è una “sovrapposizione” di tutte le La strutture “canoniche” Risonanza fra le strutture canoniche • • Anche in questo metodo la energia viene calcolata come valore di aspettazione ( Ĥ al completo , ΨVB approssimata ) In questo caso compaiono soltanto integrali a due centri e due elettroni ( a b a b ) e ( a b b a ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-33 Università di Roma “ La Sapienza” Risultati con i metodi MO e VB E eV rab / ua • Si nota che: ➪ Sia VB che MO prevedono uno stato legato per lo H 2 ➪ La curva di potenziale VB dissocia al limite corretto mentre quella MO dissocia ad energie asssai maggiori La ΨMO è una sovrapposizione di stati che ad rab grandi “pesano” per metà una situazione più elevata in energia di quella vera H .....H H − .....H + ➪ Quantitativamente : rispetto ad una De (vera ) = 4.75 eV con 1 s “normali” con 1 s a cariche efficaci VB 3.20 3.78 MO 2.60 3.49 Dipartimento di Chimica confrontabili 80% e 73% della De vera Prof. Guido Gigli mb-34 Università di Roma “ La Sapienza” Correzioni ai trattamenti VB e MO • • Vedendo le cose dal punto di vista della teoria delle perturbazioni osserviamo che la perturbazione modifica le Ψ di ordine zero “mescolando” altri stati dell’atomo di Idrogeno in aggiunta quello usato ( 1s ) Si usano, quindi, funzioni miste “polarizzate” ( 1s → N e − Z ' r + λ z e − Z '' r del “tipo” 1s 2p parametro variazionale • ) In sostanza si usa un orbitale IBRIDO alla ricerca di una migliore sovrapposizione Si usa, anche, una forma mista VB – MO Ψ = ΨCOVALENTE + λ ΨIONICA parametro variazionale ➪ Di fatto, nel linguaggio del metodo VB, si introduce una RISONANZA ionico-covalente ➪ In questo modo si alleviano le conseguenze del difetto principale del metodo VB: sovrastimare la correlazione elettronica ( non considera strutture con entrambi gli elettroni sullo stesso atomo ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-35 Università di Roma “ La Sapienza” • Si espande la Base Variazionale usata con altri determinanti di Slater che includono configurazioni eccitate ( σ u σ u ) con la medesima simmetria ➪ Nel linguaggio del metodo MO si introduce la Interazione di Configurazione ( CI ) ➪ In questo modo si corregge il difetto principale del metodo MO Sottostima della correlazione elettronica (strutture con entrambi gli elettroni sullo stesso atomo hanno peso pari a quelle con un elettrone su ciascun atomo) per esempio Ψ = σ g (1) σ g (2 ) + λ σ u (1) σ u (2 ) = σ g σ g + λ σ u σ u = = (1sa + 1sb )1 (1sa + 1sb ) 2 + λ (1sa −1sb )1 (1sa −1sb ) 2 = = (1sa (1)1sa (2) + 1sb (1)1sb (2) + 1sa (1)1sb (2) + 1sb (1)1sa (2) ) + λ (1sa 1sa + 1sb 1sb − 1sa 1sb − 1sb1sa ) = = (1 + λ ) (1sa 1sa + 1sb 1sb ) + (1 − λ ) (1sa 1sb + 1sb1sa ) H +H − H +H − H H H H = (1 + λ ) ( Ψionica ) + (1 − λ ) (Ψcovalente ) • Si usano funzioni con dipendenza esplicita da 1 r12 1933 James e Coolidge Ψ con 13 termini De = 4.72 1986 Kolos et Wolniewicz Ψ con 279 termini D0 = D0 spettroscopico ( entro 0.1cm-1 ! ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli mb-36 Università di Roma “ La Sapienza” Un osservazione sul problema della Correlazione • Il problema ha due aspetti ➪ “Spaziale” L’approssimazione introdotta può trascurare la distorsione “locale” della distribuzione di elettroni. Per esempio nel metodo HF un orbitale dovrebbe essere distorto nelle zone in cui è vicino ad un altro elettrone. Viceversa tutto l’orbitale viene distorto in un modo medio → la prob. di trovare due elettroni nello stesso punto non è nulla ➪ di “Spin” Quando si scrive una Ψ in modo tale che sia antisimmetrica compaiono termini “di scambio” . In sostanza, allora, mentre il singolo elettrone risente soltanto di un campo coulombiano medio di tutti gli altri, è sottoposto ad un effetto istantaneo a causa degli elettroni con il medesimo Spin → la prob.di trovare due elettroni contemporaneamente nello stesso punto dello spazio e con il medesimo Spin è nulla Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-1 Università di Roma “ La Sapienza” LCAO – MO SCF per molecole • E’ la base dei calcoli “ab-initio” della struttura elettronica di molecole • Hamiltoniano n M n ∇2 M Z 1 i ˆ H el = ∑ − −∑ α +∑ i =1 2 α =1 rα i i < j rij • elettroni nuclei Assumiamo che la Ψ sia esprimibile come un Determinante di Slater di MO tutti occupati ( 2 n elettroni elettroni per orbitale ) N=n/2 orbitali RHF ( Restricted Hartree Fock ) φ1 (1) α (1) Ψ=N M M φ1 ( N ) α ( N ) • • φ1 (1) β (1) L M M L φ n 2 (1) β (1) M M M M L φn 2 ( N ) β ( N ) Il metodo prosegue in modo essenzialmente identico a quello visto per gli atomi La E HF viene valutata variazionalmente E HF = Ψ Hˆ el + Vnn Ψ cioè si cercano gli orbitali φi che minimizzano Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-2 Università di Roma “ La Sapienza” • Si trova che i singoli orbitali soddisfano la equazione Fˆk φ k = ε k φ k 2 ∇ Z k Fˆk = − − ∑ α + ∑ 2 J j (k ) − K j (k ) 2 α rαk j [ ] Potenziale medio dovuto agli altri elettroni N.B.➪ Già a questo livello il problema è tipicamente non lineare e richiede la procedura SCF ( mediante iterazioni ) ➪ Il problema è già stato molto semplificato • Seguendo Roothan ciascuna φ spaziale ( ciascun MO ) viene espressa come LCAO φ k = ∑ ckν AOν = ∑ ckν bν ν ν N.B. ➪ Questa “espansione” è di necessità limitata ad un numero finito di AO e, quindi, imperfetta → Si introduce qui quello che viene chiamato ERRORE di TRONCAMENTO Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-3 Università di Roma “ La Sapienza” • Sostituendo la LCAO nelle equazioni di Fock si ottiene una equazione secolare per ciascuna k ∑ (Fµν − ε S µν ) cν = 0 ν = bµ bν = bµ Fˆ bν • La soluzione si trova per F −ε S = 0 MATRICI Da risolvere ITERATIVAMENTE F dipende dagli orbitali che, a loro volta, dipendono dai coefficienti vi compaiono integrali monoelettronici e bielettronici • come per gli atomi La difficoltà del metodo è nell’ordine di grandezza del numero di questi integrali Per quelli a due elettroni ( ) O N4 N=numero di AO usati nel LCAO ( ) O N 2 a causa della entità di alcuni vi sono due esigenze contrastanti ➭ elevato numero di AO usati (tante Funzioni di Base ) ➭ piccolo numero di integrali Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-4 Università di Roma “ La Sapienza” Lo schema di larga massima della procedura è 1. 2. 3. 