Mercati obbligazionari Capitolo 6 In questo capitolo: •Quali sono i principali mercati obbligazionari? •Quali caratteristiche presentano i vari titoli dei mercati obbligazionari? •Chi sono i principali operatori dei mercati obbligazionari? •Quali sono i titoli negoziati nei mercati obbligazionari internazionali? 6.1 • Definizione dei mercati obbligazionari I mercati obbligazionari sono costituiti dall’insieme di operazioni di scambio aventi come oggetto titoli di debito a medio-lungo termine. Insieme ai mercati azionari (in cui si scambiano azioni, ovvero titoli rappresentativi di capitale di rischio) costituiscono il mercato dei capitali. Il mercato dei capitali, insieme a quello monetario (che ha per oggetto transazioni su titoli di debito a breve termine) costituisce il mercato mobiliare. I mercati obbligazionari rappresentano, quindi, un canale di trasferimento diretto di risorse finanziarie tra soggetti in surplus e soggetti in deficit, alternativo all’insieme di trasferimenti che avvengono attraverso gli intermediari finanziari. Questi trasferimenti di risorse, incorporati nello strumento tecnico dell’obbligazione, sono suscettibili di successiva circolazione. Le obbligazioni sono titoli di debito a medio-lungo termine emessi dalle imprese e dallo Stato. Le risorse finanziarie, raccolte mediante l’emissione e il collocamento delle obbligazioni presso soggetti istituzionali o presso il pubblico dei risparmiatori, sono destinate alla realizzazione di progetti di investimento a lungo termine. A fronte della prestazione monetaria dell’investitore, l’emittente dell’obbligazione promette di corrispondere a scadenza una somma prestabilita (il valore nominale) più la cedola maturata sui fondi presi in prestito (il tasso di interesse nominale moltiplicato per il valore nominale dell’obbligazione). Qualora l’emittente non ten­ga fede ai termini di pagamento, l’obbligazionista (l’investitore) ha il diritto di rivalersi sulle attività dell’emittente. 165-196_C06_Saunders4e.indd 165 ABS Asset-Backed Security BTP€i Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea CTS Certificati del Tesoro a Sconto CTO Certificati del Tesoro con Opzioni CTR Certificati del Tesoro Reali CTZ Certificati del Tesoro Zero-coupon CCT Certificati di Credito del Tesoro CESR Committee of European Securities Regulators CE Comunità Europea DI Debito Interno ECU European Currency Unit IAPC Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo MBS Mortgage-Backed Securities PCT Pronti Conto Termine TUF Testo Unico della Finanza 12/12/14 09:43 166 Parte 2 • Mercati dei titoli Tabella 6.1 Emissioni di obbligazioni nel mercato italiano (in milioni di euro). Fonte: Banca d’Italia, Relazione Annuale, anni vari. 2002 Titoli di Stato (BTP, CCT, CTZ) Obbligazioni societarie 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 210 737 214 380 210 458 192 545 184 120 185 814 154 193 270 756 272 230 235 273 240 513 136 746 159 657 171 664 182 296 193 271 216 776 340 811 329 602 231 834 370 270 372 754 Mercato dei capitali Obbligazioni Le obbligazioni sono emesse e negoziate sui mercati obbligazionari; la loro funzione è quella di favorire il trasferimento di risorse finanziarie dai soggetti in surplus (famiglie) agli operatori in deficit (imprese e pubblica amministrazione). Nei mercati obbligazionari italiani si negoziano titoli di Stato e obbligazioni private. Nella Ta­bel­la 6.1 sono riportate le rispettive emissioni effettuate sul mercato italiano dal 2002 al 2012: le emissioni obbligazionarie private hanno registrato significativi incrementi negli ultimi anni, fino a sorpassare i titoli emessi dal settore pubblico. Nel corso del capitolo descriveremo le caratteristiche tecniche dei vari titoli obbligazionari, le loro modalità di negoziazione e gli operatori coinvolti. Titoli di debito a lungo termine emessi dalle imprese e dallo Stato. 6.2 • Titoli obbligazionari Mercato nel quale avvengono l’emissione e la negoziazione dei titoli di capitale (azioni) e di debito (obbligazioni) a me­dio e lungo termine, ossia con scadenza superiore ai 12 mesi. Cedola Flusso monetario periodico che spetta a titolo di interessi al possessore dell’obbligazione. 6.2.1 • Titoli di Stato I titoli di Stato (o titoli del debito pubblico) sono titoli emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per finanziare il debito interno e le altre spese dello Stato.1 Il debito interno (DI) è dato dalla differenza fra l’accumulo storico del deficit o delle spese annue dello Stato (G) e le imposte (T), relative agli stessi periodi di emissione, secondo la formula seguente: N Mercati obbligazionari Mercati sui quali sono emesse e negoziate le obbligazioni. Titoli di Stato Titoli emessi dal Tesoro per finanziare il debito interno e le altre spese del Governo. Duration Durata finanziaria di un titolo, determinata come media delle scadenze dei flussi di cassa ponderate per il rapporto tra il valore attuale di ciascun flusso e il valore attuale complessivo (prezzo). 165-196_C06_Saunders4e.indd 166 DIt ∑ = (Gt – Tt) t=1 Essendo garantiti dallo Stato italiano, i titoli del debito pubblico sono privi di ri­schio di insolvenza; di conseguenza, a essi sono associati tassi di interesse (rendimenti a scadenza) relativamente bassi. Tuttavia, in virtù della scadenza (e di conseguenza della duration) relativamente lunga, al variare dei tassi di interesse essi sono esposti a fluttuazioni di prezzo maggiori rispetto agli strumenti di mercato monetario (sono dunque soggetti al rischio di interesse). La Figura 6.1 mostra l’andamento dei rendimenti composti lordi all’emissione dei BOT e dei BTP. Si nota la maggiore variabilità del rendimento dei BTP (titolo a medio-lungo termine) rispetto ai BOT. CTZ (Certificati del Tesoro Zero-coupon) I CTZ sono titoli a tasso fisso con durata all’emissione di 24 mesi, soggetti a riaperture2 che possono ridurne la durata Tra gli altri, i CTO (Certificati del Tesoro con Opzione), i CTR (Certificati del Tesoro Reali), i CTS (Certificati del Tesoro a Sconto). 1 Le riaperture delle emissioni sono nuove emissioni di uno stesso titolo attraverso aste di tranche successive. La cadenza delle riaperture può essere quindicinale o mensile. Il prezzo di riferimento ai fini fiscali per la tassazione dello scarto di emissione è quello di aggiudicazione della prima tranche. 2 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 167 Figura 6.1 Confronto tra l’andamento dei rendimenti dei titoli di stato. BOT CCT e CCTeu CTZ e BTP 3-5 anni BTP oltre 5 anni 8 7 6 Nota: Rendimento medio in asta: medie mensili ponderate. 5 4 Fonte: Banca d’Italia, La stabilità finanziaria, aprile 2013. 3 2 1 Apr 13 Gen 13 Ott 12 Lug 12 Apr 12 Gen 12 Ott 11 Lug 11 Apr 11 Gen 11 Ott 10 Lug 10 Apr 10 Gen 10 0 originaria.3 Si tratta di titoli emessi a sconto (sotto la pari) che non producono cedole nel corso della loro vita (titoli zero-coupon); il rendimento è dato dallo scarto di emissione pari alla differenza tra il valore di rimborso (valore nominale) e il prezzo di emissione. Essi sono soggetti a una ritenuta fiscale del 12,5% sullo scarto di emissione, applicata al momento del rimborso. Sul mercato secondario, i CTZ sono negoziati al prezzo tel quel.4 Sono collocati attraverso un’asta marginale sul prezzo, cui partecipano le banche e gli altri operatori autorizzati. I CTZ possono essere sottoscritti per un importo minimo di € 1000 o multiplo di tale cifra. Zero-coupon Titolo privo di cedola il cui rendimento si ottiene per differenza tra il prezzo di emissione o di acquisto e il valore di rimborso a scadenza. CCT (Certificati di Credito del Tesoro) I CCT sono titoli a tasso variabile con la durata di 7 anni.5 Fatta eccezione per la prima cedola (l’importo della quale è fissato al momento dell’emissione), gli interessi sono corrisposti con cedole posticipate semestrali indicizzate al rendimento lordo all’emissione dei BOT a 6 mesi relativo all’asta precedente la data di godimento della cedola, maggiorato di uno spread. Attualmente, lo spread da aggiungere alla cedola ricalcolata è pari a 15 punti base; in passato, si sono avuti spread pari a 30 e anche a 50 punti base. I CCT sono emessi alla pari o sotto la pari, con quotazione a corso secco,6 e sono rimborsati in un’unica soluzione, alla pari. Sulla remunerazione incide anche lo scarto d’emissione, pari alla differenza tra il valore nominale e il prezzo pagato. Dal punto di vista fiscale, gli interessi sono soggetti ad aliquota del 12,5%: l’imposta è applicata, sotto forma di ritenuta alla fonte, sul valore delle cedole e, al momento I risparmiatori possono acquistare i titoli presso gli operatori istituzionali, presso gli uffici postali o sul mercato secondario successivamente all’emissione. 3 Prezzo di negoziazione di un titolo comprensivo del rateo di interesse maturato. 4 In passato, vi sono state emissioni caratterizzate da scadenze molto diversificate con periodi che oscillavano dai 2 ai 10 anni. Attualmente, i titoli proposti nelle aste pubbliche sono solo settennali. 5 Corso di un titolo che non include il rateo di interesse maturato. 6 165-196_C06_Saunders4e.indd 167 12/12/14 09:43 Parte 2 • Mercati dei titoli 168 Minicaso 6.1 Gli spread sovrani e il rischio di reversibilità dell’euro Dall’avvio della crisi finanziaria, nell’area dell’euro sono aumentati in misura significativa sia la dispersione dei rendimenti dei titoli di Stato sia i differenziali di interesse con la Germania (Figura, pannello a); dall’estate del 2011 l’aumento degli spread ha riguardato in particolare l’Italia e la Spagna. Tali tendenze riflettono in primo luogo l’evoluzione delle prospettive di crescita e dei conti pubblici. Vi è tuttavia ampia evidenza che per alcuni Paesi i premi per il rischio sovrano abbiano raggiunto livelli non giustificati dalle condizioni di fondo delle economie nazionali. Per l’Italia il differenziale di interesse a dieci anni con la Germania coerente con l’andamento delle condizioni economiche è stimabile in circa 200 punti base, contro un valore di mercato che attualmente si colloca attorno ai 350 punti e che alla metà del 2012 aveva raggiunto i 450 punti base; scostamenti analoghi si riscontrano anche sulle scadenze a medio termine.1 Per la Germania e per altri Paesi non direttamente esposti alle tensioni i rendimenti dei titoli di Stato tendono invece a collocarsi al di sotto dei valori coerenti con le determinanti economiche di fondo. L’eccessivo livello dei rendimenti di mercato per i Paesi dell’area più deboli e quello troppo basso per i Paesi più solidi segnalano timori di una disgregazione dell’Unione monetaria (il cosiddetto rischio di reversibilità dell’euro), che verosimilmente comporterebbe un deprezzamento del cambio per i primi e un apprezzamento per i secondi. Tale ipotesi è avvalorata da riscontri di natura qualitativa: sondaggi condotti presso gli operatori;2 notizie sui mezzi di informazione secondo cui alcuni intermediari starebbero predisponendo misure volte a mitigare le eventuali conseguenze sui propri bilanci di una fuoriuscita di un Paese dall’Unione monetaria; il forte aumento, dall’estate del 2011, delle ricerche su internet di parole chiave legate alla fine dell’euro (Figura, pannello b). Segnali in linea con questa ipotesi si osservano inoltre nell’andamento di indicatori basati sui prezzi delle attività finanziarie. Da giugno del 2011 la correlazione media tra il tasso decennale tedesco e quello italiano è divenuta stabilmente negativa (Figura, pannello c). Da marzo del 2012 i tassi di interesse sui titoli di Stato del Belgio, che in precedenza avevano avuto un andamento simile a quello dei tassi italiani e spagnoli, si sono avvicinati ai tassi francesi e tedeschi, delineando un raggruppamento lungo linee economico-geografiche simile a quello che si osservava prima dell’introduzione dell’euro. Un’ulteriore indicazione proviene dal differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato e il premio sul CDS sovrano, che dovrebbe riflettere prevalentemente fattori diversi dal rischio di credito: da marzo del 2012 il differenziale relativo all’Italia ha mostrato un andamento divergente rispetto a quello della Germania, stabilizzandosi su valori significativamente superiori a esso (Figura, pannello d). L’esigenza di stroncare le aspettative di disgregazione dell’area dell’euro e di preservare il corretto funzionamento della trasmissione della politica monetaria ha indotto il Consiglio direttivo della BCE ad annunciare, all’inizio di agosto, nuove modalità di intervento sul mercato dei titoli di Stato (cfr. il riquadro: Le operazioni definitive monetarie della BCE, in Bollettino economico, n. 70, 2012). fr. Di Cesare A., Grande G., Manna M. e Taboga M., Recent C estimates of sovereign risk premia for euro-area countries, Banca d’Italia, «Questioni di economia e finanza», n. 128, 2012. 