4 5 6 7 si fissa una geometria molecolare si scelgono le “funzioni di base” ( gli AO ) si calcolano tutti gli integrali che la formulazione HF prevede ( di “core”, di sovrapposizione, di scambio ) si ipotizzano i coefficienti Ckν delle LCAO si calcolano le matrici F si risolve il problema degli autovalori ed autovettori ( Energie e coefficienti ) si ritorna al 5 o si termina Funzioni di base ( “Set” di base ) • In linea di principio si possono usare orbitali idrogenoidi ed anche orbitali HF MA la loro forma analitica rende difficile il calcolo degli integrali ( in particolare la presenza di “nodi” ) • Si usano prevalentemente STO ( Slater Type Orbitals ) → in calcoli semiempirici ❒ anche questi poco usati nei calcoli HF per le difficoltà di integrazione Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-5 Università di Roma “ La Sapienza” GO – GTO Gaussian Orbitals a b c g=x y z e −α r 2 Yl ,m (θ , φ ) Gli integrali sono più semplici coordinate cartesiane α parametro con origine nell’atomo considerato a, b, c interi un orbitale atomico realistico può essere “costruito” con varie Gaussiane • Sono stati proposti molti schemi di combinazioni di funzioni gaussiane semplici o piu’ o meno composte per tenere conto di esigenze contradditorie ➜ rendere l’insieme delle funzioni di base quanto più possibile esteso e flessibile ➜ mantenere il numero e la difficoltà dei calcoli da eseguire entro limiti accettabili • c’è una moltitudine di “set” di base ciascuno contraddistinto da una sigla che ne ricorda le caratteristiche; per esempio 6-311 G ✳✳ 6 Gaussiane cosiddette primitive sono usate per rappresentare gli orbitali interni 311 – identifica il numero e tipo di gaussiane usate per gli orbitali ✳ ✳ - Il set di base contiene funzioni particolari(di polarizzazione): per atomi diversi da H ( primo asterisco ) per atomi di H ( secondo asterisco ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-6 Università di Roma “ La Sapienza” Esempio di calcoli HF per H2O • Set di Base 6-311 G ✴ ✴ ( in totale 30 funzioni ) - per ogni H 3 funzioni s 3 funzioni p ( polarizzazione ) - per ogni 0 1 funzione dei gusci interni ( “core”) 3 funzioni s di valenza 3 insiemi ( x3 ) funzioni p 1 insieme ( x5 ) di funzioni d MO E H H H H H H O O O O O O O O O O O O O O O O O O H H H H H H Funzioni s s s px py pz s s px py pz s px py pz s px py pz dz2 dy2-z2 dxy dxz dyz s s s px py pz 1 2 3 4 5 6 7 -20.541 -1.3492 -.71721 -.57287 -.50066 .15259 .21857 -.00021 -.00008 -.00010 .00007 .09656 .08131 -.00267 -.02386 .15126 .21224 .05449 -.01870 -.08748 -.14604 -.02727 .02973 -.03413 .06832 -.84441 -.00513 -.02364 .13008 -1.58014 -.00885 .00381 -.03350 -.05463 -.00819 .03154 .00001 -.55143 -.47168 -.01441 -.11336 -.18936 -.02567 -.00956 -.03815 -.06487 .22740 .12024 .29169 -.00178 -.00557 .03804 .53789 -.25567 .19649 .07159 .10269 .34889 .12747 .43668 .00062 .00046 .06315 .37189 -.37815 .33491 .11396 .85269 .21181 .49547 .46589 -.00009 .00002 .00012 .02078 .00276 .00804 -.33996 -.01699 -.00506 .19994 .00456 .00367 .02933 .00553 .01714 -.00021 -.00008 -.00010 -.00007 .09656 .08131 -.00267 .02386 -.15126 -.21224 -.05449 -.01870 -.08748 -.14604 -.02727 -.02973 .00001 -.01441 .02567 -.00956 -.03413 .06832 -.84441 .00513 .02364 -.13008 1.58014 -.00885 .00381 .00819 .03154 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-7 Università di Roma “ La Sapienza” 3a1 5 1b1 Dipartimento di Chimica 6 4a1 7 2b2 Prof. Guido Gigli ml-8 Università di Roma “ La Sapienza” Notiamo: orbitale 1 è localizzato sull’ossigeno ( i coefficienti degli atomi di H sono trascurabili ) • • orbitale 2 non è coinvolto nel legame anche se una parte notevole della energia totale è dovuta a questo contributo il suo livello energetico è molto più in basso di quello degli altri orbitali pur estendendosi fino ai nuclei di H i coefficienti relativi sono piccoli • c’è un “piano” nodale fra O ed H • l’energia è piuttosto diversa da quella degli atomi di H isolati( - 0.5 ) Debolmente coinvolto nel legame orbitali 3 e 4 • • i coefficienti, sia per O che H, sono grandi e non ci sono superfici nodali fra gli atomi hanno energia confrontabile con gli orbitali 1 s il 3 è simile al px dell’ossigeno il 4 è simile al pz dell’ossigeno Forniscono il massimo contributo al legame Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-9 Università di Roma “ La Sapienza” orbitale 5 simile al py dell’ossigeno scarso “contenuto” di H ( si può mescolare soltanto con le funzioni di polarizzazione degli Idrogeni ) E’ sostanzialmente un “ lone pair” ( è occupato ) essendo l’ultimo orbitale molecolare occupato viene chiamato HOMO orbitale 6 Energia positiva - antilegante è il primo non occupato LUMO carattere prevalentemente 3 s orbitale 7 • Energia positiva - antilegante ha piani nodali fra 0 ed H Complessivamente la sequenza in energia degli orbitali molecolari che abbiamo trovato è simile a quella ricavabile da considerazioni più qualitative sulla formazione degli stessi Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-10 Università di Roma “ La Sapienza” O Anche per le molecole poliatomiche si usa la notazione σ e π ma il significato è ora connesso alla simmetria e non al momento angolare H2O H Gli MO sono identificati con simboli che ne chiariscono la simmetria ( nel gruppo C2V ) Da quali combinazioni di AO vengono forniti • Gli spettri di Fotoelettroni confermano la struttura elettronica emersa dal calcolo LCAO-MO-SCF • Per quanto riguarda la geometria di equilibrio della molecola la si trova cercando il minimo della energia elettronica al variare della geometria stessa Si esplora la superficie di Potenziale ( approssimazione di Born-Oppenheimer ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli Università di Roma “ La Sapienza” ml-11 Affidabilità dei calcoli HF • • Dipende dalla “base” usata Per il II periodo, tentando una generalizzazione : ♦ lunghezze di legame piuttosto accurate ( entro 0.05 A ) ♦ Frequenze di vibrazione maggiori di quanto osservato sperimentalmente del 10 ÷ 15% E’ consueto applicare un fattore empirico, spesso pari a ∼ 0.90, ai valori calcolati ♦ Energie di Dissociazione spesso troppo piccole ( decine di % ) Orbitali Molecolari localizzati • La descrizione della struttura elettronica con il metodo MO non mette in primo piano la formazione dei legami chimici fra atomo ed atomo Per la sua natura un MO diffuso su tutta la molecola • ( anche legante ) è Un calcolo MO fatto per una molecola come CH3OH ci fornisce forme degli orbitali molecolari piuttosto diverse da quelle della H2O Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli Università di Roma “ La Sapienza” Dipartimento di Chimica ml-12 Prof. Guido Gigli ml-13 Università di Roma “ La Sapienza” PERALTRO • Evidenze di tipo chimico e spettroscopico indicano che per esempio il legame OH conserva una sua “identità” nelle