2 Un’indagine condotta nel giugno 2012 da una banca privata tra i gestori di riserve ufficiali presso le banche centrali indicava che il maggiore rischio percepito per l’economia mondiale era costituito dalla disgregazione dell’area dell’euro. 1 Timori di reversibilità dell’euro: indicatori finanziari e indici di ricerche su internet Fonte: elaborazioni su dati Bloomberg, Google e Thomson Reuters Datastream. (a) rendimenti sui titoli benchmark a 10 anni 1 10 10 Germania Italia Francia Spagna (b) frequenza di ricerca su internet di parole chiave relative alle disgregazione dell’area dell’euro 2 50 50 Belgio 8 40 40 6 6 30 30 4 4 20 20 2 2 10 10 0 0 8 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2010 2011 2012 0 (continua...) 165-196_C06_Saunders4e.indd 168 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 169 Minicaso 6.1 (c) correlazione tra i rendimenti benchmark a 10 anni tedeschi e italiani 3 1,00 0,50 0,25 -0,00 1,00 aprile 2010 0,75 giugno 2011 ottobre 2008 -0,25 -0,50 -0,75 -1,00 2008 2009 2010 0,75 0,50 0,25 -0,00 -0,25 -0,50 media di sottoperiodo correlazione Germania-Italia 2007 (d) differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato e i premi sui CDS sovrani 4 -0,75 2011 2012 -1,00 Italia 4 3 Germania 2 2 1 1 0 media di sottoperiodo5 differenza5 2010 2011 2012 0 -1 Dati giornalieri, in valori percentuali. 2 Media mensile di dati settimanali. Indice di frequenza di parole chiave relative al rischio di disgregazione dell’area euro (“end of euro”, “end of the euro”, “euro break-up”, “euro break up”, “euro breakup” e “euro exit”) inserite nel motore di ricerca di Google. I dati sono stati scaricati il 5 novembre 2012. 3 Dati giornalieri. Correlazione (calcolata sulla base di un modello statistico di tipo GARCH (1,1)) tra le variazioni giornaliere dei rendimenti dei titoli di Stato benchmark a 10 anni tedeschi e italiani. Il numero e la lunghezza dei sottoperiodi sono individuati sulla base del test di Bai e Perron (“Estimating and testing linear models with multiple structural changes”, Econometrica, 66, 1, 1998, pp. 47-78) di break strutturali multipli. 4 Dati giornalieri, in valori percentuali. Per Italia e Germania, differenziale tra il rendimento del titolo di Stato benchmark a 10 anni e il premio sul CDS sovrano a 10 anni. La curva rossa raffigura la differenza tra i differenziali dei due paesi (la media di sottoperiodo è calcolata sulla base dei break strutturali multipli à la Bai e Perron menzionati nella nota 3). 5 Scala di destra. 1 del rimborso, sullo scarto di emissione.7 L’emissione dei CCT avviene attraverso un’asta marginale sul prezzo, in genere con frequenza mensile. L’operazione di collocamento è affidata alla Banca d’Italia. I CCT possono essere sottoscritti per un importo minimo di € 1000 o multiplo di tale cifra. BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) I BTP sono titoli a tasso fisso con cedola semestrale prestabilita al momento dell’emissione e durata pari a 3, 5, 10, 15, 30 anni. Possono essere collocati alla pari, sotto la pari o sopra la pari e sono negoziati sul mercato secondario a corso secco.8 Il rimborso avviene in un’unica soluzione alla scadenza. Gli interessi e lo scarto di emissione sono soggetti a un’aliquota fiscale del 12,5%. I BTP possono essere sottoscritti per un valore nominale minimo di € 1000 o un multiplo di tale cifra. BTP€i (BTP indicizzati all’inflazione europea) I BTP€i sono titoli di Stato indicizzati all’inflazione: sia il capitale rimborsato a scadenza sia le cedole pagate semestralmente sono, infatti, rivalutati sulla base dell’inflazione dell’area euro, Lo scarto di emissione è la differenza tra il valore nominale (di rimborso) di un titolo e il suo prezzo di emissione. 7 Tutti i titoli di Stato sono soggetti al regime della dematerializzazione e quindi gli importi sottoscritti in emissione o acquistati successivamente sul mercato secondario sono rappresentati da mere iscrizioni contabili a favore degli aventi diritto. 8 165-196_C06_Saunders4e.indd 169 12/12/14 09:43 170 Parte 2 • Mercati dei titoli mi­surata dall’IAPC (Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo) con esclusione del tabacco. Si tratta dunque di titoli che consentono all’investitore il recupero della perdita del potere di acquisto realizzatosi nel corso della vita dei BTP€i stessi. In ogni caso i BTP€i garantiscono la restituzione del valore nominale sottoscritto: anche se, nel periodo di vita del titolo, si dovesse registrare una riduzione dei prezzi, l’ammontare rimborsato a scadenza non sarà mai inferiore al valore nominale. I BTP€i hanno durata all’emissione pari a 5, 10, e 30 anni e sono collocati mediante asta marginale oppure mediante sindacato di collocamento. I BTP Italia sono gli unici titoli di Stato indicizzati al tasso di inflazione italiana. Pensati soprattutto per le esigenze dei piccoli risparmiatori, hanno una durata di 4 anni dall’emissione e pagano cedole semestrali. Sono stati i primi titoli di Stato che il Tesoro ha emesso utilizzando non il meccanismo tradizionale dell’asta, ma la piattaforma MOT (Mercato Obbligazionario Telematico) di Borsa Italiana-London Stock Exchange Group. Oltre che in banca e tramite il meccanismo di acquisto tradizionale, i BTP Italia in questo modo sono acquistabili tramite qualsiasi conto di una banca online che abbia abilitato le funzioni di trading. www.borsaitaliana.it www.mtsspa.it I titoli di Stato,9 una volta emessi, sono negoziati sul MOT (Mercato telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato) per quantitativi limitati (lotti da € 1000 e multipli),10 e sull’MTS (Mercato telematico dei Titoli di Stato)11 per scambi non inferiori a € 2,5 milioni. In particolare, il MOT è il mercato gestito da Borsa Italiana SpA nel quale si negoziano obbligazioni non convertibili e titoli di Stato. Esso nasce nel luglio del 1994 come mercato al dettaglio, dato il ridotto taglio minimo di negoziazione. Si tratta di un mercato ad asta, nel quale il sistema di negoziazione accoppia gli ordini in base al prezzo (price priority) e, a parità di prezzo, in base alla priorità temporale di immissione dell’ordine (time priority). La liquidazione dei contratti viene effettuata il terzo giorno di Borsa aperta successivo alla stipulazione (a esclusione dei BOT, per i quali il termine è di 2 giorni). Il MOT è suddiviso in segmenti omogenei per tipo di negoziazione e orari12 e funziona secondo due diverse modalità: asta di apertura (a sua volta articolata in preasta preventiva, asta preventiva, pre-asta definitiva e asta definitiva) e negoziazione continua. Nella fase di pre-asta preventiva gli operatori autorizzati a partecipare al mercato immettono, modificano o cancellano le proprie proposte di negoziazione, mentre nella successiva fase di asta preventiva, il sistema calcola il prezzo d’asta preventiva; 9 vedi nota 8 La Borsa Italiana ha fissato quantitativi minimi e loro multipli, al fine di contemperare esigenze di funzionalità del mercato, di agevole accesso da parte degli investitori e di economicità nell’esecuzione degli ordini. 10 Si tratta di un mercato secondario all’ingrosso in cui possono operare solo gli investitori istituzionali; in particolare, possono essere ammessi alle negoziazioni le banche nazionali, comunitarie ed extracomunitarie, le imprese d’investimento italiane, comunitarie ed extracomunitarie, il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia. L’MTS è suddiviso nei seguenti segmenti di mercato: 11 • MTS cash: mercato cash; • MTS PCT: in cui si negoziano contratti pronti contro termine; • MTS STRIP: in cui si negoziano prodotti STRIP. I titoli obbligazionari sono assegnati ai vari segmenti sulla base di criteri oggettivi (tipo di titolo, valore nominale emesso, liquidità). 12 165-196_C06_Saunders4e.indd 170 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 171 Notizie stampa 6.1 BTp Italia, i risultati e i dubbi irrisolti con la quotazione Debutto senza scossoni per il nuovo BTp Italia, la quinta emissione lanciata pochi giorni fa. Il titolo è liberamente scambiabile sul Mot dal 12 novembre e ieri ha chiuso intorno alla parità con un controvalore di circa 120 milioni di euro. Il rendimento netto annuo (con una scadenza novembre 2017) è del 2,55% circa. Gli arbitraggi La quinta emissione del BTp Italia (chiusa con un record di 22 miliardi, vale a dire la metà circa dei 44 miliardi raccolti con le quattro precedenti tranche) era molto attesa anche per gli eventuali arbitraggi. Di che cosa si tratta? Semplicemente confrontando i prezzi e i rendimenti delle singole emissioni di BTp Italia tra di loro, ma anche rispetto ai BTp a tasso fisso, possono capire quali sono le opportunità più interessanti tenendo in portafoglio gli investimenti fino alla scadenza naturale dello strumento prescelto. L’anomalia della seconda emissione Neppure la seduta di ieri ha risolto un’anomalia che già si registrava la scorsa settimana. La seconda emissione del BTp Italia, con scadenza giugno 2016, rende l’1,62% netto contro l’1,68% della prima emissione (scadenza marzo 2016). L’anomalia, appunto, sta nel fatto che una scadenza più avanzata nel tempo offra un rendimento inferiore rispetto a quella più ravvicinata. Le mosse degli esperti Già la scorsa settimana la cosa non era sfuggita agli esperti. «La seconda emissione con scadenza giugno 2016 – aveva spiegato Gianni Lupotto, consulente finanziario indipendente, a Plus 24 – vale a dire quella che aveva la cedola base più alta, pari al 3,55%, oggi ha un rendimento reale di poco più basso rispetto alla prima emissione con scadenza marzo 2016. Questo non è coerente: quindi se lo avessi in portafoglio lo venderei per posizionarmi sulla prima emissione, o sulla terza con scadenza ottobre 2016. Sul mercato possono crearsi questi squilibri, che sono comunque destinati a rientrare in pochi giorni». Gli extrarendimenti attesi Al di là dei movimenti sui singoli titoli, «il BTp Italia – continuava Lupotto – ha più probabilità di dare extrarendimenti rispetto al BTp a tasso fisso di pari scadenze. Il caso più interessante, in termini relativi, è il primo BTp che ha un rendimento, senza inflazione, quasi allineato al BTp a tasso fisso». Volatilità più bassa I BTp Italia hanno anche una volatilità decisamente più bassa rispetto agli altri titoli di Stato. Uno studio realizzato da MoneyFarm Sim sul BTp Italia scadenza ottobre 2016 a confronto con il BTp nominale maggio 2017 e inflation linked settembre 2017 evidenzia che la volatilità del rendimento del titolo indicizzato all’inflazione italiana è la metà circa rispetto all’inflation linked, probabilmente perché il BTp Italia è più orien- tato al retail, anche se gli istituzionali non si sono lasciati sfuggire questa opportunità. Il peso di istituzionali e retail Nell’ultima emissione era stato previsto il tetto di 500 000 euro per gli ordini: difficili quindi individuare con precisione il peso statistico di retail e istituzionali. Ma secondo fonti di mercato, questi ultimi si sono mossi attivamente. Il titolo è piaciuto anche ai singoli risparmiatori, come dimostra l’utilizzo crescente del trading online per immettere ordini, visto che il BTp Italia non va in asta come i titoli tradizionali ma può essere richiesto o tramite lo sportello bancario o con l’accesso via web. Strumento per cassettisti «Per questa ultima emissione del BTp Italia – spiega Paolo Di Grazia, direttore di Banca Diretta FinecoBank – abbiamo registrato un totale di volumi sottoscritti di 205 milioni di euro, superiore rispetto a tutte le emissioni precedenti. Un rinnovato interesse, anche rispetto ai normali titoli di Stato. Anche per questa emissione confermiamo che i clienti più attivi sul BTp Italia sono quelli che inseriscono questo strumento in portafoglio in un’ottica di diversificazione». Da Fineco si conferma quindi che il BTp Italia è «uno strumento particolarmente adatto ai cassettisti per un investimento di medio-lungo periodo». Fonte: di Gennai A., con un articolo di Carrer S., Il Sole 24 Ore, 14 novembre 2013. al termine di tale fase, sono selezionati i titoli sui quali sia stata manifestata almeno una proposta di negoziazione