varie molecole in cui è presente In generale, per esempio, la lunghezza di un legame è ben “trasferibile” da un edificio molecolare ad un altro • In realtà è possibile formulare il metodo in modo diverso per mettere in luce più chiaramente una distribuzione di densità elettronica localizzata lungo i legami chimici INFATTI Ce lo consente la proprietà dei determinanti di essere invarianti alla combinazione di righe o colonne Ad una descrizione altrettanto valida della molecola di H2O si arriva combinando linearmente gli orbitali delocalizzati che abbiamo trovato Per esempio gli orbitali 2 e 3 “combinati” come 2 - 3 e 2 + 3 a1 - b2 Dipartimento di Chimica possono essere a1 + b2 Prof. Guido Gigli ml-14 Università di Roma “ La Sapienza” SCHEMATICAMENTE 2a1 - 1b2 • 2a2+1b2 In modo analogo si possono ottenere altri orbitali non canonici che meglio corrispondono alla visione chimica consueta ( ma non rispettano la simmetria e non riproducono la energia ) Dai 3a1 e 1b1 si possono ricavare degli orbitali localizzati che riproducono la struttura elettronica a “ Doppietti Isolati “ • In verità talora può interessare mettere in evidenza la localizzazione del legame, talaltra no. Legame Localizzato Delocalizzato Energia del legame lunghezza “ costante di forza Spettro IR Spettro elettronico Fotoionizzazione Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-15 Università di Roma “ La Sapienza” Metodo VB ( Molecole Poliatomiche ) • • Proprio dal punto di vista “chimico” dell’edificio molecolare come insieme di orbitali/legami localizzati prende le mosse il metodo VB Il metodo prende in considerazione, sin dall’inizio i doppietti di elettroni ( alla LEWIS ) ➭ ci sono vari metodi per accoppiare gli elettroni in tutti i modi possibili ➭ ciascun modo è una struttura elettronica ➭ per ciascuna struttura si scrive una ψ polielettronica alla Heitler-London • La Ψ totale è una combinazione sovrapposizione ) delle varie strutture lineare ( Ψ = ∑ Ci Φ i i ➭ i coefficienti Ci vengono determinati variazionalmente ➭ la Ψ complessiva è denominata Ibrido di Risonanza tra le varie strutture Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-16 Università di Roma “ La Sapienza” Per esempio per la H2O • Si considerano come possibili partecipanti ai legami e, quindi, da considerare nello scrivere le φi i soli elettroni spaiati O p y , p z H (1 s ) H (1 s ) ( • ) le strutture covalenti ( CANONICHE ) da considerare sono: A O B O C O H H H H H H 2py 2Pz 2py 2Pz 2py 2Pz 1s 1s 1s 1s 1s 1s è una combinazione delle prime e, quindi, da non considerare quelle Ioniche sono D O-1 H E H+ G O+1 H H-1 O-1 H+ H H-1 F O-2 H O+1 H+ I H H+ O+ 2 H-1 H-1 tutte trascurabili ΨTOT = c AΨA + cB ΨB + cD, E [ΨD + ΨE ] + c F ΨF c A , c B , c D , c E , c F sono ricavati variazionalmente otteniamo un Determinante Secolare tante ψtot ed Etot quante sono le strutture incluse nel processo variazionale l’energia totale del fondamentale si abbassa in dipendenza del numero di strutture risonanti Energia di Risonanza Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-17 Università di Roma “ La Sapienza” Da notare: Nel metodo VB non c’è un orbitale molecolare funzione monoelettronica estesa a tutta la molecola vi sono soltanto Determinanti Polielettronici • Per massimizzare la localizzazione elettronica e la equivalenza dei legami il metodo VB ( Pauling ) ha introdotto il concetto di IBRIDIZZAZIONE per esempio: alla consueta ibridizzazione sp3 del carbonio si arriva ipotizzando che la energia persa nella promozione di due elettroni ( 3P0 → sp3 ) del carbonio sia più che guadagnata nella successiva formazione di legami sp3 8.26 eV 3P 0 25.31 eV C CH4 χ1 = N (+ 2 s + 2 p x + 2 p y + 2 p z ) χ 2 = N (+ 2 s − 2 p x − 2 p y + 2 p z ) χ 3 = N (+ 2 s + 2 p x − 2 p y − 2 p z ) χ 4 = N (+ 2s − 2 p x + 2 p y − 2 p z ) φ1 = N (a1s1 + bχ1 ) ............................... ............................... φ 4 = N (a1s4 + bχ 4 ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-18 Università di Roma “ La Sapienza” • Il concetto di RISONANZA ( non nel tempo ) è un aspetto fondamentale del metodo VB consente la “flessibilità” variazionale • Da notare anche che: Ibridizzazione, Risonanza, Energia di Risonanza non sono reali fenomeni fisici ma conseguenza delle approssimazioni introdotte così come gli orbitali, in sé per sé, non esistono e la Interazione di Configurazioni non è reale confronto MO – VB MO è più facile da usare perchè gli elettroni sono in orbitali ortogonali VB è più difficile perchè il numero di strutture covalenti e ioniche da considerare può essere molto grande (sviluppi recenti riducono questo difetto) MO “correla” male con gli stati a distanza grande fra gli atomi è particolarmente inefficiente nel predire le energie di dissociazione Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-19 Università di Roma “ La Sapienza” Interazione di Configurazioni • • Ne abbiamo visto un esempio elementare per lo H2 I metodi CI (Configurations Interaction) tengono conto della correlazione scrivendo la funzione d’onda come combinazione lineare di molti Determinanti da ottimizzare variazionalmente Ψ = ∑ Ci Di i un elettrone promosso ad orbitale virtuale due elettroni promossi ad un orbitale virtuale tutti promossi • FCI La ottimizzazione variazionale per i Ci conduce ad un Det. Secolare H −ES = 0 • Il metodo, affinchè si realizzi un reale miglioramento, richiede parecchie configurazioni ed il Det. diviene estremamente grande (nell’ordine dei milioni) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli SDCI ml-20 Università di Roma “ La Sapienza” Metodi DFT • Sono basati su alcuni teoremi dovuti a Hohenberg e Kohn; e Kohn e Sham ( 1964 – 1965 ) • Il punto principale è stato la dimostrazione che qualunque proprieta’ molecolare dello stato fondamentale ( e tra queste l’Energia ) può essere fornita con esattezza da un Funzionale della densità elettronica ρ della molecola E[ρ] Funzione f (x) è una regola che associa un numero ad ogni valore della variabile X f (x) = 3 x2 + 2 Funzionale è una regola che associa un numero ad una funzione F[ f ] +∞ F [ f ] = f f = ∫ f * f dτ −∞ E [ Ψ ] = E = Ψ Hˆ Ψ • Il sapere che nota ρ si può valutare E è una semplificazione nel numero delle variabili (ψ → E ) rimangono i problemi di: come si calcola ρ come si calcola E da ρ Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-21 Università di Roma “ La Sapienza” • Kohn e Sham hanno fornito, in linea di principio, una soluzione a questi quesiti E = Τ + Ven + Vnn + Esc E di Correlazione-Scambio Esc = Esc [ρ ] ρ = ∑ Ψi 2 i Ψi sono ottenute