e sono ammessi alle successive fasi di pre-asta definitiva e asta definitiva. Dopo la fase di asta definitiva, i titoli per i quali sono stati conclusi contratti e quelli per i quali non è stato determinato il prezzo di asta, ma presentano almeno una proposta eseguibile, sono trasferiti alla negoziazione continua, durante la quale i 165-196_C06_Saunders4e.indd 171 12/12/14 09:43 172 Parte 2 • Mercati dei titoli contratti sono conclusi appena risultano condizioni compatibili sul lato della domanda e su quello dell’offerta. La principale differenza tra asta di apertura e negoziazione continua consiste nel fatto che nella prima forma di mercato gli ordini di acquisto e vendita, immessi in un determinato intervallo di tempo, sono tutti eseguiti al prezzo d’asta, che è il prezzo al quale può essere scambiato il maggior volume di contratti. Durante la negoziazione continua, invece, i contratti sono conclusi non appena possono essere incrociate proposte di acquisto e di vendita compatibili per condizioni di prezzo e di quantità. STRIP Titolo zero-coupon derivante da un’operazione di coupon stripping, mediante la quale si realizza una separazione delle componenti cedolari dal valore di rimborso di un titolo. Coupon stripping Il coupon stripping è l’operazione di separazione delle componenti cedolari dal valore di rimborso di un titolo.13 In Italia, tale operazione è stata istituita con decreto del Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica nel luglio 1998. Come illustrato nella Figura 6.2, nell’ambito del coupon stripping si creano due gruppi di titoli: uno costituito dal valore di rimborso del titolo al netto delle cedole (mantello), l’altro rappresentato dalle varie componenti cedolari (STRIP, Separate Trading of Registered Interest and Principal). In pratica, con l’operazione di stripping si trasforma un titolo sul quale maturano periodicamente cedole di interessi in tanti titoli zero-coupon: acquistando un BTP nella sua forma originaria, il risparmiatore otterrà un flusso di pagamenti ripetuti nel tempo rappresentati da una cedola periodica (semestrale) più il rimborso del capitale alla scadenza; se invece si opera nel mercato del coupon stripping, di quello stesso BTP si possono acquistare singole componenti sotto forma di zero-coupon. Si può, per esempio, negoziare la sola cedola in scadenza tra 6 mesi (che sarà simile a un BOT), trascurando le altre componenti del titolo, oppure una o più delle restanti cedole del titolo, compreso il pagamento a scadenza. In tal modo, da un singolo titolo con cedola si generano tanti singoli titoli zero-coupon quante sono le cedole del titolo originario. I principali vantaggi offerti agli investitori riguardano i seguenti aspetti: • certezza dei rendimenti: i titoli ottenuti dall’operazione di coupon stripping, es­sen­ do a tutti gli effetti zero-coupon, presentano un rendimento a scadenza dell’investimento predeterminabile con assoluta certezza; Figura 6.2 Creazione di uno STRIP. Obbligazione a 10 anni intera 1 1 /2C 2 1 /2C 3 1 /2C 19 1 /2C 20 1 /2C 21 F La trattazione che segue si basa su informazioni tratte dal sito www.ubm.it. 13 165-196_C06_Saunders4e.indd 172 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 173 • maggiore flessibilità: si può creare un più ampio ventaglio di scadenze; • semplicità: chi investe tramite coupon stripping è consapevole che le operazioni collegate all’investimento saranno solo due: l’acquisto e il rimborso a scadenza del capitale, senza alcuna operazione ulteriore di gestione dei flussi. Per contro, gli svantaggi riguardano i seguenti aspetti: • maggior rischio: a parità di scadenza, un titolo zero-coupon ha una più elevata duration di un titolo con cedola ed è quindi maggiormente sensibile alle variazioni dei tassi di interesse; • minore liquidità: attualmente, il mercato del coupon stripping non è ancora molto sviluppato e presenta un basso volume di negoziazioni. Gli operatori che necessitano di un pagamento in unica soluzione nel lontano futuro (per esempio, gli assicuratori del ramo vita) preferiranno investire nel mantello del titolo, mentre quelli interessati a ricevere flussi di cassa a più breve termine (per esempio, le banche commerciali) preferiranno investire nelle componenti cedolari.14 Le operazioni di stripping possono essere richieste a Monte Titoli SpA15 da tutti i soggetti che hanno un conto presso la gestione centralizzata titoli. L’ope­razione può avere per oggetto solo titoli di Stato a tasso fisso non rimborsabili anticipatamente, depositati presso il sistema di gestione centralizzata dei titoli di Stato. La ricostituzione del titolo è l’operazione di riunione con il mantello delle componenti cedolari già separate, anche se originate da titoli differenti, al fine di ottenere nuovi titoli. L’operazione di ricostituzione può riguardare titoli di Stato che han­no formato oggetto di coupon stripping. Le operazioni di coupon stripping e di ricostituzione avvengono mediante annotazioni contabili, su richiesta dei soggetti aderenti al sistema di gestione centralizzata dei titoli di Stato. Ciascun titolo risultante dalle operazioni di stripping rappresenta un titolo autonomo e può circolare solo all’interno del sistema di gestione centralizzata dei titoli di Stato. Tuttavia, le statistiche ufficiali sullo stock del debito pubblico fanno riferimento esclusivamente alle emissioni originarie dei titoli, ignorando le operazioni di coupon stripping. Ciascuna operazione di coupon stripping e di ricostituzione è ammessa per un importo pari o multiplo di € 1000. Il taglio minimo e valore nominale unitario delle singole componenti è pari a € 0,01. www.montetitoli.it Rendimento dei titoli di Stato La valutazione dei titoli di Stato si concretizza nel calcolo del valore attuale di tutti i flussi di cassa generati dallo strumento finanziario. Analiticamente, la determinazione del valore attuale o prezzo del titolo (P) è riconducibile alla soluzione della seguente equazione: v P= FCt ∑ (1 + r) t=1 t + V (1 + r)n Negli Stati Uniti, per esempio, alcune lotterie di Stato investono in STRIP il valore attuale di grossi premi della lotteria, per assicurarsi la disponibilità dei fondi per finanziare i pagamenti annui ai vincitori. I fondi pensione, invece, acquistano STRIP per allineare i flussi di cassa ricevuti tramite le attività (STRIP) con quelli richiesti sulle loro passività (pagamenti dei contratti di pensione). 14 Monte Titoli svolge le funzioni di depositario centrale di strumenti finanziari, nonché di regolamento delle operazioni in titoli. 15 165-196_C06_Saunders4e.indd 173 12/12/14 09:43 174 Parte 2 • Mercati dei titoli in cui P=prezzo o valore attuale FCt=flussi di cassa attesi n=numero degli intervalli nei quali è suddiviso il periodo di detenzione dell’attività o di durata dell’investimento (holding period) r=tasso di sconto (di attualizzazione) dei flussi generati dall’investimento o tasso di rendimento effettivo V=valore di rimborso Se l’acquisto del titolo avviene al momento dell’emissione o il giorno di stacco della cedola, il calcolo del rendimento effettivo si esegue in base alla precedente equazione. Contrariamente, se l’acquisto ha luogo in un momento successivo, in cui la cedola è già in parte maturata, il calcolo del rendimento effettivo va eseguito considerando il rateo della cedola in corso. In questo modo, nella formula per il calcolo del rendimento effettivo sarà necessario tenere conto del prezzo tel quel (dato dal corso secco, ovvero il prezzo di mercato, e dal rateo) del titolo: v P + rateo = ∑ t1 FCt V + t – gg eff. (1 + r) (1 + r)n – gg eff. Ovviamente, t e n esprimono i periodi e le frazioni di periodo intercorrenti tra il giorno di liquidazione della compravendita e la scadenza delle cedole e del rimborso del capitale, utilizzando la convenzione di calcolo giorni effettivi/365. Quindi, per esempio, se un titolo con cedola annua è acquistato 30 giorni dopo l’emissione, in caso di capitalizzazione discreta annuale, la prima cedola andrà scontata per t = (365 – 30)/365 = 0,9178, la seconda per 1,9178 e così via. Tale espressione consente alternativamente di calcolare il prezzo tel quel del titolo (valore attuale) oppure il tasso di rendimento effettivo alla scadenza. Rateo di interesse maturato Quota di interessi maturati tra la data di stacco dell’ultima cedola e la data di valuta dell’operazione di compravendita. Rateo di interesse maturato Quando un investitore acquista un BTP o un CCT, fra uno stacco di cedola e l’altro, deve corrispondere al venditore la quota di interessi maturati fra l’ultimo stacco di cedola e il giorno di valuta dell’operazione (uno o due giorni dopo la negoziazione). Questo ammontare rappresenta il cosiddetto rateo di interesse maturato. Pertanto, l’acquirente deve pagare al venditore il prezzo di acquisto del titolo quotato sul mercato più il rateo di interesse maturato. La somma di queste due componenti costituisce il cosiddetto prezzo pieno o corso tel quel del titolo. Invece, il prezzo non comprensivo del rateo di interesse maturato è il cosiddetto corso secco. Il rateo di interesse maturato su un BTP o su un CCT si basa sul numero effettivo di giorni in cui il venditore ha detenuto il titolo a partire dall’ultimo pagamento di cedola: INT numero di giorni dall’ultimo stacco della cedola interesse maturato = × m numero di giorni effettivi del periodo della cedola in cui INT=pagamento annuo di interesse (o cedola) dell’obbligazione, pari al valore di parità moltiplicato per il tasso di interesse nominale m=numero di volte all’anno in cui vengono pagati gli interessi 165-196_C06_Saunders4e.indd 174 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari Calcolo del rateo di interesse maturato 175 Esempio 6.1 Supponiamo che il 2 agosto 2014 un investitore acquisti un titolo di Stato a medio-lungo termine del valore di € 10000 che scade il 15 maggio 2021 (valuta il 4 agosto 2014). Il tasso di interesse nominale del titolo è 5,875% e il prezzo attuale quotato sull’obbligazione è € 101,11. L’ultimo stacco della cedola è stato effettuato il 15 maggio 2014 (81 giorni prima del giorno di valuta) e il prossimo sarà effettuato il 15 novembre 2014 (103 giorni dopo il giorno di valuta). Nella Figura 6.3 viene illustrato questo investimento tramite una linea temporale. L’interesse maturato che l’acquirente deve corrispondere al venditore sarà calcolato in questo modo: 81 5,875% × = 1,29314% 184 2 ( ) ( ) del valore nominale dell’obbligazione, o € 129,31. Il prezzo tel quel di questa transazione è: corso secco + rateo di interesse maturato = prezzo tel quel 101,34375% + 1,29314% = 102,63689% del valore nominale dell’obbligazione, o € 10263,689 per obbligazione del valore nominale di € 10000. Calcolo del rendimento di un BTP Esempio 6.2 Consideriamo il BTP 01/06/2014-2017 con prezzo di emissione pari a 100,28 e tasso nominale del 5,25% (corrisposto semestralmente). Qual è in regime di capitalizzazione composta il rendimento effettivo lordo del titolo? 100,28 = 2,625 2,625 2,625 + ... + 0,5 1 (1 + r)3 (1 + r) (1 + r) r = 5,21% Risolvendo l’equazione, ponendo r come incognita, si ottiene un tasso di rendimento a scadenza del 5,21%. È interessante notare che, man mano che la data di acquisto si avvicina alla data di stacco della cedola, il rateo di interesse maturato che l’acquirente deve corrispondere al venditore aumenta fino alla data di pagamento della cedola (Figura 6.4). Figura 6.3 Linea temporale utilizzata nella determinazione del rateo di interesse maturato su un’obbligazione. 184 giorni 81 giorni 15 maggio 2014 Ultimo stacco di cedola 165-196_C06_Saunders4e.indd 175 4 agosto 2014 Giorno di valuta 103 giorni 15 novembre 2014 Prossimo stacco di cedola 12/12/14 09:43 176 Parte 2 • Mercati dei titoli Figura 6.4 Prezzo pieno di un titolo di Stato a medio termine. Prezzo Corso tel quel Corso secco Rateo di interesse maturato Data di stacco della cedola Asta marginale Metodo di collocamento nel quale tutti i partecipanti pagano il prezzo marginale. Data di stacco della cedola Data Aste dei BTP, dei CCT e dei CTZ A eccezione dei BOT, il collocamento dei quali avviene mediante asta competitiva, gli altri titoli di Stato sono emessi tramite asta marginale sul prezzo. Con il sistema dell’asta marginale i soggetti richiedenti rimangono aggiudicatari allo stesso prezzo, detto prezzo marginale. Da parte di ogni operatore possono essere effettuate al massimo 3 richieste differenziate nel prezzo di almeno 1 centesimo di punto. La richiesta minima è di € 500 000, mentre l’importo massimo è pari al quantitativo offerto dal Tesoro in asta. Il prezzo marginale è individuato partendo dal prezzo più alto fino a quando la quantità richiesta non è pari a quella offerta (o maggiore di essa). Il prezzo dell’ultima domanda aggiudicataria determina il prezzo marginale. Per evitare domande speculative, è calcolato un prezzo di esclusione, al di sotto del quale le richieste di sottoscrizione non sono prese in considerazione. Il prezzo di esclusione è calcolato sottraendo 200 punti base al prezzo medio ponderato. Per il calcolo del prezzo medio ponderato non sono prese in considerazione le offerte presentate a prezzi superiori al PMA (Prezzo Massimo Accoglibile), determinato nel seguente modo: • qualora la domanda superi la quantità offerta, si determina il PMP (PMP) delle richieste che, ordinate a partire dal prezzo più elevato, costituiscono la seconda metà dell’importo nominale in emissione; • qualora la domanda risulti inferiore all’offerta, si determina il prezzo medio ponderato delle richieste che, sempre ordinate a partire dal prezzo più elevato, costituiscono la seconda metà dell’importo domandato. Si calcola il PMA aggiungendo due punti percentuali al prezzo medio ponderato. Esempio di asta di un BTP Consideriamo un’asta marginale di € 350 milioni di BTP trentennali, con cedola pari al 5,50%, alla quale partecipano quattro operatori che presentano un massimo di tre richieste espresse in milioni di euro:16 L’esempio del funzionamento dell’asta di emissione dei BTP è tratto dal sito del Ministero del Tesoro: www.dt.tesoro.it. 16 165-196_C06_Saunders4e.indd 176 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari Operatore Numero richiesta Quantità richiesta (in milioni di euro) Prezzo domandato 1 2 4 2 3 3 4 1 2 4 3 1 1ª 1ª 1ª 2ª 1ª 2ª 2ª 2ª 3ª 3ª 3ª 3ª 50 60 70 80 70 40 50 50 50 50 40 60 104,00 101,30 101,30 101,20 101,10 100,65 100,65 99,98 99,98 99,97 99,95 99,94 177 € 670 milioni Totale richiesto Calcolo del prezzo massimo accoglibile Esempio 6.3 Si considerano le richieste che, in ordine decrescente di prezzo, coprono la seconda metà dell’importo offerto (in questo caso, pari a € 175 milioni). Si calcola il corrispondente PMP, pari a € 101,10. Prezzo Quantità 101,30 101,20 101,10 100,65 5 80 70 20 2a metà dell’importo offerto 175 PMP = (101,30 × 5) + (101,20 × 80) + (101,10 × 70) + (100,65 × 20) = 101,10 175 Al PMP si aggiungono 200 punti base (101,10 + 2,00 = 103,10) e si ottiene il prezzo massimo accoglibile. Calcolo del prezzo di esclusione Esempio 6.4 La prima richiesta, formulata al prezzo di € 104,00, è superiore al prezzo massimo accoglibile e pertanto la si esclude. Si considerano le richieste che, in ordine decrescente di prezzo, coprono la metà dell’importo offerto (in questo caso di € 175 milioni). Si individua il relativo PMP, pari a 101,27. Prezzo Quantità 101,30 101,20 1a metà dell’importo offerto 165-196_C06_Saunders4e.indd 177 130 45 175 12/12/14 09:43 178 Parte 2 • Mercati dei titoli Esempio 6.4 PMP = (101,30 × 130) + (101,20 × 45) = 101,27 175 Al PMP, così calcolato, si sottraggono 200 punti base (101,27 – 2,00 = 99,27) e si ottiene il prezzo di esclusione. Esempio 6.5 Calcolo del prezzo marginale Nell’esempio, tale prezzo è pari a € 100,65. Sommando le richieste presentate a un prezzo superiore, l’importo assegnato è di € 330 milioni su € 350 milioni offerti. L’ultima richiesta presa in considerazione è dunque quella formulata a € 100,65. Tuttavia, a tale prezzo sono state presentate domande per € 90 milioni, mentre se ne possono assegnare soltanto 20. Si procede pertanto al calcolo del riparto: % di riparto = quantità assegnabile a 100,65 20 × € 100,00 = 22,222% × € 100,00 = quantità richiesta a 100,65 90 All’operatore 4, oltre alle quote richieste a prezzi più elevati, andranno € 11 milioni su 50 domandati, mentre all’operatore 3 andranno € 9 milioni su 40 domandati. Risultati d’asta BTP offerti (in milioni di euro) BTP richiesti (in milioni di euro) BTP assegnati (in milioni di euro) Prezzo di assegnazione Prezzo di esclusione Rendimento lordo (%) Riparto all’ultimo prezzo (%) Obbligazioni societarie (corporate bond) Titoli a medio-lungo termine emessi dalle imprese. Obbligazioni al portatore Obbligazioni non intestate ad alcuna persona, fisica o giuridica. Il trasferimento avviene con la consegna del titolo e il possesso legittima l’esercizio dei relativi diritti. 165-196_C06_Saunders4e.indd 178 350 670 350 100,65 99,27 5,49 22,222 6.2.2 • Obbligazioni societarie Le obbligazioni societarie (corporate bond) sono titoli di credito rappresentativi di prestiti a medio-lungo termine emessi da società per azioni o da società in accomandita per azioni. Sono costituite da un certificato che rappresenta una frazione, di uguale valore nominale e con uguali diritti, di un’operazione di finanziamento. Chi sottoscrive un’obbligazione diventa creditore della società emittente e ha diritto alla riscossione di un interesse e al rimborso del capitale a scadenza. Le obbligazioni societarie possono essere al portatore o nominative. Le obbligazioni al portatore non risultano intestate ad alcun soggetto. La proprietà del titolo e il diritto alla riscossione degli interessi e al rimborso del capitale investito sono garantiti esclusivamente dal loro possesso. Il trasferimento della proprietà e dei relativi diritti avviene attraverso la consegna materiale del titolo. Nel caso delle obbligazioni nominative, invece, le informazioni relative all’obbligazionista (possessore) sono registrate sul titolo e in un apposito registro tenuto dalla società emittente. Il trasferimento della proprietà avviene in due modi: 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari • transfert: il nominativo dell’acquirente è iscritto sul titolo e nel libro societario delle obbligazioni. L’iscrizione è a carico dell’emittente; • girata: il nome dell’acquirente è iscritto, a carico dell’alienante, sul titolo. Il nuo­vo proprietario, per poter esercitare i diritti societari, dovrà farsi carico di chiedere, presso l’emittente, l’iscrizione del proprio nominativo nel libro delle obbligazioni. Il prospetto informativo per l’emissione di obbligazioni è il documento pubblico che definisce le condizioni dell’emissione delle obbligazioni e le modalità di svolgimento del rapporto tra l’emittente e gli investitori in caso di offerta delle obbligazioni al pubblico. I sottoscrittori delle obbligazioni, rispetto alla società e­mittente, assumono il ruolo di obbligazionisti. In tale veste, sono chiamati a prendere parte al­l’as­semblea degli obbligazionisti, organo societario di tutela dei diritti de­gli acquirenti delle obbligazioni, il quale agisce attraverso un proprio rappresentante eletto dall’assemblea stessa. Contrariamente all’azionista, l’obbligazionista non partecipa all’attività gestionale dell’emittente, non avendo diritto di voto nelle assemblee dei soci. Le obbligazioni societarie hanno diverse caratteristiche che le contraddistinguono e sono riconducibili ai seguenti aspetti tecnici (per una panoramica schematica si veda la Tabella 6.2): • • • • • • 179 Obbligazioni nominative Obbligazioni intestate a una persona fisica o giuridica. Il trasferimento del titolo può avvenire mediante due diverse modalità: il transfert e la girata. Prospetto informativo Documento obbligatorio che affianca il collocamento dei valori mobiliari, nel quale sono riportate le caratteristiche dello strumento proposto. modalità dei pagamenti periodici; prezzo di emissione; valore di rimborso; metodo di ammortamento; presenza di facoltà a favore dell’obbligazionista; garanzie collaterali e subordinazione. Modalità dei pagamenti periodici Spesso l’emittente del prestito si impegna a effettuare una serie di pagamenti periodici a titolo di interesse, tecnicamente denominati cedole. Questi pagamenti possono avere un’entità prefissata o variabile. Nel primo caso l’emittente si impegna a versare una serie di cedole a un tasso prefissato moltiplicato per il valore nominale del prestito. Queste obbligazioni sono dette “a tasso fisso” o straight bond. Il tasso prefissato può essere lo stesso per tutta la durata del prestito oppure può essere di diverso livello per le varie cedole. In tal caso si parla di obbligazioni step-up qualora sia prevista l’adozione di tassi crescenti nel tempo, mentre si definiscono obbligazioni step-down quelle che prevedono tassi decrescenti. In ogni caso, il tasso di interesse e il relativo flusso di cedole sono noti a priori. Le obbligazioni “a tasso variabile” (o floating rate note), invece, sono titoli il cui pagamento cedolare non è conosciuto a priori. Infatti il flusso delle cedole dipende dal tasso di interesse sul prestito che è definito di volta in volta sulla base di precisi parametri o indici di mercato, prescelti al momento dell’emissione e indicati nel regolamento del prestito. Particolare importanza hanno le obbligazioni indicizzate, il cui rendimento è legato a un parametro che può essere finanziario, reale o valutario. L’indicizzazione finanziaria è prevalentemente usata al fine di evitare un disallineamento troppo marcato tra le condizioni del prestito obbligazionario e l’andamento dei tassi di interesse in una data economia. L’indicizzazione finanziaria più diffusa prevede la connessione con l’andamento dei tassi nel mercato dei prestiti interbancari, nel qual caso si tratta più propriamente di indicizzazione monetaria. Gli indicatori più usati sono il LIBOR e l’EURIBOR. Alternativamente possono essere previste indicizzazioni ancorate al livello di rendimento offerto da un titolo di debito specificato o da un paniere di titoli di debito, come per esempio i CCT emessi dal­lo Stato. 165-196_C06_Saunders4e.indd 179 Obbligazioni step-up Obbligazioni che prevedono tassi cedolari prefissati crescenti nel tempo. Obbligazioni indicizzate Obbligazioni aventi tassi cedolari collegati a un parametro. 12/12/14 09:43 180 Parte 2 • Mercati dei titoli Tabella 6.2 Caratteristiche tecniche delle obbligazioni. Modalità di pagamento della cedola Tasso fisso Clausole di variabilità Straigth bond Obbligazioni step-up/step-down Tipo di indicizzazione Finanziaria Reale Valutaria Con limitazioni Cap Floor Collar Drop-lock Legata a eventi Credit-linked note CAT bond Risk bond Prezzo di emissione Alla pari Sopra la pari Sotto la pari Prezzo di rimborso Fisso Variabile Metodo di ammortamento Unica soluzione Progressivo Tipo di legame Diretto Obbligazioni reverse floater Tipo di rilevazione Puntuale Media Obbligazioni range floater Deep discount bond Zero-coupon bond Obbligazioni reverse convertible Obbligazioni bull-and-bear Bullet bond Pro quota Estrazione a sorte Acquisti sul mercato secondario Opzioni a favore dell’emittente e/o dell’obbligazionista Obbligazioni callable/puttable Stepped call/puttable Rolling call/puttable Obbligazioni convertibili Dirette Indirette Obbligazioni cum warrant 165-196_C06_Saunders4e.indd 180 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari Di recente ha trovato diffusione anche l’indicizzazione a un paniere di titoli azionari, il che, però, altera la logica dell’indicizzazione finanziaria e rende maggiormente rischiosa l’obbligazione. L’indicizzazione reale è ottenuta collegando l’entità dei pagamenti cedolari all’evoluzione di un indice generale dei prezzi o del prezzo di un determinato bene. Nel primo caso si usa un indice dei prezzi al consumo, con l’obiettivo di proteggere il rendimento dall’inflazione, per cui queste obbligazioni vengono definite inflationindexed bond. Quando la variabile indipendente è il prezzo di un determinato bene, l’indicizzazione ha una valenza speculativa. Fra i beni più usati come riferimento vi sono il petrolio (oil-indexed bond) e l’oro (gold-indexed bond). L’indicizzazione valutaria associa l’entità dei pagamenti cedolari all’andamento del rapporto di cambio tra due valute. In tal modo l’investitore può proteggersi da eventuali svalutazioni della propria moneta nazionale, nel caso di un’indicizzazione crescente al verificarsi di tale fenomeno. Nell’analizzare un titolo a tasso variabile, oltre al tipo di indice è necessario verificare anche le condizioni e la natura del legame. Il legame può essere diretto o indiretto con il parametro prescelto: nel caso di legame indiretto le cedole aumentano al diminuire del parametro di riferimento o viceversa. Questi titoli sono detti obbligazioni reverse floater. In particolare le reverse floater sui tassi di interesse presentano un grado maggiore di rischiosità in quanto, svalutandosi in caso di rialzi di tasso d’interesse, i flussi cedolari diminuiscono e contemporaneamente sono scontati a un tasso più elevato. Nelle obbligazioni a tasso variabile possono essere posti dei limiti alla variabilità delle cedole. L’entità di variazione rispetto all’indice di riferimento può avere un limite massimo (cap), minimo (floor) o entrambi (collar). Per esempio, nelle obbligazioni reverse floater può essere inserita una clausola di tipo floor che impedisce alla cedola di diventare negativa: essa può solamente annullarsi nella peggiore delle ipotesi. Per alcuni prestiti obbligazionari vale la clausola drop-lock: il meccanismo di indicizzazione funziona nel modo consueto a meno che il parametro di riferimento non scenda al di sotto di una certa soglia (trigger rate). Se questo accade, il titolo si trasforma automaticamente in un’obbligazione a tasso fisso e paga cedole di entità prefissata al momento dell’emissione. In tal modo chi investe è protetto da eccessi al ribasso, ma, una volta superata la soglia, non potrà più beneficiare di eventuali rialzi futuri dell’indice di riferimento. I tempi della rilevazione del parametro di riferimento segnano un’altra importante caratteristica distintiva. La rilevazione del valore del parametro può essere puntuale, a una data prefissata, oppure una media di più rilevazioni effettuate in un intervallo stabilito. Questa seconda modalità attutisce il rischio per l’investitore soprattutto se il valore delle cedole è agganciato a un indice esposto a fluttuazioni forti e improvvise. Anche la distanza temporale fra il tempo della rilevazione e il pagamento cedolare riveste grande importanza, in quanto segna la capacità del titolo di adeguarsi tempestivamente all’andamento del mercato. Tuttavia, questa caratteristica concorda di più con modalità di rilevazioni puntuali del parametro di riferimento, per cui il vantaggio della maggiore adeguatezza al mercato vie­ne bilanciato da una maggiore rischiosità del titolo. Altre obbligazioni necessitano, invece, di un monitoraggio continuo perché fanno dipendere l’entità del pagamento cedolare dal mantenimento del­l’indice di riferimento al di sopra o al di sotto di un certo livello oppure all’interno di un dato intervallo (obbligazioni corridor o range floater). 165-196_C06_Saunders4e.indd 181 181 Obbligazioni reverse floater Obbligazioni le cedole future delle quali sono collegate all’andamento inverso di un tasso di interesse di riferimento. 12/12/14 09:43 182 Parte 2 • Mercati dei titoli Alcune obbligazioni possono prevedere anche periodi in cui i pagamenti ce­dolari non sono indicizzati. Per esempio, possono essere emesse obbligazioni che prevedono pagamenti cedolari fissi in un primo periodo e indicizzati successivamente. Particolari tipi di obbligazioni conferiscono all’emittente il diritto di modificare la natura delle obbligazioni tramutando le indicizzate in titoli a tasso fisso o viceversa (exchangeable bond). Normalmente questo tipo di opzione può essere esercitato una volta sola e per periodi di tempo limitati, anche se non mancano casi di estensione dell’opzione a tutta la durata del contratto. Alcune strutture contrattuali, infine, prevedono che il flusso cedolare possa essere modificato al verificarsi di determinanti eventi. Non si tratta di un’indicizzazione vera e propria, ma di un legame a un evento particolarmente significativo per la vita della società emittente. Un esempio di questo tipo di obbligazioni sono le credit-linked note, in cui l’emittente si riserva di poter interrompere il pagamento delle cedole se un terzo soggetto dovesse incorrere in forti difficoltà finanziarie. Una logica analoga è seguita da un’altra categoria di titoli, i cosiddetti CAT bond o risk bond, in cui la modifica o l’annullamento dei flussi cedolari è legata al verificarsi di una catastrofe naturale in una determinata zona. Prezzo di emissione Il prezzo di emissione è l’ammontare pagato dal primo obbligazionista all’emittente per acquistare i titoli e viene di solito espresso in percentuale rispetto al valore nominale. Il prezzo di emissione può, quindi, essere alla pari (coin­cidente al 100% del valore nominale del titolo), sotto la pari o sopra la pari se, invece, il prezzo è al di sotto o al di sopra del valore nominale del titolo. Comunemente il prezzo di emissione è o alla pari o sotto la pari, e, in quest’ultimo ambito, possono verificarsi tre situazioni: • lo scarto è molto ridotto, per cui il valore finale di rimborso è molto vicino al prezzo pagato al momento dell’emissione e non rappresenta una componente significativa del rendimento; • lo scarto è rilevante, per cui diventa una componente significativa del rendimento per gli investitori (deep discount bond); • lo scarto è l’unica componente della remunerazione: è il caso in cui lo scarto è l’unico compenso a favore dell’investitore (zero-coupon bond). Obbligazioni reverse convertible Obbligazioni il cui valore di rimborso è collegato all’andamento del prezzo di un titolo azionario. 165-196_C06_Saunders4e.indd 182 Prezzo di rimborso Anche il valore di rimborso può essere di entità prefissata, di solito alla pari, oppure indicizzato su base finanziaria, reale o valutaria. Il valore di rimborso può essere connesso al manifestarsi di particolari eventi, come nel caso delle credit-linked note o dei CAT bond analizzati in precedenza. Invece del rimborso monetario, alcune categorie di obbligazioni possono prevedere la consegna di un numero predefinito di azioni specificate nel regolamento del prestito (obbligazioni reverse convertible). In particolare, viene individuata una quotazione di tali titoli azionari – di solito inferiore al loro valore corrente al momento dell’emissione – che funge da strike price: se al momento del rimborso il prezzo delle azioni è superiore a tale soglia, l’emittente rimborsa il prestito in forma monetaria; in caso contrario l’emittente consegna le azioni in luogo del rimborso del prestito. Il rischio che sostengono gli investitori è, quindi, più elevato in quanto, a fronte di un esborso iniziale, si espongono al rischio di ricevere, a scadenza, un quantitativo di azioni con un valore potenzialmente molto inferiore a quello di rimborso monetario. Questo rischio non è bilanciato da un beneficio nel caso di rialzo del titolo, dato che l’emittente si riserva di rimborsare in via monetaria il prestito 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 183 qualora il rialzo del prezzo delle azioni superi lo strike price definito al momento di emissione. Questa rischiosità è, di solito, bilanciata da una struttura di pagamenti cedolari decisamente elevata. Le obbligazioni bull-and-bear sono caratterizzate anch’esse da variabilità nel valore di rimborso. Esse sono divise in due tranche di uguale valore ma con differenti modalità di rimborso del capitale a scadenza. Il valore di rimborso della tranche bull è variabile in misura direttamente proporzionale al parametro di riferimento (generalmente un indice azionario), al contrario della tranche bear, il cui valore di rimborso è inversamente correlato a tale parametro. Di conseguenza, l’emittente non sopporta il rischio connesso all’andamento del mercato, in quanto le perdite subite su una delle tranche sono coperte dai guadagni realizzati sull’altra. Per gli investitori, invece, la maggior rischiosità è compensata dal vantaggio di coprirsi o di speculare rispetto all’andamento del mercato. Metodo di ammortamento L’ammortamento è il procedimento con il quale l’emittente si impegna a rimborsare il prestito ottenuto dagli obbligazionisti. Anche questo procedimento ha un gran numero di varianti, tra le quali si distinguono le seguenti: • unica soluzione: il prestito viene rimborsato in un’unica soluzione a scadenza (bullet bond); • piano di rimborso: può essere prevista una distribuzione graduale del rimborso attraverso una serie di rate. I rimborsi periodici possono avvenire in diversi modi: pro quota, ovvero a date prestabilite e in una percentuale prefissata rispetto al valore nominale dei titoli di ciascun obbligazionista; tramite estrazione a sorte, in cui alle date di rimborso parziale del prestito si procede a estrarre a sorte un numero di titoli che vengono rimborsati integralmente; oppure ricorrendo al mercato secondario, sul quale l’emittente acquista, alle date previste, un certo numero di obbligazioni provvedendo al successivo annullamento; • facoltà di rimborso anticipato dell’emittente: questa tipologia di obbligazioni consente alle imprese di rimborsare anticipatamente il prestito prima della scadenza prefissata. Questa clausola è molto onerosa per l’investitore, il quale può vedere rimborsato anticipatamente il suo prestito nel caso di diminuzione dei tassi di mercato rispetto al momento d’emissione. Tale maggior rischio è compensato da un livello più elevato di rendimento stabilito al momento dell’emissione. Questa particolare famiglia di obbligazioni (obbligazioni callable) prevede talvolta un premio (call premium) a favore dell’obbligazionista in caso di rimborso anticipato e tale premio, di solito, è decrescente nel corso della vita del prestito. La facoltà di rimborso anticipato può essere esercitata in alcune date predefinite (stepped call) oppure per tutta la vita del prestito a partire da una certa data (rolling call); • offerta pubblica di acquisto da parte dell’emittente: laddove non sia prevista la facoltà di rimborso anticipato, l’emittente può decidere di lanciare un’offerta pubblica di acquisto delle proprie obbligazioni (buy-back). L’annuncio di buy-back deve indicare il quantitativo di obbligazioni da ritirare, il prezzo di riacquisto (ovviamente superiore a quello di mercato) e la durata dell’offerta. Nel caso in cui l’operazione abbia successo, l’emittente estingue a un costo prefissato il prestito o parte di esso. Obbligazioni callable Obbligazioni a tasso fisso nelle quali l’emittente si riserva la facoltà di rimborsare in anticipo il capitale. Presenza di facoltà a favore dell’obbligazionista Abbiamo già evidenziato la presenza di clausole a favore dell’emittente, come per esempio la facoltà di rimborso anticipato del prestito (obbligazioni callable). 165-196_C06_Saunders4e.indd 183 12/12/14 09:43 184 Parte 2 • Mercati dei titoli Vi sono dei titoli che prevedono un analogo potere decisionale a favore dell’investitore. I casi più importanti sono tre: Obbligazioni puttable Obbligazioni che possono essere rimborsate anticipatamente su iniziativa dell’investitore. Obbligazioni convertibili Obbligazioni che possono essere convertite con altri titoli della stessa impresa emittente o di altra società, a discrezione dell’obbligazionista. • obbligazioni puttable: sono obbligazioni rimborsabili anticipatamente su iniziativa dell’investitore; • obbligazioni convertibili: l’investitore può decidere, in alcuni momenti o per tutta la durata del prestito, di ottenere un numero prefissato di determinate azioni in cambio dei titoli di debito acquistati. Per tale motivo questi titoli si pongono in posizione intermedia fra le azioni e le obbligazioni. Essi offrono all’investitore la facoltà di rimanere creditore della società emittente o di convertire le obbligazioni in azioni della società emittente o di altra società, in un determinato periodo di tempo e in base a rapporti di cambio prefissati. All’emissione, le obbligazioni convertibili devono essere offerte in opzione agli azionisti e ai possessori di obbligazioni convertibili precedentemente emesse, proporzionalmente alla corrispondente partecipazione al capitale, al fine di mantenere inalterata la propria posizione all’interno della compagine azionaria. Il prezzo di emissione non può essere inferiore al valore nominale, che rappresenta il valore di rimborso dell’obbligazione a scadenza se non si esercita l’opzione. I principali elementi che connotano un prestito obbligazionario convertibile sono: • metodo di conversione: le obbligazioni possono essere convertibili con metodo diretto o indiretto. Se le azioni oggetto della conversione (azioni di compendio) sono della stessa società emittente le obbligazioni, si ha un caso di conversione “diretta”. Se, al contrario, le azioni di compendio sono emesse da altra società, il metodo è definito “indiretto”; • rapporto o prezzo di conversione: esprime il numero di obbligazioni che devono essere convertite per avere diritto a un’azione di compendio; • periodo di conversione: le clausole a tal proposito possono essere le più varie. La conversione può essere ammessa in un periodo continuo o a scadenze prefissate. La conversione rappresenta un’opzione o caratteristica appetibile per gli obbligazionisti. Le obbligazioni convertibili, infatti, conferiscono al possessore un’opportunità di investimento (opzione) supplementare rispetto alle obbligazioni ordinarie. Di con­seguenza, il rendimento delle obbligazioni convertibili è di solito inferiore rispetto a quello delle obbligazioni tradizionali di identica durata: in cui icvb = incvb – opcvb opcvb=valore percentuale dell’opzione di conversione per l’obbligazionista icvb=interesse di un’obbligazione convertibile incvb=interesse di un’obbligazione ordinaria Le obbligazioni convertibili consentono alla società emittente di finanziarsi a condizioni di costo da interessi migliori rispetto all’emissione di obbligazioni ordinarie. La Figura 6.5 illustra il valore di un’obbligazione convertibile in funzione del valore delle attività dell’impresa emittente. L’asse orizzontale rappresenta il valore dell’impresa e fissa un limite superiore per il valore del debito convertibile (poiché quest’ultimo non può essere negoziato per un valore superiore alle attività dell’impresa); il valore della linea che taglia la figura con un angolo di 45° rappresenta anch’esso il valore dell’impresa emittente. Inoltre, nella figura sono rappresentati i valori del debito convertibile e del debito ordinario dell’impresa. 165-196_C06_Saunders4e.indd 184 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 185 Figura 6.5 Valore dell’obbligazione Negoziata come obbligazione Valore di un’obbligazione convertibile. Negoziata come titolo ibrido Valore dell’impresa emittente Negoziata come azione Valore dell’obbligazione convertibile Valore di conversione Valore del debito ordinario Valore delle attività dell’impresa Analisi di un’obbligazione convertibile Esempio 6.6 Alfa SpA ha in circolazione un’emissione convertibile. Ciascuna obbligazione, del valore nominale di € 1000, può essere convertita in azioni ordinarie a un tasso di conversione di 285,71 azioni per valore nominale dell’obbligazione di € 1000 (€ 3,50 per azione). A febbraio 2014, le azioni ordinarie di Alfa sono negoziate al valore unitario di € 9,375 mentre le obbligazioni convertibili sono negoziate al 267,875% del valore nominale dell’obbligazione, ossia € 2678,75. Per determinare la convenienza o meno a convertire le obbligazioni in azioni ordinarie, il valore di conversione di ciascuna obbligazione può essere calcolato nel seguente modo: valore di = prezzo attuale di mercato delle azioni ricevute × rapporto di conversione conversione Se un obbligazionista dovesse convertire le obbligazioni in azioni, ciascuna obbligazione (del valore di € 2678,75) potrebbe essere scambiata con 285,71 azioni del valore di € 9,375. Il valore di conversione delle obbligazioni è: € 9,375 × 285,71 = € 2678,75 In pratica, in termini assoluti, non c’è differenza se l’investitore detiene obbligazioni convertibili oppure l’equivalente in azioni. A valori bassi delle attività dell’impresa, il valore di entrambi i tipi di obbligazioni tende a ridursi, poiché aumenta la probabilità di default. Vale la pena notare che il valore delle obbligazioni ordinarie non segue l’andamento crescente delle attività dell’impresa, poiché gli obbligazionisti non ricevono altro che i pagamenti promessi. Per contro, il valore delle obbligazioni convertibili aumenta insieme con il valore delle attività dell’impresa. Nello specifico, a valori bassi delle attività dell’impresa, il valore delle obbligazioni convertibili segue l’andamento di un’obbligazione ordinaria, poiché viene negoziata a un premio esiguo rispetto al debito non convertibile. 165-196_C06_Saunders4e.indd 185 12/12/14 09:43 186 Obbligazioni cum warrant Obbligazioni emesse con allegati dei certificati di diritto di opzione (comunemente detti warrant) che conferiscono all’obbligazionista l’opportunità di acquistare azioni ordinarie a un prezzo fissato ed entro una data prestabilita. Parte 2 • Mercati dei titoli All’aumentare del valore dell’impresa, il debito convertibile si comporta quasi co­me i titoli di capitale, essendo offerto a un premio esiguo rispetto al valore di conversione. A un livello medio, le obbligazioni convertibili sono negoziate come titoli ibridi, comportandosi in parte come debito e in parte come titoli di capitale. La maggior parte delle emissioni di obbligazioni convertibili è creata in modo che, nella fase iniziale, la conversione in azioni non generi profitto. Di solito, il prezzo delle azioni deve aumentare dal 15% al 20% prima che la conversione risulti vantaggiosa; • obbligazioni cum warrant: alle normali obbligazioni è connesso un “buono” (war­rant) che consente all’obbligazionista di acquistare un certo numero di azioni a condizioni di prezzo prefissate ed entro una certa data. Il warrant può essere anche scisso dal titolo e ceduto separatamente a un altro investitore. Garanzie collaterali e subordinazione Qualora l’emittente risultasse insolvente, la presenza di garanzie collaterali e il ranking rappresentano una modalità di tutela dell’obbligazionista, che può rivalersi su determinati beni della società o essere privilegiato nella graduatoria relativa ai creditori insoddisfatti dall’emittente. Le principali categorie sono: • obbligazioni garantite (secured bond): questi prestiti obbligazionari godono di un diritto di prelazione su una determinata quota delle attività del bilancio dell’emittente. Un caso particolare di obbligazioni garantite è dato dalle cosiddette Pfand­ briefe tedesche, usate dalle banche ipotecarie che le emettono a fronte e con la garanzia di crediti ipotecari dotati di determinati requisiti qualitativi minimi. In caso di fallimento dell’emittente, gli obbligazionisti vengono soddisfatti prioritariamente e collettivamente attraverso la liquidazione di questi crediti destinati alla loro copertura; • un caso diverso riguarda, invece, le obbligazioni del tipo ABS (Asset-Backed Security) e MBS (Mortgage-Backed Security). Queste, infatti, rientrano in una più complessa procedura finanziaria, nota come securitisation o cartolarizzazione, con la quale soprattutto gli intermediari finanziari cercano di smobilizzare attività illiquide attraverso la creazione di un titolo negoziabile sul mercato. Il concetto è molto simile alla Pfandbriefe, con l’eccezione che l’emittente (originator), di solito una banca, utilizza una società terza (SPV, Special Purpose Vehicle) alla quale assegna i crediti di qualità omogenea. La SPV, per acquistare questi crediti, emette un prestito obbligazionario garantito di tipo ABS o MBS, a garanzia del quale sono posti i flussi di cassa generati dalle attività coinvolte nell’operazione di cessione; • obbligazioni subordinate: i titolari di obbligazioni subordinate vedono i loro diritti soddisfatti in maniera residuale in caso di fallimento dell’emittente. Infatti, come tutti i prestiti subordinati, queste obbligazioni vengono soddisfatte successivamente agli altri creditori in caso di liquidazione dell’emittente. 6.2.3 • Rating delle obbligazioni L’impossibilità per gli investitori di ottenere informazioni tempestive ed esaurienti circa il livello di rischio, soprattutto quello di insolvenza, delle società emittenti le obbligazioni può tradursi in mercati poco efficienti, con scarse negoziazioni e bassa liquidità. Nel corso del Capitolo 3, abbiamo esaminato l’impatto che il rischio di interesse (ossia, le oscillazioni dei tassi di interesse) ha sui prezzi obbligazionari. 165-196_C06_Saunders4e.indd 186 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 187 Notizie stampa 6.2 Mini bond e PMI Il Decreto Legge 22 giugno 2012, n. 83 (cd. Decreto Sviluppo), convertito in Legge 7 agosto 2012 n. 134, ha introdotto numerose misure volte a consentire un parziale rilancio economico dell’Italia, a vantaggio, in particolare, delle piccole e medie imprese (le “PMI”). Tra i principali strumenti adottati a tal fine, occorre evidenziare quello previsto dall’articolo 32 del Decreto, con cui si è introdotta nel nostro ordinamento la figura dei cosiddetti mini bond (cambiali finanziarie ed obbligazioni emesse dalle PMI). Tale norma, infatti, rubricata “Strumenti di finanziamento per le imprese”, consente alle PMI (con espressa esclusione delle banche e delle micro-imprese, ossia di quelle con meno di 10 dipendenti e che realizzano un fatturato o un bilancio annuo fino a 2 milioni di euro), in presenza di alcuni specifici requisiti, di ottenere capitali di investimento attraverso l’emissione di strumenti di debito a breve termine, detti anche cambiali finanziarie, o a medio lungo termine, meglio noti come obbligazioni e/o titoli similari ed obbligazioni partecipative subordinate. 1. Ambito soggettivo Sono ammessi ad emettere i mini bond i seguenti soggetti: • le imprese che occupano meno di 250 persone e il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro, oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro; • le imprese che occupano meno di 50 persone e realizzano un fatturato o un totale di bilancio annuo non superiori a 10 milioni di euro (cfr.Raccomandazione della Commissione Europea 2003/361). Per poter emettere i suddetti titoli occorre, in particolare, che: 165-196_C06_Saunders4e.indd 187 • l’ultimo bilancio dell’impresa emittente sia assoggettato a revisione contabile da parte di un professionista o di una società iscritti nel registro dei revisori legali e delle società di revisione; • (b) i titoli siano collocati esclusivamente presso investitori professionali che non siano, direttamente o indirettamente – neanche per tramite di società fiduciaria o interposta persona – soci della medesima impresa emittente. In aggiunta ai requisiti soggettivi sopra indicati, le imprese dovranno essere assistite da un soggetto (cosiddetto sponsor, individuabile in una banca, un’impresa di investimento, una SGR, una società di gestione armonizzata, SICAV o intermediari finanziari iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 107 del Testo Unico Bancario) a cui sarà affidato il compito di supportarle in fase di emissione e collocamento, sottoscrizione e mantenimento nel proprio portafoglio, fino alla naturale scadenza, di una quota dei titoli, facilitando la liquidità degli scambi per tutta la durata dei titoli stessi. In caso di mancata quotazione di questi ultimi, lo sponsor dovrà procedere ad una valutazione periodica del loro valore, nonché a una classificazione delle società emittenti, all’interno di una categoria di rischio basata sulla concreta attitudine della stessa all’adempimento dei propri obblighi. In particolare, lo sponsor avrà l’obbligo di mantenere nel proprio portafoglio, fino alla scadenza, una quota dei titoli emessi: a. non inferiore al 5% del valore di emissione, per le emissioni di valore fino a 5 milioni di euro; b. pari al 3% in più, rispetto alla quota di cui al precedente punto a), del valore di emissione in un range tra i 5 ed i 10 milioni di euro; c. pari al 2% in più, rispetto alle quote sub a) e b), del valore di emissione eccedente i 10 milioni di euro, facilitando altresì la liquidità degli scambi sui titoli per tutta la durata dell’emissione. Lo sponsor dovrà anche provvedere a classificare la categoria di rischio dell’emittente, tenendo conto della qualità creditizia dell’impresa (cfr. Comunicazione della Commissione Europea 2008/C 14/02), fornendo aggiornamenti almeno trimestrali su tale classificazione e ogni qualvolta intervenga un elemento straordinario. 2. Vantaggi dell’investimento Sono numerosi i vantaggi che le imprese potranno trarre da tale nuovo strumento, sia nel medio che nel lungo termine, tra cui l’accesso diretto al mercato dei capitali, le quotazioni del titolo presso un MTF (Multilateral Trading Facility) gestito da Borsa Italiana; allo stesso tempo potranno fruire di un percorso formativo propedeutico a successivi step di crescita attraverso i mercati dei capitali, così come della possibilità di accrescere la propria visibilità sia sul mercato che sui media, con un evidente rafforzamento delle proprie credenziali presso i clienti, i fornitori e il sistema finanziario; della piena deducibilità degli interessi passivi (entro il limite del 30% dell’Ebitda), dell’allungamento della vita media del debito finanziario e della disponibilità di nuova finanza per gli investimenti e il finanziamento di quello già circolante. I vantaggi, ad ogni modo, non andranno a solo beneficio delle imprese che emettono titoli. Anche gli investitori, infatti, potranno avere una nuova Asset Class con interessanti profili di rischio/rendimento, la minimizzazione dei rischi di default grazie alla diversificazione di portafoglio, la sottoscrizione di uno strumento (cosiddetto “Fondo chiuso”) di estrema semplicità gestionale, il sostegno a determinati settori/gruppi di imprese con utilizzo limitato di fondi, 12/12/14 09:43 188 Parte 2 • Mercati dei titoli una destinazione del risparmio verso impieghi produttivi nel Paese, la selezione del portafoglio investimenti effettuata da gestori specializzati e il monitoraggio degli emittenti operato dalla CRIF. Le PMI in possesso di tutti i sopra citati requisiti, dunque, potranno emettere cambiali finanziarie così come definite dalla Legge n. 43/94 “Disciplina delle cambiali finanziarie”, aventi scadenza non inferiore a un mese e non superiore a 36 mesi dalla data di emissione. L’ammontare massimo di cambiali in circolazione dovrà essere pari al totale dell’attivo corrente rilevabile dall’ultimo bilancio certificato e l’emissione potrà Rating Giudizio, assegnato da agenzie indipendenti specializzate ed espresso sinteticamente con un codice alfanumerico, circa il rischio di credito di una società emittente obbligazioni. www.moodys.com www.strandardand poors.com essere effettuata anche in forma dematerializzata (con previsione, in tal caso, di una procedura specifica di emissione). Le cambiali saranno esenti dall’imposta di bollo prevista all’art. 6 del Tariffario allegato al D.P.R. n. 642/72 e il trattamento fiscale sarà uniformato a quello delle obbligazioni societarie. Le PMI, come detto, potranno inoltre emettere strumenti obbligazionari, anche in forma “ibrida“, vale a dire prevedere clausole di partecipazione agli utili e di subordinazione, purché con scadenza uguale o superiore a 60 mesi. La clausola di partecipazione regolerà la parte del corrispettivo che spetta al portatore del titolo, commisurandola al risultato economico dell’impresa. Il tasso di interesse non potrà essere inferiore al Tasso Ufficiale di Riferimento pro tempore vigente ed è prevista una sorta di cedola annuale, da versarsi entro e non oltre 30 giorni dall’approvazione del bilancio. A distanza di un anno dalla loro entrata in funzione, i mini bond risultano essere ancora poco utilizzati dalle imprese italiane, pur rappresentando un ottimo strumento per il rilancio delle PMI del nostro Paese. Fonte: Telarico G., avvocato, Saporito A., Panetta & Associati, Il Sole 24 Ore, 17 dicembre 2013. Abbiamo così dimostrato che le obbligazioni con scadenza (duration) più lunga e con ridotti tassi di interesse nominali presentano una maggiore volatilità nei prezzi, a seguito di variazioni dei tassi di mercato, rispetto alle obbligazioni con caratteristiche opposte. Tuttavia, agli occhi degli investitori, un’importanza ancora maggiore assume la misurazione del rischio di credito degli emittenti le obbligazioni. Grandi obbligazionisti, trader e gestori di portafoglio spesso valutano “in proprio” il rischio di insolvenza dei titoli, assumendosi essi stessi l’onere di indagare sul grado di solvibilità dell’emittente, controllarne gli indici finanziari e i prezzi dei titoli. I piccoli investitori, invece, poiché nella maggior parte dei casi non hanno la possibilità di ottenere informazioni così esaurienti, ricorrono ai rating obbligazionari forniti dalle agenzie. Le due più grandi agenzie di rating sono Moody’s e Standard & Poor’s (S&P).17 Entrambe classificano le obbligazioni in base alla loro valutazione del rischio di credito della società emittente e assegnano un rating espresso da una sigla convenzionale. Il rating rappresenta, pertanto, un giudizio sintetico sulla capacità dell’emittente di assolvere agli impegni di pagamento (rimborso del capitale e corresponsione delle cedole di interesse) assunti nei confronti degli obbligazionisti. Nella Tabella 6.3 sono sintetizzati i rispettivi sistemi di rating delle due agenzie e, per ciascuna sigla di rating, viene fornita una breve descrizione. Le sigle che le agenzie di rating assegnano alle emissioni con credit standing più elevato (e quindi minore rischio di insolvenza) sono Aaa per Moody’s e AAA per Standard & Poor’s. Le obbligazioni con tali rating hanno il margine di interesse più basso rispetto a titoli di Stato con scadenza simile. All’aumentare del rischio di insolvenza stimato, scende il livello di rating assegnato all’emissione obbligazionaria, mentre il margine di interesse rispetto ai titoli di Stato con scadenza simile corrisposto agli obbligazionisti in genere aumenta.18 Un’altra agenzia di rating finanziario è Fitch Ratings, Inc. (www.fitchratings.com). 17 Si noti che il rating assegnato da S&P e da Moody’s a volte è diverso (di recente, nel 15% dei casi). Quando si verifica questo fenomeno, si dice che l’obbligazione ha un rating “splittato”. 18 165-196_C06_Saunders4e.indd 188 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 189 Tabella 6.3 S piegazione del rating delle obbligazioni. Fonte: siti Internet di Moody’s e di Standard & Poor’s (www.moodys.com; www.standardandpoors.com). Investment Grade Descrizione Debito di eccellente qualità; massima solvibilità Debito di qualità elevata; livello di rischio a lungo termine leggermente maggiore rispetto al debito con rating Aaa o AAA Debito di qualità medio-alta; possibilità di rischio futuro Debito di qualità media; indica incertezza sulle caratteristiche di investimento Speculative Grade Debito speculativo; grado di protezione medio-basso Debito molto speculativo; alta incertezza di pagamento di interessi e della quota capitale Debito con limitata presenza sul mercato; forse in stato di insolvenza Debito molto speculativo; forte probabilità di insolvenza Debito di qualità inferiore; bassa possibilità di procedere al collocamento sul mercato Moody’s S&P Aaa AAA Aa1 AA+ Aa2 AA Aa3 AA– A1 A+ A2 A A3 A– Baa1 BBB+ Baa2 BBB Baa3 BBB– Ba1 BB+ Ba2 BB Ba3 BB– B1 B+ B2 B B3 Caa Ca B– CCC CC C C D La Figura 6.6, per esempio, illustra i differenziali tra i rendimenti dei titoli di Stato e i rendimenti di titoli di rating diversi nell’area euro nel periodo 2009-2013. Nel fornire il proprio giudizio, le agenzie di rating svolgono un’accurata analisi della situazione finanziaria della società (financial profile), del settore di appartenenza e del posizionamento della società all’interno del settore (business profile): esaminano quindi la liquidità, la capacità di generare profitto e la capacità di debito della società emittente. Poi, per ciascuna emissione, valutano la natura e le clausole dell’emissione del debito e il livello di protezione offerta agli obbligazionisti nel caso di liquidazione o sottoposizione a procedure concorsuali della società emittente.19 Tuttavia, negli ultimi anni alle agenzie di rating è stata imputata una reazione poco tempestiva. Forse l’esempio più eclatante è stata la loro incapacità di declassare Enron (la più grande bancarotta mai verificatasi nella storia dell’economia statunitense) nei mesi precedenti al suo fallimento avvenuto nel 2001. Recente­men­te, un ulteriore caso meritevole di nota è il crack finanziario che ha coinvolto il gruppo Parmalat. 19 165-196_C06_Saunders4e.indd 189 12/12/14 09:43 190 Parte 2 • Mercati dei titoli Figura 6.6 Differenziali di rendimento tra obbligazioni in euro di imprese non finanziarie e titoli di Stato1 (dati settimanali; punti percentuali). Obbligazioni in euro a tasso fisso e con vita residua non inferiore all’anno, emesse sull’Euromercato da imprese non finanziarie residenti in Paesi il cui debito a lungo termine in valuta estera ha rating non inferiore a BBB– o Baa3. I differenziali sono calcolati con riferimento ai titoli francesi e tedeschi di durata corrispondente. 2 Obbligazioni con elevato merito di credito (ossia con rating non inferiore a BBB– e Baa3). 1 Fonte: Merrill Lynch (tratto da Relazione Annuale Banca d’Italia, 31 maggio 2013). 6 6 AAA AA A BBB totale 5 4 5 4 3 3 2 2 1 1 0 0 2009 2010 2011 2012 2013 Obbligazioni spazzatura Obbligazioni alle quali le agenzie specializzate assegnano rating di grado speculativo o inferiore all’investment grade (rating inferiore a Baa per Moody’s e BBB per S&P). Si tratta di obbligazioni con alti rendimenti attesi, essendo emesse da società ad alto rischio di default. Le obbligazioni con rating Baa o superiore, nel caso di Moody’s, e quelle con rating BBB o superiore, nel caso di S&P, sono considerate investment grade bond, ossia a basso rischio. Le obbligazioni con rating inferiore a Baa, per Moody’s, e BBB, per S&P, sono considerate obbligazioni di grado speculativo (speculative grade bond) e sono spesso chiamate obbligazioni spazzatura (junk bond), od obbligazioni ad alto rendimento (high yield bond). Negli Stati Uniti, per esempio, prima della contrazione economica della fine degli anni Settanta del secolo scorso, le obbligazioni speculative erano rare; considerati il loro livello elevato di rischio e la maggiore liquidità delle obbligazioni investment grade, le banche di investimento non riuscivano facilmente a collocarle presDomande di riepilogo so gli investitori. Quali sono le diverse categorie Il mercato delle obbligazioni speculative si sviluppò di obbligazioni? sostanzialmente all’inizio degli anni Novanta, grazie alle Che cos’è uno STRIP? imprese di dimensioni piccole e medie che, non essendo Con quale processo i titoli del Tesoro qualificate a emettere titoli di debito investment grade, a medio-lungo termine sono emessi? ricorrevano alle obbligazioni di tipo speculativo. Quali sono le caratteristiche peculiari Per esempio, nel 1990 fu emesso debito puro ad alto rendelle obbligazioni societarie? dimento per un valore di $ 503,3 milioni; nel 2001, il valore Quali sono i fattori impiegati per passò a $ 85,6 milioni, registrando un incremento del 169%. • • • • • l’assegnazione del rating a un’emissione? 165-196_C06_Saunders4e.indd 190 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 191 6.3 • Aspetti internazionali dei mercati obbligazionari I mercati obbligazionari internazionali rendono possibile la negoziazione delle obbligazioni sottoscritte da un consorzio di garanzia e collocamento titoli internazionale, offrono obbligazioni agli investitori di diversi Paesi, emettono obbligazioni al di fuori della giurisdizione di un singolo Paese e offrono titoli di debito non nominativi. Per avere un’idea del rapido sviluppo dei mercati obbligazionari negli ultimi anni, si rimanda alla Tabella 6.4, nella quale è illustrato il volume in dollari statunitensi delle nuove emissioni di titoli obbligazionari internazionali dal 2009 al 2013. La crescita è stata determinata principalmente dalla richiesta degli investitori di titoli internazionali (per esempio, la crescita di fondi comuni di investimento statunitensi specializzati che investono in emissioni obbligazionarie estere). La parte del leone viene attribuita al debito emesso dai Paesi sviluppati (come gli Stati Uniti e l’Europa). Tra gli emittenti spiccano poi le istituzioni finanziarie, mentre le imprese hanno ancora un ruolo marginale. Infine, con riferimento allo strumento, si nota come le obbligazioni a tasso fisso rappresentino i 2/3 dell’intero mercato dei titoli di debito. Tabella 6.4 Emissioni nette nei mercati internazionali dei titoli di debito (in miliardi di dollari USA). Fonte: Bank for International Settlements, BIS Quarterly Review, numeri vari, tavole statistiche (www. bis.org). 2009 Totale 2010 2012 2013 27 819,7 21 102,0 21 922,8 Titoli a tasso variabile 8348,2 7890,5 7706,8 5968,9 6000,8 Istituzioni finanziarie 7988,5 7503,3 7281,6 5661,7 5647,0 113,9 155,4 181,8 93,8 91,7 48,7 61,5 71,8 92,1 126,8 197,2 169,2 171,6 121,4 135,3 17 267,3 18 399,7 19 625,3 14 814,8 15 546,1 11 801,2 12 252,2 12 562,0 9928,6 10 156,0 2116,9 2227,8 2317,5 1482,9 1561,1 Governi Organizzazioni internazionali Imprese Titoli a tasso fisso Istituzioni finanziarie Governi Organizzazioni internazionali Imprese Titoli equity-linked 26 059,2 26 775,2 2011 743,8 819,9 1172,9 1232,0 1327,7 2605,4 3099,9 3572,9 2171,3 2501,2 443,7 485,0 487,6 318,3 375,9 211,5 223,1 220,7 147,2 160,0 Governi 1,4 1,1 1,1 1,1 2,9 Organizzazioni internazionali – – – – – 230,8 260,8 265,8 170,0 213,1 Paesi sviluppati 22 769,0 23 231,9 23 751,3 16 639,0 17 031,4 Centro offshore 1487,6 1519,8 1546,0 1653,1 1739,8 Paesi emergenti 1010,4 1142,4 1278,8 1487,6 1698,8 Istituzioni finanziarie Imprese 165-196_C06_Saunders4e.indd 191 12/12/14 09:43 192 Parte 2 • Mercati dei titoli 6.4• Eurobond e obbligazioni estere Le obbligazioni internazionali possono essere suddivise in due grandi gruppi: eurobond20 e obbligazioni estere. 6.4.1 • Eurobond Gli eurobond sono obbligazioni a lungo termine emesse nel mercato finanziario di uno Stato diverso dal Paese d’origine dell’emittente, in una valuta differente da quella di tale piazza (per esempio, le obbligazioni denominate in dollari statunitensi emesse in Europa o in Asia).21 Per quanto il termine “euro” possa trarre in inganno, esso indica semplicemente che tali obbligazioni sono emesse al di fuori del Paese do­ve ha corso la valuta con la quale esse sono denominate; perciò, gli eurobond so­no anche emessi in Paesi al di fuori dell’Europa e in valute diverse dall’euro. In­fatti, la maggior parte delle emissioni di eurobond è ancora oggi denominata in dollari statunitensi e può essere effettuata in tutti gli Stati del mondo. La prima emissione di eurobond avvenne nel 1963, come espediente per aggirare il regime fiscale e la regolamentazione. Quest’ultima, infatti, imponeva alle so­cie­tà statunitensi un tetto massimo per la quantità di fondi che esse potevano prendere in prestito sul territorio nazionale (ossia, negli Stati Uniti) per finanziare le operazioni internazionali; d’altro canto, le emissioni estere degli Stati Uniti erano soggette a un’imposta speciale del 30% sui tassi di interesse nominali. Per questi mo­tivi, nel 1963, alcune società statunitensi crearono gli eurobond, ossia obbligazioni che, essendo denominate in diverse valute, non erano direttamente soggette al­la regolamentazione statunitense. Anche quando vennero meno queste regolamentazioni, l’accesso a un mercato nuovo e meno regolamentato da parte degli investitori e delle società creò un’offerta e una domanda sufficienti perché il mercato degli eurobond continuasse a svilupparsi. Gli eurobond sono in genere emessi in tagli da $ 5000 e $ 10 000; pagano gli interessi su base annuale, considerando un anno di 360 giorni (gli eurobond a tasso variabile, in genere, pagano interessi semestralmente sulla base di un determinato benchmark, di solito il LIBOR); sono usualmente obbligazioni al portatore, ne­­goziate sui mercati over-the-counter, principalmente a Londra e in Lussemburgo. Storicamente, gli eurobond hanno attirato i piccoli investitori interessati a proteggere i propri titoli dalle normative fiscali. Il classico investitore in eurobond è il “dentista belga” che, alla data di stacco delle cedole, attraversa il confine con il Lus­ sem­burgo per incassare le cedole, senza che lo sappiano le autorità fiscali del Belgio. Tuttavia, oggi i piccoli investitori – come il dentista belga – passano in secondo pia­no per importanza rispetto ai grandi investitori, come i fondi comuni di investimento e i fondi pensione. Le agenzie di rating come Moody’s e Standard & Poor’s, in ge­nere, forniscono un rating anche per gli eurobond. Gli eurobond equity-related 20 In Italia, gli eurobond sono negoziati sull’EuroMOT, comparto di Borsa Italiana nel quale sono negoziate eurobbligazioni, obbligazioni di emittenti esteri e ABS (Asset-Backed Security) per quantitativi minimi e loro multipli. Sono ammessi alle contrattazioni gli agenti di cambio iscritti in apposito albo, le banche nazionali, comunitarie ed extracomunitarie, gli intermediari finanziari ai sensi dell’articolo 107 del TUF (Testo Unico della Finanza), i locals e le imprese di investimento nazionali, comunitarie ed extracomunitarie. Un eurobond non deve necessariamente essere emesso in Europa. 21 165-196_C06_Saunders4e.indd 192 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari 193 sono delle obbligazioni convertibili (in titoli di capitale) od obbligazioni con allegati dei warrant azionari. Il collocamento degli eurobond sui mercati primari avviene tramite le banche di investimento e spesso tramite i sindacati di garanzia e collocamento titoli. La maggior parte degli eurobond è emessa tramite offerte di impegno di assunzione a fermo, sebbene i margini su questo mercato siano più ampi rispetto alle obbligazioni nazionali, a causa della necessità di collocare le obbligazioni presso una vasta gamma di investitori presenti in diversi Paesi. I sottoscrittori si assumono pertanto il rischio associato all’offerta iniziale delle obbligazioni. È l’emittente che sceglie la valuta nella quale l’emissione di euro­bond sarà denominata; interessi e quota capitale devono essere corrisposti nella stessa valuta. La scelta di una valuta e la conseguente volatilità dei tassi di interesse del Pae­­ se di riferimento incide sul costo totale dell’eurobond per l’emittente e sul tasso di rendimento per il possessore del titolo. La piena introduzione dell’euro nel 1999 ha indubbiamente cambiato la struttura del mercato degli eurobond: la conseguenza più immediata è che gli eurobond denominati nelle singole valute europee sono stati soppiantati da eurobond denominati in una valuta unica, l’euro. Inoltre, la liquidità creata dal consolidamento delle valute europee consente di incrementare la domanda e il volume delle emissioni denominate in euro. Tale crescita si è avvertita già nei primi anni di vita dell’euro (o dell’unità di conto europea – ECU, European Currency Unit – prima del 1999), quando il volume delle nuove emissioni di obbligazioni denominato in euro nel primo e secondo trimestre del 1999 è salito del 32% e del 43% rispettivamente, al confronto con gli stessi periodi nel 1998. A dicembre 2013 i titoli denominati in euro in circolazione erano poco meno di $ 10 000 miliardi, consistenza ben superiore a quella denominata in dollari statunitensi che si assestava poco sotto $ 8000 miliardi. 6.4.2 • Obbligazioni estere Le obbligazioni estere (foreign bond) sono obbligazioni a lungo termine emesse da imprese e Stati al di fuori del Paese dell’emittente, di solito denominate nella valuta del Paese nel quale sono emesse piuttosto che nella valuta nazionale (è questo il ca­so, per esempio, di una società giapponese che emetta negli Stati Uniti un’obbligazione pubblica denominata in dollari, invece che una denominata in yen). Poiché le ob­bligazioni estere esistevano già molto tempo prima degli eurobond, sono chiamate “obbligazioni internazionali tradizionali”. I vari Paesi, a volte, attribuiscono dei nomi alle proprie obbligazioni estere, per indicare il Paese di origine: per esempio, le obbligazioni estere emesse negli Stati Uniti sono chiamate Yankee bond, quelle emesse in Giappone Samurai bond, quelle emesse nel Regno Unito Bulldog bond. Domanda di riepilogo •Che cosa sono gli eurobond? 165-196_C06_Saunders4e.indd 193 12/12/14 09:43 194 Parte 2 • Mercati dei titoli Riepilogo • Il mercato obbligazionario è costituito dall’insieme di operazioni di scambio aventi per oggetto i titoli di debito a medio-lungo termine. I principali mercati obbligazionari sono il MOT (Mercato telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato), sul quale sono scambiati lotti da € 1000 e multipli, e l’MTS (Mercato telematico dei Titoli di Stato), sul quale sono effettuate negoziazioni per importi non inferiori a € 2,5 milioni. • I titoli di Stato scambiati sui mercati obbligazionari sono i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali), i CTZ (Certificati del Tesoro Zero-coupon), i CCT (Certificati di Credito del Tesoro) e i BTP€i (Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea). Essendo garantiti dallo Stato italiano, i titoli del debito pubblico sono privi del rischio di insolvenza; di conseguenza, a essi sono associati tassi di rendimento a scadenza piuttosto bassi. Tuttavia, a causa della scadenza medio-lunga, tali titoli sono esposti a fluttuazioni di prezzo maggiori rispetto agli strumenti del mercato monetario. Domande Soluzioni disponibili sul sito web www.ateneonline.it/saunders4e 1. Qual è la principale funzione dei mercati obbligazionari? 2. Che differenza esiste fra CTZ, CCT e BTP? www.ateneonline.it/saunders4e 3. Descrivete le caratteristiche tecniche dei titoli obbligazionari bull-and-bear. 4. Illustrate e spiegate in modo accurato il calcolo del rendimento a scadenza di un BTP. 5. Che cos’è uno STRIP? Chi sono i potenziali investitori di uno STRIP? 6. Esponete le modalità di funzionamento del mercato MOT. 7. Descrivete le modalità operative di un’asta marginale sui titoli di Stato. 8. Elencate i principali operatori presenti nei mercati obbligazionari. 9. Spiegate l’importanza del rating nei mercati finanziari. 165-196_C06_Saunders4e.indd 194 • Le obbligazioni emesse dagli enti pubblici territoriali (regioni, province, comuni, città metropolitane e consorzi tra enti territoriali) devono avere una durata all’emissione non inferiore a 5 anni e devono essere collocati alla pari. Inoltre, possono essere emessi per finanziare investimenti di pubblica utilità e non per finanziare la spesa corrente. • Le obbligazioni societarie sono titoli di credito rappresentativi di prestiti a medio-lungo termine, emessi da società per azioni e da società in accomandita per azioni. Esse possono essere nominative o al portatore. Gli elementi che le contraddistinguono sono riconducibili alle modalità con cui sono effettuati i pagamenti periodici, al prezzo di emissione, al metodo di ammortamento del rimborso, alla modalità di rimborso, alla presenza di facoltà a favore dell’obbligazionista, alla presenza di garanzie e al grado di subordinazione. 10. Che differenza c’è fra le obbligazioni al portatore e quelle nominative? 11. Discutete dei rischi connessi all’investimento in titoli reverse floater. 12. Parlate delle obbligazioni emesse dagli enti pubblici territoriali. 13. Che cos’è un’obbligazione convertibile? Un’obbli­­ ga­zione convertibile è più o meno appetibile per un obbligazionista rispetto a un’obbligazione ordinaria? 14. Che cos’è un’obbligazione callable? 15. In quale contesto si parla di trigger rate? 16. Che differenza c’è fra le obbligazioni investment grade e i junk bond? 17. Che differenza c’è fra un eurobond e un’obbligazione estera? 12/12/14 09:43 Capitolo 6 • Mercati obbligazionari Problemi quantitativi 195 Soluzioni disponibili sul sito web www.ateneonline.it/saunders4e 1. Il 5 ottobre 2007 è stato acquistato un titolo obbligazionario a medio-lungo termine con valore nominale di € 10 000 e scadenza 15 agosto 2018 (valuta il 7 ottobre 2007). Il tasso di interesse nominale è del 4,375% e il prezzo attuale quotato è 105,25. L’ul­ timo pagamento di interessi è stato effettuato il 15 maggio 2007 (145 giorni prima del giorno di va­luta) e il prossimo sarà il 15 novembre 2007 (a 39 giorni dal giorno di valuta). a. Calcolate il rateo di interesse maturato che l’acquirente deve corrispondere al venditore. b. Calcolate il prezzo tel quel del titolo. c. Calcolate il rendimento a scadenza dell’obbligazione ricevuta il 7 ottobre 2007 e con scadenza il 15 agosto 2018. 2. Qual è, in regime di capitalizzazione composta, il rendimento effettivo del seguente BTP? Prezzo di emissione: 101; tasso nominale: 5% (pa­ga­bile semestralmente); durata: 3 anni. 3. Hilton Hotel Corp. ha in circolazione un’emissione di obbligazioni convertibili. Ciascuna obbligazione, del valore nominale di $ 1000, può essere convertita in azioni ordinarie a un tasso di conversione di 61,2983 azioni per obbligazione del valore nominale di $ 1000, oppure $ 16,316 per azione. Le azioni ordinarie di Hilton sono vendute (sul NYSE) al prezzo unitario di $ 15,90, mentre le obbligazioni a $ 97,50. 4. Assegnazione di BTP in asta Ipotizzate un’asta marginale di € 3500 miliardi di BTP decennali, con cedola pari al 5,50%, a cui partecipano 4 operatori, che presentano le seguenti domande, espresse in milioni di euro: Operatore Numero richiesta Quantità richiesta Prezzo domandato A B D B C C D A B D C A 1a 1a 1a 2a 1a 2a 2a 2a 3a 3a 3a 3a 500 600 700 800 700 400 500 500 500 500 400 600 104 101,3 101,3 101,2 101,1 100,65 100,65 99,8 99,8 99,97 99,95 99,94 Totale richiesto 6700 a. Determinate il PMA (Prezzo Massimo Accoglibile) e il PE (Prezzo di Esclusione). b. Assegnate i titoli agli operatori ed elaborate la tabella delle aggiudicazioni. www.ateneonline.it/saunders4e a. Calcolate il valore di conversione di ciascuna obbligazione. b. Valutate la convenienza o meno a convertire i titoli in azioni ordinarie di Hilton Hotel. 165-196_C06_Saunders4e.indd 195 12/12/14 09:43 165-196_C06_Saunders4e.indd 196 12/12/14 09:43