per soluzione di una equazione simile a quella HF ricavata dalla minimizzazione variazionale della E [ρ ] FKS Ψ = ε KS Ψ Z 1 FKS (1) = − ∇ i2 − ∑ α + ∑ J J (1) + Vsc 2 α r1α J Sostituisce gli operatori di scambio dell’op. di Fock Vsc = • ∂ Esc ∂ρ Non ci sono espressioni esatte per Esc e ciò ha dato origine a vari metodi in cui la Esc dipende da parametri empiricamente adattati a riprodurre le proprietà di classi di molecole Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-22 Università di Roma “ La Sapienza” Per esempio: LDA (Local Density Approximation ) LDA ESC 5 [ρ ] = ∫ ρ ε sc ρ d τ = − 9 3 α ∫ ρ 4 3 d τ 8 π Energia di Correlazione e Scambio di elettroni in una scatola ( gas di elettroni ) B3LYP • parametro il metodo attualmente più usato nel quale sono inserite correzioni che tengono conto del Gradiente della ρ In definitiva la procedura di un calcolo DFT ( per esempio LDA ) prevede: Stima della ρ ( per es. da un calcolo HF od altro metodo semiempirico ) Calcolo di Esc [ρ ] ( per es. con espressioni esplicite come per il metodo LDA ) Soluzione della eq. di Kohn-Sham FKS Ψ = ε KS Ψ Calcolo della nuova ρ con le nuove ψ ∂ Esc [ρ ] Calcolo di un nuovo Vsc = ∂ρ Si cicla iterativamente ( alla SCF ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli Università di Roma “ La Sapienza” ml-23 Esempio Conclusivo • Come esempio dei risultati ottenibili con i metodi moderni vediamo le curve di energia potenziale della molecola H2 • L’ottimo accordo del metodo B3LYP è anche dovuto al fatto che il funzionale di correlazione e scambio è parametrizzato su molte molecole tra cui la stessa molecola H2 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-24 Università di Roma “ La Sapienza” METODI SEMIEMPIRICI • Nei metodi ( ab-initio ) visti sino ad ora si usa: Ĥ esatto Ψ approssimato • Nei metodi semiempirici si usa: Ĥ approssimato Metodo di Hϋckel • Si prendono in considerazione soltanto gli elettroni π in molecole: aromatiche Planari eterocicliche • Lo “scheletro” di legami σ è fisso e non interagisce con i π • La repulsione elettrone-elettrone è trascurata Hˆ tot = ∑ Hˆ i i Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-25 Università di Roma “ La Sapienza” • Ogni MO è scritto come degli atomi di Carbonio LCAO di orbitali “p” φi = ∑ Ciµ pµ µ Hˆ i φi = E φi si ottengono le solite eq. secolari H − E S =0 • Si fanno alcune drastiche approssimazioni α per µ = ν H µν = p µ Hˆ pν = β per µ e ν legati 0 per tutte le altre combinazioni di µ e ν αeβ - non sono calcolati - sono parametri S µν = p µ pν = δ µν ETILENE H11 − E S11 H12 − E S12 H 21 − E S 21 H 22 − E S 22 α−E con x = si ha ➜ β E=α±β Dipartimento di Chimica α−E β ➜ x 1 1 x β α−E = x2 – 1 = 0 x=±1 Prof. Guido Gigli ml-26 Università di Roma “ La Sapienza” α − β α β C1 α − E β α −E C = 0 2 β α + β per E+ = α + β −β β C1=C2 e normalizzando 1 ( p1 + p2 ) 2 analogamente 1 ( p1 − p2 ) φ− = 2 β C1 = 0 − β C2 φ+ = Etot = 2 (α + β ) Si stima β dalla transizione dell’etilene β ≈ 75 kJ/mole ∆ E = E− − E+ = 2 β β ≈ 30 ÷ 80 kJ/mole Da altre molecole o proprietà si ha la variabilità è un test dlla teoria BUTADIENE • Indipendentemente da CIS o TRANS il Det. Secolare ( Det. Topologico ) è: 0 0 α−E β 0 β α−E β 0 β α−E β 0 0 β α−E Dipartimento di Chimica x 1 0 0 = 1 x 1 0 0 1 x 1 0 0 1 x Prof. Guido Gigli ml-27 Università di Roma “ La Sapienza” Sviluppando: x 1 0 1 1 0 1 1 x 1 x 1 − ⋅ ⋅ 1 1 x 1 = x ⋅ x ⋅ − 1⋅ 1 x 0 x 1 x 0 1 x x ⋅ 1 x 1 −1 ⋅ 0 0 1 x ( ) ( ) = x2 x 2 − 1 − x ⋅ x − 1 x2 − 1 = x4 − 3 x2 + 1= 0 + 3 ± 9 − 4 + 3 ± 5 x = ±1.618 x2 = = 2 2 x = ±0.618 Ci1 Ci2 Ci3 Ci4 ψ4 0.37 -0.60 0.60 -0.37 ψ3 0.60 -0.37 -0.37 0.60 ψ2 0.60 0.37 -0.37 -0.60 0.37 0.60 0.37 ψ1 0.60 Da notare: la Energia cresce con il numero di nodi 2 Etot (Etilene ) =4α +4β Etot = 4 α +4.48 β Due legami Due legami Delocalizzati ∆ E =0.48 β Energia di Delocalizzazione Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-28 Università di Roma “ La Sapienza” BENZENE Il Det. Secolare ( 6 x 6 ) è quasi uguale agli altri x 1 0 0 0 1 N.B. 1 x 1 0 0 0 0 1 x 1 0 0 0 0 1 x 1 0 0 0 0 1 x 1 =0 la eq. caratteristica è x6-6x4+9x2-4 =0 1 0 0 0 1 x Nota bene α-2β α-β α --------------------- ↑↓ ↑↓ ↑↓ α +β α+2β E di Delocalizzazione = Etot –3 Etot (Etilene ) = 2 ( α+2β )+4 ( α+β ) – 3 ( 2α+2β )= = 2β Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-29 Università di Roma “ La Sapienza” • Si può osservare che l’uso della simmetria (mediante la teoria dei gruppi) avrebbe consentito di semplificare il problema della risoluzione del Determinante costruendo i cosiddetti SALC (Symmetry Adapted Linear Combinations) Per esempio, per il Butadiene, usando il piano di simmetria CH 2 = CH 2 − CH 2 = CH 2 le ψ di LCAO sarebbero state costruite con φi : φ1 = 1 2 ( p1 + p4 ) φ 2 = 1 2 ( p2 + p3 ) φ3 = 1 2 ( p2 − p3 ) φ 4 = 1 2 ( p1 − p4 ) Funzioni di Base ed il Det. Secolare sarebbe stato: x 1 • 1 0 0 x +1 0 0 1 0 0 x 0 0 1 x −1 Il Det. viene Fattorizzato in Due Det. di ordine inferiore In effetti quando c’è un problema che genera un Det. secolare lo sforzo di soluzione della eq. di Schroedinger può essere considerevolmente ridotto usando Funzioni di Base coerenti con la simmetria della molecola Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ml-30 Università di Roma “ La Sapienza” • Il Metodo di Hückel fornisce altre proprietà 1. Densità di carica π su ciascun atomo qµ = ∑ ni Ciµ i 2 n di elettroni nello MO iesimo 2. Ordine di legame π ( fra µ e ν ) pµν = ∑ ni Ciµ ⋅ Ciν i Per l’Etilene 1 1 p12 = 2 =1 2 2 Per il Butadiene p12 = 2 (0.37 × 0.60 ) + 2 ( 0.60 × 0.37 ) = 0.89 p23 = 2 (0.60 × 0.60) + 2 ( 0.37 × ( − 0.37 )) = 0.45 p34 = p23 per simmetria i legami terminali del Butadiene hanno maggior carattere di legame π (in accordo con le lunghezze di legame) 3. Indice di Valenza libera ( Indice della capacità di formare altri legami π ) Fµ = ∑ pµν ν Per il Butadiene F1 = F4 = 0.84 Dipartimento di Chimica max − ∑ pµν = 3 − ∑ pµν ν ν F2 = F3 = 0.39 Prof. Guido Gigli ml-31 Università di Roma “ La Sapienza” Metodo di Hückel Esteso • • • • Si considerano sia gli elettroni π che i σ con un set di base minimo ( di valenza ) tipicamente STO La rep. elettronica è trascurata Si arriva sempre ad una eq. Secolare H − E S = 0 Differisce dal metodo di Hückel per la parametrizzazione di H ed S S µν sono calcolati esplicitamente H µν α µν per µ =ν β µν per µ ≠ν ← dai Pot. di ionizzazione ← con una formula β µν = K ( α µµ − ανν ) S µν 1 2 parametro ≈ 1.75 • E’ un metodo adatto a: Molecole Organiche, Inorganiche ed anche Solidi Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli